Messaggio a Chiesa Prato - Ascensione

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Messaggio a Chiesa Prato

Vescovo Franco

Grosseto, 29 settembre 2012
+ Franco Agostinelli Vescovo


Carissimi,
oggi la Chiesa pratese accoglie l’annuncio del Santo Padre, che m’invia a voi come Pastore.
Vi confesso che di fronte a questa notizia la mia prima reazione è stata quella di pormi dinnanzi al
tabernacolo, senza dire niente, frastornato, confuso, forse perplesso. Ho deciso però di mettermi
nella Sue mani ed accogliere la Sua volontà: «sulla Tua Parola», come è scritto nel motto
programmatico del mio ministero episcopale. Ho ringraziato il Signore, perché continua ad avere
fiducia in me e perché è Lui che guida la Chiesa e conduce la storia personale di ognuno di noi. Mi
sono fatto prete per servire la Chiesa, sempre pronto ad andare dove il Signore vuole, nella certezza
che questo è il meglio per la Chiesa e per me.
Lascio la Diocesi di Grosseto, dove ho servito la Chiesa per quasi undici anni, portandomi dietro
tanti bei ricordi di sacerdoti e laici con cui ho camminato, costruito, progettato, sognato forse, una
Chiesa dal volto bello, capace di annunciare il Vangelo.
Con grande ottimismo e serenità mi accingo ora a raggiungere la Chiesa pratese, che conosco ricca
di risorse umane e spirituali, capace di intraprendenza e creatività pastorale, con una storia secolare
percorsa dalla santità di tanti suoi figli che hanno resa feconda questa terra.
Sono consapevole di accingermi a raccogliere una impegnativa eredità che mi viene consegnata dal
fratello Vescovo Gastone. Il suo zelo, la sua competenza, il suo animo di pastore buono e fedele, se
da una parte mi carica di qualche preoccupazione nel raccogliere un’eredità così impegnativa,
dall’altra mi rinfranca e mi è di sprone a continuare per quella via già tracciata, dove mi inserisco
per percorrerla con fiducia e generosità.
Vorrei fin d’ora assicurare a tutti il mio ricordo nella preghiera e chiedere anche il vostro. So che
nella bocca del Vescovo, l’affermazione «prego per voi» può apparire scontata, ma siccome è vera,
non ho reticenze a dirla. Nella preghiera, un Altro, che ci precede e ci ha amato per primo, ci rende
capaci di una stima reciproca, che resiste ad ogni prova, anche ai difetti e ai limiti. Per questo posso
dire, al di là di ogni retorica, che vi voglio bene e so che anche voi me ne vorrete.
Lo Spirito che conduce la Chiesa ha deciso che le nostre strade s’incrociassero. Scopriremo passo
dopo passo quale disegno racchiude questa mossa inattesa del Paraclito. Una cosa però è certa: lo
Spirito ci ha fatto incontrare per vivere di Gesù che è morto e risorto per noi. Egli è la nostra vita, la
nostra verità, la nostra pace. Egli è tutto per noi, come lo fu per tutti coloro che l’incontrarono e lo
seguirono, compresi quanti hanno portato la fede nella nostra terra e l’hanno comunicata ai figli per
generazioni e generazioni. Insieme continueremo ad amarlo, a conoscerlo e seguirlo.
L’Anno della Fede, che ci accingiamo a vivere con tutta la Chiesa universale, sarà dono prezioso
anche per la nostra Chiesa, per comprendere ancor di più che il fondamento della fede cristiana è
«l’incontro con un avvenimento, una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la
direzione decisiva» (Benedetto XVI, Deus Caritas est, n.1). Insieme faremo nostre le indicazioni del
Santo Padre perché questo anno non sia una semplice commemorazione, ma una opportunità per
vivere e dire la fede a tutte le persone che incontreremo.
È tempo di uscire dal tempio, incontrare la gente là dove vive e opera e annunziare Cristo. È
necessario smuoverci e uscire dalla riserva dell’autocompiacimento. La preoccupazione di
conservare il «privilegio» può farci correre il rischio di dimenticare che il criterio di ogni gesto del
cristiano rimane l’ampiezza del cuore di Dio. Il «restare a casa», compiacendoci nella bellezza, a
tratti sontuosa, delle nostre liturgie, può darci l’illusione di essere «vicini», mentre, senza
accorgercene, potremo aver perduto, forse definitivamente, chi ci era stato affidato come fratello. In
particolare, vorremmo continuare a vivere il nostro impegno di prossimità con i numerosi immigrati
che sono a Prato, facendoci loro compagni di viaggio, con discrezione e senza pretese, nel loro
cammino di integrazione e proponendo loro, se lo vorranno, ciò che abbiamo di più preziosi, il
Vangelo di Gesù.
Viviamo allora la nostra Fede; la grazia che per Cristo sovrabbonda sul peccato la renderà
affascinante agli occhi e al cuore di tutti gli uomini liberi, soprattutto dei giovani che si portano nel
cuore il sogno di un mondo bello, libero, pulito e vero.
Cari figli, fratelli e sorelle della Chiesa pratese, vengo a voi con l’animo predisposto ad una gioia
consapevole, per essere con voi e per voi segno di comunione, come padre che si mette in ascolto e
insieme con la propria famiglia cammina, lotta, fatica e gioisce. Vengo sorretto e spinto da una
passione che vorrei condividere con voi, la passione per la Chiesa, che ha il volto caro di una
madre, magari solcato da qualche ruga, ma che resta sempre il volto di una madre amata.
Il mio arrivo tra voi s’inserisce tra due grandi eventi che la Chiesa pratese celebra con particolare
partecipazione: la festa della natività della Vergine, l’8 settembre, venerata a Prato con il titolo di
Madonna della Sacra Cintola, segno di una unanime devozione del popolo pratese che a Lei si
affida e in Lei confida. E l’altro evento, la festa di Santo Stefano Protomartire, a cui è dedicata la
nostra Chiesa Cattedrale e che insieme celebreremo.
In attesa di iniziare il nostro comune cammino, vorrei raggiungervi tutti con i miei saluti, i sacerdoti
innanzi tutto, la vera la famiglia del Vescovo; i diaconi, i seminaristi; i religiosi e le religiose che
con il dono del loro carisma costruiscono la Chiesa; i laici, di cui conosco la preparazione e la
competenza, impegnati nei vari ambiti della pastorale, nelle associazioni laicali e nel volontariato. Il
mio saluto deferente alle Autorità civili, politiche, militari della Città e della Provincia di Prato, ai
referenti del mondo della cultura, della politica, dell’economia. Un obiettivo condiviso può rendere
solidale il nostro cammino ed è il bene comune, il progresso della società, l’attenzione ai più deboli,
la difesa dei valori perenni che determinano e rendono possibile un futuro diverso. Saluto i giovani
a cui vorrei essere vicino nella loro ricerca di ciò che resiste all’usura del tempo e che conta
davvero. Saluto le famiglie, specialmente quelle che in questo momento si trovassero a vivere un
tempo difficile, per assicurare loro la mia vicinanza, la mia comprensione, la mia solidarietà. Voglio
essere vicino a tutti i lavoratori, in questo tempo di preoccupazione per il posto di lavoro da
difendere o da trovare. La mia solidarietà e il mio saluto anche agli imprenditori, che sappiamo alle
prese anche loro con tempi non facili; auguro loro che non venga meno l’impegno per la
salvaguardia e la rinascita del lavoro nel nostro territorio.
A tutti un saluto fraterno e un arrivederci a presto.
Alla Beata Vergine Maria, amata e venerata dal nostro popolo, affidiamo la nostra Chiesa e tutta la
società pratese con le sue istituzioni; affidiamo il nostro cammino; a Lei chiediamo di prenderci per
mano per renderci forti nella fede, saldi nella speranza, radicati nella carità. Santo Stefano, nostro
Patrono, interceda per tutti noi.
Con sincero e fraterno affetto.

 
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