|
Campi,
raccolti
e
fattorie
|
§
Familia rustica: insieme
degli schiavi addetti al lavoro nei campi
§
Villicus: fattore, per lo
più uno schiavo fidato ed esperto
§
Triticum: frumento, ma
molto diffusa era anche la coltivazione di far (farro), hordeum
(orzo), lupini (lupini), fabae
(fave), phaseli (fagioli), cytisi
(trifogli), linum (lino), cannabis
(canapa), herba medica
(erba medica), olera
(ortaggi vari), cepae
(cipolle), allium (aglio), porri
(porri), asparagi
(asparagi) e di numerosi alberi da frutta tranne l’arancio ed il
caco
§
Racemi: grappoli d’uva
che, per fare il vino, erano pigiati in tini (lacus
o labra)
§
Vinacea: vinacce che, per
l’uso di cui sopra, erano messe nel torchio (torcular)
§
Mostum: il mosto ricavato
era versato in vasi di terracotta impeciati esternamente (dolia)
e lasciato fermentare
§
Pistrinum: mulino in cui
con la macina (mola) si
tritava finemente il grano, in precedenza calpestato da buoi
sull’aia
§
Aratrum: aratro, ed il
vomere, vomer. Ma altri
attrezzi erano: bidens
(zappa), ligo (zappa per
scavare in profondità), rastrum
(rastrello), occa
(erpice), irpex (attrezzo per spaccare le zolle), rutrum o pala (vanga), falx
(roncola), falx messoria (falce per il frumento)
§
Plaustraratrum: aratro con
le ruote
§
Aratio: aratura
§
Satio: o consitio,
semina
§
Messio: mietitura
§
Vindemia: vendemmia
§
Villa rustica: fattoria,
edificio molto semplice con piccole stanze intorno al cortile,
riservate al fattore o agli schiavi o atte a custodire gli attrezzi
di notte. In un’ultima stanza, più grande, si mangiava, mentre
all’esterno erano l’aia, il mulino ed il forno. Erano parte
integrante della fattoria i magazzini, silos in cui si conservava
quanto raccolto
§
Equilia: stalle per
cavalli; erano nel cortile, ma esistevano anche quelle per buoi (bubilia),
per le pecore (ovilia),
per i suini (suilia)
|
Cibi,
pasti
e…
|
§
Subsellia: bassi sgabelli
su cui sedevano le donne ed i bambini a tavola
§
Scanna: panche di cui si
servivano servi e clienti
§
Umbrae: scanni portati
dagli invitati
§
Cena triumphalis: pranzo
ufficiale di un generale vincitore, fatto sul Campidoglio
§
Ientaculum: prima
colazione, fatta al mattino presto e consistente in pane con vino e
sale o in pane con miele od in uva secca con olive e latte
§
Prandium: seconda
colazione, consumata verso il mezzogiorno e consistente in pesce,
uova, crostacei, legumi; si beveva vino con miele (mulsum) o vino con droghe ed acqua bollente (calida)
§
Cena: pasto principale,
effettuato verso le sedici, durava almeno 3 ore e si divideva in: a)
gustus, antipasto a base
di salsicce forti, olive, uova, crostacei; b) cena, in cui si
servivano numerose portate (carne di bue, di agnello, di cinghiale o
di maiale, pesci non comuni, tacchini, quaglie, pernici, ghiri
ingrassati, …); c) secundae
mensae, a base di frutta fresca o secca e dolci
§
Puls: polenta di farro e
frumento, cibo dei poveri
§
Placentae: o liba,
focacce
§
Bucellae: torte fatte con
farina e miele
§
Lactuca: insalata
§
Legumina: legumi (fagioli,
piselli, ceci)
§
Olera: verdure (carciofi,
asparagi, porri)
§
Pernae: prosciutti
§
Botelli: detti anche farcimina
o tomacula, sono le
salsicce
§
Mullus: triglia
§
Murena: murena
§
Acipenser: storione
§
Barbus: barbo
§
Coqui: cuochi (servi, come
servi erano gli altri addetti alla cucina)
§
Culinarii: gli aiutanti
del cuoco
§
Fornaciarii: gli addetti
ai fornelli
§
Opsonatores: servi
incaricati della spesa
§
Pistores: pasticceri
§
Structor: direttore di
mensa
§
Scissor: macellaio
§
Pocillitor: servo abile
nello scegliere i vini e nel servirli
§
Utensilia: utensili da
cucina
§
Aheneum: caldaia
§
Olla: pentola
§
Sartago: padella
§
Tripes: treppiede
§
Craticula: graticola
§
Veru: spiedo
§
Trua: schiumatoio
§
Mortarium: mortaio con
pestello (pistillum)
§
Repositorium: dispensa in
cui si mettevano i cibi cotti
§
Ferculum: vassoio
§
Patinae: piatti profondi,
rotondi, di argilla o d’argento (quelli meno profondi si
chiamavano lances)
§
Ligulae: cucchiai
§
Cochlearia: cucchiai con
manico a punta per mangiare lumache, ostriche o uova
§
Culter: coltello
§
Mappa: salvietta
§
Vasa potoria: vasi per il
vino
§
Legenae: fiaschi
§
Pocula: bicchieri, che
potevano essere di ambra, terracotta, vetro o metallo e che, secondo
la forma, potevano assumere il nome di cyathus, patera, calix,
cantharus, crater
§
Salinum: saliera
§
Incitega: portampolle
|
Clienti
e schiavi
|
§
Mangones: mercanti che
esponevano su un palco (catasta)
gli schiavi da vendere, dopo aver messo loro al collo un cartello (titulus)
indicante pregi e difetti
§
Gypsati: così chiamati
gli schiavi da poco giunti e caratterizzati da un piede dipinto di
bianco
§
Lecticarii: schiavi
particolarmente ricercati per la loro prestanza fisica, graeculi
erano detti quelli dotti
§
Vernae: schiavi figli di
madre schiava, ma si poteva essere di tale condizione perché
prigionieri di guerra, per non aver pagato debiti od anche per
essersi sottratti al servizio militare
§
Atriensis: fiduciario del
padrone, maggiordomo § Ostiarii:
portieri
§
Cubicularii: camerieri
§
Pedissequi: accompagnatori
§
Amanuenses: copisti
§
Arboratores: addetti alla
cura degli alberi
§
Piscatores: addetti alla
pesca
§
Familia urbana:
l’insieme degli schiavi occupati in città; quelli occupati in
campagna appartenevano alla familia
rustica
§
Demensum: mensile,
raramente concesso da alcuni padroni più liberali
§
Contubernium: matrimonio
fra schiavi (dopo aver avuto, però, l’autorizzazione dei padroni)
§
Verberatio: ad essa era
condannato lo schiavo indisciplinato e consisteva in frustate date
con lo scudiscio di cuoio (scutica)
o munito di punte di ferro (flagellum)
§
Ergastulum: carcere in cui
erano rinchiusi quelli puniti, ma potevano anche essere condannati
alla forca od alla crocifissione
§
F (= fugitivus): marchio impresso a fuoco sulla pelle di uno schiavo
fuggito e, poi, ripreso
§
Manumissio: affrancamento,
che poteva avvenire per atto pubblico (a: per vindictam, con il mettere appunto un bastoncino sulla testa
dello schiavo da liberare davanti ad un magistrato; b: censu, con l’iscrizione nelle liste del censo; c: testamento,
quando lo schiavo era dichiarato libero nel testamento del padrone)
e per atto privato (a: per
mensam, facendolo sedere a tavola con il padrone; b: per
epistulam, con una lettera in cui gli si annunciava la libertà;
c: inter amicos, quando lo si dichiarava libero davanti a testimoni)
§
Libertus: schiavo
affrancato, ma i suoi discendenti diventavano veramente liberi (ingenui)
solo dopo la quarta generazione
§
Patronus: persona, per lo
più il vecchio padrone, sotto la cui protezione si mettevano i
liberti i quali ne prendevano anche il praenomen
ed il nomen; con gli anni
i patroni divennero protettori dei clientes
(appartenenti a popoli vinti da Roma e portati a vivere in città
presso cittadini)
|
La
casa
|
§
Vestibulum: rientranza
della facciata anteriore, senza tetto
§
Ostium: ingresso
§
Ianua: porta, detta anche fores
§
Tintinnabulum: campanello
d’ingresso, ma al suo posto si poteva anche trovare il malleus,
un martelletto con cui battere per farsi aprire
§
Cella ostiarii: stanzetta
del portinaio, responsabile della porta che chiudeva sprangandola
con un’asse di ferro (sera),
con lucchetti (pessuli o repagula)
o semplicemente girando la chiave (clavis)
§
Atrium: parte centrale
della casa, divenuta col tempo una specie di sala di ricevimento
§
Impluvium: vasca situata
nella parte centrale dell’atrium,
raccoglieva la pioggia che veniva giù dal compluvium
(apertura utile ad illuminare l’atrio)
§
Cubicula: ripostigli o
camere da letto che si allungavano ai lati dell’atrio
§
Tablinum: studio od
archivio, in cui si raccoglievano contratti di nozze (tabulae
nuptiales), testamenti (tabulae
supremae), i libri dell’amministrazione (tabulae
accepti et expensi) o si conservava una specie di agenda con le
varie scadenze (calendarium)
§
Peristylium: detto anche cavaedium,
di origine greca, cortile molto ampio arricchito da fontane ed
aiuole, a cui si accedeva attraverso un corridoio (fauces)
§
Exedrae: salotto, ma ai
lati dell’atrio c’erano anche la biblioteca (bibliotheca),
il bagno (balneum), la
dispensa (cella penaria),
la cantina (cella vinaria),
la cucina (culina) e
ripostigli vari (criptae)
§
Triclinium: sala da
pranzo, che vedeva al centro una tavola larga e bassa (mensa)
e su tre lati i divani (lecti
tricliniares) su cui i convitati mangiavano
§
Lectus: letto, di legno o
di bronzo
§
Torus: materasso di lana o
di piuma
§
Stragula: coperte
§
Cervicalia: cuscini
§
Pulvinaria: cuscini che
servivano a rendere più comodo il lectus lucubratorius (letto posto nell’atrio o nelle esedre),
molto simile al lectus
triclinaris (letto ad una spalliera per la mensa), ma diverso
dal lectus cubicularis (proprio della stanza da letto)
§
Arca: cassaforte di legno
o di ferro, posta nel tablinum
§
Armarium: armadio per
abiti od armi, collocato spesso nell’atrio
§
Sellae: sedie – solia
(a forma di trono), cathedrae
(con spalliera), scanna
(senza spalliera), bisellium
(per due persone), subsellium
(per una persona)
§
Lucernae pensiles: lampade
ad olio pensili
§
Foculus: braciere di
bronzo
§
Solum: pavimento, ma, se
di marmo colorato, assumeva il nome di opus sectile, se di lastre a scacchiera, di opus tessellatum, se di lastre a mosaico, di opus
musivum
|
Riti
pubblici
e
privati
|
§
Salutatio: saluto alla
divinità
§
Adoratio: momento in cui i
fedeli, a capo coperto, giunti all’altare, lanciavano un bacio
alla divinità
§
Precatio: preghiera, detta
in piedi, a capo scoperto, dai fedeli rivolti ad oriente, così come
era previsto dal formulario (indigitamentum)
§
Supplicatio: solenne
funzione pubblica, fatta per placare l’ira degli dei, a cui i
fedeli partecipavano stando prostrati a terra
§
Votum: preghiera a cui si
univa una promessa
§
Ver sacrum: voto solenne
con cui si offriva agli dei tutto quello che fosse nato la
successiva primavera
§
Devotio: voto solenne con
cui ci si consacrava agli dei infernali
§
Februm: o piamen,
purificazione, che avveniva per ablutio
(bagno), aspersio (spruzzatura)
o suffimen (bruciando
zolfo od incenso)
§
Lustrum: purificazione
generale, fatta dal censore ogni cinque anni
§
Consecratio: consacrazione
di cose o persone pubbliche o private
§
Sacrificium: distruzione
di quanto consacrato; col fuoco si chiamava libatio, con l’uccisione di più animali e con l’osservazione
delle loro viscere dopo momenti rituali ben precisi prendeva il nome
di holocaustum
§
Lectisternium: banchetto
offerto agli dei
§
Auspicium: cerimonia in
cui si esaminava la volontà dei celesti o ex coelo (dal volo degli uccelli) o ex avibus (da come mangavano i polli sacri) o ex
tripudiis (dall’avidità con cui mangiavao)
§
Nuntiatio: annunzio
pubblico da parte degli àuguri dell’esito degli auspìci
§
Procuratio prodigiorum:
indicazione fornita dai prodigi dei mezzi con cui placare l’ira
degli dei
§
Sacra privata: sacrifici
propri di ogni famiglia per Lares, Penates, Manes
e Vesta nell’atrio della casa presso il focolare, che si poteva
spegnere solo il 1° marzo di ogni anno, e che vedevano riconosciuto
sacerdote il capofamiglia
§
Parentalia: festa dei
morti, dal 13 al 21 febbraio
§
Lemuria: cerimonie che si
effettuavano nelle notti dall’11 al 13 maggio per placare le ombre
dei morti
§
Sacra Compitalia: feste di
gruppi di famiglie o di un rione
§
Matronalia: festa della
mamma
§
Suovetaurilia:
purificazione del popolo stabilita dai censori ogni cinque anni dopo
il censo che portava al sacrificio di un toro, di un ariete e di un
maiale nel Campo Marzio
|
Il
tempo
|
§
Nox media: mezzanotte
§
Gallicinium: momento in
cui canta il gallo
§
Canticinium: momento del
giorno in cui il gallo cessa di cantare
§
Diluculum: alba
§
Mane: primo mattino
§
Ad meridiem: mattino
avanzato
§
Meridies: mezzogiorno
§
De meridie: dopo
mezzogiorno
§
Hora suprema: prima del
tramonto
§
Vespera: tramonto
§
Crepusculum: sera
§
Concubium: l’ora di
coricarsi
§
Intempesta nox: notte
profonda
§
Clepsidra: clessidra;
sostituì l’orologio solare (formato da un’asta la cui ombra si
proiettava su linee corrispondenti alle varie fasi del giorno);
permise una diversa divisione del giorno (non più in 24 ore, ma in
6 horae dalle 6 alle 18 ed in 4 vigiliae
dalle 18 alle 6 corrispondenti ai servizi di guardia di 3 ore
ciacuno)
§
Dies fasti: giorni in cui
si potevano svolgere le udienze
§
Dies nefasti: giorni in
cui era vietato attuare udienze
§
Dies festi: giorni festivi
§
Dies profesti: giorni
lavorativi
|
Flotte
ed equipaggi
|
§
corvi: o harpagones,
ponti di arrembaggio con arpioni per agganciare le navi nemiche
§
prora: prua con sperone di
bronzo, rostrum
§
puppis: poppa terminante a
punta, con intagli, aplustre
§
tabulatum: tolda della
nave § carina: chiglia §
malus: albero per la vela
(velum) § gubernaculum: timone e gubernatores
i timonieri § tormenta:
le gomene
§
transtra: banchi per i
rematori, remiges, ca. 300
scelti per lo più tra gli schiavi
§
navalia: cantieri navali
§ triremes: navi a 3
ordini di remi
§
quinqueremes: a 5 ordini
di remi
§
biremes: navi a 2 ordini
di remi, molto rare insieme alle quadriremes, che erano a 4 ordini § naves longae: navi da guerra, a remi § naves onerariae: navi da carico, per lo più a vela
§
naves actuariae:
navi-vedetta
§
naves liburnicae: navi
agili, simili alle nostre fregate
§
naves speculatoriae: erano
usate per osservare le mosse del nemico
§
dromones: lunghe navi a
vela, per i trasporti
§
myoparones: imbarcazioni
strette usate dai pirati
§
naves tabellariae: navi
leggere, trasportavano dispacci tra i porti
§
cymbae: barche, dette
anche scaphae
§
lintres: scialuppe, mentre
phaseli erano piccole navi
leggere
§
duumviri navales:
sovrintendenti dei cantieri
§
praefecti classium: i
comandanti della flotta
§
navarchi: o praefecti
navis, erano al comando di ciascuna nave
§
magistri navium: capi
della ciurma
§
decuriones: comandavano le
varie sezioni dei rematori
§
nautae: soldati presi tra
i liberti o tra gli stranieri (ca. 120 per nave)
§
classarii: marinai veri e
propri (ca. 50 per nave)
§
classis: flotta da guerra,
ordinata per la prima volta da Augusto e disposta in due squadre
|
Il
campo militare
|
§
plutei: parapetti mobili
di legno
§
moenia: opera di difesa,
mura con o senza merli, pinnae
§
manus ferrae: detti anche corvi,
ganci fissati all’estremità di lunghi pali, utilizzati dagli
assediati per respingere i nemici
§
aggeres: argini di terra
fatti a difesa dell’accampamento
§
vallum: palizzata di legno
costruita sugli aggeres
§
stimuli: filo spinato
posto davanti al vallum
§
circumvallationes: fosse
scavate intorno all’accampamento
§
cuniculi: gallerie
sotterranee per accostarsi alle mura
§
stativa: accampamento
permanente, di forma quadrata
§
tabernacula: tende in
pelle o tela degli ufficiali
§
tentoria: tende dei
soldati
§
excubiae: soldati addetti
alla guardia di giorno
§
vigiliae: sentinelle con
parola d’ordine
§
castra: campo trincerato
§
signum: insegna della
legione (un’aquila d’oro, d’argento o di bronzo)
|
L’esercito
in
marcia
|
§
aquilifer: soldato che
portava il signum: si
metteva in terza linea, vicino ai triarii
§
vexillum: bandiera della
cavalleria e delle truppe alleate
§
signa vocalia: comandi
dati a voce, ma li si poteva dare anche con strumenti a fiato, quali
tuba, cornu, buccina, lituus
§
classicum: una specie di
tromba al cui suono si andava all’assalto
§
agmen: esercito in marcia
e sua parte centrale
§
exploratores: soldati
mandati all’avanscoperta
§
speculatores: fanti
incaricati di spiare il nemico
§
primum agmen: avanguardia
§
novissimum agmen:
retroguardia
§
agmen quadratum:
schieramento di marcia con i soldati posti “a quadrato” intorno
ai bagagli, impedimenta
§
iter:
marcia; ogni tappa era di circa km. 25, ma poteva toccare anche i
km. 75 quando effettuata a marce forzate, maxima
itinera
§
acies: schieramento
dell’esercito in ordine di battaglia
§
acies triplex:
schieramento su tre linee a scacchiera
§
obsidio: assedio di una
città; oppugnatio,
l’assalto
§
circuitio: servizio di
ronda
§
fustuarium: flagellazione
attuata contro i disertori; per lo stesso motivo veniva praticata
anche la lapidatio, lancio
di pietre
§
pecuniaria mulcta:
diminuzione della paga per mancanze varie
§
gradus deiectio:
degradazione, causata da mancanze molto gravi
§
ignominiosa missio:
espulsione dall’esercito; punizione riservata al soldato che aveva
trasgredito più volte ed in maniera grave i comandi
|
Il
giorno della nascita
|
§
Incunabula: piccoli
indumenti del neonato con cui questo era vestito dopo che, appena
nato, era stato messo a terra nell’atrio della casa
§
Genius: nume al quale la
madre consacrava il bimbo affinchè lo proteggesse durante la vita
§
Vagitanus: dio a cui si
facevano preghiere perché accogliesse i primi vagiti (così come le
dee Educa e Potina dovevano assistere il bambino nei suoi pasti)
§
Dies lustricus: ricorrente
dopo 9 giorni dalla nascita per i maschi, 8 per le femmine, in esso,
dopo aver purificato con acqua lustrale il neonato, gli si dava un
nome. In questo giorno il padre riconosceva il figlio (agnoscere
filium) e, alzandolo, lo consegnava alla madre
§
Cognata: parente che nel dies
lustricus bagnava fronte e labbra del bambino di saliva
§
Bulla: medaglione
portafortuna che si metteva al collo del bambino e che poteva essere
d’oro (aurea) o di cuoio
(scortea)
§
Dies natalis: giorno in
cui si festeggiava il compleanno
§
Cena natalitia: cena di
compleanno a base di focacce (liba) e vino (merum)
§
Nutrix: balia, che in
epoca tarda allattava anche
§
Nutricula sicca:
bambinaia, per lo più greca, a cui erano affidati i bambini dei
ricchi perché imparassero la lingua
|
Il
nome
|
§
Praenomen: era il primo
dei tre nomi spettanti ad ogni cittadino e con esso si indicava la
persona
§
Nomen: secondo nome, con
cui si designava la gens
§
Cognomen: terzo nome, che
distingueva la famiglia, ma era diffuso portare anche un secondo cognomen
a ricordo di imprese o per indicare caratteristiche fisiche. I figli
adottivi, oltre ai tre suindicati, conservavano anche il nome della
loro gente; le donne avevano solo il nome gentilizio del padre al
femminile; i liberti, oltre al loro nome, avevano il praenomen ed il nomen di
chi li aveva liberati
|
Giocattoli
e giochi
|
§
Crepitaculum: sonaglio
§
Imagines: burattini (detti
anche ligneolae hominum
figurae)
§
Trochus: ruota di ferro
con campanelli spinta avanti con un bastone (clavis
adunca)
§
Turbo: trottola
§
Grallae: trampoli
§
Tintinnabula: campanelli
di bronzo
§
Pila: palla, con cui si
giocava una specie di tennis
§
Alea: dadi
§
Pupae: bambole di legno,
stoffa o terracotta
§
Ludus castellorum: si
mettevano quattro mucchietti di noci, tre a terra ed il quarto su
questi, ed il gioco consisteva nel colpirli con altre noci tenute in
mano: a chi era tanto abile da abbatterne uno, spettava il
mucchietto, e così via
§
Par impar: tenendo dei
sassolini stretti in pugno, si chiedeva se fossero pari o dispari:
risultava vincitore chi rispondeva esattamente
§
Capita et navia: si
lanciava in aria una moneta, recante incisa su una faccia una testa
e sull’altra una nave, e si chiedeva quale delle due sarebbe stata
visibile
§
Musca aenea: di
derivazione greca e corrispondente al nostro “nascondino”
§
Captationes: indovinelli,
la cui risoluzione, ci informa Gellio, comportava un premio del
valore di un sesterzio
§
Harpasta: un gioco con la
palla molto simile al nostro foot-ball
|
Matrimonio
e divorzio
|
§
Iustae nuptiae: matrimonio
legittimo, celebrato a) quando non c’erano relazioni di parentela,
b) se, in caso di patria
potestas sui due, il paterfamilias
era consenziente, c) se i coniugi godevano tutti e due dei diritti
civili (ius connubii)
§
Lex Canuleia: importante
legge, proposta dal tribuno della plebe Canuleio ed approvata nel
445 a.C., che permetteva il matrimonio tra patrizi e plebei
§
Sine conventione: primo
tipo di matrimonio per cui la donna conservava i suoi beni e restava
sotto la patria potestà
§
Conventio
in manus: altro tipo
di matrimonio, celebrato in tre modi: a) per
confarreationem,
molto antico, durante il quale, alla presenza di 10 testimoni, si
offriva agli dei del pane di farro (farreum
libum); b) per
coemptionem, in cui
la donna era venduta dal padre al marito dietro un compenso
simbolico; c) per
usus, nel quale alla
donna bastava non essersi allontanata 3 notti dalla casa del marito
per diventarne la moglie. Questo matrimonio, nelle sue tre forme,
era molto diffuso ed in esso la donna univa le sue sostanze a quelle
del marito
§
Dies nefasti: giorni in
cui era proibito celebrare matrimoni (così come in quelli infausti:
calende, none, idi, mese di maggio, primi 15 giorni di giugno)
§
Sponsalia: fidanzamento,
in cui i due promessi sposi si scambiavano la promessa (Spondesne?…
spondeo)
§
Anulus pronubus: anello di
fidanzamento, ma il futuro sposo poteva dare anche una somma di
denaro (arra)
§
Sponsa: sposa che, il
giorno precedente il contratto matrimoniale ed il banchetto nuziale,
consacrava ai Lari i suoi giocattoli ed alla Fortuna Virginale la
toga
§
Paraninfi: tre paggetti,
con i genitori ancora in vita, guidavano la sposa dalla sua casa a
quella del marito preceduti da ancelle e suonatori di flauto
§
Taeda: fiaccola di pino
tenuta in mano da uno dei tre paraninfi durante il corteo (uxorem
ducere)
§
Carmen nuptiale: canto
nuziale
§
Pronuba: matrona che
accompagnava la sposa nella camera nuziale dopo che questa aveva
ricevuto dal marito, sulla soglia di casa, la chiave, dell’acqua e
del fuoco
§
Matrona: condizione della
sposa il giorno successivo al matrimonio
§
Repotia: primo banchetto
imbandito nella nuova casa
§
Epithalamium: canto
intonato durante il banchetto
§
Domina: ma anche matrona
o materfamilias, tra gli
epìteti attribuiti alle mogli, a dimostrazione dell’alta
considerazione in cui erano tenute prima degli influssi orientali su
Roma
§
Iudicium: tribunale
familiare, che si riuniva raramente in epoca repubblicana, per
esaminare i motivi di un eventuale divorzio
§
Devortium: divozio, in
periodo imperiale molto diffuso (nonostante le leggi di Augusto),
che comportava, in caso di colpa della moglie, perdita di parte
della dote, in caso di colpa del marito, restituzione di tutta la
dote alla famiglia della donna
|
Gli
Spettacoli
|
§
Ludi scaenici: spettacoli
teatrali, a cui si interessavano maggiormente le persone colte, di
derivazione greca e legati in tempi antichi al culto dei morti,
introdotti a Roma nel 264 a.C., erano rappresentati fino al 55 a.C.
in teatri di legno. Primo locale in muratura quello di Pompeo nel
Campo Marzio.
§
Grex: compagnia di attori
§
Dominus gregis: capocomico
§
Scaena: palco su cui
recitavano gli attori
§
Cavea: parte del teatro
dove sedevano gli spettatori
§
Ludi circenses: preferiti
dal popolo, si svolgevano nel circo ed erano allestiti dagli edili
curuli. Si suddividevano in stati, votivi ed extraordinarii
§
Ludi stati: in occasione
di celebrazioni sacre (Cereales per Cerere, Megalenses
per Cibele, Floreales per
Flora)
§
Ludi votivi: per
commemorazioni solenni
§
Ludi extraordinarii: in
occasione di trionfi o per occasioni speciali
§
Ludi plebei: importanti,
ricordavano la vittoria della plebe sul patriziato
§
Bigae…trigae…quadrigae:
cocchi a 2, 3 e 4 cavalli che partecipavano alle corse negli stadi
§
Auriga: cocchiere; dopo
aver indossato la veste della fazione per cui gareggiava (le fazioni
erano distinte da un colore diverso, dal rosso al turchino), doveva
effettuare un dato numero di giri dell’arena limitata nella parte
centrale da due colonnine (metae)
§
Ludus troianus: una specie
di carosello di giovani a cavallo svolgentesi negli stadi e che
comprendeva anche altri esercizi (pugilato, lancio del disco, …)
§
Ludi gladiatorii:
combattimenti dei gladiatori effettuati negli anfiteatri (uomo/uomo,
uomo/belva, belva/belva)
§
Lanista: istruttore dei
gladiatori
§
Samnites: gladiatori
armati di scudo ovale, elmo e spada corta
§
Thraces: forniti di
piccolo scudo rotondo e di un corto pugnale (sica)
§
Retiarii: uomini che
combattevano senza elmo ed armati solo di un pugnale, di un tridente
e di una rete
§
Murmillones: gladiatori
così chiamati dal pesce murma
dipinto sullo scudo
§
Laquearii: combattenti
forniti di un laccio con cui catturare il nemico
§
Pollice verso: abbassando
il pollice imperatore e Vestali condannavano il gladiatore perdente
(un prigioniero di guerra, ma poteva anche essere un volontario) a
morte sicura
§
Venationes: combattimenti
di belve tra loro o con uomini addestrati (bestiarii)
§
Damnare ad bestias:
formula con cui si condannava a combattere con le bestie feroci
|
Scuole
e palestre
|
§
Ludi litterarum: o tabernae
litterariae, erano le scuole pubbliche per l’insegnamento
primario che, sotto l’impero, si aggiunsero o sostituirono
l’istruzione data fino ad allora privatamente dalle famiglie
§
Litterator: o grammatista,
il primo maestro, che insegnava a leggere ed a scrivere
§
Grammaticus: o litteratus,
l’insegnante che, in una fase successiva, interessava i giovani
alla storia, alla geografia, alla lettura di scrittori latini e
greci, …
§
Rhetores:
insegnanti di scuola superiore che preparavano i giovani alla vita
pubblica. Alla fine della repubblica, tuttavia, i figli di famiglie
ricche preferivano perfezionare i propri studi non a Roma, ma in
vere e proprie università sorte in Grecia. Solo dopo Augusto si
formarono anche nell’Urbe scuole di retorica e di filosofia con
maestri latini e greci, anche se frequentate per lo più da maschi,
in quanto l’istruzione delle fanciulle si fermava a quella
elementare
§
Calculi: sassolini che
servivano a fare i conti
§
Dictata: dettato
§
Abacus: tavola dove si
segnavano le lettere dell’alfabeto
§
Elementa puerorum: le
prime nozioni che si acquisivano a scuola tutti i giorni (tranne
quelli festivi ed i mesi più caldi) frequentandola dall’alba alle
11.00 ca
§
Recitationes: letture
pubbliche a cui partecipavano gli alunni della scuola superiore
§
Tirocinium fori: pratica
nella vita pubblica da parte di quei giovani che a 16 anni avevano
terminato il ciclo educativo (dai 17 ai 30 anni erano adulescentes)
§
Tirocinium militare:
pratica nella vita militare
§
Ferula: pianta del cui
stelo fibroso i maestri si servivano per battere i ragazzi
indisciplinati un numero di volte proporzionato alla gravità della
mancanza commessa
§
Palaestra: palestra in cui
i giovani facevano attività ginnica
§
Collegia iuvenum: società
sportive
§
Magister: direttore dei collegia,
ma così era chiamato anche il maestro di scuola
§
Cathedra: cattedra
§
Subsellia: sgabelli su cui
sedevano gli alunni
|
Libri
e biblioteche
|
§
Tabellae: o cerae,
tavolette spalmate di uno strato di cera, di forma rettangolare; su
di esse si incidevano le lettere con lo stilus
(punteruolo di osso o di metallo, da una parte appuntito,
dall’altra “a spatola” per cancellare)
§
Diptyca: tavolette riunite
a due, ma potevano essere anche a tre (triptyca) od in maggior numero (polyptyca o codices)
§
Papyrus: o charta,
ottenuto intrecciando strisce del fusto della pianta di papiro
(molto diffusa in Egitto e nella parte meridionale della Sicilia),
dopo averle seccate e compresse. Queste strisce, riunite, formavano
un rotolo largo ca. 35 cm. e di diversa lunghezza
§
Paginae: colonne della
parte interna del rotolo su cui si scriveva
§
Frontes: i margini del
rotolo
§
Paenula: involucro di
pelle in cui si conservava il rotolo
§
Capsae: o scrinia
o cistae, cassette destinate a conservare più paenulae
§
Calamus:
canna appuntita; serviva per scrivere su papiri e pergamene (le
pergamene, ottenute da pelli di animali, per consistenza e praticità
soppiantarono ben presto la carta di papiro divenuta poco
conveniente)
§
Atramentum: inchiostro
nero fatto di gomma e nerofumo
§
Minium: inchiostro rosso
§
Atramentarium: vasetto in
cui si conservava l’inchiostro
§
Calamarium: l’astuccio
che custodiva le canne (calami)
§
Sculprum: utensile che
permetteva di cancellare, raschiando dalla pergamena l’inchiostro
secco (quello fresco lo si toglieva con un po’ d’acqua)
§
Palimpsesta: pergamene
raschiate e poi riscritte
§
Scribae: schiavi addetti
alla copia
§
Librarii: schiavi e
liberti amanuensi al servizio di un editore (questo, per avere più
copie di uno scritto, lo dettava contemporaneamente a molti librarii)
§
Taberna libraria: libreria
(sotto Cesare si pubblicarono gli acta populi, una specie di giornale)
§
Bibliotheca: si intende
quella privata, ma non possiamo dimenticare che a Roma, da Asinio
Pollione in poi, se ne formarono numerose pubbliche (Octaviana, Palatina, Ulpiana)
§
Armaria: scaffali su cui
erano sistemati i libri
|
I
funerali
|
§
Salve et vale: ultime
parole di saluto rivolte dai parenti più stretti a chi era morto;
faceva, poi, seguito il rito di chiamarlo tre volte a voce alta (conclamare)
§
Vespillones: con i pollinctores
ed i fossores erano gli
addetti delle imprese di pompe funebri
§
Libitinarius: era
l’imprenditore di dette imprese che, per volontà dei familiari
del morto, si incaricava di preparare il cadavere ed i funerali
§
Libitina: dea della morte
nel cui tempio i familiari denunciavano il decesso
§
Lectus funebris: feretro,
collocato nell’atrio in modo che il defunto avesse i piedi verso
l’uscio; restava dai 3 ai 7 giorni
§
Praeco: banditore
incaricato di annunziare il giorno e l’ora delle esequie
§
Funus: detto anche pompa
od exequiae, era il
funerale
§
Dissignator: cerimoniere
che precedeva il corteo funebre
§
Praeficae: donne pagate
per piangere e per cantare neniae
§
Archimimus:
indossando la maschera del morto ed imitandone i gesti, guidava mimi
e danzatori
§
Imagines maiorum: maschere
di cera degli antenati con le quali, nei funerali importanti,
parenti ed amici del defunto si coprivano il volto
§
Laudatio: elogio funebre
§
Ilicet: formula di congedo
detta dal sacerdote dopo aver spruzzato i presenti tre volte con
acqua lustrale (da ire licet)
§
Pomerium: spazio
considerato sacro lungo le mura della città in cui era sepolto il
cadavere (uomini importanti e Vestali erano sepolti, invece, nella
città)
§
Urna cineraria: urna in
cui si riponevano, racchiuse in un panno, le ceneri dopo la
cremazione
§
Columbarium: nicchia per
più urne
§
Feriae denicales:
cerimonie espiatorie (si purificava la tomba con acqua lustrale e si
sacrificava un maiale)
§
Silicernium: banchetto
funebre
§
Novendiale: periodo di 9
giorni di lutto stretto alla fine del quale si sacrificava ai Mani e
si faceva una cena con uova, lenticchie e sale
§
Feralia: commemorazione
dei defunti, annuale e celebrata negli ultimi 11 giorni di febbraio
§
Inferiae: sacrifici presso
le tombe con acqua, miele, latte, vino e vittime nere
§
Vale: formula di saluto
ripetuta tre volte (si salutavano i morti anche con sit
tibi terra levis)
|
Luoghi
sacri
|
§
Aedes: luogo sacro non
inaugurato dagli àuguri
§
Fanum: nome generico di
luoghi sacri
§
Delubrum: luogo di
espiazione con una vasca di purificazione (lubrum)
§
Lucus: bosco sacro
§
Templum: in origine era la
parte di cielo scelta dagli àuguri per gli auspìci, poi la terra
consacrata con riti, infine l’edificio sacro in muratura; il luogo
dove doveva sorgere era scelto dal magistrato (dedicatio),
consacrato da un pontefice (consecratio),
mentre il tempio era inaugurato dagli àuguri (inauguratio). Le sue parti erano: suggestus (basamento), alae
(colonne esterne), pronaus
(portico), fastigium
(frontone triangolare), posticum
(portico posteriore), cella
(parte sacra) con le arae
(altari) per i sacrifici ed il simulacrum
(statua) del dio in una aedicula
(nicchia)
§
Instrumenta: arredi sacri
§
Sacrarium: sacrario
§
Foci: bracieri per i
profumi
§
Candelabra: candelieri
§
Patella: piatto per
offerte solide
§
Pàtera: vaso per offerte
liquide
§
Simplum: vaso per
libagioni
§
Dolabra: ascia per i
sacrifici
§
Guttus: ampolla per vini
§
Aspergillum: aspersorio
§
Dona votiva: offerte dei
fedeli
§
Tabulae pictae: tavolette
dipinte per grazia ricevuta o richiesta
§
Aedituus: custode del
tempio
§
Templum in antis: tempio
con due colonne sulla facciata; con almeno quattro colonne si
chiamava prostylos, con
colonne sulla parte anteriore e posteriore amphiprostylos, con un portico ad un solo ordine di colonne peripteros,
con un portico a doppio ordine dipteros
|
Sacerdoti
|
§
Pontifices: passati da 5 a
15 sotto Silla, sovrintendevano ai riti, giudicavano in cose sacre,
avevano la giurisdizione sugli altri sacerdoti, ordinavano il
calendario, riportavano gli avvenimenti più importanti negli annales
pontificum; il collegio era presieduto dal Pontifex
Maximus che nominava i sacerdoti ed era l’esecutore delle
decisioni prese dal collegio
§
Augures: àuguri, passati
da 5 a 16 sotto Cesare, traevano gli auspìci da segni detti auguria
§
Haruspices:
indovini di origine etrusca, interpretavano i prodigia,
segni del volere divino
§
Fetiales: dichiaravano
guerra o stipulavano accordi di pace tra Roma e gli altri popoli
attraverso la parte attiva che aveva il loro capo (pater patratus), nominato di volta in volta, ma sempre fermo nel
proposito di far rispettare gli accordi
§
Quindecemviri sacrorum: 15
sacerdoti incaricati di custodire i libri sibillini e di sorvegliare
i culti stranieri
§
Septemviri epulones: 7
sacerdoti a cui toccava organizzare banchetti religiosi (epulae)
e soprattutto quello in onore di Giove (lectisternium)
§
Curiones: curioni,
incaricati di sorvegliare sulle curie
§
Flàmines: in numero di
15, erano addetti al culto di una particolare divinità; i maggiori:
Dialis (di Giove), Martialis
(di Marte), Quirinalis (di
Quirino)
§
Rex sacrorum: addetto al
culto di Giano
§
Vestales: 6 sacerdotesse
di Vesta, scelte tra bambine di 6/10 anni, dovevano rimanere caste
per 30 anni; avevano speciali privilegi e custodivano il fuoco sacro
§
Salii: confraternita
divisa in due collegi (Palatini
e Agonales) ciascuno di 12
membri, custodi degli scudi (ancìlia,
simbolo della durata di Roma); dal 1° al 24 marzo cantavano,
danzavano e portavano gli ancìlia sacri per tutti i rioni
§
Sodales augustales:
sodalizio di 21 membri istituito alla morte di Augusto per il culto
della gente Giulia
|
I
mestieri
|
§
Aurifices: o fabri
aurarii, orefici (ma facevano anche capsule per i denti)
§
Figuli: artigiani liberi
che fabbricavano oggetti di terracotta (vasa fictilia)
§
Fabri lignarii: falegnami
§ Tinctores: o infectores,
tintori
§
Corarii: cuoiai § Sutores:
calzolai § Librarii:
librai § Vetrarii: vetrai
§
Vestiarii: o paenularii,
sarti § Tornatores: gli
addetti al tornio
§
Phrigiones: o plumarii,
artigiani che ricamavano stoffe o facevano tappeti
§
Lapidarii: spaccapietre
§
Marmorarii: gli addetti
alla lavorazione del marmo
§
Caementarii: tagliapietre
§ Fabri carpentarii:
carpentieri
§
Tonsores: barbieri § Lanii:
macellai § Pistores: o furnarii, panettieri
§
Caupones: osti § Salsamentarii:
salumieri § Fullones:
lavandai
§
Tabernae: botteghe
§
Forum Boarium: così detta
la piazza (ma è una delle tante) in cui si facevano i mercati
§
Mercator: commerciante
all’ingrosso
§
Emporia: grandi magazzini
situati lungo il Tevere
§
Institores: commercianti
al minuto
§
Tabernae argentariae:
banche
§
Officinae pistoriae:
negozi in cui si vendevano pane e dolci
§
Tabernae vinariae: o cauponae,
trattorie
§
Tabernae dulciariae:
pasticcerie § Pomarii:
erbivendoli
§
Tonstrinae: botteghe dei
parrucchieri
§
Archiatrae: medici
pubblici § Pharmacopolae:
farmacisti
§
Iuris consultus: avvocato
che stabiliva in che modo dovesse essere trattata una causa
§
Orator: o patronus,
avvocato che perorava la causa
§
Advocati: persone
autorevoli chiamate ad assistere le parti
§
Causidici: avvocati di
poco conto sempre a caccia di clienti
|
Mezzi
di
trasporto
e
posta
|
§
Sella gestatoria: sedia
sostenuta da schiavi portatori
§
Lectica: lettuccio coperto
portato a spalla da almeno quattro schiavi
§
Carpentum: carrozza a due
ruote usata dai ricchi
§
Raeda: simile al carpentum,
ma a quattro ruote e coperta
§
Arcera: per il trasporto
di malati
§
Plaustrum: per le merci
§
Petorritum: carrozza
scoperta a quattro ruote
§
Pilentum: cocchio
utilizzato dalle donne
§
Essedum: carro da guerra
§
Sarracum: carro a due
ruote usato dai contadini
§
Carrus: da trasporto, a
quattro ruote
§
Carruca: da viaggio, a
quattro ruote
§
Viator: viaggiatore
§
Viaticus: la provvigione
§
Lecticarius: lettighiere
§
Readarius: cocchiere
§
Deversoria: alberghi
§
Tabernae deversoriae:
osterie con alloggio
§
Cauponae: o popinae,
osterie senza alloggio
§
Deverticola: o deversoria,
alberghi per solo due persone
§
Villae: stazioni pubbliche
per alloggio e vitto
§
Tabellarii: corrieri
privati per la posta, quasi sempre schiavi
§
Cursores: nome dei
corrieri sotto Augusto
|
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