PADRE NICOLA TORNESE
PICCOLA COLLANA
"I TESTIMONI DI GEOVA"
 
 
Uomini di serie B Vivi o morti? Geova chi era costui? E' prossima la fine.. E voi chi dite che...
Bibbia sangue e medicina La croce E  le croci La Madonna contestata Trinità Amore o falsità? Pietro e la Pietra
Bibbie a confronto Immagini e Santi Il Natale festa pagana... Regno di Dio o... .? Appello a Cesare
Battesimi e Battesimo Inferno La Cena del Signore Purgatorio Paradiso
Con quale autorità? Risurrezzione La Crocifissione   INDEX
 
TRINITA'
AMORE  O
FALSITA'?
 
 
OPUSCOLO   N° 9
PICCOLA COLLANA
 
"I TESTIMONI DI GEOVA"
 
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Padre Nicola Tornese
Viale S. Ignazio,  4
80131  NAPOLI    tel. 081.545.70.44

 
PRESENTAZIONE
Ha qualche senso parlare oggi della Trinità?
Senza dubbio, come sarà evidenziato nelle pagine di questo opuscolo.
In ogni modo quel poco che lo spazio permetterà di dire, ha come scopo principale di dimostrare gli errori, spesso grossolani, dei testimoni di Geova. Mediante reticenze, omissioni e travisamenti della Bibbia essi vorrebbero oscurare il luminoso insegnamento dei libro Sacro.
In vista dunque dell'astuta propaganda geovista abbiamo voluto ricordare alcune pagine della Bibbia dove le testimonianze su Dio Uno e Trino sono abbondanti e chiarissime al di là d'ogni possibile dubbio. I tdG ignorano queste testimonianze.
Lo scopo di questo opuscoletto  è  primariamente concreto e pratico.
Non vogliamo, tuttavia, evadere la questione: Ha senso parlare oggi della SS. Trinità?
La nostra risposta è affermativa.
Diciamo subito che sarebbe errato pensare che Dio si è rivelato Trino per provocare un'astratta ed inutile speculazione: la dottrina trinitaria  - come ogni altra dottrina rivelata - ha un valore salvifico. E' Dio Trino che salva.
Due aspetti perciò nella dottrina biblica trinitaria.
Da parte di Dio, che rivela. Disse Gesù: - Ho fatto conoscere il tuo Nome - (Gv. 17, 6). Questo non vuoi dire che Egli ha insegnato che il nome di Dio sia Javhè  (Esodo 3,13-15).
Cosa dunque intese dire Gesù?
Ecco. Nello stile biblico nome vuoi dire ciò che è colui che lo porta .. Gesù ha fatto conoscere il Nome dì Dio rivelando agli uomini che Jahvè è Padre - vale a dire fonte primaria e amorosa di tutte le cose -  dell'uomo soprattutto.
In rapporto al Padre, Gesù si pone in una vicinanza assoluta, in uno stato di parentela. Egli è il Figlio Unìgenito, “irradiazíone della Sua gloria e impronta della Sua sostanza - (Ebrei 1, 3). Nel Figlio il Padre si è fatto più vicino a noi. Si è fatto conoscere come Potenza creatrice e Parola di Verità (Gv. 1, 1-18). E' sempre l'Unico Dio che s'impegna storicamente ad attuare il suo disegno d'amore.
Ha detto ancora Gesù: - Non vi lascerò orfani - (Gv. 14, 18). Manderò un altro Consolatore - lo Spirito Santo - che guiderà l'uomo fino alla conoscenza della verità tutta intera (Gv. 14,15-19; 16,13). E' ancora l'Unico Dio che attua nel tempo la sua opera salvifica fino al traguardo finale.
Da parte dell'uomo che è salvato. Confortato dalla fede in Dio che crea, redime e assiste, l'uomo può trovare un significato nella vita e intraprendere fiduciosamente il cammino verso la Casa dei Padre.
Vi è una mèta:  il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui (1 Cor. 8,6). Egli vuole che tutti lo chiamino Padre (Galati 4,6) e si considerino fratelli su una base di perfetta uguaglianza senza prefabbricate discriminazioni.
Vi è la Via, che è Cristo - l'Unigenito Dio (Gv. 1, 18) lo sono la Via - (Gv. 14, 6). Nella onnipotenza e nell'amore che salva Egli è coi Padre una sola cosa (Gv. 10, 30).
Vi è una Guida: - lo Spirito dì verità vi guiderà verso la verità tutta intera - (Gv. 16, 13). Egli farà conoscere il senso del- la vita e della morte, e annunzierà le cose future (Gv. 16,13).
In virtù della fede in Dio Uno e Trino l'uomo di sempre si può sentire come immerso in un oceano divino: Dio lo circonda da ogni parte con la sua potenza, con la sua luce, coi suo amore. Il vero cristiano può ripetere con gioia e serenità: - Quale nazione ha la divinità così vicina a sé corre il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che l'invochiamo? - (Deutoronomio 4, 7).
Distorsioni
I testimoni di Geova (tdG) negano la dottrina biblica della Santissima Trinità. Per convincere gli ignoranti di questo loro gravissimo errore presentano in modo grossolanamente distorto la dottrina trinitaria professata dalla stragrande maggioranza di quanti credono nella Bibbia, cattolici e non cattolici.
Hanno scritto:
“Una dottrina fondamentale della cosiddetta cristianità è quella nota come    la santa Trinità. E' accettata come verità scritturale ed  è ritenuta sacra da milioni di persone. Tale dottrina in breve dice che vi siano tre dii uguali in potenza, sostanza ed eternità.
Nulla di vero in tutto questo. Si tratta - ripetiamo - d'una grossolana distorsione della verità perché mai nessun vero cristiano, cattolico e non cattolico, ha detto che vi siano tre dèi. Mai, in nessun libro scritto da cristiani, cattolici e non cattolici, si trova una tale mostruosa affermazione.
E l'affermazione geovista è tanto più mostruosa in quanto gli autori anonimi del libro, da cui abbiamo riportato fedelmente le parole, sanno bene quale sia la dottrina trinitaria professata non da milioni, ma da miliardi di persone, che hanno la Bibbia come guida. Infatti, nello stesso libro, nella stessa pagina, citano le parole del Credo di Atanasio: il  Padre è Dio, il Figlio è Dio ed il Santo Spirito è Dio, e tuttavia non vi sono tre dii, ma un unico Dio" (cf. infra p. 9).
La verità
1 - Nulla dunque di vero in ciò che i geovisti attribuiscono a miliardi di veri credenti nella Bibbia.
I veri cristiani, cattolici e non cattolici, hanno sempre professato e professano la fede in un Unico Dio. Fedeli tuttavia all'insegnamento biblico a differenza dei tdG, essi sanno che l'Unico Dio ha fatto conoscere la sua ricchezza interiore, la sua ricca personalità, mediante Gesù il Cristo e i suoi Apostoli. Con la venuta del Figlio noi conosciamo Dio assai meglio di come Lo conobbero i profeti dell'Antica Alleanza (cf. Giovanni 1, 18; Matteo 5, 17. Ebrei 1, 1-2).
Rivelando la sua ricchezza interiore, la sua ricca personalità e il suo amore per gli uomini, l'unico Dio si è fatto conoscere come Padre, come Figlio e come Spirito Santo. E' la Bibbia che dice questo come ci assicurano i più fedeli studiosi del Libro Sacro.
Ha scritto un noto biblista:
“Gli elementi della Trinità di persone entro la unità di natura appaiono nella Bibbia nell'uso dei termini Padre, Figlio e Spirito”.
E un altro:
“Quantunque il Nuovo Testamento non formuli una dottrina trinitaria di Dio, la sua testimonianza costante autorizza ed anche esige questa affermazione teologica: il Dio che si rivela all'uomo in vista della salvezza è Uno in Tre persone” .
2. - La Bibbia dunque del Nuovo Testamento contiene inequivocabilmente la sostanza della dottrina trinitaria. I veri discepoli di Cristo poi, guidati dallo Spirito Santo (cf. Giovanni 14,26; 16, 13), hanno esplicitata questa dottrina e l'hanno formulata, cioè l'hanno espressa in modo adatto per essere meglio compresa e meglio difesa contro i nemici della fede. Fin dai tempi più antichi i veri discepoli di Cristo ci hanno dato i simboli o formule di fede.
In una formula di fede, detta “Lettera degli Apostoli”, che risale al secondo secolo Era Cristiana, la fede trinitaria è espressa nel modo seguente:
“Credo nel Padre Onnipotente e in Gesù Cristo, nostro Salvatore, e nello Spirito Paraclito”.
Nell'anno 325 molti vescovi della cristianità si riunirono a Nicea in un Concilio universale e con- dannarono Ario e i suoi seguaci che negavano la uguaglianza sostanziale del Figlio col Padre, e con- fermarono solennemente la dottrina bìblica trinitaria nel simbolo detto appunto niceno:
“Noi crediamo in un solo Dio (... ) e in un solo Signore Gesù Cristo ( ... ) della stessa sostanza del Padre    e nello Spirito Santo...”.
Cinquantasei anni dopo, nel 381, un altro grande Concilio,   riunitosi a Costantinopolì  defìnì la divinità e la personalità dello Spirito Santo, come leggiamo nel   simbolo costantinopolitano:
“Noi crediamo in un solo Dio (... ) e in un solo Signore Gesù Cristo (... ) e nello Spirito Santo, che dà la vita che è adorato assieme al Padre e al Figlio”.
La dottrina biblica trinitarìa, approfondita e difesa nei grandi Concili dei secoli quarto e quinto, grazie all'opera di centinaia di vescovi dotti e santi, trovò la sua formula classica nel cosiddetto Simbolo Atanasiano, che dice tra l'altro:
“La fede cattolica è questa: che adoriamo un unico Dio nella Trinità (... ) Padre, Figlio e Spirito Santo hanno una sola divintà, un'eguale gloria e coeterna maestà (    ... ). Tuttavia non sono tre dèi, ma un unico Dio. La religione cattolica ci vieta di dire tre dèi”.
3. - Ai nostri giorni la dottrina trinitaria rimane immutata e la Chiesa Cattolica ha ribadito questa sua fede affermando che: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf. Efesini 1, 9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre”. Ed ha precisato che i veri credenti in Cristo, cattolici e non cattolici, si riconoscono nella confessione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ".
Ed ancora:
“Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo (... ). Noi crediamo che quest'unico Dio è assolutamente Uno nella sua essenza (   ... ). Egli è Colui che è (cf. Esodo 3,14); Egli è Amore (cf. 1 Giovanni 4,8) (...  ). Dio solo può darci una conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Il problema
Due dunque sono gli elementi costitutivi o componenti della dottrina trinitaria:
I.            - Un solo Dio, ossia una sola essenza o natura o sostanza divina: una sola Divinità.
            2. - Tre Persone, vale a dire l'Unico Dio si è fatto conoscere come Padre, come Figlio e come Spirito Santo, che sono e vanno dette Persone distinte, aventi tutte e tre la stessa natura, e perciò sostanzialmente uguali.
Le parole Uno e Tre esprimono due concetti diversi. L'Uno è usato in un senso, per indicare cioè l'unica natura o sostanza divina: vi è un Unico Dio. Il Tre è usato in un altro senso, per indicare cioè le Persone divine. Non è questione di matematica: l'uno non equivale a tre! Quindi non è questione di tre dèi.

 
Prima Parte
DOTTRINA BIBLICA TRINITARIA
Un testo classico (Mt. 28,19)
Nella Bibbia del Nuovo Testamento vi sono circa quaranta testi trinitari. Uno dei più noti è certamente quello del vangelo di Matteo 28,19, che non può ignorare chiunque abbia una minima co- noscenza dei vangeli. Sono le parole di Gesù dette prima dell'Ascensione e che la Chiesa usa come formula battesimale fin dalle sue origini. Ecco il testo:
“E Gesù, avvicinatosi, disse loro: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28,19)12.
Due cose possiamo affermare con certezza riguardo a questo testo biblico:
La prima. Si tratta sicuramente d'una testimonianza scritturistica, sono cioè parole autentiche del Vangelo. Oggi tutti i biblisti ammettono come autentiche queste parole del vangelo di Matteo. E' Parola di Dio. E' un testo ispirato che ci conserva il genuino insegnamento di Gesù.
La seconda. Il suo contenuto è inequivocabilmente trinitario. I termini di Padre, Figlio e Spirito Santo e ciò che ad essi è attribuito, ci autorizzano ad affermare la triplice personalità e l'unica natura in Dio: Tre Persone e un solo Dio.
Scrive il biblista John McKenzie: “Le nozioni di Padre, Figlio e Spirito Santo sono rivelate affinché noi conosciamo meglio Dio (  ... ). Lo studio di questi tre termini e del loro contesto è il modo migliore per giungere alla comprensione della distinzione delle Persone che viene affermata nel Nuovo Testamento,
Seguendo questo metodo indicato dal McKenzie diciamo anzitutto che gli autori ispirati, anzi lo stesso Maestro divino Gesù, il Testimone verace e fedele (Apocalisse 3,14), si sono dovuti servire d'un linguaggio umano comprensibile per rivelare realtà divine. I termini o parole indicano in qualche modo (in modo analogo) ciò che realmente si trova in Dio. Questo modo di esprimersi si chiama analogia.
 
A - Tre Persone.
I . - Nel caso presente di Matteo 28,19, e in tutti i testi trinitari, le parole o termini usati sono quelli di padre e di figlio. Nel linguaggio umano il padre non è il figlio, sono cioè due persone distinte. Hanno tuttavia la stessa natura, appartengono cioè l'uno e l'altro alla stessa specie umana. Sono perciò sostanzialmente identici.
Notiamo subito che la differenza di età non distrugge la identità di natura. Noi siamo esseri umani come tutti i discendenti di Adamo e, a loro volta, i nostri figli saranno esseri umani come noi. La natura umana resta sempre la stessa in tutti.
Notiamo pure che tra padre e figlio vi possono essere differenze di quantità. Il figlio, per esempio, può superare il padre in quanto a intelligenza, forza fisica, capacità artistiche ecc. Ma la natura resta sempre la stessa.
Tuttavia nel padre e nel figlio vi è qualcosa che distingue l'uno dall'altro come persone e consiste nel fatto che il padre agisce da padre e il figlio da figlio: il padre è colui che dà o comunica qualcosa di sé, ossia la natura umana, mentre il figlio è colui che riceve appunto la natura umana. Questa proprietà specifica dell'essere padre e dell'essere figlio costituisce la loro diversa personalità.
Ma ciò che il padre dà o comunica e che il figlio riceve è identico nell'uno e nell'altro. Il padre non crea il fìglio, ma gli comunica la vita umana che egli stesso ha ricevuto dai suoi genitori. Tutti gli uomini hanno avuto la natura umana da Adamo ed Eva. “Dio creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra” (Atti 17, 26).
 
2. - In modo analogo in Dio. I termini usati da Gesù per farci conoscere chi è Dio, la sua ricchezza interiore, la sua ricca personalità, meglio di come avevano fatto Mosé e i profeti e gli autori ispirati dell'Antico Testamento, ci obbligano a pensare che nell'unico Dio, nell'unica natura o sostanza divina, vi è una Personalità che corrisponde all'essere padre: Dio è colui che ama e che comunica la sua stessa natura. Dio Padre.
Il termine Padre chiama necessariamente quello di Figlio. Nell'unica. natura divina, ossia nell'unico Dio, vi è pure una Personalità che corrisponde all'essere figlio. Dio Figlio è perfettamente uguale al Padre ed agisce in perfetta armonia col Padre, di cui è come il prolungamento naturale. Gesù poteva dire: “Tutto quello che il Padre possiede è mio” (Giovanni 16, 15) e “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Giovanni 17, 10)”. La stessa perfetta uguaglianza di natura e di volontà Gesù esprimeva con le parole: “In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa (... ). Tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5, 19-23).
Tuttavia il Padre non è il Figlio, benché comunichi al Figlio di essere sostanzialmente quello che Lui - il Padre - è. E neppure il Figlio è il Padre benché abbia ricevuto da Lui la stessa natura dìvina. Il Padre agisce da Padre e il Figlio da Figlio in perfetta armonia di volontà anche se la volontà del Padre possa essere chiamata un comando rispetto al Figlio (Giovanni 8,27-29).
Dunque in Dio, nell'unico Dio, Padre e Figlio sono due Persone distinte aventi la stessa natura e la stessa volontà.
 
3. - Che cosa dire dello Spirito Santo ossia del. la sua personalità? Qui il vocabolario non ci aiuta molto perché spirito non indica necessariamente una persona come diremo in seguito (cf. pp. 25-43). Tuttavia spirito può indicare anche una persona e questo è appunto il caso di Matteo 28,19 dove Spirito equivale a Persona Divina come il Padre e il Figlio. Perché?
a) Anzitutto la frase di Matteo 28, 19 è una enumerazìone che dipende grammaticalmente da un'unica formula: nel nome di. Ora lo Spirito Santo si trova nella stessa enumerazione dove si trovano il Padre e il Figlio, dipende cioè dalla stessa formula. Dunque deve dirsi Persona come il Padre e come il Figlio.
b) Alla stessa conclusione si arriva se si considera che la formula nel nome di, per il suo stesso significato, deve precedere persone, non realtà impersonali.
Infatti “battezzare nel nome di” significa “consacrare a” oppure “mettere al servizio di”. Il battezzato si consacra o/e si mette al servizio del Padre e del Figlio che sono Persone. Poiché il battesimo è amministrato “anche nel nome dello Spirito Santo”, ne segue che il battezzato si consacra o/e si mette al servizio anche dello Spirito Santo, che come il Padre e il Figlio deve dirsi una Persona Divina.
 
 
B - Un solo Dio.
Dall'analisi oggettiva e fedele delle parole di Gesù in Matteo 28,19 risulta anche la perfetta uguaglianza delle tre Persone Divine, ossia l'unità divina: un solo Dio. Facciamo due considerazioni.
 
La prima. Il battesimo istituito da Gesù, a differenza di quello ricevuto da Gesù, comporta la remissione dei peccati (cf. Atti 2,38; Efesini 5,26; Tito 3, 5) . Ora solo Dio può rimettere i peccati (cf. Luca 5, 21). Se il battesimo è amministrato nel nome delle Tre Persone, ne segue logicamente che tutte e Tre le Persone hanno la stessa autorità, la stessa capacità di santificare, ossia la stessa natura o sostanza divina. Sono un solo Dio.
 
La seconda. Battezzare vuol dire “consacrare a”, “mettere al servizio di”, come già abbiamo detto. Il 'battezzato si consacra e si mette al servizio del Figlio e dello Spirito Santo nella stessa misura e in virtù della stessa potenza divina (nel nome di ... ), che lo consacra e lo mette al servizio del Padre. Se l'essere divino, ossia la natura o sostanza divina appartiene al Padre, e non vi è dubbio che sia così, deve necessariamente appartenere anche al Figlio e allo Spirito Santo.
Ha scritto il biblista già citato John McKenzie:
“Il Figlio appartiene al livello divino dell'essere; né sorge alcun problema sull'appartenenza dello Spirito al livello divino dell'essere .
La testimonianza di san Paolo
Come si sa, le Lettere di san Paolo sono la più ,antica documentazione scritta che noi possediamo degli insegnamenti di Gesù e degli Apostoli. Paolo non senti la voce del Maestro; ma dopo la sua conversione fu debitamente istruito sul contenuto del Vangelo (cf. Atti 9, 10-30; 1 Corinzi 15, 3) e per essere sicuro della sua dottrina volle consultare ]Pietro, il primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2; Galati 1, 18-19). Più tardi ebbe di nuovo la stessa assicurazione, ancora a Gerusalemme, da parte di Giacorno, Pietro e Giovanni, ritenuti le colonne, per non trovarsi nel rischio di correre o di aver corso invano (cf. Galati 2,1-9).
Le Lettere di san Paolo ci riportano dunque alla fede delle prime comunità cristiane, a pochi anni dall'Ascensione del Signore. In queste antichissime testimonianze la professione nell'Unità e ,trinità di Dio trova larghissimo spazio. “In Paolo sembra che si trovino non meno di una trentina di testi che riuniscono i Tre, distinti da qualsiasi creatura, e messi nell'unica categoria dell'essere divino”.
Dei tanti testi trinitari paolini noi sottoporremo a breve analisi solo due, a motivo dello spazio a nostra disposizione. Il lettore potrà leggere e studiare da sé tanti altri, nei quali è contenuta la dottrina rivelata da Gesù su Dio Uno e Trino.
 
I. - La Trinità nella vita della Chiesa (1 Cor. 12,4-5)
a) A meno di vent'anni dalla prima Pentecoste cristiana san Paolo era arrivato a Corinto, nella parte meridionale della Grecia, e vi aveva fondato una chiesa o comunità cristiana (cf. Atti 17,1-8). Poi si era allontanato per predicare altrove il Vangelo. Trovandosi ad Efeso, nell'odierna Turchia, gli giunsero voci di disordini nella comunità di Corinto. L'Apostolo interviene con uno scritto giunto a noi come la Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi.
Vi sono trattate diverse questioni, tra le quali quella riguardante la cooperazione armonica dei fedeli, dei vari membri della comunità, per il buon andamento della vita cristiana. In questa sezione s'inserisce l'insegnamento di Paolo sulla Trinità. Scrive l'apostolo:
“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Corinzi 12,4-5).
 
b) Che cosa insegna l'apostolo?
La vita cristiana - egli dice - è tutta potenziata dall'assistenza divina. Tutto proviene da Dio. Ma in questa assistenza dall'alto sono in opera le Tre Persone divine. In che modo?
I doni (carismi), di cui godono i cristiani, sono distribuiti dallo Spirito, che ne è la fonte immediata. Il Signore (il Figlio) presiede all'esercizio di questi doni, che perciò sono detti servizi (ministeri). Egli governa. Ma è mediante questi stessi doni-servizi che si attua l'opera del Padre (Dio), che ne è la fonte primaria. In altre parole, il piano di salvezza concepito dal Padre si realizza mediante il Figlio e lo Spirito Santo. In questo senso Paolo può dire che Dio (Padre) “opera tutto in tutti”.
c) Commentando questo testo paolino.  La Bibbia di Gerusalemme fa notare la presentazione tri- nitaria del pensiero. Infatti, come nella finale del vangelo di Matteo (28,19), si trova qui il duplice elemento trinitario: Tre Persone e un Solo Dio, che opera per la salvezza dell'uomo:
Tre Persone: Come in Matteo 28,19 anche qui abbiamo una enumerazione, nella quale accanto al Padre e al Figlio è collocato lo Spirito Santo. E a Lui, come al Padre e al Figlio, è attribuita un'attività specifica, propria, intelligente, vale a dire la distribuzione dei doni per il bene comune: “Ma tutte queste cose è l'unico e medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1 Corinzi 2, 11).
 
Un solo Dio: Alle Tre Persone appartiene l'opera di salvezza, anche se sotto forma diversa. E poiché la salvezza dell'uomo proviene solo da Dio, è scontato che le Tre Persone hanno la stessa natura e potenza divina. E' sempre l'uníco Dio che salva, mettendo in opera la sua triplice personalità.
 
2. - Il saluto dei primi cristiani (2 Corinzi 13, 13)
a) Ai cristiani di Corinto la fede trinitaria era dunque nota. Essi credevano in Dio Uno e Trino. infatti, la formula trinitaria costituiva il saluto ordinario dei primi cristiani. E' ancora Paolo a testimoniarlo, quando chiude con questo saluto la sua Seconda Lettera ai Corinzi. Scrive l'apostolo: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi” (2 Corinzi 13,13) 19.
b) Ed ecco la spiegazione:
Grazia (greco charis) è il favore o azione salvifica gratuita di Dio mediante Gesù Cristo. E' un dono divino. E' detta del Signore Gesù Cristo per- ché data da Dio (dal Padre) mediante il Figlio.
Amore (greco agàpe) è la stessa azion6 salvifica divina considerata nel Padre (Dio) come nella sua fonte primaria. E' un dono divino che parte da Dio (Padre) per ricondurre l'uomo a Dio come alla sua sorgente.
Comunione (greco koínonìa) è la forza o vincolo soprannaturale che unisce i credenti a Cristo e conseguentemente tra loro. E' un dono divino attribuito allo Spirito Santo perché conferito da Lui.
 
I doni divini della salvezza (grazia, amore, comunione) o piuttosto il dono divino della salvezza nei vari momenti della sua attuazione è attribuito senza sostanziale differenza al Signore Gesù, a Dio (= al Padre) e allo Spirito Santo. Tutti e Tre devono essere perciò collocati allo stesso livello divino: sono un Unico Dio.
Abbiamo anche qui una enumerazione, dove accanto al Signore Gesù e al Padre è collocato le Spirito Santo, al quale è attribuita la sua parte specifica nell'opera di salvezza dell'uomo. Se il Padre e il Figlio sono Persone, anche lo Spirito Sante deve dirsi una Persona uguale e distinta.
Un solo Dio in Tre Persone.
c) In quanto all'origine di questo  saluto trinitario un commentatore moderno della Bibbia ho osservato:
“Questa formula, la più chiaramente trinitaria di tutto il Nuovo Testamento, è forse di origine liturgica”.
Questo vuol dire che la professione di fede trinitaria formava il saluto abituale dei primi cristiani quando si radunavano per istruirsi e pregare insieme e celebrare la Santa Cena (cf. Atti 20,7; 1 Corinzi 11,20 ecc.).
E' perciò assurdo ed offensivo agli scrittori ispirati, e in modo particolare a san Paolo, affermare che la dottrina trinitaria sia di origine pagana come van dicendo i tdG. Se così fosse, i primi discepoli di Cristo e soprattutto san Paolo avrebbero incorporato credenze pagane nell'insegnamento ricevuto dal loro Maestro. Al contrario, proprio san Paolo lotta energicamente contro ogni eventuale residuo o traccia di paganesimo nella vita dei fedeli di Corinto: “Fuggite l'idolatria!” (1 Corinzi 10, 14; cf . 2 Corinzi 6, 12-16; 1 Giovanni 5, 2 1).
La fede del primo Papa
Anche san Pietro usa il saluto trinitario quando scrive ai fedeli. Egli comincia la sua Prima Lettera nel modo seguente:
“Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazìa, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedienza a Gesù Cristo” (1 Pietro 1, 1-2).
a) La struttura di questo saluto è specificamente trinitaria l'iniziativa della salvezza viene dal Padre, che realizza il suo disegno mediante lo Spirito Santo, il quale conduce gli uomini all'obbedienza di Gesù Cristo, ossia sotto la signoria del Figlio.
Come in san Paolo (cf. 1 Corinzi 12, 1-4; 2 Corinzi 13, 13), Padre, Figlio e Spirito Santo vanno collocati a livello dell'essere divino - sono un solo Dio - perché sono autori diretti della nostra salvezza, che è opera divina. E come san Paolo anche lo Spirito Santo è una Persona divina perché associato formalmente al Padre e al Figlio, che sono Persone divine.
 
b) Pure degno di nota è il fatto che san Pietro indirizza la sua Lettera a tutti i cristiani sparsi nel mondo greco-romano. Col suo saluto trinitario il primo Papa ci assicura che i primi cristiani - in Oriente come in Occidente - credevano in Dio Uno e Trino. Professavano tutti una sola fede (cf. Efesini 4, 5): la fede biblica nella triplice personalità dell'Unico Dio.
LO SPIRITO SANTO
Osservazioni preliminari
1 - Nella Bibbia, sia Antico che Nuovo Testamento, la parola spirito ricorre centinaia di volta e con diversi significati. I migliori dizionari biblici hanno bisogno di decine e decine di pagine e della penna di non pochi specialisti in materia per spiegare adeguatamente i molteplici significati di spirito. Questa semplice osservazione, che nessuno può negare, mostra quanto sia errato e settario i comportamento dei tdG, che credono di sapere di dire tutto sullo spirito con pochi testi biblici citati senza ordine, fuori del loro contesto, e senza approfondimento.
Errore assai più grave dei geovisti è quello di non precisare i vari significati che la parola spirito può  avere di fatto ha nei diversi libri della Bibbia, e peggio ancora fermarsi a qualche significato, trascurando volutamente gli altri allo scopo di inoculare l'errore negli ignoranti.
2. - Soprattutto non bisogna dimenticare che la Rivelazione divina è stata fatta progressivamente lungo un arco di tempo che copre decine di secoli. I profeti dell'Antico Testamento sapevano assai meno intorno a Dio e al suo proposito di salvezza di quanto ne hanno saputo gli Apostoli di Gesù Cristo alla scuola del loro Maestro (cf. Ebrei 1, 1-2; Giovanni 1, 17-18).
Questo non vuol dire che Dio cambia in se stesso come sofisticano i tdG, spiegando erroneamente alcune parole del libro di Malachìa (3,6). Cambia solo la conoscenza che noi abbiamo di Lui, a misura che Egli ci fa conoscere la sua ricchezza interiore e il disegno della sua volontà salvifica.
In modo particolare, Gesù ci ha fatto conoscere la Personalità dello Spirito Santo e la sua divinità, come sarà evidenziato abbondantemente nelle pagine che seguono.
 
I. - Lo Spirito nell'Antico Testamento
Vari significati di spirito
Nell'Antico Testamento, scritto quasi tutto in lingua ebraica, la parola più comunemente usata per indicare “spirito” è ruach, che può avere diversi significati secondo il contesto.
a) Il significato fondamentale della ruach è quello di vento o aria in movimento. Per l'uomo dell'Antico Testamento il vento appariva come una forza attiva invisibile. il vento infatti agisce come una potenza invisibile, spesso anche disastrosa.
b) Un'analoga realtà invisibile e attiva appariva anche nell'uomo e nelle bestie. Anche tale forza era detta ruach (in latino spiritus, in italiano alito). il respiro o alito dell'uomo e degli animali indicava la forza vitale, ossia la sorgente recondita della vita e di tutte le attività umane. Quando veniva a mancare il respiro, l'uomo e l'animale cessavano di vivere (cf. Qoèlet 3,21; Salmo 104,29-30).
Da ciò tuttavia non seguiva che per l'ebreo dell'Antico Testamento lo spirito o forza vitale (la ruach) indicasse la stessa cosa sia nell'uomo che nella bestia.               Egli sapeva bene che lo spirito dello uomo ( neshamah =ruach) era stato comunicato direttamente da Dio alla polvere plasmata in forma umana       (cf. Genesi 2,7), mentre quello delle bestie era stato effetto d'una creazione generica (cf. Genesi 1, 24-25). Anche l'autore dell'Ecclesiaste (Qoèìet) poneva una differenza tra lo spirito dell'uomo e quello delle bestie quando si chiedeva: “Chi sa se il soffio vitale (= spirito) dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?” (Qoèlet 3,21; cf. 12,7).
 
c) Di questa stessa parola ruach si sono serviti gli autori sacri dell'Antico Testamento per indicare la potenza invisibile di Jahvè. La Ruach o Spirito divino non è concepito distinto da Jahvè. E' Dio- Spirito che agisce.
Alla Ruach o Spirito o Potenza invisibile di Jahvè è attribuita la vita dell'uomo: quando Jahvè soffiò sul volto dell'uomo il fiato o alito della vita (neshamah = ruach), l'uomo divenne un essere vivente (cf . Genesi 2, 7; Giobbe 27, 3; Isaia 42, 5 ecc.).
Sotto l'influsso della Ruach di Jahvè i profeti fanno conoscere la mente e la volontà di Dio, sono cioè ispirati (cf. 2 Re 2,9; Osca 9,7 ecc.), Anche la trasformazione morale dell'uomo, l'impegno d'un comportamento migliore, è opera della Ruach divina (cf. Isaia 4,4; Géremia 2, 38-40; Ezechiele 36,25-27). In alcuni uomini la Ruach di Jahve agisce in modo da far compiere azioni straordinarie. Tale è il caso di Sansone (cf. Giudici, cap. 4).
La personalità della Ruach divina
a) In tutti questi casi e in altri ancora la Ruach divina non appare come una persona, ossia come Qualcuno che vuole ed agisce distinto da Jahvè. E' lo Spirito di Dio che dà la vita, ispira, guida a una condotta migliore, dà la forza a Sansone ecc.
Ciò comunque non vuol dire che la Ruach o Spirito divino non avesse fin d'allora la sua Personalità.
b) Infatti, in alcuni testi biblici dell'Antico Testamento la Ruach divina è descritta come distinta da Jahvè e operante fuori di Lui. E' come il respiro o alito che esce dalla bocca ed agisce allo esterno. In questo senso è detto che la Ruach divina è inviata (cf. Isaia 48,16), che è data (Isaia 63, 1 1) e simili.
Vi è di più. Qualche volta la    'Ruach di Dio si comporta come un maestro o come una guida che indica la via da seguire (cf. Salmo 143, 10; 27, 1 1; Nehemia 9, 20; Zaccarla 7, 12; Isaia 59, 2 1). E' lecito scorgere in questi testi qualche indizio della futura rivelazione divina sulla personalità dello Spirito Santo. Ma sono solo indizi e nulla più.
c) Aggiungiamo che alcuni studiosi hanno voluto trovare, un indizio della dottrina  trinitaria e quindi della Personalità dello Spirito Santo, nella forma verbale al plurale, con cui la Bibbia racconta la creazione dell'uomo: “Facciamo l'uomo a nostra immagine” (Genesi 1, 26). Ma questa è stata una opinione privata di qualche studioso, non condivisa dalla maggior parte dei biblisti, e tanto meno fatta propria dalla Chiesa per dimostrare la dottrina biblica della SS. Trinità.
La Chiesa Cattolica fa sua l'affermazione secondo cui “non si può provare in alcun testo dello Antico Testamento che lo Spirito di Jahvè sia una persona realmente distinta da Jahvè. Nell'Antico Testamento abbiamo solo qualche indizio circa la dottrina della SS. Trinità .
d) Notiamo pure come la spiegazione geovista delle parole: “Facciamo l'uomo” ecc. deve dirsi sbagliata. A loro avviso, il plurale facciamo indicherebbe che Geova Dio dicesse o piuttosto ordinasse al Figlio (Gesù Cristo) di creare l’uomo, come un superiore comanda a un inferiore. Si tratta d'un errore. Infatti, nel libro dei Proverbi 8, 30 la Sapienza creatrice appare come l'architetto della creazione, e non già come qualcuno che esegue gli ordini di uno a lui superiore.
 
2. - Lo, Spirito Santo nel Nuovo Testamento
Migliore conoscenza di Dio
a) Con la venuta del Figlio proprio di Dio (cf. Romani 8,39)  dell'Unigenito Dio (cf. Giovanni 1, 18), l'uomo è stato introdotto in una più profonda conoscenza di Dio: della sua ricca personalità, della sua opera di salvezza a beneficio dell'uomo. Questo appunto vuole dire l'evangelista Giovanni quando afferma:          “Dalla sua (= di Crìsto) pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosé, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito (o Dio Unigenito), che è nel seno del Padre, lui l'ha rivelato” (Giovanni 1, 16-18).
 
b) Questo pure voleva dire Gesù con le parole dette nel discorso di addio: “Ho fatto conoscere il tuo Nome” (Giovanni 17. 6 e 27). Far conoscere il Nome di Dio non vuol dire far sapere che Dio si chiama Geova come spiegano erroneamente i tdG. I Giudei, a cui Cristo aveva annunziato il Vangelo del Regno, sapevano assai bene che il Nome di Dio era Jahvè (non Geova). Cristo avrebbe fatto una meschina figura se si fosse presentato ai suoi correligionari con la pretesa di far conoscere una cosa che già sapevano.
Far conoscere il Nome vuol dire far conoscere o rilevare l'intima natura, la ricchezza interiore di Dio. Gesù ci ha fatto conoscere meglio di come avevano fatto Mosé e i profeti Chi è Dio in se stesso e nei rapporti con l'uomo.
Alla conoscenza più completa di Dio data dal Figlio appartiene la certezza che lo Spirito Santo è una Persona Divina come il Padre e come il Figlio.
Significati di spirito nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento, scritto tutto in lingua greca, lo spirito è indicato con la parola pneuma, che come il suo corrispondente ebraico ruach può avere diversi significati. Ne indichiamo solo tre:
 
I. - Pneuma, come l'ebraico ruach, significa fondamentalmente vento o aria in movimento. Così in Giovanni 3, 8 Gesù dice a Nicodemo: “Il vento (pneuma) spira dove vuole”. Si tratta d'una forza invisibile e incontrollabile, senza discernimento e volontà. Una forza impersonale.
 
2. - In secondo luogo pneunia è usato nel Nuovo Testamento per indicare lo spirito umano: quella forza o realtà invisibile che dà all'uomo la vita (cf. Genesi 2, 7) e con la vita la capacità di pensare e di volere. In virtù dello spirito l'uomo è una persona, ossia una creatura intelligente e volitiva. Senza lo spirito (pneuma) l'uomo non può né vivere né pensare né volere. In san Luca è detto che Gesù comandò alla fanciulla morta: “Fanciulla, alzati. E il suo spirito (pneuma) ritornò in lei” (Luca 8,54-55). Il martire Stefano, prima di morire, esclamò: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito (pneuma)” (Atti 7, 59). Egli imitava il suo Maestro Gesù, l'uomo-Dio, che concludendo la sua vita terrena aveva detto: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito (pneuma)” (Luca 23,44). Certamente né il martire Stefano consegnava a Gesù l'ultima boccata di ossigeno né l'uomo Gesù, morendo, affidava al Padre un pugno d'aria o di vento. Nell'uno e nell'altro caso spirito (pneuma) vuol dire la componente immateriale e immortale dell'uomo. Perciò l'autore della Lettera agli Ebrei può parlare di “Spiriti (pneumata) dei giusti portati alla perfezione” (12,23).
 
3. - A noi comunque interessa soprattutto esaminare il significato di spirito (pneuma) con rife- rimento a Dio.
Dio è spirito in tutta la sua essenza, in tutta la sua dimensione (Giovanni 4,24). In nessuna parte della Bibbia è detto che Dio ha un corpo spirituale come falsamente insegnano i tdG . Quando Gesù dice alla Samaritana: “Dio è Spirito” (Giovanni 4,24) vuol solo dire che il Dio della Bibbia non è legato a un luogo, al monte Garizim o a Gerusalemme e neppure a una parte determinata dei cieli. Gesù qui non parla delle Persone divine.
Lo Spirito Santo come Persona
Tuttavia in un numero considerevole di testi del Nuovo Testamento lo Spirito di Dio si manifesta con una sua personalità tutta propria, distinta da quella del Padre e del Figlio. La Bibbia dà ampia testimonianza della Personalità dello Spirito Santo come appare dalla breve analisi che ora faremo, cominciando da san Paolo.
 
I. - San Paolo
a) Scrivendo ai fedeli di Corinto san Paolo ricorda loro che lo Spirito Santo abita nel cristiano, nel composto umano di chi crede, come in un tempio:
“0 non sapete che il vostro corpo è tempio (naòs) dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio e che non appartenete a voi stessi?” (1 Corinzi 6,19).
E poco prima aveva detto:
“Non sapete che siete tempio (naòs) di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Corinzi 3,16).
Fate attenzione ai termini o parole usate da san Paolo. Egli parla di tempio (in greco naòs), che signìflca dimora o abitazione divina. Gli antichi ebrei credevano che Dio fosse presente in modo particolare, avesse cioè la sua dimora, nel tempio (naòs) di Gerusalemme (cf. 1 Re 8,14-29). Dire dunque che lo Spirito Santo o Spirito di Dio abita nel cristiano come in un tempio equivale ad affermare non solo la sua divinità, ma anche la sua Personalità. La dimora o abitazione accoglie delle persone, non una forza attiva impersonale. San Paolo afferma chiaramente che lo Spirito Santo è una Persona Divina.
 
b) Altrove l'apostolo ci fa come sentire la voce dello Spirito Santo, che abita nel cristiano: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà Padre!” (Galati 4,6). Colui che ci fa invocare Dio come Padre, che è per noi come un suggeritore, non può essere una vaga forza impersonale, ma Qualcuno che sa e ama, cioè una Persona. E' la Guida dei figli di Dio (cf. Romani 8,14).
 
c) Ma se il cristiano non segue i suggerimenti dello Spirito Santo che è in lui, lo Spirito si rattrista. Scrive ancora l'apostolo: “E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Efesini 4, 30). Il rattristarsi è una caratteristica propria della persona, non di una forza attiva impersonale.
 
2. - San Giovanni
Nel vangelo di Giovanni, in un modo più accentuato e con maggior ricchezza di contenuto, lo Spirito Santo si rivela come Persona al pari del Padre e del Figlio, ma distinta dall'Uno e dall'Altro.
 
a) Ricordiamo anzitutto le parole di Gesù che nel discorso di addio prima della sua passione e morte promette agli Apostoli e alla sua comunità un altro Paraclito:
“lo pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, che rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità ...” (Giovanni 14,16-17).
Poco dopo, nello stesso discorso di addio, Gesù precisa che sarà egli stesso a mandarlo:
“Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza (Giovanni 15,26; cf. anche Giovanni 16, 5-15).
E' fuor di dubbio che Gesù parla qui dello Spirito Santo come di una Persona, non di una forza attiva impersonale. Infatti, Paraclito vuol dire Consolatore, Avvocato, Difensore, Soccorritore, ossia Qualcuno, che con intelligenza ed amore consola, difende, soccorre ecc. Solo una Persona può far questo. Sono tutte attività specifiche della Persona. Lo Spirito Santo deve dirsi una Persona.
A conferma ricordiamo che lo stesso Giovanni dà anche a Gesù il titolo o qualifica di Paraclito:
 “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Avvocato (Paraclito) presso il Padre. Gesù Cristo il Giusto” (i Giovanni 2, 1). Ora Gesù, il Figlio proprio di Dio (cf. Romani 8,32), è certamente una Persona Divina. Dunque anche l'altro Paraclito (cf. Giovanni 14,16), cioè lo Spirito Santo, deve dirsi una Persona Divina.
b) Gesù non ci ha lasciati orfani (cf. 14,18). Durante il tempo dell'attesa, vale a dire tra la sua Ascensione e la sua seconda venuta nell'ultimo giorno, ci ha assicurato la presenza e l'assistenza di un altro Consolatore, “lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà con voi” (Giovanni 14, 16-17).
Queste parole di Gesù ricordano la promessa da Lui fatta ai discepoli precedentemente:
“Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come  discolparvi e che cosa dire perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Luca 12,11-12; cf. Matteo 10, 17-20).
c) L'altro Paraclito, ossia lo Spirito Santo, farà da guida ai discepoli, affinché, attraverso il tempo dell'attesa e della crescita, possano approfondire la ricchezza degli insegnamenti del Maestro, senza nulla cambiare:
“Quando verrà, vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Giovanni 16,8-13).
Solo una Persona parla e dice. Una forza attiva non intelligente emette suoni inarticolati e senza senso.
d) E' degno di nota infine un fatto molto significativo. Benché la parola greca pneuma sia di genere neutro, Giovanni usa il pronome maschile (greco ekeinos) sempre che si riferisce allo Spirito Santo: “Egli (ekeinos) vi insegnerà ogni cosa” (Giovanni 14,26); “Egli (ekeinos) mi darà testimonianza” (Giovanni 15, 26); Egli (ekeinos) confon- derà il mondo quanto a peccato” (Giovanni 16,8); Egli (ekeinos) mi glorificherà” (Giovanni 16,14). Grammaticalmente il pronome maschile indica una persona, non una realtà impersonale. E' chiaro dunque che nel pensiero dì Giovanni lo Spirito Santo è una Persona.
 
3. - Atti degli Apostoli
Il libro degli Atti degli Apostoli è noto come lo scritto del Nuovo Testamento, in cui l'autore sacro (san Luca) ha messo in particolare evidenza l'attività della Persona dello Spirito Santo nella Chiesa primitiva. Egli guida la comunità dei primi discepoli di Gesù, soprattutto san Pietro e san Paolo, nelle scelte da fare per la diffusione, l'organizzazione e il governo della Chiesa. Ricordiamo alcuni momenti di questa storia umano-divina.
 
a) La promessa. Prima di sottrarsi alla vista dei discepoli il giorno della Ascensione Gesù aveva detto:
“Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza (dynamis) dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1, 7-8).
Gesù precisa: “Avrete forza (dynamis) dallo Spirito Santo che verrà su di voi”. Egli distingue chiaramente due cose: la forza che gli Apostoli riceveranno, e Colui che la porterà o donerà loro con la sua venuta: distingue il dono dal Donatore. Il dono o i doni non sono certamente una persona. Ma Colui che li dà, il Donatore, deve dirsi certamente una Persona, e poiché si tratta di doni divini, lo Spirito che li dà è una Persona Divina. La sua venuta e la sua presenza arricchirà gli Apostoli d'una capacità soprannaturale che li rende idonei testimoni di Gesù.
b) La venuta dello Spirito Santo e il conferimento dei suoi doni si verificarono il giorno di Pentecoste:
“Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di esprimersi” (Atti 2,1-4).
Spiegazione: Chiunque sappia leggere la Bibbia con retto intendimento capirà subito che i fenomeni qui descritti, come rombo o tuono, vento, fuoco, sono simboli o segni della presenza divina. Così avvenne, per citare solo un esempio, sul monte Sinai, dove Dio, tra tuoni, lampi, fuoco, diede a Mosè il Decalogo, ossia la Legge dell'Antica Alleanza (cf. Esodo 19,16-23; 20,1-21).
Un evento analogo si verificò a Gerusalemme il giorno della prima Pentecoste cristiana: Dio, Spirito Santo, si avvicina al gruppo dei primi discepoli di Gesù tra tuoni e fuoco, e comunica loro i doni necessari per diffondere in tutto il mondo la Legge della Nuova Alleanza, ossia il Vangelo del Figlio di Dio.
Altra cosa è dunque la presenza di Dio, Spirito Santo, che viene o discende, altra cosa i doni di cui egli riveste gli Apostoli di Gesù. Dio, Spirito Santo, è una Persona Divina come lo era Jahve sul monte Sinal; i doni sono una realtà impersonale, che proviene, cioè è data, dallo Spirito Santo, ed abilita i discepoli di Cristo alla promulgazione del Vangelo.
c) Dopo questo straordinario evento lo Spirito Santo rimane sempre coi discepoli di Cristo come guida, maestro, consigliere.
Al momento di prendere una grave decisione, quella di ammettere i pagani nella comunità cristiana, lo Spirito Santo parla al primo degli Apostoli: “Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse” (Atti 10, 19).  Ed  è  pure  lo  Spirito  Santo  che  sceglie  i  primi  missionari  per i pagani: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati” (Atti 13,2). Ed è ancora lo Spirito Santo a decidere assieme agli Apostoli circa la condotta da tenere coi convertiti dal paganesimo: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie” (.Atti 15, 28).
Conclusione: E ora notate. Gli scrittori ispirati si sono serviti d'una straordinaria varietà di termini per affermare una sola verità: la personalità dello Spirito Santo. Infatti, parlare, inviare, decidere, assistere, difendere, consolare, mostrare, guidare, udire, annunziare, testimoniare ecc. sono termini che indicano tutti un'attività personale, ossia di Qualcuno, che agisce in virtù d'una intelligenza e di una volontà propria. Essi hanno senso solo se si ammette che lo Spirito Santo è una Persona Divina.
 
Seconda Parte
ERRORI E VERITA'
Per capire meglio gli errori dei tdG contro la dottrina trinitaria e soprattutto perché sia più chiara la verità biblica, raggruppiamo i principali errori geovisti in tre categorie: la prima analizza quelli diretti contro la Trinità in se stessa, nel suo insieme; la seconda prende in esame alcuni contro la divinità del Figlio; la terza infine esamina quelli contro la personalità e la divinità dello Spirito Santo.
Contro la SS.ma Trinità
L'errore: La Parola Trinità non c'è nella Bibbia.
La verità:
a) La parola Trinità non c'è nella Bibbia, ma c'è certamente l'idea. Dio, mediante Gesù il Cristo, ha fatto conoscere se stesso, la sua ricchezza interiore come Padre, come Figlio e come Spirito Santo. Questo è l'essenziale. La parola Trinità (Trias) fu usata per la prima volta da san Teofilo verso la metà del secondo secoli, quasi duecento anni prima di Costantino. Usando tale parole i pensatori cristiani hanno voluto esprimere solo ciò che dice la Bibbia. La Scrittura non proibisce la formulazione di Verità rivelate o dottrine bibliche in una forma più adatta per essere meglio comprese.
b) I testimoni di Geova si servono di questa libertà senza alcuno scrupolo. Per esempio, nella Scrittura non c'è la formula “Corpo Direttivo” per indicare i governanti della Chiesa. E' un'invenzione geovista. Parimenti nella Bibbia il pane e il vino della Santa Cena non sono chiamati “simboli” come li chiamano i testimoni di Geova. E neppure la Bibbia è chiamata “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture”. E' uno strano titolo inventato dalla setta geovista. Come sempre, due pesi e due misure, ipocritamente!
 
2. - L'errore: La dottrina trinitaria fu sconosciuta ai profeti e agli apostoli cristiani.
La verità:
a)Tante verità intorno a Dio e alla sua volontà di salvezza furono sconosciute ai profeti dello Antico Testamento. Ma Gesù Cristo, il Figlio proprio e unico di Dio, che conosce il Padre (cf. Giovanni 8, 55) meglio di qualsiasi profeta (cf. Matteo 11,27), e possiede tutto ciò che possiede il Padre (cf. Giovanni 16,15; 17, 10), ci ha fatto conoscere il Nome, ossia la natura e la ricchezza interiore d Dio (cf. Giovanni 17,6).
b) Perciò è un grosso errore affermare che la dottrina trinitaria fu sconosciuta agli apostoli cristiani. L'analisi accurata del Nuovo Testamento da noi fatta precedentemente dimostra proprio il contrario. Gli Apostoli di Gesù Cristo hanno predicato Dio Uno e Trino come risulta inequivocabilmente dalle decine di testi trinitari presenti sia nei vangeli sia nelle Lettere di san Paolo. I tdG vorrebbero distruggere questa consolante verità dei vangeli e tornare alla conoscenza imperfetta di Dio dell'Antico Testamento.
 
3. - L'errore: La dottrina trinitariá è di origine pagana come dimostrano alcuni studiosi delle antiche religioni!
La verità:
a) Notate come i tdG credono ciecamente : quanto dicono scrittori profani e miscredenti. Eppure essi dicono che bisogna lasciar parlare la Bibbia e che “non sarebbe affatto saggio che i veri cristiani si rivolgessero ad altri facendo sfoggio della propria cultura”. Nel caso presente, come in tanti altri, i geovisti fanno proprio l'opposto di ciò che dicono. Si rivolgono a saggi secondo la carne (cf. 1 Corinzi 1, 26) e non lasciano parlare la Bibbia.
b) Per quanto riguarda la Trinità, può darsi che anche altre religioni antiche e moderne avessero o abbiano qualche credenza, che possa apparire ad occhio profano e superficiale una dottrina trinitaria, come per esempio la Trimurti dell'Induismo. Ma tale credenza è radicalmente diversa dalla fede trinitaria dei veri cristiani. Nel caso della Trimurti si tratta di più dèi, cioè di politeismo. Nel caso della Trinità dei veri cristiani si tratta di un perfetto e assoluto Monoteismo: “La religione cattolica ci proibisce di dire che vi siano tre dèi”.
c) Se dovessimo ragionare come i tdG, dovremmo dire che anche le loro credenze sono di origine pagana. Infatti, essi hanno in comune coi pagani antichi e moderni la credenza in un Dio guerriero, in un Salvatore, in spiriti maligni (satana) ecc. Non è, comunque, la parola o modo di esprimersi che autorizza ad affermare la identità della realtà creduta o sostanza della fede, bensì un'analisi accurata delle varie credenze fatta con competenza ed onestà.
 
4. - L'errore: Dicono i geovisti. “L'identificazione biblica di Dio è chiara e comprensibile” e vogliono dire che secondo la Bibbia Dio è uno solo, ossia Uno e non Trino. A sostegno citano 1 Corinzi 8,6: “Per noi c'è un solo Dio, il Padre”; Deuteronomio 6,4: “Jahvè è il nostro Dio, Jahvè è uno solo”; e Salmo 83,19: “E sappiano che tu solo ti chiami Jahvè, eccelso su tutta la terra”.
 
La verità:
a) La prima cosa da notare (o ricordare) è la confusione che i geovisti fanno tra Antico Testamento e Nuovo, tra fede degli Ebrei e fede dei veri cristiani o discepoli di Gesù. La verità accettata da tutti gli studiosi seri ed onesti della Bibbia è che nel Nuovo Testamento ci è data una conoscenza di Dio molto più ricca rispetto a quella contenuta nei libri dell'Antico Testamento. I tdG rifiutano questa più ricca conoscenza di Dio dataci dal Figlio e ritornano a un concetto di Dio assai più povero preferito da alcuni antichi giudei. Per questo motivo i tdG non sono cristiani.
b) Le parole del Deuteronomio 6, 4 e del Salmo 83, 19 non hanno nulla a che vedere con la dottrina trinitaria né per affermarla né per negarla. Gli autori ispirati di quel tempo insistevano su Jahvè come solo Dio in contrasto con gli dèi pagani (monoteismo contro politeismo), senza entrare in merito sulla ricchezza interiore di Jahvè. Lo Spirito Santo non aveva affidato loro questo compito. Ma il Figlio proprio di Dio, venuto dopo Mosè e il Salmista, ha fatto partecipi i suoi discepoli della ricca personalità dell'unico Dio. Egli conosceva Dio perfettamente (cf. Matteo 11, 27). Il Figlio ha fatto conoscere Dio Uno e Trino.
c) Per capire il testo di 1 Corinzi 8, 6, bisogna citarlo nel suo contesto e non isolatamente come fanno i tdG. Scrisse dunque san Paolo:
“E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra, e di fatti vi sono molti dèi, e molti signori, per noi  c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi  siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (1 Corinzi 8, 5-6).
La Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo, che sembra essere preferita dai geovisti, spiega questo testo nel modo seguente:
“La fede cristiana si oppone radicalmente al paganesimo, perché essa afferma esistere un solo Dio, principio primo e ultimo fine di tutte le cose, e un solo Signore, Gesù Cristo, per opera del quale tutto è stato creato. Dal testo risulta: 1) la distinzione tra le due persone divine del Padre e di Cristo; 2) la natura divina di entrambe, espressa dal termine Dio per il Padre e Signore per Gesù Cristo 3) la preesistenza nell'eternità, cioè prima della creazione e del tempo, del Cristo; 4) l'attività mediatrice di Cristo nella creazione” .
Il Figlio, Seconda Persona Divina
I. - L'errore:
I tdG hanno scritto: “Ma la Bibbia non dice che Gesù è un dio?, chiederà qualcuno. Sì. Ma dice che anche Satana è un dio (2 Corinti 4:4)”.
La verità:
a) Precisiamo anzitutto che mai la Bibbia dice che Gesù è “un dio”. Lo dicono i tdG, corrompendo la Bibbia. Nel vangelo dì Giovanni 1, 1 è detto: “E Dio era la Parola (o Verbo)” (testo greco), senza articolo davanti a Dio. Tutti sanno che nella frase di Giovanni (1, 1) Dio è predicato nominale. Ora ìl predicato nominale, per chi sa un po' di grammatica, non indica uno di una serie, ma la natura del soggetto, ossia che cosa è o chi è il soggetto. Nel caso di Giovanni 1, 1 il soggetto è la Parola (o Verbo), e della Parola (o Verbo) l'evangelista afferma che era Dio, ossia avente la natura divina o la divinità, non già che era “un dio”.
La Bibbia in lingua corrente (interconfessionale) traduce Giovanni 1, 1 nel modo seguente:
“Al principio c'era colui che è “la Parola”. Egli era con Dio; Egli era Dio”.
Lo stesso Giovanni, nella sua Prima Lettera (5, 20), fa la seguente professione di fede:
“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato discernimento per cui conosciamo il Vero. E noi siamo nel Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo. Questi (greco oùtos) è il vero Dio e vita eterna” (Garofalo).
Il discepolo che Gesù amava (cf. Giovanni 13, 23), che aveva veduto coi suoi occhi e palpato con le sue mani ciò che era intorno al Verbo della vita (cf. 1 Giovanni 1, 1), non dice che il Figlio sia “un dio”, ma che è il vero Dio. lo credo più alla Bibbia che a ciò che fantasticano gli astuti, e anonimi geovisti.
b) Il riferimento a satana come a “un dio” è un altro esempio di come i tdG corrompono la Bibbia. In 2 Corinzi 4, 4 san Paolo ha scritto: “Il dio di questo mondo” (testo greco), e non già “un dio”. L'articolo determinativo il (in greco ò), usato dall'autore ispirato serve a precisare che satana è unico nel suo genere: unico signore del male. Egli non è quindi “un dio”, ma il solo dio del mondo.
Stando così le cose, citare le parole dell'Apostolo e corromperle per insinuare che anche Gesù è soltanto “un dio” equivale a usare un linguaggio blasfemo. I tdG sono falsi maestri!
 
2. - L'errore:
I tdG hanno pure scritto: “Mentre degli uomini videro Gesù, il versetto 18 (del capitolo 1 di Giovanni) dice che “nessuno ha mai veduto Iddio”. Dunque il Figlio Gesù, che tanti hanno visto, non è uguale al Padre.
La verità:
a) Nel vangelo di Giovanni leggiamo: “Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse” (Giovanni 14,8-11).
Notate che Gesù non dice che il Padre opera per mezzo suo. Egli precisa e ripete che il Padre è, risiede, è in Lui come in nessun altro. Le opere meravigliose che Gesù ha fatto, sono la prova di questa identità tra Padre e Figlio.
b) A principio del suo vangelo Giovanni ha scritto:
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Giovanni 1,14).
Commenta La Bibbia di Gerusalemme: La sua gloria: la gloria era la manifestazione della presenza di Dio (Esodo 24,16). Il suo temibile splendore, che nessuno vivente poteva vedere (Esodo 33,20), un tempo era velato dalla nube, ora è velato dall'umanità del Verbo incarnato. La gloria tuttavia traspare, sia in occasione di episodi come la trasfigurazione (cf. Luca 9,32-35), sia attraverso i miracoli, “segni” dai quali risulta che Dio abita e agisce nel Cristo (2, 1 1; 11, 40). in attesa della piena manifestazione della risurrezione (17,5)”.
c) Attesta san Pietro, il primo degli Apostoli: “Non è stato perdendoci dietro miti ingegnosi che noi vi facemmo conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma in quanto spettatori della sua maestà. Egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando, dalla gloria più sublime, scese su di lui quella voce: “Questo è il Figlio mio diletto, nel quale posi le mie compiacenze”. E questa voce noi l'udimmo scendere dal cielo quand'eravamo con lui sul monte santo” (2 Pietro 1, 16-18, Garofalo).
3. - L'errore: “Se Gesù rivelò ai suoi discepoli di essere Dio in persona, vi sarebbe stata una reazione di indicibile stupore. Ma in realtà, leggendo i Vangeli, non si nota questa reazione di enorme stupore da parte dei discepoli di Gesù, e nemmeno nelle lettere del “Nuovo Testamento” c'è traccia di tale stupore”.
La verità:
La Bibbia dice proprio il contrario. Certo Gesù non disse mai “lo sono Dio”. Egli seguì una pedagogia dettata dalla sua sapienza divina per aprire la mente e il cuore degli uomini alla inaudita rivelazione della sua identità: Dio-con-noi. Conseguentemente agiva e parlava con un potere e una autorità più che umana. Il suo agire e il suo parlare provocarono una reazione di grande stupore (cf. Marco 6,1-2). Ecco alcuni esempi:
a) Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento (... ) Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?" Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu una grande bonaccia ( ... ). E furono presi da timore e dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?"” (Marco 4,37-41).
E' lecito pensare che i discepoli di Gesù, che erano certamente pii giudei e frequentavano la sinagoga dove si leggeva la Scrittura, abbiano istintivamente ricordato ciò che il salmista aveva detto di Jahvè: “Tu, o Dio, fai tacere il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti” (Salmo 65, 8).
b) “Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: "lo dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". Subito si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avvìo verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose"” (Luca 5, 24-26).
c) “Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché, parlava con autorità (... ). Tutti furono presi da paura é si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?" E si diffondeva la fama in tutta la regione” (Luca 4, 32.36-37).
d) “Poi disse a Tomrnaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo ma credente!" Rispose Tommaso e disse a Lui (testo greco): "Mio Signore e mio Dio!"” (Giovanni 20,27-28).
Sì, leggendo i vangeli come si conviene, si nota una reazione di grande stupore nella meravigliosa professione di fede del discepolo incredulo. Egli professa la divinità del suo Maestro che si manifesta nella gloria della Risurrezione. Tutti gli studiosi della Bibbia, eccetto i tdG, riconoscono nelle parole di Tommaso la firma del quarto evangelista, che all'inizio del suo vangelo aveva detto: “Noi abbiamo contemplato la sua gloria” (Giovanni 1, 14).
Lo Spirito Santo, Persona Divina
I. - L'errore:
“In quanto allo "Spirito Santo", la cosiddetta Terza Persona della Trinità, abbiamo visto che non è una persona, ma la forza attiva di Dio”.
La verità:
a) In quanto allo Spirito Santo, la Terza Persona della SS.ma Trinità, abbiamo dimostrato abbondantemente dalla Bibbia che è una Persona Divina. Infatti a Lui sono attribuite sia la santificazione dell'uomo nel battesimo come al Padre e al Figlio (cf. Matteo 28,19, supra pp. 11-23) sia la distribuzione dei doni divini come al Padre e al Figlio (cf. 1 Corinzi 12,4-11). Dunque lo Spirito Santo va collocato allo stesso livello divino col Padre e col Figlio ed è una Persona Divina come loro.
b) Inoltre dello Spirito Santo la Bibbia dice che abita nel cristiano come in un tempio (cf. 1 Corinzi 6,19; 3,16), che fa invocare Dio come Padre (cf. Galati 4, 6), che guida i figli di Dio (cf. Romani 8,14), che si rattrista (cf. Efesini 4,30), che è un altro Paraclito (cf. Giovanni 15,26; 16,7), che insegna (cf. Giovanni 14,26; Luca 12,11-12; Matteo 10, 17-20), che parla (cf. Atti 28,25), che invia, decide, assiste, difende, consola, mostra, annunzia'  dà testimonianza ecc. Tutti questi verbi indicano una attività personale, ossia di Qualcuno che agisce in virtù d'una intelligenza e volontà propria, quindi di una Persona. La Bibbia insegna inequivocabilmente che lo Spirito Santo è una Persona divina.
 
2. - L'errore:
“Giovanni il Battezzatore disse che Gesù avrebbe battezzato con spirito santo come Giovanni battezzava con acqua. Perciò come l'acqua non è una persona, così lo Spirito Santo non è una persona” (Matteo 3:11).
 
La verità:
a) Giovanni Battista disse che il battesimo che Gesù avrebbe istituito sarebbe stato diverso da quel- lo che lui amministrava nel fiume Giordano. Precisò che Gesù avrebbe battezzato “in Spirito Santo e fuoco”, mentre egli battezzava solo con acqua (Matteo 3, I 1).  In Giovanni 3, 5  Gesù  preferisce  parlare  di       “acqua e Spirito”. Questo dice la Bibbia.
b) Dunque nel battesimo istituito da Gesù vi sono due elementi o componenti ben distinte: 1) il fuoco o acqua e 2) lo Spirito Santo. Il fuoco e l'acqua sono realtà impersonali, ma lo Spirito Santo, che santifica il battezzato mediante l'acqua o il fuoco, è una Persona distinta radicalmente dal- l'acqua.
 
3. - L'errore:
“Ciò che aveva predetto Giovanni si adempì quando, dopo la morte e risurrezione di Gesù, fu versato lo spirito santo sui suoi seguaci riuniti a Gerusalemme”.
 
La verità:
a) La Bibbia non dice che “fu versato spirito santo” come se fosse un liquido. Gesù e gli scrittori ispirati parlano sempre di Spirito Santo che viene (Atti 1, 8; 10, 44), che è mandato (Luca 24,49, che abita come in un tempio (1 Corinzi 6,19). Tutti questi verbi non fanno pensare neppure lontanamente all'atto del versare come se fosse acqua. Essi denotano l'attività d'una persona.
Se qualche espressione biblica dovesse apparire piuttosto oscura, un appropriata lettura del Libro Sacro impone di spiegarla nel senso giusto alla luce della chiara dottrina sulla personalità dello Spirito Santo, che la Bibbia insegna in modo inequivocabile. Così, per esempio, la frase “Spirito Santo effuso” vuol dire che la presenza della Persona dello Spirito Santo pervade il credente della sua forza (dynamis), che è un dono, ossia una realtà creata impersonale, da distinguere sempre dal Donatore, che è la Terza Persona Divina.
 
b) Narrando la discesa dello Spirito Santo sui primi seguaci di Gesù (cf. Atti 2p 1-4) la Bibbia dice che “apparvero lingue come di fuoco” e che essi, cioè i primi seguaci di Gesù, “cominciarono a parlare come lo Spirito dava loro il potere di esprimersì”. Dunque l'autore ispirato distingue bene due cose: 1) il potere o capacità di parlare varie lingue e 2) lo Spirito che dà questo potere: vi è Uno che dona e una cosa donata, ossia lo Spirito Santo e la capacità di parlare varie lingue o dono delle lingue.
Questo corrisponde esattamente alla promessa fatta da Gesù ai suoi primi seguaci il giorno della Ascensione: “Avrete forza dallo Spirito Santo” (At- ti 1, 8), distinguendo nettamente tra Spirito Santo e forza o dono (cf. anche Atti 10,44-48).
 
4.- L’errore:
La Bibbia dice, “Furono tutti pieni di spirito santo” (Atti 2- 4). furono pieni di una persona> No. Furono pieni della forza attiva di Dio”.
La verità:
a) La Bibbia dice, come già abbiamo spiegato, che “cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi”, in virtù della forza infusa in essi dallo Spirito Santo (Atti 1, 8). Essere pieni di Spirito Santo vuol dire essere, pieni della forza o virtù o doni dati dallo Spirito Santo. La sua presenza e la sua abitazione in essi dava loro questa pienezza.
b) La cosa si può capire con dei paragoni. Noi possiamo dire che un padre di famiglia riempie della sua persona moglie e figli, anche se numerosi, solo con la sua presenza. Egli è e rimane una persona distinta dalla moglie e dai figli. Ma la sua presenza infonde in essi molte cose della sua ricchezza interiore come amore, fiducia, gioia, volontà di agire ecc. Al contrario, la sua assenza priva moglie e figli di tutte queste cose, li priva di lui.
Pensate, per esempio, a un leader o politico o religioso o in qualsiasi altro settore delle attività umane. Egli può riempire di sé milioni e miliardi di persone, ossia infondere in esse, con la sua presenza, con la sua parola, coi suoi esempi, gioia, fede, coraggio, volontà di agire, di parlare. Un esempio meraviglioso l'abbiamo al nostri giorni nell'opera instancabile di Papa Giovanni Paolo II, che con la sua presenza riempie di sé, ossia del suo amore a Cristo e alla umanità, amore per la pace, per la giustizia sociale contro ogni discriminazione, centinaia di milioni di persone di ogni credo religioso e politico.
c) Tutti capiscono queste cose eccetto i tdG. Infatti, hanno scritto: “Come può lo spirito santo essere una persona se circa 120 discepoli ne furono contemporaneamente pieni?” ". La cosa è possibile, possibilissima, se distinguiamo, come fa la Bibbia, tra Spirito Santo, Persona Divina, e i doni da Lui elargiti: questi possono riempire non solo 120 persone, ma miliardi, se sono docili alla voce dello Spirito.
 
5 - L'errore:
“Un fattore determinante dovrebbero essere i frutti di questa dottrina trinitaria. Quando fu accusato dai giudei di 'avere un demonio', Gesù replicò: "lo non ho un demonio, ma onoro il Padre mio" (Giovanni 8,49). Ma che dire della dottrina della Trinità? Vi ha fatti avvicinare di più all'Iddio della Bibbia? Ha onorato Dio avvicinando di più le persone a Lui? Cosa mostrano i fatti?”.
La verità:
a) La nostra epoca è caratterizzata da un movimento mondiale detto “rinnovamento nello Spirito” (cf . Tito 3, 5). Sono milioni di persone di ambo i sessi e di ogni età che in ogni parte del mondo ascoltano la voce dello Spirito e hanno iniziata una vita nuova tutta intonata alla preghiera, allo studio della Bibbia, all'amore universale. Il loro esempio avvicina a Dio moltissime persone. In effetti, il numero di quanti si impegnano a rinnovarsi nello Spirito va sempre aumentando e supera di molto i seguaci de La Torre di Guardia, anche se sorti solo da pochi decenni. Questo mostrano i fatti, che certamente amareggiano i diri- genti della setta geovista, i quali hanno parole di amara ironia contro coloro che nelle chiese della cristianità si rinnovano nello Spirito e rifiutano la propaganda geovista.
Così facendo, tanti milioni di ferventi cristiani rinnovati nello Spirito onorano non solo il Padre, ma anche il Figlio, oltre allo Spirito Santo, come ha chiaramente insegnato Gesù:
“Tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che l'ha mandato” (Giovanni 5, 23). Sono frutti della fede nella SS.ma Trinità.
b) I fatti dicono pure che la dottrina trinitaria ha portato e porta verso l'unità di tutti i credenti in Cristo. Alla base del Consiglio Mondiale delle Chiese sta la esplicita professione di fede nella Trinità.
“Il Consiglio Mondiale delle Chiese è un'associazione di chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore secondo le Scritture e perciò cercano di adempiere insieme la loro comune chiamata alla gloria dell'unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Tutti i veri cristiani, anzi tutti gli uomini di buona volontà, docili alla voce dello Spirito, pregano e lavorano affinché, superando ogni egoismo e ogni settarismo, si compia la volontà di Cristo, “che tutti siano una sola cosa” (Giovanni 17,21). Solo i dirigenti della setta geovista rifiutano ogni ecumenismo e costringono i loro seguaci a tenersi isolati e chiusi nel ghetto della loro società. E' un frutto di coloro che negano la dottrina biblica della SS.ma Trinità.
c) Che dire poi della grande ed universale volontà di pace, che anima oggi l'intera umanità, eccetto pochi diabolicamente interessati? E' questo un altro consolante frutto della fede in Dio, Padre di tutti, nel Figlio, il Salvatore universale, nello Spirito Santo, Amore. I Romani Pontefici, tutti i cristiani responsabili, assieme a tutti i ben pensanti, lavorano per la pace, pregano per la pace, parlano di pace, mettendo in pratica le parole di Gesù. “Beati gli operatori di pace” (Matteo 5, 9).
I tdG non vedono di buon occhio questa santa crociata universale per la pace vera, giusta, dura- tura. Hanno parole di biasimo, di critica distruttiva, di amaro sarcasmo contro ì movimenti pacifisti. Per la loro propaganda, sarebbe assai più comodo se si parlasse di guerra e non di pace, se ci fossero guerre, non convivenza pacifica tra i popoli.
La loro ardente speranza, il loro crudele desiderio è che Geova, in un prossimo futuro, distrugga tutta l'umanità in un bagno di sangue, risparmiando naturalmente solo i membri della setta, che non conosce la parola amore, ma gioisce per l'imminente distruzione del genere umano. E questo è pure un frutto della negazione della dottrina trinitaria.
 
d) I frutti! I tdG rimproverano sempre gli altri di produrre frutti marci, ma si guardano bene dal dare un occhiata entro la loro stessa casa, dove non manca qualche marciume. Sentiamo la testimonianza di uno che fu dei loro, ma che li ha lasciati inorridito: “Avevo anche capito che il frutto più marcio, quello di peccare contro lo Spirito Santo attraverso una traduzione spuria della Bibbia, l'aveva prodotto proprio l'organizzazione che tanto si vantava dei suoi frutti”.