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De Reditu Suo - Secondo Libro

La Seconda Guerra Mondiale degli altri

26/02/2010

Del Prof. I. Nappini

Se è difficile scrivere della Seconda Guerra Mondiale in Italia, È DIFFICILE ANCHE SCRIVERE DI UN FILM CHE NE MOSTRA UN ASPETTO POCO NOTO e portatore di dubbi e di nuove considerazioni.

Quasi per caso e a pezzi su Youtube ho potuto vedere qualcosa di un film sulla guerra in Italia fatta dalle truppe francesi golliste al seguito delle forze armate Statunitensi.

Sto prendendo in considerazione il film nominato in lingua inglese Days of Glory del 2006, in francese è noto sotto il nome di “Indigènes” il regista è Rachid Bouchareb.

Si tratta della storia di una forza armata di Marocchini, Tunisini, Marocchini e montanari del Nord-Africa arruolati nella Prima Armata Francese che combatté sul Fronte di Montecassino in Italia, in Francia del sud e infine in Alsazia-Lorena ai confini della Germania.

A onor del vero queste truppe nel Belpaese si son fatte una fama tremenda, DEL RESTO SECONDO UN VECCHIO GIUDIZIO E PREGIUDIZIO LE GENTI D’ITALIA AMANO CONSIDERARE COME LIBERATORI SOLO GLI STATUNITENSI CHE ERANO UNA DELLE TANTE FORZE che combattevano il Nazi-Fascismo nel Belpaese nel periodo 1943-45.

L’immagine dello statunitense in divisa e elmetto che regala Coca-cola e cioccolata ai bambini, vera o falsa che sia, è per così dire quella alla quale s’affezionano le genti del Belpaese.

Gli altri Marocchini, Inglesi, Greci, Nepalesi, Maori, Sudafricani, Neo-Zelandesi, Brasiliani e quanti altri ora sul momento non ricordo, sono poco considerati o dimenticati da una certa retorica ufficiale e da una certo modo di pensare la Seconda Guerra Mondiale.

Del resto a onor del vero c’è da dire che le truppe francesi che sfondarono le difese tedesche e aggirarono la posizione di Montecassino erano proprio quelle di cui si racconta nel film in una cruda scena di combattimento ed esse ricavarono dalla campagna d’Italia una fama sinistra di violenza gratuita contro le popolazioni civili.

Occorre precisare che questa triste fama è stata sfruttata dalla pubblicistica della Repubblica Sociale molto attenta alle paure fondamentali della piccola borghesia italiana e in particolare al terrore che suscita il diverso, anche in quanto negro o magrebino, e il comunista ateo in quanto distruttore della proprietà privata dei ricchi.

Quel che considero interessante tuttavia è l’emergere della guerra degli altri, OSSIA DI COLORO CHE NON SONO PARTE DI UN CERTO MODO STEREOTIPATO E RETORICO DI DESCRIVERE LE VICENDE BELLICHE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE; i quali peraltro hanno anche pagato con la vita la loro partecipazione al conflitto.

Credo che fra non molto anche nel sonnolento Belpaese si aprirà, fra l’indifferenza generale delle diverse popolazioni, il problema della cultura degli altri che non sono affatto delle pagine bianche ma recano con sé le loro ragioni e i loro modi di vivere anche in materia di storia comune.

Le genti del Belpaese si son illuse: hanno chiesto braccia e badanti e son arrivate intere famiglie e son qui per restare e portano la loro storia e la vicenda umana; questo film ne è la dimostrazione.

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