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Orgoglio, Vanità, Presunzione

Ad orgoglio non mancò mai cordoglio.

L'orgoglio è la più sconsolata delle passioni, siccome quella che non sa pascersi altro che di sé medesima; e fu bene dagli antichi simboleggiata per l'avvoltoio rodente il core a Promèteo.

A nessuno piace chi troppo a se stesso piace.

Baldezza di signore, cappello di matto

Cappello di villano, ombra di mosche.

L'alterigia, l'arroganza di chi si crede da più degli altri, gli stanno in fronte mostrando il segno della mattezza che hanno in sé: e sono ad essa come uno di quei berretti o cappelli a foggie ridicole che prima solevano portare i buffoni o i matti di corte. Ma nel secondo Proverbio, cappello potrebbe significare collera burbanzosa: pigliare un cappello è metter broncio, o andare in collera.

Bel colpo non ammazzò mai uccello.

I cacciatori (ma non i cacciatori soli) quando hanno fallito il segno, consolano se stessi del fallo, o agli aìtri si figurano ricoprirlo magnificando quel colpo con orpello di parole, e traducendo in sapienza profonda, invisibile agli occhi comuni, il fatto sproposito.

Benché l'aquila voli alto, il falco l'uccide.

Chi è asino e cervo si crede, al saltar della fossa se n'avvede.

E si dice anche:

Il trotto dell'asino dura poco.

Chi fa il saputo, stolto è tenutoe

Chi vuole soprassapere, per bestia si fa tenere.

Chi misura se stesso, misura tutto il mondo

Chi non si misura, vien misurato--ma

Molti san tutto, e di se stessi nulla.

Chi non può esser levriero, s'ingannò d'esser bracco.

Chi non stima altri che sé, è felice quanto un re.

Quanto il re, di Stefano della Boetie: uno contro tutti e tutti contro uno.

Chi ognun riprende, poco intende.

Chi più fa, meno presume

È più facile presumere che sapere.

Chi più saper si crede, manco intende

Chi più crede sapere (o potere) più erra.

Chi si battezza savio, s'intitola matto.

E anche:

Chi non crede esser matto, è matto spacciato.

Chi si loda, s'imbroda

Chi si vanta, si spianta.

Chi troppo in sé confida, pazienza non tiene.

Con l'amor proprio è sempre l'ignoranza.

Credi al vantatore, come al mentitore.

Del cervello ognuno si pensa d'averne più che parte

Del giudizio ognun ne vende.

È assai comune usanza, il credersi persona d'importanza.

È più facile filosofare che laconizzare.

È proverbio dell'antichità, e vale che il predicare ad altri è più facile del viver bene.

E' va più d'un asino al mercato.

È motto che suole buttarsi in faccia a chi si creda esser unico a sapere o a potere checchessia.

Frasche, fumo e vanità è tutt'uno.

Gloria mondana, gloria vana, fiorisce e non grana.

Oh vanagloria dell'umane posse,
Com' poco verde in sulla cima dura! (DANTE.)

Il buon vino non ha bisogno di frasca.

La roba buona si loda da se stessa.

Il fumo va all'aria, e l'acqua alla valle.

L'albagia sfuma, le cose seguono il corso loro

I camini più alti sono quelli che fanno meno fumo.

Il vero nobile non ha albagia.

Il male ha chi lo comporta, ma il bene non v'è chi lo sopporta.

Sallustio dice: Le prosperità fanno impazzare tanto i savi che gli sciocchi.

Il primo grado di pazzia è tenersi savio, il secondo farne professione, il terzo sprezzare il consiglio.

I più savi, meno sanno.

L'agnello umile succhia le mammelle della propria madre e quelle degli altri.

La lode propria puzza.

La presunzione è figlia dell'ignoranza e madre della mala creanza.

La pretensione non regna.

La superbia andò a cavallo, e tornò a piedi.

La superbia mostra l'ignoranza.

La troppa umiltà vien da superbia.

Le lodi umane son cose vane.

L'orgoglio va adoperato come il pepe.

Lo spillo volendo fare a cucir con l'ago, s'avvide ch'egli aveva il capo grosso.

Mal riputar si può, chi non ha il modo.

Non c'è vantatore che parli senza errore.

Non istà bene gran berretta a poco cervello.

Non mai s'intende l'uom saggio e perfetto, se non ha di se stesso umil concetto.

Non sia superbo chi il suo albero vede fiorire.

Perché i frutti poi non sempre allignano.

Non si può volare senz'ale.

Ognuno dà la colpa al cattivo tempo.

Anziché darla a se stesso.

Ognuno si crede senza vizio perché non ha quelli degli altri.

L'inquieto senza correggersi della sua inquietudine biasima il ladro che dal canto suo tira a rubare contento di non essere inquieto. Il ladro toglie la roba, l'inquieto, la pace: chi è peggio? (G.)

Prosopopea di pedanti e sudiciume di fanti, ne son pieni tutti i canti.

Quando il pidocchio casca nella tramoggia, si pensa d'essere il mugnaio.

Si potrebbe dire d'un segretariuccio, messo lì per un verbigrazia a copiar delle lettere, che si desse aria di mandar la barca dello Stato: e ce ne sono a dozzine. In generale tutti i sottoposti, quando possono, spampanano e tiranneggiano più assai dei principali.

Quando la superbia galoppa, la vergogna siede in groppa.

Quanto più la rana gonfia, più presto crepa.

Se l'orgoglio fosse un'arte, vi sarebbero molti maestri.
Sospiro e pianto è nel vanto.

Tutte le chiavi non pendono a una cintura.

Nessuno può da sé solo aprire e ogni porta, sciogliere ogni nodo, vincere ogni difficoltà.

Tutte le stringhe rotte vogliono entrare in dozzina.

Dicesi a un presuntuoso quando e' vuole intromettersi in alcuna cosa che alla sua condizione non convenga.

Tutto il cervello non è in una testa

Tutti gli uomini sanno ogni cosa, ma non uno solo.

<<Il y a quelqu'un qui a plus d'esprit que Voltaire: c'est tout le monde.>> Quando in Francia nel passato secolo fu inventato questo motto, non sapevano quanto valesse.

 

 
   
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