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...è davvero un magna magna...

Barbara Spinelli e il Berlusconismo come nacque 15 anni fa

22/04/2010

Di F. Allegri

Oggi commenterò uno scritto del 17 novembre 2010 di Barbara Spinelli che fu pubblicato dalla Repubblica, ma che è stato ripreso e sviluppato nei giorni scorsi da vari analisti e pensatori politici, da Ferrara agli editorialisti del Manifesto, anche con esiti sorprendenti.

Credo che queste ultime siano delle polemiche pasquali legate al periodico voto amministrativo e per questo non mi interessano.

L’articolo della Spinelli mi interessa di più: a mio avviso la Spinelli scopre oggi quello che fu il Berlusconismo tra 17 e 15 anni fa, più o meno (ma non se ne rende conto).

Con questo metro misurerò le sue considerazioni, le condividerò o le approfondirò.

Lo scritto s’intitolò “L'Italia del sottosuolo”, ma in realtà si tratta di una realtà politica alla luce del sole, potente e diffusa ovunque.

Non so dirvi se il 17 novembre la Spinelli sapeva che il governo non sarebbe caduto il 14 dicembre, io lo sapevo da qualche giorno e senza ombra di dubbio e lo dissi ai miei lettori in un paio di pezzi e soprattutto in quello del giorno della fiducia.

Questa questione è meno importante di quanto possa sembrare perché un giorno il Berlusconismo finirà e certamente non sarà domani, ma neppure tra 100 anni.

La riflessione sul Berlusconismo deve partire da vari dati certi.

Parliamo di una TRANSIZIONE LUNGA anche perché non compresa, magari sottovalutata e/o voluta da tutte le forze politiche preesistenti alle prese con le loro difficoltà del momento.

Il primo errore (veniale ma multiplo) quindi è nel dire che “il governo Berlusconi sta finendo, anzi è già finito”. Non si può parlare nemmeno di “regno”: abbiamo solo governicchi di interessi privati e del tirare a campare, abbiamo semmai stati generali o ampi in continuazione.

BERLUSCONI È LA CHIOCCIA DEL VECCHIO MONDO DEMOCRISTIANO E SOCIALISTA CHE SI APRÌ ALLE DESTRE IN ATTESA DI TEMPI MIGLIORI. NON CI FU E NON C’È NEMMENO UNA ROTTURA DELLA CONTINUITÀ POLITICA!

Sul Palcoscenico immaginato dalla Spinelli io vedo tutti esponenti che vengono dal mondo democristiano e socialista e le stesse idee, sono mutate solo delle maschere di scena.

Questo fatto si poteva capire 17 anni fa, ma io lo feci nel 1993.

Io comincio a concordare con la Spinelli da quando dice: “Burlesquoni è un brutto scherzo di ieri. In realtà c'è poco da ridere, e il ventennio che abbiamo alle spalle è infinitamente più serio”.

Devo precisare che il gioco lessicale è suo, e il ventennio non è alle nostre spalle anche perché alle nostre opposizioni MANCA LA CAPACITÀ DI IMMAGINARE IL FUTURO.

Sono anche contento del fatto che la Spinelli dice che B. ha una macchina di guerra ben oleata.

SI TRATTA DEL SUO STRUMENTO DI COMUNICAZIONE POLITICA CHE VIENE DA PRIMA DI BERLUSCONI E PARE DESTINATO A PERPETUARSI E A SOPRAVVIVERE A LUI E AL BERLUSCONISMO.

Va aggiunto che tale macchina non è nemica della politica e del potere, SEMMAI È NEMICA DELLA PARTECIPAZIONE E DEI DIRITTI LOCALI O PERIFERICI.

Qui la Spinelli non capisce, o finge di non capire, il potere che il Berlusconismo aveva anche 20 anni fa, ma nello scritto trovo almeno l’idea dell’inutilità dei governi tecnici o delle elezioni subito.

Si può ripartire da quando dice che “LA SINISTRA PARLA DI REGIME, MA NE SOTTOVALUTA LE RISORSE, LA PENETRAZIONE DEI CERVELLI”.

Per la Spinelli il Berlusconismo, con tutti i suoi difetti ed errori, è l’unico soggetto capace di riformare se stesso e di riscoprire quella politica che nemmeno lei riesce a descrivermi con chiarezza, almeno per le mie capacità di comprensione.

Lei chiede una riforma elettorale e mediatica che parte dal fatto che il CONFLITTO DI INTERESSE e il motore che muove tutto il Berlusconismo.

Lei dice: “Il conflitto non è sabbia ma olio del suo ingranaggio, droga del suo carisma”.

Anche questo era vero 15 anni fa e questo io lo scoprii allora, non 2 anni prima come le considerazioni precedenti.

In ogni caso va aggiunto che i fanatici del Berlusconismo sono una minoranza ancor più piccola degli anti berlusconiani senza se e senza ma di colore viola o rosso acceso.

IL GROSSO DEL BERLUSCONISMO È FATTO DI SOGGETTI INTERESSATI AL PROPRIO PORTAFOGLIO, AL REDDITO FAMILIARE O AL BENESSERE LOCALISTA, C’È ANCHE UN VECCHIO NAZIONALISMO CHE LOTTA OGNI GIORNO CON MILLE DIFFICOLTÀ.

Non sono d’accordo sul fatto che il Berlusconismo abbia portato “più America e più consumi, più allegria e meno bigottismo”.

Questo concetto va sviluppato. Cosa c’è da importare oltre all’America?

Non è vero che il Berlusconismo porta più consumi, SEMMAI HA ACCOMPAGNATO E INDIRIZZATO LA DIMINUZIONE CHE ABBIAMO AVUTO IN QUESTO QUINDICENNIO.

Dove si può vedere una maggiore allegria?

Il bigottismo è poco e forse può salvare qualcuno in più dal macello sociale che continua ad allargarsi; può anche aiutare la solidarietà.

Quindici anni fa Berlusconi ripropose Milano 2, ma poi fu sconfitto dal centro – sinistra delle burocrazie e delle modeste razionalizzazioni con l’aiuto di molti poteri forti.

E’ vero che il Cavaliere al potere controlla tutte le reti: le personali e le pubbliche, ma quando è all’opposizione cosa fa? Avete presente la percentuale di pubblicità che controlla?

La parte centrale dello scritto della Spinelli è dedicata all’idea del PAESE IN BRICIOLE.

Per la Spinelli, Berlusconi avrebbe costruito il suo potere politico sulle briciole.

La Spinelli fa anche un riferimento ad un’opera di Dostojevski e immagina un’Italia degli illusi e dei capricciosi.

Io ho parlato spesso del labirinto italiano ed è diverso dal sottosuolo dove fuggirebbero gli italiani della Spinelli. Credo di saper valutare meglio di lei il centro - destra e il centro – sinistra.

Non basta un generale e l’artiglieria per vincere le guerre, c’è anche la preparazione degli eserciti.

15 anni fa il Berlusconismo era qualcosa di simile alle idee della Spinelli, ma non lo era.

Oggi il Berlusconismo è nelle regioni, nelle province e nei comuni e specie al nord offre standard amministrativi di alto livello.

Del resto la Spinelli ha capito poco anche i Tea Party che sono molte cose e anche stampa indipendente, in questa fase iniziale perlomeno.

Anche se la sua analisi è antica la sua conclusione è più interessante perché chiede nuove norme per l’informazione e sul conflitto d’interessi. Auspica una società bene informata, ma non dona un grande contributo per realizzarla.

Un governo di alleanza costituzionale non sarebbe in grado di fare questa riforma perché gran parte del PD è ancora quello che considera Mediaset un patrimonio di tutta l’Italia e poi un governo costituzionale non avrebbe mai potuto emarginare PDL e lega, altrimenti che governo costituzionale sarebbe stato?

La Spinelli parte dal sottosuolo, ma finisce nel mio labirinto e pare che non se ne renda conto: che sia indietro di 15 anni?

A giudicare dalla parte finale del suo scritto di sicuro.

Lo si vede dal fatto che spera di tornare ad una legge del 1957 che previde l’ineleggibilità di chi era titolare di una concessione pubblica. Questo andava fatto 17 anni fa!

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