L ' arrivo all ' Iper ed i carrelli

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-=L'arrivo all'Iper ed i carrelli =-

 

Capitolo 1

Parte 1

 

L'ARRIVO ALL'IPER ED I CARRELLI

 

Quante volte al lavoro mi son sentito chiedere: “Mi scusi: dove posso prendere un carrello?”.

La risposta, ovvia per altro, sarebbe: Dimmi il nome di un Iper in cui i carrelli non siano reperibili all'esterno, per piacere?

Che poi, più che una risposta, sarebbe una domanda.

Quante volte ho visto clienti accanirsi contro i carrelli che, per uso interno, teniamo vicino alle Informazioni, carrelli che usiamo per spostare la merce abbandonata o rotta e che, inevitabilmente, finiscono per divenire preda della “bramosia di carrelli” della gente. A nulla serve appiccicarci un cartello con su scritto “Rotti”, “Per uso interno” , “Non toccare”, “Esplosivo” …

E allora li vedi inserire un euro e tirare con forza, innervosirsi e imprecare: tanto il carrello è legato con la catena e non viene via. Una volta ho visto due persone al lavoro con una fiamma ossidrica…tutto inutile contro le catene CarreChan!

I più furbi invece, per un qualche strano motivo, arrivano e parcheggiano là il loro, ormai vuoto: troppa fatica rimetterlo a posto nel luogo in cui l'hanno prelevato originariamente.

Che poi, capisco che lo facciano quando il carrello è vuoto, ma che senso può avere un gesto simile quando l'hanno usato per fare la spesa? Se abbandonano il carrello, questo vuol dire che o non hanno acquistato nulla, crimine gravissimo per cui è prevista la fantozziana crocifissione in sala ristoro, o si trascinano a mano la spesa fino alla propria macchina oppure percorrono due volte lo stesso tragitto. Si perché, anziché sistemare il carrello negli appositi spazi che si trovano nel parcheggio, preferiscono sistemare la spesa in auto – che sta nel parcheggio - per poi tornare dentro all'Iper, abbandonare il carrello, e uscire nuovamente. Forse è solamente una tattica per falsare tutte quelle statistiche sulla sedentarietà dell'uomo moderno, chi può saperlo.

Ad ogni modo, osservando i clienti alle prese con i carrelli ci si può accorgere di come la gente non si ponga “prima” i problemi e di come il far fatica sia una brutta malattia per molti. La fatica sarà uno dei grandi temi della vita sui cui tornerò più avanti. Forse. Ma prima che di iniziare a divagare, è meglio se torniamo a noi e ai nostri carrelli…

Capisco che nei supermercati locali i carrelli siano posizionati all'interno, ma non negli Iper.

In nessun Iper.

Quindi nascono i sospetti: vivo in un altro mondo o la gente non è mai stata in un centro commerciale?

Anche questa è una riflessione che rimando a dopo (come se ci fosse effettivamente un dopo).

Per ora mi e vi chiedo solamente come facciano i clienti ad arrivare al CarreChan.

Mi spiego: nello spazio esterno del Valecenter (ups…non dovevo dirlo…così capirete per quale azienda sta lo pseudonimo che ho astutamente elaborato onde evitare che il suo buon nome ne risenta) c'è una vasta area grigia denominata PARCHEGGIO (tutti insieme: ooohh!!) in cui, ogni tot metri, c'è un ricovero per carrelli.

Se la gente è arrivata all'Iper, e mi chiede dove può trovare un carrello, allora io mi domando per dove e, soprattutto, come sia arrivata.

Se è arrivata in macchina, dovrebbe aver notato delle strane impalcature egizie con dentro i carrelli disseminate qua e là nel parcheggio

E lo stesso dicasi per qualsiasi altro mezzo di spostamento terrestre: bici, moto, autobus e risciò. Ancora ricordo quel tale di Shangai: dopo la lotonda, semle dlitto mi laccomando…così gli avevano detto.

Sempre che non si siano lanciati dai veicoli in corsa…

Ma il parcheggio devi comunque attraversarlo per entrare al Carrefour, o no?

Molto probabilmente alcuni clienti, molti visto la frequenza con cui mi sento rivolgere certe domande, giunge in elicottero o in aereo paracadutandosi da considerevoli altezze. Oppure, per i meno abbienti, c'è sempre la cara ed efficace catapulta medievale.

Oppure, ecco la spiegazione!, la gente arriva bendata, entra nel centro commerciale, e si toglie la benda dagli occhi per poter godere dell'effetto sorpresa: ma guarda dove mi sono portato oggi!!!

Altre spiegazioni, oltre al teletrasporto, non ne trovo.

In definitiva, la gente, non è capace di guardarsi attorno o di osservare il comportamento degli altri. E per di più non ci pensa mai prima ai problemi in cui può incorrere.

Se entri in un centro commerciale, è molto probabile che comprerai qualcosa. A volte solo per non cedere vittima dell'imbarazzo di dover uscire, umile e a capo chino, per l'angusta uscita senza acquisti disseminata di scheletri e trappole mortali.

Se invece sei entrato per far compere, è quasi certo che comprerai più del dovuto. Quindi, prenditi un carrello. Soprattutto se sai che devi comprare minimo tre casse d'acqua…

Infine, ancor peggio, molta gente non ha la minima coscienza di sé e del motivo per cui si trova nel centro commerciale : alcuni non sanno nemmeno di essere al CarreChan.

Per la serie: ho il posto 7 in fila G ma non trovo la sala 3, potrebbe aiutarmi?

Ma per ribadire e chiarire definitivamente il concetto “ ‘ndo stanno sti zzo di carrelli”, vorrei citare un esempio.

Una volta, è l'esempio, un cliente mi ha chiesto dove poteva trovare un carrello.

“Fuori” gli ho risposto.

“E qui dentro?” Mi ha chiesto nuovamente.

“Mi spiace, i carrelli sono soltanto all'esterno” la mia risposta.

“Ma sono qui dentro da più di un'ora!”

Di fronte a questa affermazione sono ammutolito: cosa significa?

Se sei venuto per fare le spese, che cavolo hai fatto finora?

Oppure questa domanda è sintomo di qualcosa di ben più grande e profondo? Del fatto che non dobbiamo provvedere da soli a noi stessi perchè tutto ci è dovuto, perché dobbiamo sempre avere la scorciatoia, il modo semplice di ovviare a problemi su cui abbiamo, con- o incon- sciamante, sorvolato?

Ma è tipico di noi italiani: fare le cose alla carlona, senza la minima organizzazione e cercare rimedio poi. Sto esagerando, direte voi, ma davvero certe cose mi lasciano perplesso. E anche alla Carlona certe cose non quagliano. Non tanto per il fatto di non avere il carrello, al limite ci sono i cestini, ma per la scarsa capacità di osservazione della gente, per il fatto di non pensare prima, di non cercare da soli una soluzione senza “pretenderla” in modo più o meno esplicito.

Comunque, a dopo (a quando?) le riflessioni.

Un'ultima considerazione sui parcheggi: parcheggiare di fronte all'entrata non è indispensabile (lo dico soprattutto alle donne!!!). L'energia sprecata per aspettare che un posto si liberi, mettendo fretta e limitando l'area di manovra di chi sta cercando di andarsene o lo stress da manovra per parcheggiare in un posto assurdo e considerevolmente più piccolo della propria vettura è molto maggiore di quella che serve per parcheggiare un po' più distante e fare due passi a piedi. Che è pure salutare.

E soprattutto, soprattutto, velo dico con una mano sul cuore e una sul grilletto del fido revolver che tengo abitualmente sotto la cassa: NON SI PARCHEGGIA NEI POSTI RISERVATI AI DIPENDENTIII !!!!

 

 

Leonardo Colombi

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti dal sito ewriters:

da Sphinx (19 marzo 2005) :

Tipico. Tempo fa alla stazione un tizio tutto di corsa mi ha chiesto dove fosse il binario 1. Io gli ho risposto che quello dove ci trovavamo era il binario 2 e che quindi (ma pensa un po') il binario 1 era quello accanto! Roba da pazzi... o meglio, roba NORMALE!

da sabrina esposito (27 luglio 2007) :

anche io sn 1 cassiera alla Dok e ti capisco!! baci sabrina...ciao.......

 

Commenti dal sito Scrivendo:

da jack_m (13 dicembre 2005) :

non mi piace granchè questo stile monologo alla comico da zelig, secondo me non è letteratura. nei supermercati credo ci siano spunti più interessanti da raccontare. anche le battute non sono granchè a mio avviso, e sono anche ripetitive. raccontare dei supermercati credo sia una idea che tutti noi scrittori abbiamo sfiorato, perchè il supermercato è come gli ospedali, c'è l'umanità mischiata, tutti i ranghi. secondo me ti sei infilato in un vicolo cieco con questo stile. l'idea rimane buona però, se rivisitata con altri metodi, sempre a mio avviso of course.

da dany (13 dicembre 2005) :

E' un bel testo, ironico e divertente che ben sottolinea alcune caratteristiche negative di noi italiani, come il dover sempre chiedere, anche qualsiasi sciocchezza, come aspettarci che ci sia sempre qualcuno pronto a risolverci anche il più piccolo inconveniente in cui potremmo benissimo cavarcela da soli. Mi è piaciuto, trovo però la presentazione eccessivamente lunga e troppo didascalica.
Ciao, daniela :-)

da WEST (13 dicembre 2005) :

W CarreChan e le belle pollastre sui pattini! Oddio era CarreChan o la concorrenza? E' da voi che c'è anche il carello riciclato? Non ricordo. :)
Certamente lo scenario si presta molto per uno spaccato di comportamenti umani e trovo tu sia attento osservatore.
In effetti è una buona idea prendere dal lavoro spunti per la scrittura.
Anche io però trovo la presentazione troppo didascalica.
Stefano

da puffa89 (13 dicembre 2005) :

l'ho appena finito di leggere ed è davvero divertente... mi ha fatto ridere!può anche essere semplice lo spunto del racconto ma è proprio questo che lo rende speciale... e devo dire la verità ...mi fa ridere ancora di più il fatto che jack dia sempre commenti così acidi e poco divertenti... tesoro puoi anche essere pungente nelle tue critiche ma dove sono i tuoi scritti? sei così tanto preso da te stesso che non riesci a scrivere qualcosa che faccia emozionare gli altri o perlomeno divertirli?! ...perchè non ti diletti a scrivere un trattato sui tuoi diversi nomi con la M?! ...inizia con MERAVIGLIOSO....
leonardo, aspetto con ansia i successivi racconti... e nel frattempo mi divertirò nel trovare altri aggettivi che colmino l'ego del mio tesoro...

da irene (14 dicembre 2005) :

Trovo il pezzo divertente e nello stesso tempo pieno di buone riflesioni. Sei un buon osservatore. Io frequento poco i supermercti. Tutta quella abbondanza mi stordisce e mi dà anche un po' fastidio. Ciao. Irene.

da parlottando (15 dicembre 2005) :

carinissimo e stracolmo di ironizzazione della realtà ( purtroppo..)
aspetto il resto e sogghigno..

 

 

Commenti ricevuti via form mail:

da Daniele Simioni (04 marzo 2007) :

Carissimo, qui e' un'uggiosa domenica mattina e ti devo dire che il tuo racconto ha portato un po' di sole!Per esperienza ti dico che comprendo perfettamente quanto scrivi. Vorrei solo farti notare una cosa: da italiano all'estero che lavora nel customer service, ti posso assicurare che non siamo i peggiori. Se pensi che da noi tutto si ritenga dovuto ti consiglio di confrontarti con la clientela americana...se pensi che da noi il lamentarsi sia uno sport -non lo dici nel testo, ma lo aggiungo io- prova gl'inglesi... Noi italiani abbiamo tanti difetti, siamo i piu' disorganizzati in tutto per esempio, ma ancora non abbiamo toccato certi fondi:) a presto

da antonio muratore (10 aprile 2007):

Interesante! Un racconto che rispecchia; la realtà! D'altra parte l'uomo si ostina a considerarsi superiore ad ogni altro animale,senza ricercare i requisiti che tale possono renderlo; affinchè egli veda se li possiede.

 

 

 

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