MANIFESTAZIONE DEL 4 FEBBRAIO 2003
Non ho mai pensato
di poter scrivere,da docente,sul giornale della scuola. Per essere
onesti, non sono a mio agio e non mi sembra facile scrivere tutto
quello che ho nella mente. Non è facile…mi rendo conto che sono
dall’altro lato dello steccato e un oceano di anni mi divide dai miei
alunni. Ci provo comunque, stando con loro e, perché no,andando
insieme in Provincia a protestare, a chiedere i perché dei ritardi per
quel benedetto ascensore e così,camminando,scambio un po’ di
chiacchiere, di pareri,ci comunichiamo i pensieri e poi…li vedo "extra
moenia". Mi rendo conto ancora una volta di quanto colore e calore c’è
nei ragazzi fuori dalla scuola, fuori dal "perimetro castigale",come
qualcuno l’ha definita nei graffiti-ricordo dell’occupazione. In
Provincia sembra andare tutto bene. L’incontro con l’Assessore sembra
positivo. Si conclude con le promesse di porre fine ai lavori ormai
insostenibili che fermano le attività di parte della scuola. E
finalmente, dopo un po’ di tempo, possiamo usare l’ascensore. Tutti
contenti? Macchè… Nella scuola c’è un mare di cose ancora da fare.
Anche se viviamo immersi in varie proposte formative,non sempre si
riesce a decidere quale possa diventare il nostro progetto culturale
di vita. La stessa occupazione con tutte le sue contraddizioni
interroga fortemente alunni,docenti e genitori. Da che parte
incominciare? E’ evidente che la sola attività didattica non basta a
rispondere a tutte le domande che i ragazzi fanno. Allora…se
provassimo a parlare? E se provassimo a trovare un modo per
confrontarci sui problemi che viviamo ogni giorno? E se provassimo ad
ascoltarci? E se provassimo a superare i bisogni dell’"hic et nunc"?
che affliggono la maggioranza di noi? Penso che nel nostro caso,
l’incontro tra diversi, quali siamo, per condizione, ha bisogno di
tempi lunghi,di spazi possibili e verificabili, che consentano
l’ascolto, la discussione e la proposizione. Sono fortemente convinta
che la ricerca del tempo per proporre piani formativi in cui le parti
siano protagoniste. In questo studenti, docenti e genitori sono
accomunati da un’unica povertà:la mancanza di tempo da dedicare alla
comunicazione. J.Needleman, professore di filosofia al San Francisco
State University, nel suo recente saggio sul tempo, scrive nella
premessa"Where has all the meaningful time gone?"Il tempo"pieno di
significato"è il tempo che ognuno darà alla prospettiva del
miglioramento della qualità della vita nel luogo in cui viviamo gran
parte della giornata. E? il tempo che daremo al confronto tra le parti
per una politica nella scuola che veda tutti protagonisti di scelte a
favore della pace, dello sviluppo sostenibile, della promozione della
giustizia, della legalità e del bene comune. L’isolamento che vede le
parti lontane e nemiche è la "aching question". A mio parere, esso non
si risolve con il solo intervento didattico nella classe dove ognuno
gestisce a modo suo il percorso formativo o in assemblee poco
partecipate né tantomeno in manifestazioni che rispondono ai bisogni
del momento.La ricerca, in una prospettiva lunga e dilatata, degli
spazi di tempo, dell’ascolto reciproco e della comunicazione è,secondo
me, la carta vincente e reale per attivare una strategia che promuova
la cultura della democrazia nei luoghi della cultura. Mettersi in
discussione, alunni, docenti e genitori può portare frutti al nostro
tempo che ci proietta in un futuro fatti di insicurezze in cui l’uomo
ha bisogno di ritrovare le motivazioni e le energie per affrontare le
situazioni. Non si tratta di cambiare "perché tutto resti come prima",
ma di tentare le strade, i percorsi che rendono praticabile la
democrazia,senza strumentalizzazioni di alcuna sorta,cercando spazi
per esprimere idee ed opinioni nel rispetto reciproco. La scuola è il
luogo della cultura e se è vero che "è mediante la cultura che l’uomo
diventa più uomo,accedendo più intensamente all’"essere"che gli è
proprio": allora potremo cominciare a dare "meaning"alle nostre
esperienze,non ignorando l’ombra, ma cercando il lato luminoso delle
esperienze e delle persone che le vivono.
Prof.ssa Mauro
L’ATTESA DI UN POPOLO INNOCENTE
La
guerra è ormai alle porte, troppo grande è la determinazione del
quartetto omicida Bush – Blair – Berlusconi – Aznar. Ambasciatori,
diplomatici, giornalisti occidentali e perfino il personale delle
agenzie umanitarie entro il 14 marzo lascerà il paese, poi, si
scatenerà l’inferno.
Milioni di bombe raderanno al suolo un paese già martoriato; i
bombardieri USA non risparmieranno nemmeno scuole ed ospedali del
"regime terrorista", infatti Bush tenta di convincerci che anche
l’ultimo bambino iracheno è un potenziale terrorista; già migliaia
(molti più delle morti delle Twin Towers) sono i bimbi morti per
l’embargo imposto all’Iraq dalla comunità internazionale, infatti gli
USA non permettono nemmeno l’ingresso delle medicine (dato Emergency)
per i ricoveri infantili, il tutto per distruggere la "minaccia Saddam".
Ma
che colpa ne ha, dei crimine del regime, quel bambino iracheno che ha
perso i genitori sotto i bombardamenti della prima guerra del Golfo ed
adesso si ciba con i suoi sette fratelli, nella discarica di Al Masfa
ad ovest di Baghdad?
Tutto ciò per il controllo delle riserve petrolifere della regione
mediorientale.
La
popolazione più semplice trascorre i giorni di festa a scavare bunker
nei giardini. C’è chi vende divani per acquistare piccoli generatori
per sopravvivere alle bombe, che inevitabilmente colpiranno le
centrali elettriche. I più facoltosi acquistano maschere anti-gas: il
Rais spera che le truppe anglo-americane possano così trovare un
ostacolo nelle battaglie urbane che si combatteranno per la conquista
della capitale. Il regime, inoltre, sta distribuendo fucili, pistole,
lanciarazzi ai civili, assistiti dalle "truppe scelte" dell’esercito
iracheno. Al mercato degli uccelli, vanno molto i canarini: sono i
volatili più sensibili ai gas. In migliaia chiedono di lasciare il
paese. La popolazione per difendersi dai gas angloamericani sigilla i
vetri delle case con semplice cerotto. I prezzi dei generi alimentari
di prima necessità sono saliti alle stelle. Il governo ha distribuito
in anticipo le razioni di giugno e luglio, quelle pagate con il
programma Onu "Oil for food" Petrolio per cibo.
E
l’Occidente ….. sta a guardare; o meglio, mentre in milioni hanno
detto "No" alla guerra, i soli governanti preparano il più grande
sterminio del nuovo millennio.
Saddam va arrestato, ma le bombe che anche noi italiani nella prossima
Finanziaria pagheremo, uccideranno la gente comune, non i pilastri del
regime dittatoriale.
Coscienti di tutto ciò portiamo sempre con noi gli stracci bianchi di
pace, issiamo le nostre bandiere multicolori, abbattiamo
l’indifferenza e disobbediamo a chi vuole la nostra autorizzazione per
soli scopi elettorali per uccidere un popolo inerme, indifeso ed
incolpevole dei crimini di Saddam.
Ed
mentre i bimbi iracheni impauriti più che mai, aspettano le nostre
bombe ed i nostri gas… noi battiamoci per la pace:
no
alla guerra senza se e senza ma.
Fulvio Puzone III G
8
MARZO…PERCHE’?
8 Marzo :giornata
dedicata alla donna …ma perché?!?Beh, forse i superficiali si
accontenteranno di credere che si tratti di una semplice trovata
commerciale tutta fiori e regalini…oddio immaginare delle scenette
prosaiche fa accapponare la pelle,ma si tratta di una
realtà,manifestazione di una diffusa ignoranza.La motivazione per cui
è stata dedicata una intera giornata alla donna in pochi se lo
chiedono.Allora diamo un’occhiata insieme a ciò che ci racconta la
storia tornando indietro di un po’,precisamente alla fine del
‘700,cioè quando si cominciò ad affermare quel movimento
ideologico,teso a rivendicare l’equiparazione della donna all’uomo in
tutti i campi,chiamato Femminismo .La prima
rivendicazione dei diritti politici e civili della donna fu presentata
nel 1789 da Felicitè de Keralio con un "Cahier des doleances des
femmes" .Il Femminismo è dunque un fenomenotipicamente moderno che si
afferma,come dottrina,con la rivoluzione francese.Il problema della
parità dei sessi affascinò molti scrittori rivoluzionari che
riconoscevano la donna come parte integrante e autonoma della società
: particolarmente interessato fu Charles Fourier, che per primo usò,
nei riguardi della donna, la parola "emancipazione " . Intanto l’idea
femminista si sta affermando anche in Inghilterra, nel 1792 Mary
Wollstonecraft scrisse la "Rivendicazione dei diritti della donna " :
i concetti della Wollstonecraft furono ripresi da John Stuart Mill,
nella seconda metà dell’ ‘800 , il primo deputato inglese che presentò
in parlamento una petizione promossa da un comitato femminile per la
richiesta del voto alle donne : da allora la conquista del suffragio
venne considerata il primo obbiettivo da raggiungere, il punto di
partenza per nuove conquiste. Nel 1903 riuscì ad avere una vera e
propria organizzazione Women’s Social and Political Union (WSPU) per
opera di Emmeline Pankhurst. Questa organizzazione femminile, le cui
aderenti furono chiamate dall’opinione pubblica " Suffragette", adottò
un sistema nuovo nella storia del femminismo:la lotta.Ma solo dopo la
prima guerra mondiale le donne inglesi ottennero il diritto al voto
dopo 50 anni di lotte e 2584 petizioni.Dopo le inglesi ,ottennero il
voto le donne americane nel 1920.All’inizio del ‘900 anche altri paesi
europei (Finlandia ,Norvegia, Germania, Russia ,Danimarca, Austria,
Cecoslovacchia,Svezia) concessero il voto alle donne.
In Italia,dalla fine
dell’ ‘800,molte donne erano occupate nell’industria e il partito
socialista si impegnò per il miglioramento del lavoro della donna e
del diritto di voto. Solo dopo le due guerre mondiali,fu riproposto il
problema dell’emancipazione femminile.Il 1° febbraio del 1945 le donne
italiane ottennero il suffragio e il 2 giugno 1946 votarono per il
referendum istituzionale dal quale nacque la Repubblica Italiana.Con
gli anni Sessanta si andò progressivamente affermando il principio
della parità dei sessi in senso socio-culturale.Attualmente nella
nostra cultura,considerata"altamente civilizzata" o presunta tale ,la
donna sta conquistando nuovi spazi vitali ,soprattutto in un mondo
dove il lavoro è spietato e competitivo.Tuttavia,essendo la nostra
società nell’epoca dell’edonismo e delle contraddizioni,la donna resta
incessantemente sottoposta ad un perverso processo di mercificazione
sessuale,con tutte le conseguenze facilmente
immaginabili.Contrariamente,nei paesi del Terzo Mondo ed in quelli in
cui esiste identificazione tra potere politico e potere religioso,il
cammino verso l’emancipazione femminile è ancora agli inizi,ma è
rischioso e scorretto voler confrontare culture diverse,oltretutto
avvalendosi unicamente dei propri parametri valutativi.L’8 marzo è
solo una data simbolica,un ricordo di una lotta ancora viva ,a cui la
donna non si sottrarrà.Ricordiamo che uomo e donna ,in quanto esseri
umani,hanno pari dignità sia in una dimensione laica che in una
prospettiva religiosa.Le naturali differenze di carattere
fisici,fisiologico e psicologico sono comunque da tener conto :parità
infatti non significa sciocca "equivalenza",ma valorizzazione della
diversità .
Mariarosaria Persico
IIIG
LA SCUOLA PER LA LEGALITA' E LA SOLIDARIETA'
Da anni il Garibaldi
partecipa fedele alle maratone internazionali organizzate dal Comune
di Napoli. Fra le motivazioni l’ecologia o la legalità,quest’anno la
marcia sarà per la pace.Sono manifestazioni sportive dedicate
esclusivamente alle scuole(ma chiunque può parteciparvi) è gratuita,
non agonistica (può essere praticata ad andatura libera) e in dono
sarà dato un pacco-gara (maglietta,medaglia,pettorale e gadjet vari)
ad ognuno. L’ appuntamento è alle 9:00 a P.za Plebiscito al giorno 9
marzo 2003, con partenza prevista per le 10:30.E’ necessario, entro il
28 febbraio 2003 dare la propria adesione alla prof.ssa GIACCA o al
prof.CAGLIUSO per avere il pacco-gara.
Vi aspettiamo in tanti…per la
pace!
Lisa Cardone IV B
DOMENICHE MEDIEVALI
E’ rivolto a tutti gli
studenti interessati l’invito a partecipare,una domenica al mese, alla
riscoperta dei borghi medievali della Campania ,attività organizzata
dal prof. Strommillo e da un professore universitario di storia
medievale.La partenza è prevista per la mattina e il ritorno per il
pomeriggio,per maggiori informazioni rivolgersi al prof. Strommillo!
Stella Piscopo II G
MEMORANDUM
Tutti i mercoledì,
nella sede del Centro Solidarietà ,sito in Vico Castrucci 4B ,si
svolge un doposcuola gratuito, aperto a tutti gli studenti,sia quelli
che vogliono scoprire il fascino dello studio comune ,sia quelli che
vogliono aiutare i bambini più piccoli del rione Sanità.Rivolgersi al
prof. Strommillo.
A
cura del Centro di Solidarietà
No Wto, No Gats
Il processo di
globalizzazione neoliberista ha un intento ben chiaro: unificare lo
stato al mercato, sottomettere l’amministrazione dello Stato alle
esigenze dell’ economia capitalistica, smantellando il welfare
costruito con anni di lotte proletarie. Nell’ambito di questo processo
si colloca la creazione di organismi elitari ed antidemocratici, che
in funzione degli interessi delle multinazionali decidono per tutti i
cittadini del mondo. Uno di questi è sicuramente il Wto(Organizzazione
mondiale del commercio), nato nel 1995 in seguito alla rottura degli
equilibri economici degli accordi di Breetton Woods del 1976, avvenuta
a causa della caduta del muro di Berlino e il crollo del comunismo
sovietico, e con la conclusione del più lungo dei cicli negoziati del
Gatt( Accordo generale sul commercio e i beni), l’Uruguay Round,
lanciato nel settembre 1986 a Punta del Este. Oggi il Wto conta 144
paesi aderenti e controlla il 90% degli scambi internazionali di merci
ed assume sempre più potere, attuando processi decisionali che tendono
ad emarginare i paesi più deboli e scomodi. Infatti, pur presentandosi
come una struttura democratica, che funziona secondo il principio un
paese un voto, nella pratica si osserva una grave mancanza di
democrazia e di trasparenza. Le decisioni fondamentali vengono prese
nel corso di riunioni ristrette, come è avvenuto negli ultimi incontri
di Doha e Sidney, e i paesi del sud del mondo vengono sempre esclusi
dalle "stanze verdi" in cui vengono prese le decisioni. Questa
concentrazione di potere si dimostra poi essere funzionale agli
interessi delle multinazionali, ovvero delle elites economiche e
finanziarie globali, senza che venga fatta una congrua valutazione
d’impatto ambientale, sociale e di sviluppo nei singoli paesi.
Purtroppo però il Wto sta espandendo la sua sfera di influenza con un
accordo multilaterale sui settori pubblici dell’economia, il Gats(Accordo
generale sul commercio ed i servizi), che si propone di imporre le
regole del mercato globale anche in quei settori dell’economia, che
invece entrano nell’area del welfare. L’accordo si propone di
inglobare nel "libero commercio" aree statali dell’economia, come la
sanità, i trasporti, l’istruzione, l’energia, gli acquedotti, il gas,
le telecomunicazioni. Questo significa che un giorno, dopo
l’attuazione del Gats, potremo trovarci ospedali, scuole, uffici
postali gestiti dalle multinazionali piuttosto che dallo Stato. Il
Gats risponde ai principi neoliberisti, che tendono a trasformare i
valori d’uso in valori di scambio e a sottomettere diritti
fondamentali alla speculazione economica e al profitto capitalistico.
Infatti con l’entrata in vigore del Gats, i Governi e le
amministrazioni locali non potranno investire nella scuola pubblica,
non potranno spendere del denaro pubblico per l’edilizia scolastica
perché significherebbe commettere un atto di sleale concorrenza, che
danneggerebbe gli investimenti privati. Dire no al Gats significa
anche dire no alla riforma Moratti, purtroppo recentemente approvata
alla Camera dei deputati. Infatti la riforma, proprio come il Gats si
propone di privatizzare la scuola pubblica attraverso bonus-scuola e
finanziamenti all’istruzione privata e di mercificare il sapere,
imbrigliandolo in logiche di funzionalità al sistema neoliberista.
Infatti, suddividendo il sistema scolastico in istruzione liceale e
formazione professionale ed introducendo lo schematismo classista
della riforma Gentile, il disegno di legge morattiano si propone di
creare una scuola a struttura aziendale, che elargisca un sapere
nozionistico, vuoto, acritico con l’unico scopo di introdurci in un
mercato del lavoro sempre più flessibile e competitivo. Inoltre dire
no al Gats significa difendere il diritto allo studio, alla sanità, al
lavoro contro la politica neoliberista del governo Berlusconi, che
proprio in maniera conforme alle direttive del Wto e dell’Unione
Europea, sta riducendo le libertà proletarie in onore dei privilegi
della classe dominante. Per contestare una pratica antidemocratica
volta ad imporre ai governi democraticamente eletti norme in materia
di politica economica, ledendo il diritto all’autodeterminazione, per
opporsi ad una struttura economica globale che mette al primo posto il
mercato e al profitto a danno dei diritti dell’individuo, per
rilanciare la lotta contro la mercificazione del sapere e la
distruzione della scuola pubblica, per contrastare in difesa dei
diritti sociali la globalizzazione neoliberista, per dire no ad uno
sviluppo selvaggio che invece di prosperità e progresso creerà povertà
ed aumenterà il divario tra le classi sociali, aderiamo alla
mobilitazione europea contro il Gats, che si terrà il 13 Marzo.
Manifestare il proprio dissenso è l’unica possibilità rimastaci per
difendere i nostri diritti contro una struttura economica globale, che
invece intende seminare ingiustizie sociali e rendere l’uomo un mero
strumento, non importante per la propria personalità e per la propria
coscienza, ma per i suoi averi e il suo potere d’acquisto.
Ciro Troise 1D
L’ondata di manifesta
antidemocrazia che infatua i vertici del governo, porta da tempo a
proteste per la distruzione dell’Istruzione da parte di Moratti, per
la probabile negazione di trattative di pace in sudditanza nei
confronti di G.W.Bush, per altri molti e interminabili motivi più o
meno validi, e non ultimo, per l’esplicita ingiustizia alla quale si
vuol far volgere la Giustiza Italiana, rappresentata in parlamento da
tale sig. ministro Roberto Castelli. La materia di dibattito in
merito, spazia dall’incostituzionale legge Cirami alle presunte
toghe rosse e l’istituzione di una commissione d’inchiesta
sull’attività svolta dalla Magistratura; dalle frettolose leggi che
favoriscono il rientro del denaro sporco in Italia e la bozza
della nuova legge sul dirtto societario volta a regolamentare
privatizzazioni, spese e responsabilità degli amministratori
d’aziende, al celebberrimo conflitto d’interessi del cavaliere;
dalla necessaria ma meglio ponderabile riforma dell’ordinamento
giudiziario che tende alla separazione delle carriere per
giudici, magistrati difensori e Pubblici Ministeri, al famoso e
criticato legittimo sospetto avanzato già all’inizio di luglio
2001 dall’On. Gianfranco Anedda ed ora ripreso dal menzionato
Melchiorre Cirami.
L’ignobile aggravante, che
rende questa legge dalla fulminea approvazione il fiore all’occhiello
di un disonorante e vile uso del potere per i propri comodi, consiste
nel fatto che è appunto creata su misura per il Premier e i suoi
vassalli; suo fondamento è infatti assicurare a tutti gli imputati il
rispetto del principio costituzionale della imparzialità e terzietà
del giudice, fino al trasferimento del processo ad altro loco in caso
di fondatezza del sospetto; ma rende incontrollabile e arbitrario il
loro accertamento, per l’assenza di esatti riferimenti normativi;
tanto è assurda, da esser detta la panacea di tutti i mali e
nonostante sia passata con tutte le modifiche che apporta agli
articoli 45, 47, 48 e 49 del Codice di Procedura Penale, e può essere
immediatamente applicata ai processi in corso, è già in preparazione
un referendum abrogativo proposto dal Sen. Antonio Di Pietro.
Per non dimenticare il
recentissimo intervento-comizio del Presidente del Consiglio,
trasmesso sostanzialmente a reti unificate allo scopo di attaccare
davanti ad un uditorio il più vasto possibile, direttamente la
magistratura e indirettamente il provvedimento della Corte di
Cassazione a sezioni unite (e cioè del supremo organo giudiziario del
nostro paese), che ha negato la rimessione ad altro giudice di
processi contro imputati eccellenti pendenti davanti a quel tribunale.
Lo scontro in atto tra
politica e giustizia è dovuto alle pendenze penali del Premier e
rappresenta un fenomeno della grave degenerazione della nostra
democrazia in questi ultimi anni; stiamo conoscendo una deriva
plebiscitaria che ci sta portando poco alla volta, attraverso continui
slittamenti della Costituzione materiale, verso un regime
neoautoritario edificato sul carisma del capo. E’ ripugnante pensare
al padrone monopolistico dell’impero mediatico italiano nonchè Capo
del Governo che corrompe magistrati per avere sentenze a proprio
favore; ma ci sono accuse di questo tipo, ma fin ora si è riuscito a
prolungare a dismisura i tempi dei processi e si è cercato di mettere
a tacere o screditare giudici giusti e non politicizzati.
Di recente è avvenuto che
per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il Senato ha
approvato una mozione che accusa i magistrati che si occupano di
processi ad esponenti politici di non rispettare leggi e sentenze
della Corte Costituzionale e di emettere decisioni "a fini di lotta
politica". Questa non è lealtà verso l’Ordinamento ma violazione
dell’Ordinamento perché le decisioni dei Giudici si criticano, si
impugnano o si possono emanare leggi interpretative della volontà del
Parlamento, si possono sollevare conflitti di attribuzione, ma un
Potere istituzionale dello Stato (quello legislativo) non può
interferire su di un altro (giudiziario) minando lo Stato di diritto.
Specialmente quando le decisioni dei Giudici riguardino esponenti
parlamentari che sembrano fare il tutto per tutto per mandare in
prescrizione il caso.
Come sosteneva il filosofo
utilitarista inglese dicepolo di Hobbes, Jeremy Bentham, "justice
delayed is justice denied"; che si avvicina molto alla tattica
temporeggiatrice alla Quinto Fabio Massimo "Cunctator".
di
E.Gentile
"Gangs of New York":
le radici dell’America
Finalmente è arrivato nelle sale cinematografiche il nuovo lavoro di
Scorsese, Gangs of New York, tratto dal libro di Herbert Asbury, dopo
trent’anni di gestazione e tre di lavorazione. Il film è stato girato
a Cinecittà con la stupenda scenografia di Dante Ferretti e racconta
le divergenze fra due gangs nella Manhattan del 1860.
Dopo
l’affermazione della gang "cattiva", comincia l’ondata migratoria
irlandese dalla quale giunge Amsterdam (Leonardo Di Caprio) che vuole
vendicare la morte di suo padre causata da Bill il macellaio (Daniel
Day-Lewis), leader del partito antimigrazione. Prima di ucciderlo,
Amsterdam conquista la sua fiducia e intanto s’innamora di Jenny (Cameron
Diaz), abile borsaiola.
Gangs, grazie alle scene di lotta, di dolore, di paura, esprime il
tenore di vita di un tempo, imperniato sul malessere sociale.
Attraverso questo film noi studenti possiamo apprendere e riflettere
su un periodo storico che ha per base un fatto conosciuto, la guerra
di secessione, ma che non viene molto spesso esposto sui libri di
storia. Gangs, inoltre, è un film che ha il coraggio di finire con lo
skyline dell’America moderna con le Twin Towers, che si sovrappone
alle macerie delle downtown.
Non
dimentichiamoci però dell’evento più atteso, le candidature all’Oscar.
Gangs ne ha ricevuto dieci, tra cui quelle di miglior film, miglior
regista, miglior attore (Daniel Day-Lewis) e miglior sceneggiatura.
Purtroppo gli soffia il primato Chicago che ha ricevuto ben tredici
candidature e perciò è in corso una "pugna ardua". Resta il rammarico
per la mancata candidatura del nostro Di Caprio, nonostante l’ottimo
impegno, la nota bravura e la naturale bellezza.
È
bene ricordare il significato principale che Scorsese ci vuole
trasmettere: l’America di oggi è nata grazie alle "mani" che l’hanno
costruita; deve ricordare il suo passato, ma guardare anche il futuro
e ciò che viene da fuori.
Orlando Ilaria IV F
RETE
DI LILLIPUT
Per un’economia di
giustizia
Lilliput non è
un’associazione ma una rete. L’adesione non avviene mediante
tesseramento individuale, ma attraverso la partecipazione,
preferibilmente in sede locale, al Manifesto nazionale. Si immettono
in rete persone, associazioni e gruppi che si riconoscono in
orientamenti comuni definiti a livello nazionale. La rete è infatti un
insieme di luoghi di incontro ,confronto e relazione tra persone che
aprono e sperimentano nuove possibilità per l’azione politica e
sociale. Essa privilegia l’impegno locale,coordinandolo e
potenziandolo in rete, in connessione a campagne ed altre reti
nazionali ed internazionali; crede nelle potenzialità della
nonviolenza e reputa suo impegno primario approfondirle, esprimerle e
realizzarle; valorizza le differenze e i contributi diretti a attivi
di ciascuno alla ricerca comune; vuole favorire una crescita culturale
di tutta la rete e della società che tenga più conto delle differenze
di genere.
In un momento in cui
sembrano valere solo le leggi del mercato e del profitto mentre le
istituzioni democratiche stanno perdendo credibilità e potere,
associazioni, gruppi e cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo
della cultura, nella cooperazione Nord\Sud, nel commercio e nella
finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali, nella difesa
dell’ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della
pace e della nonviolenza, hanno dato avvio alla rete di Lilliput per
unire in un’unica voce le loro molteplici forme di resistenza contro
scelte economiche che concentrano il potere nelle mani di pochi e che
antepongono la logica del profitto e del consumismo alla salvaguardia
della vita, della dignità umana , della salute e dell’ambiente.
Come i piccoli
lillipuziani riuscirono a bloccare il gigante Gulliver, legando
ciascuno un singolo capello del predone, cosi gli aderenti alla rete
di Lilliput cercano di fermare il tiranno economico conducendo
ciascuno la loro piccola lotta in collegamento con gli altri. Il loro
obiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo dove ogni
abitante della terra possa soddisfare i propri bisogni materiali,
sociali e spirituali nel rispetto dell’integrità dell’ambiente e del
diritto delle generazioni future ad ereditare una terra feconda, bella
e vivibile.
Nell’immediato essi
si oppongono alle scelte economiche che attentano alla democrazia, che
portano a morte il pianeta e che condannano miliardi di persone alla
miseria.
Le loro strategie
d’intervento sono di carattere non violento e comprendono
l’informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e
indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio
per condizionare le imprese, la sperimentazione di iniziative di
economia alternativa e di stili di vita più sobri per dimostrare che
un’economia di giustizia è possibile.
La Rete Lilliput si
impegna a realizzare tutto questo in un rapporto di dialogo e di
collaborazione con tutti gli altri gruppi, reti e movimenti che in
Italia e all’estero si battono per gli stessi obiettivi.
Mettendo in comune
idee, conoscenze risorse e iniziative si può ostacolare il cammino
verso la globalizzazione al servizio delle multinazionali per
contrapporre una globalizzazione al servizio degli esseri umani.
Tra le iniziative
della rete:"Segni di pace". La Rete Lilliput esprime un netto rifiuto
al minacciato attacco militare contro l’Iraq ed invita tutti coloro
che sono contro la guerra a mostrare un segno tangibile del loro
dissenso esponendo dalle abitazioni, dalle automobili, nei posti di
lavoro una bandiera della pace o uno straccio bianco.
Da sempre impegnata
contro la guerra, il terrorismo ed ogni tipo di violenza, la Rete
Lilliput si sta adoperando con tutte le proprie forze e con il
contributo di altre reti ed organizzazioni, affinché i cittadini
italiani, la società civile e tutti coloro che sono contrari alla
guerra possano esprimere in modo nonviolento un comune dissenso e
l’obiezione a qualsiasi atto armato.
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