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...è davvero un magna magna...

Viaggio nella destra italiana di Veneziani

03/02/2011

Di F. Allegri

Oggi mi sono assegnato un compito difficile quello di esplorare le critiche di destra alle scelte politiche fatte in questi due anni da Gianfranco Fini.

Lo farò rileggendo uno scritto di Marcello Veneziani del 25 settembre 2010 e titolato: “Gianfranco traditore e ladro di sogni”.

Lo farò senza l’ambizione di capire del tutto quelle che sono le malinconie di un uomo che ha vissuto sulla sua pelle la scelta di una militanza a destra.

Il titolo è efficace e dimostra che c’è una destra di ieri e una di domani che convive nell’anima e nel pensiero di Veneziani: Quella vecchia chiama Fini traditore, quella che da 20 anni vede le televisioni dei poteri forti lo chiama “Ladro di sogni”.

Un tempo la destra era dio, patria e famiglia oggi è potere, impresa e amicizia.

Io già scritto e detto tante volte che Occhetto fu l’uomo sbagliato nel processo di riforma del PCI e ultimamente penso anche che ci sia una somiglianza, una natura comune tra l’ex leader del PCI e Fini. Nei momenti decisivi entrambi tergiversarono e lo fecero perché superati dalla dirompenza degli eventi.

Gli errori di Occhetto sono sotto gli occhi di tutti, per valutare Fini occorreranno altri mesi.

Lo scritto di Veneziani inizia male dicendo che lui sa chi c'è dietro le carte che accusano Fini.

A mio avviso sbaglia verbo perché Fini non è accusato di nulla, è in corso uno scontro politico tra persone e partiti poco abituati a praticare questo sport!

Subito dopo l’articolo migliora grazie ad uno sviluppo romantico e malinconico della questione.

Veneziani dice: “SO CHI LE ISPIRA, CONOSCO BENE IL MANDANTE. NON C’ENTRA AFFATTO CON PALAZZO CHIGI, I SERVIZI SEGRETI, IL GOVERNO DI SANTA LUCIA. È UN RAGAZZO DI QUINDICI ANNI CHE SI ISCRISSE ALLA GIOVANE ITALIA. SOGNAVA UN’ITALIA MIGLIORE, AMAVA LA TRADIZIONE QUANTO LA RIBELLIONE, DETESTAVA L’ARROGANZA DEI CONTESTATORI ALMENO QUANTO LA VILTÀ DEI MODERATI, E SI SEDETTE DALLA PARTE DEL TORTO, PER GUSTO ASPRO DI LIBERTÀ. PORTAVA IN PIAZZA LA BANDIERA TRICOLORE, SI EMOZIONAVA PER STORIE ANTICHE E COMIZI INFIAMMATI, PENSAVA CHE SOLO I MALEDETTI POTESSERO DIRE LA VERITÀ”.

Quando si parla del crollo del muro di Berlino non si deve mai dimenticare la specificità italiana, come uscì dalla seconda guerra mondiale, come si accodò al coro dei vincitori e come ha vissuto i 50 anni della guerra fredda, non dimentichiamo che le speranze e i rammarichi hanno convissuto nella destra e nella sinistra mentre nel mondo queste due parole (destra e sinistra) non significavano più nulla.

Per questo non ripercorrerò la storia della lotta politica quotidiana di quel giovane, seguiamo già nel blog i pochi giovani della destra dei miei comuni e questo mi basta. Per lodarli potrei dire che son i più attivi e i più ricchi di ideali: aria fresca al museo delle cere!

Devo comunque rammentarmi che dal 1945 in poi e normalmente i giovani non fanno politica nei partiti!

Riepilogando per Veneziani c’è un ragazzo di quindici anni che è il vero mandante e l’ispiratore delle accuse a Fini. Questo ragazzo non rivorrebbe indietro i soldi che spese per fare politica, per mantenere la sezione, per comprare la colla. Non rivuole nemmeno gli anni perduti che nessuno può rendergli, le passioni bruciate di quel tempo.

Questo Veneziani romantico appartiene di diritto a Rifondazione del MSI, ma è molto italiano laddove non parla dell’essenza della politica che l’ha inglobato: mestiere e scelta dei rappresentanti!

Lui guarda dal basso la politica la politica e vede un giovane, altri la guardano dall’altro e vedono tanti affari; nel mezzo c’è la televisione dei salotti e di Maria.

Il Veneziani più profondo è quello che dice: “PERÒ QUEL CHE NON SOPPORTA È PENSARE CHE QUALCUNO, DOPO AVER BUTTATO A MARE LE SUE IDEE E I LORO TESTIMONI, DOPO AVER GETTATO NEL CESSO QUELLE BANDIERE E QUEI SACRIFICI, DOPO AVER DIMENTICATO FACCE, VITE, MORTI, STORIE, CULTURE E PENSIERI, POSSA USARE QUEL CHE RESTA DI UN PATRIMONIO DI FEDE E PASSIONE PER I PORCI COMODI SUOI E DEL SUO CLAN FAMIGLIARE.

CAPISCE TUTTO, CAMBIARE IDEE, ADEGUARSI AL PROPRIO TEMPO, ABIURARE, RINNEGARE, PERFINO TRADIRE. NON GIUSTIFICA, MA CAPISCE; NON RISPETTA, MA ACCETTA. È LA POLITICA, BELLEZZA”.

All’improvviso Veneziani incontra per un momento la politica vera, quella per la quale ha lavorato una vita come tanti e resta folgorato. Veneziani non ha capito che la politica è sempre stata costituita da uomini che si sacrificano per altri uomini, vicini e lontani. Crede d’aver fatto politica per un ideale che non lascia spazio al cambiamento e purtroppo questo quando arriva non guarda in faccia nessuno.

Seguire il capo era il loro motto e ci sono voluti 20 anni per portare la destra nella quotidianità prosaica; evidentemente Veneziani è rimasto indietro e alla fine prova solo a dimenticare le sue illusioni di un tempo quando dice che non si era mai aspettato nulla da personaggi come Berlusconi, Bossi, Casini e …. Fini.

Al momento non so dirvi dove stia andando Fini, non so se ha fatto scelte di lungo respiro o di breve, io so che la destra entrò in un vicolo cieco quando tanti anni fa accettò il voto di un particolare mondo degli affari in occasione delle municipali a Roma del 1993 (se non erro) e che ci ha messo 17 anni per uscirne e non potevano essere molti di meno, 5 al massimo.

I prossimi mesi ci diranno se Fini ha fatto bene o male e se ha fatto qualcosa di rilevante.

Io so che sicuramente è uscita dall’illusione berlusconiana e questo è un bene!

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