Condizioni e Sorti disuguali
Ai cani e ai cavalli magri vanno addosso le mosche
Le mosche si posano sopra alle carogne.
Ai peggio porci vanno (o toccano) le meglio pere.
Al leone sta bene la quartana.
Il forte non teme il male, ed anzi gli può giovare qualcosa che lo moderi, lo attutisca, lo frolli, lo temperi, lo ritenga dall'abusare la forza.
Al maggiore deesi l'onore.
Contra majorem nemo præsumit honorem. (ACCURSIO).
Al più potente ceda il più prudente.
Altri hanno mangiato la candela, e tu smaltisci lo stoppino.
A nave rotta ogni vento è contrario.
Anche la mosca ha la sua collera
La mosca tira i calci come può.
Quel Dio, che l'ire ha date al verme istesso.
Anche un pagliaio è grande, e se lo mangia un asino.
A piccol forno poca legna basta
Non si sazia meno una formica per un granel di grano, che si faccia un leofante per dieci staia
Gran nave vuol grand'acqua
A gran lucerna grosso stoppinoe Grasso monaco, grasso vitello.
A rubar poco si va in galera
S'impiccano i ladrucci, e non i ladroni.
Così dicevano l'indiano al magno Alessandro, che di rubare se ne intendeva.
Cent'oche ammazzano un lupo.
Il grido dei molti imbelli ed inermi fa stare a segno anche il violento.
Chi contender non può spesso ha contesa.
Perché molti, conoscendo la debolezza e dappocaggine sua, gli fanno l'uomo addosso. (SERDONATI).
Chi divide la pera (o il mèl) coll'orso, n'ha sempre men che parte.
Chi fa male, guadagna un carro di sale, e chi fa bene guadagna un carro di fieno.
Chi fila porta una camicia, e chi non fila ne porta due.
Chi ha buona cappa, facilmente scappa.
È detto dei ricchi o degli uomini potenti che trovano spesso delle gretole e scappano via e non sono gastigati. Simile all'altro:
I poveri s'ammazzano, e i signori s'abbracciano
Gli stracci (o i cenci) vanno all'aria.
Cioè i poveri son quelli che ne toccano: per esempio, uno del popolo che s'intricasse in qualche setta, o in modo qualunque nelle faccende dei grandi, farà le spese alla giustizia, mentre che gli altri si salveranno--perché
Chi ha denari e prati, non son mai impiccati
I poveri sono i primi alle forche, e gli ultimi a tavola
Chi pratica co' gran maestri, l'ultimo a tavola e il primo a' capestri.
Gran maestri è come dire gran maliscalchi, gran barbassori, gran personaggi.
Chi ha denti, non ha pane; e chi ha pane, non ha denti
Il grano va a chi non ha sacca
Chi tanto e chi niente.
Chi ha il capo di cera, non vada al sole.
Chi è debole di forze non s'esponga a' pericoli.
Chi ha meno ragione, grida più forte,
per soverchiare gli altri; talché si dice:
Chi più urla ha più ragione.
Chi le tocca son sue.
Le busse; nessuno poi gliele leva.
Chi lavora fa la gobba, e chi ruba fa la robba.
Chi lavora lustra, e chi non lavora mostra.
Del lavoro dello artefice si fa poi bello l'uomo ozioso.
Chi non ha che perdere, sempre perde.
I contadini poveri (dice il Serdonati, e così era a tempo suo) sono spesso comandati a lavori del Principe e de' Padroni, dove son mal pagati, e perdono il tempo e le fatiche loro.
Chi non ha forza abbia la pelle dura.
Si riferisce anco al morale: chi non ha virtù di sopportare un affanno, preghi Dio di averne pochi, o non sentire quelli che ha.
Chi peggio fa, meglio l'accomoda.
Davvero? ma fortuna che in cento altri luoghi di questo libro si leggerà il contrario. Qualche volta l'accomanda: ma quanto dura il rammendo?
Chi perde ha sempre torto.
L'opinione universale piega sempre dalla parte che rimane al di sopra
Chi perse fu sempre dappoco
La colpa è sempre degli offesi
Chi perde, si gratti.
Chi più ne fa è fatto priore (o papa).
Coda corta non para mosche.
Comandi chi può, e obbedisca chi deve.
Contro la forza (o il fatto) ragion non vale
La forza caca addosso alla ragione.
Disegno di pover uomo, mai non riesce.
Dove molti peccano, nessuno si gastiga.
Dove va il padrone, può ire il servitore.
È più fatica voler fare il signore senza sostanze che lavorar tutto il giorno.
Gli sfacciati son sempre fortunati.
I granchi vogliono mordere le balene.
Si dice quando un piccolo o di poca forza si vuol mettere a contrastare con un grande e gagliardo; quando il debole se la piglia col potente.
Il barbiere non si contenta del pelo.
Il buono a qualcosa è l'asino del pubblico.
Cioè, chi è buono a qualcosa, è condannato a fare per chi non è buono a nulla--perché
La dritta è serva della mancina.
Il cuculo fa l'ova nel nido della sterpazzuola.
Il ferro lima il ferro.
Il leone ebbe bisogno del topo.
Il piccolo fa il grande, e il grande fa il piccolo.
Gli Economisti dicono: l'operaio fa il capitalista e viceversa e ciò in tutte le industrie umane sì in grandi che in piccole proporzioni. (Proverbi ven.)
Il piccolo fa quel che puole, il grande quel che vuole.
I più buoni son messi in croce.
Il padrone non va per l'acqua.
Cioè, non si vuole incomodare.
Il pesce grosso mangia il minuto--ovvero
I pesci grossi mangiano i piccini.
Il più ciuco è fatto priore.
Ira senza forza, nulla vale
Corruccio è vano senza forte mano.
La catena tanto lega il padrone quanto lo guarda.
Catena qui vale Catenaccio, e significa: il padrone esser legato dalle sue proprie difese; nel guardarsi essere servitù e miseria.
L'aquile non fanno guerra a' ranocchi
L'aquila non piglia mosche.
Il forte, quand'è anche generoso, non se la piglia contro a' deboli, e non attende a cose vili.
La capra non contrasta col leone.
La mosca pungendo la tartaruga si rompe il becco.
La morte de' lupi è la salute delle pecore.
La nave non va senza il battello (o senza il brigantino).
Il debole segue il forte, il cliente il proteltore. E delle cose:
Il più tira il meno.
Dove va la nave può ire il brigantino.
Vale che dove ne va il più, ne può andare anche il meno
Ogni prete può menare il cherico.
L'elefante non sente il morso della pulce.
Le leggi sono come i ragnateli.
Che le mosche vi rimangono, e i mosconi gli sfondano
I mosconi rompon le tele de' ragni.
Le secchie si mettono a combattere col pozzo, e ne portano la testa rotta.
Morso di pecora non passa mai la pelle.
Non a tutti vola il gufo.
Non si sente le campane piccole quando suonano le grandi.
Ogni uomo è uomo, e ha cinque dita nelle mani.
Ognuno ha da fare nel grado suo.
Ci sono degli affanni o dei sopraccapi o degli impicci in ogni condizione ed in ogni stato.
Piccola pietra gran carro riversa
Piccola scintilla può bruciare una villa
Piccola spugna ritiene acqua
Piccolo ago scioglie stretto nodo
Piccole ruote portano gran fasci
Piccolo vento accende fuoco, e il grande lo smorza
Una piccola catena muove un gran peso.
Quanti vanno alla forca che non n'han né mal né colpa!
Il giusto ne soffre per il peccatore.
Sapienza di pover uomo, bellezza di p... e forza di facchino non valgono un quattrino.
Spada in bassa mano, non è senza taglio.
Tanto mangia il povero quanto il ricco.
Cioè: tanto ha bisogno di mangiare.
Uno fa i miracoli, e un altro raccoglie i moccoli
Uno fa le veci, e l`altro ha le noci
Uno leva la lepre, e un altro la piglia
Uno semina, e un altro raccoglie.
Uno ordisce la tela, e l'altro la tesse.
Che la tela ordisce un, l'altro la tesse. (BERNI.)
Un uomo ne val cento (o mille), e cento non ne vagliono uno.