Fase 3 : pagare

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Capitolo 3

Parte 4

 

FASE 3: PAGARE

 

Bene, giunti a questo punto (per coloro che stanno leggendo: Grazie di cuore davvero! …A proposito…vi avevo avvertito che quello che state leggendo nuoce gravemente alla vostra salute mentale?) il “più” è fatto.

Passiamo quindi a parlare della “meno”…no, mi dicono dalla regia che il servizio non è ancora pronto…

Dunque, ahem, parliamo della terza fase, l'ultima e la più inquietante delle tre fasi che permette ad un comune mortale di uscire dal supermercato con i prodotti desiderati. A meno che non si tratti di un rapinatore, certo…o di un dipendente poco onesto oppure di un cliente che ha fatto man bassa di omaggi.

La terza fase prevede, grazie al principio dei vasi comunicanti di Arch. iMede, lo svuotamento del portafoglio o del conto in banca. Parziale, di solito. Tranne in alcuni casi, vedi i casi dei grossisti, o della gente che arriva con 5 o 6 carrelli di spesa. E no, non sto scherzando: la gente normale non sospetta nemmeno della loro esistenza, ma loro esistono veramente! Si mormora che, in una sola notte, nell'Arkansas, abbiano svuotato tutti gli ipermercati dello Stato…e voi non sapete quanto sia piacevole servire certi clienti (soprattutto il sabato sera dopo le 21.30) quando, tra tutte le casse aperte, hanno scelto proprio te!

Comunque, lo svuotamento del conto in banca, dipende dalla spesa.

Ma dipende anche dall'economia, dall'euro, dall'andamento in borsa, dal meteo e da tante cosucce (truffe e contraffazione di bancomat a parte come è avvenuto in alcuni supermercati del Veneto).

Ma non siamo qui a fare politica mentre prima o poi anche i politici dovranno fare la spesa (e pure la politica…).

Comunque sia, una volta giunti al termine della spesa, una volta che ogni singolo prodotto scelto dal cliente è stato digitato e compare sullo scontrino, dopo che i giudici hanno approvato l'atto, successivamente al controllo alla moviola di eventuali falli da fuorigioco non segnalati, sul display appare un numero.

A questo punto, va detto che le casse sono dotate di 2 display: uno per i clienti, disposto nell'area dedicata all' “imbustamento” merci (ed è rivolto verso i clienti naturalmente), e uno per l'operatore di cassa (e quindi è rivolto verso il cassiere e presenta al cliente il retro del display).

Alcuni clienti, o perché non si accorgono del display appositamente disposto per loro, o per fare un po' di esercizio fisico, o per una questione di fiducia, tuttavia preferiscono leggere il totale dal display del cassiere: per questo li vedi disarticolarsi e piegarsi in modo da capovolgere la testa e leggere il prezzo (al rovescio) direttamente dalla cassa.

Poi si alzano, rossi in volto, con il fiatone per i momenti di apnea in una posizione innaturale, e rimangono ad osservarti: ecco allora che con un gesto gli indichi l'altro display, quello messo apposta per loro.

Loro lo vedono e : “Ah, ok!”

A parte questo comportamento, il pagamento può essere effettuato in modi differenti, ovvero in contanti, col bancomat, con la carta di credito, con la famigerata Carta Pass, con il machete, con…no, mi spiace, sono soldi del Monopoli questi.

Di solito i momenti migliori capitano con le coppie.

Arriva il totale, il marito avanza mentre la moglie imbusta le ultime cose. “Pago con il bancomat”, dice il cliente. Che poi, non so perché, certa gente deve dire “pago con bancomat” o “pago con carta di credito” finché sono ancora in coda e devono ancora appoggiare la spesa sul rullo…mah…esibizionismo credo…

Comunque…il cliente ti porge il tesserino, effettui la transazione e “Disponibilità insufficiente”. Quindi si scambiano due frasi di circostanza e si riprova. Di nuovo lo stesso messaggio. L'uomo si fa dubbioso, osserva la moglie che distoglie lo sguardo. Inizia a pensare…”Lucia, hai usato il bancomat sta mattina?” “Sì”. L'uomo soffoca alcuni pensieri, conta fino a 5, estrae i contanti e la storia finisce lì.

Viceversa, se è la donna a pagare: appare il messaggio “Disponibilità insufficiente”. Il marito nota qualcosa di anomalo e chiede “A posto?” La signora allora, mentre ti rida la tessera “Il ragazzo qui non è capace di far andare il bancomat”. La mia teoria è differente ma, per amor della pace, sorvolo. Ancora lo stesso messaggio. La donna appare nervosa. Allora inizi a spiegare cosa non va, anche il marito si interessa della cosa ma, a differenza della moglie rimane tranquillo e tira fuori i contanti.

A volte le parti si invertono, comunque (prima che io venga accusato di maschilismo e bruciato vivo in piazza): dipende dalle persone. Come tutto, d'altronde.

Oppure, quanti bei momenti quando il cliente ha un lapsus e non si ricorda il codice PIN: il terrore negli occhi mentre gli porgi il tastierino, le dita tremano, si porta le mani alla testa e fugge urlando in galleria. Tu e i clienti fermi in coda lo osservate fuggire mentre cala il silenzio.

Dopo qualche minuto torna, con il codice pin marchiato a fuoco sul braccio, e la vita riprende tranquilla.

Tutto sommato, a parte la gestione delle monete e la consegna del resto (a cui dedicherò un capitolo intero), il pagamento in cassa è il vero banco di prova dell'economia di un Paese…Errori di battitura del cassiere a parte, s'intende…

Di discorsi se ne possono fare finché si vuole e non si arriva, purtroppo, da nessuna parte, però è innegabile che si paga di più per avere le stesse cose di prima.

Non lo so di chi è la colpa: forse nemmeno mi interessa.

L'unica cosa che non ho mai capito è se in Italia esistano o meno i controlli o se esistano ancora dei volantini con i prezzi dei prodotti alimentari venduti prima del 2001.

Non dovrebbe essere difficile fare un controllo e sistemare la faccenda…e invece…

Che poi ti ritrovi certi politici in televisione ad ogni ora a parlare di riduzioni di tasse e pensioni e cose del genere e quando sei a pagare in cassa inizi davvero a chiederti quando si finirà di prendere per i fondelli la gente.

Infine, un'ultima considerazione che nasce al momento del pagamento è sul ruolo dell'individuo. Uno entra nel supermercato, può girare per ore, se ha tempo e interesse può richiedere informazioni alle Informazioni (e beh, si chiama Informazioni mica per niente!) e poi va a pagare. Ma solo quando va a pagare il cliente acquista voce e identità. In una parola, finché uno è dentro a girare con il carrello, in balia di cartelli fosforescenti e offerte speciali e promoter e buoni sconto, è un cliente come gli altri, un anonimo qualunque.

Ma quando si azzarda a pagare, allora diventa davvero un cliente, uno che va seguito (o terminato a seconda delle circostanze) in caso di anomalie, uno con cui si può parlare o scherzare (“ahahah, ma ha visto quanto è buffo il suo amico con i baffi?” “E' mia moglie” “…bip…bip…”), uno che assume un'identità quando firma ed esibisce la carta d'identità: in una parola, nel momento in cui paghi sei importante, sei un cliente, sei una persona.

Il prima e il dopo rispetto a questo momento hanno importanza relativa: tu sei importante in quanto stai pagando, in quanto consumatore. Non come persona.

E purtroppo una cosa simile avviene in molti ambiti della società.

Quando uno va a mignotte, ad esempio.

Oppure quando uno è costretto a rivolgersi ad una clinica privata (mai più con le mignotte…) anziché rivolgersi ai centri pubblici.

In un certo senso è un po' come accade con le elezioni in cui i vari candidati (si sente che siamo in clima elettorale mentre sto scrivendo?) sono così attenti a te solo quando è ora di votazioni poi, chi s'è visto s'è visto.

Si sta perdendo il senso dell'individuo: una persona è tale solo quando può permettersi di acquistare beni di consumo.

Se uno non è più in grado di farlo per via di malattie, handicap, disabilità, anzianità, se è un senza tetto costretto a vivere per le strade, oppure se è un Informatico con la passione per la scrittura, amen non è più considerato alla stregua degli altri: i suoi diritti vengono meno.

Grazie al cielo un po' questa tendenza sta venendo meno però l'insegnamento della moderna civiltà rimane quello : Spendi e compra!

L'attenzione è ancora posta sull'avere più che sull'essere, insomma.

E in quest'ottica è necessario far sì che i consumatori dotati di denaro continuino a spendere e a mantenere attivo il ciclo economico.

E se per far questo dobbiamo ingannarli con falsi bisogni, ebbene ci macchieremo di questa colpa!

E se per creare falsi bisogni dovremo tacere su alcuni danni che possono arrecare loro certi nostri prodotti, ebbene ci macchieremo di questa colpa!

E se per far questo dovremo fare delle leggi apposite, delle leggi assurde e contrarie ad ogni buon senso, delle leggi emanate all'unico scopo di permettere alle multinazionali di continuare a fare tutto ciò, ebbene, che Dio ci assista quando ci macchieremo anche di questa colpa!

(citazione non autorizzata delle parole del signor Burns in una puntata dei Simpson, ma lui parlava dei propri crimini e del fatto di dover corrompere una giuria per potersi salvare dal carcere…)

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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