Buccella Gino Cardelli Torquato Caretti Fedele Carli Giuseppe DeCarli  fratelli
De Gaspari Ercole Ferrari Luigi Franchini Enrico Franzoni Antonino Giulietti Giuseppe
Grifeo Federico Griffini Saverio GrossoCampana A. Lavezzeri Roberto Maifreni Guido
Mancini Giuseppe Merli Severino Negri Pietro E. Pagliari Giacomo Pallavicini di Priola  E.
Pallotti Giacomo Pantanali Emilio Paolini Giuseppe Pecorari Ottone Pergolesi Raffaele
Prato Leopoldo Rismondo Francesco Riva di  Villasanta A. Rolando Francesco Rossi Francesco
Scirè Sebasiano Il capitano nero Vayra Giuseppe Vitali Michele Ori fuori Corpo

Giuseppe Mancini

1893-1917

Nasce ad Arezzo il 10 febbraio 1893. Si arruola nel 1913 nel 3° Rgt. come allievo ufficiale  ed ottiene le spalline con destinazione 6°. Allo scoppio della guerra era in servizio al 13°. Il 28 luglio già ai primi scontri viene decorato di Medaglia d'Argento dopo tre ferite. Promosso tenente, l'anno successivo, viene assegnato alla Scuola Mitraglieri di Brescia. Dopo la ritirata di Caporetto chiede di essere mandato a reparto combattente. La sua destinazione in questo frangente è l'altopiano di Asiago, di nuovo sotto pressione dopo la ritirata al Piave. Il 4 dicembre del 1917 in servizio come capitano al 12°, viene ferito mortalmente al Monte Miela. Nonostante la ferita continua a combattere con un pugno di uomini per tenere la posizione. Alla memoria gli viene assegnata la Med. d'Oro il 19 agosto 1921. (Dal Museo di Canove di Roana: un piccolo giallo circonda la sua tumulazione.  Dal suo ricovero nell'ospedalettto da campo nei momenti concitati del periodo la sua salma venne deposta senza indicazioni finendo poi, si disse, fra gli ignoti del sacrario, ossario di Asiago)

Motivo del conferimento: Alla testa del proprio reparto, incitando i suoi soldati con la parola e con l’esempio li guidava all’assalto della linea sbaragliandone le piccole guardie, che costringeva ad asserragliarsi in una vicina baita. Cadutigli d’intorno la maggior parte dei suoi uomini, ritornava con rinnovata violenza ed indomabile tenacia all’assalto dell’improvvisato fortilizio, venendo a lotta corpo a corpo. Ferito a bruciapelo da un colpo di fucile all’addome, non volle cedere al nemico, che forte di numero, tentava la riscossa ed in un supremo sforzo, animando con la voce i superstiti della compagnia, al grido di Savoia! li trascinava a nuovo assalto, impadronendosi della contesa baita, ed annientandone i difensori. Poco dopo, strappato a forza dai soldati dal posto d’onore, spirava prima di giungere al posto di medicazione. Fulgido esempio di eroismo e delle più alte virtù militari. Monte Miela, 4 - 5 dicembre 1917.

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