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13 gennaio 2014 Stasera ci poniamo la domanda: cosa è il Cristianesimo?

Quando l’uomo si accorge di non essere padrone del proprio destino e camminare verso la morte si chiede: da dove vengo? Dove vado? Che senso ha la vita? Perché la sofferenza? Perché la morte?
Una possibile risposta è la religione (dal latino re-ligare -legare insieme: unire gli uomini al mondo divino). L’uomo si vede piccolo e insicuro rispetto alla natura e vede in essa o al di sopra di essa, un qualcosa a lui superiore che cerca di rendersi propizia e quindi APPARE LA RELIGIONE.
Possiamo distinguere:
 La religione naturale: l’uomo riconosce l’esistenza di un Qualcosa a lui superiore e pensando di incontrarlo nelle forze della natura sottomette la sua vita all’adorazione e venerazione di queste forze.
 La religione soprannaturale: identifica la divinità con un essere superiore alla natura che è considerato, creatore, padre e giudice delle azioni degli uomini, e che abita in una dimensione ultraterrena.
 La religione rivelata: quando Dio cerca l’uomo e si manifesta, toglie cioè il “velo” (=rivelazione) del mistero che lo separa dagli uomini, e rivela a ciascuna persona la sua origine e il suo destino e le indica la strada del bene e della felicità. Si considerano religioni rivelate: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam
Ebraismo, cristianesimo e islam sono indicate come le “Religioni del Libro”, perché si rifanno a un testo sacro, la Bibbia, a cui ognuna aggiunge un insegnamento che gli è proprio (Talmud,  Vangeli, Corano). Il Libro, contiene la volontà divina per ogni generazione di credenti e precetti, obblighi e divieti vanno osservati in quanto tali, anche quando non si trova una loro logica razionale e anche quando limitano il bene e la felicità dell’uomo. Ad es. è difficile trovare la ragione per la quale mangiare la carne del maiale o della lepre renda immondo l’uomo (Lv 11,6-7), mentre è possibile cibarsi di “ogni specie di cavalletta, locusta e grillo” (Lv 11,22). Come è al di fuori di ogni logica la condanna a morte di un uomo che raccoglieva legna di sabato:”Il Signore disse a Mosè: «L’uomo morirà: lo lapiderà tutta la comunità fuori dell' accampamento». E tutta la comunità lo fece uscire fuori dell' accampamento, lo lapidarono e morì, come il Signore aveva ordinato a Mosè” (Dt 15,32-36). Il Libro pertanto non richiede comprensione ma obbedienza, non logica ma fede.
Le religioni che si rifanno al Libro hanno la convinzione di essere l’unica assoluta rivelazione di Dio, a riprova della quale rivendicano il possesso del testo sacro, rivelato, comunicato o scritto direttamente da Dio. Questa sacra scrittura, volontà di Dio, dà il diritto alla religione di dividere le persone tra fedeli e infedeli, tra puri e impuri, innescando forme crescenti di violenza morale, psicologica e, quando le leggi civili lo consentono, anche fisica. Naturalmente ogni religione è convinta di essere portatrice di pace e che il Male, sia qualcosa che appartiene alle altre religioni, filosofie o sistemi di potere. La certezza di essere il Bene e di possedere la Verità, consente di ostacolare e combattere con qualunque mezzo, tutto quel che si ritiene gli sia contrario, e ogni religione sente di avere il diritto e il dovere di intervenire in ogni ambito della vita degli uomini per imporre la divina volontà. Ogni religione ritiene di avere l’esclusiva della fratellanza e della pace, anche se la storia insegna che gli uomini si sono scannati, uccidendo per la difesa del loro Dio.

E’ UNA “RELIGIONE” ANCHE IL CRISTIANESIMO? PRIMA DI RISPONDERE DISTINGUIAMO TRA RELIGIONE E FEDE.
LA RELIGIONE è l’insieme di atteggiamenti, pensieri e ideologie, che nascono dall’uomo per entrare in contatto con la divinità. In essa l’uomo va dalla divinità perché realizzi i suoi desideri e le sue ambizioni.
LA FEDE È la risposta degli uomini all’esperienza d’amore di un Dio sperimentato come Padre.
MENTRE LA 1° NASCE DAGLI UOMINI ED È DIRETTA VERSO DIO, LA 2° NASCE DA DIO ED È RIVOLTA AGLI UOMINI
1. Nella religione conta ciò che l’uomo fa per Dio, la fede nasce da quel che Dio fa per gli uomini.
2. Nella religione l’uomo è tutto orientato verso Dio. Nella fede l’uomo si dirige con Dio verso l’altro.  
3. Nella religione è sacro il Libro. Nella fede è sacro l’uomo.
4. Nella religione è importante il sacrificio, nella fede l’amore (“Misericordia io voglio e non sacrifici”, Mt 9,13; Os 6,6).
Se oggi si parla di “religione cristiana” è perché dal 4° secolo in poi il cristianesimo, da fede perseguitata, si trasformò in religione imposta, e i cristiani recuperarono tutti quegli aspetti propri della religione che erano assenti nella loro fede. Dal Concilio Vaticano II è iniziato un movimento di recupero dell’originalità cristiana, tornando ai vangeli e all’essenzialità della Buona Notizia, spogliata dalle sovrastrutture successive.

NEI VANGELI TUTTO QUEL CHE RIGUARDA LA RELIGIONE VIENE PRESENTATO NEGATIVAMENTE.
Per Gesù la religione fatta di precetti, riti e sacrifici è spesso d'ostacolo alla comunione con Dio che non si raggiunge attraverso l'osservanza di leggi e di riti (Rm 3,20) ma mediante l'assomiglianza al suo amore.
Invano si cercherebbe nel messaggio di Gesù i termini appartenenti all'ambito della religione, quali:
- virtù: con Gesù non sono le virtù degli uomini ad attrarre l’azione divina, ma i loro bisogni.  
- sacro: Nella religione è considerato sacro tutto quel che riguarda Dio, il tempio, la legge… Gesù desacralizza il divino per sacralizzare l’uomo, il solo che possa ricevere lo Spirito del Padre.
- sacrificio: offerta a Dio di quel che è più caro e prezioso. Già in Os 6,6 Dio si era dichiarato contro i sacrifici. Con Gesù il Signore non chiede sacrifici agli uomini, ma è lui che si sacrifica per loro.
- sacerdote: Colui che fa il sacro. Mediatore importante e indispensabile tra Dio e gli uomini. Gesù è l’unico sacerdote, mediatore. Nel linguaggio comune si è finito per chiamare sacerdoti i presbiteri (gr anziani, preti).
- culto: dal verbo coltivare, dare cura, attenzione (coltivare un’amicizia). Con Gesù il culto non parte dagli uomini ed è rivolto a Dio, ma dal Padre verso gli uomini. Non sono gli uomini a servire Dio, ma Dio che serve gli uomini (“Il Figlio dell'uomo che non è venuto ad essere servito, ma a servire e dare la propria vita in riscatto di molti”, Mt 20,28). L’unico culto che lui richiede è il prolungamento di questo amore compassionevole verso gli altri uomini (Gv 4,19-24) ed è la vita stessa il culto gradito a Dio (Rm 12,1).
- altare Nei vangeli indica quello del Tempio (Mt 5,23). L’altare presuppone un sacrificio da offrire a Dio. Nella mensa cristiana, che si chiama tavola (Lc 22,21) è Dio che si offre ai suoi come alimento di vita.

La religione e le persone religiose vengono presentate nei vangeli come nemici accaniti di Dio ed irriducibili avversari del suo progetto sull’umanità. Gesù viene assassinato da persone religiose, in nome della religione (Gv 19,7) e del rispetto della sua Legge, che Gesù sistematicamente trasgredisce per compiere il bene degli uomini. Mentre per Gesù essere o no da Dio dipende dall’amore verso l’uomo (1 Gv 4,7), per le persone religiose dipende dall’osservanza della Legge. Legge che per Gesù è la barriera che nasconde l’amore del Padre per i figli. Dio ha un progetto sull’umanità: annullare ogni distanza che lo separa dall'uomo. La religione invece vive sulla distanza che c’è tra Dio e uomo e che giustifica il bisogno di rappresentanti, momenti, rituali e luoghi speciali che permettano all’uomo di incontrarsi con Dio.

GESÙ, IL FIGLIO DI DIO, E DIO LUI STESSO, È VENUTO A PROPORRE UNA NUOVA RELAZIONE CON IL PADRE NON PIÙ BASATA SULL’OSSERVANZA DELLA SUA LEGGE, MA SULL’ACCOGLIENZA DEL SUO AMORE.
 Mentre la Legge discrimina tra osservanti e non osservanti, tra persone pure e impure, degne e indegne, l’amore incondizionato del Padre è rivolto a tutti.
 Mentre nella Legge l’uomo doveva meritare l’amore di Dio, con Gesù, l’uomo deve solo accogliere questo amore, (accoglienza e assomiglianza al Suo amore).
Il bene dell’uomo per Cristo è al di sopra di ogni precetto religioso altrimenti si rischia di disonorare l’uomo per onorare Dio, come fa il sacerdote nella Parabola del Samaritano, il quale, trovandosi di fronte a un ferito,  per rispettare la Legge, che proibiva a un sacerdote di toccare un ferito (Nm 19,16), sacrifica l’uomo. Nella religione il rispetto della legge prevale sul bene dell’uomo, anche quando questa è causa di sofferenza.
Il Padre non governa gli uomini imponendo leggi da osservare, ma comunicando loro il suo Spirito, la sua stessa capacità d’amore, una forza intima e interiore che fa capace l’uomo di amare così come si sente amato. Per il cristiano il codice di comportamento non riguarda una legge scritta, ma l’adesione a una persona vivente: il Cristo, nuova e definitiva Scrittura per tutta l’umanità.
Dai vangeli emerge che, ogni qualvolta si è creata una situazione di conflitto tra l’osservanza della Legge e il bene dell’uomo Gesù ha scelto sempre il bene dell’uomo. La maggior parte delle guarigioni operate da Gesù avvengono proprio di sabato e il riposo del sabato era considerato il più importante di tutti i comandamenti. In questo giorno la Legge proibiva di compiere qualunque attività, pena la morte. Il criterio di quel che è bene e quel che è male, permesso o no, non si basa per Gesù sull'osservanza o no del Libro, ma sulla pratica dell'amore. Lo scontro più clamoroso tra Gesù e il Libro è stato sul tema, importantissimo per i Giudei, delle regole di purità rituali. Per Gesù la purezza o meno dell’individuo non consiste in quel che mangia, ma nelle sue azioni (“Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo”, Mc 7,18-19.20). I primi cristiani hanno compreso che non era importante la lettera del vangelo, ma il suo spirito, perché mentre “la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita” (2 Cor 3,6) e che tutto era subordinato al bene dell’uomo perché, “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (Mc 2,27)!

ALLORA COSA È IL CRISTIANESIMO? Il card Biffi scrive: gli apostoli all’indomani dell’evento che si è realizzato nella Pasqua dell’anno 30 hanno obbedito al comando ricevuto da Gesù Risorto: «Andate ad annunciare a tutti una “bella notizia”» . “Bella e buona notizia”, è l’esatta traduzione della parola greca “evangelo”. Dare una notizia significa proclamare che è avvenuto un fatto. Qual è questo fatto? Gesù di Nazaret, un uomo morto dissanguato in croce, è ritornato alla vita e oggi è vivo, vivo per sempre in tutto il suo essere (corporeo e spirituale). Egli ha dunque sconfitto la morte (che era la “signora”, implacabile dominatrice di tutti); perciò adesso il “Signore” è lui. Ed essendo il Signore di tutti può salvare e portare con lui nel Regno eterno tutti quelli che con la fede si aggrappano a lui. QUESTA È LA “BELLA NOTIZIA” QUESTA È LA SOSTANZA DEL CRISTIANESIMO.
IN CONCLUSIONE, IL CRISTIANESIMO NON È UNA RELIGIONE: È UN FATTO CHE SI IDENTIFICA CON UNA PERSONA:  GESÙ DI NAZARET, CROCIFISSO E RISORTO, UNIGENITO DEL PADRE, REDENTORE DELL’INTERA FAMIGLIA UMANA, RINNOVATORE DI TUTTO. Accoglierlo significa anche raggiungere il «senso» della nostra esistenza.

V. Solovev a pochi mesi dalla sua morte, 1900,scrive: l’Anticristo appartiene alla schiera dei «sapienti» e degli «intelligenti». È un esperto biblista. Di più, è un asceta e un «convinto spiritualista», e dà «altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza». In particolare è un illuminato e attivo pacifista. «Pieno di compassione, non solo amico degli uomini ma anche degli animali», eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Ha però un’invincibile antipatia nei confronti della persona di Cristo. È addirittura dominato da una morbosa insofferenza verso il fatto che Gesù sia risorto e sia oggi vivo, tanto che va istericamente ripetendo: «Lui non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto, non è risorto! È marcito, è marcito nel sepolcro...». Ciò che più connota l’Anticristo è aver sostituito all’identificazione del cristianesimo con la persona del Risorto l’identificazione del cristianesimo con quei «valori» che, pur se provengono da una matrice evangelica, sono però anche facilmente riscontrabili sui mercati mondani.

INTERROGHIAMOCI SE QUALCOSA DELLA «IDEOLOGIA DELL’ANTICRISTO» NON SIA TRA NOI!

P. FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO ECCLESIALE  -  ROMA - Lunedì, 17 giugno 2013  Aula Paolo VI


Buonasera a tutti, cari fratelli e sorelle!
L’Apostolo Paolo finiva questo brano con queste parole: non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia. E questa è la nostra vita: camminare sotto la grazia, perché il Signore ci ha voluto bene, ci ha salvati, ci ha perdonati. Tutto ha fatto il Signore, e questa è la grazia, la grazia di Dio. Noi siamo in cammino sotto la grazia di Dio, che è venuta da noi, in Gesù Cristo che ci ha salvati. Ma questo ci apre verso un orizzonte grande, e questo è per noi gioia. “Voi non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”. Noi non siamo più schiavi della Legge: siamo liberi perché Gesù Cristo ci ha liberati, ci ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia. Questo è un tesoro.
Il Battesimo, questo passare da “sotto la Legge” a “sotto la grazia”, è una rivoluzione. Sono tanti i rivoluzionari nella storia, sono stati tanti. Ma nessuno ha avuto la forza di questa rivoluzione che ci ha portato Gesù: una rivoluzione per trasformare la storia, una rivoluzione che cambia in profondità il cuore dell’uomo. Le rivoluzioni della storia hanno cambiato i sistemi politici, economici, ma nessuna di esse ha veramente modificato il cuore dell’uomo. La vera rivoluzione, quella che trasforma radicalmente la vita, l’ha compiuta Gesù Cristo attraverso la sua Risurrezione: la Croce e la Risurrezione.

L’amore è la più grande forza di trasformazione della realtà, perché abbatte i muri dell’egoismo e colma i fossati che ci tengono lontani gli uni dagli altri. E questo è l’amore che viene da un cuore mutato, da un cuore di pietra che è trasformato in un cuore di carne, un cuore umano. E questo lo fa la grazia, la grazia di Gesù Cristo che noi tutti abbiamo ricevuto. La grazia non si compra e non si vende; è un regalo di Dio in Gesù Cristo. Gesù Cristo ci dà la grazia. E’ l’unico che ci dà la grazia. E’ un regalo: ce lo offre, a noi. Prendiamola. E’ bello questo. L’amore di Gesù è così: ci dà la grazia gratuitamente, gratuitamente. E noi dobbiamo darla ai fratelli, alle sorelle, gratuitamente.

Ciascuno di noi può pensare alle persone che vivono senza speranza, e sono immerse in una profonda tristezza da cui cercano di uscire credendo di trovare la felicità nell’alcol, nella droga, nel gioco d’azzardo, nel potere del denaro, nella sessualità senza regole … Ma si ritrovano ancora più delusi e talvolta sfogano la loro rabbia verso la vita con comportamenti violenti e indegni dell’uomo. Quante persone tristi, quante persone tristi, senza speranza! Pensate anche a tanti giovani che, dopo aver sperimentato tante cose, non trovano senso alla vita e cercano il suicidio, come soluzione. Voi sapete quanti suicidi di giovani ci sono oggi nel mondo? La cifra è alta! Perché? Non hanno speranza. Hanno provato tante cose e la società, che è crudele – è crudele! – non ti può dare speranza. La speranza è come la grazia: non si può comprare, è un dono di Dio. Il regalo che ci fa Dio della grazia, porta la speranza. Noi, che abbiamo la gioia di accorgerci che non siamo orfani, che abbiamo un Padre, possiamo essere indifferenti verso questa città che ci chiede, forse anche inconsapevolmente, senza saperlo, una speranza che l’aiuti a guardare il futuro con maggiore fiducia e serenità? Noi non possiamo essere indifferenti. Ma come possiamo fare questo? Come possiamo andare avanti e offrire la speranza? Con la vostra testimonianza, con il vostro sorriso, dire: “Io credo che ho un Padre”. L’annunzio del Vangelo è questo: con la mia parola, con la mia testimonianza dire: “Io ho un Padre. Non siamo orfani. Abbiamo un Padre”, e condividere questa filiazione con il Padre e con tutti gli altri. Il Vangelo è come il seme: tu lo semini, lo semini con la tua parola e con la tua testimonianza. La parola senza la testimonianza è aria. Le parole non bastano.

Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. Non si può predicare il Vangelo senza questa lotta spirituale: una lotta di tutti i giorni contro la tristezza, contro l’amarezza, contro il pessimismo; una lotta di tutti i giorni!
Paolo diceva che lui aveva l’urgenza di predicare e lui aveva l’esperienza di questa lotta spirituale, quando diceva: “Ho nella mia carne una spina di satana e tutti i giorni la sento”. Anche noi abbiamo spine di satana che ci fanno soffrire e ci fanno andare con difficoltà e tante volte ci scoraggiano.

E adesso, vorrei finire pensando una cosa. In questo tempo, in cui la gratuità sembra affievolirsi nelle relazioni interpersonali perché tutto si vende e tutto si compra, e la gratuità è difficile trovarla, noi cristiani annunciamo un Dio che per essere nostro amico non chiede nulla se non di essere accolto. L’unica cosa che chiede Gesù: essere accolto. Pensiamo a quanti vivono nella disperazione perché non hanno mai incontrato qualcuno che abbia loro mostrato attenzione, li abbia consolati, li abbia fatti sentire preziosi e importanti. E questo è quello che, alla fine, voglio dirvi. Non avere paura, non avere paura. Non avere paura dell’amore, dell’amore di Dio, nostro Padre. Non avere paura. Non avere paura di ricevere la grazia di Gesù Cristo, non avere paura della nostra libertà che viene data dalla grazia di Gesù Cristo o, come diceva Paolo: “Non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”.
Cari, cari fratelli e sorelle: non abbiamo paura! Andiamo avanti per dire ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che noi siamo sotto la grazia, che Gesù ci dà la grazia e questo non costa niente: soltanto, riceverla. Avanti!

 
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