Buccella Gino Cardelli Torquato Caretti Fedele Carli Giuseppe DeCarli  fratelli
De Gaspari Ercole Ferrari Luigi Franchini Enrico Franzoni Antonino Giulietti Giuseppe
Grifeo Federico Griffini Saverio GrossoCampana A. Lavezzeri Roberto Maifreni Guido
Mancini Giuseppe Merli Severino Negri Pietro E. Pagliari Giacomo Pallavicini di Priola  E.
Pallotti Giacomo Pantanali Emilio Paolini Giuseppe Pecorari Ottone Pergolesi Raffaele
Prato Leopoldo Rismondo Francesco Riva di  Villasanta A. Rolando Francesco Rossi Francesco
Scirè Sebasiano Il capitano nero Vayra Giuseppe Vitali Michele Ori fuori Corpo

Enrico Franchini

 

1823/1887

Nasce ad Alessandria il 2 novembre 1823 ed entra giovanissimo nei collegi militari. Nella I guerra di indipendenza è sottotenente al 6° fanteria Aosta. Passato nel corpo fu alla guerra di Crimea (menzione onorevole) e alla II guerra di indipendenza. Combattè a Magenta col grado di capitano nel 9° del Maggiore Angelino e a S.martino. Per l'indomito ardore e la singolare perizia dimostrate nei fatti d'armi del 6 maggio e 24 giugno ottenne due medaglie d'argento. Fu protagonista nell'attacco alla rocca di Spoleto, per cui venne insignito dell'Ordine Militare di Savoia. Promosso maggiore per meriti di guerra operò contro il brigantaggio e fu autore l'8 dicembre1861della cattura di Borjes. L'operazione gli guadagno la medaglia d'Oro al Valore Militare. Menzione onorevole alla III guerra di indipendenza nel 1866, passò l'anno dopo come Tenente Colonnello al 29° fanteria Pisa. Si ritirò dal servizio nel 1873 dopo un breve periodo allo stato maggiore. Morì ad Alessandria il 25 agosto 1887.

Rapporto del maggiore Franchini sulla cattura di Borjes-

"Nel settembre (1861) il carlista Borjes era sbarcato sulle coste di Calabria. Aveva raccolto le bande di Nanco, di Donato e di Crocco e si era messo a vagare per i boschi della Sila. Il suo obiettivo era entrare nello stato della Chiesa, dove avrebbe avuto aiuti e riparo e per questo passò in Basilicata e attraverso la Terra di Lavoro (Campania settentrinale, Lazio meridionale) a Tagliacozzo in Abruzzo. Il Maggiore Enrico Franchini del XXVIII btg, avvisato di questi spostamenti, fece prendere ai suoi uomini tre giorni di viveri e, divise le compagnie, s'incamminò verso la frontiera per intercettarlo. Borjes era a circa tre ore di marcia dalla frontiera e con sé gli restavano ormai pochi uomini, stanchi del viaggio. La neve, caduta abbondantemente, era alta, la strada impraticabile. Decise di fermarsi alla cascina Mastroldi per far riposare i cavalli e passare la notte. La pattuglia appiedata di bersaglieri che lo tallonava sostò anch'essa, incerta se agire da sola o chiedere rinforzi. Il Sergente che comandava, per maggior sicurezza, piazzò gli uomini al riparo per la notte, e mandò una staffetta al campo La cattura e la fucilazione nei racconti "ufficiali: il documento indirizzato al generale Alfonso La Marmora dal maggior Franchini:. Alle ore 11 e ½ della sera del 7, una lettera del signor sotto-prefetto del circondario m'avvisò che Borgès con 22 suoi compagni a cavallo era passato da Paterno dirigendosi sopra Scurcula; ed altra, alle ore 3 e ½ del mattino degli 8, del signor comandante i reali carabinieri, da Cappelle mi faceva sapere che alle 8 di sera dei 7, avevano i medesimi traversato detto paese, e che tutto faceva credere avessero presa la strada per Scurcula e Santa Maria al Tufo. Dietro tali notizie io spediva tosto una forte pattuglia comandata da un sergente verso la Scurcula colla speranza d'incontrarli, ed altra a Santa Maria comandata da un caporale per avere indizii se mai i briganti fossero colà arrivati; ma costoro prima degli avvisi ricevuti avevan di già oltrepassato Tagliacozzo e traversato chetamente Santa Maria, dirigendosi sopra la Lupa, grossa cascina del signor Mastroddi. Certo del passaggio dei briganti, io prendeva con me una trentina di bersaglieri, i primi che mi venivano, ed il signor luogotenente Staderini che era di picchetto; ed alle due prima di giorno, mi metteva ad inseguire i malfattori. Giunto a Santa Maria trovava la pattuglia colà spedita, e questa e dai contadini aveva indirizzi certi del passaggio dei briganti, ed aiutato dalla neve, dopo breve riposo, celermente prendeva le loro tracce, per la Lupa. Erano, circa le 10 antimeridiane allorché io giunsi alla cascina Mastroddi, ma nulla mi dava indizi che essa fosse occupata dai briganti, quando una cinquantina di metri circa da quel luogo vedo alla parte opposta fuggire un uomo armato. Mi metto alla carriera, lo raggiungo e gli chiudo la strada, i miei bersaglieri si slanciano alla corsa dietro di me; ma il malfattore, Vistosi impedita la fuga, mi mette la bocca della sua carabina sul petto e scatta; manca il fuoco; lo miro alla mia volta colla pistola ed ho la medesima sorte; ma non falli' un colpo sulla testa che lo stese a terra. I bersaglieri si aggruppano intorno a' me ed a colpi di baionetta uccidono quanti trovano fuori (cinque): altri circondano la cascina; ma i briganti, avvisati, fanno fuoco dalle finestre e mi feriscono due bersaglieri. S'impegna un vivo combattimento, ed i briganti si difendono accanitamente. Infine, dopo mezz'ora di fuoco, intimo loro la resa, minacciando di incendiare la casa: ostinatamente rifiutano, ed io volendo risparmiare quanto più poteva la vita ai miei bersaglieri, già faceva appiccare il fuoco alla cascina, quando i briganti si arrendevano a discrezione. Ventitré carabine, 3 sciabole, 17 cavalli, moltissime carte interessanti cadevano in mio potere, 3 bandiere tricolori colla croce di Savoia, forse per servire d'inganno, non che lo stesso generale Borgès e gli altri suoi compagni descritti nell'unito stato, che tutti traducevo meco a Tagliacozzo, assieme ai 5 morti, e che faceva fucilare alle ore 4 pomeridiane, ad esempio dei tristi che avversano il Governo del Re ed il risorgimento della nostra patria.  Alcune guardie nazionali di Santa Maria col loro capitano che mi avevano seguito, si portarono lodevolmente, per i quali mi riserbo a far delle proposte per ricompense al signor prefetto della provincia. Il luogotenente signor Staderini si condusse lodevolmente, e mi secondava con intelligenza, sangue freddo e molto coraggio. Tagliacozzo, 9 dicembre 1861. Il maggior comandante il battaglione. FRANCHINI

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