Microsoft ha acquistato il nome "Lindows" per 20 milioni di dollari il che dimostra ancora una volta che Linux è una realtà molto temuta dai big di Redmond
Dopo una guerra nei tribunali di mezzo mondo durata oltre due anni Lindows e Windows hanno fatto pace: Bill Gates pagherà 20 milioni di dollari per acquistare quel nome scomodo che lo ha fatto sobbalzare sulla sedia. Lindows, lo ricordiamo, è un sistema operativo basato su Linux estremamente simile a Windows ma molto molto più economico del concorrente. L'accordo prevede che entro i prossimi due mesi Lindows dovrà cessare l'uso del suo nome e migrare integralmente a "Linpire"; con la cospicua transazione i big di Redmond si sono anche garantiti la proprietà di tutti i domini registrati che contengono "indows" e "indoz" fra cui lindows.org e lindowsos.com.
La notizia, di qualche giorno fa, potrebbe sembrare ai più come una semplice battaglia sul marchio di un prodotto, una di quelle che si scatenano quotidianamente in tutto il mondo. In realtà è qualcosa di più: è l'ammissione da parte di Microsoft della forza del concorrente, che non è "Linspire" o meglio non solo, ma è anche e soprattutto Linux, il sistema operativo open source su cui basa il suo funzionamento. Linux è forte, dobbiamo contrastare la sua avanzata in ogni modo, sembrano aver detto i big di Redmond.
Ammissione interessante, vediamo perché. Microsoft, l'azienda di Bill Gates, è la proprietaria di Windows, il sistema operativo più utilizzato in tutto il pianeta. Non solo: Microsoft è la proprietaria di pacchetti di software molto costosi che sono diventati lo standard dell'office automation in tutto il pianeta. Ma non è finita qui: Microsoft è la proprietaria e la distributrice di browser (Internet explorer), programmi di mailing (Outlook e Outlook express) e messaging più usati al mondo. In sostanza Microsoft controlla gran parte del mercato software mondiale e non vuole in alcun modo perderlo.
A rompere le uova nel paniere a Microsoft è spuntato qualche anno fa un pulcino, o meglio un pinguino, rivoluzionario. E non poteva essere altrimenti per mettere in pericolo un gigante di simili proporzioni. Il pulcino-pinguino chiamato Linux poggia, com'è noto, su una filosofia del tutto diversa da quella adottata da Bill Gates: conoscenza condivisa alla quale tutti possono partecipare. Nato dalla mente di Linus Torwalds, Linux si è rivelato ben presto estremamente versatile e funzionale nonché, ed è questo il vero salto di qualità, gratuito.
I vantaggi nell'utilizzo di Linux, inutile dirlo, sono impressionanti. Punto primo, la licenza di Linux è gratis, al contrario di quella di Windows. Punto secondo, poggiando sulla stessa filosofia, anche il software sviluppato per Linux è gratis: "openoffice" sostituisce degnamente "office" senza spendere una lira. Punto terzo, il costo dell'hardware per supportare questo sitema operativo è generalmente più limitato. Punto quarto, l'aggiornamento è gratuito. Punto quinto, il sistema operativo è più longevo e stabile. È difficile vedere Linux bloccato completamente, sia su server che su client; Punto sesto, la sicurezza è migliore soprattutto sui desktop dove virus e worm non costituiscono, al momento, un pericolo reale. Non vanno poi dimenticati alcuni vantaggi ancora più tecnici: migrazione trasparente lato server, interoperabilità con Windows (Samba) possibile mantenimento di investimenti fatti in ambiente Windows (Rdesktop, Wine ecc...). Naturalmente anche i big dell'informatica (come l'Ibm) se ne sono accorti: non si tratta più di un gioco per pochi smanettoni, ma di una rivoluzione colossale. In periodi in cui le amministrazioni e le aziende sono costrette a tagli economici in ogni settore, il software gratuito sembra l'uovo di Colombo che risolve il problema della spesa per le licenza informatiche.
D'altro canto però è pur vero che non è tutto oro quello che luccica. In sostanza se Linux avesse raggiunto quel grado di efficienza e di diffusione proprio dei prodotti Microsoft la partita si sarebbe già chiusa da un pezzo. È proprio per questo che Microsoft sta cercando di contrastarne la diffusione e lo sviluppo. Ma la rivoluzione non accenna a fermarsi: openoffice sviluppato inizialmente solo per Linux, esiste ora anche per Windows e funziona degnamente. Dove sono allora i problemi? È presto detto: l'utilizzo di Linux al posto di Windows non è così immediato, occorre aggiornare il personale e questa è un processo alquanto costoso, almeno nell'immediato. Il parco software a disposizione degli utenti è inoltre limitato: per quanto sia vario nelle aree di publishing non c'è niente di paragonabile a Xpress o Illustrator; per la grafica Gimp è un buon prodotto ma non si può paragonare con Photoshop e Dreamweaver è inarrivabile. Il vero problema inoltre è la compatibilità: ancora non è perfetta, si possono avere dei problemi nella conversione di documenti elaborati con Windows (che sono la maggior parte).
Nonostante i passi da gigante il piguino-Davide non ha ancora sconfitto Microsoft-Golia: se riuscirà a farlo in un prossimo futuro dipenderà da molti fattori, soprattutto dalla sua capacità di diventare perfettamente compatibile e interscambiabile con il sistema operativo eleaborato dai big di Redmond, visto che putroppo al momento non lo è ancora al 100%.
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