sei sul sito di Giovanni Fraterno
Gli antichi Greci, così, per contrassegnare gli anni, si affidarono ai numeri ordinali.
Per circa 1200 anni, nell'antica Grecia, ogni 4 anni, si sono svolte circa 300 Olimpiadi, ed erano così importanti che, vari storici dell'epoca, utilizzarono le vari edizioni dei Giochi, per datare gli eventi.
Di un episodio della storia, ad esempio, si diceva: "E' avvenuto nel terzo anno successivo alla settima Olimpiade."
La prima Olimpiade si svolse 732 anni prima dell'uccisione di Giulio Cesare. L'ultima, all'incirca nell'A.D. 400.
Per designare le ore, gli antichi Romani
(vedi paragrafo S.5 del sito
2001: ultimus annus confusionis),
e più tardi
l'abate Benedetto da Norcia
(vedi paragrafo S.7 del sito
2001: ultimus annus confusionis),
si affidarono ai numeri
ordinali.
E così si era soliti parlare di ora terza, ora sesta, ora nona.
Oggi le ore, come pure i minuti, i secondi, e così via, si etichettano in modalità cardinale.
Per cui attualmente, ad esempio, diciamo: "Sono le ore 13,20", volendo intendere che sono sicuramente trascorse, e da pochissimo, 13 ore e 20 minuti (a partire dall'ora zero e dal minuto zero).
Per
i giorni del mese, nel passato, ci si è affidati alla
etichettatura non numerica, attraverso
il complicato sistema romano delle calende, none ed idi
(vedi paragrafo S.4 del sito
2001: ultimus annus confusionis).
A cui, molto lentamente, subentrò il sistema del dies mensis
(tuttora vigente in parte del mondo anglosassone) del monaco
britannico Beda
(vedi paragrafo S.8 del sito
2001: ultimus annus confusionis),
con la sequenza ordinale:
primo (1°), secondo (2°),
e così via (3°, 4°, ....).
Per i giorni del mese, oggi si impiega anche la modalità con designazione attraverso i numeri cardinali. Ma è concettualmente scorretta, visto che si comincia con il giorno 1 e non con il giorno zero.
Per le settimane il contrassegno è ordinale, mentre per i giorni della settimana è di tipo non numerico (lunedi, martedi, e così via).
I mesi vengono designati, dai tempi dell'antica Roma (vedi paragrafo S.4 del sito 2001: ultimus annus confusionis), in modo non numerico (gennaio, febbraio, e così via).
E' viceversa scorretta la designazione numerica moderna dei mesi, quando questi vengono indicati con i numeri cardinali, dato che, ancora una volta, si comincia con il mese 1 e non con il mese zero.
Vediamo adesso di capire la designazione numerica che i nostri antenati, a partire credo dagli antichi Romani, hanno adottato per gli anni.
Si tratta di un'etichettatura apparentemente strana, che fa coincidere l'anno ordinale con l'anno cardinale.
Per gli antichi Romani cioè, un dato anno tropico, e, ad esempio, l'anno 124° (anno centoventiquattresimo o anno 124-esimo) ovvero, come loro dicevano, l'anno centesimo ventesimo quarto, veniva, indifferentemente anche designato come anno 124 (anno CXXIV).
Alla luce di quanto ho scritto, in relazione ai concetti e alle attività mentali istintive e primitive di cui si è discusso più sopra, questa cosa lascia perplessi.
Finora, con altre parole, infatti, si è detto: gli intervalli che emergono a seguito del processo di discretizzazione di una grandezza continua, non possono avere un contrassegno ordinale coincidente con quello cardinale, dato che il primo intervallo è l'intervallo zero. E ciò lo si è in pratica sempre saputo, dato che, benchè sia vero che il numero zero nell'antichità non esisteva, ben conosciuto era, in sua vece, il concetto del nulla.
Ma allora, come spiegare questa incongruenza ?
Per gli storici moderni non c'è nulla da spiegare, anzi, quella descritta, non è un'incongruenza, ma la prova che i nostri antenati iniziavano col conteggio del tempo da 1 e non da zero.
E così, l'incapacità moderna di comprendere questa strana antica designazione, che fa coincidere l'anno ordinale con l'anno cardinale, è diventata incapacità logica dei nostri antenati.
La spiegazione, invece, credo proprio di averla trovata, ed è elementarmente logica, perché riconducibile all'istintivo e primitivo modo di contare con le dita delle mani, che molte persone, anche istruite, tuttora impiegano per stabilire l'età di una persona.
Una mamma moderna, come una mamma dell'antica Roma, quando conta in modo istintivo e primitivo, aiutandosi cioè con le dita delle mani, gli anni del proprio bimbo, nato ad esempio nell'A.D. 1997, comincia a schiudere le dita dal suo pugno chiuso, solo a partire dall'anno successivo a quello della nascita di suo figlio, e cioè il 1998, poi continua pronunciando anche gli anni: 1999, 2000 e 2001 e contemporaneamente continua a schiudere altre dita. Guarda quindi le dita schiuse della sua mano, e ne trae la conclusione che il suo bimbo ha compiuto, o compirà nel 2001, 4 anni.
Ma cosa realmente si conta attraverso questo schiudersi istintivo e primitivo delle dita dal pugno chiuso della mano ?
La mamma dell'antica Roma ben lo sapeva, ma noi Moderni, storditi dai numeri, l'abbiamo dimenticato.
Semplicemente, si contano gli anniversari.
Mentre l'anno 1997 è l'anno niente, o anno zero, e cioè l'anno senza anniversario, in corrispondenza del quale, infatti, nessun dito della mano si è schiuso, l'anno 2001, invece, è l'anno in cui festeggiare l'anniversario numero 4, ovvero il 4° (quarto) anniversario.
Gli anniversari sono istanti, e non intervalli, per cui la designazione cardinale e quella ordinale, coincidono perfettamente.
Quello che dunque hanno fatto i nostri antenati, con gli anni della cronologia, è esattamente la stessa cosa.
Aiutandosi, cioè, con le dita delle mani, hanno designato gli anni tropici, con l'anniversario di un evento della loro storia, in quello stesso anno sopraggiunto.