Gustavo Fara

Nato a Orta Novarese l'18 settembre 1859 frequenta l'Accademia di Modena dalla quale ne esce sottotenente nel 1880. Assegnato all'8° reggimento Bersaglieri conseguì la nomina a Tenente nel 1881. Dopo alcuni anni di servizio tornò in Accademia come insegnante. Nel 1888 promosso Capitano chiese ed ottenne di partire per l'Eritrea in forza al I battaglione coloniale. Fu decorato della Croce di cavaliere dell'O.M.S. per il combattimento di Agordat (27/6/1890). Rientrato in patria l'anno successivo, comandò da maggiore il 34° battaglione del 10° reggimento Bersaglieri. Promosso Colonnello assunse il comando nel 1910 del 11° reggimento col quale l'anno successivo partecipò alla campagna di Libia. Per i fatti d'arme che vanno da Sciara Sciat a dicembre meritò la promozione a Generale sul campo e la medaglia d'oro per l'l1°. All’oscuro del comando supremo il generale Pecori Giraldi inviò il 19 dicembre 1.500 uomini al comando del colonnello Gustavo Fara contro l’oasi Bir Tobras, a 15 chilometri da Ain-Zara. Si sospettava a ragione che nell’oasi fossero tenuti in ostaggio le famiglie di alcuni notabili che si erano da poco sottomessi all'Italia. Sono due battaglioni di bersaglieri e uno di granatieri che partono alle ore 2,30 della notte ma le guide si perdono e raggiungono la meta solo alle 9 del mattino. Appena fuori dalle dune, le nostre truppe si trovano davanti duemila nemici. Il colonnello Fara lancia sul fianco minacciato un battaglione di bersaglieri che arresta il movimento nemico. Gli arabi tentano un avvolgimento sul lato destro, il colonnello provvede con un altro battaglione di bersaglieri. La battaglia, molto violenta, finisce a mezzogiorno. Sei italiani e centinaia di arabi sono a terra ma l’iniziativa non piace a Caneva che accusa anche i due (Pecori Giraldi e Fara) di incompetenza e di rischio scampato (naturalmente se ne avessero trovato il doppio ....). Diverso fu il parere del generale L. Cadorna che, scrivendo all'aiutante di campo del re, generale U. Brusati, appuntò le critiche solo su Pecori Giraldi, mentre per il F. ebbe parole di encomio, caldeggiandone la promozione a maggiore generale; questa giunse infatti pochi giorni dopo con missiva del re. Umberto I

Al comando di una Brigata mista condusse nell'estate del 1912 la conquista di tutte le località costiere, per la quale venne questa volta lui insignito di Medaglia d'Oro nel 1913. Allo scoppio della Grande Guerra col grado di Tenente Generale ebbe il comando della 4a divisione rimanendo ferito sul Sabotino il 24 ottobre 1915. Ebbe altri incarichi e la Medaglia d'Argento a Monfalcone nel 1917. Passato al comando della 47a divisione composta tutta da Bersaglieri, raggiunse l'altopiano della Bainsizza. Ancora coi bersaglieri nelle giornate di Vittorio Veneto. Per i fatti conclusivi della guerra fu nominato Grande Ufficiale dell' O.M.S. Ebbe comandi nel dopoguerra fino al suo collocamento nella riserva.  Morì a Nervi il 24 febbraio 1936.    

http://www.treccani.it/enciclopedia/gustavo-fara_(Dizionario-Biografico)/
Dalla scheda del senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 12/3/1936
Dati anagrafici Gustavo FARA
Data di nascita:18/09/1859 Data del decesso: 24/02/1936
Luogo di nascita: ORTA NOVARESE (Novara)- oggi ORTA SAN GIULIO (Novara) Luogo di decesso:GENOVA-NERVI
Padre: Carlo Madre: BEDONE Antonietta Coniuge:MAZZONI Giulia
Luogo di residenza: GENOVA Indirizzo: Via Vittorio Emanuele II, 10
 

Titoli di studio:Scuola militare Professione: Militare di carriera (Esercito) Carriera: Generale di divisione (22 luglio 1923)
Titoli professionali, accademici e altri titoli: Ispettore dell'Associazione nazionale combattenti
Attività politica PNF GENOVA Iscrizione:02/05/1922 UNFS Si Iscrizione:29/05/1929
Nomina a senatore 22/12/1928 Convalida nomina:09/05/1929 Giuramento: 10/05/1929 Relatore: Luigi Rava
Servizi bellici Periodo:1887-1890 campagna d'Africa; 1911-1912 guerra italo-turca; 1915-1918 I guerra mondiale Arma: Esercito
Decorazioni: Medaglia d'oro per le campagne d'Africa, Croce d'oro per anzianità di servizio, Medaglia commemorativa della guerra italo-turca, Medaglia d'argento al valore militare, Distintivo d'onore per i feriti di guerra, Medaglia Mauriziana al merito militare di dieci lustri, Croce al merito di guerra, Medaglia interalleata della Vittoria, Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918, Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia
 


Commemorazione
Figura di leggenda pareva quella di Gustavo Fara, prode fra i più prodi, che visse senza soste e senza ombre tutta una vita di eroi. Il 27 giugno 1890 il giovane capitano Fara, novarese, con due sole compagnie indigene, affrontava e sgominava presso Agordat, un migliaio di Dervisci mahdisti penetrati in territorio eritreo. Per quell'operazione egli si guadagnò la croce dell'Ordine militare di Savoia. Al comando del glorioso 11° reggimento bersaglieri, il colonnello Fara compì poi, durante la campagna libica, gesta di valore che gli meritarono, insieme con la più viva e diffusa popolarità, la medaglia d'oro e la promozione a maggior generale sul campo. Durante la grande guerra, il generale Fara tenne il comando di una divisione militare, combattendo strenuamente alla testa di essa su tutti i settori più contrastati del fronte. Fu ferito sul Sabotino, ebbe altre decorazioni al valore e il grado di grande ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia. Solo chi lo vide sulla linea del fuoco, durante le epiche giornate dell'ottobre 1911 in Tripolitania e nei momenti più duri e ardui delle nostre offensive sull'Isonzo, può avere un'idea di quel che fosse Gustavo Fara come esempio e animatore di eroismo. Egli era veramente una natura che potremmo dire favolosa di guerriero e nello stesso tempo, come non di rado si vede in simili tipi umani, un buono, dolce e candido spirito quasi di fanciullo. Un tal uomo non poteva rassegnarsi ai tristi ozi della giubilazione quando, subito dopo la guerra, l'Esercito e la Patria furono abbandonati agli oltraggi e alle minacce dei facinorosi. Gustavo Fara fu dunque fra i primi e più baldi campioni del Fascismo, continuando fra gli squadristi in camicia nera l'attività svolta già con tanto onore fra i suoi bersaglieri, i suoi fanti. Egli partecipò alla Marcia su Roma al comando di una colonna e subito dopo fu nominato comandante della III zona della milizia volontaria. Dal 1929 faceva parte del Senato che nutriva per il glorioso soldato un sentimento unanime di simpatia e di ammirazione. Alla memoria di lui e degli altri Colleghi scomparsi l'Assemblea si inchina con affettuoso rimpianto.

MUSSOLINI, Capo del Governo, Primo Ministro. "Domando di parlare". PRESIDENTE. "Ne ha facoltà".
MUSSOLINI, "Il Governo si associa alle alte parole di cordoglio e di rimpianto pronunziate dal Presidente di questa Assemblea".
Luigi Federzoni, Presidente.

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