BIOGRAFIE DELLE MEDAGLIE D'ORO

Buccella Gino Cardelli Torquato Caretti Fedele Carli Giuseppe DeCarli  fratelli
De Gaspari Ercole Ferrari Luigi Franchini Enrico Franzoni Antonino Giulietti Giuseppe
Grifeo Federico Griffini Saverio GrossoCampana A. Lavezzeri Roberto Maifreni Guido
Mancini Giuseppe Merli Severino Negri Pietro E. Pagliari Giacomo Pallavicini di Priola  E.
Pallotti Giacomo Pantanali Emilio Paolini Giuseppe Pecorari Ottone Pergolesi Raffaele
Prato Leopoldo Rismondo Francesco Riva di  Villasanta A. Rolando Francesco Rossi Francesco
Scirè Sebasiano Il capitano nero Vayra Giuseppe Vitali Michele Ori fuori Corpo

ORI FUORI CORPO

medaglie assegnate dal 1848 al 1928 a Bersaglieri non inquadrati nei reggimenti o transitati ad altra

arma, corpo, servizio o per avanzamento (come gli Ufficiali Superiori da Colonnello in su) e medaglie particolari ai caduti di Adua 1896

FERRARI ANTONIO 

Nato a Stazzano (Novi) il 9 gennaio 1816 combatte a Verona (1848) dove viene ferito e insignito dell'Argento. Quale capitano dei Bersaglieri fece parte del corpo di Spedizione in Crimea, 37a cp del X°. In quella memorabile campagna gli verrà conferita la medaglia inglese di Crimea e la Legione d'Onore di Francia. Nel 1859 a S. Martino ricevette una seconda medaglia e la seconda menzione (bronzo odierno). Nel 1860 con i suoi bersaglieri attacca il nemico appostato sulle alture di Fano e lo batte: lo batte pure a Senigallia ed a Castelfidardo tanto che gli viene concessa la Croce di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia. Partecipa all'assedio di Ancona, all'attacco della fortezza di Capua ed alla presa di Gaeta. Promosso Maggiore ebbe il comando del 12° reggimento bersaglieri. Passato ad altro corpo la sua carriera proseguì fino al Grado di Generale, passando come colonnello dal comando del 64° fanteria che gli procurò l'Oro a Custoza (argento al reggimento). Nel 1868 l'eroe di Stazzano viene promosso Maggiore Generale e passa al comando della II Brigata di Fanteria. Il 17 settembre 1872 in seguito a sua richiesta è collocato a riposo.  Il Generale Antonio Ferrari chiuderà la sua vita terrena a Genova il 17 marzo 1886.

PIETRO BRUNETTA D'USSEAUX 

I 7 fratelli Brunetta d'Usseaux (De Brunet) (originari di Francia, nobili dal 1734 sotto Carlo Emanuele III), sono figli del Conte Luigi e della contessa Cristina Cotti di Brusasco da Pinerolo. Hanno tutti prestato servizio alla patria e dato onore ai corpi di appartenenza.  Pietro (uno dei magnifici 7) nasce nel 1831. Nel 1848 da Caporale dei granatieri viene promosso sul campo (S. Lucia di Verona) sottotenente e insignito della Menzione onorevole (bronzo). Nel 1849 è a Novara come Tenente dello stesso reggimento e in Crimea come volontario. Il 6 febbraio 1859 promosso capitano passa al 7° battaglione Bersaglieri. Per i fatti di Palestro viene insignito della Croce di Cavaliere dell'OMS. Nella campagna dell'Italia centrale, sotto Ancona, per l'audacia con cui venne forzata una porta ebbe l'Argento. Menzione al Macerone e Cavaliere Ufficiale dell'OMS per l'assedio di Gaeta. Comandante del 24° bersaglieri nel 1866 fu trasferito a Palermo nel settembre per reprimere i disordini qui insorti. Per l'azione svolta ebbe la Medaglia d'Oro. Promosso Colonnello comandò il 7° reggimento fino al 1880. Da generale nella Riserva morirà a Genova nel 1904.

Alla testa del proprio battaglione con furia irresistibile si slanciò all'attacco della barricata maggiormente difesa, la conquistò, la sorpassò e trasportato dal suo valore si condusse per l'interno della città ed al Palazzo Reale seguito da pochi ufficiali e da una cinquantina di bersaglieri.

Profilo completo del personaggio e dei fratelli qui .......

CATTANEO DOMENICO

Nato a Fravia (To) nel 1869 ed ivi morto nel 1938, fu assegnato al 12° bersaglieri. Incaricato in servizio (nel 1891) di guardia armata della Polveriera di Vigna Pia a Roma, vi sventò una più terribile esplosione a scapito della sua incolumità personale. Investito dai primi scoppi rimase gravemente ferito e subì l'amputazione della gamba sinistra. Ebbe l'incarico, come mutilato, di custode all'Armeria Reale di Torino, che tenne fino al 1920. Rientrato in famiglia, (Contadino), venne sempre chiamato "il Bravo Caporale" e pur menomato si occupò sempre sia di casa che della cosa pubblica come consigliere comunale.  Medaglia Oro

Capoposto della guardia alla polveriera Vigna Pia, avvertito dalla sentinella delle esplosioni nella medesima udite, fu il primo ad accorgersi del pericolo. Cosciente della propria responsabilità e con impareggiabile calma inviò subito parte dei suoi dipendenti ad avvertire gli abitanti dei casolari vicini, parte ad impedire il passaggio alla via maestra ed impartì ad altri ordini così razionali ed opportuni quali avrebbe potuto dare un provetto ufficiale. Seguì poi i suoi superiori ovunque era maggiore il pericolo. Ultimo a lasciare il corpo di guardia fu investito dallo scoppio, rimanendo travolto nelle macerie di una casa crollata riportando la frattura di una gamba di cui sopportò l'amputazione con stoica fermezza. Roma, 23 aprile 1891.

ARIMONDI GIUSEPPE  

Sottotenente dei bersaglieri nel 1866, partecipa alla campagna d'Africa fin dal 1887 come maggiore e poi come Colonnello. Per i combattimenti d'Agordat viene promosso generale e partecipa alla spedizione di Kassala. Le sue incomprensioni con Baratieri sono alla base della sconfitta dell'Amba Alagi in cui perse la vita il Maggiore Toselli del IV Indigeni. Combatte ad Adua (1896)in alta uniforme, a cavallo come la maggior parte degli ufficiali e viene ucciso. Medaglia Oro

 

BAUDOIN GIUSEPPE

Nato a Gilletta o Gilette di Nizza Francese il 25 febbraio 1843. All'atto della cessione alla Francia (1860) si arruola volontario ed ottiene dopo concorso e servizio la promozione a sottotenente nel 1866. Comanda un plotone del 65° Valtellina alla III Guera di Indipendenza ed ottiene la medaglia di Bronzo. Durante la campagna del 1870 in occasione di un incendio a Grotte di Castro, merita l'Argento. Nel 1872 viene trasferito al 4° Bersaglieri dove acquisisce le promozioni a tenente e capitano (11°). Promosso maggiore nel 1894 viene destinato al IX fanteria d'africa. Assegnato alla brigata Arimondi muore sul Monte Raio (Adua) sommerso dalle orde Scioane Adua il 1 marzo 1896. Medaglia d'Oro

“Imperterrito sulle falde del Monte Rajo comandò il 9° Battaglione d’Africa mantenendolo saldamente al fuoco contro forze enormemente superiori, finchè fu distrutto. Informato che le altre truppe si ritiravano, rispose: “Non importa, noi dobbiamo star qui!”. E vi rimase finchè una palla nemica lo uccise”.

Col. Bers. ROMERO GIOVANNI

Nato a Mortara nel 1841, si arruola giovanissimo nella brigata Casale. Nel 1859 a S. Martino guadagna una Medaglia d'Argento a soli 18 anni. Trasferito al 1° Bersaglieri dei neo costituiti reggimenti milita nel corpo fino alla promozione a capitano, che lo vede ritornare al 51° fanteria. Assegnato alle compagnie presidiarie del neo costituito corpo degli Alpini vi rimane per diversi anni. Con la promozione a maggiore riprende il comando in fanteria e nel 1889 è alla scuola sottufficiali di Caserta. Da Colonnello comanda ad Adua il 4° fanteria d'Africa e dopo accanita resistenza e numerose ferite cade nei corpo a corpo in cui si trasforma l'intera battaglia.

Adua 1 marzo 1896 - Medaglia Oro

“Combatté da valoroso alla testa del suo Reggimento sino all’ultimo. Ferito gravemente e circondato, si difese strenuamente in una lotta corpo a corpo: sopraffatto, lottò ancora per non essere tratto prigioniero finchè, nuovamente e gravemente colpito, moriva in seguito alle riportate ferite”.

PAOLUCCI RAFFAELE

Nasce a Roma il 1° giugno 1892 da famiglia di origini abruzzesi (Orsogna: padre Nicola e Rachele de Crecchio madre). Allo scoppio della guerra, non ancora laureato, presta servizio in una compagnia di sanità col grado di Sergente. Conseguita la laurea in medicina il 19 luglio 1916, a Napoli viene promosso ufficiale (aspirante o sottotenente medico di complemento). E in questo momento che l’aspirante Paolucci entra nel corpo dei Bersaglieri, per la precisione l’8° in servizio nel Cadore. Lui appassionato di mare si ritrova in tutt’altro ambiente come dirà la figlia Ippolita in "Raffaele Paolucci: un marinaio in Dolomiti". Dopo il breve periodo in trincea ritorna agli ospedali militari di Napoli e in seguito di Venezia dove diventa medico di bordo sulla nave Emanuele Filiberto (era stato promosso tenente). Sebbene la sua specialità lo esonerasse da azioni belliche, progettò di penetrare a nuoto (lui buon nuotatore) in porti nemici per minare corazzate austriache; per questo iniziò un allenamento che durò diversi mesi. Mise intanto su carta le sue idee, prevedendo un ordigno esplosivo ad orologeria munito di due camere d'aria a poppa e a prua per consentire il galleggiamento dello stesso. Si allenava con una botte di legno (vino) percorrendo via via distanze sempre maggiori fino a raggiungere gli 8 km, quanti bastavano per poter raggiungere gli ormeggi nemici e tornare indietro. Purtroppo però essendo medico e non disponendo di materiali e risorse fu costretto a limitarsi alla fase di progetto sotto gli occhi del suo superiore che lo vedeva un po’ “strano”. Il colpo di fulmine come si dovrebbe chiamare scoccò quando nel luglio 1918 gli fu presentato il 37enne genovese capitano del Genio Navale Raffaele Rossetti, lui sì pratico di “mignatta”, autopropulse... continua

CANGIALOSI GIUSEPPE

Nato a Palermo nel 1895, ha vent'anni allo scoppio del grande conflitto. Viene mobilitato al 10° Bersaglieri, come molti siciliani, e con un corso accelerato promosso ufficiale nei reparti di Milizia Territoriale. L'anno dopo ottiene un comando in linea alla neocostituita Brigata di fanteria Lambro. Lo stesso anno (1916) viene assegnato ad altro reggimento (77° fanteria) dopo la presa di Gorizia. Circondato dal nemico sul sul Veliki Hribac spezza il fronte avventandosi sugli austriaci con pochi uomini a costo della propria vita. 12 ottobre 1916 Medaglia Oro. Motivo del conferimento: Durante due giorni di cruento combattimento in prima linea, ogni suo atto fu atto di valore. Avendo il nemico, che stringeva il suo reparto in una morsa di fuoco, invitato le truppe scosse alla resa, usciva dal riparo, e, agitando una bandierina tricolore in faccia agli stessi avversari, scaricava baldanzoso la sua rivoltella, e ad ogni nemico che cadeva sotto i suoi colpi gridava: Così si arrendono i soldati d’Italia !. Colpito mortalmente alla fronte, bagnava col proprio sangue il terreno conteso, infondendo nei soldati, col sacrificio della sua vita, il vigore necessario a mantenere definitivamente la posizione. Veliki - Hriback, 12 ottobre 1916

D'ANGELO EMILIO PAOLO

Nato a Palermo il 18 giugno 1894 frequenta i corsi ufficiali nel 1914 ma per malattia è costretto a congedarsi. Allo scoppio del conflitto, per il perdurare del morbo non può prendere servizio che l'anno seguente in un Battaglione di Milizia Territoriale dei Bersaglieri. Destinato al servizio attivo, ma in deposito, ottiene di essere mandato in linea nelle fila del 232° reggimento fanteria. Il 7 agosto 1916, nonostante fosse febbricitante per il riacutizzarsi del morbo, andava all'assalto coi suoi uomini alle porte di Gorizia. Una granata gli troncava il braccio ed un successivo colpo mortale lo rendeva al padre. Medaglia oro. Motivo del conferimento: Quantunque febbricitante, non volle essere ricoverato in un ospedale, per poter prendere parte all’azione offensiva che doveva svolgere il suo reggimento. Mentre con entusiastico slancio e sereno, cosciente sprezzo del pericolo guidava il suo plotone all’assalto del ponte di Gorizia, una granata nemica gli stroncava il braccio destro. Rifiutando ogni cura, sorreggendo l’arto infranto con la mano sinistra, tenne ancora il comando del reparto incitando i suoi con mirabile energia finchè, nuovamente colpito, rimase ucciso sul campo. Gorizia, 7 agosto 1916

DE GASPARI ORESTE

Nato a Potenza nel 1864 frequenta la Scuola Militare di Modena e svolge incarichi di prima nomina nel 53° Fanteria. Nel 1898 viene trasferito al 2° Bersaglieri e nel 1900 come capitano è in Cina per la Rivolta dei Boxer (encomio). Nel 1915 è al comando del II battaglione del 2° reggimento. Con la promozione a Colonnello passa al 138° Fanteria con il quale merita il Bronzo a Sei Busi (novembre 1915). Ritorna a comandare il 14° Bersaglieri l'anno dopo sull'altopiano di Asiago. A Monte Zebio il 6 luglio viene gravemente ferito e  insignito dell'Argento. Passato a comandare una Brigata (Como) é presente alla battaglia di Vittorio (Veneto) al comando di due gruppi d'assalto. Per le ripetute prove di valore gli viene assegnato l'Oro. L'anno dopo è in Libia. Promosso Generale di Brigata nel 1923, dopo la conquista di Agedabia, viene rimpatriato e tiene per un anno il comando della Brigata Roma. Ormai 60enne viene collocato nella Riserva e muore nel 1933 a Genova. Motivo del conferimento: Comandante di due gruppi d’assalto rinforzati con elementi d’artiglieria e genio, li condusse risolutamente ai di là del Piave e raggiunse con precisa manovra gli obiettivi assegnatigli. Durante un grave contrattacco nemico, spiegò la più grande energia, manovrando con la più grande opportunità le provate sue truppe. Nel momento più critico, quando maggiormente ferveva la lotta, fu alle sue schiere simbolo di indomito eroismo e inflessibile forza di comando. Dominate con fermissimo imperio le sanguinose vicende del combattimento, non appena possibile riordinò le truppe per la ripresa dell’attacco, che condusse a completo compimento. I suoi arditi, nella gioia della vittoria, provarono la fierezza più grande alla quale potessero aspirare: quella di vedere impersonati nel loro comandante il valore insigne ed i fuigori di eroismo che la battaglia aveva richiesti. Falzè di Piave, 27 - 28 ottobre 1918.

   

DI MARIA NOBILE DEI BARONI DI ALLERI CAV. EUGENIO

Comanda il 5° Bersaglieri da Tenente Colonnello a Tolmino e S.Lucia dove viene ferito sul Vodil.  Combatte poi in Trentino fino alla  promozione a Colonnello Brigadiere. Al comando della Brigata Sassari dal 22 al 27 giugno 1916 nell'inseguimento del nemico cade fulminato alla Casera Zebio. Medaglia d'Oro alla Memoria. Motivo del conferimento: Primo fra i suoi soldati, incitandoli all’assalto, col grido d’Italia sulle labbra, con la fede della vittoria nel cuore, cadeva fulminato dal piombo nemico, mentre le sue truppe assaltavano alla baionetta le posizioni avversarie. Casera Zebio, 27 giugno 1916.

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PRESTINARI MARCELLO

"Comandante di una brigata di M.T. in riserva sull'altopiano di Asiago, assunse con giovanile entusiasmo, il comando di altra brigata permanente, già impegnata in prima linea e guidandone animosamente all'attacco i reggimenti, incontrò bella morte chiudendo con un mirabile esempio di illuminato ardimento, una esistenza, tutta contesa di episodi di valore - Regione Pontecche Gallio Asiago 10 giugno 1916"

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FANTINI ODDONE

(Ravenna) - Tenente 28° Fanteria controllare ?
Tenente di Fanteria 20° reggimento della 10a compagnia luogo di nascita: Correggio (RE) Data del conferimento: 29- 4- 1923 R.D. Motivo del conferimento: Funzionando da ufficiale d’amministrazione, chiese ed ottenne nell’imminenza di un attacco di fortissima posizione, in un momento grave, il comando di una compagnia rimasta nella notte senza capitano, e, con slancio e coraggio ammirevoli, la guidò alla conquista di una trincea nemica, che tenne saldamente in tre giorni di aspra lotta, durante la quale assunse successivamente e tenne con energia e perizia il comando di battaglione e poi di tutte le truppe; fino a che, dopo aver riportate ben cinque ferite nelle ultime ventiquattro ore, dovette essere allontanato dal combattimento. Infine, appena trasportato al posto di medicazione, quasi esausto per il sangue perduto, curante più del successo che di se stesso, si fece trasportare al comando del reggimento, cui diede preziose informazioni. Fulgido esempio di eccezionale valore e d’alta abnegazione. M. Sabotino, 21 - 23 ottobre 1915.

DE ALESSANDRI GIOVANNI

Nato a Milano o  .......???? .....e chiamato alle armi il 12 gennaio 1915, partecipa alla grande guerra con l'11° bersaglieri come aspirante Ufficiale. Rimane ferito nel primo anno di conflitto e alla promozione a sottotenente l'anno successivo viene trasferito al Corpo Truppe Coloniali. Qui prende servizio al XIII battaglione Eritreo di stanza in Libia. Al termine del conflitto col grado di Tenente viene posto in congedo. ..... Nel 1928, a richiesta viene richiamato ed entra in aeronautica nei ruoli tecnici con pari grado !!!. Non si conosce il suo incarico (si presume osservatore -ricognizione strategica) . Nel 1931 è Capitano. In seguito a processo disciplinare tenuto a Bologna nel 1935 (non si conosce anche qui il reato) viene destituito dal grado e dalle funzioni. Chiede allora di entrare da soldato semplice nella divisione Peloritana destinata all'Etiopia. Raggiungeva a Mogadiscio il 3° reggimento e ripercorrendo la carriera ufficiale si poneva al comando di una centuria della banda Pellizzari alla fine del 1936. Con questa a Chevenna il 20 gennaio 1937 perde la vita in uno scontro. Citiamo dalla motivazione al Valore alla memoria (oro). "......Non ci sarà nessuno, domani avanti a  me. Vi farò vedere come combatte un italiano". In un furioso attacco contro un nido di mitragliatrici, si lancia con pugnali e bombe a mano per primo. E' ferito più volte mentre i suoi compagni cadono intorno a lui. Col nome della figlia sulle labbra e la sua foto in mano si abbatte sull'arma nemica. ..l'anima è in cielo, il nome è quello di un eroe.  20 gennaio 1937 Nel 1938 con R. Decreto postumo viene riabilitato e reintegrato nel grado di capitano. 

Immagine: la foto ci è stata fornita da Niccolò Figundio al lavoro per ricostruire la sua e altre storie di volontari di guerra

FARA GUSTAVO

Nato a Porta Novarese nel 1859 frequenta l'Accademia di Modena dalla quale esce sottotenente nel 1880. Assegnato all'8° Bersaglieri consegue la nomina a Tenente nel 1881. Nel 1888 promosso Capitano chiede di partire per l'Eritrea in forza al I btg coloniale. Per il combattimento di Agordat (27/6/1890) venne insignito della croce dell'O.M.S. Comanda da maggiore il 34° battaglione del 10° poi l'11° reggimento da Colonnello col quale partecipa alla campagna di Libia. Per i fatti d'arme che vanno da Sciara Sciat a dicembre del 1911 merita la promozione a Generale sul campo (oro per l1°). Al comando di una Brigata mista condusse nel 1912 la conquista di tutte le località costiere, per la quale venne lui stesso insignito di Medaglia d'Oro. Allo scoppio della Grande Guerra col grado di Tenente Generale ebbe il comando della 4a divisione rimanendo ferito sul Sabotino il 24 ottobre 1915. Ebbe altri incarichi e la Medaglia d'Argento a Monfalcone nel 1917. Passato al comando della 47a divisione composta tutta da Bersaglieri, raggiunse l'altopiano della Bainsizza. Ancora coi suoi bersaglieri nella divisione d'assalto il 27 ottobre 1918 nelle radiose giornate di Vittorio Veneto. Muore a Nervi il 24 febbraio 1936.    

Maggiore Generale già comandante 11° reggimento bersaglieri Data del conferimento: 03/1913 - motivazione: Per le eminenti qualità di soldato ardimentoso e brillante sotto il fuoco nemico spiegate e prima dopo la sua promozione per merito di guerra, nei numerosi combattimenti della campagna di Libia a cui prese parte.Ain Zara, 4 dicembre 1911.
 

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GOTTI ENRICO

Nato a  Torino nel 1867 è tra i primi a sbarcare in Africa nel grado di S.Tenente coi fanti della Cuneo. Medaglia di Bronzo per i combattimenti di Saati, viene nominato Ufficiale d'ordiannza di Baldissera. Promosso capitano dopo i corsi di guerra sceglie di andare al 5° Bersaglieri coi quali rimane fino allo scoppio del conflitto. Già Colonnello assume il comando del 4° reggimento e guadagna il bronzo nel '17 a Bodrez. Trasferito alle truppe d'Albania assume il comando del 72° reggimento Fanteria e nel '20 da Generale la piazza di Valona. Abbandonati a se stessi, i difensori del campo trincerato di Valona sostennero aspri combattimenti. Presidiavano le posizioni più avanzate piccoli reparti del 72°. Il 6 giugno, le avanguardie italiane furono assalite da forze molto superiori. Gotti  diresse una  resistenza durata ben dieci ore tale da causare perfino ai nemici perdite enormi. Alla fine, i Fanti si trovarono senza munizioni, senz'acqua, senza il concorso dei due soli pezzi d'artiglieria di cui disponevano, inutilizzati dal fuoco avversario. GOTTI, pronto al sacrificio estremo purché i suoi avessero tempo e modo di ripiegare, si avviò a trattare con i ribelli, ma lo uccise a tradimento un capo albanese. Alla memoria fu decretata la medaglia d'oro. Motivazione Comandante di un reggimento incaricato della difesa avanzata di un campo trincerato, benché promosso generale, chiedeva di non essere trasferito finché non si fosse chiarita e risolta una situazione che si prospettava assai critica, causa l’insurrezione del paese. Organizzava con grande maestria la difesa dei centri di raccolta avanzati, prodigando la sua alacre opera in continue pericolose ispezioni dei centri stessi ed infondendo nei più deboli presidi, travagliati dalla malaria, un potente spirito combattivo. Attaccato repentinamente da forze quindici volte superiori, dirigeva e manteneva per circa dieci ore con indomito coraggio ed ammirevole fervore una resistenza ad oltranza così efficace che il nemico ne usciva letteralmente decimato ed era costretto a ritardare di parecchi giorni l’investimento del campo trincerato. Rimasti i valorosi difensori senza munizioni e senza acqua, inutilizzati gli unici due pezzi disponibili, allo scopo di evitare la completa distruzione del presidio dipendente che già aveva subito gravissime perdite. dopo aver provveduto a metter in salvo la bandiera ed i fondi del reggimento, usciva solo e disarmato per trattare cogli insorti, deciso a sacrificare se stesso per salvare i suoi dipendenti. In questo atto di sublime generosità, ucciso a tradimento da uno dei capi ribelli esasperati dalla fiera resistenza dei nostri, di cui giustamente essi rendevano responsabile l’eroismo del valorosissimo generale, immolava la sua nobile esistenza alla Patria, alla quale aveva dedicato tutta una vita splendente delle più belle virtù di cittadino e di soldato - Valona (Albania) q. 115 - 6 giugno 1920

LEONCINI ADOLFO

Nato a Portoferraio nel 1867 frequenta la Scuola di Modena ed al termine viene assegnato 1° Bersaglieri. Passa quindi al 4° fino alla promozione a Capitano conseguita nel 1902. Dopo la Scuola di Guerra transita in Fanteria, col grado superiore, al 57° reggimento. Nell'estate del 1912 è in Libia dove a Zuara merita il Bronzo. Allo scoppio del conflitto comanda il VII ciclisti per passare subito dopo, da Tenente Colonnello, al comando del 71° fanteria. Ferito ad Oslavia ed insignito di un nuovo Bronzo assume il comando del 116° Treviso. Nel ciclo degli scontri dal 10 al 13 ottobre 1916 viene insignito dell'oro dopo aver ricevuto ferita in combattimento. Comanda la I Brigata Bersaglieri nel 17 e in agosto sulla Bainsizza viene nuovamente decorato da argento e promosso al grado di Generale per meriti di guerra. Comanda la 17a divisione sull'Alto Isonzo e termina il conflitto al Piave. Viene collocato a  riposo nel 1931, dopo brevi conandi territoriali e promosso Generle di C.d.A. Muore a Siena il 21 marzo 1957. Motivo del conferimento: Comandante di un reggimento di fanteria, preparava con grande perizia l‘attacco di una forte posizione nemica e lo dirigeva con pari ardimento. Conquistatala di primo impeto, con pronta mossa, personalmente guidata, parava alle rime minacce avversarie. Per tre giorni, incrollabile sulla posizione di fronte ai continui contrattacchi ed ai violenti tiri dell’artiglieria avversaria, in tutti trasponeva col suo valoroso contegno la forza e l’energia necessarie a fronteggiare la situazione. Ferito, non si ritraeva dalla lotta, ma, fulgida figura di eroe, rimaneva imperterrito nelle prime trincee, esempio a tutti di meravigliosa tenacia e di ardire. Le riserve inviategli accortamente impiegava, finchè col potente aiuto della nostra artiglieria vide egli stesso, il terzo giorno, coronati i suoi sforzi con la completa rotta delle forze nemiche. Sober, 10- 13 ottobre 1916

SUAREZ EDOARDO 

Colonnello dei Bersaglieri in comando al 217° reggimento della brigata "Valturno". luogo di nascita: Napoli (NA) Data del conferimento: 9- 7- 1916 Motivo del conferimento: Sempre alla testa del suo giovane reggimento di reclute, con slancio ammirevole, con sacrifizi eccezionali, riconquistava una importantissima posizione, che teneva saldamente, arrestando l’invasore proprio sull’orlo dell’ultimo baluardo che gli chiudeva lo sbocco nella pianura. Irrompendo, poi, vittoriosamente in Vallarsa, riusciva ad aggrapparsi ed a mantenersi coi suoi uomini, quasi allo sbocco dell’altipiano, combattendo ininterrottamente contro il tenace nemico ammassato tra le rocce, finchè, proprio quando aveva assolto l’arduo e penoso compito, eroicamente cadeva, fulminato dal piombo nemico. Vallone di Foxi, 29 giugno 1916

STASI RAFFAELE NAPOLI 11/2/1896 MELETTE DAVANTI 22/11/1917: TENENTE DEL 130° FANTERIA MED. D'ORO epigrafe 
PER FERVIDO AMORE DI PATRIA
VOLONTARIO DI GUERRA
DOPO INNUMERI PROVE
DI SINGOLARE ARDIMENTO
NELL'ORA DELLA RISCOSSA
SULL'ALTIPIANO CONTESO
ANDÒ DI LA DAL PRODIGIO
INCONTRO ALLA MORTE
SE NON FU DATO AGLI UMANI
RINTRACCIARE LE SUE SPOGLIE MORTALI
QUI DINNANZI ALLE VETTE
DEL SUO SANGUE VERMIGLIE
ALEGGIA IL SUO SPIRITO IMMORTALE

GIUSEPPE VACCARI:

 

Sottotenente al in prima nomina e in servizio al 2 (capitano) e 10° bersaglieri (maggiore) ebbe vari incarichi di Stato Maggiore e di insegnante alla Accademia Navale di  Livorno. Nel 1912 parte per la Libia come capo di S.M. divisionale meritandosi per il combattimento di Misurata l'Argento. Col grado di Colonnello di Brigata rientra dalla Libia ed assume il comando della Brigata Barletta nel 1916. (altro argento). Comanda poi lo Stato Maggiore della III armata fino al ripiegamento indenne sul Piave. Ottiene per promozione a T.Generale, il comando del XXII c.d.a. e per i combattimenti del giugno 1918 a Nervesa viene insignito di Medaglia d'Oro. Sua l'epigrafe al mulino Manente di Moriago. "Ali alle ali, le crisi non si risolvono che al di la del Piave" è il primo a passare il Piave e a restare isolato per una intera notte alla Sernaglia. Capo di Stato Maggiore nel dopoguerra e senatore dal 1928 muore a Milano nel 1937.

Di fronte ad una gravissima e minacciosa situazione verificatasi nel settore del Corpo d’Armata ai suoi ordini, lasciato il suo posto di comando, si portava risolutamente tra le oscillanti ondate delle fanterie ed infiammandole con la vibrata parola ed il fulgido esempio del più sereno sprezzo del pericolo, le lanciava ad impetuoso attacco contro il nemico, già imbaldanzito, risolvendo col suo personale intervento ed a favore delle nostre armi le sorti dell’aspra giornata. In una precedente circostanza, comandante di una brigata, dopo aver condotto due volte brillantemente le proprie truppe alla conquista dell’obiettivo assegnatogli, in un momento critico del ripiegamento interveniva prontamente ed energicamente coi mezzi a disposizione, fermando e riconducendo al combattimento militari dispersi e fuggiaschi al grido: “Viva l'Iitalia! “. Montello, 19 giugno 1918 - Castagnevizza, 23-24 maggio 1917.

ROBINO AURELIO

Nato a Genova nel 1867, frequenta la scuola militare di Modena e ne esce sottotenente con incarico al 11° reggimento. Ebbe incarichi di Aiutante e di stato maggiore, passando anche al 1° Bersaglieri. Con la promozione a maggiore nel 1913 si occupa di progettare le opere difensive sull'Altopiano di Asiago. In forza al Bersaglieri, allo scoppio del conflitto passa al primo dei neo battaglioni Bersaglieri costituiti in Valsugana il 37°. Combatte poi a Tolmino e con la promozione per meriti di guerra a Colonnello passa al 119° fanteria. Sull'altura di Grazigna il 16 maggio lascia la vita nell'anticamera della vittoria. Medaglia Oro alla memoria. Motivo del conferimento: Comandante di un reggimento, con singolare perizia diresse parte delle sue truppe all’attacco di una forte posizione nemica, riuscendo a conquistarla. Non potendo quelle truppe procedere per l’esistenza di un reticolato intatto sul rovescio della posizione e perchè battute da intenso fuoco di artiglieria e contrattaccate, accorse con i rincalzi, che, animati dal suo esempio, respingevano dopo accanita mischia l’avversario. Rinforzatosi durante la notte sulla posizione e pronunciatosi il mattino successivo un nuovo e più furioso contrattacco, a cui le sue truppe, animate come sempre dalla sua presenza, resistevano tenacemente, mentre già gli arrideva la vittoria, cadde colpito a morte. Grazigna (Gorizia), 16-17 maggio 1917

PIRAGINO GUIDO

Nato a Teramo (Nereto) nel 1880, frequenta il collegio militare di Firenze e poi quello di Roma. Passa nel 1896 alla scuola di Modena e nel 1899 viene nominato a soli 19 anni sottotenente al 2° Bersaglieri. Molto sportivo ed organizzativo svolge gli incarichi di Aiutante Maggiore di Battaglione ed è a Messina nel 1908 ai soccorsi delle popolazioni. Promosso capitano viene trasferito in Libia (1913) col 1°. Medaglia di Bronzo per i combattimenti dei pozzi di Zefran viene rimpatriato per ferita e promosso al grado superiore. Assegnato a termine congedo a una nuova brigata di Fanteria (Bari) durante i combattimenti della 10a battaglia dell'Isonzo sul Carso viene colpito in fronte dopo aver brillantemente disbrigato la conquista di una quota persa e ripresa. 3/4 giugno 1917 medaglia d'oro. Motivo del conferimento: Benché affranto da grave malattia che ne fiaccava di giorno in giorno l’organismo, sordo alla parola dei sanitari che lo consigliavano ad allontanarsi dal fronte, tenne il comando del battaglione, guidandolo, nonostante sofferenze inaudite, per ben dieci giorni di continui combattimenti con perizia e valore mirabili, sempre primo ove maggiore era il pericolo e infondendo nei suoi dipendenti slancio e coraggio. Venuto a conoscenza che una nostra importante posizione era stata perduta, infiammava i suoi, ed alla testa del battaglione si lanciava sul nemico, lo sbaragliava e riconquistava la posizione. Cadde colpito in fronte, lasciando quale sacro retaggio la posizione conquistata a prezzo del suo sangue e che dai suoi fu poi validamente mantenuta. Carso, 3 - 4 giugno 1917

OTTOLINI GIORDANO

Nato a  Milano nel 1893 viene arruolato come richiamato al 5° Bersaglieri. Frequenta un veloce corso allievi ufficiali e a novembre è già in linea come aspirante. Viene ferito ad Oslavia e promosso sottotenente al 71° fanteria di stanza in Albania.  Rientra poi col reggimento per essere schierato sul Pasubio dove il 10 giugno 1916 ottiene una medaglia d'Argento e numerose menomazioni che non lo dsitolgono dalla trincea. 20 giorni dopo sullo Spil conduceva i suoi uomini in un assalto corpo a corpo dove restava nuovamente ferito e circondato. Liberatosi raggiungeva le linee e usciva per l'ultima fatale spedizione. Medaglia Oro alla memoria. Motivo del conferimento: Con pochi uomini si slanciava all’assalto di una mitragliatrice nemica, vicina alla sua posizione. Rimasto isolato ed accerchiato, si difendeva strenuamente, infliggendo gravi perdite all’avversario. Avuta da un ufficiale avversario l’intimazione di arrendersi, lo freddava con un colpo di piccone. Riaccesasi più feroce la lotta, menando colpi di piccone a destra ed a manca, riusciva a sfuggire agli assalitori e faceva ritorno alle nostre linee, passando attraverso quelle nemiche. Ferito, si medicava da sè e ritornava poi a combattere, rimanendo subito dopo nuovamente colpito a morte. Monte Spil, 30 giugno 1916.

SCANDALIATO ANGELO:

Nato a Sciacca nel 1869 frequenta la scuola militare di Caserta (sottufficiali) poi un corso ufficiali che lo porta al 12° Bersaglieri. Parte per l'Africa nel 1896 rimpatriando subito dopo. Nel 1902 è in Cina come tenente fino alla fine della missione. Nominato capitano partecipa col 4° alla guerra Turca. Qui ottiene un encomio. Distaccato per un breve periodo in Cirenaica viene insignito di Medaglia di Bronzo. Promosso maggiore allo scoppio della guerra è in linea col 44° Btg Bersaglieri a Doberdò e l'anno successivo sull'Hermada da T. Colonnello. Ferito a Flondar viene decorato con l'ARGENTO. Da luglio del 17 come colonnello comandante è al 248° Girgenti coi suoi siciliani nel vallone di Chiapovano. Il mattino del 5 settembre 1917 sul S. Gabriele, benché minacciato di accerchiamento, li conduce personalmente all'assalto, l'ultimo prima della ferita mortale alla gola. Oro alla memoria. Motivo del conferimento: In un contrattacco che aveva sferrato contro rilevanti forze avversarie attaccanti di sorpresa, accortosi che un suo battaglione, sopraffatto da violento fuoco di mitragliatrici e d’artiglieria, stava per retrocedere, sebbene già gravemente ferito alla mano sinistra, si slanciava con audacia e prontezza in mezzo ai suoi soldati, e con l’esempio del suo supremo sprezzo del pericolo e colla sua parola l’induceva a tener fermo, finchè riusciva a volgere in fuga l’avversario. Colpito alla gola da due proiettili di mitragliatrice, cadeva mormorando: Ragazzi, sono contento di voi!. Veliki - Hrib - San Gabriele, 5 settembre 1917

SANTORO CARLO

 

Nato a Cava dei Tirreni nel 1900 viene chiamato con il primo scaglione di quell'anno e come specialista del genio telegrafista inviato subito in linea. Viene congedato come tutti quelli del 900 per essere richiamato un anno dopo. Presta servizio nell'arma dei carabinieri postbellica e congedato nuovamente nel 1922. Chiede di frequentare i corsi ufficiali e nel 1924 viene assegnato al 7° Bersaglieri. Con la promozione ottiene anche di andare nella colonia Libica dove prende servizio al VI Btg. coloniale. Il periodo è dei più travagliati e nell'estate del 1928 è più volte esposto ad attacchi di arabi ribelli. Il 31 ottobre al comando di una mezza compagnia sostiene un duro combattimento a Guerat dove viene ripetutamente ferito e dove soccombe coi suoi uomini. Medaglia Oro alla Memoria

In aspro e violento combattimento, comandante di mezza compagnia del reparto che sostenne l’urto deciso e violento delle forze nemiche, resistette all’impeto travolgente di esse con tenacia ed energia, dando superbo esempio di elevatissime virtù militari. Colpito dapprima alla gamba destra, sotto al ginocchio, cadde, ma rialzatosi incitava i suoi ascari alla difesa ricordando loro le glorie del battaglione. Colpito di nuovo alla coscia sinistra, sollevandosi quanto più possibile da terra, ancora una volta richiamava i suoi ascari al dovere supremo. Seguiva intorno a lui una furiosa mischia fino a che, colpito nuovamente al petto, alla fronte, all’addome, egli soccombeva sul campo, ed intorno a lui circa venti ascari che ne avevano seguito lo strenuo valore. Già distintosi a Bir Tagrift (Tripolitania, 25 febbraio 1928) ove aveva meritato il passaggio ad effettivo per merito di guerra. Guerat el Afie (Tripolitania), 31 ottobre 1928.

 

ADUA

 

Dalla collezione Alberto Parducci caduti e protagonisti di Adua 

Dall'alto a sinistra a in basso a destra

 
Magg. Turitto  Domenico +  I Btg Indigeni (Albertone)  (non risultano documenti che attestino l'appartenenza ai Bersaglieri)
Magg. Bersagliere Cossu  Giuseppe di Giovanni   f   VI Btg Indigeni (Albertone)
Magg. Bersagliere Valli  Rodolfo +  VII Btg Indigeni (Albertone)
Magg.  Bersagliere De Vito  Lodovico + Milizia Mobile (Dabormida)
Magg. Bersagliere Gamerra  Giovanni fc VIII Btg Indigeni (Albertone)

De Vito>

   

Magg. Turitto Domenico

 

Domenico Turitto nasce a Cassano delle Murge (Bari) il 25 maggio 1847 secondogenito di una famiglia numerosa tra l’Avv. Sante e la N.D. Antonia Recchia. Frequenta il Ginnasio proprio a cavallo degli avvenimenti che porteranno all’unità d’Italia. Ha 16 anni ed è il 1863 quando termina gli studi liceali e non vedendo futuro davanti a se per l’interruzione degli studi decide di partire volontario per l’ Accademia militare di Modena, in tempo per partecipare alla 3a guerra d’Indipendenza nel 1866. E’ licenziato sottotenente iusto il 17 giugno 1866 con servizio al 60° Fanteria Calabria a Napoli. Di guerrà però non se ne parla perché il meridione è ancora in guerra col “Piemonte” e le rivolte del ’66 resteranno memorabili. Il suo reggimento passa di stanza a Torino dove, nel 1873, viene promosso tenente poi capitano nel 1882 passando in servizio prima alla Scuola di Guerra poi al 37° fanteria Ravenna. Nel 1885 partecipa alla spedizione del colonnello Saletta (con le truppe di novembre) per l’occupazione dell’”Eritrea” (Massaua) E’ del 1886 (3/3) un scaramuccia con una banda che gli frutta la Menzione Onorevole (Bronzo al V.M.). Sempre quell’anno Turitto viene nominato aiutante di campo del generale Carlo Genè che ha sostituito Saletta. In Eritrea intanto si consuma il vero e proprio primo grande scontro a Dogali (gennaio 87). Per fine ferma (africana) Turitto torna in Italia e presta servizio nel 37° fanteria ma riparte quasi subito per l’Africa il 2 novembre 1887, con la spedizione Asinari Di San Marzano, destinato in primis al battaglione Morandi della I brigata poi al I Reggimento fanteria indigena su quattro battaglioni con la carica di aiutante maggiore. Prestano servizio nel reparto anche Fara, Hidalgo, Miani … E’ presente all’Asmara in agosto (1889) quando questa città viene occupata dal Gen. Baldissera. Nello stesso mese ha il primo comando operativo importante: il IV battaglione indigeni. In una successiva riorganizzazione il livello di reggimento viene soppresso e i reparti indigeni assumono la fisionomia da noi conosciuta per le fasce colorate in vita. Il capitano Turitto passa dal IV lasciato a Toselli al I. Il 25 dicembre 1890 Turitto torna in Italia con l’incarico di aiutante del comando Brigata “Aosta” (5° e 6° rgt). Nel 1893 (stanco della routine metropolitana) ritorna in Africa e viene promosso maggiore. Risale a questo periodo la presa di Cassala insidiata dai Dervisci che gli valse la croce di cavaliere dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro con questa motivazione: “Per l’abilità e l’energia spiegata durante il combattimento, e per la perseveranza posta nel tentare di raggiungere il nemico fuggente”.

Stralcio dal libro di S. Caponio. xxxxx in attesa di autorizzazione
Rimane col suo battaglione in questa città fino alla vigilia di Adua. Posto il suo battaglione in avanguardia della Brigata Indigeni comandata dal generale Albertone, spinto da questi ad occupare un colle verso Adua, qui alle prime luci dell’alba viene attaccato da una colonna dell’esercito etiopico in marcia, accendendo così la battaglia di Adua. Anziché ripiegare sul grosso della brigata, preferì accettare il combattimento per dare tempo al generale Albertone di posizionare la Brigata. Morirà quel 1° marzo 1896 e
gli verrà concessa la medaglia d’argento al valor militare alla memoria con questa motivazione: “Comandante il battaglione d’avanguardia della brigata indigeni sostenne da solo il primo urto delle masse nemiche, spiegando energia e coraggio esemplari. Lasciò la vita sul campo”.

sotto il maggiore Lodovico De Vito argento ad Adua dall'immagine soprastante a destra

da Dizionario Biografico degli Italiani - 

ELIA, Leopoldo. - Nacque ad Ancona il 29 ott. 1850, in una famiglia popolana e marinara, da Raffaele, capitano della marina mercantile, e da Amalia Balani. Rimasto in tenera età orfano di entrambi i genitori, a sedici anni subito dopo aver terminato le scuole tecniche - infiammato dalla figura di Garibaldi e seguendo l'esempio di Antonio Elia, cugino del padre, fucilato dagli Austriaci nel 1849, e del figlio di questo, Augusto - fuggì di casa insieme con il fratello Annibale per unirsi ai volontari garibaldini. Aggregato alla 6ª colonna, comandata da Augusto Elia, inquadrata nel battaglione Valzania, nel giugno 1867 combatté valorosamente a Monterotondo e a Mentana, ove fu ferito alla gamba sinistra da un colpo di fucile e quindi fatto prigioniero. Ricoverato a Roma, fu graziato da Pio IX (come ex suddito pontificio, l'E. era considerato traditore) e, una volta guarito, poté rimpatriare.
Al suo ritorno ad Ancona, l'E. si trovò in difficoltà economiche tali da non poter continuare gli studi classici, come avrebbe desiderato, e, ormai diciottenne, piuttosto che scegliere un impiego civile, preferì entrare come volontario nel corpo dei bersaglieri come soldato semplice. Ebbe così modo, nel settembre 1870, di prendere parte alle operazioni per la conquista di Roma (otterrà due medaglie commemorative d'argento e una di bronzo). Frequentò in seguito l'Accademia militare di Modena, uscendone nel 1876 con il grado di sottotenente. Inviato in Sicilia per la repressione del brigantaggio nelle Madonie, l'E. fu successivamente trasferito a Treviso in occasione dell'inondazione che nel 1882 aveva colpito quella provincia: si distinse nell'opera di soccorso, ricevendo un attestato di pubblica benemerenza. Nel 1887, promosso capitano, fu inviato in Eritrea con la spedizione San
Marzano, al comando di una compagnia del 3º reggimento bersaglieri; in Africa contrasse una grave malattia che lo costrinse al rientro in Italia.
Qui, costretto ad abbandonare il corpo dei bersaglieri, reagì alla prospettiva di essere destinato ai servizi sedentari - ruolo non compatibile con la sua indole - con atti che furono giudicati di insubordinazione, così da procurargli gli arresti. In seguito le sue ragioni vennero accolte e fu assegnato, in attività di servizio, alla fanteria. Nel 1892 sposò Emilia Bufalini, dalla quale due anni dopo ebbe un figlio, Raffaele. La sua irrequietezza lo spinse nel 1896 a rispondere a un appello patriottico, offrendosi nuovamente come combattente in Africa orientale. Egli si trovò così a partecipare alla battaglia di Adua. In quelle sfortunate giornate si condusse ancora una volta valorosamente, e proprio grazie a lui e agli uomini della sua compagnia si dovette il parziale salvataggio della brigata del generale G. E. Arimondi, caduto sul campo. Il battaglione a cui apparteneva l'E. fu quasi completamente annientato ed egli stesso perse la vita il 1º marzo 1896. Le testimonianze unanimi dei pochi scampati meritarono all'E. una medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
Vladimiro Satta (non  abbiamo ritratti di lui - una biografia più articolata al link in Carneade- gli Elia-del sito principale)

tutti gli Elia di Ancona http://digilander.libero.it/fiammecremisi/carneade/elia.htm

LEOPOLDO ELIA

Argento ad Adua

Fonti e Bibl. Diz. Biog.: Notizie sono state fornite dalla famiglia e, in particolare, dal dott. Elia Piergiorgio . Necr. in Ordine, 28-29apr. 1896; articoli commemorativi in Giornale d'Italia, 28 dic. 1936; La Voce adriatica, 1º marzo 1956. Cfr. inoltre: M. Maroni, Gli Anconetani in Africa, Ancona 1896, pp. 10-13; R. Elia, L. E., Fano 1926; R. Battaglia, La guerra d'Africa, Torino 1958, p. 620; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, III, Dal periodo napoleonico ai giorni nostri, Città di Castello 1960, p. 320; R. Elia, Capitano L. E. caduto eroicamente in Adua 1/3/1896 nel 70º della morte, Ancona 1966; G. Santini, Gente anconitana, Fano 1969, p. 170; Diz. del Risorg. naz., III, p. 6.

   

T. Col. Bersagliere Compiano Lorenzo II Btg. Bersaglieri (Arimondi)

 

Magg. Bersagliere Marcello Prestinari (Forte di Adigrat)

 

Capitano Bersagliere Gustavo Fara (Agordat)
Ten. Gustavo Benini c+

LEGENDA
f = ferito 
+ = morto
c = catturato


T. Col. Bers. Leopoldo Prato 1845-1896 VI Btg 3° Rgt. Ft in ori

Gazzetta Ufficiale n.44 - 23 febbraio 1898
MINISTERO DELLA GUERRA
Ricompense al valor militare per il combattimento di Mai-Maret (25 feMraio 1896) - Determinazione Ministeriale approvata da S. M. in udienza del 16 febbraio 1808.
Medaglia d'argento.
Compiano cav. Lorenzo, T. Colonnello fanteria, Regie truppe Africa.
"Incaricato del comando di una delle due colonne, attaccò e mise in fuga il nemico, segnalandosi per coraggio ed intelligenza".
 

Medaglia di bronzo.
Agliardi Luigi, capitano id. id.,
Ghinozzi Amilcare, id. id. id. e
Scalettaris Emanuele, id. id. id.
Cooperarono con le loro compagnie al buon esito del combattimento, dando prova d'intelligenza e di coraggio esemplare.

Capitano Amilcare Ghinozzi 1856 da Camerano (An) Mai Maret e Adua

I coniugi Ghinozzi-Mangelli si trasferiscono nelle Marche. La diligenza che li trasporta venne fermata ai confini dello Stato Pontificio e perquisita. Le guardie hanno rispetto della aristocratica signora e non trovano i foglietti di propaganda della carboneria sostenente l’Unità d’Italia che la nobil donna Giulia tiene nascosti addosso. Il 26 gennaio del 1857 nel corso della Seduta del Consiglio Comunale di Castelfidardo, il dott. Annibale Ghinozzi già ufficiale sanitario del battaglione Alta Romagna dei Corpi Franchi del 1848 viene eletto chirurgo stabile. Il dott. Annibale, per la battaglia avvenuta nella collina di Montoro Selva il 18 settembre del 1860, consuma tutte le lenzuola del corredo della moglie per farne bende adatte a coprire le ferite dei soldati assistiti nel locale ospedale civile e anche ricoverati nella ampia chiesa di San Francesco. Nel maggio del 1862, i Ghinozzi con i figli Amilcare di sei anni ed Emilia di otto, lasciano Castelfidardo per ritornare a Camerano.

Tenente Mario Caputo 1868 da Napoli + a Passo Alequà

Tenente Giuseppe Cimino 1869 da Reggio Calabria + a Passo Alequà

Tenente Teodoro De Conciliis 1861 da Napoli + a Seetà

 

Maggiore Bersagliere Luigi De Amicis 1849 Alfedena (Aq) + IV Btg. fanteria d'africa 2° Rgt. Brusati Colonna Arimondi

Maggiore Luigi De Amicis

Qualcuno per la omonimia del cognome tipico dell’Abruzzo ha accostato la sua figura a quella dello scrittore Edmondo De Amicis (lo si definisce spesso fratello) pur non essendoci fra i due un diretto rapporto di parentela. Edmondo De Amicis nasce a Oneglia (Liguria) il 21 ottobre 1846 da Francesco, regio banchiere dei sali e dei tabacchi (Monopolio), e da Teresa Busseti. Presto la famiglia si trasferisce a Cuneo, dove De Amicis inizia gli studi che prosegue poi a Torino, presso il collegio Candellero. In seguito alla malattia del padre (che muore nel 1863), abbandona l’idea dell’Università per iscriversi all’Accademia militare di Modena

Luigi de Amicis nasce ad Alfedena (Abruzzo) nel 1849 da famiglia benestante. Frequenta dapprima il collegio militare della Nunziatella (già sotto l’unificazione) poi di Asti e dell'accademia militare di Torino. Percorre la sua carriera militare sempre nell'arma dei bersaglieri. Sottotenente il 28 gennaio 1871 (22 anni) poi tenente al 3° il 26 agosto 1877. Compiuto nel '78 il corso della scuola superiore di guerra fu ufficiale di ordinanza del generale Cosenz e nell'82 fu promosso capitano e destinato al 9° bersaglieri. Dal '85 all'89 aiutante di campo nella brigata Messina e nel 1892 promosso a scelta per esame maggiore. Con questo grado nel dicembre del 1895 parte dai ranghi del 10° reggimento per l’Africa dove le nubi tempestose di uno scontro col Negus si fanno sempre più scure. Stanco della vita inattiva della guarnigione a Sulmona, ottenne il trasloco per Napoli dove sperava in un imbarco e in un incarico nei ranghi in partenza dopo il disastro dell’Amba-Alagi (All'Amba Alagi il 7 dicembre 1895 l'intero presidio del magg. Toselli viene decimato). La mattina del 18 dicembre 1895 a Messina una gran folla stazionava nei pressi della Dogana dove venivano imbarcati i materiali e le bestie da soma sul vapore Singapore della società di Navigazione G. I. Sul vapore prendevano posto 1300 soldati di truppa, 49 ufficiali e 77 sottufficiali facenti parte di un Battaglione di Bersaglieri formato da 4 compagnie; del IV Battaglione di fanteria d’Africa, anch’esso composta da 4 compagnie; di una batteria di artiglieria da montagna del 22° Reggimento Artiglieria Campale della quale facevano parte il Capitano Masotto, i tenenti Ainis e Saya e il sottotenente Castelli e di una batteria da montagna della quale facevano parte il capitano Bianchini, il tenente Cordella e il sottotenente Fant. Il comando era a affidato al maggiore De Amicis in comando al IV battaglione del 2° fanteria d’Africa del col. Brusati (della Brigata faceva parte anche il 1° Bersaglieri d’Africa del col. Stevani sui battaglioni Compiano, De Stefano. L’altro battaglione del 2° era comandato da un altro bersagliere, il magg. Giuseppe Baudoin); insieme ai militari viaggiavano sul vapore 100 bestie da soma tra cavalli e muli, 2.400.000 cartucce, il foraggio e il vettovagliamento.
Il tenente Ciccarelli, che assistette il maggiore nei suoi ultimi istanti ad Adua (1/3/1896), magnificandone le alte virtù militari, l'ingegno ed il coraggio, afferma che nei momenti più difficili della lotta il de Amicis mai non perdette la serenità dell'animo e della mente; a tutto provvide e dispose col miglior vantaggio dei suoi soldati. E quando il numero strabocchevole dei nemici schiacciava il suo eroico battaglione ridotto ad un manipolo di cento uomini, egli comandava ancora un attacco: ferito in più parti cadeva... e gli ultimi raggi del tramonto di quel giorno nefasto, baciavano l'esanime corpo di quell'eroe spezzato ma indomito, caduto ma non vinto. Il 21 aprile ebbero luogo nella natia Alfedena i funerali.
   
AIRAGHI, Cesare - Nacque a Milano il 4 ott. 1840 dal pittore Giovanni Battista. Dopo aver fatta tutta la campagna del 1859 come volontario (università di Pavia) - nell'esercito piemontese, combatté, col grado di tenente, nella campagna del 1866 con la divisione Medici in Val Sugana. Frequentò poi i corsi della Scuola di guerra (vi ritornò, come insegnante di tattica, dal 1884 al 1888) e completò gli studi d'ingegneria. Nel 1890, col grado di colonnello, partì per l'Eritrea, assumendo il comando del reggimento "Cacciatori d'Africa"; tornato poi in Italia, nel 1893 fu collocato, a domanda, in posizione ausiliaria, in seguito a divergenze con le autorità superiori in materia di disciplina degli ufficiali. All'inizio delle ostilità italo-abissine ottenne di ritornare in servizio ed ebbe il comando del 60°fanteria d'Africa, che faceva parte della brigata Dabormida. Durante la battaglia di Adua (1 marzo 1896), nel vallone di Mariam Sciavitù cercò, con avveduti cambiamenti di fronte, di venire in aiuto della brigata minacciata di schiacciamento, guidando per sette volte all'assalto i suoi soldati. Cadde sul campo e alla sua memoria fu concessa la medaglia d'oro. da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960) di Guido Gigli

Pietro Cella (Bardi, 9 aprile 1851 – Adua, 1º marzo) si arruola come soldato semplice nel Regio Esercito Italiano e presta servizio a Piacenza e Palermo. Viene ammesso a domanda alla Accademia Militare di Modena il 30 luglio 1877 dove esce sottotenente di fanteria con primo incarico al 37º Reggimento. Chiede di essere poi trasferito nel corpo degli Alpini, nel 6º Reggimento, poi nel 1885 al 10º battaglione del 4º Alpini. Promosso capitano l'8 aprile 1888 parte ani dopo nel 1º Battaglione Alpini d'Africa, al seguito del Corpo di Spedizione Italiano in Eritrea. Il 1º marzo 1896 durante la battaglia di Adua è al comando della 4ª compagnia e occupa l'Amba Rajo, dove resiste fino al sacrificio della vita assieme ai suoi uomini, permettendo in questo modo al generale Oreste Baratieri di ripiegare e salvare la vita. Medaglia d'oro al v.m «Comandante delle compagnie alpine 3a e 4a distaccate sulla sinistra dell’occupazione di Monte Raio, le tenne salde in posizione contro soverchianti forze avversarie finché furono pressoché distrutte, e combattendo valorosamente lasciò la vita sul campo prima di cedere di fronte all’irrompente nemico»  Adua (Eritrea), 1º marzo 1896

 
Giuseppe Albino - Nacque a Campobasso il 23 febbraio 1866 da Gennaro e da Leontina Suriani. Entrato all’Accademia Militare di Modena, conseguì il grado di sottotenente con assegnazione al 63° Fanteria. Promosso tenente nello stesso reggimento, per la sua profonda cultura umanistica, venne comandato, all’insegnamento della lingua italiana presso l’Accademia di Modena, che lo aveva avuto tra i più bravi allievi del suo corso. Il 14 maggio 1891, fu inviato al 12° Fanteria dove rimase per 4 anni. Conoscitore di numerose lingue straniere, tra le quali l'Aramaico, lingua semitica parlata dall'antico popolo abissino, fu assegnato al Corpo di spedizione militare in Africa. Il 18 dicembre 1895 sbarcava a Massaua e veniva assegnato al VII Battaglione. Il 1° marzo 1896 i nostri soldati resistettero agli attacchi nemici combattendo fino all’ultimo sangue, con le armi in mano, dando grande prova di eroismo. Il tenente Giuseppe Albino, così cadde e alla sua memoria fu conferita la Medaglia d’Oro con la seguente motivazione: “ Combatté con fermezza e coraggio degni del maggiore encomio. Deciso a morire piuttosto che ritirarsi, raccolti intorno a sé pochi valorosi, lottò corpo a corpo col nemico irrompente, ed esempio di nobile, indomita fierezza e di sublime abnegazione, cercò ed ebbe gloriosa morte eccitando energicamente i colleghi ad imitarlo. Adua (Eritrea), 1° marzo 1896.
   
Francesco De Rosa (nato a Potenza il 13 ottobre 1853), maggiore comandante della Artiglieria Brigata Indigena da montagna: “Comandante l’artiglieria della Brigata Albertone (indigeni) si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere con intelligenza ed efficacia singolari il fuoco delle proprie batterie. Sereno ed imperterrito sacrificò la propria vita e quella dei suoi per rimanere con due batterie bianche a protezione delle altre truppe”. La 1° Brigata da Montagna era formata dalla 1° Batteria Indigeni, 4 pezzi (Capitano Henry); 2° Sezione della 2° Batteria Indigeni , 2 pezzi (Tenente Vibi), 3° Batteria Bianca, 4 pezzi (Capitano Bianchini); 4° Batteria Bianca, 4 pezzi (Capitano Masotto). Di quelle 4 Batterie morirono ben 13 ufficiali su 15 e tra quelli lo stesso De Rosa e i quattro Comandanti. Ma tré soltanto ebbero la Medaglia d'Oro: il magg. De Rosa, il cap. Bianchini, il cap. Masotto. Dei 300 artiglieri delle due Batterie (la terza e la quarta) ne sopravvissero 38. Nella sola Batteria del cap. Masotto (nella quale caddero tutti gli ufficiali) ebbero la medaglia d'argento al valore due sergenti, tre caporali maggiori, cinque caporali, due artiglieri; e la medaglia di bronzo un caporale e quaranta artiglieri.

LE BATTERIE SICILIANE

Umberto Masotto era nato il 23 novembre 1864 a Noventa Vicentina e, dopo essere stato allievo del Collegio Militare di Milano e dell'Accademia Militare di Torino, nel 1884 venne nominato Sottotenente poi promosso Tenente nel 1886 ed assegnato al 16° Artiglieria da Campagna. Ai primi del 1887, sbarcò a Massaua con il corpo di spedizione del Col. Saletta, composto da un Battaglione di Alpini e da due Batterie da Montagna. Nel 1889, sempre con la sua Batteria indigena, partecipò all'occupazione di Keren, dell'Asmara e, il 31 dicembre 1893, al combattimento di Agordat, dove venne insignito della prima medaglia d'argento al Valor Militare. Rimpatriato, dopo sette anni di Eritrea, venne destinato ali'11° Artiglieria da Campagna di Messina dove si costituivano le due Batterie da Montagna che partirono per l'Africa, insieme con una terza batteria comandata dal Capitano Bianchini, ed una quarta comandata dal Capitano Masotto. Le prime due Batterie da Montagna, dette Siciliane perché formate quasi interamente da siciliani, le Batterie indigene ed i Battaglioni eritrei formavano una colonna al comando del Gen. Albertone (l'Artiglieria era al comando del Maggiore De Rosa) che con una rapidissima marcia riuscì a raggiungere l'accampamento nemico. La colonna Albertone si trovò isolata e dovette sostenere l'urto delle orde nemiche. Ad un certo momento però il fuoco delle quattro Batterie cominciò ad arrestare il nemico ed il gen. Albertone ebbe tempo e modo di raggiungere il magg. De Rosa per ringraziarlo per l'efficace azione dell'Artiglieria. Ma la battaglia cessò per poco, ritornarono i nemici più minacciosi ancora, e fu necessario per il gen. Albertone ordinare la ritirata ai resti dei battaglioni eritrei. L'ordine venne dato ad alcuni, non a tutti; infatti il gen. Albertone mandò un suo ufficiale dal magg. De Rosa e gli disse: "Le Batterie siciliane rimangano sul posto, sparino fino all'ultimo colpo, e si sacrifichino per coprire la ritirata". rielaborato da Alpini Gruppo Vicenza.

   
   
Per il contributo storico I BERSAGLIERI       Origini Epopea e Gloria di Garofalo Langella Miele