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Meteorologia, Stagioni, Tempi dell'anno
A' cinque d'aprile, il cucco dee venire; se non viene a' sette o agli otto, o ch'è preso o che è morto.
E si aggiunge:
E se non viene ai dieci, gli è perso per le siepi
Se non viene ai venti, egli è perso fra i formenti
Se non viene ai trenta, il pastor l'ha mangiato con la polenta.
(PASQUALIGO, Racc. Ven.)
Acqua di maggio, uccide il porco d'un anno.
Acqua di giugno rovina il mugnaio
Acqua e sol, la campagna va di vol.
Cioè,la vegetazione fiorisce assai quando acqua e sole si avvicendano tra loro in giuste proporzioni.
Agosto ci matura il grano e il mosto.
Al fare in mare, al tondo in terra.
Proverbio de' marinai: luna piena ha più rischi della nuova. E meglio:
Al fare, in mare al tondo in porto, perché a' 15 non si faccia torto.
Perché nel plenilunio, che suol essere il 15 del mese, non si alzi qualche tempesta e ti anneghi.
Alla luna settembrina, sette lune se le inchina.
Cioè la luna di settembre ci fa prevedere le sette altre che succedono
Quando nevica di settembre, nove lune attende.
Alla Madonna di marzo si scopano, e alla Madonna di settembre si trovano.
Le lucerne.
Alla prim'acqua d'agosto, cadono le mosche;
quella che rimane, morde come cane.
Alla prim'acqua d'agosto pover'omo ti conosco (ovvero il caldo s'è riposto).
Alle prime rinfrescate si mette a prova la sanità. Ma pure s'intende a quest'altro modo, almeno in montagna dov'è più freddo: io ti conosco pover'uomo che non hai panni d'inverno da porti indosso
La prim'acqua d'agosto rinfresca il bosco.
Alleluia, ogni mal fuia.
Cioè, la Pasqua d'uovo.
All'escita, brache e camicia; e all'entrata, la rocca è inconocchiata.
Donnesco pregiudizio: a luna calante credono nascere i figli maschi, e a luna nuova le femmine. La rocca, emblema delle donne fino dai tempi dell'Odissea, ed allora più d'adesso: ma i contadini, che sono omerici, pongono tuttavia la rocca in cima al corredo e a vista di tutti, come si pone anco ne' ritratti un libro in mano a' dottori.
Alle tre nebbie, acqua
Dopo tre brine l'acqua a mezzine.
All'inverno piovoso, I'estate abbondante.
A luna scema non salare, a luna crescente non tosare, se vuoi risparmiare.
La carne che si sala a luna scema diminuisce nel cuocere; i capelli tondati a luna crescente ricrescono presto.
Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi
Marzo, la serpe esce dal balzo.
Al quinto dì vedrai qual mese avrai.
Cioè dalla luna.
A Natale, freddo cordiale.
Anno bisesto, anno senza sesto.
La superstizione popolare vuole che ogni cosa in anni cosiffatti riesca male.
Anno ficaio, scarso granaio.
Anno fungato, anno tribolato.
Anno ghiandoso, anno cancheroso.
Anno nevoso, anno fruttuoso--ovvero
Anno di neve, anno di bene
Sott'acqua fame, e sotto neve pane.
E similmente:
Quando la neve è alta un mattone, il grano torna a un testone
Quando la neve s'inverna in piano, val più il sacco che non vale il grano.
Anno pecoraio, anno pecchiaio.
Quando è anno di molta carne, v'è parimente molto miele.
Anno susinao, poche fastella.
Aprile, dolce dormire.
Aprile e maggio son la chiave di tutto l'anno.
Aprile, esce la vecchia dal covile;
e la giovane non vuole uscire.
Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore.
Aprile n'ha trenta, se piove trentuno, non fa male a nessuno.
Aprile, ogni giorno un barile
Aprile una gocciola il die, e spesso tutto il die.
Aprile piovoso, maggio ventoso o veneroso (cioè bello e gaio); anno fruttuoso
Aprile freddo, molto pane e poco vino.
Aprile, quando piange e quando ride.
April macht was er will, cioè quel che vuole, quel che gli salta in capo; dicono i Tedeschi. Ouesto seppi da taluno che lo imparò allo Spielberg.
Aprile suol esser cattivo da principio o al fine.
Aprile temperato non è mai ingrato.
A primavera vengon fuori tutte le magagne
Come marzo s'avvicina, tutti gli umori si risentono.
Arco da mattina, empie le mulina (o la marina); arco da sera, tempo rasserena.
Aria a fette, lampi e saette;
aria a scalelli, acqua a pozzatelli;
aria pecorina, se non piove la sera piove alla mattina;
aria a pane, se non piove oggi, pioverà domane.
Aria a scalelli, nubi ammontate come i gradini d'una scala; a pani quando si ammonticchiano in forma di pani. (COLETTI, Racc.)
Quando il cielo è a falde di lana,
anche l'acqua è poco lontana.
Aria bassa senz'acqua non passa.
Aria rossa da sera, buon tempo mena.
E si aggiunge:
Ma se inalza, non le aver fidanza
Sera rossa e nero mattino, rallegra il pellegrino.
Cioè il viandante.
Aria rossa, o piscia o soffia.
Arno non cresce, se Sieve non mesce.
Proverbio fiorentino: la Sieve è il maggiore tra gli influenti delI'Arno al di sopra di Firenze. E a Roma dicono:
Tevere non cresce, se Nera non mesce.
A San Barnabà (11 giugno) la falce al prà, o piglia la falce, e in Maremma va.
A San Marco le vacche passano il varcoA Santa Caterina le vacche vanno alla cascina.
Incominciano i pascoli, e le vacche danno latte.
A San Martino (11 novembre) ogni mosto è vino, (o è vecchio ogni vino).
Così dice chi ha troppa fretta di bere il vin nuovo, sia pel minor prezzo, sia pel sapore più piccante.
A San Martino, si veste il grande e il piccino.
A San Mattè (21 settembre) I'uccellator salta in piè.
A San Mattia (24 febbraio) la neve per la via.
Cioè, in via d'andarsene.
A San Michele (29 settembre) il calore va in cielo.
A San Simone (28 ottobre) il ventaglio si ripone;
a Ognissanti, manicotto e guanti.
A Santa Reparata (8 ottobre) ogni oliva olivata (ovvero inoliata).
Avanti Natale, né freddo né fame (o per fino a Natale il freddo non fa male): da Natale in là, il freddo se ne va.
A Viri Galilei mi spoglio i panni miei.
Cioè, ali'Ascensione, la quale cade sempre al principio di quel corso della Luna che suol chiamarsi luna di maggio. E poiché sembrano le stagioni osservare certa legge che ha ragione composta nell'anno lunare e nel solare, non è forse tanto vano quell'Oroscopo dei contadini i quali sogliono per esempio dire: Quest'anno il marzo sarà freddo perché la Pasqua è alta, cioè viene tardi in aprile;-ovvero sperano la primavera sia precoce perché la Pasqua è bassa.
Befania, tutte le feste manda via; e Santa Maria, tutte le ravvia.
Bel lucciolaio, bel granaio (o buon granaio).
E dicesi anche:
Molto pulciaio, molto granaio.
Bianco gelo, d'acqua è messaggero.
Bruma oscura tre dì dura; se vien di trotto, dura più d'otto.
Buona è la neve che a suo tempo viene.
Calende torbo, mese chiaro.
È da notare che il contadino ricorda tuttora le Calende, da lungo tempo dismesse. Ma delle sentenze se ne dice (e non soltanto in meteorologia) di tutte le sorte; cosicché abbiamo in contrario senso:
Calende, tutto il mese attende.
Carnovale a casa d'altri, Pasqua a casa tua, Natale in corte.
Il carnevale porta spesa, la Pasqua si dee fare co' suoi, a Natale si danno le mance.
Castagne verdi per Natale sanno molto e poi vanno a male.
Cerchio lontano, acqua vicina; e cerchio vicino, acqua lontana.
S'intende di quel cerchio che fanno i vapori intorno alla luna.
Chi fa il Ceppo al sole, fa la Pasqua al fuoco
Da Natale al gioco, da Pasqua al fuoco.
Chi va all'acqua d'agosto, non beve, o non vuol bere il mosto .
Andare all'acqua, è andare a bagnarsi e nuotare, il che in Firenze è molto salutifero ne' tempi caldi; ma d'agosto l'acqua comincia a incrudelire, e chi la frequenta di quel mese, corre pericolo di morire innanzi la vendemmia. (SERDONATI.)
Dall'otto al nove l'acqua non si muove.
Subito dopo il primo quarto della luna, il tempo non muta. Nel Veneto si dice:
Sete, oto e nove l'acqua non si move,
vinti, vintun e ventidò, I'acqua non va né in su né in giò.
Proverbio che ebbe origine dalla osservazione fatta da' nostri antichi marinari, che i flussi e riflussi sono massimi ne' plenilunii e novilunii, e minimi nella quadratura, cioè nella maggior distanza della luna dal sole, come appunto procede nei detti sei giorni lunari. Questo proverbio fu notato anche dal Galileo. Vedi lettera del 30 gennaio 1627 a Fra Fulgenzio Micanzio. Edizione completa di Firenze,tom. 7., pag. 145. (PASQUALIGO, Racc. Ven.)
Da Natale a Carnevale non c'è vigilia da osservare, se San Mattia non appare.
Da Ognissanti a Natale i fornai perdono il capitale.
Cioè, per il molto pane che si dà in campagna in elemosina in suffragio dei Defunti che poi vanno a rivenderlo alla città.
D'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
Ma
Val più un'acqua tra aprile e maggio, che i buoi con il carro.
Da San Martino a Natale, ogni povero sta male.
Da San Martino a Sant'Andrè settimane tre, da Sant'Andrè a Natal un mese egual.
Da San Michele guarda il ciel se gli è sereno.
Perché
Quando l'Angiolo si bagna l'ale, piove fino a Natale.
Da Santa Caterna a Natale un mese reale.
D'està, per tutto è cà.
D'estate ogni buco fa latte, d'inverno nemmen le buone vacche.
Di Carnovale ogni scherzo vale.
Dicembre piglia e non rende.
Cioè, il seme sta sottoterra senza nascere per tutto quel mese (LASTRI.)
Di Luna al primo Marte (martedì) si fanno tutte l'arte.
Volgar pregiudizio
Non fu mai martedì senza luna
La luna ai 29 non fa, e ai 30 non arriva.
Di maggio nascono i ladri.
Comincia ne' campi a esservi robe da cogliere; e quando gli alberi sono vestiti e il grano è alto, chi vuol far del male si nasconde facilmente.
Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo,
e chi le ha, le porti un altro po' più in là.
Ovvero:
D'aprile, va il villano e il gentile.
Di marzo, ogni villan va scalzo.
Di settembre, la notte e il dì contende.
Dopo la neve, buon tempo ne viene
La neve non lasciò mai ghiaccio dietro.
E guai se lo lascia, come avvenne in Toscana negli anni 1845 e 49. Imperocché
La neve per otto dì è alla terra come mamma, da indi in là come mattrigna.
D'ulive, castagne e ghianda, d'agosto ne dimanda.
Mostrano gli alberi nell'agosto quel che daranno poi di frutto. Le castagne hanno bisogno d'acqua tra le due Sante Marie, cioè tra la Madonna d'agosto e la Madonna di settembre.
È meglio pioggia e vento che non il mal tempo.
Mal tempo significa burrasca: detto d'un marinaio.
E' non nevica mai bene, se di Corsica non viene.
Fango di maggio, spighe d'agosto.
C'ioè dovizia di biade, che sono le spighe dell'agosto, o la seconda raccolta.
Febbraio asciutto erba per tutto.
Febbraio corto (o Ferraiuzzo) peggior di tutti.
Ferraietto è corto e maladetto.
Fino ai Santi la sementa è pei campi,
dai Santi in là, la si porti a cà.
A San Martino la si porta al mulino
Fino a San Martino sta meglio il grano al campo che al mulino.
Fino a Santa Margherita (20 luglio) il gran cresce nella bica.
E allora per l'ordinario si comincia a battere.
Freddo primaticcio e foglie serotine, ammazzano il vecchio.
Gennaio e febbraio mettiti il tabarro
Di marzo ogni matto vada scalzo
D'aprile non ti scuoprire, di maggio vai adagio, di giugno cavati il codigugno, e se non pare tòrnatelo a infilare; di luglio vattene ignudo.
Per il settembre poi
Brache, tela e meloni,
di settembre non son più buoni.
Proverbi che non sono punto superstiziosi. Ed a Firenze dicesi anche:
Fino ai Santi fiorentini, non pigliare i panni fini.
Cioè, fino dopo la metà di maggio, nel qual mese cadono le feste di San Zanobi, Santa Maria Maddalena de' Pazzi e San Filippo Neri.
Gennaio e febbraio, empie o vuota il granaio.
Gennaio forte tutti i vecchi si auguran la morte
Nel mese di gennar la vecchia sta in tirar.
Cioè, morire.
Gennaio fa il peccato, e maggio è il condannato (ovvero e maggio n'è incolpato).
Gennaio fa il ponte e febbraio lo rompe.
Gennaio mette il diaccio, e febbraio lo dimoia. E anche:
Sant'Antonio fa il ponte e San Paolo lo rompe.
Gennaio ingenera, febbraio intenera, marzo imboccia, aprile apre, e maggio fa la foglia.
Della vegetazione dei castagni; ma può dirsi di tutte le piante.
Gennaio, ovaio
Gennaio non lascia gallina a pollaio
Non v'è gallina né gallinaccia,
che di gennaio uova non faccia.
Gennaio secco, lo villan ricco
Quando gennaio mette erba,
se tu ha' grano e tu lo serba
Polvere di gennaio, carica il solaio
Se gennaio fa polvere i granai si fan di rovere.
Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo amoroso, aprile carciofaio, maggio ciliegiaio, giugno fruttaio, luglio agrestaio, agosto pescaio, settembre ficaio, ottoble mostaio, novembre vinaio, dicembre favaio.
Mangiano in quel mese la faverella. Proverbi romaneschi, ma potevano servire all'autore del Francese Calendario del 1793.
Gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante
Quando la luna è tonda, essa spunta quando il sol tramonta.
Guai a quell'anno che l'uccello non fa danno.
Guardati dalla primavera del gennaio
Se gennaio sta in camicia, marzo scoppia dalle risa.
C ioè, ti canzona.
Il carnevale al sole, la pasqua al foco.
E viceversa:
Carnevale al sole, pasqua molle.
Il carnevale, il povero a zappare.
Mentre gli altri si sollazzano nel carnevale, a' poveri tocca faticare per vivere
A carnovale si conosce chi ha la gallina grassa.
Il fresco della state fa dolere il corpo d'inverno.
La state fresca promette scarsa raccolta nell'anno dopo. (LASTRI.)
Il grano freddo di gennaio, il mal tempo di febbraio, il vento di marzo, le dolci acque di aprile, le guazze di maggio, il buon mieter di giugno, il buon batter di luglio, le tre acque d'agosto con la buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone.
Il mese di bruma (cioè novembre), dinanzi mi scalda, e di dietro mi consuma.
Perché suole cominciare caldo e terminar freddo; e si dice poi del susseguente:
Dicembre, davanti t'agghiaccia e di dietro t'offende (o viceversa).
Il sol d'agosto, inganna la massara nell'orto.
Brucia gli erbaggi dell'orto, e la massaia non ce ne trova per cucinare.
Il vento non è buono che a mandar navi a mulini.
In anno pieno il grano è fieno, in anno malo la paglia vale quanto il grano.
La bruma tutte le pezze raguna.
Il freddo fa trovare le vestimenta.
L'acqua d'aprile, il bue ingrassa, il porco uccide, e la pecora se ne ride.
L'acqua di marzo è peggio delle macchie ne' vestiti.
L'acqua per San Giuan, porta via il vino e non dà pan. (Prov. Spagnolo.)
La domenica dell'ulivo, ogni uccello fa il suo nido.
La grandine non fa carestia.
La nebbia di marzo non fa male, ma quella d'aprile toglie il pane e il vino.
La nebbia lascia il tempo che trova
Nebbia bassa buon tempo lascia.
E si dice proverbialmente d'altre cose: che sono come la nehbia, la quale lascia il tempo che trova.
La neve Sant'Andrea l'aspetta; se non a Sant'Andrea, a Natale; se non a Natale, più non l'aspettare.
La pecora e l'ape, nell'aprile danno la pelle.
La prim'acqua d'aprile vale un carro d'oro con tutto l'assile.
L'ecclissi sia del sole o della luna,
freddo la porta e mai buona fortuna.
L'estate di San Martino dura tre giorni e un pocolino.
L'estate è la madre de' poveri.
L'inverno mangia la primavera e l'estate l'autunno.
Luglio dal gran caldo, bevi ben e batti saldo.
Nelle lunghe fatiche della state il migliore conforto ed aiuto è il vino.
Luna mercurina tutto il ciel ruina.
Luna nata di mercoledì, cagiona pioggia molta e tempeste. (SERDONATI.)
Maggio asciutto ma non tutto, gran per tutto; maggio molle, lin per le donne
Maggio ortolano (cioè acquoso), molta paglia e poco grano
Maggio giardinaio, non empie il granaio
Se maggio è rugginoso, I'uomo è uggioso.
Ed in Valdarno a primavera dicono:
Arno vuoto granaio pieno.
Maggio fresco e casa calda, la massaia sta lieta e balda.
Lodano i contadini il maggio ombroso, e così non troppo caldo; ma che però l'aria tepida di primavera sia di già venuta e abbia riscaldato la casa. (LAMBRUSCHINI)
Se maggio va fresco va ben la fava e anco il formento.
Maggio non ha paraggio.
Marzo alido, aprile umido
Marzo asciutto, e april bagnato,
beato il villan c'ha seminato
Quando marzo va secco, il gran fa cesto e il lin capecchio.
Marzo ha comprata la pelliccia a sua madre, e tre giorni dopo e' I'ha venduta.
È assai bel modo per esprimere l'inconstanza della temperatura di questo mese.
Marzo molle, gran per le zolle.
Non fa cesto e cresce in alto, e poi ricade per le zolle
Se marzo butta erba, aprile butta merda.
Marzo non ha un dì come l'altro
Marzo pazzo
Marzo vuol far le sue.
E pure:
Nel marzo un sole e un guazzo
Il sole di marzo, muove e non risolve.
Che dicesi anche di chi propone le cose e non le conduce a fine.
Marzo o buono o rio, il bue all'erba e il cane all'ombra.
Marzo tinge, april dipinge, maggio fa le belle donne, e giugno fa le brutte carogne.
Il sole di marzo è il primo che faccia imbrunire, poi viene la forza della primavera.
Mezzo gennaio, il sole nel pagginaio; mezzo ferriere, morto è chi non rinviene; mezzo marzo, chi non rinviene è morto affatto.
Pagginaio e paggino, luogo a bacio: paggino è tuttavia usato dai montagnoli. (LAMBRUSCHINI.)
Natale senza danari, carnevale senz'appetito, pasqua senza devozione.
Si fanno male.
Né caldo né gelo non restò mai in cielo.
Né di Venere né di Marte, non si sposa né si parte.
Nel febbraio la beccaccia fa il nido, nel marzo tre o quattro, nell'aprile pieno il covile, nel maggio tra le frasche, nel giugno come un pugno, nell'agosto non ucciderla al corso.
Neve marzolina dura dalla sera alla mattina.
E dicesi anche:
La neve di gennaio diventa sale, e quella d'aprile farina.
Perché si strugge subito.
Non è bella la pasqua se non gocciola la frasca.
Non v'è sabato santo al mondo,
che la luna non sia al tondo.
La nostra Pasqua succede sempre la prima domenica dopo il plenilunio di primavera come venne stabilito dall Concilio di Nicea l'anno 325 acciò non concorresse con quella degli Ebrei che si fa nel medesimo giorno dei plenilunio. Si noti però che se il plenilunio del 20 e 21 marzo cade prima dell'ingresso del sole in ariete, allora non è più il plenilunio di primavera, e si deve aspettare un intero mese lunare, sino all'ingresso del primo plenilunio, donde la festa di Pasqua viene trasportata alla prossima domenica, loché può protrarsi sino al 25 aprile che è l'estremo Iimite pasquale. Perciò dicesi:
Non si può veder Pasqua, né dopo San Marco, né prima di San Benedetto
Alte o basse nell'aprile son le pasque.
Non è sì piccola ponzina, che di marzo non sia gallina
Marzo per le galline, aprile per le pecore, maggio per i buoi, giugno per noi.
Riguarda l'epoca del prodotto di questi animali. Giugno per noi, dicono i contadini, alludendo a' bozzoli che sono la loro prima e precipua fonte di guadagno e nei quali riposano le loro più ca re speranze d'un migliore avvenire. (Prov. Lomb.)
Non fu mai vento senz'acqua; non fu pioggia senza vento.
Nuvoli verdi o scuretti son tempesta con saette.
Nuvolo di montagna non bagna la campagna
Nuvolo da ponente non si leva per niente.
Oggi fave, domani fame.
Raccolta incerta.
Pasqua di Befana, la rapa perde l'anima.
Come dicesse, si vuota. I contadin chiamano pasqua tutte Ie feste maggiori.
Pasqua tanto desiata, in un giorno è passata.
Pasqua venga alta o venga bassa, la vien con la foglia o con la frasca
Venga pasqua quando si voglia, la vien con la frasca e con la foglia--o
Pasqua, voglia o non voglia non fu mai senza foglia (o foglia di gelso).
Per il Perdon (2 agosto) si pone la zappa in un canton.
Per la Santa Candelòra, se nevica o se plora, dell'inverno siamo fuora;
ma s'è sole e solicello, noi siam sempre a mezzo il verno
Se nevica per la Candelòra, sette volte la neve svola.
E in altro modo:
Delle cere la giornata, ti dimostra la vernata: se vedrai pioggia minuta, la vernata fia compiuta: ma se tu vedrai sol chiaro, marzo fia come gennaro
San Paolo e la Ceriola scura, dell'inverno non si ha più paura
Delle calende non me ne curo,
purché San Paolo non faccia scuro.
Per San Barnabà (11 giugno), I'uva viene e il fiore va
Se piove per San Barnabà, I'uva bianca se ne va; se piove mattina e sera, se ne va la bianca e la nera
Quando piove il giorno di San Vito (15 giugno) il prodotto dell'uva va sempre fallito.
Per San Bastiano (20 gennaio), sali il monte e guarda il piano; se vedi molto, spera poco; se vedi poco, spera assai.
Il grano quando di verno ha sfronzato poco, promette buona raccolta, perché il freddo il quale gli ha impedito d'andare in rigoglio di foglie, lo ha fatto barbicare e accestire. Il magistrato delI'Annona di Firenze spediva per la Candelaia commissari in provincia a visitare i grani, e l'istruzione era questa: se poco vedi, molto credi; e a rovescio. (LAMBRUSCHINI.)
E in altro modo consimile:
Se tu vedi del formento per Natale, ammazza il cane; se non lo vedi dagli del pane.
Per San Bastiano, un'ora abbiamo.
Per San Clemente il verno mette un dente (23 novembre).
Per San Cosimo e Damiano (27 settembre), ogni male fia lontano.
Que' due Santi erano medici, e protettori di casa Medici.
Per San Donato (7 agosto), I'inverno è nato; per San Lorenzo, gli è grosso come un giovenco; per Santa Maria, quanto una Badia.
È più che altro uno scherzo: nel mese d'agosto i caldi grandi finiscono, ma non comincia l'inverno.
Per San Michele (29 settembre), Ia succiola (o la giuggiola) nel paniere.
Cioè, la castagna e la giuggiola.
Per San Piero (29 giugno), o paglia o fieno.
Alla fine di giugno sappiamo la nostra sorte intorno al grano: ve n'è, o non ve n'è; si miete la paglia, cioè il grano, o si mietono Ie erbe cresciute dove il grano non è venuto o è perito. (LAMBRUSCHINI.)
Per San Simone (28 ottobre), la nespola ripone.
Per Santa Caterina (25 novembre), la neve alla collina (ovvero o neve o brina o tira fuori la fascina).
Per Santa Cristina (24 luglio), la sementa della saggina.
Per Santa Croce (14 settembre), pane e noce.
Le noci son mature
Santa Croce tutte le feste rimette in luce.
Per Santa Maria, il marrone fa la cria.
Per la festa dell'Assunta il marrone s'ingenera, si crea. (Anticamente dicevano criare per creare: fa la cria, quasi dicesse la crea, creazione. (LAMBRUSCHINI.)
Per Sant'Ansano (1 dicembre), uno sotto e uno in mano.
A riscaldarsi non basta un solo veggio, o caldanino.
Per Santa Teresa prepara la tesa (degli uccelli).
Per Sant'Urbano (25 maggio), il frumento è fatto grano.
Nota qui la proprietà dei due vocaboli ben distinti a rigore d'etimologia.
Per San Valentino (14 febbraio), primavera sta vicino.
Per tutto aprile, non ti scoprire
Aprile aprilone, non mi farai por giù il pelliccione.
Ma i più rigorosi dicono:
Né di maggio né di maggione, non ti levare il pelliccione
Tutto aprile e tutto maggio al verno mi ritraggo.
Pioggia di febbraio empie il granaio
Se di febbraio corrono i viottoli, empie di vino e olio tutti i ciottoli.
Ponente, tramontana si risente.
E diciamo anche: Tramontanin non buzzica, se il marin non lo stuzzica.
Quando canta il botto (cioè la state, quando canta il ranocchio), rasciuga un dì quanto non piove in otto (ovvero rasciuga più in un dì che il verno in otto).
Quando canta il cucco (cioè di primavera), un giorno molle e l'altro asciutto (ovvero un'ora bagna e l'altra è asciutto).
Quando canta il merlo siamo fuori dell'inverno.
Quando canta il pigozzo (picchio) di gennaio, tieni a mano il pagliaio.
Suole nevicare, e allora bisogna campar le bestie con la paglia.
Quando Dio vuole, a ogni tempo piove.
Quando gli armellini (albicocchi) sono in fiore,
Il dì e la notte son d'un tenore.
Quando ha tonato e tonato, bisogna che piova.
Figuratamente, de' mali umori e delle minaccie che poi scoppiano in offese: ma per modo proverbiale suol dirsi: tanto tonò che piovve; anche di cosa la quale giunga molto aspettata.
Quando il ciel bello varia, convien dargli dell'aria (cioè alla casa).
Quando il fico serba il fico, tu, villan serba il panico.
Pronostico villereccio; indizio di mala ricolta per l'anno vegnente che i fichi rimamgano sull'albero. Panico, per ischerzo, cibo qualunque; o sia che venga dal pane, o dal becchime degli uccelli, o insieme da doppia etimologia, come avviene d'altre parole. E dicesi anche:
I fichi bodoloni, fanno di grandi poveroni.
Quando il gallo beve di state, tosto piove.
Quando il gallo canta a pollaio, aspetta l'acqua sotto il grondaio
Se il gallo canta fra le tre e le quattro, il tempo è guasto.
Quando il grano abbonda, il pesce affonda; e quando il grano affonda, il pesce abbonda.
Il Serdonati spiega questo Proverbio così: che quando il grano abbonda, il pesce è caro; e viceversa. In Lombardia dicono:
Pesce caro, e polenta a buon mercà.
Quando il mandorlo non frutta, la samenta si perde tutta.
Quando il giuggiolo si veste, e tu ti spoglia; quando si spoglia, e tu ti vesti.
Quando il sole insacca in Giove, non è sabato che piove
Quando il sole si volta (o guarda) in drè,
acqua gino ai piè (o la mattina l'acqua ai piè).
Dicesi quando dopo il tramonto si veda di nuovo l'immagine del sole riflessa dalle nubi. (Prov. Milanese.)
Quando il sole la neve indora,
neve, neve e neve ancora.
Il sereno dopo la neve è segno di freddo persistente e può essere presagio d'altra neve.
Quando il sole va giù rabbioso (rubicondo), il giorno di poi non è piovoso.
Quando il tempo è diritto, non val cantare il picchio
Quando il tempo è in vela, ogni nuvolo porta sereno.
Essere in vela, per essere diritto al buono: si dice anco essere in filo, allora non vale cantare il picchio, che suole essere segno d'acqua.
Quando il tempo è molle, il dente è più folle.
Quando il tempo si muta, la bestia starnuta.
Quando il verno è nella state, e la state nell'invernata, non avrai buona derrata.
Quando imbrocca d'aprile, vacci col barile; quando imbrocca di maggio, vacci per assaggio; quando imbrocca di giugno, vacci col pugno.
Il Proverbio riguarda l'olivo. Altri invece d'imbroccare dice mignolare, che vuol dire mettere quelle cime fiorite le quali hanno nome di mignole o mignoli.
Quando i nuvoli vanno in su, to' una seggiola e siedivi su; quando i nuvoli vanno al mare, to' una vanga e va a vangare (o quando l'oche vanno al mare, to' una vanga, ecc.)
To' una seggiola, perché la pioggia è sicura; ed è imprudenza andare al campo. E quest'altri dicono:
Quando è seren, ma la montagna scura, non ti fidar che non è mai sicura
Montagna chiara e marina scura,
ponti in viaggio senza paura
Quando è chiara la montagna, mangia, bevi e va in campagna (non piove).
E all'opposto:
Quando è chiara la marina, mangia, bevi e sta in cucina (piove).
Quando la canna pugne, la passera giugne
Quando la spiga punge, la rana unge.
La rana diventa un boccon ghiotto
Quando l'erba non punge, la passera non unge.
Quando non fa caldo il pesce passera non è buono
Quando la canavera fa il pennacchio,
molta neve e molto ghiaccio.
Canavera, canna (Arundo donax. Linneo.) Davanzati nella Coltivazione Toscana, lasciò scritto: quando tu vedi molte canne d'ottobre con la pannocchia corta, aspetta vernata lunga e freddissima (PASQUALIGO, Racc. Ven.)
Quando la festa viene, dimora; quando la va via, lavora.
Quando la luna ha il culo in molle, piove, voglia o non voglia.
Proverbio di marinari; luna piena ha più rischi della nuova.
Quando lampeggia da ponente, non lampeggia per niente
Quando lampeggia da tramontana è segno di caldana.
Quando la montagna ride, il piano piange.
Molte castagne, poco grano.
Quando l'anno vien bisesto, non por bachi e non far nesto
Bisesto o Bisestin, o la madre o il fantolin.
È superstizione popolare che ogni cosa in quelli anni riesca male, e i parti sieno pericolosi.
Quando la rana canta, il tempo si cambia.
Quando la vacca tien su il muso, brutto tempo salta suso.
La vaccherella a quella falda piana
Gode di respirar dell'aria nova.
Le nari, allarga in alto, e sì le giova
Aspettar l'acqua che non par lontana (MENZINI.)
Quando le fave sono in fiore, ogni pazzo è in vigore.
Quando le noci vengono a mucchiarelli,
la va bene pei richi e i poverelli.
Si ritiene che l'abbondanza delle noci sia bene accompagnata anche dagli altri raccolti.
Quando l'estate passa piovosa, la biada smoggia.
Abbondano le biade, cioè, la seconda raccolta, granturco, fagioli ecc.
Quando Marino veglia, o acqua o nebbia.
Quando Monte Morello ha il cappello, villan, prendi il mantello--o
Quando Monte Morello ha il cappello e Fiesole la cappa, pianigiani, correte, ecco l'acqua.
Proverbi fiorentini.
Quando Natale viene in domenica, vendi la tonica per comprar la melica.
Melica, saggina: gli credono anni di carestia. E anche:
Natale in venerdì, vale due poderi: se viene in domenica, vendi i bovi e compa la melica
Pasqua in giove vendi la cappa e gettala a' buoi.
Quando nevica a minuto, la si vuol fare insino al buco.
Cioè, la vuol molto alzare.
Quando non rischiara a terza,
la giornata si può dir persa.
Quando piove alla buon'ora, prendi i bovi, va e lavora.
Perché non vuol seguitare: ma
Quando piove e tira vento, serra l'uscio, e statti drento.
Perché al cattivo tempo non si deve entrare ne' campi.
Quando piove e luce il sole, tutte le vecchie vanno in amore
Quando è sole e piove, il diavolo mena moglie
Quando piove e c'è il sole, il diavolo fa all'amore.
Quando piove d'agosto, piove miele e piove mosto.
La pioggia d'agosto giova alle vitie e mantiene in fiore le piante d'onde Ie pecchie cavano il miele. (LAMBRUSCHINI.)
Quando piove per San Filippo (26 maggio),
il povero non ha bisogno del ricco.
Che è pioggia preziosa.
Quando San Giorgio (23 aprile), viene in Pasqua, per il mondo c'è gran burrasca.
È proverbio profetico. Nel 1848 San Giorgio avvenne (caso assai raro) nella seconda festa di Pasqua, ed il mondo fu in gran combustione; nell'anno 1859 cadde appunto il dì della Pasqua: e certamente non si può negare esservi stato un gran furore di burrasca da pertutto. (Racc. Lom.)
Quando scema la luna, non seminar cosa alcuna.
Quando si bagnano le Palme si bagnano anche l'ova
Se non piove sull'ulivo piove sull'ova.
Cioè, se non piove la domenica delle Palme, in cui ha luogo la benedizione dell'olivo, piove nella Pasqua.
Quando Siena piange, Firenze ride (e viceversa).
Ma lo dicevano poi soltanto della pioggia e del sereno?
Quando si perdon le prime, le si perdon tutte.
Quando si sente morder le mosche, le giornate si metton fosche.
Quando tira vento, non si può dir buon tempo.
Quando vedi la nespola e tu piangi, ch'ell'è l'ultima frutta che tu mangi.
Quel che leva l'alido, I'umido lo rende; quel che leva l'umido, I'alido non lo rende
Secca annata, non è affamata
La secca non fece mai carestia
Quando Dio ce lo vuol dare (il pane) ce lo da anche sopra una pietra.
Ma però:
Se non frutta il cielo, non frutta neppur la terra.
San Barnabà, il più lungo della stà.
San Benedetto (21 marzo), la rondine sul tetto.
San Giovanni non vuole inganni.
San Luca ( 18 ottobre) il tordo trabuca
San Luca, la merenda nella buca, e la nespola si spiluca.
San Marco evangelista, maggio alla vista.
San Niccolò di Bari (6 maggio), la festa degli scolari.
Sant'Agata (5 febbraio), conduce la festa a casa.
Perché siamo sulla fine del carnevale.
Sant'Agnese (21 gennaio), il freddo è per le siepi.
Il freddo è per andarsene
Sant'Agnese le lucertole van per le siepi.
Sant'Antonio (17 gennaio), gran freddura, San Lorenzo gran caldura, I'uno e l'altro poco dura
Sant'Antonio dalla barba bianca,
se non piove, la neve non manca.
E dicesi anche:
Il barbato (Sant'Antonio), il frecciato (San Bastiano), e il pettinato (San Biagio), il freddo è andato.
Santa Barbera (4 dicembre), sta intorno al fuoco e guardala.
Santa Liberata perché non ha l'uscita come l'entrata.
Santa Lucia ( 13 dicembre), il più corto dì che sia.
Qui ed altrove è da notare che taluno verisimilmente di questi Proverbi deve tenersi più antico della correzione gregoriana, e che allora le feste de' Santi cadevano ritardate di tutti quei giorni dei quali errava il calendario, discostandosi via via ogni secolo circa un giorno, dal corso vero dell'anno. E per esempio, quando compievasi la formazione dell'idioma nostro, poniamo a' tempi di Dante, doveva la festa di Santa Lucia cadere in quel giorno che dopo la correzione è il 20 dicembre o nel solstizio d'inverno: e così San Barnaba, cadere presso al solstizio d'estate, e per San Bastiano, i giorni essere allungati quasi una mezz'ora più di quel che sieno al dì d'oggi. Talché ora un altro Proverbio dice:
Da Santa Lucia a Natale il dì allunga un passo di cane.
San Tommè (21 dicembre), cresce il dì quando il gallo alza un piè.
San Tommè non è guardato né da pan né da bucato
né da tessitora di sul Prato, ma sarà ben digiunato.
Digiunano ma lavorano, perché siamo prossimi alle Feste. E meglio:
San Tommaso non sarai guardato, né da pan né da bucato, né da Santo affacendato, né da tessitora di sul Prato, ma sarai ben digiunato, tu ci vieni troppo a lato.
Sul Prato è il nome di una via in Firenze dove abitavano per lo più le tessitore; ma poche oggi ve ne rimangono.
San Vincenzo (5 aprile) chiaro, assai grano; se è oscuro, pane niuno.
Se canta la cicala di settembre, non comprar grano da vendere.
Perché vi è speranza per l'anno dopo.
Secondo Calendi, a quello attendi.
Cioè, il secondo dì del mese ch'è giorno d'Oròscopo.
Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia.
Se febbraio non è freddo, abbiamo troppe erbe nel marzo; o meglio,
Se febbraio non isferra, marzo mal pensa.
Se nel febbraio non si riscontrano le stravaganze e le rigidezze invernali si debbono aspettar di sicuro nel mese di marzo che farà, come suol dirsi, il pazzo.
Se il dì di San Martino il sole va in bisacca, vendi il pane e tienti la vacca
Se il sole va giù sereno, vendi la vacca e tienti al fieno. (PASQUALIGO, Racc. Ven.)
Se marzo non marzeggia, april mal pensa
Quando marzo marzeggia, april campeggia
Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia.
Si chiama marzeggiare l'alternativa di pioggia e sole.
Se ogni mese mangia carne, ogni sterpo mena ghiande.
Lo abbiamo dal Giusti, ed è tra quelli del Serdonati, ma i contadini più non l'intendono a quant'io sappia o siasi da altri potuto raccogliere. Il Lambruschini ce ne ha dato una ingegnosa interpretazione, e che a me sembra assai probabile: <<Una volta, quando non si concedeva l'Indulto per la quaresima, avveniva spesso che per un intiero mese (il mese di marzo) non si mangiava carne: cioè tutte le volte che la Pasqua cadeva dal 1 al 16 d'aprile. Il che avveniva interpolatamente dietro al variare delle lune (come mostrano Ie tabelle pasquali) 16 volte in 36 anni. E questa interpolazione nella sua stessa irregoiarità si adalta bene alle variazioni delle cause moltiplici che favoriscono o contrariano il fruttificar delle quercie. Cosicché un'osservazione tal quale, e un preconcetto possente intorno ai potere delle lune, può benissimo avere incolpato della mancanza delle ghiande il marzo senza carne.>>(LAMBRUSCHINI.)
Se piove per San Gorgonio (9 settembre), tutto l'ottobre è un demonio
Se va tutto il dì di San Gal, lo fa bello fino a Natal.
Se piove per San Lorenzo, la viene a tempo; se piove per la Madonna, I'è ancor buona; se per San Bartolommè soffiale di drè.
Se piove per la Pasqua, la susina s'imborzacchia.
Borzacchio è pronuncia più frequente e (credo) più giusta di Bozzacchio o Bozzacchione.
Se piove il venerdì Santo, piove maggio tutto quanto.
Se piove per l'Ascensa, metti un pane di meno in sulla mensa--ovvero
Se piove per l'Ascensione, va ogni cosa in perdizione
Se piove per S. Anna l'acqua diventa manna.
I Milanesi quando fa burrasca in quel giorno dicono come l'è sana la Dota di S. Ana, così da noi Toscani per il giorno di S. Iacopo, ed anche
Se piove il dì di S. Anna piove un mese e una settimana.
Se piove il dì della Pentecoste, tutte l'entrate non son nostre.
Se rannuvola sulla brina, aspetta l'acqua domattina
Prima il vento e poi la brina, I'acqua in terra l'altra mattina.
Settembre, I'uva e il fico pende
Di settembre o porta via i ponti, o secca le fonti.
Se vuoi vedere il buon temporale, la mane tramontana e il giorno maestrale--o
Quando il tempo è reale, tramonana la mattina, la sera maestrale.
Nota giorno per una parte di esso, per quella parte che corre dal mezzodì alla sera.
Sole a finestrelle, acqua a catinelle--ovvero
Sole a uscioli, acqua a bigoncioli
Cielo a pecorelle, acqua a catinelle.
Pecorelle que' nuvoletti bianchi e radi che danno figura d'un branco di pecore. Finestrelle, uscioli, que' vani tra' nuvoli dove il sole fa capolino.
Sole d'alta levata non è mai di durata.
Se il sole indugia a mostrarsi, vien coperto presto dai nuvoli.
Tanto bastasse la mala vicina, quanto basta la neve marzolina.
Bastare, durare.
Tempo rimesso (o rifatto) di notte, non val tre pere cotte--ovvero
Seren fatto di notte non val tre pere cotte.
Temporale di mattina è per la campagna gran rovina.
Temporal di notte, molto fracasso e nulla di rotto.
Terzo dì aprilante, quaranta dì durante.
Tra maggio e giugno fa il buon fungo.
Tramontana torba e scirocco chiaro, tienti all'erta, marinaro!
Tra Pasqua e Pasqua non è vigilia fatta.
Cioè, tra Pasqua d'Uovo e Pasqua di Rose.
Trenta dì ha novembre, april, giugno e settembre; di ventotto ce n'è uno tutti gli altri n'han trentuno.
Trist'a quella state, che ha saggina e rape.
Uta muta Cananea, pane, pesce, sanguea, uliva e Pasqua fiorita (le domeniche di quaresima).
Vento senese, acqua per un mese
Il vento senese di buon tempo cattivo lo fece. |
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