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Marchese
Emilio
Pallavicini di Priola
1823-1901
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Nasce
a Genova l'8 novembre 1823. DI origini patrizie, frequenta l'Accademia militare
di Torino uscendone nel 1842 col grado di ufficiale. Nel 1848 passa al corpo dei
Bersaglieri e combatte nella prima e seconda fase della I guerra d'indipendenza.
Per i fatti del ristabilimento dell'ordine a Genova fu insignito della Medaglia
d'Argento. Con un altro ufficiale, Grosso-Campana fu protagonista di un'azione
da commando che forzò le difese delle porte della città. Prese parte alla
campagna di Crimea con la 18a compagnia ed alla II guerra d'indipendenza.
Menzione onorevole a Casale. Ferito a S.Martino, gli
venne conferito l'ordine Militare di Savoia e la promozione al grado superiore. Partecipò alla campagna
dell'Italia centrale col 16° battaglione e per l'attacco a Perugia venne promosso sul
campo al grado di tenente colonnello. All'assedio della fortezza di Civitella
del Tronto conclusosi il 20 marzo 1861, fu meritevole di medaglia d'oro."Il personale ardimento, il valore dimostrato a condurre una
colonna d'assalto e i servizi resi nelle operazioni antibrigantaggio.." Nel
1862 il corpo piemontese che doveva fermare Garibaldi in marcia verso Roma era
ai suoi comandi. Lui è l'ufficiale che nelle stampe viene ritratto a fianco di
Garibaldi ferito. L'anno seguente col grado di Generale comanda la Brigata Como,
e nel 1866 l'avanguardia sul Po costituita da 10 battaglioni bersaglieri.
Sostituisce Medici al corpo di Palermo e dopo l'unità d'Italia comanda
quello di Roma. Senatore dal 1878 muore il 15 novembre 1901a Roma.
Motivo del conferimento: Per l'intelligenza, l'energia ed il valore dimostrati
nel concorrere a formare il piano ed a dirigere le operazioni degli Abruzzi e
dell'Ascolano contro i briganti e condurre una colonna all'assalto di Civitella
del Tronto
Relazione sui
fatti di Aspromonte
Reggio 29 agosto ]862
A norma delle istruzioni impartitemi dell'E. V. il giorno 28 agosto io partiva
da Reggio ad un'ora pm. con una colonna di 5 battaglioni di linea e 2 di
bersaglieri 6° e 25°. Mossi per la strada al mare che conduce a Gallico, e di là
mi inoltrai pel letto del fiume che ha lo stesso nome sino a due miglia di
distanza dal piccolo villaggio di Padargone, ove sorpreso dall'imbrunire
accampai nella notte. Al mattino del 29 partii per tempo dirigendomi sopra S.
Stefano ove giunsi alle 8 e mezzo antm., colà dietro la esatte informazioni che
assunsi, seppi che il Generale Garibaldi aveva accampato nella notte co' suoi
sul piano di Aspromonte, ordinai proseguire la marcia sino a poca distanza dal
piano stesso e prima d' inoltrarmi feci riposare alquanto le truppe
soverchiamente stanche per la lunga marcia fatta fra scoscesi sentieri. Nel
frattempo seppi che solo due ore prima il generale Garibaldi era ancora
accampato nel sottoposto piano di Aspromonte e conobbi che per due sentieri si
poteva discendere al suo accampamento. Divisi la truppa in due colonne,
comandate, quella di destra del tenente colonnello Parrocchia colla quale mossi
io stesso, e quella di sinistra dal colonnello del 4° reggimento cavaliere
Eberhart. Le due colonne sboccarono (sul posto?) da loro abbandonato, poiché
eransi posti in posizione sopra la cresta di un'erta collina a levante dal piano
di Aspromonte. Spedii in allora tostamente ordine al comandante la colonna di
sinistra onde attaccare di fronte i garibaldini; mentre facendo ritornare
indietro la colonna di destra la spinsi con rapido movimento ad attaccare il
fianco sinistro e le spalle dei ribelli, onde impedir loro ritirata: nello
stesso tempo con un battaglione faceva occupare lo sbocco della vallata pel
quale potevano riguadagnare il piano.
La colonna di sinistra col 6.0 battaglione bersaglieri in testa, e dopo un vivo
fuoco prese la posizione alla baionetta alle grida di Viva il Re! e Viva
l'Italia! mentre il lato sinistro era pure attaccato dai nostri. Rimasto ferito
il generale Garibaldi e suo figlio Menotti, circondati da ogni lato i rivoltosi,
ogni resistenza fu resa inutile; allora i garibaldini fecero segnale di cessare
il fuoco. Si venne a trattative, l'esito delle quali è già noto all'E. V..
Mi gode l'animo di poterle notificare che tutti gli ufficiali si distinsero in
questo atto per zelo e coraggio, e che tutti indistintamente i soldati delle
varie provincie d'Italia che gareggiarono di valore e disciplina.
Non posso
tacere che durante il primo attacco un'energica resistenza fu apposta dai nostri
oppositori, nè io ho potuto fare a meno di compiangere che quel valore fosse
spiegato avverso il Governo legittimamente costituito e contrariamente
all'interesse della patria. Debbo qui fare particolare menzione all'E. V. del
colonnello cav. Eberhart comandante del 4° reggimento di linea, il quale si
distinse per intelligenza e condusse con sommo slancio all'attacco la sua
colonna. Gli stessi elogi debbo impartire al tenente colonnello cav.
Parrocchia, il quale durante il combattimento mostrò sempre somma attività e
coraggio. Debbo pure segnalare all'E. V. la valorosa condotta dei due maggiori
comandanti il 6 e 25° battaglione bersaglieri, sig. Gioliti e signor Pinelli i
quali furono sempre alla testa delle colonne animando sempre con l'esempio i
pochi subordinati. E per ultimo non posso fare bastanti elogi del
colonnello cav. Charchidio, il quale aveva dato ordine ed energiche disposizioni
prima della mia venuta per la difesa di Reggio e per tutelarne l'intera
tranquillità; nè posso bastante mente encomiarlo pel modo veramente intelligente
ed energico col quale sempre mi secondò e seppe coadiuvarmi nella spedizione che
intrapresi, avendo in difficilissima circostanza mantenuta la quiete in città.
Mi riserbo spedire all'E. V. l'elenco delle proposte per ricompense di quelli
che più si distinsero in questo fatto, fidando nella sua approvazione.
Il maggior generale Pallavicini
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