Le code e la vita di cassa

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Capitolo 2

Parte 6

 

LE CODE E LA VITA DI CASSA

 

Muovendosi parallelamente alla barriera casse si può notare, con somma perplessità, che mentre alcune casse presentano code infinite e stratosferiche, con clienti accodati che si perdono negli oscuri meandri dei vari reparti formando singolari ingorghi in perfetto stile “partenza a ferragosto”, altre casse risultano invece vuote, deserte, immobili e desolate...

Principalmente questo accade perché:

  •  La gente non è capace di guardarsi attorno
  •  La gente non vuole far la fatica di fare un metro in più ma  preferisce stare in coda per poi spazientirsi
  •  La gente crede che la cassa senza clienti sia o chiusa o con dei problemi.
  •  La gente non sa di essere al mondo
  •  La gente in questione è straniera
  •  La gente va solo dove c'è altra gente

E questo è un altro aspetto comico del lavoro.

Certe volte sei lì, a guardare la gente che passa, e nessuno si ferma.

Il primo che arriva ti fa: ”Pensavo fosse chiusa”

Perplessità e dubbio dentro di me.

Cioè, io vengo al CarreChan, alle 9 di mattina, mi siedo in cassa e guardo in giro tutto il giorno? Secondo te cosa sto a fare, qua, alle 9 di sera? Sono un segnaposto umano? Un mimo? Uno spaventapasseri?

Oppure tu fai questo di professione? Sei uno di quelli che in azienda si vedono solo alla timbratrice? Sei un professionista dell'imboscamento?

E poi…la luce sopra la cassa, accesa, attenzione (accesa!!! Non spenta!!), a cosa può servire? Ad indicare che cosa? Che c'è corrente elettrica?

Beh…in effetti…

E non appena arriva il primo cliente…l'orda! Agguerrita e furiosa, devastante come uno branco di fans di Ricky Martin, arriva l'orda dei clienti CarreChan!

Gli altri clienti si accorgono che c'è un'altra cassa in funzione (la riconoscono dai “bip”, credo) e allora migrano e vengono da te. Alcuni addirittura migrano da altri supermercati. Altri, ma sono pochi, si telefonano col cellulare per dare il lieto annuncio: “Gianni! L'ottimismo è una cassa libera, Gianni!”. Oppure: “Antonioooo!! Antonioooo, sono alla 40 dai che è libera!!” “Signora, ha sbagliato numero… Ma grazie della soffiata!”. Alcuni, i più temerari, in perfetto stile SWAT, si calano dal tetto  con delle corde scure…

Da tutto ciò si deduce che la gente, in linea di massima, si muove in branco.

Ma nessuno sa in base a quale criterio.

O in base a quale branco. E prima lo capiamo meglio è, credo…

Naturalmente, come dicevo poc'anzi, per indicare se una cassa è chiusa o meno, ci sono delle luci.

Ma vallo te a spiegare alla gente.

Che poi, quando sei aperto e non viene nessuno: pazienza, inganni il tempo in qualche modo. Fai la lista della spesa, leggi il volantino, guardi la gente che passa, dormi, pensi…

Ma quando devi chiudere…”E' aperto?” “No, mi spiace.” “E' aperto?” ”No, mi spiace.” “E' aperto?” “No, mi spiace.” “E' …” Clamoroso: cassiere esasperato lancia una molotov sui clienti!

Oppure alla sera, in chiusura: tu sei lì, fermo, con le luci spente, con un sacco di fogli davanti e stai contando soldi e buoni sconto e arriva lui, il genio, inizia a scaricare la spesa…lo guardi…Ti guarda sorridendo e ammiccante.

Poi un lampo di genio attraversa la sua mente: ”E' chiusa?”  

O ancora, è stupendo quando annunci la chiusura della cassa: ad alcuni fai un torto. Altri accettano il fatto con serenità.

Altri la prendono male, una nuova delusione che si aggiunge alle tante altre già subite…allora se ne vanno, tristi e sconsolati, abbandonano la spesa per terra e corrono via piangendo. A casa, un amico dirà loro: “Coraggio, non era la cassa giusta per te. Prima o poi la troverai, vedrai. Devi solo aver pazienza...”

Mmm..aspetta…forse mi sono confuso…

In linea di massima, quando si deve chiudere, si deve fare in modo di sbarazzarsi dell'ultimo cliente nel minor tempo possibile (e in casi estremi, occultarne il cadavere prima che qualcuno se ne accorga…). Più tempo questo –scomodo- individuo rimane in cassa (e sono professionisti in questo, fidatevi) più aumentano i rischi di sentirsi rivolgere la fatidica domanda, il pericolo in agguato: “Posso?” “No, mi spiace è chiusa” “Ma ho solo 2 prodotti!”.

Ecco, questo è il grande pericolo: a seguito di questa affermazione il tempo si ferma.

Se rispondi No, come sarebbe giusto (hai due prodotti? Benissimo, vai alle casse per chi ha meno di 10 pezzi) allora sembri egoista. Tra l'altro, se la cassa è chiusa, un motivo c'è: devo andare in pausa, ho finito il turno, devo dare il cambio ad una collega, devo andare a fare qualche altra cosa....

Per la gente, invece, un/una cassiera è sempre fresco ed è sempre a inizio turno. Sa tutto, di tutti i prodotti, di tutto l'Iper (anche degli altri, per non sfigurare di fronte alle inquisitorie dei clienti circa i prezzi della concorrenza: una volta ho preso 3 e mezzo. Il giorno prima non avevo studiato molto e un cliente mi ha fregato con una domanda sul prezzo dei succhi di frutta della Pfanner…), non ha stimoli o bisogni fisiologici, non ha bisogno di riposare o di rispetto, non ha bisogno di mangiare o di soffiarsi il naso…una macchina, insomma.

Per molti, il (o la) cassiere è una macchina. 

Mi spiace: la macchina è quella metallica.

Pochissimi si accorgono o pensano che una persona possa anche essere stanca, affamata, stressata…

E quindi, quando devi chiudere, diventi una coppia di gemelli siamesi: uno segue i clienti in coda e li serve, l'altro continua a mandare via la gente che si mette in coda, spiegando che la cassa è chiusa e gestendo le varie argomentazioni del cliente.

Se invece rispondi SI, allora può succedere di tutto.

O uno dei prodotti ha dei problemi e anziché andare in pausa te ne stai lì in compagnia di una persona che vorresti veder precipitare dentro la botola senza fondo che ogni cassa dovrebbe avere. E che dimostra, di solito, una somma comprensione: comprende di stare a perdere tempo e del disgraziato che stava chiudendo, fondamentalmente, non gliene frega niente.

O il cliente ha problemi col pagamento.

Oppure scopri che era assieme alla moglie, e bisogna aspettarla. (…alle volte arriva un omone barbuto e tatuato che viene salutato come “Giusy”)

Oppure, mentre lo stai servendo arriva un altro cliente che ripropone la domanda di poche righe fa.

E di nuovo il dubbio.

E se rispondi NO, e il cliente non demorde…l'esito è imprevedibile: uno deve soccombere…

Pochi minuti dopo, lo stesso cassiere incontra un/una collega alla timbratrice: ”Ehi, hai la camicia sporca di sangue! Un altro cliente difficile?”

“Un cliente difficile in meno, vorrai dire!”

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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