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Origini e approfondimenti

Cammini di fede > Cammino Neocatecumenale

Nei primi anni '60, Francisco José Gómez Argüello Wirtz (León, 9 gennaio 1939), detto Kiko, era un pittore ateo attratto dal pensiero esistenzialista di Sartre. La sua conversione al cristianesimo seguì ad un periodo di crisi esistenziale durante il quale l'incontro con l'estetica e la filosofia spiritualista di Henri Bergson (che dava importanza al ruolo dell'intuizione come strumento di conoscenza del reale superiore alla ragione), gli aprì la strada al dubbio religioso. Negli anni successivi, lavorando con un gruppo di artisti e architetti di arte sacra, entrò in contatto con la spiritualità di Charles de Foucauld la quale rappresentò un momento di svolta nel suo percorso interiore che lo portò ad abbandonare il suo precedente stile di vita, le sue precedenti convinzioni filosofiche e l'attività di pittore per andare a vivere nella baraccopoli di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid, dove vivevano famiglie di zingari e quinquilleros emarginati.
A Palomeras Altas, in un contesto sociale caratterizzato da forte marginalità e degrado, Kiko si trova presto impegnato nell'opera di evangelizzazione dei baraccati, nonostante che questa non fosse stata inizialmente la sua intenzione. Lì incontra Carmen Hernández (laureata in chimica e associata per alcuni anni all'Istituto Misioneras de Cristo Jesús) e dal 1964 al 1967 collabora con lei all'elaborazione di una "sintesi kerigmatico-catechetica" ispirata al Concilio Vaticano II e fondata su un connubio tra Parola di Dio, Liturgia ed esperienza comunitaria che sarà la base dottrinale del futuro Cammino Neocatecumenale.
Secondo la Hernández, l'Argüello le confidò in quegli anni esperienze mistiche e apparizioni mariane nelle quali Maria, madre di Gesù, lo esortava a dar vita a «comunità come la Sacra Famiglia di Nazaret».
Kiko racconta che l'allora arcivescovo di Madrid, Casimiro Morcillo (1904-1971), venuto a conoscenza dei piccoli gruppi che si stavano formando nelle baraccopoli, li invitò ad estendere quell'esperienza ad alcune parrocchie delle città di Madrid e di Zamora. L'esperienza delle parrocchie cittadine, generalmente benestanti, era però diversa da quelle degli emarginati delle baracche. Molti cittadini non avevano evidenti bisogni materiali e le catechesi venivano vissute come conferenze di teologia, come occasioni di crescita intellettuale e non, come nelle intenzioni degli iniziatori, come un cammino di conversione e di kenosis  dove, gradualmente, la spiritualità dell'uomo vecchio si spogliasse per poter essere rivestita della Nuova creazione nello Spirito Santo. Per tali motivi, gli iniziatori pensarono ad un percorso di riscoperta del Battesimo (denominato neo-catecumenato post-battesimale) finalizzato alla preparazione spirituale degli adulti, con l'ambizione di rispondere ai cambiamenti sociali di quegli anni.
Nel 1968 Kiko e Carmen furono invitati in Italia da mons. Dino Torreggiani (1905-1983), fondatore della congregazione religiosa Servi della Chiesa, mentre lo stesso Casimiro Morcillo scrisse una lettera di presentazione per il cardinale Angelo Dell'Acqua (1903-1972), allora vicario di Paolo VI. Andarono a vivere nelle baracche del Borghetto Latino a Roma e avviarono il Cammino nella parrocchia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri Canadesi, nel quartiere Nomentano, ed in seguito in molte altre parrocchie della città. Da Roma il Cammino si diffuse successivamente in molte altre diocesi di Italia e del mondo.
Nell'aprile del 1970, a Majadahonda, nei pressi di Madrid, Kiko e Carmen, insieme ad altri responsabili e parroci, si posero il problema circa l'identità delle comunità che si stavano formando nelle parrocchie. Da tale riflessione furono definite le caratteristiche fondamentali del Cammino Neocatecumenale come movimento organizzato e strutturato sul territorio.
Responsabili del Cammino
Attualmente l'équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale è composta dagli iniziatori Kiko Argüello e Carmen Hernández, affiancati da un sacerdote, Padre Mario Pezzi. L'équipe internazionale nomina il collegio elettivo (da ottanta a centoventi membri, nominati a vita.
Dall'équipe responsabile internazionale dipendono le équipes dei cosiddetti "catechisti itineranti" (ad oggi circa settecento) le quali, per conto dell'équipe internazionale, sono responsabili del Cammino Neocatecumenale nelle varie regioni del mondo, contribuiscono a formare le prime comunità e a mantenere regolari contatti con i vescovi delle diocesi in cui operano. Le équipes itineranti mantengono un legame costante con i responsabili internazionali del Cammino (in occasione delle "convivenze degli itineranti"), visitano periodicamente le comunità da loro catechizzate e curano lo sviluppo del Cammino nel territorio loro assegnato, nella fedeltà al carisma degli iniziatori.
Le équipes di "catechisti itineranti" per l'evangelizzazione sono formate da uomini o donne celibi, da coppie sposate e da un sacerdote (che abbia ottenuto il permesso dal proprio vescovo o dal proprio superiore religioso). Questi si offrono spontaneamente, devono essere disponibili a lasciare casa, lavoro e amicizie per essere mandati in qualunque parte del mondo nella precarietà, senza ricevere compensi e confidando nella Provvidenza. I "catechisti itineranti" restano legati alla propria parrocchia e alla propria comunità originaria, alla quale ritornano periodicamente. Inoltre sono liberi di interrompere in qualsiasi momento la propria esperienza missionaria.
Le "équipes itineranti" si recano in un'altra diocesi, su invito del Vescovo locale e di almeno un parroco interessato, per avviare il Cammino Neocatecumenale in una parrocchia dove questo non sia ancora esistente. Le équipes sono composte, abitualmente, secondo uno schema che prevede la presenza, oltre a quella fissa del presbitero, di una coppia e di un celibe oppure - in mancanza di una coppia - di un celibe e una nubile. La scelta avviene generalmente attraverso un sorteggio tra quanti abbiano completato (o quasi) tutte le tappe del Cammino e si siano al contempo dichiarati disponibili.
Attività missionaria
Di fronte alla situazione di forte secolarizzazione del Nord Europa e di vaste aree del mondo, Kiko e Carmen hanno avviato, agli inizi degli anni '80, l'esperienza delle "Famiglie in missione", per fondare la Chiesa in paesi dove essa è inesistente ("Implantatio Ecclesiae") o per aiutare a rafforzare le comunità lì presenti. Queste famiglie restano legate alla propria parrocchia e alla propria comunità originaria, e sono da queste sostenute per quanto concerne le spese per i viaggi, l'abitazione, il sostegno morale, le preghiere. La più recente partenza di famiglie in missione è avvenuta il 12 gennaio 2006, alla presenza di papa Benedetto XVI, ha riguardato duecento famiglie ed ha portato così ad oltre cinquecento il numero di "famiglie in missione" nel mondo.
All'opera di evangelizzazione iniziata dalle famiglie in missione, si è ben presto affiancata anche quella dei sacerdoti missionari, con l'istituzione, in diverse diocesi e dietro esplicita richiesta dell'ordinario del luogo, di seminari Redemptoris Mater, seminari diocesani, internazionali, missionari, in cui vengono accolte gran parte delle vocazioni al sacerdozio nate in seno al Cammino. Attualmente sarebbero attivi settantadue seminari.
In Rwanda, nell'ottobre del 1994, il sacerdote Justin Furaha ed altre decine di persone tra sacerdoti, suore e laici appartenenti al Cammino, furono uccisi durante il genocidio ruandese in quanto cristiani appartenenti all'etnia Tutsi.
Un'altra iniziativa significativa è stata la costruzione e la gestione della Domus Galilaeae sul monte delle Beatitudini in Galilea, opera inaugurata da papa Giovanni Paolo II nel 2000 durante il suo storico viaggio in Terra Santa, che in quell'occasione celebrò l'Eucarestia con decine di migliaia di giovani, giunti in pellegrinaggio da tutto il mondo. La Domus Galilaeae è un luogo di incontro e ritiro per i membri delle comunità neocatecumenali, durante il pellegrinaggio in Israele che viene compiuto in occasione della conclusione dell'itinerario neocatecumenale. È diventato anche un luogo di incontro tra cristiani ed ebrei, in occasione delle visite che molti ebrei fanno in questo luogo.
Il Cammino, pur avendo una struttura propria con responsabili "vita natural durante", non ha un patrimonio proprio, pertanto la Domus Galilaeae e il terreno stesso su cui l'edificio sorge non sono di proprietà del Cammino, ma dell'ordine dei francescani. Allo stesso modo, i seminari "Redemptoris Mater" non appartengono al Cammino bensì sono proprietà delle diocesi territoriali ed i sacerdoti ordinati sono sacerdoti diocesani incardinati in quelle diocesi.
Riconoscimenti nel mondo cattolico
Il Cammino Neocatecumenale è una realtà ecclesiale pienamente riconosciuta dalla Chiesa cattolica e in piena comunione con il suo Magistero. Nei suoi oltre quaranta anni di diffusione ha goduto della stima dei pontefici e del favore di molti ecclesiastici. Nel corso degli anni, ha raccolto numerosi elogi ed incoraggiamenti. Già il Servo di Dio Paolo VI, in un'udienza generale, nel 1974, affermava:
   « Quanta gioia e quanta speranza ci date con la vostra presenza e con la vostra attività [...] Vivere e promuovere questo risveglio è quanto voi chiamate una forma di "dopo Battesimo" che potrà rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di approfondimento, che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di preparazione al Battesimo »    
(Paolo VI alle Comunità Neocatecumenali, Udienza Generale, 8 maggio 1974, in Notitiae 96-96, 1974, 230)

Anche le celebrazioni eucaristiche del Cammino neocatecumenale sono state elogiate dalle autorità ecclesiastiche e, particolarmente, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nel 1974, la Congregazione pubblicava su Notitiae, il suo bollettino ufficiale, una nota laudatoria sulle celebrazioni eucaristiche del Cammino Neocatecumenale:
   « Tutte le riforme, nella Chiesa, hanno apportato nuovi principi e promosso nuove norme, che hanno tradotto in pratica gli intenti della riforma stessa.
Così accadde dopo il Concilio di Trento; né poteva essere diversamente ai giorni nostri. Il rinnovamento liturgico incide profondamente sulla vita della Chiesa. C'è necessità che la spiritualità liturgica germini nuovi fiori di santità e di grazia, nonché di apostolato cristiano più intenso e di azione spirituale.
Un modello eccellente di questo rinnovamento si trova nelle «Comunità neo-catecumenali» che sorsero a Madrid, nel 1962, per iniziativa di alcuni giovani laici, con il permesso, l'incoraggiamento e la benedizione dell'eccellentissimo Pastore madrileno, Casimiro Morcillo. Le comunità hanno lo scopo di rendere visibile nelle parrocchie il segno della Chiesa Missionaria, e si sforzano di aprire la strada all'evangelizzazione di coloro che hanno quasi abbandonato la vita cristiana.
A questo fine i Membri delle «Comunità» cercano di vivere più intensamente la vita liturgica cristiana incominciando dalla nuova catechesi e dalla preparazione «catecumenale», percorrendo cioè, con un cammino spirituale, tutte quelle fasi, che, nella Chiesa primitiva, i catecumeni percorrevano prima di ricevere il sacramento del battesimo. Poiché si tratta non di battezzandi, ma di battezzati, la catechesi è la medesima, ma i riti liturgici si adattano allo stato di cristiani battezzati secondo le direttive già date dalla Congregazione per il Culto Divino.
Le «Comunità» nelle parrocchie vengono erette sotto la direzione del parroco. I membri, una volta o due la settimana, si riuniscono per ascoltare la parola divina, per avere colloqui spirituali, per partecipare all'Eucaristia. »
  (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Notitiae, 01/08/1974)

La stessa Congregazione, nel 1988, pubblicava una Notificazione in cui autorizzava le celebrazioni dei neocatecumenali ricordando che «le celebrazioni di gruppi particolari riuniti per una specifica formazione loro propria sono previste nelle istituzioni Eucharisticum Mysterium, del 25 maggio 1967, nn. 27 e 30 (AAS 59, 1967, 556-557) e Actio Pastoralis, del 15 maggio 1969 (AAS 61, 1969, 806-811)»; autorizzava «la comunione sotto le due specie» e incoraggiava inoltre i vescovi «a voler considerare e approfondire il valore spirituale e formativo di queste celebrazioni».
Molte sono poi le occasioni nelle quali il Servo di Dio Giovanni Paolo II espresse la propria stima e affetto. Lo stesso si esprimeva con parole di elogio nella sua Lettera Ogniqualvolta del 30 agosto 1990[29], indirizzata a mons. Paul Josef Cordes, Vice Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, incaricato "ad personam" per l'Apostolato delle Comunità Neocatecumenali[30]:
   « Ogniqualvolta lo Spirito Santo fa germinare nella Chiesa impulsi di una maggiore fedeltà al Vangelo, fioriscono nuovi carismi che manifestano tali realtà e nuove istituzioni che le mettono in pratica. È stato così dopo il Concilio di Trento e dopo il Concilio Vaticano II.
Tra le realtà generate dallo Spirito ai nostri giorni figurano le Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e dalla Signora C. Hernandez (Madrid, Spagna), la cui efficacia per il rinnovamento della vita cristiana veniva salutata dal mio predecessore Paolo VI come frutto del Concilio [...]
Anch'io, nei tanti incontri avuti come Vescovo di Roma, nelle parrocchie romane, con le Comunità Neocatecumenali e con i loro Pastori e nei miei viaggi apostolici in molte nazioni, ho potuto constatare copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario.
Tali Comunità rendono visibile, nelle parrocchie, il segno della Chiesa missionaria e "si sforzano di aprire la strada all'evangelizzazione di coloro che hanno quasi abbandonato la vita cristiana, offrendo loro un itinerario di tipo catecumenale, che percorre tutte quelle fasi che nella Chiesa primitiva i catecumeni percorrevano prima di ricevere il sacramento del Battesimo; li riavvicina alla Chiesa ed a Cristo" (cfr. Catecumenato postbattesimale in Notitiae 96-96, 1974, 229). Sono l'annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del "Cammino Neocatecumenale" in L'Osservatore Romano, 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa. [...]
[...] riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni.
Auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell'unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale»
  
Il 29 giugno 2002 (Solennità di San Pietro e Paolo), lo statuto del Cammino Neocatecumenale fu approvato ad experimentum dal Pontificio Consiglio per i Laici. Il 21 settembre 2002, Giovanni Paolo II ricevette in udienza a Castel Gandolfo gli iniziatori del Cammino e, commentando l'approvazione dello statuto, volle nuovamente esprimere il suo incoraggiamento:
   « Come non ringraziare il Signore per i frutti portati dal Cammino Neocatecumenale nei suoi oltre trent'anni di esistenza [...] In una società secolarizzata come la nostra, dove dilaga l'indifferenza religiosa e molte persone vivono come se Dio non ci fosse, sono in tanti ad aver bisogno di una nuova scoperta dei Sacramenti dell'iniziazione cristiana; specialmente di quello del Battesimo. Il Cammino è senz'altro una delle risposte provvidenziali a questa urgente necessità. Desidero sottolineare l'importanza degli Statuti appena approvati per la vita presente e futura del Cammino Neocatecumenale che, come ho già avuto modo di dire alcuni anni fa, costituisce "un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni". Gli Statuti costituiscono altresì, un importante aiuto per tutti i pastori della Chiesa, particolarmente per i Vescovi diocesani, ai quali è affidata dal Signore, la cura pastorale e, in particolare, l'iniziazione cristiana delle persone nella Diocesi [...] Gli Ordinari Diocesani potranno trovare negli Statuti i principi base di attuazione del Cammino Neocatecumenale in fedeltà al suo progetto originario »
  
Al termine dei cinque anni canonici lo Statuto è stato approvato definitivamente l'11 maggio 2008 (Solennità di Pentecoste), con Decreto del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale sancisce
   « l'approvazione definitiva dello statuto del Cammino Neocatecumenale debitamente autenticato dal Dicastero e depositato in copia nei suoi archivi. Ciò nella fiducia che queste norme statutarie costituiscano linee guida ferme e sicure per la vita del Cammino e che esse siano di aiuto ai Pastori nel loro paterno e vigile accompagnamento delle comunità neocatecumenali nelle Chiese particolari»
  
Con l'approvazione dello statuto, il Cammino Neocatecumenale è definitivamente riconosciuto dalla Chiesa Cattolica come una realtà ecclesiale, un carisma fedele al magistero e un valido strumento di evangelizzazione all'interno della parrocchia.
Il 10 gennaio 2009, papa Benedetto XVI, incontrando le comunità neocatecumenali di Roma, nella basilica di S. Pietro in occasione dei 40 anni dalla nascita della prima comunità di Roma nella parrocchia dei SS. Martiri Canadesi, ha avuto parole di conferma e di elogio:
   « Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne, e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l'annuncio del kerigma e l'itinerario di riscoperta del Battesimo sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l'entusiasmo della testimonianza evangelica! [...] La recente approvazione degli Statuti del Cammino è venuta a suggellare la stima e la benevolenza con cui la Santa Sede segue l'opera che il Signore ha suscitato attraverso i vostri Iniziatori»
  
Approvazione dello Statuto da parte della Santa Sede
All'inizio del 1997 Giovanni Paolo II chiese ai responsabili del Cammino una regolazione statutaria, in cui il Papa ricorda che i neocatecumenali hanno già iniziato il processo di stesura dello Statuto. Giovanni Paolo II, dopo l'approvazione dello Statuto nel 2002, confermerà che «...gli Statuti devono costituire per il Cammino Neocatecumenale una "chiara e sicura regola di vita", un punto di riferimento fondamentale affinché questo processo di formazione, che ha come obiettivo di portare i fedeli ad una fede matura, possa essere realizzato in un modo confacente alla dottrina e alla disciplina della Chiesa» . Una prima versione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale fu respinta all'inizio del 1999 (il giurista neocatecumenale padre Javier Sotil, rettore del Redemptoris Mater di Brasilia, nel maggio 1999, durante una convivenza al Centro Neocatecumenale internazionale di Porto San Giorgio con Kiko Argüello e Carmen Hernández, annunciava che la bocciatura era stata «provvidenziale» perché aveva dato modo di «pensare e ripensare, consultare tante persone per preparare una seconda bozza che è qui pronta». Lo Statuto venne finalmente approvato nel 2002 per un periodo ad experimentum scaduto a giugno 2007 (l'intervento di Kiko Argüello alla consegna dello Statuto del Cammino Neocatecumenale il 29 giugno 2002 comincerà con: «siamo contentissimi che dopo tutto il travaglio di questi anni si sia potuti arrivare alla approvazione dello Statuto»).
Il decreto di approvazione del Pontificio Consiglio per i Laici recitava infatti: «Tenuto conto dei numerosi frutti spirituali apportati alla nuova evangelizzazione dalla prassi del Cammino Neocatecumenale - accolto e valorizzato nei suoi oltre trent'anni di vita in molte Chiese locali - segnalati al Pontificio Consiglio per il Laici da numerose lettere raccomandatizie di cardinali, patriarchi e vescovi; dopo attento esame del testo degli Statuti, frutto di un laborioso processo di collaborazione tra gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale e il Pontificio Consiglio per i Laici, che si è avvalso del contributo apportato nell'ambito delle competenze loro proprie da diversi dicasteri della Curia Romana (...) il Pontificio Consiglio per i Laici DECRETA l'approvazione "ad experimentum" per un periodo di cinque anni degli Statuti del Cammino Neocatecumenale...»
Nei discorsi e omelie di Giovanni Paolo II del 29 giugno 2002 e dei giorni successivi, non appare alcuna menzione dell'approvazione degli Statuti, nonostante Kiko Argüello abbia ringraziato personalmente il Papa per aver «voluto in prima persona questa approvazione»; solo nel settembre successivo il Papa ne parlerà precisando che «spetta ora ai Dicasteri competenti della Santa Sede esaminare il Direttorio catechetico e tutta la prassi catechetica nonché liturgica del Cammino stesso. Sono certo che i suoi membri non mancheranno di assecondare con generosa disponibilità le indicazioni che loro verranno da tali autorevoli fonti».
Lo Statuto rinviava ad un Direttorio Catechetico che raccoglie la tradizione orale e indica la prassi del Cammino; il materiale raccolto per la creazione del Direttorio (quattordici volumi) è tuttora in fase di esame da parte delle congregazioni vaticane. Si trattava perciò di un'approvazione parziale (oltre che temporanea), poiché durante l'arco di validità dello Statuto ad experimentum il Direttorio contenente le catechesi e la prassi del Cammino (non scindibili dal Cammino stesso) non è stato pubblicato.
Lo Statuto del Cammino Neocatecumenale fu approvato in forma definitiva l'11 maggio 2008, giorno di Pentecoste. Il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, Cardinale Stanislaw Rylko, consegnò il nuovo testo agli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Arguello e Carmen Hernandez, il 13 giugno 2008, giorno di Sant'Antonio da Padova, francescano portoghese, Dottore della Chiesa.
Queste le parole del Cardinal Rylko, alla domanda su quale significato abbia questa approvazione, per la Chiesa e per il Cammino stesso: «Significa la conferma da parte della Chiesa dell’autenticità, della genuinità del carisma che sta alla loro origine nella vita e nella missione della Chiesa. In modo particolare, questo riguarda il Cammino che ha ormai lunga storia nella Chiesa, più di 40 anni, e porta nella vita della Chiesa tanti frutti, tante vite cambiate in profondità, tante famiglie ricostruite, tante vocazioni religiose, sacerdotali e tanto impegno a favore della nuova evangelizzazione. Quindi, è un momento di grande gioia per la Chiesa, un momento di grande gioia per la realtà ecclesiale che riceve questo riconoscimento».
Il Cammino Neocatecumenale dotato di personalità giuridica pubblica
Il Cammino Neocatecumenale è stato dotato di personalità giuridica pubblica con decreto del Pontificio Consiglio per i Laici 28 ottobre 2004 Prot.N.1761/04 AIC-110 (Cfr. Statuto, art. 1, comma 3).
Mons. Juan Ignacio Arrieta, Segretario del Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei Testi Legislativi e professore ordinario di Diritto Canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, nonchè giudice del Tribunale ecclesiastico dello Stato della Città del Vaticano e consultore di vari Dicasteri della Curia Romana, in un suo intervento alla convivenza di inizio corso del 25-28 settembre 2008 a questo proposito ha affermato:
   « A differenza del testo del 2002 gli Statuti ora approvati affermano la personalità giuridica pubblica del Cammino Neocatecumenale (art.1, comma 3), erezione che avvenne per iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici, con Decreto del 28 ottobre 2004. Il punto è di particolare rilevanza perché ci porta alla vera novità che, qua e là, emerge dai nuovi Statuti. Quale rilevanza pratica può avere adesso l'erezione della personalità giuridica pubblica? A mio modo di vedere, la maggiore conseguenza di questa personalità pubblica, applicata all'itinerario di formazione neocatecumenale, riguarda la particolare autorevolezza ecclesiale con la quale, sotto la direzione dei Vescovi diocesani, s'impartisce finora il Cammino, e nel particolare impegno che, di conseguenza, si assume, perchè esso sia proposto, come risultava prima ma adesso con rinnovato impegno giuridico, per mezzo di persone particolarmente selezionate e appositamente formate. Quindi essere riconosciuti persona giuridica pubblica vuol dire che il Cammino agisce con l'autorità e a nome della Chiesa. »




 
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