Capitolo 1
Parte 2
L' ENTRATA
Un'ulteriore causa di dubbi – inquietanti - in merito alle abitudini delle persone all'interno dei centri commerciali nasce dell'osservazione della loro entrata e uscita dall'ipermercato.
L'entrata: c'è una grande entrata (lo so, una è poco ma non dipende da noi: è stato costruito così…) con degli addetti alla sicurezza e dei cartelli.
Qui puoi anche trovare i famigerati cestini, i sostituti dei carrelli per chi deve fare piccole spese. O per gli sprovveduti che non vedono i carrelli fuori e che allora si vedono costretti a muoversi per l'iper con sette cestini tra le mani: nemmeno la dea Kalì sarebbe capace di tanto! E si che viene spesso a fare la spesa da noi…
Comunque sia, all'entrata esiste una mistica figura con funzione di controllo, altresì noto come addetto alla sicurezza. Addetto all'imbustatrice per essere più precisi (anch'io sono stato una di queste fantomatiche figure!!! E proprio in quel periodo il picco di furti all'interno dell'iper ha avuto un'impennata pazzesca…ma questa è un'altra storia che non sta bene divulgare in questa sede…). Il compito di codesta figura professionale? Controllare la clientela in entrata e in uscita dall'ipermercato, segnalare eventuali irregolarità, evitare l'entrata di animali (vista l'educazione media delle persone, sarebbe meglio correggere la frase: evitare l'entrata di qualsiasi animale eccetto l'uomo), evitare che la gente se ne esca senza pagare e imbustare o contrassegnare i prodotti esterni con cui i clienti entrano nel supermercato. Passamontagna, spranghe e armi da fuoco comprese.
Se uno vuol entrare, quindi, dovrebbe entrare per l'ingresso principale.
E nel caso avesse con sé delle borse, dei giornali o dei prodotti acquistati chissà dove, li può far imbustare e quindi può entrare senza problemi di sorta.
Come in tutti gli Iper.
Semplice!
E invece NO!
No e poi NO!
Ognuno fa quel cavolo che gli pare.
Quanta gente cerca di entrare per le casse. Alle volte anche con il carrello, creando non pochi disagi alle persone in coda per pagare.
“No, mi scusi, deve entrare per l'ingresso. Come tutti.”
“Perché?”
Perché?
Come sarebbe a dire perché?
A casa tua entri dalla finestra? Ma pensa te!
E in macchina, se trovi un senso unico, ci entri lo stesso anche se sei contromano? Oppure ai caselli dell'autostrada?
Vorrei rispondere così…ma non posso.
Alcuni, i più intelligenti, dicono: “Ma devo prendere solo i vini che sono là…”
Risposta:”Mi spiace, ma deve entrare per l'ingresso…(e poi quelli sono detersivi…)”
“Perché?”
Ancora???
Perché così ti becchi la pubblicità.
Perché non mi crei casino mentre sto servendo un altro cliente.
Perché c'è un addetto alla sicurezza all'ingresso: metti che mi entra un criminale, magari lo riconoscono e me lo intercettano prima che vada a iniettare del detersivo nell'acqua minerale!
Perché se hai prodotti comperati da qualche altra parte te li imbusta e non devi perdere ore a spiegarmi che non sei un ladro!
Perché fare un po' di fatica e qualche metro non ti cosa niente!
Perché all'ingresso ci sono tutte le promozioni e i prodotti in offerta!
Ma soprattutto: perché qui non sei a casa tua! Qui sei in un luogo soggetto a delle norme di comportamento atte a garantire un livello di civiltà superiore a quello dimostrato dall'uomo di Neanderthal!
Anf anf…
Poi, naturalmente, ci sono loro: gli stranieri, a cui dedicherò un capitolo intero, credo.
Negli altri Stati, visto il modo in cui si comportano, credo non esistano ipermercati. O, se esistono, sono il regno e la dimora del caos e dell'anarchia.
Tentano di entrare per le cassa.
Li fermi con un gesto perentorio che neanche Mosè nei giorni di alta marea in riva al Mar Rosso.
Poi gli spieghi.
Quindi gli rispieghi.
Loro si guardando attorno.
Tornano ad osservarti di nuovo.
Gli rispieghi ancora.
Ti fanno cenno: hanno capito!!!
Si allontanano…
E provano ad entrare due casse più avanti della tua.
E la storia si ripete finché giungono in vista dell'entrata - invisibile a occhio nudo sia per la grandezza sia per il numero di persone che ci sono - e, finalmente, con molta perplessità, scuotendo la testa, mormorando qualche frase incomprensibile anche per loro, entrano.
Oppure, diversamente dal caso precedente, puoi anche urlare ma tanto non si accorgono che ti stai rivolgendo a loro e quindi fanno quello che vogliono. La stessa tattica che usano anche gli italiani intelligenti, perché solo le persone intelligenti sanno che nei luoghi pubblici bisogna assolutamente comportarsi come se ci si trovasse a casa propria.
Anzi, peggio.
La cafoneria è una qualità indispensabile al giorno d'oggi. Se uno vuol far strada nella vita deve avercene almeno un poca nel sangue. Ci si lamenta dei vandali, del fatto che i giovani non hanno più rispetto e poi…appena si può…si da il peggio di sé!
Basta pensare ai bagni pubblici…
Che indecenza…meglio cambiare argomento, va….
Negli ultimi tempo infine, scusate ma sto dando l'impressione di essere razzista e xenofobo, una nuova malattia si è impadronita di alcuni stranieri, tedeschi soprattutto: entrano dalla cassa, prendono un cestino vuoto abbandonato da qualche cliente (dopo che ha pagato ed è uscito), escono trionfanti, vanno fino all'ingresso ed entrano scoprendo (con sommo disappunto), che ai lati dell'entrata ci sono montagne di cestini rossi identici a quello che hanno rubato in cassa poco prima.
Bene! Per quanto riguarda l'entrata, mi pare sia tutto.
Le cose dovrebbero semplificarsi per l'uscita.
E invece…
Leonardo Colombi
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