Lasciate ogni speranza o voi che entrate...
E' straordinario come un lavoro semplice come quello del cassiere possa essere fonte di notevoli sorprese e riflessioni.
Non è un lavoro complicato in sé ma lo diventa in particolari (frequenti?) circostanze. Come in tutti i lavori in cui si ha a che fare con le persone, direi.
E' un lavoro stressante, al pari di molti altri, per svariati motivi: i ritmi di lavoro non li decidi tu, devi gestire i clienti, devi stare attento con i soldi, devi gestire eventuali problematiche che possono insorgere e che possono non dipendere da te.
Ma soprattutto, nonostante si lavori a stretto contatto con i clienti, è un lavoro alienante.
Oltre a questo aspetto, un altro che mi fa molto riflettere è il fatto di dover costantemente maneggiare dei soldi. Sembra che i soldi siano tutto nella vita o, meglio, questo è quello che cercano di far credere i media: i soldi sono un metro con cui si possono confrontare, tra di loro, le persone; i soldi permettono di vivere serenamente; i soldi come status symbol, come dio.
Io invece vedo solo dei pezzi di carta che devo maneggiare: ne accumulo a palate e, alla sera, quando poi tutto tace, una volta controllati, li spedisco via trattenendone solo una certa parte. Quello che mi serve. E facendo addirittura tornare i conti, senza disavanzi o furti…un po' come dovrebbe accadere con i soldi pubblici…
Ma non divaghiamo oltre modo e torniamo a parlare dei soldi che un cassiere onesto, e non una società con sede in Lussemburgo, deve maneggiare.
A che scopo affannarsi tanto per accumulare ricchezze, allora? L'importante è averne la giusta dose, per poter vivere serenamente. Possedere immensi patrimoni non porta a grandi conquiste. Anche perché il denaro in sé non ha valore. E quando meno te l'aspetti ti tradisce e se ne va. O te ne vai tu. In tutti i sensi. Una persona con troppi soldi per le mani, è una persona che, spesso, è rovinata.
E ancora, rimanendo in cassa, a contatto con la gente, ho avuto modo di osservare i clienti e il loro (strano?) modo di comportarsi. Uno stage di psicologia mascherato per certi aspetti. E devo dire che di materiale ce n'è per svariati tipi di ricerca.
Forse, potrei scrivere un libro intitolato “L'umanità, vista dalla cassa di un supermercato” ma per ora mi accontento del titolo che ho scelto.
Anche perché con quel titolo lì forse darei l'impressione di essere una sorta di scrittore ingaggiato dagli alieni (anche se preferiscono farsi chiamare, diversamente umani).
Fatto sta che da queste mie osservazioni, nasce il testo che mi accingo a presentarvi.
Quindi, mettetevi comodi, con una birra fresca o qualche altra bibita a portata di mano e cominciate a leggere le pagine che verranno.
E se avete critiche, commenti o quant'altro da sottopormi non esitate a scrivermi: vi risponderò dalla mia residenza in Lussemburgo!
Ne ho viste cose che voi clienti non potete neanche immaginare…