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Francesco
Rismondo
1885-1915
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Nasce
"irredento" a Spalato in Dalmazia il 15 aprile 1885. Figlio di armatore gestisce per un
certo periodo l'agenzia di navigazione Dalmazia e compie diversi viaggi in
Italia. Organizza le società e i circoli italiani in Spalato con la segreta
speranza che il territorio prima o poi ritorni all'Italia. I colpi che uccisero
a Sarajevo l'Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Contessa Sofia Chotek,
risuonarono anche in Dalmazia. La notizia giunta il giorno dopo (29/6), al
pomeriggio, trovò Francesco sulla linea di partenza della gara regionale del
Campionato di Dalmazia organizzata dal Veloce Club di Spalato di cui era
Presidente e corridore. Stava iniziando per lui il cammino verso la gloria. Nell'aprile
del 1915 passa in Italia e chiede insistentemente di essere arruolato. In giugno
viene accettato al VIII Btg ciclisti ma destinato al servizio di retrovia come
interprete. Il mese dopo ottiene di andare in prima linea sul S. Michele. Qui
con l'altro battaglione ciclisti, l'XI di Papà Ceccherini sono protagonisti di
due giorni di scontri violenti con il 4° Rgt. ungherese Honved. Dato per
disperso da parte italiana, viene fatto prigioniero e probabilmente non
riconosciuto. Le ferite lievi subite in combattimento si risolvono in pochi
giorni e Franz come ora lo chiamano gli ungheresi viene adibito a lavori di
sterro stradali. Il 10 agosto quando un attacco Italiano si palesa nelle
vicinanze Rismondo si mette alla testa della rivolta ma viene con altri compagni
ucciso dalle guardie. Gabriele Dannunzio sulla scorta di testimonianze
frammentarie lo diede per impiccato e nel quarto anniversario della morte alla
vigilia dei fatti di Fiume lo definì "L'Assunto di Dalmazia".
La medaglia d'oro concessa nel 1952 reca la stessa versione "Catturato e
riconosciuto affrontava serenamente il patibolo confermando il suo sublime amore
di Patria. Gorizia 10 agosto 1915"
Motivo del
conferimento: Volontario di guerra, irredento, animato dal più alto
patriottismo, nelle aspre lotte sul Monte San Michele, combatteva accanitamente
dando prova di mirabile slancio e d’indomito ardimento, finchè cadeva gravemente
ferito. Catturato, riconosciuto dal nemico, affrontava serenamente il patibolo
confermando col martirio il suo sublime amore di Patria. Monte San Michele, 21
luglio 1915 Gorizia, 10 agosto 1915.
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