Sebastiano
Scirè Risichella
1890-1981
|
Nasce
a Francofonte di Siracusa il 12 ottobre 1890 da modesta famiglia, il padre
Filippo e la madre Bortuna Concetta. Vive la
giovinezza nella città natale del padre a Militello. Chiamato alle armi nel luglio del 1911
viene arruolato nel 28° battaglione del 9° Reggimento Bersagleri di stanza ad Asti. Partecipa alla campagna di Libia con
lo stesso reggimento
l'anno dopo. Congedato viene richiamato
in servizio nel 1915 ed assegnato al 16° reggimento in quel momento sul Carso (Kuk). Il 16°
reggimento nato dal deposito del 10° di Palermo arruola in prevalenza siciliani.
E' poi con il LXIII battaglione (o LVIII) sul Pal Piccolo in Carnia dove si svolgono gli
accaniti combattimenti di fine marzo 1916 al "trincerone".
I fatti del marzo 1916 in
cui Scire è compagno di azione del suo superiore, il S.Ten. Vitali Michele, poi Medaglia d'Oro,
alla riconquista del Trincerone del Pal Piccolo: Il
26 marzo 1916, in mezzo a
una tormenta di neve ed utilizzando gallerie sotto il ghiaccio il nemico occupò
di sorpresa una sua vecchia posizione strappatagli con sacrificio. Soltanto la
mattina del 27, dopo ore di lotta gli alpini i fanti e i bersaglieri del 16° del
Col. Paolino Arcodaci riuscirono ad aprirsi un varco. Vitali ferito già nel
primo contrattacco non abbandonò la lotta e rimase sul campo fermandosi solo
davanti alla muraglia che gli si era parata contro e sulla quale stava il nemico
con una micidiale mitragliatrice. Approntata una rudimentale scala a pioli con
3 uomini che lo seguivano, tra cui Scirè, salì la parete e
ingaggiò un corpo a corpo coi nemici che difendevano la postazione. Ferito una
seconda volta, attese l'arrivo di rinforzi e cadde al suolo definitivamente (M.
d'Oro).
Il T.Col. Paolo Arcodaci (1869-1916) , da Barcellona Pozzo di Gotto, trovò anche
lui morte eroica al Pal Piccolo il 27 marzo il giorno che in testa ai suoi
bersaglieri li incitava all'attacco della posizione nemica con le parole:
« Bersaglieri siciliani,
bersaglieri del mio cuore, o prendere la posizione o morire tutti! ».
Cadeva colpito in fronte
(medaglia d'argento al V.M). A non più di cinque mesi dalla sua gloriosa morte
cadeva sulle pendici del monte Interrotto il nipote Valerio Arcodaci (11/7/1916).
Scirè promosso sergente riceve un encomio
per un azione nella notte del 4 agosto 1917 a Casera Melvio di Sopra:
"Facente parte di una
pattuglia, spintosi nei pressi delle linee nemiche per catturare un posto
avanzato, suscitava allarme scatenando le pattuglie avversarie alla caccia degli
intrusi. Restava sul posto per tendere agguato ad eventuali pattuglie che il
nemico avesse inviato in perlustrazione".
Gli avvenimenti di Caporetto
nell'ottobre 1917 giungono ovattati e con ritardo sulle alte cime carniche.
Quando viene dato l'ordine di ripiegamento l'alta valle del Tagliamento, che
segna la linea del fronte provvisorio fino ai ponti di Pinzano, resta ben presto tagliata fuori dal
movimento di ripiegamento messo in atto da parte dei resti della 2a e 3a armata
del duca d'Aosta
in pianura. Le
tre divisioni del XII C.d.A autonomo della Carnia si trovano isolate e "imbottigliate" su varie
direttrici, che portano verso il piano, ma che sono ormai impercorribili
(dopo il 3
novembre la linea di resistenza del Tagliamento è saltata con la cattura da
parte austriaca del ponte ferroviario
di Cornino che permette a questi di aggirare i resti della 2a armata
e puntare a tagliare anche la ritirata della 4a armata
del Cadore ) per la presenza di tedeschi già lungo il
corso inferiore dei fiumi Cellina e Meduna.
Gli scontri in atto nell'alto Tagliamento dalla fine di ottobre, per frenare comunque l'avanzata
secondo gli ordini ricevuti (non scoprire il fianco destro
dell'Armata del Cadore e quello sinistro della II armata ), coinvolgono il 2 novembre il sergente Sebastiano
Risichella Scirè in una mischia corpo a corpo con il nemico. La ferita alla spalla
giudicata lieve e l'impossibilità a muoversi per il momento lo spingono a restare in linea dove, due giorni dopo, sul Monte Jof
sopra San Francesco un colpo gli passa da parte a parte la gola. La ferita pur grave non lo fa
desistere dal percorrere il calvario di quei giorni che non lasciava alternative
alla prigionia.
Credendo la fine vicina
così si esprimeva "Signor Capitano, muoio ma sono contento". Per l'azione gli verrà concessa
a fine conflitto la Medaglia d'Oro. I pochi superstiti del suo battaglione lo
caricano su una barella o su un trasporto e, complice il freddo e l'abnegazione dei suoi uomini,
riescono a fare decine di Chilometri verso Tramonti (lago) dove le guide
li indirizzano lungo la "Strada degli alpini", arteria militare costruita pochi anni prima
attraverso il massiccio del Resettum che si collega alla valle del Piave
passando per Erto.
Questa
stessa strada (scorciatoia) è stata scelta anche da Rommel che guida l'avanguardia dei cacciatiori del Wurtemberg per piombare su Longarone e tagliare la strada alla
4a
armata. Il loro vantaggio è minimo da quando Rommel ha passato il
3 notte il Tagliamento a Cornino. Solo il combattimento di altre unità
di retroguardia del reggimento ha fin'ora evitato il contatto diretto con la
colonna ripiegante dei feriti. Gli scontri della
retroguardia, presidiata dalle compagnie del 16° superstiti, sono continui ed in aumento, sia
lungo la strada degli alpini che a Claut, Cimolais e a Passo S. Osvaldo.
Solo poche ore di vantaggio dividono la retroguardia impegnata negli scontri dai
feriti. La
valle del Piave che si apre davanti a loro dopo il ponte di Colomber (poi
mangiato dalla costruzione della diga del Vajont), pur ingombra di uomini della 4a Armata del gen. Nicolis di Robilant in ritirata, è
un segno di speranza. La forte fibra e probabilmente il freddo che cauterizza la
ferita gli hanno permesso di superare le ultime difficoltà
e sarebbe amaro che proprio ora cadesse in mano nemica. Sulle montagne carniche è
intanto evaporato dopo 2 settimane di scontri l'intero XII C.d.A, col 15°
bersaglieri che operava in Val Dogna e tanti altri, bersaglieri, fanti e alpini, che dalle Alpi Giulie non sono nemmeno riusciti a scendere
a valle ed hanno preso direttamente la strada
della prigionia. Dopo lunga
convalescenza il Sergente Scirè ritorna in zona d'operazioni all'inizio del '18 e si aggrega alla
costituenda divisione
d'assalto e ai suoi reparti nati per controbattere il nemico con la stessa
moneta di Caporetto. Il suo nuovo reparto è la 1170a (o 1770) compagnia mitraglieri
Fiat e lui verrà insignito
"sul campo"
di una altra decorazione,
la medaglia d'Argento,
per i combattimenti del 27 ottobre 1918 alla testa di ponte di Moriago sul Piave
avanguardia della Ia Divisione d'Assalto e della vittoria che si concretizzerà sette giorni dopo a Vittorio
Veneto.
S.A.R il Re con
suo Dedreto in data 26 febbraio 1920 Visto il Regio Biglietto 26 marzo 1833,
visto il R.D. 26/5/1915 n° 753 - visto il R.D. 1/7/1915 n° 1015 visto il decreto
luogotenenziale 10/2/1918 n° 264 - sulla proposta del Min. Segretario di Stato
per gli Affari alla Guerra ha sanzionato la concessione fatta sul campo dalle
supreme autorità mobilitate di una Medaglia d'Argento al V.M. al Sergente della
compagnia Mitraglieri n.1770 Scirè Sebastiano da Francofonte (Sr) matricola
47168
"Caduti
feriti il proprio capitano e il tenente comandante la sezione, prendeva il comando della compagnia in
un momento critico e la trascinava
avanti alla conquista
del paese. Nel pomeriggio durante un improvviso attacco nemico, volontariamente
con pochi uomini si slanciava avanti unendosi alle altre truppe che
contrattacavano, dando prova di spirito di sacrificio e di nobile e generoso
impulso. Testa di ponte Moriago 27 ottobre 1918".
(il Min. Segretario di
Stato per gli Affari della Guerra Roma addì 20 aprile 1921 - reg. C.C. 16/3/1920
Reg. 164 Guerra F. 211 F. Lodini)
Conclusa la guerra in Europa viene inviato in Tripolitania dove la
situazione si era fatta difficile. Nel luglio 1919 rimpatria e si congeda. I
problemi sociali ed economici della nazione, uscita esausta dal conflitto, lo spingono a seguire i parenti negli
"States" ed è
qui che lo raggiunge la notizia del decreto del 30 novembre 1921 che gli conferisce
l'oro per l'azione sullo Jof.
Nota: The
Bowery Theatre opened on 22 October 1826 under the name "New York Theatre" - il
Teatro Acierno Thalia della locandina
qui sopra era situato a Bowery quartiere
che aveva visto negli anni sovrapporsi decine di ondate immigratorie a partire
dai Tedeschi (Germans Gustav Amberg, Heinrich Conried, and Mathilde Cottrelly
converted the Bowery into the Thalia Theatre in 1879) poi dagli Ebrei (In
1891 Yiddish theatre became the predominate attraction) e per finire dagli
Italiani (Acierno). Nel 1920 importanti lavori erano stati fatti al Teatro per
aumentarne la capacità e la sicurezza“Increasing exit facilities” nelle emergenze ma ciò non lo salverà
dal fuoco quando a gestirlo sarà un
cinese nel 1929. La facciata del Teatro era stata deturpata dal passaggio
della metropolitana in
sopraelevata, come nel dipinto sottostante, già da molti anni.
Siamo a New York ed è l'11 marzo 1924.
UNA SOLENNE CERIMONIA
MILITARE ITALO-AMERICANA
L'Ambasciatore d'Italia decora due nostri Eroi nella Caserma del 212° Regg.
Artiglieria
Gli italiani di New York mercé l'Associazione Nazionale Combattenti
Italiani, hanno celebrato nel modo più entusiastico e più commovente la data
storica del 16 marzo, del giorno da tanto tempo agognato dall'annessione della
Città non più martire di Fiume, fedelissima all'Italia.
Abbiamo assistito a tante celebrazioni grandiose, a tante manifestazioni di
italianità, ma affermiamo che non ne vedemmo mai una tanto palpitante di fede è
di orgoglio, come quella di ieri, quando nella Caserma del 212° Reggimento di
Artiglieria l'Ambasciatore d'Italia nel nome del Re soldato, che a Fiume nello
stesso momento riceveva l'omaggio dei nuovi sudditi, appendeva al petto del
valoroso ed eroico sergente SClRE' la medaglia d'Oro al valor Militare tra il
delirio di oltre 10.000 (diecimila) persone e il saluto di un intero Reggimento
ed al petto del caporale Antonio BREDA la medaglia d'Argento.
Pochi occhi sono rimasti asciutti in quel momento, e tutti i cuori hanno battuto
all'unisono. Non è sempre lieta la vita di chi vive lontano dalla terra
che lo vide nascere; ma vi sono momenti che compensano anni di amarezze. Ieri
provammo uno di quei momenti. Non possiamo dire altro.-
"Parla l'
Ambasciatore"
"lo parlo ai Combattenti della grande guerra, ai miei compagni d' arme
Americani ed Italiani. lo parlo a coloro che lasciarono i loro cari ed i comodi
della propria casa per rischiare la loro vita onde compiere un sacro dovere e
tenere alto un grande ideale. Quando la guerra scoppiò, l'Italia e l'America
rimasero neutrali; i nostri due paesi non erano coinvolti nelle cause politiche
ed economiche che originarono il conflitto fra Germania ed Austria da una parte,
ed Inghilterra, Francia, Belgio, Serbia e Russia dall'altra. La guerra è un
rischio terribile che quasi sempre porta al disastro economico sia del vinto che
del vincitore. Apparve ben presto, però, come lo scopo del conflitto non fosse
già il vantaggio materiale dell'una parte o dell'altra, ma il trionfo del grande
principio universale di giustizia e di libertà.
L'Italia quindi non entrò per conquistare le poche miglia di territorio montano
o litoraneo delle provincie irredenti, ma per far trionfare i tre grandi
principi su cui è basata la civiltà, la giustizia, l'umanità, la libertà.
L'Italia non entrò in guerra quando la "Vittoria" sorrideva già agli alleati, ma
in uno dei più foschi momenti del conflitto. Gli Stati Uniti fecero lo stesso
per gli stessi motivi idealistici.
Essi generosamente offrirono il sangue dei loro figli e le loro ricchezze per
salvare l'Europa ed i principi fondamentali sui quali è basata la democrazia. I
pericoli affrontati assieme e le comuni sofferenze portano alla superficie le
migliori qualità degli uomini e creano fra di essi dei legami indissolubili di
amicizia. I veterani di guerra perciò, a qualsiasi razza appartengono, sentono
di appartenere ad una grande fratellanza. Noi consideriamo gli atti di eroismo
compiuti da qualsiasi soldato alleato come gloria comune nostra, e ciascuno di
noi sente il dovere di onorare gli eroi a qualsiasi razza appartengano.
Ecco perché siamo qui oggi. Siamo qui per onorare un uomo che ha compiuto tutto
il suo dovere, più del suo dovere. Il Re d'Italia gli ha conferito la medaglia
d'Oro al Valore, che corrisponde alla "American Congressional Medal of
Honor". Vi sono soltanto 40 uomini viventi che hanno ricevuto tale
distinzione.
Era il4 novembre 1917 quando egli cadde al fronte e venne dato per morto. Gli
austro-tedeschi, combinando i loro sforzi, erano riusciti a sfondare le linee
italiane e a dilagare nella pianura, nelle sezioni dì Caporetto. Ma le ali dell'
esercito erano rimaste ferme sulle posizioni conquistate. Sebastiano SCIRE~
sull'altipiano di Asiago (Carnia), ispirando i suoi uomini col suo coraggio
leonino, sbarrò il passo a soverchianti forze nemiche, combattendo col freddo
acciaio della baionetta quando le munizioni furono esaurite. Egli cadde colla
gola squarciata da un proiettile, e cadendo gridò:
Viva l'Italia! Sono
contento di morire per Lei!" Questo è ciò che tu hai fatto, Sebastiano SCIRE’, e
come riconoscimento del tuo valore io ho il piacere di consegnarti la medaglia
d’ Oro al Valor Militare, per incarico del Re d'Italia
Brilla la medaglia
d'Oro
Cessati gli applausi che salutano le parole del rappresentante del Re, siamo
al momento culminante. Il Reggimento è su gli attenti, la folla è invasa da una
ammirazione profonda, che scoppia in una ovazione entusiastica, quando la
medaglia d'Oro brilla sul petto del modesto sergente, la cui faccia bruna e
fiera" è contorta come da uno spasimo. si vede che colui che sfidò impavido la
morte vuol trattenere le lacrime. L'Ambasciatore lo abbraccia e la folla dà un
urlo, che copre il suono della musica militare. Mentre continuano gli applausi,
l'Ambasciatore pone sul petto del sergente dei granatieri Antonio BREDA la
medaglia d'Argento.
Il saluto del
Reggimento
Il Reggimento
sfila dinanzi alla Medaglia d'Oro in ordine perfetto con a capo la bandiera
d'America, d'Italia e quella del Reggimento. Gli Ufficiali salutano con la
spada, i gagliardetti s'inchinano, le bandiere sventolano, la musica suona, e la
folla, uomini e donne, grandi e piccoli salutano sventolando i fazzoletti e la
immensa sala tutta decorata di bandiere americane e italiane è tutta in un gran
palpito.
La Medaglia d'Oro saluta militarmente e la sua mano nel portarsi alla fronte
trema.
Sfilano poi le Associazioni. Viene prima quella Nazionale dei Combattenti
Italiani, che ha nelle sue file i vecchi Garibaldini: Cav. I. TALADINI,
Giambattista FALCONI e Salvatore DE VITA, seguono I Legionari dei fasci che
salutano romanamente, il Tiro a Segno Nazionale Italiano con i soci vestiti in
divisa, la Società di Mutuo soccorso Militello val Catania, Sicilia, fiera,
orgogliosa del suo conterraneo e socio, l'American Legion della Bronx County, il
D'Auria Murphy Post 143. il Lexington Post, la Società Belga con a capo il
Reverendo Rosseu che ha ….
Le autorità italiane lo sollecitano a rientrare garantendogli un
adeguato impiego e altrettanto adeguate risorse economice. E così nella primavera del 1924 Scirè rifà il viaggio
inverso per la sua città d'origine, Militello, dove viene accolto con grandi onori. Il comune
oltre ad assegnargli un lotto di terreno lo nominava Comandante delle guardie municipali.
Diviene poi segretario del fascio, incarico che svolge con discrezione e
autorevolezza. Nel settembre 1940 viene promosso sottotenente della riserva,
incarico che gli preclude però, data l'età, un reparto operativo in zona di
guerra. Nonostante l'età e i trascorsi Scirè chiede
comunque di essere inviato in zona d'operazioni in Albania. Anche su quel fronte
dopo pochi mesi le operazioni hanno termine. I suoi 50 anni pesano e per il
resto del conflitto deve accontentarsi della sua terra.
Con la caduta del fascismo viene epurato poi reintegrato nel ruolo. Iscritto nel
ruolo d'onore ha gli avanzamenti a Tenente (1953) poi a Capitano (1960) e infine
a Maggiore nel 1969.
Sebastiano Scirè Risichella si fregia anche della
croce di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, della Croce di cavaliere della
Polonia, .........
Muore ad Asti il 20 marzo
1981. La sua salma fu traslata a Militello e tumulata nella tomba di famiglia.
Motivo del
conferimento della Medaglia d'Oro:
Meraviglioso soldato, rifulse per altissime virtù militari durante
le tragiche vicende del ripiegamento. Impegnato in aspro combattimento corpo a
corpo, contro forze soverchianti, si prodigò con slancio esemplare, infondendo
fede e valore nei propri dipendenti con l’energia dei suoi atti e l’ascendente
morale del suo impareggiabile coraggio, primo ovunque occorressero reazioni
violente per rintuzzare gli attacchi nemici. Caduto per gravissima ferita alla
carotide, faceva sforzi supremi per continuare nella lotta ed incitare i
dipendenti gridando: Bersaglieri avanti! Viva l’Italia !. E nell’impressione di
una fine imminente gridava: Signor capitano, muoio, ma sono contento. Monte Yof, 4 novembre 1917
Vai al paragrafo
Vai a Indice Caporetto
Torna
all'indice di Carneade