Buccella Gino Cardelli Torquato Caretti Fedele Carli Giuseppe DeCarli  fratelli
De Gaspari Ercole Ferrari Luigi Franchini Enrico Franzoni Antonino Giulietti Giuseppe
Grifeo Federico Griffini Saverio GrossoCampana A. Lavezzeri Roberto Maifreni Guido
Mancini Giuseppe Merli Severino Negri Pietro E. Pagliari Giacomo Pallavicini di Priola  E.
Pallotti Giacomo Pantanali Emilio Paolini Giuseppe Pecorari Ottone Pergolesi Raffaele
Prato Leopoldo Rismondo Francesco Riva di  Villasanta A. Rolando Francesco Rossi Francesco
Scirè Sebasiano Il capitano nero Vayra Giuseppe Vitali Michele Ori fuori Corpo

Michele Vitali

1895-1916

Nasce a Parma l'8 luglio 1895. Frequenta l'Università al Politecnico di Torino e interrompe gli studi per la chiamata alle armi il 1° giugno 1915. Ammesso alla Accademia di Modena, quale allievo di complemento, ottiene la nomina a sottotenente al 16° bersaglieri. Agli inizi del 1916 viene trasferito sul Pal Piccolo in Carnia. Qui il 27 marzo 1916 nell'assalto ad una trincea, già persa dagli alpini, viene ferito ma non desiste dal prendere possesso di una postazione di mitragliatrice arroccata su uno sperone. Coi pochi uomini che lo circondano viene fatto bersaglio e quasi sopraffatto dall'intero presidio austriaco. Alla memoria, il 29 ottobre 1916, gli viene conferita la Medaglia d'Oro .

Questo baldo Bersagliere fu un vero poeta del combattimento! Un giorno il nemico, di sorpresa, strappò ai nostri una trincea avanzata difendendola poi con incessante fuoco di artiglieria. Il Sottotenente girellava in mezzo ai suoi e li catechizzava sulla necessità di essere impetuosi, domani, alla riscossa; una granata a gas mefitico, scoppiatagli dappresso, gli tolse la vista! Lo sgomento durò un istante e poi, l’ufficiale, ad occhi chiusi, riprese il suo sermone!. Il mattino successivo gli giunse un ordine laconico: «attacchi e qualunque costo fu miracolo? Gli riapparve la luce!!” Prese una scala a pioli e con quella, appoggiata alla roccia battuta del cannone, salì e giunse il primo in faccia al nemico; sventolò il cappello piumato a richiamo dei suoi e con i suoi si scagliò furente. avanti!. Fu ferito alla bocca: .Non è nulla; Avanti! - Fu ferito al braccio: .Non è vero; Avanti, Avanti!’ Una palla gli traversò il capo, cadde! Era la Gloria che, nell’ucciderlo, lo aveva abbracciato (da «Medaglie d’Oro, 1° vol., pag. 162, del Barone Errardo di Aichelburg Colonnello dei Bersaglieri. Ed. 1922 - Editoriale A. Savoldi - Bergamo).

Lettere alla madre:

Lo spirito vola e vorrei giungesse a te, tutta intera e potente la grande ondata di affetto che mi empie l'animo pensando a te mia adorata! La fede del bello e del buono che tu, sin da piccino mi hai instillato con le parole e coll'esempio, il culto di Dio e l'amore della famiglia, non verranno mai meno in me:sono la più forte arma a vincere i piu' ardui cimenti. Io sento per questo di dovere a te una gratitudine infinita, pari all'amore che ti porto

Carissima Mamma, i Bersaglieri hanno una cera ottima, nonostante il freddo e i disagi: pur tuttavia vivo è in loro il desiderio della famiglia. hanno già sei mesi di guerra e da cento giorni stanno ininterrottamente quassù in trincea. La nostra opera quindi si esplica non solo nella direzione dei lavori e delle varie operazioni guerresche, ma nel confortare e nell'incoraggiare questi bravi figluli, nello spronarli con l'esempio a vincere le difficoltà e le asprezze della guerra, nel cercare di renderci utili a coloro che più ne hanno bisogno e che sono colpiti  da disgrazie familiari...... -

Credi mamma che il combattimento costituisce la poesia della guerra, perchè in esso prendono luce e fuoco le virtù più nobili dell'individuo. La prosa sta nel sacrificio continuo a cui la guerra obbliga, nella vita di fatiche e privazioni, di continua insonne vigilanza... ..Io ti ripeto sto benissimo. Il corpo è florido, il morale alto. Non viene meno in me e mai verrà meno il pensiero e il culto di Dio e l'amore della famiglia: essi saranno sempre vivi nel mio cuore e nella mente. E con queste assicurazioni e con queste promesse, Mamma, che ti abbraccio insieme a Nonna, Papà, Fratelli. 19 novembre 1915  Il tuo Michelino

Il “trincerone“ del Pal Piccolo, presidiato dalla 272ª Compagnia alpina del battaglione Tagliamento, venne occupato dai  “feldjager” nella notte del 26 marzo 1916, approfittando di una violenta bufera di neve. Il trincerone, costruito dagli austriaci, era un’opera colossale, blindata e coperta, posta a difesa della Creta di Collinetta e del Pal Piccolo a  sinistra del passo di monte Croce Carnico attuale attraversamento stradale fra Italia e Austria.  Fu occupato nel primo anno di guerra dagli italiani e solo nel marzo del ‘16 gli austriaci ne ritentarono la conquista. Sul Pal Piccolo nelle  gallerie scavate nella neve venivano ora verso di noi i plotoni d’assalto dei cacciatori (“feldjager”alpini austriaci). L’attacco, nonostante i contrordini,  ebbe un successo insperato: sbucati dalla neve, sfondarono la linea italiana, conquistandola per un centinaio di metri. La 272ª compagnia  venne colta di sorpresa e costretta a ritirarsi. Immediata la reazione del colonnello Poggi che inviava due compagnie di bersaglieri (del 16°) e allertava ogni altro reparto disponibile in zona. La lotta si estendeva ora anche  al Freikofel ed al Pal Grande. Nel buio e nella tormenta gli uomini arrancarono a chiudere il pericoloso varco spalancatosi nelle linee italiane, creando un cordone di protezione che si appoggiava alla robusta postazione del Ridotto Castagna. Alla mattina la bufera cessò e al pomeriggio, arrivati i rinforzi, le truppe organizzate su tre colonne iniziarono il contrattacco.

Il fatto specifico: Soltanto la mattina del 27, dopo ore di lotta gli alpini, i fanti e i bersaglieri del 16° del Col. Paolino Arcodaci riuscirono ad aprirsi un varco. Vitali ferito già nel primo contrattacco non abbandonò la lotta e rimase sul campo fermandosi solo davanti alla muraglia che gli si era parata contro e sulla quale stava il nemico con una micidiale mitragliatrice. Approntata una rudimentale scala a pioli, con 3 uomini al seguito fra cui Sebastiano Scirè Risichella, (futuro oro nel '17), salì la parete e ingaggiò un corpo a corpo coi nemici che difendevano la postazione. Ferito una seconda volta (non ci vedeva più), attese l'arrivo di rinforzi e cadde al suolo definitivamente.

Motivo del conferimento: Contrattaccava col suo plotone il nemico, che era riuscito ad occupare una nostra trincea. Ferito e respinto, si appostava a breve distanza dall’avversario e con tiri di fucileria lo molestava nei lavori di rafforzamento. Il giorno successivo prendeva d’assalto la posizione nemica, dandovi la scalata mediante una scala a pioli. Rimasto con pochi bersaglieri, si affermava sulla posizione stessa, finchè giunti nuovi rinforzi, benché ferito più volte, si slanciava all’assalto decisivo, cadendo colpito al capo; fulgido esempio di valore e di tenacia. Pal Piccolo, 26-27 marzo 1916.

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Per il contributo storico I BERSAGLIERI       Origini Epopea e Gloria di Garofalo Langella Miele