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...è davvero un magna magna...

Profezia di morte del giornalismo

12/01/2010

Di F. Allegri

Il 7 settembre ho letto sul giornale La Stampa di Torino un articolo a firma Vittorio Sabadin e titolato: “Il lettore che dirige i giornali”.

Ho riflettuto su quello scritto per fare un mio scritto sul giornalismo e sulla sua morte che è prossima e certa e in alcuni casi si è già verificata!

In Italia sono giornali vivi la Stampa e Repubblica, il Corriere della Sera è invece afflitto da sonnolenza, ma di tanto in tanto si desta.

Il Giornale soffre sicuramente di qualcosa di grave, altrimenti non capirei i suoi improvvisi urli inconsulti e il continuo avvicendarsi di dottori al suo capezzale.

Libero prova a curarsi, ma la malattia si aggrava e al contrario Il Fatto vive una vita spericolata, ma ad oggi non conosce malanni, fino a quando ……

Poi mi viene a mente la Voce del Ribelle, di recente ho fatto un full immersion in 5 numeri del mensile e ho letto molte voci, ma non ho trovato il ribelle!

Fatta questa parodia certamente incompleta passo al direttore del New York Times, Bill Keller il quale secondo Sabadin avrebbe detto: “Il nostro giornale non sarà mai un reality show”.

Questo è un punto importante e Keller si sbaglia!

I giornali (tutti) divennero dei reality show per sopravvivere alla fine degli anni settanta quando le televisione imposero l’illusione che fosse possibile conoscere la realtà dei fatti in diretta, live come dicono gli inglesi.

Ad inizio del novecento i giornali erano usciti anche 3 volte al giorno, dalla fine degli anni settanta siamo attaccati dai notiziari continui e dall’illusione di sapere tutto e subito.

QUESTO E’ UNO DEI MOTIVI PER I QUALI IO COMMENTO I FATTI CON MOLTO RITARDO QUANDO I PROTAGONISTI DEL REALITY SHOW HANNO DIMENTICATO ANCHE I FATTI STESSI, CERCO DI CONSIDERARLI IN UN CONTESTO PIU’ AMPIO DELL’ATTIMO E DEL MOMENTO O DELLA REPLICA DEL GIORNO DEL TEATRINO DELLA POLITICA.

A mio avviso è questo il problema principale, ma l’articolo in questione si concentra sull’idea che certi giornali pubblicherebbero quello che voglio i lettori e che tali desideri sono identificabili grazie a particolari programmi internet. Secondo Sabadin, il gusto del lettore si vedrebbe dai dati dei vari lettori dei singoli articoli.

Le cose non stanno proprio così: chi usa internet non ha reali motivi per comprare un giornale e nei prossimi anni ne avrà ancora meno!

Poi c’è il rovescio della medaglia ovvero i 3 grandi acquirenti di giornali non usano internet.

Il primo acquirente compra giornali come se comprasse un soprammobile o un posacenere, il secondo lo fa come se il giornale fosse un romanzetto di facile lettura e infine arriva il cittadino povero di spirito che compra il giornale per sapere chi ha arrotato il gatto sulle strisce o chi è entrato nudo in municipio per dare in escandescenze.

Se certi giornali si sono messi a cercare lettori in questo modo bisogna capire la causa ovvero l’emorragia generalizzata tra i lettori di giornali.

Da un lato c’è poco da leggere, dall’altra la TV diffonde meglio le non notizie!

Ecco quindi che un giornale diverso come Il Fatto Quotidiano nasce tra la gente e sale la china fino a superare un contenitore di reclame come Libero!

Anche io su Empolitica tratto come beni commerciali i miei articoli, ma una volta assemblati li lascio navigare sul mare di internet e da quando ho scoperto che il super tema non affrontato dall’informazione è quello del digitale terrestre ho deciso di parlare di quello che più mi aggrada cosciente che, in ogni caso e a prescindere, io ogni giorno avrò parlato on line di digitale terrestre.

Anche io non permetto alle statistiche di dettare la mia agenda di giornata, io immagino il mio fare informazione come un isola tropicale dove possono capitare i naufraghi e talvolta i controllori dell’informazione!

Concordo di più con Colombani, il direttore di “Le Monde” e invito il lettore a constatare che cerco sempre di far riflettere l’opinione pubblica e di offrire punti di vista centrati.

Io sono favorevole all’abolizione dell’ordine dei giornalisti perché lo considero l’ordine del conformismo, ma preciso in questo scritto che i giornalisti avranno presto un problema di professionalità diverso e grave: dato che l’emorragia di lettori è inarrestabile e ci sono già in giro i giornalisti “conformistissimi” e gratuiti fino a quando sarà possibile parlare della professione del giornalismo?

I giornali non sono destinati a peggiorare, sono destinati a sparire, non diventeranno altro torneranno ad essere per pochi sciagurati!


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