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Enrico
Franchini
1823/1887
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Nasce
ad Alessandria il 2 novembre 1823 ed entra giovanissimo nei collegi militari.
Nella I guerra di indipendenza è sottotenente al 6° fanteria Aosta. Passato
nel corpo fu alla guerra di Crimea (menzione onorevole) e alla II guerra di
indipendenza. Combattè a Magenta col grado di capitano nel 9° del Maggiore
Angelino e a S.martino. Per l'indomito ardore e la singolare perizia dimostrate
nei fatti d'armi del 6 maggio e 24 giugno ottenne due medaglie d'argento. Fu
protagonista nell'attacco alla rocca di Spoleto, per cui venne insignito
dell'Ordine Militare di Savoia. Promosso maggiore per meriti di guerra operò
contro il brigantaggio e fu autore l'8 dicembre1861della cattura di Borjes.
L'operazione gli guadagno la medaglia d'Oro al Valore Militare. Menzione
onorevole alla III guerra di indipendenza nel 1866, passò l'anno dopo come
Tenente Colonnello al 29° fanteria Pisa. Si ritirò dal servizio nel 1873 dopo
un breve periodo allo stato maggiore. Morì ad Alessandria il 25 agosto
1887.
Rapporto del
maggiore Franchini sulla cattura di Borjes-
"Nel settembre (1861) il
carlista Borjes era sbarcato sulle coste di Calabria. Aveva raccolto le bande di
Nanco, di Donato e di Crocco e si era messo a vagare per i boschi della Sila. Il
suo obiettivo era entrare nello stato della Chiesa, dove avrebbe avuto aiuti e
riparo e per questo passò in Basilicata e attraverso la Terra di Lavoro
(Campania settentrinale, Lazio meridionale) a Tagliacozzo in Abruzzo. Il
Maggiore Enrico Franchini del XXVIII btg, avvisato di questi spostamenti, fece
prendere ai suoi uomini tre giorni di viveri e, divise le compagnie, s'incamminò
verso la frontiera per intercettarlo. Borjes era a circa tre ore di marcia dalla
frontiera e con sé gli restavano ormai pochi uomini, stanchi del viaggio. La
neve, caduta abbondantemente, era alta, la strada impraticabile. Decise di
fermarsi alla cascina Mastroldi per far riposare i cavalli e passare la notte.
La pattuglia appiedata di bersaglieri che lo tallonava sostò anch'essa, incerta
se agire da sola o chiedere rinforzi. Il Sergente che comandava, per maggior
sicurezza, piazzò gli uomini al riparo per la notte, e mandò una staffetta al
campo La cattura e la fucilazione nei racconti "ufficiali: il documento
indirizzato al generale Alfonso La Marmora dal maggior Franchini:.
Alle ore 11 e ½
della sera del 7, una lettera del signor sotto-prefetto del circondario m'avvisò
che Borgès con 22 suoi compagni a cavallo era passato da Paterno dirigendosi
sopra Scurcula; ed altra, alle ore 3 e ½ del mattino degli 8, del signor
comandante i reali carabinieri, da Cappelle mi faceva sapere che alle 8 di sera
dei 7, avevano i medesimi traversato detto paese, e che tutto faceva credere
avessero presa la strada per
Scurcula e Santa Maria al Tufo. Dietro tali notizie
io spediva tosto una forte pattuglia comandata da un sergente verso la Scurcula
colla speranza d'incontrarli, ed altra a Santa Maria comandata da un caporale
per avere indizii se mai i briganti fossero colà arrivati; ma costoro prima
degli avvisi ricevuti avevan di già oltrepassato Tagliacozzo e traversato
chetamente Santa Maria, dirigendosi sopra la Lupa, grossa cascina del signor
Mastroddi. Certo del passaggio dei briganti, io prendeva con me una trentina di
bersaglieri, i primi che mi venivano, ed il signor luogotenente Staderini che
era di picchetto; ed alle due prima di giorno, mi metteva ad inseguire i
malfattori. Giunto a Santa Maria trovava la pattuglia colà spedita, e questa e
dai contadini aveva indirizzi certi del passaggio dei briganti, ed aiutato dalla
neve, dopo breve riposo, celermente prendeva le loro tracce, per la Lupa. Erano,
circa le 10 antimeridiane allorché io giunsi alla cascina Mastroddi, ma nulla mi
dava indizi che essa fosse occupata dai briganti, quando una cinquantina di
metri circa da quel luogo vedo alla parte opposta fuggire un uomo armato. Mi
metto alla carriera, lo raggiungo e gli chiudo la strada, i miei bersaglieri si
slanciano alla corsa dietro di me; ma il malfattore, Vistosi impedita la fuga,
mi mette la bocca della sua carabina sul petto e scatta; manca il fuoco; lo miro
alla mia volta colla pistola ed ho la medesima sorte; ma non falli' un colpo
sulla testa che lo stese a terra. I bersaglieri si aggruppano intorno a' me ed a
colpi di baionetta uccidono quanti trovano fuori (cinque): altri circondano la
cascina; ma i briganti, avvisati, fanno fuoco dalle
finestre e mi feriscono due bersaglieri. S'impegna un vivo combattimento, ed i briganti si difendono
accanitamente. Infine, dopo mezz'ora di fuoco, intimo loro la resa, minacciando
di incendiare la casa: ostinatamente rifiutano, ed io volendo risparmiare quanto
più poteva la vita ai miei bersaglieri, già faceva appiccare il fuoco alla
cascina, quando i briganti si arrendevano a discrezione. Ventitré carabine, 3
sciabole, 17 cavalli, moltissime carte interessanti cadevano in mio potere, 3
bandiere tricolori colla croce di Savoia, forse per servire d'inganno, non che
lo stesso generale Borgès e gli altri suoi compagni descritti nell'unito stato,
che tutti traducevo meco a Tagliacozzo, assieme ai 5 morti, e che faceva
fucilare alle ore 4 pomeridiane, ad esempio dei tristi che avversano il Governo
del Re ed il risorgimento della nostra patria. Alcune guardie nazionali di
Santa Maria col loro capitano che mi avevano seguito, si portarono lodevolmente,
per i quali mi riserbo a far delle proposte per ricompense al signor prefetto
della provincia. Il luogotenente signor Staderini si condusse lodevolmente, e mi
secondava con intelligenza, sangue freddo e molto coraggio. Tagliacozzo, 9
dicembre 1861. Il maggior comandante il battaglione. FRANCHINI
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