L'assedio di Adigrat

 

" Il forte non sarà abbandonato, ho viveri per un mese e munizioni abbondanti. Il paese non si preoccupi di noi.

Faremo il nostro dovere, anche se ci fosse bisogno di saltare in aria."

Baffo di ferro (così lo chiamavano i suoi sottoposti), il suo telegramma lo aveva mandato

"Piccolo, tarchiato, faccia abbronzata dal sole, lineamenti energici, è il vero tipo del vecchio bersagliere."  

 

Così si esprimevano i giornali nella primavera del 1896 sul maggiore Marcello Prestinari, rinchiuso nel forte d'Adigrat dal giorno della sconfitta di Adua (1 marzo). Prospettive di liberazione? Per ora pochine.

Marcello Prestinari era nato vicino a Novara il 19 aprile 1847. Entrato nel corpo dei Bersaglieri al 7° reggimento, sale nei gradi fino a quello di capitano, quando come aiutante maggiore, entra nello staff del Gen. Antonio Baldissera. Nel 1887 è mandato in Colonia fra i neo costituiti Cacciatori d'Africa, detti anche "Bersaglieri d'Africa" per il loro pennacchietto. A Massaua il suo pronto intervento in un incendio scoppiato in mezzo alle capanne di paglia e legno è ricompensato con una medaglia d'argento al valor civile. Ritornato al reggimento in Italia, sventa un tentativo di strage perpetrata da un soldato impazzito in caserma ad Avellino guadagnandosi il secondo'argento. Ritorna in Africa nell'estate del '94 e come comandante di compagnia nel battaglione Toselli partecipa agli scontri di Coatit del gennaio '95.

 

La condotta e la partecipazione alla difesa del Quartier Generale di Baratieri gli valgono il terzo argento. Con la promozione a Maggiore nell'estate passa a comandare il  Corpo dei Cacciatori. L'anno volge al termine e il Ketit d'Etiopia è già  suonato. Per le capacità dimostrate in comando gli viene affidato il forte di Adigrat, località a 2527 metri slm. nel Tigrè orientale. Qui 1565 nazionali delle truppe coloniali e 407 indigeni si apprestano a respingere un probabile attacco delle truppe del Negus vittoriose ad Adua. Viene fatto l'inventario dei viveri, dell'acqua, dei magazzini e delle disponibilità circostanti. In lontananza ogni tanto si scorgono i fuochi degli abissini che vanno e vengono dall'assedio. Gli unici contatti sono con i soldati sbandati, che arrivano al forte in gravi condizioni di salute e denutrizione, poi con quelli che riescono a fuggire dalla prigionia del Negus. Del maggiore Salsa (negoziatore della pace) si hanno scarne notizie o nessuna, tanto che viene a volte dato per disperso, imprigionato o morto. Ad aggravare la situazione, scoppia un'epidemia di tifo che uccide molti soldati. Il 2 aprile la situazione numerica è stabile fra i nazionali, compensati dagli sbandati che arrivano al forte, ma sono venuti a mancare circa 100 indigeni.  Ammalati e ricoverati in infermeria oltre 200 persone.  

Il 4 aprile il Gen. Baldissera (ex comandante di reggimento bersaglieri), comandante militare in Eritrea ha ristrutturato le forze disponibili su due divisioni. Fra i suoi compiti portare aiuto agli uomini di Cassala e liberare Adigrat. Le sue mosse sono prudenti, la catena dei rifornimenti sempre attiva cosi come quella delle informazioni. Lentamente ma con progressione il 2 maggio le divisioni giungono alla piana di Gullabà in vista d'Adigrat. Gli occhi che spiano gli italiani e vanno a riferire sono sempre tanti. Qui gli amici del mattino sono spesso i nemici della sera. Il contemporaneo secco scatto di 15.000 otturatori si ripercuote per chilometri nell'aria tersa dell'altopiano. La crisi d'Adua era superata. Il 5 maggio, le colonne di soccorso raggiungono Adigrat, dando inizio allo sgombero degli ammalati. Il 18 maggio alle 10 in un silenzio solenne rotto solo dalle note della fanfara, la bandiera scende dall'asta.  Ripiegata nell'apposita cassetta viene restituita al Gen. Baldissera. La carriera di Prestinari non è terminata. Insignito dell'Ordine Militare di Savoia  viene rimpatriato e comanda il 23°battaglione del 12° Rgt. bersaglieri e il 6°. Nel 1903 da Colonnello comanda il 45° fanteria. La sua fama d'intransigente lo porta a scontrarsi coi superiori sulla qualità dei pasti e su altri piccoli aspetti della vita di caserma. I provvedimenti disciplinari nei confronti di un pluridecorato come lui, non possono andare oltre gli arresti semplici. Ha 60 anni, ma viene definito ancora "una brutta gatta da pelare". Le sue dimissioni più volte respinte sono ora accettate. A 68 anni nel 1915 si arruola volontario. Il grado da generale non possono toglierglielo e dal primo incarico nelle Milizie Territoriali passa al comando della brigata Etna.

 

"La situazione non è delle più rosee": così la racconterebbe e la raccontava nei teatri un ragazzo di nome Leopoldo Fregoli (Roma 1867-1936) che intrattiene con giochi di illusionismo o macchiette i commilitoni. La sua carriera esploderà poi in tutta Europa nel grande genere dei trasformisti, tutt'ora in auge con Brachetti. In effetti Fregoli aveva assolto il servizio militare almeno 6 anni prima (poichè era del 67 e non era poi tanto giovane), come volontario in Eritrea e questa, dell'assedio di Adigrat, è una sua vanteria probabilmente a fini teatrali (non è escluso facesse satira sui governanti come più tardi Petrolini): in quel periodo (1896) stava sicuramente a Parigi dai Lumiere come dirà “Per una settimana rimasi con loro per impratichirmi nello sviluppo, stampa e proiezione. Convinto che la proiezione di questi brevi filmati alla fine del mio spettacolo mi giovasse; presi in prestito una macchina e il diritto di trasmissione su un certo numero di Film” 

   

Il 10 giugno 1916, quattro giorni dopo la nomina viene colpito da Shrapnel sull'altopiano d'Asiago. Baffo di ferro se ne era andato nel migliore dei modi.  Alla memoria gli viene ora conferito l'Oro

"Comandante di una brigata di M.T. in riserva sull'altopiano di Asiago, assunse con giovanile entusiasmo, il comando di altra brigata permanente, già impegnata in prima linea e guidandone animosamente all'attacco i reggimenti, incontrò bella morte chiudendo con un mirabile esempio di illuminato ardimento, una esistenza, tutta contesa di episodi di valore - Regione Pontecche Gallio Asiago 10 giugno 1916"  

 

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