Piacere, Dolore
Anco tra le spine nascono le rose.
A palati i guai, e la morte mai.
Pensiero animoso: non mori, sed pati, diceva Santa Teresa.
Bocca con dolore non dice bene.
Chi fece del seren troppo gran festa,
avrà doglia maggior nella tempesta.
Chi ha avuto il gusto, prenda il disgusto.
Chi mangia aloè, campa gli anni di Noè.
Nel proprio, per la qualità medicinale dell'aloè.
Chi perde piacere per piacere, non perde niente.
Chi vuole allettare i colombi alla colombaia, bisogna dargli del ciminio.
Delizie temporali portano mille mali
Da diletto temporale temer dei qualche gran male.
Di dolore non si muore, ma d'allegrezza sì.
Dolce vivanda vuol salsa acerba.
Dopo il dolce ne vien l'amaro.
Medio de fonte leporum surgit amari aliquid, quod in ipsis floribus angit.
Grave è la tristezza che segue l'allegrezza.
I gran dolori sono muti.
Parvæ curaæ loquuntur, ingentes stupent. (TERENZIO.)
I guai non son buoni col pane.
Fanno cattivo companatico.
Il dolore è sempre asciutto.
Il dolore non invecchia.
Cioè, o muore o uccide.
Il duol fa bello.
Il mèle si fa leccare, il fele si fa sputare.
Il piacere non ha famiglia e il dolore ha moglie e figliuoli.
Il piangere è un sollievo.
Il ricordarsi del male raddoppia il bene
Quel che fu duro a patire, è dolce a ricordare.
E viceversa: non è <<maggior dolore Che ricordari del tempo felice Nella miseria.>> Il che si esprime giocando sul nome d'un fiume noto in quel di Pisa con questo altro proverbio:
È un mal fiume l'Èra.
Cioè, la memoria e il desiderio d'un bene perduto, o «Il misero orgoglio D'un tempo che fu.>>
Impara piangendo e riderai guadagnando.
In cibo soave spesso mosca cade.
In guerra, nella caccia e negli amori, in un piacer mille dolori.
I travagli fan tornare il cervello a bottega.
I travagli son ladri del sonno.
I travagli tiran giù l'anno.
Un giorno ti fa invecchiare d'un intero anno: si narra che la Regina Maria Antonietta incanutisse ad un tratto la notte che fu presa a Varennes.
La fine del riso è il pianto
Chi mangia molto riso beve lacrime.
Lungo piacer fa piangere.
Mille piacer non vagliono un tormento.
Nell'allegrezza non si trova fermezza.
Non è l'amo né la canna,
ma gli è il cibo che t'inganna
Pesce che va all'amo, cerca d'esser gramo.
Ogni uccello conosce il grano.
Ognuno corre al piacere; ma perché il piacevole non è il buono, e di rado s'intende il vero nostro bene, si dice anche:
Non ogni uccello conosce il buon grano.
Piacer preso in fretta, riesce in disdetta.
Poco fiele, fa amaro molto miele.
Quel che duole, sempre non è scabbia.
Se i segreti vuoi sapere,
cercali nel disgusto o nel piacere.
Un torso di pera cascata, è la morte di mille mosche.
Vergogna fa perder piacere.
Chè gran piacer si perde per vergogna (BERNI, Orl. Inn.)
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