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TRINITA'
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AMORE O
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FALSITA'?
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OPUSCOLO N° 9
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PICCOLA COLLANA
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"I TESTIMONI DI GEOVA"
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Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
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Padre Nicola Tornese
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Viale S. Ignazio,
4
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80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
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PRESENTAZIONE
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Ha qualche senso parlare oggi
della Trinità?
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Senza dubbio, come sarà evidenziato
nelle pagine di questo opuscolo.
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In ogni modo quel poco che lo spazio
permetterà di dire, ha come scopo principale di dimostrare gli
errori, spesso grossolani, dei testimoni di Geova.
Mediante reticenze, omissioni e travisamenti della Bibbia essi
vorrebbero oscurare il luminoso insegnamento dei libro Sacro.
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In vista dunque dell'astuta propaganda
geovista abbiamo voluto ricordare alcune pagine della Bibbia dove le
testimonianze su Dio Uno e Trino sono abbondanti e
chiarissime al di là d'ogni possibile dubbio. I tdG
ignorano queste testimonianze.
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Lo scopo di questo opuscoletto
è primariamente concreto e
pratico.
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Non vogliamo, tuttavia, evadere la
questione: Ha senso parlare oggi della SS. Trinità?
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La nostra risposta è
affermativa.
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Diciamo subito che sarebbe errato
pensare che Dio si è rivelato Trino per provocare un'astratta ed
inutile speculazione: la dottrina trinitaria -
come ogni altra dottrina rivelata - ha un valore salvifico. E' Dio
Trino che salva.
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Due aspetti perciò nella dottrina
biblica trinitaria.
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Da parte di Dio,
che rivela. Disse Gesù: - Ho fatto conoscere il
tuo Nome - (Gv. 17, 6). Questo non vuoi dire che Egli ha insegnato
che il nome di Dio sia Javhè (Esodo
3,13-15).
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Cosa dunque intese dire Gesù?
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Ecco. Nello stile biblico
nome vuoi dire ciò che è colui che lo porta .. Gesù ha fatto
conoscere il Nome dì Dio rivelando agli uomini che
Jahvè è Padre - vale a dire fonte primaria e amorosa di
tutte le cose - dell'uomo soprattutto.
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In rapporto al Padre, Gesù si pone in
una vicinanza assoluta, in uno stato di parentela. Egli è il
Figlio Unìgenito, “irradiazíone della Sua gloria e
impronta della Sua sostanza - (Ebrei 1, 3). Nel Figlio il Padre si è
fatto più vicino a noi. Si è fatto conoscere come Potenza creatrice
e Parola di Verità (Gv. 1, 1-18). E' sempre l'Unico Dio che
s'impegna storicamente ad attuare il suo disegno d'amore.
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Ha detto ancora Gesù: - Non vi lascerò
orfani - (Gv. 14, 18). Manderò un altro Consolatore -
lo Spirito Santo - che guiderà l'uomo fino alla conoscenza della
verità tutta intera (Gv. 14,15-19; 16,13). E' ancora l'Unico Dio che
attua nel tempo la sua opera salvifica fino al traguardo finale.
-
Da parte dell'uomo
che è salvato. Confortato dalla fede in
Dio che crea, redime e assiste, l'uomo può trovare un significato
nella vita e intraprendere fiduciosamente il cammino verso la Casa
dei Padre.
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Vi è una mèta:
il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui (1
Cor. 8,6). Egli vuole che tutti lo chiamino Padre (Galati 4,6) e si
considerino fratelli su una base di perfetta
uguaglianza senza prefabbricate discriminazioni.
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Vi è la Via, che è Cristo
- l'Unigenito Dio (Gv. 1, 18) lo sono la Via - (Gv. 14, 6). Nella
onnipotenza e nell'amore che salva Egli è coi Padre una
sola cosa (Gv. 10, 30).
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Vi è una Guida: - lo
Spirito dì verità vi guiderà verso la verità tutta intera - (Gv. 16,
13). Egli farà conoscere il senso del- la vita e della morte, e
annunzierà le cose future (Gv. 16,13).
-
In virtù della fede in Dio
Uno e Trino l'uomo di sempre si può sentire come immerso in un
oceano divino: Dio lo circonda da ogni parte con la sua potenza, con
la sua luce, coi suo amore. Il vero cristiano può
ripetere con gioia e serenità: - Quale nazione ha la divinità così
vicina a sé corre il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta
che l'invochiamo? - (Deutoronomio 4, 7).
- Distorsioni
-
I testimoni di Geova (tdG) negano la
dottrina biblica della Santissima Trinità. Per convincere gli
ignoranti di questo loro gravissimo errore presentano in modo
grossolanamente distorto la dottrina trinitaria professata dalla
stragrande maggioranza di quanti credono nella Bibbia, cattolici e
non cattolici.
-
Hanno scritto:
-
“Una dottrina fondamentale della
cosiddetta cristianità è quella nota come la
santa Trinità. E' accettata come verità scritturale ed
è ritenuta sacra da milioni di persone. Tale dottrina in
breve dice che vi siano tre dii uguali in potenza,
sostanza ed eternità.
-
Nulla di vero in tutto questo. Si
tratta - ripetiamo - d'una grossolana distorsione della verità
perché mai nessun vero cristiano, cattolico e non cattolico, ha
detto che vi siano tre dèi. Mai, in nessun libro
scritto da cristiani, cattolici e non cattolici, si trova una tale
mostruosa affermazione.
-
E l'affermazione geovista è tanto più
mostruosa in quanto gli autori anonimi del libro, da cui abbiamo
riportato fedelmente le parole, sanno bene quale sia la dottrina
trinitaria professata non da milioni, ma da miliardi di persone, che
hanno la Bibbia come guida. Infatti, nello stesso libro, nella
stessa pagina, citano le parole del Credo di Atanasio: il
Padre è Dio, il Figlio è Dio ed il Santo Spirito è Dio,
e tuttavia non vi sono tre dii, ma un unico Dio" (cf. infra
p. 9).
- La verità
-
1 - Nulla dunque di vero in ciò che i
geovisti attribuiscono a miliardi di veri credenti nella Bibbia.
-
I veri cristiani, cattolici e non
cattolici, hanno sempre professato e professano la fede in un
Unico Dio. Fedeli tuttavia all'insegnamento biblico a
differenza dei tdG, essi sanno che l'Unico Dio ha fatto conoscere la
sua ricchezza interiore, la sua ricca personalità, mediante Gesù il
Cristo e i suoi Apostoli. Con la venuta del Figlio noi conosciamo
Dio assai meglio di come Lo conobbero i profeti dell'Antica Alleanza
(cf. Giovanni 1, 18; Matteo 5, 17. Ebrei 1, 1-2).
-
Rivelando la sua ricchezza interiore,
la sua ricca personalità e il suo amore per gli uomini, l'unico
Dio si è fatto conoscere come Padre, come
Figlio e come Spirito Santo. E' la Bibbia che dice
questo come ci assicurano i più fedeli studiosi del Libro Sacro.
-
Ha scritto un noto biblista:
-
“Gli elementi della Trinità di persone
entro la unità di natura appaiono nella Bibbia nell'uso dei termini
Padre, Figlio e Spirito”.
-
E un altro:
-
“Quantunque il Nuovo Testamento non
formuli una dottrina trinitaria di Dio, la sua testimonianza
costante autorizza ed anche esige questa affermazione
teologica: il Dio che si rivela all'uomo in vista della salvezza è
Uno in Tre persone” .
-
2. - La Bibbia dunque del Nuovo
Testamento contiene inequivocabilmente la sostanza della dottrina
trinitaria. I veri discepoli di Cristo poi, guidati dallo Spirito
Santo (cf. Giovanni 14,26; 16, 13), hanno esplicitata questa
dottrina e l'hanno formulata, cioè l'hanno espressa in
modo adatto per essere meglio compresa e meglio difesa contro i
nemici della fede. Fin dai tempi più antichi i veri discepoli di
Cristo ci hanno dato i simboli o formule di fede.
-
In una formula di fede, detta “Lettera
degli Apostoli”, che risale al secondo secolo Era Cristiana,
la fede trinitaria è espressa nel modo seguente:
-
“Credo nel Padre Onnipotente e in Gesù
Cristo, nostro Salvatore, e nello Spirito Paraclito”.
-
Nell'anno 325 molti vescovi della
cristianità si riunirono a Nicea in un Concilio universale e con-
dannarono Ario e i suoi seguaci che negavano la uguaglianza
sostanziale del Figlio col Padre, e con- fermarono solennemente la
dottrina bìblica trinitaria nel simbolo detto appunto
niceno:
-
“Noi crediamo in un solo Dio (... ) e
in un solo Signore Gesù Cristo ( ... ) della stessa sostanza del
Padre e nello Spirito Santo...”.
-
Cinquantasei anni dopo, nel 381, un
altro grande Concilio, riunitosi a
Costantinopolì defìnì la divinità e la
personalità dello Spirito Santo, come leggiamo nel
simbolo costantinopolitano:
-
“Noi crediamo in un solo Dio (... ) e
in un solo Signore Gesù Cristo (... ) e nello Spirito Santo, che dà
la vita che è adorato assieme al Padre e al Figlio”.
-
La dottrina biblica trinitarìa,
approfondita e difesa nei grandi Concili dei secoli quarto e quinto,
grazie all'opera di centinaia di vescovi dotti e santi, trovò la sua
formula classica nel cosiddetto Simbolo Atanasiano, che
dice tra l'altro:
-
“La fede cattolica è questa: che
adoriamo un unico Dio nella Trinità (... ) Padre, Figlio e Spirito
Santo hanno una sola divintà, un'eguale gloria e coeterna maestà (
... ). Tuttavia non sono tre dèi, ma un unico
Dio. La religione cattolica ci vieta di dire tre dèi”.
-
3. - Ai nostri giorni la dottrina
trinitaria rimane immutata e la Chiesa Cattolica ha ribadito questa
sua fede affermando che: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza
rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf.
Efesini 1, 9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo,
Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre”. Ed
ha precisato che i veri credenti in Cristo, cattolici e non
cattolici, si riconoscono nella confessione del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo ".
-
Ed ancora:
-
“Noi crediamo in un solo Dio, Padre,
Figlio e Spirito Santo (... ). Noi crediamo che quest'unico Dio è
assolutamente Uno nella sua essenza ( ... ).
Egli è Colui che è (cf. Esodo 3,14); Egli è Amore (cf.
1 Giovanni 4,8) (... ). Dio solo può darci una
conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre,
Figlio e Spirito Santo”.
- Il problema
-
Due dunque sono gli elementi
costitutivi o componenti della dottrina trinitaria:
-
I.
- Un solo Dio,
ossia una sola essenza o natura o sostanza divina:
una sola Divinità.
-
2. - Tre Persone, vale a
dire l'Unico Dio si è fatto conoscere come Padre, come Figlio e come
Spirito Santo, che sono e vanno dette Persone distinte,
aventi tutte e tre la stessa natura, e perciò sostanzialmente uguali.
-
Le parole Uno e Tre
esprimono due concetti diversi. L'Uno è usato in un senso, per
indicare cioè l'unica natura o sostanza divina: vi è un
Unico Dio. Il Tre è usato in un altro senso, per indicare cioè
le Persone divine. Non è questione di matematica: l'uno
non equivale a tre! Quindi non è questione di tre dèi.
-
-
Prima Parte
-
DOTTRINA BIBLICA TRINITARIA
- Un testo classico (Mt. 28,19)
-
Nella Bibbia del Nuovo Testamento vi
sono circa quaranta testi trinitari. Uno dei più noti è certamente
quello del vangelo di Matteo 28,19, che non può
ignorare chiunque abbia una minima co- noscenza dei vangeli. Sono le
parole di Gesù dette prima dell'Ascensione e che la Chiesa usa come
formula battesimale fin dalle sue origini. Ecco il testo:
-
“E Gesù, avvicinatosi, disse loro:
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28,19)12.
-
Due cose possiamo affermare con
certezza riguardo a questo testo biblico:
-
La prima.
Si tratta sicuramente d'una testimonianza
scritturistica, sono cioè parole autentiche del Vangelo. Oggi tutti
i biblisti ammettono come autentiche queste parole del vangelo di
Matteo. E' Parola di Dio. E' un testo ispirato che ci conserva il
genuino insegnamento di Gesù.
-
La seconda. Il
suo contenuto è inequivocabilmente
trinitario. I termini di Padre, Figlio e Spirito Santo
e ciò che ad essi è attribuito, ci autorizzano ad affermare la
triplice personalità e l'unica natura in Dio:
Tre Persone e un solo Dio.
-
Scrive il biblista John McKenzie: “Le
nozioni di Padre, Figlio e Spirito Santo sono rivelate affinché noi
conosciamo meglio Dio ( ... ). Lo studio di
questi tre termini e del loro contesto è il modo migliore per
giungere alla comprensione della distinzione delle Persone che viene
affermata nel Nuovo Testamento,
-
Seguendo questo metodo indicato dal
McKenzie diciamo anzitutto che gli autori ispirati, anzi lo stesso
Maestro divino Gesù, il Testimone verace e fedele (Apocalisse 3,14),
si sono dovuti servire d'un linguaggio umano comprensibile per
rivelare realtà divine. I termini o parole indicano in qualche modo
(in modo analogo) ciò che realmente si trova in Dio.
Questo modo di esprimersi si chiama analogia.
-
-
A - Tre Persone.
-
I . - Nel caso presente
di Matteo 28,19, e in tutti i testi trinitari, le parole o termini
usati sono quelli di padre e di figlio.
Nel linguaggio umano il padre non è il figlio, sono cioè
due persone distinte. Hanno tuttavia la stessa natura,
appartengono cioè l'uno e l'altro alla stessa specie umana. Sono
perciò sostanzialmente identici.
-
Notiamo subito che la differenza di
età non distrugge la identità di natura. Noi siamo esseri umani come
tutti i discendenti di Adamo e, a loro volta, i nostri figli saranno
esseri umani come noi. La natura umana resta sempre la stessa in
tutti.
-
Notiamo pure che tra padre e figlio vi
possono essere differenze di quantità. Il figlio, per esempio, può
superare il padre in quanto a intelligenza, forza fisica, capacità
artistiche ecc. Ma la natura resta sempre la stessa.
-
Tuttavia nel padre e nel figlio vi è
qualcosa che distingue l'uno dall'altro come persone e consiste nel
fatto che il padre agisce da padre e il figlio da
figlio: il padre è colui che dà o comunica qualcosa di
sé, ossia la natura umana, mentre il figlio è colui che
riceve appunto la natura umana. Questa proprietà specifica
dell'essere padre e dell'essere figlio costituisce la
loro diversa personalità.
-
Ma ciò che il padre dà o comunica e
che il figlio riceve è identico nell'uno e nell'altro. Il padre non
crea il fìglio, ma gli comunica la vita umana che egli stesso ha
ricevuto dai suoi genitori. Tutti gli uomini hanno avuto la natura
umana da Adamo ed Eva. “Dio creò da uno solo tutte le nazioni degli
uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra” (Atti 17,
26).
-
-
2. - In modo analogo in Dio. I termini
usati da Gesù per farci conoscere chi è Dio, la sua ricchezza
interiore, la sua ricca personalità, meglio di come avevano fatto
Mosé e i profeti e gli autori ispirati dell'Antico Testamento, ci
obbligano a pensare che nell'unico Dio, nell'unica
natura o sostanza divina, vi è una Personalità che corrisponde
all'essere padre: Dio è colui che ama e che comunica la
sua stessa natura. Dio Padre.
-
Il termine Padre chiama
necessariamente quello di Figlio. Nell'unica. natura
divina, ossia nell'unico Dio, vi è pure una Personalità che
corrisponde all'essere figlio. Dio Figlio è
perfettamente uguale al Padre ed agisce in perfetta armonia col
Padre, di cui è come il prolungamento naturale. Gesù poteva dire:
“Tutto quello che il Padre possiede è mio” (Giovanni 16, 15) e
“Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Giovanni
17, 10)”. La stessa perfetta uguaglianza di natura e di volontà Gesù
esprimeva con le parole: “In verità, in verità vi dico, il Figlio da
sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che
egli fa, anche il Figlio lo fa (... ). Tutti onorino il Figlio come
onorano il Padre” (Giovanni 5, 19-23).
-
Tuttavia il Padre non è il Figlio,
benché comunichi al Figlio di essere sostanzialmente quello che Lui
- il Padre - è. E neppure il Figlio è il Padre benché abbia ricevuto
da Lui la stessa natura dìvina. Il Padre agisce da Padre e il Figlio
da Figlio in perfetta armonia di volontà anche se la volontà del
Padre possa essere chiamata un comando rispetto al Figlio (Giovanni
8,27-29).
-
Dunque in Dio, nell'unico Dio, Padre e
Figlio sono due Persone distinte aventi la stessa natura e la stessa
volontà.
-
-
3. - Che cosa dire dello
Spirito Santo ossia del. la sua personalità? Qui il
vocabolario non ci aiuta molto perché spirito non indica
necessariamente una persona come diremo in seguito (cf. pp. 25-43).
Tuttavia spirito può indicare anche una
persona e questo è appunto il caso di Matteo 28,19 dove Spirito
equivale a Persona Divina come il Padre e il Figlio. Perché?
-
a)
Anzitutto la frase di Matteo 28, 19 è una
enumerazìone che dipende grammaticalmente da un'unica formula:
nel nome di. Ora lo Spirito Santo si trova nella stessa
enumerazione dove si trovano il Padre e il Figlio, dipende cioè
dalla stessa formula. Dunque deve dirsi Persona come il
Padre e come il Figlio.
-
b)
Alla stessa conclusione si arriva se si considera che
la formula nel nome di, per il suo stesso significato,
deve precedere persone, non realtà impersonali.
-
Infatti “battezzare nel nome
di” significa “consacrare a” oppure “mettere al servizio di”. Il
battezzato si consacra o/e si mette al servizio del Padre e del
Figlio che sono Persone. Poiché il battesimo è amministrato “anche
nel nome dello Spirito Santo”, ne segue che il battezzato si
consacra o/e si mette al servizio anche dello Spirito Santo, che
come il Padre e il Figlio deve dirsi una Persona Divina.
-
-
-
B - Un solo Dio.
-
Dall'analisi oggettiva e fedele delle
parole di Gesù in Matteo 28,19 risulta anche la perfetta uguaglianza
delle tre Persone Divine, ossia l'unità divina: un solo Dio.
Facciamo due considerazioni.
-
-
La prima.
Il battesimo istituito da Gesù, a differenza di
quello ricevuto da Gesù, comporta la remissione dei peccati (cf.
Atti 2,38; Efesini 5,26; Tito 3, 5) . Ora solo Dio può rimettere i
peccati (cf. Luca 5, 21). Se il battesimo è
amministrato nel nome delle Tre Persone, ne segue
logicamente che tutte e Tre le Persone hanno la stessa autorità, la
stessa capacità di santificare, ossia la stessa natura o sostanza
divina. Sono un solo Dio.
-
-
La seconda.
Battezzare vuol dire “consacrare a”, “mettere al
servizio di”, come già abbiamo detto. Il 'battezzato si consacra e
si mette al servizio del Figlio e dello Spirito Santo nella
stessa misura e in virtù della stessa potenza divina
(nel nome di ... ), che lo consacra e lo mette al servizio del
Padre. Se l'essere divino, ossia la natura o sostanza
divina appartiene al Padre, e non vi è dubbio che sia così, deve
necessariamente appartenere anche al Figlio e allo Spirito Santo.
-
Ha scritto il biblista già citato John
McKenzie:
-
“Il Figlio appartiene al livello
divino dell'essere; né sorge alcun problema sull'appartenenza dello
Spirito al livello divino dell'essere .
- La testimonianza di san Paolo
-
Come si sa, le Lettere di
san Paolo sono la più ,antica documentazione scritta che noi
possediamo degli insegnamenti di Gesù e degli Apostoli. Paolo non
senti la voce del Maestro; ma dopo la sua conversione fu debitamente
istruito sul contenuto del Vangelo (cf. Atti 9, 10-30; 1 Corinzi 15,
3) e per essere sicuro della sua dottrina volle consultare ]Pietro,
il primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2; Galati 1,
18-19). Più tardi ebbe di nuovo la stessa assicurazione, ancora a
Gerusalemme, da parte di Giacorno, Pietro e Giovanni, ritenuti le
colonne, per non trovarsi nel rischio di correre o di aver corso
invano (cf. Galati 2,1-9).
-
Le Lettere
di san Paolo ci riportano dunque alla fede delle
prime comunità cristiane, a pochi anni dall'Ascensione del Signore.
In queste antichissime testimonianze la professione nell'Unità e ,trinità
di Dio trova larghissimo spazio. “In Paolo sembra che si trovino non
meno di una trentina di testi che riuniscono i Tre, distinti da
qualsiasi creatura, e messi nell'unica categoria dell'essere divino”.
-
Dei tanti testi trinitari paolini noi
sottoporremo a breve analisi solo due, a motivo dello
spazio a nostra disposizione. Il lettore potrà leggere e studiare da
sé tanti altri, nei quali è contenuta la dottrina rivelata da Gesù
su Dio Uno e Trino.
-
-
I. - La Trinità nella vita
della Chiesa (1 Cor. 12,4-5)
-
a)
A meno di vent'anni dalla prima Pentecoste cristiana
san Paolo era arrivato a Corinto, nella parte meridionale della
Grecia, e vi aveva fondato una chiesa o comunità cristiana (cf. Atti
17,1-8). Poi si era allontanato per predicare altrove il Vangelo.
Trovandosi ad Efeso, nell'odierna Turchia, gli giunsero voci di
disordini nella comunità di Corinto. L'Apostolo interviene con uno
scritto giunto a noi come la Prima Lettera di san Paolo
ai Corinzi.
-
Vi sono trattate diverse questioni,
tra le quali quella riguardante la cooperazione armonica dei fedeli,
dei vari membri della comunità, per il buon andamento della vita
cristiana. In questa sezione s'inserisce l'insegnamento di Paolo
sulla Trinità. Scrive l'apostolo:
-
“Vi sono poi diversità di carismi, ma
uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è
il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che
opera tutto in tutti” (1 Corinzi 12,4-5).
-
-
b) Che cosa insegna l'apostolo?
-
La vita cristiana - egli dice - è
tutta potenziata dall'assistenza divina. Tutto proviene da Dio. Ma
in questa assistenza dall'alto sono in opera le Tre Persone
divine. In che modo?
-
I doni (carismi), di cui godono i
cristiani, sono distribuiti dallo Spirito, che ne è la
fonte immediata. Il Signore (il Figlio) presiede
all'esercizio di questi doni, che perciò sono detti servizi (ministeri).
Egli governa. Ma è mediante questi stessi doni-servizi che si attua
l'opera del Padre (Dio), che ne è la fonte primaria. In
altre parole, il piano di salvezza concepito dal Padre si realizza
mediante il Figlio e lo Spirito Santo. In questo senso Paolo può
dire che Dio (Padre) “opera tutto in tutti”.
-
c) Commentando questo testo paolino.
La Bibbia di Gerusalemme fa notare la
presentazione tri- nitaria del pensiero. Infatti, come
nella finale del vangelo di Matteo (28,19), si trova qui il duplice
elemento trinitario: Tre Persone e un Solo Dio,
che opera per la salvezza dell'uomo:
-
Tre Persone:
Come in Matteo 28,19 anche qui abbiamo una
enumerazione, nella quale accanto al Padre e al Figlio è collocato
lo Spirito Santo. E a Lui, come al Padre e al Figlio, è attribuita
un'attività specifica, propria, intelligente, vale a dire la
distribuzione dei doni per il bene comune: “Ma tutte queste cose è
l'unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno
come vuole” (1 Corinzi 2, 11).
-
-
Un solo Dio: Alle Tre
Persone appartiene l'opera di salvezza,
anche se sotto forma diversa. E poiché la salvezza dell'uomo
proviene solo da Dio, è scontato che le Tre Persone
hanno la stessa natura e potenza divina. E' sempre l'uníco Dio che
salva, mettendo in opera la sua triplice personalità.
-
-
2. - Il saluto dei primi
cristiani (2 Corinzi 13, 13)
-
a) Ai cristiani di Corinto la fede
trinitaria era dunque nota. Essi credevano in Dio Uno e
Trino. infatti, la formula trinitaria costituiva il saluto
ordinario dei primi cristiani. E' ancora Paolo a
testimoniarlo, quando chiude con questo saluto la sua
Seconda Lettera ai Corinzi. Scrive l'apostolo: “La grazia del
Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito
Santo sia con tutti voi” (2 Corinzi 13,13) 19.
-
b) Ed ecco la spiegazione:
-
Grazia (greco charis) è
il favore o azione salvifica gratuita di
Dio mediante Gesù Cristo. E' un dono divino. E' detta del Signore
Gesù Cristo per- ché data da Dio (dal Padre) mediante il Figlio.
-
Amore (greco agàpe) è la
stessa azion6 salvifica divina considerata nel Padre (Dio) come
nella sua fonte primaria. E' un dono divino che parte da Dio (Padre)
per ricondurre l'uomo a Dio come alla sua sorgente.
-
Comunione (greco
koínonìa) è la forza o vincolo
soprannaturale che unisce i credenti a Cristo e conseguentemente tra
loro. E' un dono divino attribuito allo Spirito Santo perché
conferito da Lui.
-
-
I doni divini della
salvezza (grazia, amore, comunione) o piuttosto il dono divino della
salvezza nei vari momenti della sua attuazione è attribuito senza
sostanziale differenza al Signore Gesù, a Dio (= al Padre) e allo
Spirito Santo. Tutti e Tre devono essere perciò collocati allo
stesso livello divino: sono un Unico Dio.
-
Abbiamo anche qui una enumerazione,
dove accanto al Signore Gesù e al Padre è collocato le Spirito
Santo, al quale è attribuita la sua parte specifica nell'opera di
salvezza dell'uomo. Se il Padre e il Figlio sono Persone, anche lo
Spirito Sante deve dirsi una Persona uguale e distinta.
-
Un solo Dio in Tre Persone.
-
c) In quanto all'origine di questo
saluto trinitario un commentatore moderno della Bibbia ho
osservato:
-
“Questa formula, la più chiaramente
trinitaria di tutto il Nuovo Testamento, è forse di origine
liturgica”.
-
Questo vuol dire che la professione di
fede trinitaria formava il saluto abituale dei primi cristiani
quando si radunavano per istruirsi e pregare insieme e celebrare la
Santa Cena (cf. Atti 20,7; 1 Corinzi 11,20 ecc.).
-
E' perciò assurdo ed offensivo agli
scrittori ispirati, e in modo particolare a san Paolo, affermare che
la dottrina trinitaria sia di origine pagana come van dicendo i tdG.
Se così fosse, i primi discepoli di Cristo e soprattutto san Paolo
avrebbero incorporato credenze pagane nell'insegnamento ricevuto dal
loro Maestro. Al contrario, proprio san Paolo lotta energicamente
contro ogni eventuale residuo o traccia di paganesimo nella vita dei
fedeli di Corinto: “Fuggite l'idolatria!” (1 Corinzi 10, 14; cf . 2
Corinzi 6, 12-16; 1 Giovanni 5, 2 1).
- La fede del primo Papa
-
Anche san Pietro usa il saluto
trinitario quando scrive ai fedeli. Egli comincia la sua
Prima Lettera nel modo seguente:
-
“Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai
fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazìa, nella Cappadocia,
nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio
Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per
obbedienza a Gesù Cristo” (1 Pietro 1, 1-2).
-
a)
La struttura di questo saluto è specificamente
trinitaria l'iniziativa della salvezza viene dal Padre,
che realizza il suo disegno mediante lo Spirito Santo,
il quale conduce gli uomini all'obbedienza di Gesù Cristo, ossia
sotto la signoria del Figlio.
-
Come in san Paolo (cf. 1 Corinzi 12,
1-4; 2 Corinzi 13, 13), Padre, Figlio e Spirito Santo vanno
collocati a livello dell'essere divino - sono un solo Dio
- perché sono autori diretti della nostra salvezza, che è opera
divina. E come san Paolo anche lo Spirito Santo è una Persona divina
perché associato formalmente al Padre e al Figlio, che sono Persone
divine.
-
-
b)
Pure degno di nota è il fatto che san Pietro
indirizza la sua Lettera a tutti i cristiani sparsi nel
mondo greco-romano. Col suo saluto trinitario il primo Papa ci
assicura che i primi cristiani - in Oriente come in Occidente -
credevano in Dio Uno e Trino. Professavano tutti una
sola fede (cf. Efesini 4, 5): la fede biblica nella triplice
personalità dell'Unico Dio.
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LO SPIRITO SANTO
- Osservazioni preliminari
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1 - Nella Bibbia, sia Antico che Nuovo
Testamento, la parola spirito ricorre centinaia di
volta e con diversi significati. I migliori dizionari biblici hanno
bisogno di decine e decine di pagine e della penna di non pochi
specialisti in materia per spiegare adeguatamente i molteplici
significati di spirito. Questa semplice osservazione,
che nessuno può negare, mostra quanto sia errato e settario i
comportamento dei tdG, che credono di sapere di dire tutto sullo
spirito con pochi testi biblici citati senza ordine,
fuori del loro contesto, e senza approfondimento.
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Errore assai più grave dei geovisti è
quello di non precisare i vari significati che la parola
spirito può avere di fatto ha nei diversi
libri della Bibbia, e peggio ancora fermarsi a qualche significato,
trascurando volutamente gli altri allo scopo di inoculare l'errore
negli ignoranti.
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2. - Soprattutto non bisogna
dimenticare che la Rivelazione divina è stata fatta
progressivamente lungo un arco di tempo che copre decine di
secoli. I profeti dell'Antico Testamento sapevano assai meno intorno
a Dio e al suo proposito di salvezza di quanto ne hanno saputo gli
Apostoli di Gesù Cristo alla scuola del loro Maestro (cf. Ebrei 1,
1-2; Giovanni 1, 17-18).
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Questo non vuol dire che Dio cambia in
se stesso come sofisticano i tdG, spiegando erroneamente alcune
parole del libro di Malachìa (3,6). Cambia solo la conoscenza che
noi abbiamo di Lui, a misura che Egli ci fa conoscere la sua
ricchezza interiore e il disegno della sua volontà salvifica.
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In modo particolare, Gesù ci ha fatto
conoscere la Personalità dello Spirito Santo e la sua divinità, come
sarà evidenziato abbondantemente nelle pagine che seguono.
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- I.
- Lo Spirito nell'Antico Testamento
- Vari significati di spirito
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Nell'Antico Testamento, scritto quasi
tutto in lingua ebraica, la parola più comunemente usata per
indicare “spirito” è ruach, che può avere diversi
significati secondo il contesto.
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a) Il significato
fondamentale della ruach è quello di vento o
aria in movimento. Per l'uomo dell'Antico Testamento il vento
appariva come una forza attiva invisibile. il vento infatti agisce
come una potenza invisibile, spesso anche disastrosa.
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b) Un'analoga realtà
invisibile e attiva appariva anche nell'uomo e nelle bestie. Anche
tale forza era detta ruach (in latino spiritus,
in italiano alito). il respiro o alito dell'uomo e degli animali
indicava la forza vitale, ossia la sorgente recondita della vita e
di tutte le attività umane. Quando veniva a mancare il respiro,
l'uomo e l'animale cessavano di vivere (cf. Qoèlet 3,21; Salmo
104,29-30).
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Da ciò tuttavia non seguiva che per
l'ebreo dell'Antico Testamento lo spirito o forza vitale (la ruach)
indicasse la stessa cosa sia nell'uomo che nella bestia.
Egli sapeva bene che lo spirito dello uomo (
neshamah =ruach) era stato comunicato direttamente da Dio alla
polvere plasmata in forma umana (cf. Genesi
2,7), mentre quello delle bestie era stato effetto d'una creazione
generica (cf. Genesi 1, 24-25). Anche l'autore dell'Ecclesiaste (Qoèìet)
poneva una differenza tra lo spirito dell'uomo e quello delle bestie
quando si chiedeva: “Chi sa se il soffio vitale (= spirito)
dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso
nella terra?” (Qoèlet 3,21; cf. 12,7).
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c) Di questa stessa parola ruach si
sono serviti gli autori sacri dell'Antico Testamento per indicare la
potenza invisibile di Jahvè. La Ruach o Spirito divino
non è concepito distinto da Jahvè. E' Dio- Spirito che agisce.
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Alla Ruach o Spirito o Potenza
invisibile di Jahvè è attribuita la vita dell'uomo: quando Jahvè
soffiò sul volto dell'uomo il fiato o alito della vita (neshamah
= ruach), l'uomo divenne un essere vivente (cf . Genesi 2, 7;
Giobbe 27, 3; Isaia 42, 5 ecc.).
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Sotto l'influsso della Ruach
di Jahvè i profeti fanno conoscere la mente e la volontà di Dio,
sono cioè ispirati (cf. 2 Re 2,9; Osca 9,7 ecc.), Anche
la trasformazione morale dell'uomo, l'impegno d'un comportamento
migliore, è opera della Ruach divina (cf. Isaia 4,4;
Géremia 2, 38-40; Ezechiele 36,25-27). In alcuni uomini la Ruach di
Jahve agisce in modo da far compiere azioni straordinarie. Tale è il
caso di Sansone (cf. Giudici, cap. 4).
- La personalità della Ruach divina
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a) In tutti questi casi e in altri
ancora la Ruach divina non appare come una persona,
ossia come Qualcuno che vuole ed agisce distinto da Jahvè. E' lo
Spirito di Dio che dà la vita, ispira, guida a una condotta migliore,
dà la forza a Sansone ecc.
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Ciò comunque non vuol dire che la
Ruach o Spirito divino non avesse fin d'allora la sua
Personalità.
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b) Infatti, in alcuni testi biblici
dell'Antico Testamento la Ruach divina è descritta come
distinta da Jahvè e operante fuori di Lui. E' come il
respiro o alito che esce dalla bocca ed agisce allo esterno. In
questo senso è detto che la Ruach divina è inviata (cf.
Isaia 48,16), che è data (Isaia 63, 1 1) e simili.
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Vi è di più. Qualche volta la
'Ruach di Dio si comporta come un maestro o come
una guida che indica la via da seguire (cf. Salmo 143, 10; 27, 1 1;
Nehemia 9, 20; Zaccarla 7, 12; Isaia 59, 2 1). E' lecito scorgere in
questi testi qualche indizio della futura rivelazione divina sulla
personalità dello Spirito Santo. Ma sono solo indizi e nulla più.
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c) Aggiungiamo che alcuni studiosi
hanno voluto trovare, un indizio della dottrina
trinitaria e quindi della Personalità dello
Spirito Santo, nella forma verbale al plurale, con cui la Bibbia
racconta la creazione dell'uomo: “Facciamo l'uomo a
nostra immagine” (Genesi 1, 26). Ma questa è stata una
opinione privata di qualche studioso, non condivisa dalla maggior
parte dei biblisti, e tanto meno fatta propria dalla Chiesa per
dimostrare la dottrina biblica della SS. Trinità.
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La Chiesa Cattolica fa sua
l'affermazione secondo cui “non si può provare in alcun testo dello
Antico Testamento che lo Spirito di Jahvè sia una persona realmente
distinta da Jahvè. Nell'Antico Testamento abbiamo solo qualche
indizio circa la dottrina della SS. Trinità .
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d) Notiamo pure come la spiegazione
geovista delle parole: “Facciamo l'uomo” ecc. deve dirsi sbagliata.
A loro avviso, il plurale facciamo indicherebbe che
Geova Dio dicesse o piuttosto ordinasse al Figlio (Gesù
Cristo) di creare l’uomo, come un superiore comanda a un inferiore.
Si tratta d'un errore. Infatti, nel libro dei Proverbi 8, 30 la
Sapienza creatrice appare come l'architetto della
creazione, e non già come qualcuno che esegue gli ordini di uno a
lui superiore.
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- 2.
- Lo, Spirito Santo nel Nuovo Testamento
- Migliore conoscenza di Dio
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a) Con la venuta del Figlio
proprio di Dio (cf. Romani 8,39)
dell'Unigenito Dio (cf. Giovanni 1, 18), l'uomo è stato introdotto
in una più profonda conoscenza di Dio: della sua ricca personalità,
della sua opera di salvezza a beneficio dell'uomo. Questo appunto
vuole dire l'evangelista Giovanni quando afferma:
“Dalla sua (= di Crìsto) pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosé, la
grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno
l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito (o Dio Unigenito), che è
nel seno del Padre, lui l'ha rivelato” (Giovanni 1, 16-18).
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b) Questo pure voleva dire Gesù con le
parole dette nel discorso di addio: “Ho fatto conoscere il tuo Nome”
(Giovanni 17. 6 e 27). Far conoscere il Nome di Dio non
vuol dire far sapere che Dio si chiama Geova come spiegano
erroneamente i tdG. I Giudei, a cui Cristo aveva annunziato il
Vangelo del Regno, sapevano assai bene che il Nome di Dio era
Jahvè (non Geova). Cristo avrebbe fatto una meschina
figura se si fosse presentato ai suoi correligionari con la pretesa
di far conoscere una cosa che già sapevano.
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Far conoscere il Nome vuol dire far
conoscere o rilevare l'intima natura, la ricchezza interiore di Dio.
Gesù ci ha fatto conoscere meglio di come avevano fatto Mosé e i
profeti Chi è Dio in se stesso e nei rapporti con
l'uomo.
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Alla conoscenza più completa di Dio
data dal Figlio appartiene la certezza che lo Spirito Santo è una
Persona Divina come il Padre e come il Figlio.
- Significati di spirito nel Nuovo
Testamento
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Nel Nuovo Testamento, scritto tutto in
lingua greca, lo spirito è indicato con la parola
pneuma, che come il suo corrispondente ebraico ruach
può avere diversi significati. Ne indichiamo solo tre:
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I. - Pneuma, come
l'ebraico ruach, significa fondamentalmente vento o aria in
movimento. Così in Giovanni 3, 8 Gesù dice a Nicodemo: “Il vento (pneuma)
spira dove vuole”. Si tratta d'una forza invisibile e
incontrollabile, senza discernimento e volontà. Una forza
impersonale.
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2. - In secondo luogo pneunia
è usato nel Nuovo Testamento per indicare lo spirito
umano: quella forza o realtà invisibile che dà all'uomo la vita
(cf. Genesi 2, 7) e con la vita la capacità di pensare e di volere.
In virtù dello spirito l'uomo è una persona, ossia una
creatura intelligente e volitiva. Senza lo spirito (pneuma) l'uomo
non può né vivere né pensare né volere. In san Luca è detto che Gesù
comandò alla fanciulla morta: “Fanciulla, alzati. E il suo
spirito (pneuma) ritornò in lei” (Luca 8,54-55). Il martire
Stefano, prima di morire, esclamò: “Signore Gesù, ricevi il mio
spirito (pneuma)” (Atti 7, 59). Egli imitava il suo
Maestro Gesù, l'uomo-Dio, che concludendo la sua vita terrena aveva
detto: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito (pneuma)”
(Luca 23,44). Certamente né il martire Stefano consegnava a Gesù
l'ultima boccata di ossigeno né l'uomo Gesù, morendo, affidava al
Padre un pugno d'aria o di vento. Nell'uno e nell'altro caso
spirito (pneuma) vuol dire la componente immateriale e
immortale dell'uomo. Perciò l'autore della Lettera agli Ebrei può
parlare di “Spiriti (pneumata) dei giusti portati alla perfezione”
(12,23).
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3. - A noi comunque interessa
soprattutto esaminare il significato di spirito (pneuma)
con rife- rimento a Dio.
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Dio è spirito in tutta la sua essenza,
in tutta la sua dimensione (Giovanni 4,24). In nessuna parte della
Bibbia è detto che Dio ha un corpo spirituale come falsamente
insegnano i tdG . Quando Gesù dice alla Samaritana: “Dio è Spirito”
(Giovanni 4,24) vuol solo dire che il Dio della Bibbia non è legato
a un luogo, al monte Garizim o a Gerusalemme e neppure a una parte
determinata dei cieli. Gesù qui non parla delle Persone divine.
- Lo Spirito Santo come Persona
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Tuttavia in un numero considerevole di
testi del Nuovo Testamento lo Spirito di Dio si manifesta con una
sua personalità tutta propria, distinta da quella del Padre e del
Figlio. La Bibbia dà ampia testimonianza della Personalità dello
Spirito Santo come appare dalla breve analisi che ora faremo,
cominciando da san Paolo.
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- I.
- San Paolo
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a) Scrivendo ai fedeli di Corinto san
Paolo ricorda loro che lo Spirito Santo abita nel cristiano, nel
composto umano di chi crede, come in un tempio:
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“0 non sapete che il vostro corpo è
tempio (naòs) dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio e
che non appartenete a voi stessi?” (1 Corinzi 6,19).
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E poco prima aveva detto:
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“Non sapete che siete tempio (naòs) di
Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinzi 3,16).
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Fate attenzione ai termini o parole
usate da san Paolo. Egli parla di tempio (in greco
naòs), che signìflca dimora o abitazione divina. Gli
antichi ebrei credevano che Dio fosse presente in modo particolare,
avesse cioè la sua dimora, nel tempio (naòs) di
Gerusalemme (cf. 1 Re 8,14-29). Dire dunque che lo Spirito Santo o
Spirito di Dio abita nel cristiano come in un tempio equivale ad
affermare non solo la sua divinità, ma anche la sua Personalità. La
dimora o abitazione accoglie delle persone, non una forza attiva
impersonale. San Paolo afferma chiaramente che lo Spirito Santo è
una Persona Divina.
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b) Altrove l'apostolo ci fa come
sentire la voce dello Spirito Santo, che abita nel cristiano: “E che
voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri
cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà Padre!” (Galati
4,6). Colui che ci fa invocare Dio come Padre, che è per noi come un
suggeritore, non può essere una vaga forza impersonale, ma
Qualcuno che sa e ama, cioè una Persona. E' la Guida dei figli
di Dio (cf. Romani 8,14).
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c) Ma se il cristiano non segue i
suggerimenti dello Spirito Santo che è in lui, lo Spirito
si rattrista. Scrive ancora l'apostolo: “E non vogliate
rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il
giorno della redenzione” (Efesini 4, 30). Il rattristarsi è
una caratteristica propria della persona, non di una forza
attiva impersonale.
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- 2.
- San Giovanni
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Nel vangelo di Giovanni, in un modo
più accentuato e con maggior ricchezza di contenuto, lo Spirito
Santo si rivela come Persona al pari del Padre e del Figlio, ma
distinta dall'Uno e dall'Altro.
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a) Ricordiamo anzitutto le parole di
Gesù che nel discorso di addio prima della sua passione e morte
promette agli Apostoli e alla sua comunità un altro
Paraclito:
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“lo pregherò il Padre ed egli vi darà
un altro Paraclito, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito di
verità ...” (Giovanni 14,16-17).
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Poco dopo, nello stesso discorso di
addio, Gesù precisa che sarà egli stesso a mandarlo:
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“Quando verrà il Paraclito,
che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede
dal Padre, egli mi renderà testimonianza (Giovanni
15,26; cf. anche Giovanni 16, 5-15).
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E' fuor di dubbio che Gesù parla qui
dello Spirito Santo come di una Persona, non di una forza attiva
impersonale. Infatti, Paraclito vuol dire Consolatore,
Avvocato, Difensore, Soccorritore, ossia Qualcuno, che
con intelligenza ed amore consola, difende, soccorre ecc. Solo una
Persona può far questo. Sono tutte attività specifiche della
Persona. Lo Spirito Santo deve dirsi una Persona.
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A conferma ricordiamo che lo stesso
Giovanni dà anche a Gesù il titolo o qualifica di Paraclito:
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“Figlioli
miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha
peccato, abbiamo un Avvocato (Paraclito) presso il Padre. Gesù
Cristo il Giusto” (i Giovanni 2, 1). Ora Gesù, il Figlio proprio di
Dio (cf. Romani 8,32), è certamente una Persona Divina. Dunque anche
l'altro Paraclito (cf. Giovanni 14,16), cioè lo Spirito Santo, deve
dirsi una Persona Divina.
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b) Gesù non ci ha lasciati orfani (cf.
14,18). Durante il tempo dell'attesa, vale a dire tra la sua
Ascensione e la sua seconda venuta nell'ultimo giorno, ci ha
assicurato la presenza e l'assistenza di un altro Consolatore, “lo
Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e
non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora
presso di voi e sarà con voi” (Giovanni 14, 16-17).
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Queste parole di Gesù ricordano la
promessa da Lui fatta ai discepoli precedentemente:
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“Quando vi condurranno davanti alle
sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come
discolparvi e che cosa dire perché lo Spirito Santo
vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Luca
12,11-12; cf. Matteo 10, 17-20).
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c) L'altro Paraclito,
ossia lo Spirito Santo, farà da guida ai discepoli, affinché,
attraverso il tempo dell'attesa e della crescita, possano
approfondire la ricchezza degli insegnamenti del Maestro, senza
nulla cambiare:
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“Quando verrà, vi guiderà
alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto
ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Giovanni
16,8-13).
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Solo una Persona parla e dice. Una
forza attiva non intelligente emette suoni inarticolati e senza
senso.
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d) E' degno di nota infine un fatto
molto significativo. Benché la parola greca pneuma sia di genere
neutro, Giovanni usa il pronome maschile (greco ekeinos)
sempre che si riferisce allo Spirito Santo: “Egli (ekeinos) vi
insegnerà ogni cosa” (Giovanni 14,26); “Egli (ekeinos)
mi darà testimonianza” (Giovanni 15, 26); “Egli (ekeinos)
confon- derà il mondo quanto a peccato” (Giovanni 16,8); “Egli
(ekeinos) mi glorificherà” (Giovanni 16,14). Grammaticalmente il
pronome maschile indica una persona, non una realtà impersonale. E'
chiaro dunque che nel pensiero dì Giovanni lo Spirito Santo è una
Persona.
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- 3.
- Atti degli Apostoli
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Il libro degli Atti degli
Apostoli è noto come lo scritto del Nuovo Testamento, in cui
l'autore sacro (san Luca) ha messo in particolare evidenza
l'attività della Persona dello Spirito Santo nella Chiesa primitiva.
Egli guida la comunità dei primi discepoli di Gesù, soprattutto san
Pietro e san Paolo, nelle scelte da fare per la diffusione,
l'organizzazione e il governo della Chiesa. Ricordiamo alcuni
momenti di questa storia umano-divina.
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a) La promessa.
Prima di sottrarsi alla vista dei discepoli il
giorno della Ascensione Gesù aveva detto:
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“Non spetta a voi conoscere i tempi e
i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza
(dynamis) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e
mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria
e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1, 7-8).
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Gesù precisa: “Avrete forza (dynamis)
dallo Spirito Santo che verrà su di voi”. Egli distingue chiaramente
due cose: la forza che gli Apostoli riceveranno, e
Colui che la porterà o donerà loro con la sua venuta:
distingue il dono dal Donatore. Il dono o i doni non sono certamente
una persona. Ma Colui che li dà, il Donatore, deve dirsi certamente
una Persona, e poiché si tratta di doni divini, lo Spirito che li dà
è una Persona Divina. La sua venuta e la sua presenza arricchirà gli
Apostoli d'una capacità soprannaturale che li rende idonei testimoni
di Gesù.
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b) La venuta
dello Spirito Santo e il conferimento
dei suoi doni si verificarono il giorno di Pentecoste:
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“Mentre il giorno di
Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso
luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si
abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono
su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e
cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di
esprimersi” (Atti 2,1-4).
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Spiegazione: Chiunque sappia leggere
la Bibbia con retto intendimento capirà subito che i fenomeni qui
descritti, come rombo o tuono, vento, fuoco, sono simboli o segni
della presenza divina. Così avvenne, per citare solo un esempio, sul
monte Sinai, dove Dio, tra tuoni, lampi, fuoco, diede a Mosè il
Decalogo, ossia la Legge dell'Antica Alleanza (cf. Esodo 19,16-23;
20,1-21).
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Un evento analogo si verificò a
Gerusalemme il giorno della prima Pentecoste cristiana: Dio, Spirito
Santo, si avvicina al gruppo dei primi discepoli di Gesù tra tuoni e
fuoco, e comunica loro i doni necessari per diffondere in tutto il
mondo la Legge della Nuova Alleanza, ossia il Vangelo del Figlio di
Dio.
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Altra cosa è dunque la presenza di Dio,
Spirito Santo, che viene o discende, altra cosa i doni di cui egli
riveste gli Apostoli di Gesù. Dio, Spirito Santo, è una Persona
Divina come lo era Jahve sul monte Sinal; i doni sono una realtà
impersonale, che proviene, cioè è data, dallo Spirito Santo, ed
abilita i discepoli di Cristo alla promulgazione del Vangelo.
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c) Dopo questo straordinario evento lo
Spirito Santo rimane sempre coi discepoli di Cristo come guida,
maestro, consigliere.
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Al momento di prendere una grave
decisione, quella di ammettere i pagani nella comunità cristiana, lo
Spirito Santo parla al primo degli Apostoli: “Pietro stava ancora
ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse” (Atti
10, 19). Ed è
pure lo Spirito
Santo che sceglie
i primi missionari
per i pagani: “Mentre essi stavano celebrando il culto del
Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate
per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati” (Atti
13,2). Ed è ancora lo Spirito Santo a decidere assieme agli Apostoli
circa la condotta da tenere coi convertiti dal paganesimo:
“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun
altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie” (.Atti 15, 28).
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Conclusione:
E ora notate. Gli scrittori ispirati si sono
serviti d'una straordinaria varietà di termini per affermare una
sola verità: la personalità dello Spirito Santo.
Infatti, parlare, inviare, decidere, assistere, difendere,
consolare, mostrare, guidare, udire, annunziare, testimoniare ecc.
sono termini che indicano tutti un'attività personale,
ossia di Qualcuno, che agisce in virtù d'una
intelligenza e di una volontà propria. Essi hanno senso solo se si
ammette che lo Spirito Santo è una Persona Divina.
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Seconda Parte
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ERRORI E VERITA'
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Per capire meglio gli errori dei tdG
contro la dottrina trinitaria e soprattutto perché sia più chiara la
verità biblica, raggruppiamo i principali errori geovisti in tre
categorie: la prima analizza quelli diretti contro la
Trinità in se stessa, nel suo insieme; la seconda
prende in esame alcuni contro la divinità del Figlio; la
terza infine esamina quelli contro la personalità e la divinità
dello Spirito Santo.
- Contro la SS.ma Trinità
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L'errore:
La Parola Trinità non c'è nella Bibbia.
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La verità:
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a) La parola Trinità
non c'è nella Bibbia, ma c'è certamente l'idea.
Dio, mediante Gesù il Cristo, ha fatto conoscere se
stesso, la sua ricchezza interiore come Padre, come Figlio e come
Spirito Santo. Questo è l'essenziale. La parola Trinità
(Trias) fu usata per la prima volta da san Teofilo verso la metà del
secondo secoli, quasi duecento anni prima di Costantino. Usando tale
parole i pensatori cristiani hanno voluto esprimere solo ciò che
dice la Bibbia. La Scrittura non proibisce la formulazione di Verità
rivelate o dottrine bibliche in una forma più adatta per essere
meglio comprese.
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b) I testimoni di Geova si servono di
questa libertà senza alcuno scrupolo. Per esempio, nella Scrittura
non c'è la formula “Corpo Direttivo” per indicare i governanti della
Chiesa. E' un'invenzione geovista. Parimenti nella Bibbia il pane e
il vino della Santa Cena non sono chiamati “simboli” come li
chiamano i testimoni di Geova. E neppure la Bibbia è chiamata
“Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture”. E' uno strano
titolo inventato dalla setta geovista. Come sempre, due pesi e due
misure, ipocritamente!
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2. - L'errore: La
dottrina trinitaria fu sconosciuta ai profeti e agli apostoli
cristiani.
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La verità:
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a)Tante verità intorno
a Dio e alla sua volontà di salvezza furono sconosciute ai profeti
dello Antico Testamento. Ma Gesù Cristo, il Figlio proprio
e unico di Dio, che conosce il Padre (cf. Giovanni 8, 55) meglio di
qualsiasi profeta (cf. Matteo 11,27), e possiede tutto ciò che
possiede il Padre (cf. Giovanni 16,15; 17, 10), ci ha fatto
conoscere il Nome, ossia la natura e la ricchezza
interiore d Dio (cf. Giovanni 17,6).
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b) Perciò è un grosso errore affermare
che la dottrina trinitaria fu sconosciuta agli apostoli cristiani.
L'analisi accurata del Nuovo Testamento da noi fatta precedentemente
dimostra proprio il contrario. Gli Apostoli di Gesù Cristo hanno
predicato Dio Uno e Trino come risulta inequivocabilmente dalle
decine di testi trinitari presenti sia nei vangeli sia nelle
Lettere di san Paolo. I tdG vorrebbero distruggere
questa consolante verità dei vangeli e tornare alla
conoscenza imperfetta di Dio dell'Antico Testamento.
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3. - L'errore: La
dottrina trinitariá è di origine pagana come dimostrano alcuni
studiosi delle antiche religioni!
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La verità:
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a) Notate come i tdG
credono ciecamente : quanto dicono scrittori profani e miscredenti.
Eppure essi dicono che bisogna lasciar parlare la Bibbia
e che “non sarebbe affatto saggio che i veri cristiani si
rivolgessero ad altri facendo sfoggio della propria cultura”. Nel
caso presente, come in tanti altri, i geovisti fanno proprio
l'opposto di ciò che dicono. Si rivolgono a saggi secondo la carne
(cf. 1 Corinzi 1, 26) e non lasciano parlare la Bibbia.
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b) Per quanto riguarda la Trinità, può
darsi che anche altre religioni antiche e moderne avessero o abbiano
qualche credenza, che possa apparire ad occhio profano e
superficiale una dottrina trinitaria, come per esempio la
Trimurti dell'Induismo. Ma tale credenza è radicalmente diversa
dalla fede trinitaria dei veri cristiani. Nel caso della
Trimurti si tratta di più dèi, cioè di politeismo. Nel caso
della Trinità dei veri cristiani si tratta di un perfetto e assoluto
Monoteismo: “La religione cattolica ci proibisce di
dire che vi siano tre dèi”.
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c) Se dovessimo ragionare come i tdG,
dovremmo dire che anche le loro credenze sono di origine pagana.
Infatti, essi hanno in comune coi pagani antichi e moderni la
credenza in un Dio guerriero, in un Salvatore,
in spiriti maligni (satana) ecc. Non è, comunque, la parola o
modo di esprimersi che autorizza ad affermare la identità della
realtà creduta o sostanza della fede, bensì un'analisi accurata
delle varie credenze fatta con competenza ed onestà.
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4. - L'errore: Dicono i
geovisti. “L'identificazione biblica di Dio è chiara e comprensibile”
e vogliono dire che secondo la Bibbia Dio è uno solo, ossia Uno e
non Trino. A sostegno citano 1 Corinzi 8,6: “Per noi
c'è un solo Dio, il Padre”; Deuteronomio 6,4: “Jahvè è
il nostro Dio, Jahvè è uno solo”; e Salmo 83,19: “E
sappiano che tu solo ti chiami Jahvè, eccelso su tutta la terra”.
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La verità:
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a) La prima cosa
da notare (o ricordare) è la confusione che i geovisti fanno tra
Antico Testamento e Nuovo, tra fede degli Ebrei e fede dei veri
cristiani o discepoli di Gesù. La verità accettata da tutti gli
studiosi seri ed onesti della Bibbia è che nel Nuovo Testamento ci è
data una conoscenza di Dio molto più ricca rispetto a quella
contenuta nei libri dell'Antico Testamento. I tdG rifiutano questa
più ricca conoscenza di Dio dataci dal Figlio e ritornano a un
concetto di Dio assai più povero preferito da alcuni antichi giudei.
Per questo motivo i tdG non sono cristiani.
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b) Le parole del Deuteronomio
6, 4 e del Salmo 83, 19 non hanno nulla a che
vedere con la dottrina trinitaria né per affermarla né per negarla.
Gli autori ispirati di quel tempo insistevano su Jahvè come
solo Dio in contrasto con gli dèi pagani (monoteismo contro
politeismo), senza entrare in merito sulla ricchezza interiore di
Jahvè. Lo Spirito Santo non aveva affidato loro questo compito. Ma
il Figlio proprio di Dio, venuto dopo Mosè e il Salmista, ha fatto
partecipi i suoi discepoli della ricca personalità dell'unico Dio.
Egli conosceva Dio perfettamente (cf. Matteo 11, 27). Il Figlio ha
fatto conoscere Dio Uno e Trino.
-
c) Per capire il testo di 1
Corinzi 8, 6, bisogna citarlo nel suo contesto e non
isolatamente come fanno i tdG. Scrisse dunque san Paolo:
-
“E in realtà, anche se vi sono
cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra, e di fatti vi sono
molti dèi, e molti signori, per noi c'è un solo
Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi
siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale
esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (1 Corinzi 8, 5-6).
-
La Sacra Bibbia
di Salvatore Garofalo, che sembra essere
preferita dai geovisti, spiega questo testo nel modo seguente:
-
“La fede cristiana si oppone
radicalmente al paganesimo, perché essa afferma esistere un
solo Dio, principio primo e ultimo fine di tutte le cose, e
un solo Signore, Gesù Cristo, per opera del quale tutto
è stato creato. Dal testo risulta: 1) la distinzione tra le due
persone divine del Padre e di Cristo; 2) la natura divina di
entrambe, espressa dal termine Dio per il Padre e Signore
per Gesù Cristo 3) la preesistenza nell'eternità, cioè prima
della creazione e del tempo, del Cristo; 4) l'attività mediatrice di
Cristo nella creazione” .
- Il Figlio, Seconda Persona Divina
-
I. - L'errore:
-
I tdG hanno scritto: “Ma la Bibbia non
dice che Gesù è un dio?, chiederà qualcuno. Sì. Ma dice che anche
Satana è un dio (2 Corinti 4:4)”.
-
La verità:
-
a)
Precisiamo anzitutto che mai la Bibbia dice che Gesù è “un dio”. Lo
dicono i tdG, corrompendo la Bibbia. Nel vangelo dì Giovanni 1,
1 è detto: “E Dio era la Parola (o Verbo)”
(testo greco), senza articolo davanti a Dio. Tutti
sanno che nella frase di Giovanni (1, 1) Dio è
predicato nominale. Ora ìl predicato nominale, per chi sa un po' di
grammatica, non indica uno di una serie, ma la natura
del soggetto, ossia che cosa è o chi è il soggetto. Nel caso di
Giovanni 1, 1 il soggetto è la Parola (o Verbo), e
della Parola (o Verbo) l'evangelista afferma che era Dio, ossia
avente la natura divina o la divinità, non già che era “un dio”.
-
La Bibbia in lingua
corrente (interconfessionale) traduce
Giovanni 1, 1 nel modo seguente:
-
“Al principio c'era colui che è “la
Parola”. Egli era con Dio; Egli era Dio”.
-
Lo stesso Giovanni, nella sua
Prima Lettera (5, 20), fa la seguente professione di fede:
-
“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è
venuto e ci ha dato discernimento per cui conosciamo il Vero. E noi
siamo nel Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo. Questi (greco
oùtos) è il vero Dio e vita eterna” (Garofalo).
-
Il discepolo che Gesù amava (cf.
Giovanni 13, 23), che aveva veduto coi suoi occhi e palpato con le
sue mani ciò che era intorno al Verbo della vita (cf. 1 Giovanni 1,
1), non dice che il Figlio sia “un dio”, ma che è il vero
Dio. lo credo più alla Bibbia che a ciò che fantasticano gli
astuti, e anonimi geovisti.
-
b) Il riferimento a satana come a “un
dio” è un altro esempio di come i tdG corrompono la Bibbia. In
2 Corinzi 4, 4 san Paolo ha scritto: “Il dio
di questo mondo” (testo greco), e non già “un dio”. L'articolo
determinativo il (in greco ò), usato dall'autore ispirato serve a
precisare che satana è unico nel suo genere: unico
signore del male. Egli non è quindi “un dio”, ma il solo dio del
mondo.
-
Stando così le cose, citare le parole
dell'Apostolo e corromperle per insinuare che anche Gesù è soltanto
“un dio” equivale a usare un linguaggio blasfemo. I tdG sono falsi
maestri!
-
-
2. - L'errore:
-
I tdG hanno pure scritto: “Mentre
degli uomini videro Gesù, il versetto 18 (del capitolo 1 di
Giovanni) dice che “nessuno ha mai veduto Iddio”.
Dunque il Figlio Gesù, che tanti hanno visto, non è uguale al Padre.
-
La verità:
-
a) Nel
vangelo di Giovanni leggiamo: “Gli disse Filippo: “Signore, mostraci
il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi
e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il
Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io
vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue
opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro,
credetelo per le opere stesse” (Giovanni 14,8-11).
-
Notate che Gesù non dice che il Padre
opera per mezzo suo. Egli precisa e ripete che il Padre
è, risiede, è in Lui come in nessun altro. Le opere
meravigliose che Gesù ha fatto, sono la prova di questa identità tra
Padre e Figlio.
-
b) A principio del suo vangelo
Giovanni ha scritto:
-
“E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua
gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di
verità” (Giovanni 1,14).
-
Commenta La Bibbia di
Gerusalemme: La sua gloria: la gloria era la manifestazione
della presenza di Dio (Esodo 24,16). Il suo temibile splendore, che
nessuno vivente poteva vedere (Esodo 33,20), un tempo era velato
dalla nube, ora è velato dall'umanità del Verbo incarnato. La gloria
tuttavia traspare, sia in occasione di episodi come la
trasfigurazione (cf. Luca 9,32-35), sia attraverso i miracoli,
“segni” dai quali risulta che Dio abita e agisce nel Cristo (2, 1 1;
11, 40). in attesa della piena manifestazione della risurrezione
(17,5)”.
-
c) Attesta san Pietro, il
primo degli Apostoli: “Non è stato perdendoci dietro miti
ingegnosi che noi vi facemmo conoscere la potenza e la venuta del
Signore nostro Gesù Cristo, ma in quanto spettatori della
sua maestà. Egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando,
dalla gloria più sublime, scese su di lui quella voce: “Questo è il
Figlio mio diletto, nel quale posi le mie compiacenze”. E questa
voce noi l'udimmo scendere dal cielo quand'eravamo con lui sul monte
santo” (2 Pietro 1, 16-18, Garofalo).
-
3. - L'errore: “Se Gesù
rivelò ai suoi discepoli di essere Dio in persona, vi sarebbe stata
una reazione di indicibile stupore. Ma in realtà, leggendo i
Vangeli, non si nota questa reazione di enorme stupore da parte dei
discepoli di Gesù, e nemmeno nelle lettere del “Nuovo Testamento”
c'è traccia di tale stupore”.
-
La verità:
-
La Bibbia dice proprio
il contrario. Certo Gesù non disse mai “lo sono Dio”. Egli seguì una
pedagogia dettata
dalla sua sapienza divina per aprire la mente e il cuore degli
uomini alla inaudita rivelazione della sua identità:
Dio-con-noi. Conseguentemente agiva e parlava con un potere e
una autorità più che umana. Il suo agire e il suo parlare
provocarono una reazione di grande stupore (cf. Marco
6,1-2). Ecco alcuni esempi:
-
a) Nel frattempo si sollevò una gran
tempesta di vento (... ) Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e
dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non
t'importa che moriamo?" Destatosi, sgridò il vento e disse al mare:
"Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu una grande bonaccia ( ...
). E furono presi da timore e dicevano l'un l'altro:
"Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?"”
(Marco 4,37-41).
-
E' lecito pensare che i discepoli di
Gesù, che erano certamente pii giudei e frequentavano la sinagoga
dove si leggeva la Scrittura, abbiano istintivamente ricordato ciò
che il salmista aveva detto di Jahvè: “Tu, o Dio, fai tacere il
fragore del mare, il fragore dei suoi flutti” (Salmo 65, 8).
-
b) “Ora, perché sappiate che il Figlio
dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: "lo dico
- esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e
va' a casa tua". Subito si alzò davanti a loro, prese il lettuccio
su cui era disteso e si avvìo verso casa glorificando Dio.
Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di
timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose"” (Luca 5,
24-26).
-
c) “Rimanevano colpiti
dal suo insegnamento, perché, parlava con
autorità (... ). Tutti furono presi da paura é si dicevano l'un
l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e
potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?" E si diffondeva
la fama in tutta la regione” (Luca 4, 32.36-37).
-
d) “Poi disse a Tomrnaso: "Metti qua
il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel
mio costato, e non essere più incredulo ma credente!" Rispose
Tommaso e disse a Lui (testo greco): "Mio Signore e mio Dio!"”
(Giovanni 20,27-28).
-
Sì, leggendo i vangeli come si
conviene, si nota una reazione di grande stupore nella
meravigliosa professione di fede del discepolo incredulo. Egli
professa la divinità del suo Maestro che si manifesta nella gloria
della Risurrezione. Tutti gli studiosi della Bibbia, eccetto i tdG,
riconoscono nelle parole di Tommaso la firma del quarto evangelista,
che all'inizio del suo vangelo aveva detto: “Noi abbiamo contemplato
la sua gloria” (Giovanni 1, 14).
- Lo Spirito Santo, Persona Divina
-
I. - L'errore:
-
“In quanto allo "Spirito Santo", la
cosiddetta Terza Persona della Trinità, abbiamo visto che non è una
persona, ma la forza attiva di Dio”.
-
La verità:
-
a)
In quanto allo Spirito Santo, la Terza Persona della SS.ma
Trinità, abbiamo dimostrato abbondantemente dalla Bibbia che è una
Persona Divina. Infatti a Lui sono attribuite sia la santificazione
dell'uomo nel battesimo come al Padre e al Figlio (cf. Matteo 28,19,
supra pp. 11-23) sia la distribuzione dei doni divini
come al Padre e al Figlio (cf. 1 Corinzi 12,4-11). Dunque lo Spirito
Santo va collocato allo stesso livello divino col Padre e col Figlio
ed è una Persona Divina come loro.
-
b) Inoltre dello Spirito Santo la
Bibbia dice che abita nel cristiano come in un tempio
(cf. 1 Corinzi 6,19; 3,16), che fa invocare Dio come
Padre (cf. Galati 4, 6), che guida i figli di Dio (cf.
Romani 8,14), che si rattrista (cf. Efesini 4,30), che
è un altro Paraclito (cf. Giovanni 15,26; 16,7),
che insegna (cf. Giovanni 14,26; Luca 12,11-12; Matteo
10, 17-20), che parla (cf. Atti 28,25), che
invia, decide, assiste, difende, consola, mostra, annunzia'
dà testimonianza ecc. Tutti questi verbi
indicano una attività personale, ossia di
Qualcuno che agisce in virtù d'una intelligenza e volontà
propria, quindi di una Persona. La Bibbia insegna
inequivocabilmente che lo Spirito Santo è una Persona
divina.
-
-
2. - L'errore:
-
“Giovanni il Battezzatore disse che
Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni
battezzava con acqua. Perciò come l'acqua non è una persona, così lo
Spirito Santo non è una persona” (Matteo 3:11).
-
-
La verità:
-
a) Giovanni
Battista disse che il battesimo che Gesù avrebbe istituito sarebbe
stato diverso da quel- lo che lui amministrava nel fiume Giordano.
Precisò che Gesù avrebbe battezzato “in Spirito Santo e fuoco”,
mentre egli battezzava solo con acqua (Matteo 3, I 1).
In Giovanni 3, 5 Gesù
preferisce parlare di
“acqua e Spirito”. Questo dice la Bibbia.
-
b) Dunque nel battesimo istituito da
Gesù vi sono due elementi o componenti ben distinte: 1) il fuoco o
acqua e 2) lo Spirito Santo. Il fuoco e l'acqua sono
realtà impersonali, ma lo Spirito Santo, che santifica il battezzato
mediante l'acqua o il fuoco, è una Persona distinta radicalmente dal-
l'acqua.
-
-
3. - L'errore:
-
“Ciò che aveva predetto Giovanni si
adempì quando, dopo la morte e risurrezione di Gesù, fu versato lo
spirito santo sui suoi seguaci riuniti a Gerusalemme”.
-
-
La verità:
-
a) La
Bibbia non dice che “fu versato spirito santo” come se fosse un
liquido. Gesù e gli scrittori ispirati parlano sempre di Spirito
Santo che viene (Atti 1, 8; 10, 44),
che è mandato (Luca 24,49, che abita come
in un tempio (1 Corinzi 6,19). Tutti questi verbi non fanno pensare
neppure lontanamente all'atto del versare come se fosse
acqua. Essi denotano l'attività d'una persona.
-
Se qualche espressione biblica dovesse
apparire piuttosto oscura, un appropriata lettura del Libro Sacro
impone di spiegarla nel senso giusto alla luce della chiara dottrina
sulla personalità dello Spirito Santo, che la Bibbia
insegna in modo inequivocabile. Così, per esempio, la frase “Spirito
Santo effuso” vuol dire che la presenza della Persona dello Spirito
Santo pervade il credente della sua forza (dynamis), che è un dono,
ossia una realtà creata impersonale, da distinguere sempre dal
Donatore, che è la Terza Persona Divina.
-
-
b) Narrando la discesa dello Spirito
Santo sui primi seguaci di Gesù (cf. Atti 2p 1-4) la Bibbia dice che
“apparvero lingue come di fuoco” e che essi, cioè i primi seguaci di
Gesù, “cominciarono a parlare come lo Spirito dava loro il
potere di esprimersì”. Dunque l'autore ispirato distingue bene
due cose: 1) il potere o capacità di parlare varie lingue e 2) lo
Spirito che dà questo potere: vi è Uno che dona e
una cosa donata, ossia lo Spirito Santo e la capacità
di parlare varie lingue o dono delle lingue.
-
Questo corrisponde esattamente alla
promessa fatta da Gesù ai suoi primi seguaci il giorno della
Ascensione: “Avrete forza dallo Spirito Santo” (At- ti
1, 8), distinguendo nettamente tra Spirito Santo e forza o dono (cf.
anche Atti 10,44-48).
-
-
4.- L’errore:
-
La Bibbia dice, “Furono tutti pieni di
spirito santo” (Atti 2- 4). furono pieni di una persona> No. Furono
pieni della forza attiva di Dio”.
-
La verità:
-
a) La Bibbia dice, come
già abbiamo spiegato, che “cominciarono a parlare in altre lingue
come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi”, in virtù
della forza infusa in essi dallo Spirito Santo (Atti 1, 8). Essere
pieni di Spirito Santo vuol dire essere, pieni della forza o virtù o
doni dati dallo Spirito Santo. La sua presenza e la sua abitazione
in essi dava loro questa pienezza.
-
b) La cosa si può capire con dei
paragoni. Noi possiamo dire che un padre di famiglia riempie della
sua persona moglie e figli, anche se numerosi, solo con la sua
presenza. Egli è e rimane una persona distinta dalla moglie e dai
figli. Ma la sua presenza infonde in essi molte cose della sua
ricchezza interiore come amore, fiducia, gioia, volontà di agire ecc.
Al contrario, la sua assenza priva moglie e figli di tutte queste
cose, li priva di lui.
-
Pensate, per esempio, a un
leader o politico o religioso o in qualsiasi altro settore delle
attività umane. Egli può riempire di sé milioni e miliardi di
persone, ossia infondere in esse, con la sua presenza, con la sua
parola, coi suoi esempi, gioia, fede, coraggio, volontà di agire, di
parlare. Un esempio meraviglioso l'abbiamo al nostri giorni
nell'opera instancabile di Papa Giovanni Paolo II, che con la sua
presenza riempie di sé, ossia del suo amore a Cristo e alla umanità,
amore per la pace, per la giustizia sociale contro ogni
discriminazione, centinaia di milioni di persone di ogni credo
religioso e politico.
-
c) Tutti capiscono queste cose eccetto
i tdG. Infatti, hanno scritto: “Come può lo spirito santo essere una
persona se circa 120 discepoli ne furono contemporaneamente pieni?”
". La cosa è possibile, possibilissima, se distinguiamo, come fa la
Bibbia, tra Spirito Santo, Persona Divina, e i doni da Lui elargiti:
questi possono riempire non solo 120 persone, ma miliardi, se sono
docili alla voce dello Spirito.
-
-
5 - L'errore:
-
“Un fattore determinante dovrebbero
essere i frutti di questa dottrina trinitaria. Quando fu accusato
dai giudei di 'avere un demonio', Gesù replicò: "lo non ho un
demonio, ma onoro il Padre mio" (Giovanni 8,49). Ma che dire della
dottrina della Trinità? Vi ha fatti avvicinare di più all'Iddio
della Bibbia? Ha onorato Dio avvicinando di più le persone a Lui?
Cosa mostrano i fatti?”.
-
La verità:
-
a) La
nostra epoca è caratterizzata da un movimento mondiale detto
“rinnovamento nello Spirito” (cf . Tito 3, 5). Sono milioni di
persone di ambo i sessi e di ogni età che in ogni parte del mondo
ascoltano la voce dello Spirito e hanno iniziata
una vita nuova tutta intonata alla preghiera, allo studio della
Bibbia, all'amore universale. Il loro esempio avvicina a Dio
moltissime persone. In effetti, il numero di quanti si impegnano a
rinnovarsi nello Spirito va sempre aumentando e supera
di molto i seguaci de La Torre di Guardia, anche se
sorti solo da pochi decenni. Questo mostrano i fatti, che certamente
amareggiano i diri- genti della setta geovista, i quali hanno parole
di amara ironia contro coloro che nelle chiese della cristianità si
rinnovano nello Spirito e rifiutano la propaganda geovista.
-
Così facendo, tanti milioni di
ferventi cristiani rinnovati nello Spirito onorano non solo il
Padre, ma anche il Figlio, oltre allo Spirito Santo, come ha
chiaramente insegnato Gesù:
-
“Tutti onorino il Figlio come onorano
il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che l'ha
mandato” (Giovanni 5, 23). Sono frutti della fede nella SS.ma
Trinità.
-
b) I fatti dicono pure
che la dottrina trinitaria ha portato e porta verso l'unità di tutti
i credenti in Cristo. Alla base del Consiglio Mondiale delle Chiese
sta la esplicita professione di fede nella Trinità.
-
“Il Consiglio Mondiale delle Chiese è
un'associazione di chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come
Dio e Salvatore secondo le Scritture e perciò cercano di adempiere
insieme la loro comune chiamata alla gloria dell'unico Dio, Padre,
Figlio e Spirito Santo”.
-
Tutti i veri cristiani, anzi tutti gli
uomini di buona volontà, docili alla voce dello Spirito, pregano e
lavorano affinché, superando ogni egoismo e ogni settarismo, si
compia la volontà di Cristo, “che tutti siano una sola cosa”
(Giovanni 17,21). Solo i dirigenti della setta geovista rifiutano
ogni ecumenismo e costringono i loro seguaci a tenersi isolati e
chiusi nel ghetto della loro società. E' un frutto di coloro che
negano la dottrina biblica della SS.ma Trinità.
-
c) Che dire poi della grande ed
universale volontà di pace, che anima oggi l'intera umanità, eccetto
pochi diabolicamente interessati? E' questo un altro consolante
frutto della fede in Dio, Padre di tutti, nel Figlio, il Salvatore
universale, nello Spirito Santo, Amore. I Romani Pontefici, tutti i
cristiani responsabili, assieme a tutti i ben pensanti, lavorano per
la pace, pregano per la pace, parlano di pace, mettendo in pratica
le parole di Gesù. “Beati gli operatori di pace” (Matteo 5, 9).
-
I tdG non vedono di buon occhio questa
santa crociata universale per la pace vera, giusta, dura- tura.
Hanno parole di biasimo, di critica distruttiva, di amaro sarcasmo
contro ì movimenti pacifisti. Per la loro propaganda, sarebbe assai
più comodo se si parlasse di guerra e non di pace, se ci fossero
guerre, non convivenza pacifica tra i popoli.
-
La loro ardente speranza, il loro
crudele desiderio è che Geova, in un prossimo futuro, distrugga
tutta l'umanità in un bagno di sangue, risparmiando naturalmente
solo i membri della setta, che non conosce la parola amore, ma
gioisce per l'imminente distruzione del genere umano. E questo è
pure un frutto della negazione della dottrina trinitaria.
-
-
d) I frutti! I tdG
rimproverano sempre gli altri di produrre frutti marci, ma si
guardano bene dal dare un occhiata entro la loro stessa casa, dove
non manca qualche marciume. Sentiamo la testimonianza di uno che fu
dei loro, ma che li ha lasciati inorridito: “Avevo anche
capito che il frutto più marcio, quello di peccare contro lo Spirito
Santo attraverso una traduzione spuria della Bibbia, l'aveva
prodotto proprio l'organizzazione che tanto si vantava dei suoi
frutti”.
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