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Vecchi e nuovi continenti

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De Reditu Suo - Secondo Libro

Gli ultimi giorni dell’umanità

20/02/2010

Del Professor I. Nappini

“Die lezten Tage der Menscenheit” con questo titolo il drammaturgo Karl Kraus narrò in un testo teatrale monumentale la distruzione dell’Impero Austro-Ungarico durante la Prima Guerra Mondiale.

Un testo teatrale scritto per “il teatro di Marte” e questo giudizio è dello stesso autore viste le evidenti difficoltà a rappresentare il suo enorme dramma che mette in scena la fine di un antico mondo umano.

Per gli estimatori del regista teatrale italiano Luca Ronconi ricordo di passaggio che egli ha fatto una riduzione del lavoro di K. Kraus a Torino molti anni fa.

Effettivamente la Grande Guerra ha segnato la disgregazione della vecchia umanità liquidando i vecchi imperi e togliendo dal consorzio umano le fantasie legate alle forme di civiltà pre-industriali e portando tanta parte dell’umanità dentro i meccanismi della civiltà industriale e di massa.

Con la Grande Guerra il fatto bellico diventa totale e l’essere umano diventa una variabile matematica e numerica di un meccanismo di produzione, consumo, innovazione e morte.

Chi visse allora aveva perlopiù le idee molto confuse perché il processo che stava per distruggere e ricostruire il mondo umano non si lasciava scrutare alla luce del sole, solo uno studio accurato e una riflessione libera e attenta poteva dare il senso della conclusione della vecchia umanità e del sorgere di una nuova forma di civiltà che da sé costruiva il suo mondo umano.

I grandi esperimenti totalitari del ventesimo secolo sono comprensibili solo alla luce della Grande Guerra, se la vecchia civiltà Europea non si fosse autodistrutta nel Primo Conflitto Mondiale Fascismo, Nazismo e Comunismo non avrebbero mai avuto lo spazio non solo per prendere il potere ma neanche per esistere e di conseguenza non avrebbero potuto portar avanti i loro programmi di distruzione e ricostruzione della civiltà e dell’umanità caduta sotto il loro controllo.

Del resto ignorare oggi il dato banale che le forme con cui s’esprime una civiltà possono morire e decomporsi proprio come la materia vivente è proprio di quanti nel Belpaese vogliono vedere solo il loro interesse privato, il loro quotidiano, essere sempre e comunque giustificati nelle loro piccole certezze.

Oggi il potere mondiale è scosso dall’emergere di nuovi imperi militari, politici e finanziari in Asia e questo fatto banale e certissimo comporterà una trasformazione del mondo umano e alla fine anche il Belpaese verrà colto da questi fatti.

Rimane incerto se tale mutazione darà origine a conflitti armati di vasta portata e intensità latori di tragedie simili a quelle delle due Guerre Mondiali o se tutto procederà per via finanziaria, diplomatica e per mezzo delle nuove tragiche guerre asimmetriche e per procura.

Personalmente vedo un Belpaese nel suo complesso estraneo alle questioni gravi sospese come una spada di Damocle sulla testa di tutto il consorzio umano.

Oggi più di ieri sarebbe stata di generale utilità la presenza nel mondo di una Civiltà Italiana compiuta e comprensibile anche per i forestieri.

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