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Alberto Riva
di Villasanta
1900-1918
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Nasce
a Cagliari il 20 agosto 1900. Figlio del Maggiore Giovanni, comandante della
Sassari, a 17 anni fugge da casa per arruolarsi nel 90° fanteria Salerno. Combatte nella
ritirata di Caporetto fino al Piave, ma a ripiegamento avvenuto, scoperta l'età, gli viene
imposto di frequentare un corso ufficiali per allontanarlo anche dalla prima
linea. Promosso sottotenente, passa all'8°
bersaglieri e combatte a Fagarè nel Giugno del 18 (non ancora 18enne). In agosto si guadagna una
medaglia d'Argento sempre sul Piave per la conquista dell'Isola Caserta. Nei
giorni dell'offensiva finale si trovava in Friuli, ancora una volta al Ponte di Madrisio. Riportiamo il racconto di Giuseppe Rotolo, 4 novembre -Gli ultimi
caduti-."La mattina
del 4 novembre la Decima Armata attaccò.
Prima di attraversare il Tagliamento venimmo a sapere che alle ore 15
sarebbe scoccata l'ora dell'armistizio. Provammo una grande
gioia mista a sgomento. L'idea della fine della guerra a breve
distanza di ore ci parve perfino assurda. La verità era (ma noi non potevamo saperlo) che i nostri comandanti avevano
ricevuto l'ordine perentorio di accelerare la marcia perchè l'armistizio ci
cogliesse quanto piu' vicino possibile al vecchio confine. "Domani
la 23esima Divisione preceduta dai cavalleggeri Aquila, punti su Gradisca per la
direttrice Madrisio - Rivignano - Castion di Strada - Versa - Gradisca."
E allora avanti verso il vecchio confine!. Bersaglieri
e cavalleggeri si rimettono in marcia. Ad Ariis, oltre il
piccolo ma profondo fiume Stella, gli austriaci ci attendevano al varco.
Cavalleggeri, ciclisti e nostri arditi reggimentali, al comando del sottotenente
Alberto Riva di Villasanta, misero in fuga il
nemico; il piccolo ponte venne riparato e il reggimento pote' riprendere la
marcia verso Torsa, all'avanguardia era Riva con i suoi arditi. Dal
campanile di Torsa, gli austriaci tenevano sotto controllo la strada di accesso
al paese e quando gli arditi dell'Ottavo si lanciarono all'attacco per
neutralizzare la resistenza nemica una pallottola colpì alla fronte il
coraggioso comandante. Alberto Riva cadde mezz'ora prima
dell'armistizio, aveva 18 anni. A Torsa il Comando decise di
accelerare l'inseguimento degli austriaci che frattanto si erano asserragliati a
Paradiso, con l'impiego anche della cavalleria. Erano le 14,45. L'
8° Reggimento Bersaglieri riprese la marcia verso Paradiso, in testa era il
12° battaglione. Paradiso, un mucchio di case contadine nella campagna bassa
di erbe e di sterpi, sorge tra Muzzana del Turgnano e Castion di Strada,
cinquecento metri più a nord v'e' un trivio (il trivio di Paradiso, appunto).
Quando sulla strada per Paradiso fummo raggiunti dalla cavalleria al
galoppo ci buttammo nei fossati laterali gridando: "Viva la
cavalleria!". Sembravamo
ragazzi che giocavano alla guerra e avevamo dimenticato che la morte era li' a
due passi... Mentre i bersaglieri aggiravano il paese catturando i tenaci
cecchini asserragliati nelle case, i cavalleggeri, superato il rettifilo che
taglia il paese, raggiunsero il trivio dove li attendeva, armi alla mano, un
battaglione di mitraglieri magiari: la pazza eroica galoppata scaglio' contro la
resistenza nemica l'ultimo sacrificio dell'esercito vittorioso. Caddero
nell'ardimentosa corsa i tenenti Augusto Piersanti e Achille Balsamo di Loreto,
il caporale Giulio Marchesini, i cavalleggeri Sulla Carlo, Quintavalli Giovanni
e Biancherini Giovanni, cavalleggeri dell'Aquila, tutti ragazzi diciannovenni
dell'ultima leva. Alle ore 15, mentre qua e la' si sparava ancora, echeggio' uno strano suono di
tromba: era il segnale austriaco dell'armistizio.
Un nostro velivolo, col
tricolore fluente dalla carlinga, sbucò dalla nebbia con un lungo suono di
sirena così annunziando la fine della guerra.
Ci abbracciammo l'un l'altro,
pazzi di gioia. Per dare sfogo all'improvvisa felicità consumammo la scorta dei
razzi di segnalazione e il cielo si animò di festosi colori. Più tardi, il
reggimento schierato, battaglioni affiancati, ricevette il saluto e il plauso
del comandante la divisione generale Fara. Il giorno dopo, nella piazzetta del
paese, io ebbi la ventura, col mio plotone, di rendere gli onori delle armi agli
ultimi caduti della guerra. Solo in quel momento, anch'io ragazzo appena
diciannovenne, compresi appieno che ero sopravvissuto a quella che allora
appariva la più terribile guerra della storia.
Ecco un
giovine italiano, ecco un adolescente, Alberto Riva di Villasanta, un Italiano
di Sardegna diciottenne. Suo padre era caduto nella battaglia il 7 giugno 1916.
Quattro de' suoi consanguinei erano caduti nella battaglia. Al suo fianco un suo
fratello era stato ferito. E non gli bastava. Stirpe più che ferrea, silenziosa
sublimità sarda, eroismo dalle labbra serrate, sacrifizio senza parola. L’isola
non s’è risaldata al continente ? C’è tuttavia il Tirreno tra noi e quel masso
d’amore. Al passaggio del Piave, al passaggio della Livenza questo fanciullo
aveva operato prodigi conducendo il reparto d’assalto dell’8° reggimento di
bersaglieri. Il 4 novembre all’ora precisa dell’armistizio, cadde anch’egli alla
testa dei suoi arditi, colpito nell’atto del balzo per spingere la vittoria più
lontano per più accostarsi a quelli che ci aspettavano, a quelli che ancora ci
aspettano.
Gabriele D’Annunzio
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