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...è davvero un magna magna...

Duelli quotidiani tra la carta stampata

21/02/2011

Di F. Allegri

Dopo una decina di giorni di pausa torno a commentare uno scritto del blog di Corrias, Gomez, Travaglio e oggi ho scelto il pezzo del 9 ottobre 2010 intitolato “La stampa dipendente”.

Il pezzo fu pubblicato anche da Il Fatto Quotidiano.

Posso dirvi subito che ritornerò sul tema anche in futuro per approfondire il tema vero che è quello della stampa FORTE.

In questi giorni ho assistito al duello tra la gente fra sostenitori e critici di Berlusconi e domenica sono stato al Se non ora … quando.

Ci ho riflettuto qualche giorno e mantengo un apprezzamento per la manifestazione; c’è qualcosa di nuovo, ma mi rendo conto che anche questa ha fatto parte della lunga stagione teatrale della politica italiana.

Un teatro che non è di quello buono come a Bali (lo stato – teatro secondo Clifford Geertz), ma dell’assurdo!

Assisto da un anno a un bel duello che mi entusiasma di più: è quello tra Libero e Il Giornale da un lato e Il Fatto Quotidiano dall’altro.

Vi ricordo che da anni non compro giornali, ma ogni giorno vado a leggermeli al bar o in biblioteca.

Il Fatto ha superato Libero nelle vendite, ma la sua ambizione deve essere quella di raggiungere il giornale di casa Berlusconi e credo che con questo pezzo abbia lanciato la sfida agli avversari.

Ecco perché oggi rileggo il pezzo del 9 ottobre: qui il mondo del Fatto tenta e riesce a colpire tutti i suoi avversari commentando un dialogo intervista tra il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti e all’ex direttore del quotidiano di Paolo Berlusconi, Maurizio Belpietro e andata in onda su una tv di Silvio Berlusconi, Canale 5 partendo, a mia avviso, da una posizione che ha delle debolezze.

Come dice il pezzo del Fatto, quella intervista fu una specie di riunione familiare e si potrebbe aggiungere che il conflitto di interessi era andato in video se Sallusti non si fosse chiesto come mai nessuno li avesse ancora perquisiti dopo lo scontro e le critiche della presidentessa di Confindustria.

OGGI LA QUESTIONE PARE SUPERATA, MA PER GIORNI LA VICENDA È STATA AL CENTRO DELLE CRONACHE.

Io credo che in quei giorni Il Giornale che fu di Montanelli abbia toccato il suo punto più basso, ma anche se ho aspettato mesi faccio difficoltà a descrivere lo scenario di quello scontro.

Nello STATO - TEATRO italiano la stampa ha solo la funzione di locandina che deve pubblicizzare la recita del giorno, di ieri o di domani, è tutta debole e ha le sue colpe.

La politica italiana finge spesso di essere un duello al sole, ma solo quando si capisce la vera natura degli scontri si può denunciare la non veridicità degli scontri in primo piano, se si è persona che rincorre la correttezza delle informazioni.

Sempre in quella intervista, Sallusti denunciò una disparità di trattamento forse confidando che nessuno si rendesse conto della diversità delle due situazioni! In Italia può accadere.

Sallusti si chiese perché “il presidente del Senato, Renato Schifani, dice ogni giorno in tutte le sedi pubbliche di sentirsi minacciato dalle inchieste de Il Fatto Quotidiano. Un giornale che da due mesi sostiene che Schifani sia mafioso”.

Il Fatto vide in questo un autogol del Sallusti, ma io so che questa frase non viene solo dal giornalista del Giornale, viene dal profondo di una destra italiana e mostra anche le debolezze di una sinistra italiana che fa accuse di queste gravità, ma non mette in campo le lotte che sarebbero consequenziali in tutti i paesi liberi del mondo.

Qui tutto fa brodo per le periodiche elezioni e s’ode in sottofondo un coro del volemose bene.

Nel pezzo quella frase ha una sua centralità e la risposta del Fatto fu appropriata, almeno nella circostanza, se si omette di analizzare fino in fondo quanto riportato da Sallusti.

Il Fatto replicò così: “Ora, è chiaro che Sallusti va ringraziato. Due volte. La prima perché, bontà sua, si è limitato a buttar lì l’idea (inquietante per il contesto) della perquisizione a Il Fatto, aggiungendo però di ‘augurarsi che ciò non avvenga’. La seconda perché dà la possibilità a tutti di comprendere la differenza che passa tra il giornalismo dipendente (il suo) e quello indipendente (il nostro)”.

Io non vedo solo un giornalista dipendente e uno indipendente, io vedo due giornalismi deboli che avranno molte difficoltà nei prossimi anni. Forse il duello sulla carta stampata (e in televisione) forgerà il loro lavoro e manterrà i loro lettori più fedeli, ma c’è un’Italia che vuole di più da entrambi.

Questa Italia non ha capito perché la Marcegaglia si sentisse minacciata e perché il Giornale la indagasse.

Questa Italia non si accontenta delle critiche scritte in editoriali, certe super accuse vanno provate e configurate oppure non vanno mosse.

Il Fatto puntualizzò la sua indipendenza (solo in Italia accade questo) e ricordò che, a partire dal 2009 avevano trovato delle notizie sull’avvocato palermitano scelto da Berlusconi come seconda carica dello Stato e di come le avessero pubblicate 20 volte.

Purtroppo, al momento, non c’è nulla di penale e tanto di politico e finché tali accuse non saranno approfondite è vano affrontare, non sempre centralmente, tale battaglia solitaria che poteva solo portare Il Fatto nel tribunale civile (come è accaduto). Si parla di una causa da 720.000 euro.

Altrimenti, lo ripeto, tutto appare come elettoralistico e aggiungo un perdente.

Ah dimenticavo, questo va fatto a Palermo e in Sicilia, non a Firenze, Roma o Milano perché la politica è cibo per gente dura sempre più stanca.

Il pezzo si conclude con 2 considerazioni sulla causa civile: “Ma che se perderemo pagheremo di tasca nostra. Con i soldi che ogni giorno ci danno i nostri soli padroni: i lettori”.

Un quotidiano non deve essere solo libero, deve essere accurato e perfetto, specie quando le accuse sono gravi!

La crisi sarà lunga e a noi mancano anche i giornali!

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