Fase 2 : Imbustare la spesa

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Capitolo 3

Parte 3

 

FASE 2: IMBUSTARE LA SPESA

 

In tutti i supermercati i clienti appoggiano la spesa, la imbustano una volta registrata sullo scontrino e pagano.

Da noi no.

Di solito stanno lì a guardarti mentre passi la spesa.

Ad un certo punto non hai più spazio…ti dai da fare con le borse: “Lasci, lasci, faccio io!” fa il cliente mentre ti prende la borsa e ti invita a continuare a battere i prodotti.

Allora lo guardi mentre non accenna ad un benché minimo movimento: “Faccio io. Dopo…”

Buon uomo…non ho più spazio…che faccio? Affitto la cassa davanti?

Spesso, poi, se i clienti sono in più di uno, uno imbusta e gli altri guardano…

Ma cosa guardano? I prezzi dei prodotti.

Da un lato li capisco: questo è un punto dolente del CarreChan in cui lavoro. Gli errori sui prezzi o sulle associazioni codice del prodotto e prezzo.

E a causa di questi errori, ne risente l'azienda intera.

Ma soprattutto, viene meno la fiducia dei: per questo controllano.

Naturalmente, in caso di errori si cerca di verificare i prodotti o i prezzi. Male che vada il cliente viene rimborsato.

D'altra parte, ci sono anche delle considerazioni da fare in merito al comportamento evidenziato, ovvero starsene fermi davanti al cassiere a controllare i prezzi (in verità osservano me, e rimangono estasiati dalla mia bella presenza).

Ti ricordi a memoria tutti i prezzi?

Soprattutto, leggi bene i cartellini con i prezzi? Ad esempio, se scrivo in grande LATTE STERILGARDA a 69 cent, e lì vicino c'è anche il latte Granarolo, perché anche il Granarolo dovrebbe essere a 69 cent? Oppure, se c'è scritto “a partire da 1 euro” non vuol dire che tutto cosa un euro.

Fatto sta che mettersi a controllare i prezzi fintanto che io batto la spesa, è un tuo diritto, ma sappi che c'è anche altra gente dietro di te e alcuni sono pazienti, altri affilano i coltelli fintanto che tu guardi il display.

In linea di massima questo non è un problema nei giorni normali, mentre può diventarlo al sabato o nei giorni festivi.

E in quei giorni è bello osservare i sotterfugi con cui la gente cerca di invitare il cliente che li precede ad accelerare i tempi: c'è chi inizia a parlare della fretta che ha, c'è chi parla del tempo che ha trascorso in coda, c'è chi inizia ad utilizzare il carrello come arma per colpire il cliente che ha davanti dandogli dei col pettini sulle reni, chi utilizza bambole voodoo per procurargli dolore e spasmi e, infine, c'è chi ricorre alla dialettica adoperandosi per comporre nuovi ed entusiasmanti accostamenti di parole dall'ingiurioso significato.

Ad ogni modo, nella maggior parte dei casi, dopo aver pagato, la gente inizia a metter via la spesa accumulata, in fretta e furia, perché c'è già un altro cliente…davanti al cassiere, a guardare i prezzi.

Mai uno che dica: “Vuole una mano?” oppure “Permette : l'aiuto con le borse!”.

Mai.

Molta gente ha poi problemi con le borse: non riesce ad aprirle in tempo utile.

Allora li vedi che provano a sfregarle, a sbatterle, a soffiarci dentro (ma stiamo scherzando?E poi sbraiti contro tuo figlio che raccoglie una caramella da terra?), li senti imprecare, li vedi estrarre un coltellino svizzero ed armeggiare come il McGayver dei bei tempi andati.

Poi tu le apri in un battibaleno.

Vabbè, son del mestiere, non avrò le dita secche, me le son preparate prima, “non c'è trucco e non c'è inganno: venghino signori, venghinoooo”, eccetera eccetera...

Tuttavia sono allibito: se hai difficoltà ad aprirle, chiedimi di aiutarti!

Ti aiuto più che volentieri, stanne sicuro.

Oppure hai problemi ad ammettere di aver bisogno di aiuto?

Okey, quella delle borse della spesa è una circostanza del cavolo però da quando in qua ci si deve vergognare delle proprie difficoltà e soprattutto ostinarsi a non chiedere aiuto. E se uno non si abitua a chiedere una mano o ad accettare le proprie difficoltà nelle cose banali di tutti i giorni, chissà cosa accade quando ci si trova di fronte a fatti ben più grandi e importanti.

Ma d'altronde, son sicuro che tutto dipende dal fatto di trovarsi di fronte ad un cassiere fiero e risoluto come il sottoscritto il cui apparire può incutere timore reverenziale e paura. Certo che anch'io andare a lavorare in cassa abbigliato come Darth Fener di Guerre Stellari…anche se il suo respiratore artificiale mi avrebbe fatto comodo nei casi in cui i clienti, dopo aver pagato, non hanno niente di meglio da fare che starsene a fumare nei pressi della tua cassa.

Grazie al cielo ora c'è la legge contro il fumo nei luoghi pubblici.

Abbigliamento, fumo e buon gusto a parte, (stavamo parlando di borse della spesa per chi si fosse smarrito nei meandri delle mie vaccate) alle volte invece li aiuti e loro si arrabbiano: bisogna suddividere la spesa, per Dinci!  (Chi è Dinci?) 

Ci sono infatti varie teorie in merito a come imbustare i prodotti.

Alcuni clienti se ne stanno alla tua destra, ad aspettare i prodotti battuti, ma imbustano solo quello che gli pare ( teoria dell'associatività per tipologie ), in base a criteri personali: i surgelati con i surgelati, i vestiti con i vestiti, il cibo con il cibo, i detersivi con i detersivi e via dicendo.

Oppure si va in base al colore ( cromoterapia… ) : l'insalata, le pantofole verdi e il detersivo per i piatti in una, le patate fritte surgelate, l'orzo, il formaggio e i peperoni sull'altro.

Altre volte invece si va in base al peso dei prodotti, oppure in base alla loro fragilità.

Infine, va ricordato che ci sono più tipi di borsette: quelle normali, gratuite e piccole; quelle grandi e quelle di carta sono invece a pagamento.

Io dico: vabbè, quella grande costa 5 centesimi ma almeno ci butto dentro più cose e faccio una busta unica, o al massimo due.

Invece ammutolisco di fronte alle osservazioni di alcuni clienti in merito al mio consiglio di usare una busta grande.

“No grazie, abito all'ultimo piano”, oppure “No, sono macchina, grazie” o ancora “No perché poi non riesco ad alzarle”.

Che cavolo vuol dire?

Ma lasciamo perdere queste (discutibili) argomentazioni, continuiamo il discorso.

Alcuni prodotti, ad esempio gli elettrodomestici, per qualche strano disegno delle multinazionali, non entrano nelle borse piccole.

Ogni volta, ogni dannata volta: “Vuole una busta grande?” “No, grazie”.

Batti la spesa.

Paga/Pagano.

Imbusta/Imbustano.

Imprecano. Attenzione: il forno a microonde non ci sta nella borsetta piccola!

“Senti un po', non hai per caso una busta più grande?”

Oppure: “Ma porca putt! Figlio di mignot! Vaffanc!! Queste borse di m!! Sono piccole e si rompono subito!” “Ne vuole un paio di grandi?” “Si pagano?” “Si” “Beh…non importa…uso queste piccole e divido bene la spesa. Poi mi servono anche a casa, sa.”

Alcuni clienti poi non ti credono quando li avverti che le borsette sono piccole e fragili e che magari corrono il rischio di cedere sotto il peso di 7 bottiglie di olio.

Bottiglie di vetro destinate a disintegrarsi al contatto col suolo.

Loro sorridono, il sorriso di chi ha visto migliaia di spese, “Arrivederci!”, salutano decisi pronti ad incamminarsi verso il loro destino.

E subito dopo sei al telefono: “Si, ciao, puoi mandarmi un addetto alle pulizie. Si è rotto dell'olio…”

E a proposito di bottiglie che si rompono, come omaggio ad Anna B, eccoci all' angolo dell'aneddoto.

In caso di rotture all'esterno dell'ipermercato, i prodotti vengono rimborsati.

Così accade che una certa signora disintegri una serie infinita di bottiglie dal valore, secondo le stime della cliente, pari all'intero prodotto lordo del 2002 di tutta la regione Veneto. Naturalmente, le bottiglie si rompono a causa delle borse (di m!) del supermercato nei pressi della sua macchina e la signora pretende il rimborso senza portare alcuna prova del misfatto.

Dopo qualche minuto di simpatica e vivace discussione, ricevuta conferma che il cloroformio per clienti era del tutto esaurito, la signora viene rimborsata ottenendo giustizia.

Ma il destino, talvolta, ha un senso dell'umorismo davvero bislacco.

Ed ecco che, quello stesso pomeriggio, giunge una telefonata da parte della stessa signora, ferma in tangenziale con tutte e 4 le gomme a terra, bucate. E cosa chiederà mai la signora? Il rimborso delle gomme bucate passando sui cocci dei vetri delle bottiglie da lei rotte, nei pressi della sua auto, per via delle borse (di m!) del CarreChan.

Dunque, cosa ci insegna questa storia?

Innanzitutto, con un po' di sedativo o con l'utilizzo del tasto botola a quest'ora avremmo solo una cliente in meno.

In secondo luogo, ecco lo spirito italiano!

E' lo stesso discorso che facevo in merito all'ingresso: per carità, le borse sono fragili ma non dipende da noi se le riempi con dodici bottiglie di vetro e poi si rompono.

Quindi, usa la testolina e il buon senso e adoperati per crearti la soluzione migliore. Non aspettare che le cose capitino per metterci una pezza, adoperati in prima persona per prevenire i problemi.

Ma in fondo siamo italiani: prima truffiamo e poi facciamo le leggi, prima facciamo la strada, la asfaltiamo e poi la rompiamo per metter giù i cavi.

 

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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