La cassa, i clienti, gli scont(r)i...riflessioni di un cassiere CarreChan!

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-=Premessa=-

 

Data di creazione: 11 ottobre 2004

Ultima modifica: 24 giugno 2007

 

Per circa tre anni, dal luglio 2002 f ino ad ottobre 2005, ho lavorato al CarreChan di Xaxxox (XX), un ipermercato situato all'interno del centro commerciale Xxlxxexxxx.

Ho lavorato part - time come cassiere (a parte una breve parentesi di circa un mese come addetto alla sicurezza) e proprio il lavoro in cassa mi ha permesso di stare a contatto con la gente e di osservarne i comportamenti.

Il testo che segue è il frutto di queste osservazioni.

Vuole essere un testo (divertente) descrittivo ed esplicativo dei comportamenti umani di fronte al mistero della spesa nei centri commerciali. E, naturalmente, è la mia valvola di sfogo per tutte quelle cose assurde che mi sono capitate o capitano lì dentro. O in qualsiasi altro centro commerciale, ovviamente.

Voglio precisare che non intendo offendere nessuno e che, molti dei comportamento descritti, rappresentano una minima parte delle persone che frequentano il supermercato.

Forse…

Di sicuro non intendo nuocere, con il mio testo, all'immagine dell'azienda CarreChan. Al posto di questo marchio potete sostituire quello che volete, comunque: Auchan, Carrefour, Conad, Coop…non è il nome dell'azienda ad avere importanza visto che non si tratta di un'opera di denuncia contro una catena di centri commerciali, contro una multinazionale o cose del genere.

Si tratta invece di un'opera ironica sulla gente e per la gente che negli ipermercati fa la spesa ma soprattutto vive!

Buona lettura!

 

 

 

 

-=Introduzione=-

 

Lasciate ogni speranza o voi che entrate...

 

E' straordinario come un lavoro semplice come quello del cassiere possa essere fonte di notevoli sorprese e riflessioni.

Non è un lavoro complicato in sé ma lo diventa in particolari (frequenti?) circostanze. Come in tutti i lavori in cui si ha a che fare con le persone, direi.

E' un lavoro stressante, al pari di molti altri, per svariati motivi: i ritmi di lavoro non li decidi tu, devi gestire i clienti, devi stare attento con i soldi, devi gestire eventuali problematiche che possono insorgere e che possono non dipendere da te.

Ma soprattutto, nonostante si lavori a stretto contatto con i clienti, è un lavoro alienante.

Oltre a questo aspetto, un altro che mi fa molto riflettere è il fatto di dover costantemente maneggiare dei soldi. Sembra che i soldi siano tutto nella vita o, meglio, questo è quello che cercano di far credere i media: i soldi sono un metro con cui si possono confrontare, tra di loro, le persone; i soldi permettono di vivere serenamente; i soldi come status symbol, come dio.

Io invece vedo solo dei pezzi di carta che devo maneggiare: ne accumulo a palate e, alla sera, quando poi tutto tace, una volta controllati, li spedisco via trattenendone solo una certa parte. Quello che mi serve. E facendo addirittura tornare i conti, senza disavanzi o furti…un po' come dovrebbe accadere con i soldi pubblici…

Ma non divaghiamo oltre modo e torniamo a parlare dei soldi che un cassiere onesto, e non una società con sede in Lussemburgo, deve maneggiare.

A che scopo affannarsi tanto per accumulare ricchezze, allora? L'importante è averne la giusta dose, per poter vivere serenamente. Possedere immensi patrimoni non porta a grandi conquiste. Anche perché il denaro in sé non ha valore. E quando meno te l'aspetti ti tradisce e se ne va. O te ne vai tu. In tutti i sensi. Una persona con troppi soldi per le mani, è una persona che, spesso, è rovinata.

E ancora, rimanendo in cassa, a contatto con la gente, ho avuto modo di osservare i clienti e il loro (strano?) modo di comportarsi. Uno stage di psicologia mascherato per certi aspetti. E devo dire che di materiale ce n'è per svariati tipi di ricerca.

Forse, potrei scrivere un libro intitolato “L'umanità, vista dalla cassa di un supermercato” ma per ora mi accontento del titolo che ho scelto.

Anche perché con quel titolo lì forse darei l'impressione di essere una sorta di scrittore ingaggiato dagli alieni (anche se preferiscono farsi chiamare, diversamente umani).

Fatto sta che da queste mie osservazioni, nasce il testo che mi accingo a presentarvi.

Quindi, mettetevi comodi, con una birra fresca o qualche altra bibita a portata di mano e cominciate a leggere le pagine che verranno.

E se avete critiche, commenti o quant'altro da sottopormi non esitate a scrivermi: vi risponderò dalla mia residenza in Lussemburgo!

 

 

 

Ne ho viste cose che voi clienti non potete neanche immaginare…

 

 

 

-=Capitolo 1=-

 

Coordinate spaziali Commenti
   
L'arrivo all'Iper e i carrelli
10 commenti
L'entrata
1 commento
L'uscita (1)
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L'uscita (2)
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-=Capitolo 2=-

 

-=Capitolo 3=-

 

-=Capitolo 4=-

 

-=Capitolo 5=-

 

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-=Appendic(it)e=-

 

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Decalogo CarreChan  
I giorni dell'avamposto
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-=Introduzione=-

 

Commenti ricevuti via mail :

da Silvestro Bombana ( sistemista del Corriere della Sera e Gazzetta, responsabile delle sedi di corrispondenza e di eventi speciali ) (03 maggio 2005):

Ho letto con grande divertimento il tuo "Carrefour...  di parola!",  continua a scrivere hai un vero talento per l'iperbole, prova a spedire qualcosa a vari editori senza troppa paura dei rifiuti e se arrivi il libreria fammelo sapere, sarò un tuo lettore.

Ciao

 

da un'agenzia letteraria della provincia di Vicenza (22 nov 2005):

"[estratto dal commento riportato integralmente nella sezione Divagazioni di questo sito] ...l'idea su cui poggia il romanzo è francamente priva del minimo fascino letterario"

 

 

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