-
-
IMMAGINI
-
E
-
SANTI
-
-
-
OPUSCOLO N° 12
-
PICCOLA COLLANA
-
-
"I TESTIMONI DI GEOVA"
-
-
Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
-
Padre Nicola Tornese
-
Viale S. Ignazio,
4
-
80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
-
-
- Cronaca milanese
-
“Un testimone di Geova
anzianotto con baffetti neri, che la pronunzia non purgata dalla
scuola teocratica indicava come proveniente da Bari, avvicinò
cortesemente il cronista proponendo l'acquisto d'un pacchetto di
opuscoli, e intanto avvertiva che questo mondo è agli sgoccioli:
"Non è precisato il giorno giusto - diceva - ma... tutto sta per
finire.
-
Eravate cattolico? - chiedo. sì.
-
E come mai ... ? Il barese dai
baffetti neri, tirando fuori la Bibbia, disse: "Perché nella
religione cattolica ci sono troppi santi e madonne,
mentre qua, legga, la Scrittura dice: Maledetto è l'uomo che fa
immagine scolpita o una statua di metallo, cosa detestabile a Geova”.
- Tema preferito
-
In effetti, quello delle immagini è
uno dei temi preferiti dalla propaganda anticattolica dei testimoni
di Geova (tdG). Una delle prime cose che impongono alle vittime
della loro propaganda è la distruzione di tutte le immagini sacre.
Sarebbero idoli, opera diabolica.
-
Per la verità, non dicono nulla di
nuovo. Ripetono meccanicamente ciò che da secoli vanno dicendo
piccoli gruppi di eretici. Nonostante la loro petulanza, non hanno
per nulla scalfito una pratica più che millenaria della Chiesa
Cattolica.
-
L'arte sacra, promossa e incoraggiata
da un autentico cristianesimo, ha dato e dà meravigliosi capolavori
nel campo della pittura e della scultura. E non è per nulla
contraria alla Bibbia. Anzi...
-
Oggi
come prima, più di prima, l'immagine è uno dei mezzi più ricercati e
più efficaci per educare il popolo, per una conoscenza più ricca
della Bibbia, per promuovere la pietà e la vera devozione verso Dio.
Ipocritamente, se ne servono abbondantemente gli stessi testimoni di
Geova. I loro libri, le loro riviste sono piene di immagini. Come
mai?
-
Tuttavia van dicendo che non si
possono usare le immagini come semplice ausilio per adorare il vero
Dio. Due pesi e due misure come conviene a una propaganda menzognera.
-
Il comportamento dei tdG è un vero
fanatismo. Essi tentano di giustificarlo mediante citazioni bibliche
sfasate come quella usata dal barese dai baffetti neri. Questo modo
di citare la Bibbia rivela solo ignoranza e abuso della Parola di
Dio. Ma non prova nulla contro l'uso delle immagini sacre.
-
Quando, perciò, i propagandisti della
setta geovista incontrano persone istruite, segnano il passo e si
dileguano. Forse vi promettono dì ritornare con uno dei loro assai
più bravo a vendere la merce ... Non li vedrete mai più! Quante di
queste esperienze nella mia vita!
- Doverose conclusioni
-
1 - La stragrande maggioranza dei tdG
hanno della Bibbia una conoscenza superficiale e a senso unico,
quella conoscenza che i maestri comandati martellano nei cervelli
della docile base. I
cattolici devono esserne certi. I tdG conoscono la Bibbia assai
male, nonostante il loro vanto di conoscerla bene. Hanno venduto il
loro cervello ai dirigenti della setta.
-
2 - Una conoscenza ordinata e seria
del Libro Sacro mette a nudo i cavilli dei geovisti,
rivela le assurdità di ciò che essi propinano a gente poco istruita
e svuota l'altezzosa ampollosità della loro propaganda.
-
Purtroppo il loro fanatismo li induce
a chiudere gli occhi davanti alla luce fino a negare: l'evidenza di
ciò che veramente dice la Bibbia. Ma non pochi, usando la libertà
dei veri cristiani (cfr. Giovanni 8, 32), vogliono accertarsi di
ogni cosa (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 21) e tenere ciò che è buono.
Hanno lasciato la setta. Sono milioni!
-
-
PARTE PRIMA
-
STATUE ED IMMAGINI
- Che cosa dice la Bibbia?
-
Quanto detto finora vale sempre e
perciò vale a proposito della venerazione delle statue
e delle immagini. La propaganda geovista cita e strumentalizza
alcuni testi biblici, dando ad essi un significato radicalmente
diverso da quello che essi hanno. Riesce così ad ingannare ì meno
accorti. Noi vogliamo vederci chiaro e sapere che cosa realmente
dice la Bibbia.
-
Certo la Bibbia parla più d'una volta
di proibizione di statue ed immagini, ma non nel senso in cui la
spiegano i tdG ed altri gruppi settari. Amore alla verità e alla
Parola di Dio esige che noi riportiamo almeno i principali testi
biblici riguardanti le statue ed immagini, ed esige pure che di essi
sia data una spiegazione corretta, oggettiva e conforme a una fedele
ed onesta conoscenza della Bibbia.
-
Vogliamo prima far notare che la
nostra citazione dei principali testi biblici riguardanti le statue
ed immagini non sarà un'accozzaglia di frasi scritturistiche
disordinata e confusa come avviene nei libri e nelle riviste dei tdG.
-
Noi seguiremo un ordine, quello
appunto seguito dalla Sacra Bibbia. Questo aiuta a
capire spiegare come si conviene la Parola di Dio. Possiamo perciò
distinguere tre gruppi di citazioni bibliche.
- Il primo gruppo: la Legge
-
Il primo gruppo sarà preso dai primi
cinque libri della Bibbia detti comunemente Pentateuco
o anche Legge (cfr. Matteo 5, 17; 7, 12; 22, 40 ecc.). In essi,
insieme a notizie storiche sull'origine dell'uomo e del popolo
ebraico, sono contenuti i comandamenti di Dio e altre disposizioni
legislative atte a conservare negli antichi israeliti la fedeltà a
Jahve.
-
In effetti, i testi biblici di questi
cinque libri, come del resto di tutta la Bibbia,
riguardanti le statue ed immagini, miravano solo a preservare pura
da infiltrazioni pagane la religione di Israele. Questo è il
loro contesto, che ne fa capire il significato.
-
Ecco i principali testi
-
1 - In Esodo 20, 2-5 sta
scritto: “Sono io Jahve tuo Dio che ti ho fatto uscire dalla terra
d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Tu non avrai altri dèi
all'infuori di me. Non ti farai immagini scolpite né alcuna figura
di quanto è in alto nei cieli né di quanto è in basso sulla terra né
di quanto è sotto la terra nelle acque. Non ti prostrerai davanti ad
essi né renderai loro un culto, poiché io, Jahve tuo Dio, sono un
Dio geloso”.
-
-
2 - Nel libro del Levitico
19, 4 leggiamo:
-
“Non volgetevi agli idoli né fatevi
dèi di metallo fuso: io sono Jahve vostro Dio”.
-
E in quello dei Numeri 33,
51-52:
-
“Jahve si rivolse a Mosè: "Parla ai
figli d' Israele, dì loro: Quando avrete attraversato il Giordano
verso la terra di Canaan, caccerete innanzi a voi tutti gli abitanti
della terra (... ), distruggerete le loro statue di metallo fuso e
demolirete tutte le alture”.
-
-
3 - Molto più esplicito e
particolareggiato appare il seguente testo del Deuteronomio
4, 15-19:
-
“Riflettete bene in voi stessi: nel
giorno in cui Jahve, all'Horeb, vi ha parlato in mezzo al fuoco, non
avete visto nessuna figura. State attenti quindi a non prevaricare
facendovi figura scolpita di qualsiasi genere: immagine di maschio o
di femmina, immagine di qualsiasi animale terrestre, immagine di
qualsiasi uccello che vola nel cielo, immagine di qualsiasi rettile
che striscia sul suolo, immagine di qualsiasi pesce che si trova
nell'acqua, sotto terra. Quando alzerai gli occhi verso il cielo e
vedrai il sole, la luna, le stelle, cioè tutto l'esercito dei cielo,
non lasciarti trascinare, non prostarti innanzi ad essi e non
rendere loro culto”.
-
-
4 - Nell'eventualità che il popolo
segua culti idolatrici Jahve minaccia maledizioni e castighi:
-
“Quando vi farete una figura scolpita
di qualsiasi genere è certo che scomparirete dalla terra, di cui
state per prendere possesso...” (Deuteronomio 4,25-26).
-
“I Leviti intoneranno e diranno a voce
alta a tutti gli Israeliti: "Maledetto colui che fa un idolo
scolpito e fuso; abominio per Jahve, opera delle mani di un
artigiano, e lo pone in un luogo segreto"” (Deuteronomio
27,14-15).
- Il secondo gruppo: i libri storici
-
In effetti, gli Israeliti non sempre
si mantennero fedeli alle disposizioni divine indicate dalla Legge.
Specialmente durante la monarchia, dopo il regno di Davide, a
comunicare cioè dal nono secolo avanti Cristo, fino all'esilio
babilonese (586 a.C.), si ebbero di tanto in tanto in Israele
infiltrazioni di culti idolatrici con l'apparato di statue, di
altari, di riti in onore di idoli o divinità pagane.
-
Di queste cose siamo informati dai
cosiddetti Libri Storici, dove si trovano testi
riguardanti statue ed immagini.
-
Bisogna però fare una distinzione
-
1 - Alcuni re d'Israele, sotto la
spinta di alleanze politiche con nazioni pagane o delle loro mogli
di origine pagana, permisero e anche incoraggiarono deviazioni
idolatriche in mezzo al popolo. E Jahve fece seguire il castigo.
Così, per esempio, dando le ragioni della distruzione del Regno dei
Nord, con capitale Samaria, lo storico spiega:
-
“Questo avvenne perché i figli di
Israele avevano peccato contro Jahve (...). Essi infatti avevano
venerato le divinità straniere. I figli di Israele si eressero stele
e pali (... ) adorarono gli idoli, sebbene Jahve avesse loro
comandato: "Non fate una cosa simile!" (...) Si fecero statue dì
metallo fuso, si prostrarono a tutto l'esercito del cielo e
servirono Baal” (2 Re 17,7-16).
-
-
2 - Non tutti però i re d'Israele si
comportarono in questo modo. Alcuni si mantennero fedeli al
comandamento di Jahve e vigilarono sulla purezza della fede
del popolo loro affidato. Spesso si opposero energicamente
alle deviazioni idolatriche e punirono severamente i trasgressori.
Tra questi sovrani si distinse Ezechia che regnò a Gerusalemme,
capitale del Regno di Giuda, tra la fìne dell'ottavo
secolo e l'inizio del settimo avanti Cristo (715-693 a.C.).
-
Di lui scrive lo storico: “Egli fece
ciò che è retto agli occhi di Jahve. Fece scomparire le alture,
infranse le stele, recise il palo sacro e fece a pezzi il serpente
di bronzo, che Mosé aveva costruito. Fino a quell'epoca infatti i
figli di Israele gli avevano offerto sacrifici e lo chiamavano
Necustan” (2 Re 18,3-4).
- Terzo gruppo: profeti e salmisti
-
Fu in quel contesto storico, durante
la monarchia e le deviazioni idolatriche del popolo, che Jahve
suscitò i grandi profeti e i
salmisti per richiamare gli Israeliti all'osservanza della vera
religione. Di loro è detto:
-
“Jahve, per mezzo di ogni profeta e di
ogni veggente, aveva ingiunto a Israele e a Giuda (Regno del Nord e
del Sud): "Allontanatevi dalle vostre vie malvagie"...” (2 Re,
18,3-4).
-
Ricordiamo prima la voce di due grandi
profeti, Isaia e Geremia, e poi quella del salmista.
-
1 - Con parole roventi e con amaro
sarcasmo i profeti si scagliano contro il fatuo culto degli idoli.
Tra i profeti eccelle Isaia, che visse al tempo del pio
re Ezechia sopra ricordato e cooperò con lui per estirpare da mezzo
al popolo i culti idolatrici. Ecco qualche pezzo del grande Isaia
-
“Il fabbro lavora il ferro al fornello,
gli dà forma d'idolo con martelli, lo rifinisce con il braccio
vigoroso (... ). Il falegname si taglia i cedri, prende un elce o
una quercia che cresce per lui robusta nella selva (...). Tutto ciò
serve all'uomo per bruciare; con una parte egli si riscalda (...),
con il resto costruisce un idolo e lo adora, ne forma una statua e
la venera (...). E prega dicendo: "Salvami, perché sei il mio dio!".
Non sanno e non comprendono: i loro occhi sono così coperti che non
vedono, il loro cuore è annebbiato perché non capiscano...” (Isaia
44,12-17).
-
Un altro testa di Isaia
pittoresco e sarcastico il seguente:
-
“A chi mi paragonate e mi uguagliate?
A chi mi mettete alla pari, quasi fossimo simili? Traggono l'oro dal
sacchetto e pesano l'argento con la bilancia; pagano un òrafo perché
faccia un dio, che poi venerano e perfino adorano. Lo alzano sulle
spalle e lo portano, quindi lo depongono sulla base; egli sta fermo
(...). Si grida a lui, ma non risponde (...). Ricordatevi di ciò,
riflettete un poco, o prevaricatori. Ricordatevi il lontano passato,
perché io sono Dio. Non c'è altri. Sono Dio, nulla è simile a me” (Isaia
46,5-9).
-
Un altro grande profeta non meno
vivace e sarcastico di Isaia nel riprendere le aberrazioni
ídolatriche della sua gente è Geremia. Egli visse in
tempi assai burrascosi per il Regno di Giuda (650- 586 a.C.) e come
aveva fatto Isaia un secolo prima si adoperò con grande zelo per
preservare la purezza della fede nell'unico Dio Jahve. Diceva dunque
Geremia:
-
“Non imparate la condotta delle genti
e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura
di essi. Poiché lo spavento dei popoli è nulla, non è che un legno
tagliato nel bosco, opera delle mani di chi lavora con l'ascia. E'
ornato di argento e di oro, è fissato con chiodi e con martelli,
affinché non si muova. Gli idoli sono come uno spauracchio in una
poponaia, non possono parlare. Bisogna portarli perché non camminano
Non sono come te, Jahve; tu sei grande e grande è il tuo nome
nella sua potenza” (Geremia 10, 2-6).
-
-
2 - Strettamente legata all'opera dei
profeti è quella dei salmisti. Sono veggenti,
poeti e cantori sacri, anime grande pietà e
rettitudine, che spesso fanno sentire la loro voce in tono di
protesta e di disgusto contro la vanità degli idoli.
- Il
Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte...
-
Siano confusi tutti gli adoratori di
statue
-
e chi si gloria dei propri idoli
(Salmo 97, 1 e 7).
-
***************************************************************
-
Il nostro Dio è nei cieli,
-
Egli opera tutto ciò che vuole.
-
Gli idoli delle genti sono argento e
oro opera delle mani dell'uomo (Salmo 115,í-4).
-
*********************************************************************
-
0 Jahve, il tuo nome sta in eterno;
-
Jahve, la tua memoria di generazione
in generazione ...
-
Gli idoli delle genti sono oro e
argento, fattura di mano d'uomo.
-
Hanno bocca e non parlano; hanno occhi
ma non vedono.
-
Hanno orecchi ma non odono,
-
non c'è fiato nella loro bocca
(Salmo 135,13-18).
- Idoli, non santi
-
Abbiamo riportato con la massima
fedeltà alcuni testi biblici riguardanti la proibizione divina delle
immagini e delle statue. Passiamo ora alla spiegazione, seguendo il
consiglio dell'Apostolo che diceva: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò
che è buono” (1 Tessalonicesi 5, 21). I tdG conoscono e citano
queste parole di san Paolo, ma si guardano bene dal metterle in
pratica. Essi fanno di tutto per impedire ai membri della setta
un'analisi imparziale e oggettiva della Parola di Dio.
La loro scuola è solo e sempre un ossessivo lavaggio di cervello, un
martellamento a senso unico di ciò che impone, secondo i tempi, il
Corpo Direttivo.
-
-
1 - Come ogni onesto lettore della
Bibbia sa e pratica, per una retta spiegazione e comprensione della
Parola di Dia bisogna sempre leggere e spiegare i singoli testi nel
contesto, dove lo scrittore ispirato li ha collocati.
Bisogna cioè considerare tutto ciò che l'autore sacro scrive prima e
dopo il testo citato, le circostanze in cui lo scrive, lo scopo che
si prefigge, le parole che usa ecc. Quasi sempre la retta
comprensione dei testi biblici dipende dall'accurata conoscenza ed
analisi del contesto. Ignorarlo o non tenerne conto,
strappare cioè i singoli testi dal loro contesto e spiegarli in modo
arbitrario e capriccioso equivale a tradire la Parola di Dio. Questo
fanno spesso e volentieri i tdG.
-
Nel caso che vogliamo analizzare, il
contesto ci assicura al di là d'ogni possibile dubbio che la
costante e severa proibizione delle immagini e delle statue, che
ricorre nei testi biblici sopra citati, ha come oggetto
l'idolatria, ossia l'adorazione i dèi pagani o idoli al posto
dell'unico Dio della Bibbia. Le immagini e le statue proibite
nella Bibbia sono rappresentazioni di divinità
pagane. Anzi alcune volte gli antichi pagani credevano che
l'immagine o statua fosse proprio un dio da adorare.
-
-
2 - Di tutto questo il Libro
Sacro ci dà minuziose informazioni nei testi da noi riportati.
-
In effetti, alcune
volte quelle immagini
e quelle statue avevano forma umana, erano cioè “figura di quanto è
in basso sulla terra” (Esodo 20, 4), erano rappresentazioni di
maschi o di femmine mai esistite, e perciò frutto della
immaginazione di gente ignorante e superstiziosa. Nella Bibbia si
parla spesso di Astarte e di Baal, di cui si adoravano le statue (cfr.
1 Samuele 7, 3-4; 12, 10). La dea Astarte adorata nel vicino Oriente
altro non era o rappresentava che la forza generativa della donna
elevata ,al rango di divinità.
-
Molto spesso gli idoli avevano la
forma di animali terrestri come il toro (cfr. Salmo 106, 19-20) ,o
celesti come lo sparviero o di rettili come il serpente o di
acquatici come i pesci e il coccodrillo. Da qui le proibizioni di
cui nel Deuteronomio 4, 17-18: “Non prevaricate facendovi figura
scolpita di qualsiasi genere (...) immagine di
qualsiasi animale terrestre, immagine di qualsiasi uccello che vola
nel cielo, immagine di qualsiasi rettile che striscia sul suolo,
immagine di qualsiasi pesce che si trova nell'acqua, sotto terra”.
-
Vi era poi un tipo di idolatria
astrale, erano cioè oggetto di culto e di adorazione corpi celesti
come il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito celeste (cfr.
Deuteronomio 4, 19). Le loro statue 'ed immagini si trovavano nei
templi pagani.
-
Infine, vi era il culto o adorazione
di uomini, che si attribuivano onori divini. Tali gli imperatori
babilonesi (cfr. Daniele 3, 12), i faraoni d'Egitto e più tardi gli
imperatori romani.
-
Da questa breve analisi risulta
inequivocabilmente che la Bibbia condanna solo e sempre la
raffigurazione e l'adorazione delle immagini e delle divintà pagane
ossia degli idoli, in contrasto con l'adorazione dell'unico Dio
Jahve.
- Santi, non idoli
-
Nulla di tutto questo nella
venerazione cattolica delle immagini e delle statue. Ciò che dice la
Bibbia a riguardo delle immagini e delle statue adorate dai pagani e
alcune volte anche da alcuni antichi israeliti non ha nulla a che
vedere con la pratica cattolica di venerare immagini e statue. Solo
una grande ignoranza o una propaganda settaria e velenosa contro la
Chiesa Cattolica deve dirsi responsabile d'un simile menzognero
accostamento. Una breve analisi di come stanno le cose dimostrerà
quanto siano assurde e antiscritturali le accuse mosse dai nemici
della Chiesa Cattolica contro la pia pratica di usare e venerare le
immagini e le statue dei Santi.
-
-
1 - Negativamente diciamo
che le immagini e le statue venerate dai cattolici non sono
idoli, non sono cioè divinità pagane. Questa semplice
osservazione, che esprime solo e tutta la verità, è suffìciente a
qualificare come errata e calunniosa l'applicazione dei testi
biblici sopra citati alla venerazione cattolica delle immagini e
delle statue. I testi biblici citati precedentemente condannano solo
il culto e I'adorazione di dèi pagani, non l'uso delle arti
decorative come diremo dopo.
-
Domandiamo a tutte le persone oneste
ed equilibrate:
-
Avete mai visto adorata
in qualche chiesa cattolica o in qualche famiglia di veri cattolici
la statua o l'immagine di Astarte o di Baal, di Giove o di Saturno,
di 'Venere o di Giunone o del sole o della luna o delle stelle o del
toro o del coccodrillo o del pesce, oppure di qualche imperatore
babilonese o romano o di qualche faraone d'Egitto? Avete mai visto
qualche cattolico prostrarsi davanti a tali immagini e statue come
se fossero divinità e metterle al posto dell'unico Dio, in cui egli
crede? Pensarlo è semplicemente ridicolo e i tdG ed altri settari
cadono nel ridicolo quando insinuano tali insulsaggini nei loro
creduli seguaci.
-
A dire il vero, dì statue e di
immagini di divinità pagane, di faraoni d'Egitto, d'imperatori
romani ve n'è un gran numero nei musei, nei giardini pubblici, nelle
ville... Ma chi mai ha avuto la strana idea di adorarle o anche
venerarle con offerte di fiori, dì candele, d'incenso? Chi mai sosta
a pregare davanti ad esse o chiedere la loro intercessione per
ottenere da Dio grazie e favori?
-
-
2 - Positivamente va
detto con la massima chiarezza che le immagini e le statue
venerate dai cattolici ricordano e rappresentano persone
realmente esistite. Sono coloro che, lungo il corso della storia
umana, hanno fatto conoscere il vero Dio e hanno portato molti, con
l'esempio e la parola, alla sua vera adorazione.
-
In altre parole, le immagini e le
statue sono ausili, cioè mezzi e strumenti, per
ricordare queste insigni figure di bontà e di
zelo, che hanno operato su questa terra, e oggi ancora mediante
il loro ricordo possono condurci alla conoscenza
e alla adorazione del vero Dio. L'immagine o la
statua è la parola visibile, più efficace di
quella scritta, che ci sprona ad amare l'unico
vero Dio, Lui solo adorare e servire, e per amore suo amare e
servire il nostro prossimo.
-
Col passare del tempo l'uomo
sapiens, lungi dal disprezzare l'uso delle immagini, l'ha sempre
valorizzato con crescente interesse per educare ed educarsi alla
conoscenza del vero, del bello, del buono. La nostra civiltà è la
civiltà delle immagini. Come negare, come tentare di distruggere
tanta ricchezza umana e cristiana? Solo gente miope può lavorare in
questa direzione!
- Guarda e agisci secondo il modello
(Esodo 25, 40)
-
Mediante l'immagine o la statua la
Chiesa Cattolica ci rende presente innanzi tutto Gesù Cristo, l'Uomo
- Dio, l'Emmanuele, ossia Dio-con-noi. Egli è
l'immagine del Dio invisibile (Colossesi 1, 15). Chi ha visto Lui,
ha visto il Padre (Giovanni 14, 9).
-
Mediante la sua immagine, Egli, che è
la Parola o Verbo di Dio, fa sentire la sua voce agli uomini di
buona volontà di ogni tempo. Per sentire questa voce ci si può
rivolgere alla Bibbia, al Vangelo scritto. Ma nulla vieta che anche
l'immagine o la statua sia un canale di questa voce, del messaggio
di verità e di amore trasmesso al mondo duemila anni fa da Gesù il
Cristo. L'immagine del Crocifisso o del Cristo trasfigurato (Raffaello)
può dire molto di più che una pagina scritta del Vangelo.
-
Mediante l'immagine o la statua la
Chiesa Cattolica ci fa sentire la voce delle più nobili creature
umane, che hanno cooperato col Figlio di Dio alla nostra salvezza.
Tali sono Maria Santissima, la Madre di Gesù, san Giuseppe suo sposo,
gli Apostoli ed Evangelisti, i martiri cristiani dei primi secoli e
dei secoli successivi, tanti nostri fratelli nella fede, che si sono
distinti nella pratica delle virtù cristiane, nell'amore eroico per
Dio e per l'uomo: san Paolo, san Francesco d'Assisi, sant'ignazio,
san Francesco Saverio, san Massimiliano Kolbe, santa Maria Goretti,
san Giovanni Bosco, san Vincenzo de' Paoli e tantissimi altri, di
cui la Bibbia dice: “Benché morti, ossia passati a vita migliore,
ancora parlano” (cfr. Ebrei 11, 4), parlano anche mediante le loro
immagini e statue. L'arte decorativa ci fa sentire ancora la loro
voce.
- Le arti decorative nella Bibbia
-
L'uso delle immagini e delle statue
nella Chiesa Cattolica è solo un aiuto - utile ma non necessario -
di metterci a contatto coi nostri fratelli veramente esistenti in
uno stato di gloria. in altre parole, immagini e statue hanno lo
scopo - là dove ce ne fosse bisogno - di rendere in qualche modo
presenti e visibili realtà invisibili.
-
E' conforme alla Scrittura questa pia
pratica? La risposta deve essere decisamente affermativa: La Bibbia
insegna che anche la pittura e la scultura - vale a dire gli artisti
- possono prestare la loro opera a scopo religioso, per attirare le
menti e i cuori verso Dio e le realtà invisibili.
-
Nel libro dell'Esodo è
detto che Mosè chiamò “tutti gli uomini d'ingegno” perché
adornassero convenientemente con immagini di realtà invisibili la
Dimora o Arca. Uno degli artisti “fece due cherubini in lavoro d'oro
battuto, alle due estremità dell'Espiatorio” (Esodo 37, 7). Così
aveva ordinato Jahve: “Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati
a martello sulle due estremità del coperchio (dell'Espiatorio)”
(Esodo 25, 18). Se questo era l'ordine di Jahve, è segno evidente
che l'uso delle immagini non poteva essere assolutamente una
violazione del comandamento dato dallo stesso Jahve quando aveva
detto: “Non ti farai immagini scolpite ...” (Esodo 20, 4).
-
Secoli più tardi anche Salomone
adornerà di cherubini la cella in fondo al Tempio, dov'era custodita
l'Arca dell'Alleanza. Lo scrittore sacro si compiace di descrivere
minuziosamente queste sculture del Tempio fatto costruire da
Salomone all'unico Dio Jahve (cfr. 1 Re 6, 19-32; Cronache 3, 8-13).
Certo Salomone, ordinando queste sculture, non pensava di violare
alcun comandamento del Decalogo.
-
Rimosso perciò il pericolo di
idolatria, la Bibbia non ha nulla da dire contro l'uso delle
immagini e delle statue o sculture. Al contrario, è in armonia con
la Bibbia che le arti figurative come la scultura e la pittura
concorrano a ricordarci e renderci presenti realtà invisibili a
scopo di culto, avendo cioè come unico scopo la conoscenza e
l'adorazione dell'unico Dio. Questo è il pensiero dei grandi
biblisti:
-
“Il secondo comandamento del decalogo
(Esodo 20,4-6; Deuteronomio 5, 8-10) proibisce la manifattura di
immagini di qualunque tipo, né "in alto nei cieli, né in basso sulla
terra, né nelle acque sotto terra". La enumerazione è completa e
include qualsiasi oggetto visibile che possa essere rappresentato.
E' improbabile che si tratti della proibizione totale
di ogni forma di arte raffigurativa, come la interpretavano alcuni
rabbini di vedute più rigide. Nell'antico Israele i cherubini erano
immagini; nel giudaismo del secolo 1 dopo Cristo e anche posteriore
si permettevano decorazioni artistiche di tombe e sinanoghe”.
-
Concludendo
possiamo e dobbiamo dire ancora una volta che
l'applicazione geovista e di altre sette dei testi biblici
riguardanti la proibizione delle immagini e delle statue è errata.
Tali testi non si riferiscono alla venerazione cattolica delle
immagini e delle statue, ma a cose completamente diverse.
- L'insegnamento della Chiesa
Cattolica
-
Certo, nella pia pratica di venerare
le immagini e le statue vi possono essere stati e vi possono essere
abusi e deviazioni. Questa è la condizione umana. Ma è proprio di
gente gretta generalizzare e soprattutto servirsi dell'abuso per
negare ciò che Dio permette. Le persone oneste vigilano e correggono
eventuali abusi, ma rispettano sempre la verità, che ci salva.
Questo è stato sempre ed è l'atteggiamento della Chiesa Cattolica.
-
Riportiamo alcune precisazioni del
Concilio Vaticano Il (dalla Sacrosanctum Concilium, Costituzione
sulla Sacra Liturgia):
-
122.
Fra le più nobili attività dell'ingegno umano sono, con pieno
diritto, annoverate le arti liberali, soprattutto l'arte religiosa,
e il suo vertice, l'arte sacra. Esse, per loro natura, hanno
relazione con l'infinita bellezza divina che deve essere in qualche
modo espressa dalle opere dell'uomo (...). Nessun altro fine è,
stato loro assegnato se non quello di contribuire il più
efficacemente possibile (...) a indirizzare religiosamente le menti
degli uomini a Dio.
-
Per tali motivi la santa Madre Chiesa
ha sempre favorito le arti liberali, ed ha sempre ricercato il loro
nobile servizio, specialmente per far sì che le cose appartenenti al
culto sacro splendessero veramente per dignità, decoro e bellezza,
segni e simboli delle realtà soprannaturali...
-
124.
Abbiano cura i Vescovi di allontanare dalla casa di Dio e dal altri
luoghi sacri quelle opere d'arte che sono contrarie alla fede e ai
costumi, e alla pietà cristiana; che offendono il genuino senso
religioso, o perché depravate nelle forme, o perché mancanti,
mediocre o false nell'espressione artistica.
- 125. Si mantenga l'uso di esporre
nelle chiese alla venerazione dei fedeli le immagini sacre. Tuttavia
si espongano in numero moderato e nell'ordine dovuto, per non
destare ammirazione nei fedeli, e per non indulgere ad una devozione
non del tutto retta.
-
127.
Tutti gli artisti, poi, che guidati dal loro ingegno intendono
glorificare Dio nella santa Chiesa, ricordino sempre che la loro
attività è in certo modo una sacra imitazione di Dio Creatore e che
le loro opere sono destinate al culto cattolico, alla edificazione,
alla pietà e all'istruzione religiosa dei fedeli.
-
-
PARTE SECONDA
-
I SANTI
-
La
Bibbia, dunque, a volerla leggere e capire correttamente, non
autorizza nessuna mania iconoclasta, ossia la volontà selvaggia di
distruggere immagini, statue, crocifissi, ecc. Al contrario, la
Parola di Dio è favorevole a che le arti figurative,
quando e dove ci fosse bisogno e in una forma corretta, aiutino ad
elevare la mente e il cuore a realtà invisibili, alle persone che ci
hanno preceduto nella gloria del paradiso, nella Casa del Padre.
-
Nella
Chiesa cattolica l'uso delle immagini e delle statue è connesso in
gran parte con la pia pratica della venerazione dei Santi.
In questa Seconda Parte vogliamo ricordare e spiegare
alcune verità riguardanti i Santi e la loro venerazione, avendo
sempre come guida il Libro Sacro.
- Chi sono I Santi?
-
Nella Bibbia la parola santo
e santi ricorre innumerevoli volte. Secondo l'opinione della
maggior parte, se non di tutti gli studiosi, il
termine santo ha il significato di
separato.
-
1 - Dio Jahve è
il Santo per eccellenza, il tre volte Santo
(cfr. Isaia 6, 3), il Santo di Israele (cfr.
Isaia 1, 4; 5, 19; ecc.), il totalmente separato non
solo perché è al di sopra di tutto il creato, ma anche perché è
separato da tutto ciò che è profano, ingiusto, immorale.
-
Nel Nuovo Testamento Gesù è detto il
Santo di Dio (cfr. Marco 1, 24; Luca 1, 35; Giovanni 6,
69 ecc.). Questo titolo dato a Gesù è una chiara professione della
sua divinità perché indica che Gesù, come Sahve, è al di sopra di
tutto ciò che è profano, imperfetto, immorale, anzi al di sopra di
tutte le creature. Perciò egli ha un Nome al di sopra
di ogni nome (cfr. Filippesi 2, 9). Questo vuol dire che Egli
è per natura (nome = natura) al di sopra di qualsiasi
natura creata sia terrena che angelica (cfr. Efesini 1, 21; Ebrei 1,
4; 1 Pietro 3, 22). “In Lui abita corporalmente tutta la pienezza
della divinità” (Colossesi 2, 9).
-
-
2 - Tutto questo è insegnamento
biblico. A noi comunque interessa sapere se e come il termine
santo è applicato alle creature umane. Sì, Dio ha
voluto che anche i credenti in Lui, i membri del suo popolo, fossero
chiamati santi.
-
Nell'Antico Testamento, Israele, il
Popolo di Dio, è detto “una nazione santa” (Esodo 19, 6) perché in
virtù della elezione divina e dell'Alleanza,. è stato separato dal
mondo pagano e consacrato al servizio del vero Dio. Ed è volontà di
Jahve che tutti si sforzino di essere santi a
imitazione di Dio: “Siate santi, perché io Jahve, Dio vostro, sono
Santo” (Levitico 19, 2; 11, 44). Da notare che tutti i
membri della comunità israelitica sono esortati a essere
santi. La vocazione e la dignità di santi sono comuni a
tutti, mai riservate solo ad alcuni, escludendo gli
altri (cfr. Daniele 7, 25-26).
-
-
3 - Identico linguaggio, eguale
significato nel Nuovo Testamento: tutti quelli che hanno fatto la
scelta cristiana, tutti i membri della comunità di Cristo sono detti
santi. Mediante la purificazione dal peccato per mezzo
dell'acqua vivificata dallo Spirito (cfr. Giovanni 3, 5; Matteo 3,'
11), ossia in virtù del battesimo che rimette i peccati (cfr. Atti
2, 38), le creature umane, senza limite di numero, già su questa
terra sono qualificate come santi. Perché Cristo
santifica tutti i credenti in Lui, ossia tutti i membri della Chiesa:
“Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla
santa, purificandola per mezzo del lavacro della acqua” (Efesini 5,
25-26).
-
Questo crede ed insegna san Paolo
quando chiama santi tutti i cristiani di Gerusalemme (cfr.
2 Corinzi 8, 4), tutti i cristiani di Roma (cfr. Romani
1, 7), di Corinto (cfr. 1 e 2 Corinzi 1, 1), di Efeso (cfr. Efesini
1, 1 ecc.).
-
Questo crede ed insegna san Pietro:
“Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventiate santi anche
voi in tutta la vostra condotta, perché sta scritto: voi sarete
santi, perché io sono Santo” (1 Pietro 2, 9).
-
Commenta La Sacra Bibbia
di Salvatore Garofalo:
-
“Santi
sono i cristiani non già perché tutti di una virtù eccezionale,
bensì perché Dio, chiamandoli alla fede, li ha separati dagli altri
uomini, li ha liberati dal peccato col battesimo e li ha fatti
partecipi della sua vita divina col l'obbligo d'una vita nuova”.
-
-
4 - Santi sono tutti i
credenti in Dio, che ci hanno preceduto nella gioia e nella gloria
del Re- gno di Dio. Già in Daniele è detto che “i santi
dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederan- no per secoli e
secoli” (7, 18). Dopo le sofferenze, le persecuzioni e la morte
causate dai nemici di Dio “il regno, il potere e la grandezza di
tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei
santi dell'Altissimo” (Daniele 7, 27).
-
Evidentemente si tratta di
tutti gli Israeliti, cioè di tutti gli appartenenti
al Popolo di Dio, rimasti fedeli nel tempo della prova. Ad essi sono
promesse la gioia e la gloria non di una terra paradisiaca su questo
pianeta, ma di “una patria migliore, cioè quella celeste” (Ebrei 11,
16). Questa era la loro speranza.
-
Questa speranza diventa
particolarmente chiara nelle parole di Cristo, Maestro di verità,
che assicura che dove sarà lui, là sarà anche chi lo serve (cfr.
Giovanni 12,26). Perciò san Paolo considerava la morte un guadagno e
preferiva essere sciolto dal corpo per essere con Cristo (cfr.
Filippesi 1, 21-23). E a Timoteo scriveva:
-
“Certa è questa parola: se moriamo con
lui (con Cristo), vivremo anche con Lui; se con Lui perseveriamo,
con Lui anche regneremo” (2 Timoteo 2,11-12).
-
E' chiaro che l'apostolo assicura la
gloria e la gioia del regno con Cristo a tutti coloro
che vogliono perdere la propria vita per Cristo (cfr. Luca 9, 24),
ossia morire al peccato per vivere e regnare con Lui.
-
Per Paolo una sola è la speranza di
tutti quelli che seguono Cristo. Scrive infatti agli Efesini:
-
“Un solo corpo, un solo spirito, come
una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati,
quella della vostra vocazione” (Efesini 4, 4) 9.
-
Nell'Apocalisse
di Giovanni la visione di Daniele (7, 18.27) è
vista come una realtà. Con Cristo è giunto il tempo di dare la
mercede ai santi (cfr. Apocalisse 11, 18). Giovanni
chiama santi tutti i martiri di Cristo (cfr. Apocalisse
16, 6; 17, 6) che sono centinaia di migliaia. Tutta la popolazione
dei santi, a motivo delle loro giuste opere, forma come
“una veste di lino puro splendente della Chiesa trionfante” (Apocalisse
19, 8).
- Un grosso errore, una presuntuosa
discriminazione.
-
Alla luce di queste e di molte altre
testimonianze bibliche, la pretesa dei tdG secondo cui
santi (o unti) sarebbero solo 144.000, deve dirsi
grossolanamente antiscritturale. La Bibbia non li
chiama santi là dove parla di 144.000 (cfr. Apocalisse
7,4, 14, 1 e 3). Ed è pure antiscritturale che solo essi avrebbero
speranze celesti (Efesini 4,4).
-
Mai
né in san Paolo né in san Pietro né in tutta
la Bibbia appare l'affermazione che il titolo di santi
debba essere riservato solo a 144.000 in mezzo a decine di
miliardi di creature umane, che conoscono, amano e servono Dio in
ogni epoca della storia. Affermare il contrario è una presunzione
orgogliosa, una disumana discriminazione. Ripetiamo la
inequivocabile consolante parola di san Paolo rivolta a
tutti i credenti in Cristo: “Se con Lui perseveriamo, con Lui
anche regneremo” (2 Timoteo 2, 12).
- Chi fa i Santi?
-
Restringiamo ora il nostro discorso ai
santi, che hanno già raggiunto lo stato di gloria con
Cristo, a quei servi del Signore che già sono con Lui (cfr. Giovanni
12, 26; 17, 24). Di alcuni di essi i discepoli di Cristo ancora
sulla terra conservano un ricordo particolare a motivo delle loro
virtù. Sono i Santi, che noi veneriamo.
-
Alcuni si domandano: Chi fa questi
Santi?
-
La risposta non è difficile. Li fa Dio
con la loro collaborazione quasi sempre eroica. Dio sparge in essi
il seme dell'amore. Essi coltivano questo seme con una cura
particolare, totale, gioiosa e sofferta fino a dare frutti di
santità. Dio è l'artefice principale, la creatura è una sua fedele
collaboratrice. La santità è un fiore del giardino di Dio che giunge
a perfetta maturazione grazie alla cura dell'uomo.
-
Non è dunque la Chiesa che fa i Santi.
La Chiesa o comunità dei discepoli di Cristo ancora sulla terra
verifica l'opera di Dio in questi campioni della fede e della carità,
e ne permette una speciale venerazione. Ma vediamo come sono andate
e come vanno le cose.
- I Martiri
-
I Santi che noi veneriamo sono
cristiani che nel corso dei secoli, in ogni epoca della storia, si
sono distinti e si distinguono per la pratica delle virtù umane e
cristiane in grado eroico. Perciò i loro fratelli ancora sulla terra
non hanno mai lasciato cadere in oblio o sbiadire il loro ricordo e
il loro esempio.
-
Fin dai primissimi tempi della Chiesa
il martirio fu considerato come l'espressione massima della fede e
dell'amore di Dio e del prossimo, ossia della santità. Il martire fu
considerato un eroe, un Santo in modo del tutto
particolare. Non solo i parenti, ma tutta la comunità circondavano
di ve- nerazione il corpo e la tomba. Di Stefano, il primo martire,
dice la Bibbia: “Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande
lutto per lui” (Atti 8, 2). Del martire si ricordava l'anniversario
della morte e si implorava il suo aiuto a favore dei vivi come un
degno rappresentante presso Dio dei fratelli ancora in lotta sulla
terra (cfr. - Apocalísse 6, 9-11).
-
Il primo esempio storicamente
documentato della commemorazione anniversaria di un martire è quello
di san Policarpo, che subì il martirio a Smirne nella odierna
Turchia, il 23 febbraio dello anno 155, verso le due del pomeriggio.
Di lui leggiamo:
-
“Noi adoriamo Lui (il Cristo), perché
è Figlio di Dio; i martiri invece li amiamo come discepoli e
imitatori del Signore (...). Pertanto il centurione, visto
l'accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il
corpo e lo fece bruciare secondo il costume pagano. Così noi, solo
più tardi, potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme
più insigni e più stimabili dell'oro, e le collocammo in luogo
conveniente. Quivi, per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con
gioia e allegrezza, per celebrare, con l'aiuto del Signore, il
giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di
coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e
pronti quelli che dovranno affrontare la lotta”.
-
Da questo documento appare chiaro come
già nella seconda metà del secondo secolo, vale a dire circa due
secoli prima di Costantino, i cristiani veneravano i loro più
insigni fratelli nella fede, ossia i martiri.
- I Confessori
-
Qualche secolo dopo, un altro gruppo
di cristiani passati alla gloria con Cristo cominciò ad attirare una
speciale attenzione da parte della comunità cristiana.
Sono questi i confessori, ossia quei cristiani che
durante la loro vita si erano distinti per la loro grande fede, per
l'amore di Dio e del prossimo, per il loro coraggio, anche se non
avevano subìto il martirio. Dopo la sua morte un confessore
cominciò a divenire oggetto d'una venerazione simile a quella
riservata al martire.
-
Così avvenne per Atanasio, il grande
campione della fede cattolica contro Ario nel quarto secolo.
Atanasio soffrì persecuzioni, prigionia ed esilio per la difesa
della divinità di Gesù Cristo negata da Ario e dai suoi seguaci come
è negata oggi dai tdG. Così pure avvenne per sant'Agostino un secolo
dopo, uno dei più grandi geni dell'umanità e umile figlio della
Chiesa Cattolica; e lo stesso avvenne in seguito per san Benedetto
da Norcia, san Francesco d'Assisi, san Domenico, sant'Ignazio, san
Vincenzo dei Paoli, san Giovanni Bosco, tutti fondatori di grandi
Ordini religiosi. Uguale venerazione la Chiesa ha tributato ai
grandi missionari come sant'Agostino, vescovo di Canterbury, che
dall'Italia portò il Vangelo ai popoli pagani dell'Inghilterra; ai
santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi; a san Francesco
Saverio, che con zelo instancabile predicò il Vangelo in India e
Giappone e mori poco prima di poter penetrare anche nell'immenso
impero cinese.
- Pasci le mie pecorelle (Giovanni
21, 17)
-
In ogni tempo la Chiesa Cattolica ha
avuto ed ha uomini e donne di grande fede e di carità instancabile,
che a causa del Vangelo hanno impegnato ed impegnano la loro vita in
modo integrale. La Chiesa è veramente Madre di Santi. Non pochi di
loro hanno chiuso la loro vita col martirio come nei
primi secoli; altri hanno esercitato le virtù cristiane in grado
eroico. Questo è il motivo perché i fedeli sono portati alla loro
venerazione.
-
Tuttavia l'iniziativa della
venerazione pubblica non fu lasciata ai privati, cioè a singoli
fedeli. I responsabili delle chiese locali, quali sono i Vescovi,
ebbero sempre cura che fossero controllati facili entusiasmi ed
evitati abusi. In ogni singola diocesi la venerazione pubblica
doveva essere autorizzata dal Vescovo dopo accurato esame
dell'avvenuto martirio a causa della fede o della vita
cristianamente eroica del defunto. Si ebbero così i primi processi
di canonizzazione a livello diocesano. Più tardi il controllo della
Chiesa fu meglio determinato fino alla prassi odierna.
-
Oggi nella Chiesa Cattolica alla
venerazione di nuovi Santi si arriva dopo lungo, minuzioso e severo
esame. Questo consiste in un'accurata ricerca di tutte le possibili
e attendibili testimonianze comprovanti il martirio per la fede o le
virtù eroiche. Determinante è, la prova dei miracoli per i
confessori. Dopo il processo a livello diocesano, vi è quello
più severo a livello centrale, cioè a Roma. Solo il Papa può
dichiarare ufficialmente la liceità della venerazione di nuovi Santi.
-
Riepilogando:
-
a) Nella Bibbia sono chiamati
santi tutti i membri del Popolo di Dio, ossia tutti i battezzati,
che rimangono fedeli a Cristo fino alla morte. E' contrario alla
Bibbia l'insegnamento geovista secondo cui
santi o unti sono solo 144.000 in
tutto il genere umano. Là dove la Bibbia parla di 144.000 non li
chiama santi (cfr. Apocalisse 7, 4
e 14, 1).
-
b) Alcuni dei santi,
ossia dei discepoli di Cri- sto, hanno corrisposto in modo eroico
all'amore che Dio ha per ogni uomo. L'esercizio delle virtù umane e
cristiane in essi ha raggiunto l'eroismo. A questi santi
fin dai primissimi tempi del cristianesimo la comunità dei
fedeli, ossia la Chiesa ha riconosciuto un titolo speciale di
santità o perché avevano dato la vita per la fede (i
martiri) o perché hanno esercitato in grado eroico le virtù
dell'amore di Dio e del prossimo (i confessori). Dio ha
sigillato coi miracoli la loro santità.
-
Sono i Santi che noi
veneriamo e di cui esperimentiamo l'intercessione.
- La venerazione dei Santi
-
1 - Che cosa è venerazione?
-
Venerazione significa
“sentimento di grande riverenza, rispetto, stima” e simili. Nella
pietà religiosa cristiana vuol dire particolare rispetto dovuto ai
Santi, ai Servi di Dio e ai Venerabili. Per estensione, venerare e
venerazione può significare anche adorazione, manifestazione di
culto dovuto a Dio ". Ma questo non è il caso dei Santi, non è la
mente o intenzione della Chiesa Cattolica. I tdG e altri settari che
accusano la Chiesa Cattolica di idolatria
perché pratica la venerazione dei Santi devono dirsi ignoranti o in
mala fede.
-
Così intesa la venerazione dei Santi è
piena. mente giustificata dalla Bibbia. In effetti, più d'una volta
nella Bibbia siamo esortati a ricordare con rispetto e' stima coloro
che ci hanno precedute nella fede, e sono ora nella Casa del Padre,
a fare l'elogio delle loro virtù, a imitarli seguendo l'esempio
della loro vita eroica. Ecco qualche testimonianza
-
-
2 - Testimonianze bibliche.
-
Nella Lettera agili
Ebrei l'autore ispirato esalta la fede
degli antenati a conforto e sprone dei suoi lettori:
-
“Nella fede morirono tutti costoro,
senza avere conseguito le cose promesse, ma avendole viste solo e
salutato da lontano” (Ebrei, 11,13).
-
E ancora: “E che dirò di più? Mi
mancherebbe il tempo per narrare di Gedeone, Barac, Sansone, Jefte,
David, Samuele e dei profeti. I quali, in virtù della fede,
soggiogarono i regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le
promesse, divennero forti in guerra, fugarono eserciti stranieri” (Ebrei
11, 32-35).
-
“Anche noi dunque, circondati da un
così grande nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e
il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che
ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e
perfezionatone della fede” (Ebrei 12,1-2).
-
Già secoli prima un altro autore
ispirato aveva detto:
-
“Facciamo l'elogio degli uomini
illustri, dei nostri antenati per generazione. Questi furono uomini
virtuosi, i cui meriti non vanno dimenticati” (Siracide 44,1 e 10)
13.
-
-
3 - La pratica della
venerazione.
-
Ricordo, elogio,
imitazione: ecco ciò che la Bit bia
sollecita da noi nei riguardi di coloro che ci hanno preceduto nella
fede e si sono distinti nella pratica delle virtù cristiane.
-
Questa è appunto la
venerazione dei Santi. Noi siamo in
perfetta armonia con la Parola di Dio quando ricordiamo i
Santi, ne facciamo l'elogio li imitiamo nel loro grande amore a
Gesù Cristo all'umanità. Fatevi miei imitatori, come io lo sono di
Cristo, diceva san Paolo (1 Corinzi 11, 1).
-
Fedele all'insegnamento dell'Apostolo, la Chiesa Cattolica insiste
sulla imitazione dei Santi, sempre sensibile alla purezza della fede
e contraria a ogni venerazione forse interessata. Ha detto il
Concilio Vaticano II:
-
“Mentre infatti consideriamo la vita
di coloro che hai no seguito fedelmente Cristo, per un motivo in più
ci sentiamo spinti a ricercare la Città futura (cfr. Ebrei 13,1 e
11, 1) e insieme ci è insegnata la via sicurissima per il quale, tra
le mutevoli cose del mondo, potremo arrivai alla perfetta unione con
Cristo cioè alla santità, secondo lo stato e la condizione di
ciascuno”.
- La intercessione dei Santi
-
1 - Intercedere vuol dire
“intervenire in favore di qualcuno”; intercessione è
“l'atto o l'effetto dell'intercedere”. Un esempio biblico abbastanza
conosciuto è quello di Maria, la Madre di Gesù, che alle nozze di
Cana intervenne presso suo Figlio in favore degli sposi a corto di
vino. L'intercessione di Maria ottenne il suo effetto e Gesù fece il
primo miracolo, cambiando l'acqua in vino (cfr. Giovanni 2, 1-11).
-
Nel linguaggio cristiano e con
riferimento ai Santi, intercedere vuol dire che i Santi,
dietro preghiera o richiesta dei loro fratelli nella fede che sono
ancora su questa terra, intervengono a loro favore presso Dio per
ottenere da Dio le grazie o cose desiderate.
-
Vista nella sua vera natura,
l'intercessione altro non è che l'esercizio dell'amore e dell'aiuto,
che deve regnare tra le membra dello stesso corpo o organismo
affinché “le membra siano vicendevolmente sollecite del bene comune”
(1 Corinzì 12, 95). L’organismo o corpo, di cui parla san Paolo, è
precisamente la comunità dei credenti, ossia la Chiesa. In essa
ciascuno deve esercitare l'amore verso gli altri, soprattutto
invocando da Dio, datore di ogni bene, mediante la preghiera, ciò
che a ciascuno è utile e necessario per la sua salvezza integrale (cfr.
1 Corinzi 12, 12-27).
-
Alla base della intercessione vi è la
dottrina della Comunione dei santi. Con questa
espressione la Chiesa Cattolica insegna ciò che insegna san Paolo
nella citata Lettera ai Corinzi. ivi l'apostolo
paragona la Chiesa, ossia l'insieme di tutti i battezzati o
santi, a un organismo, al corpo umano, perché tutti formano una
comunità o comunione, dov'è naturale che tra le varie
membra vi sia uno scambio dei singoli beni per il bene comune. Comunione
dei santi non vuol dire che solo alcuni privilegiati, ossia
quelli del numero chiuso dei 144.000, possono ricevere gli emblemi
del pane e del vino. Questo è un grosso errore della setta geovista,
che tende a creare e confermare un deprecabile razzismo.
-
-
2 - Nella Bibbia abbiamo numerosi
esempi di intercessione. Ne citiamo solo alcuni, limitandoci
al Nuovo Testamento.
-
- San Paolo chiede spesso le preghiere,
ossia la intercessione, dei cristiani affinché Dio lo liberi dai
pericoli che lo minacciano nel suo lavoro apostolico:
-
“Pregate incessantemente con ogni
sorta di preghiera e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo
scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi (= tutti i
fedeli) e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una
parola franca per far conoscere il mistero del Vangelo” (Efesini
6,18-19; cfr. Romani 15,30-31).
-
Altre volte Paolo offre a Dio le sue
preghiere, ossia la sua intercessione, a vantaggio spirituale dei
fedeli :
-
“Perciò anche noi,
da quando abbiamo saputo vostre' notizie, non cessiamo di pregare
per voi e di chiedere che abbiate una piena conoscenza della sua
volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale...” (Colossesi
1,9-10).
-
- San Giacomo ha scritto: “Molto vale
la preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della
nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non
piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il
cielo diede la pioggia e la terra produsse i suoi frutti” (Giacomo
5, 16-17).
-
Due cose da notare nell'insegnamento
di san Giacomo. La prima è, che la preghiera del
giusto rivolta a Dio come intercessione è sempre
efficace. La seconda è che il giusto può
ottenere da Dio per gli altri anche favori di ordine temporale.
-
-
PARTE TERZA
-
ERRORI E VERITA'
- Contro l'uso delle immagini
-
1 - L'errore:
-
“Mostrando che le immagini come ausili
per la devozione gli dispiacevano, Dio diede agli Israeliti la sua
legge che ne proibiva l'uso. Cambiò attitudine Dio con l'inizio del
cristianesimo? No, perché la Bibbia mostra che i cristiani evitarono
similmente l'uso delle immagini”.
-
La verità:
-
a) Dio non mostrò che gli
dispiacessero le immagini come ausili per la devozione. Semmai è
vero il contrario. Egli ha voluto che le arti figurative aiutassero
gli Israeliti per la devozione. “Mo- sè chiamò tutti gli artisti,
nel cuore dei quali Jahve aveva messo la saggezza ( .. ) Bezaleel (uno
dei loro) fece la Dimora con figure di cherubini artisticamente
lavorati” (Esodo 36, 2-8).
-
b) La legge data da Dio agli Israeliti
non proibiva l'uso delle immagini decorative utili alla devozione,
ma le immagini e le statue degli idoli pagani. La Chiesa Cattolica
ha sempre distrutto gli idoli pagani, ma ha favorito le arti
figurative per la devozione e la conoscenza della vera adorazione.
Così Dio comandò a Mosè.
-
c) Nei testi biblici citati dai tdG (Esodo
20: 4, 5; Deuteronomio 7: 25; Levitico 26: 1; Atti 17, 29) si parla
solo e sempre di idoli o divinità pagane. I tdG travisano il
pensiero degli autori sacri e profanano la Parola di Dio.
-
-
2 - L'errore:
-
“Seguendo il consiglio dell'apostolo
Giovanni di 'guardarsi dagli idoli', camminarono "per fede, non per
visione". Riposero la loro completa fiducia nell'invisibile Iddio”
(1 Giovanni 5: 21; 2 Corinzi 5: 7) 18.
-
-
La verità:
-
a) Seguendo il consiglio dell'apostolo
Giovanni, i primi cristiani e i veri cristiani d'ogni tempo hanno
distrutto le immagini e le statue degli idoli pagani oppure le hanno
conservate nei musei. Mai hanno prestato loro una religiosa
attenzione. Hanno sempre posto la loro attenzione all'invisibile Dio
e alla sua Immagine, cioè, a Gesù Cristo, il Dio-con-noi (cfr.
Colossesi 1, 15; Matteo 1, 23).
-
Giovanni nel testo citato (1 Giovanni 5, 21) si riferisce solo agli
idoli pagani, non alle immagini permesse da Dio agli Israeliti per
la sua vera adorazione.
-
b) Anche errato è l'uso o l'abuso che
i tdG fanno delle parole di san Paolo: “camminare per fede, non per
visione” (2 Corinzi 5, 7). In questo testo san Paolo non parla
affatto dell'uso delle immagini né per negarlo, né per affermarlo.
Egli si riferisce solo ai due modi o stati della nostra esistenza e
della nostra conoscenza del Signore. Il primo modo è quello della
vita presente, paragonabile alla condizione dell'esule, che conosce
le bellezze della sua patria solo indirettamente (per fede). L'altro
modo è quello di chi sta in patria e vede direttamente (per visione),
faccia a faccia (cfr. 1 Corinzi 12, 12) il volto delle persone care.
Se al primo modo di conoscenza aiutino le immagini o no, san Paolo
né lo afferma né lo nega. I tdG fanno violenza al testo paolino,
travisando settariamente il pensiero dell'Apostolo.
-
c) Degno di nota e di grande biasimo è
il fatto che i tdG si comportano in modo del tutto opposto a ciò che
affermano. Essi fanno quello che rimproverano ai veri cristiani,
riempiendo di immagini i loro libri e riviste. Vogliono che i loro
seguaci abbiano la visione di ciò che la setta promette nel mondo
che ha da venire. Due pesi e due misure, ipocritamente.
-
d) Vi è di peggio. In una loro recente
pubblicazione danno l'immagine dei terribile Geova, raffigurato come
un sovrano seduto su un trono. Eppure in un'altra loro pubblicazione
ci dicono che “nessuna immagine di Dio è possibile”!. La Bibbia
dice: “A chi potreste paragonare Dio e quale immagine mettergli a
confronto?” (Isaia 40,18).
-
-
3 - L'errore:
-
“L'adorazione "relativa" con l'uso di
'ausili' fisici per la devozione', è contraria al principio
cristiano di adorazione. Giov. 4: 24. "Dio è Spirito e quelli che
l'adorano devono adorarlo con spirito e verità”.
-
La verità:
-
a) Insistere che nella venerazione
delle immagini si tratta di “adorazione” equivale a usare un
linguaggio volutamente errato, cioè calunnioso. I cattolici adorano
solo Dio Uno e Trino, non le ìmmagini e i Santi, neppure quelle
dell'Uomo-Dio, ossia di Gesù Cristo, la Seconda Persona della
Santissima Trinità. L'uso di ausili fisici, come le immagini e le
statue, può aiutare all'adorazione “in spirito e verità”. I tdG
fanno largamente uso di immagini per portare alla conoscenza e alla
adorazione di Geova.
-
b) Nel linguaggio cristiano la
venerazione delle immagini è detta relativa. Questo vuol dire che
l'oggetto diretto della venerazione non sono le immagini e le
statue, ma il Santo in esse raffigurato. Ogni persona intelligente e
normale capisce che gli atti di venerazione non sono rivolti alla
carta o alla tela o al legno o al marmo, di cui le immagini e le
statue sono fatte. Noi non veneriamo la materia delle immagini e
delle statue, ma i nostri fratelli gloriosi in paradiso, raffigurati
nelle immagini e nelle statue.
-
c) Facciamo un esempio. Quando voi
baciate la foto d'una persona cara - sarà il vostro bambino vivo o
morto, la vostra mamma ecc. - pensate forse con quel gesto di fare
atto di omaggio alla carta della foto? Forse il vostro affetto si
ferma alla carta? Sarebbe sciocco pensarlo! Solo gli sciocchi lo
pensano. Oggetto del vostro gesto affettuoso è la persona cara
lontana o morta, ma resa in qualche modo vicina, presente e come
viva mediante l'immagine.
-
Facciamo un esempio. Leggendo la
Bibbia nessuno pensa di fermarsi alla carta e ai caratteri, che
compongono il libro. La carta e ancora più i caratteri sono mezzi o
ausili fisici con cui veniamo a conoscenza di Dio Spirito e delle
realtà sopra sensibili. Noi tuttavia teniamo caro il libro, carta e
caratteri, e facciamo gesti di devozione verso di essi perché è un
ausilio per entrare in relazione e adorare Dio in spirito e verità.
- Contro la venerazione dei Santi
-
1 - L'errore:
-
“E' proibito inchinarsi in adorazione
(?) dinnanzi a uomini o anche ad angeli come rappresentanti di Dio -
Atti 10,25-26; Apocalisse 22,8-9”.
-
La verità:
-
a) E' stato sempre detto e ripetuto
che i cattolici si inchinano in adorazione solo davanti a Dio, Uno e
Trino: Padre, Figlio e Spirito Santo. Attribuire ai cattolici
l'adorazione di uomini o di angeli o, peggio ancora, di statue ed
immagini, è una grossa menzogna, una volgare calunnia. Può essere
creduta dagli ignoranti, ossia dalla maggior parte dei tdG, non da
persone oneste e amanti della verità.
-
Alcuni gesti come l'inchino, il bacio,
piegare il ginocchio e anche offrire incenso e fiori, non sono
necessariamente segni di adorazione. Possono essere e sono di fatto
gesti di venerazione quando fatti davanti ad immagini e statue.
Questa è l'intenzione dei cattolici, che fanno questi gesti. Voler
interpretarli come segni di adorazione significa malignare e
calunniare.
-
b) In Atti 10, 25-26 è detto:
“Allorché Pietro entrò, Cornelio gli si fece incontro e gli si gettò
ai piedi per adorarlo. Pietro lo rialzò dicendogli: Alzati, perché
sono un uomo anch'io”.
-
Questo testo non prova nulla contro la
venerazione cattolica dei Santi. E' una strumentalizzazione settaria
dei tdG. Infatti, nel caso del centurione, che era un pagano, il
gettarsi ai piedi di Pietro era un gesto dì adorazione. Giustamente
Pietro interviene per impedire quel gesto. Nulla di tutto questo nei
gesti dei cattolici davanti a immagini e statue. Sono solo segni di
venerazione. L'Apostolo Pietro non si dichiara contro la venerazione,
ma contro l'adorazione di creature.
-
c) In Apocalisse 22, 8-9 leggiamo: “Ed
io, Giovanni, son colui che ha udito e guardato queste cose. E dopo
aver udito e guardato, mi prostrai per adorare dinnanzi ai piedi
dell'angelo che m mostrava queste cose. E mi dice: "Vedi di non
farlo! Sono un compagno di servizio, tuo e dei fratelli tuoi i
profeti e di coloro che conservano le parole di questo libro. A Dio
rivolgi l'adora- zione"” (Garofalo).
-
Parimenti in Apocalisse 19, 10 è detto:
-
“lo (Giovanni) mi prostrai dinnanzi ai
suoi piedi per adorarlo. E mi dice: "Vedi di non farlol Sono un
compagno di servizio, tuo e dei tuoi fratelli che hanno la
testimonianza di Gesù. A Dio rivolgi l'adorazione"” (Garofalo).
-
Nell'uno e nell'altro caso è chiaro
che Giovanni crede di scorgere nell'angelo una potenza o
manifestazione di Dio, perciò vuol prostrarsi in adorazione.
L'angelo lo distoglie dichiarandosi una creatura. Ciò che qui è
impedito non è la venerazione dei Santi, ma l'adorazione di
creature. L'uno e l'altro testo sono strumentalizzati settariamente
dal tdG.
-
-
2 - L'errore:
-
“In molti luoghi c'è l'usanza di
riservare giorni in onore di "santi", o persone famose, morti e vivi.
Piace ciò a Dio? La Bibbia ci avverte di non rendere onori
idolatrici a creature, per cui le feste che tendono in tale
direzione non sono in armonia con la volontà di Dio (Atti 10: 25;
14: 11-15; Romani I. 25; Rivelazione 19; 10).
-
-
La verità:
-
a) Sì, a Dio piace l'usanza di onorare
i Santi o persone famose. Infatti l'autore della Lettera agli Ebrei
esorta a ricordare i campioni della fede dell'antichità, le persone
famose (cfr. Ebrei 11, 32) perché il loro
ricordo è uno sprone per deporre il peccato che ci assedia e correre
con perseveranza in avanti tenendo fisso lo sguardo su Gesù (cfr.
Ebrei 12, 1-2). Siamo anche esortati dalla Bibbia a fare l'elogio
degli uomini illustri, che1per i loro meriti non vanno dimenticati (cfr.
Siracide 44, 1 ,e 1 0).
-
-
b) I testi citati da Atti 10, 25; 14,
11-15 e dalla Apocalisse 19, 10 non hanno nulla a che vedere con la
venerazione cattolica dei Santi. Riguardano solo pratiche
idolatriche giustamente condannate dalla Bibbia. Anche in Romani 1,
25 Paolo condanna l'idolatria dei pagani, non la venerazione de i
Santi cristiani. I tdG fanno sempre violenza ai testi biblici per
inoculare i loro funesti errori. Si tratta d'una truffa continuata
ai danni di chi non ha discernimento.
-
-
3 - L'errore:
-
“Inoltre, le feste in memoria degli "spiriti
dei morti" si basano in effetti sulla falsa dottrina
dell'immortalità dell'anima”.
-
-
La verità:
-
Che la dottrina dell'immortalità
dell'anima sia falsa, lo affermano i tdG e gli atei materialisti,
non la Bibbia. La Bibbia insegna che i credenti in Cristo dopo la
morte sono con Lui (cfr. Giovanni 17, 24; 2 Corinzi 5, 8,; Filippesi
1, 23), che chiunque vive e crede in Lui non morrà mai (cfr.
Giovanni 11, 26), che le anime o spiriti sono arrivati alla
perfezione (cfr. Ebrei 12, 23) e intercedono per noi (cfr.
Apocalisse 6, 9-10).
-
-
4 - L'errore:
-
“Idoleggiare gli uomini è disapprovato
da Dio. Atti 12: 21.23 "In un dato giorno Erode rivestì la veste
reale e si mise a sedere sul tribunale e pronunciava loro un
discorso pubblico. A sua volta il popolo riunito gridava: 'Voce di
un dio e non d'un uomo!' Istantaneamente l'angelo di Geova lo colpì,
perché non diede la gloria a Dio; ed essendo roso dai vermi, spirò”.
-
-
La verità
-
a) Venerando i grandi amici di Dio
quali sono i Santi, i cattolici non idoleggiano uomini malvagi come
un re Erode Agrippa, che aveva perseguitato la Chiesa, fatto
decapitare Giacomo, uno degli Apostolì, e messo Pietro in prigione
per compiacere i Giudei (cfr. Atti 12, 1-3).
-
b) Dio disapprovò l'adulazione
blasfema di quella plebaglia perché veramente quegli uomini
insensati volevano far capire a Erode che essi lo tenevano in conto
di un dio. In effetti, Erode si compiacque di quella adulazione e
l'angelo del Signore lo colpì a morte.
-
c) Stando così le cose, appare chiaro
al di là d'ogni possibile dubbio come i tdG strumentalizzano
settariamente il testo di Atti 12, 21-23, dando ad esso un
significato che non ha. Si tratta d'una ennesima profanazione della
Parola di Dio.
- Contro l'intercessione dei Santi
-
1 - L'errore:
-
“La preghiera deve essere rivolta a
Geova in nome di Gesù, il solo mediatore” (1 Timoteo 2. 5) 21.
-
La verità:
-
a) Amore e fedeltà alla Scrittura
esigono anzitutto che sia portato per intero il testo di san Paolo,
citato solo in parte dai tdG e da altri settari.
-
-
Eccolo:
-
“Raccomando, dunque, innanzi tutto,
che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, rendimenti di
grazie per tutti gli uomini, per i sovrani e per tutti quelli
costituiti in autorità, perché noi possiamo condurre una vita quieta
e tranquilla in tutta pietà e dignità. Questo è bello e gradito al
cospetto di Dio salvatore nostro, il quale vuole che tutti gli
uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità. C'è
infatti un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, un
uomo, Cristo Gesù, il quale diede se stesso in riscatto per tutti”
(1 Timoteo 2,1-6, Garofalo).
-
b) Come appare chiaro dalle parole
citate, san Paolo dà istruzioni al discepolo Timoteo circa il.
comportamento dei cristiani. Egli vuole che Timoteo faccia pregare i
fedeli per tutti gli uomini, facciano cioè intercessioni. Paolo
perciò insegna la dottrina della intercessione. Aggiunge poi che la
preghiera per gli altri, ossia l'intercessione, è una cosa bella e
gradita a Dio perché tale preghiera o mediazione farà sì che i
lontani possano avere piena conoscenza del vero Dio e dell'unico
mediatore Gesù Cristo. Dio avrà riguardo alla preghiera dei credenti
per aprire gli occhi alla verità e salvare coloro che non credono.
-
c) Rimane sempre vero che Gesù Cristo
è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. Lui ha offerto se stesso
per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato. Ma è pur vero
che i fedeli possono e devono collaborare con le preghiere e le
opere buone a che Cristo sia conosciuto e possa applicare la sua
mediazione a tutti gli uomini. L'intercessione e mediazione dei
fedeli è secondaria e subordinata a quella di Cristo. Ma Dio nella
sua bontà ha disposto che anche i fratelli possano concorrere alla
salvezza dei fratelli e degli increduli. Questo insegna san Paolo,
questo ha sempre insegnato e insegna la Chiesa Cattolica.
-
-
2 - L'errore:
-
Quando la Bibbia parla di
intercessione fa sempre e solo riferimento ai cristiani ancora
viventi sulla terra, mai alle preghiere di coloro che sono morti.
-
-
La verità:
-
a) San Giovanni nell'Apocalisse vede
le anime di coloro che furono uccisi per la Parola di Dio, ossia dei
martiri, gridare a gran voce: “Fino a quando, o Sovrano santo
e verace, non scendi in giudizio e non vendicherai il nostro sangue?”
(Apocalisse 6, 9-10). Questo vuol dire che le anime già nello stato
di gloria intercedono presso Dio per i loro fratelli ancora sulla
terra perché siano aiutati nella lotta per la fede.
-
b) Nel linguaggio simbolico
dell'Apocalisse i Santi in cielo, con le loro preghiere, riempiono
di profumi vasi d'oro, che salgono continuamente al trono
dell'Agnello (cfr. Apocalisse 5, 8). In altre parole, essi compiono
una funzione mediatrice a favore della Chiesa militante sulla terra:
“E salì il fumo dell'incenso con le preghiere dei santi, dal- la
mano dell'angelo, a Dio” (Apocalisse 8, 4). E' sempre Dio che salva
mediante l'Agnello (Gesù Cristo), ma le preghiere dei Santi anche
dopo la loro morte possono aiutare alla salvezza degli altri.
-
-
APPENDICE
-
IL TITOLO DI PADRE NELLA BIBBIA
- L'errore
-
Un impegno particolare è messo in
opera dai tdG per gettare discredito sui membri del clero cattolico,
e in generale su tutti i ministri del culto. Nessuno è risparmiato,
neppure il Santo Padre. Buona parte della propaganda geovista è
dedicata alla denigrazione e alla calunnia!
-
Non è difficile capire che alla base
di questa campagna denigratoria vi è la persuasione che i ministri
di Dio - col loro zelo e la loro scienza - siano l'ostacolo
principale alla diffusione dei loro nefasti errori. Da qui la
reazione astiosa e pervicace degli attivisti della società geovista.
-
Un caso
particolare della calunniosa propaganda dei tdG è l'uso distorto che
essi fanno delle parole di Gesù riferite in Matteo 23, 9, dove
leggiamo:
-
“E non chiamate nessuno padre vostro
sulla terra; uno solo, infatti, è il Padre vostro, il Ce- leste”.
-
Commentando erroneamente questo testo
e avendo di mira i ministri del culto i tdG scrivono:
-
“I seguaci di Crìsto non si rivolgono
agli uomini con i titoli religiosi 'rabbino’ un titolo
religioso”,padre' o 'capo' …..'Padre' non è un titolo religioso.
-
Non è necessaria una conoscenza
profonda del la Bibbia per evidenziare quanto sia superficiali e
antiscritturale la spiegazione che della frase da Matteo 23, 9 danno
i tdG. Basta infatti porre attenzione al contesto dove quella frase
è collocata e ricordare come nella Bibbia il titolo di
“padre” è legittimamente rivolto agli uomini, specialmente ai
ministri del culto, senza violare nessun comanda divino. Questo
appunto ora vogliamo fare.
-
-
I - Il contesto di Matteo 23, 9.
-
Facciamo notare ancora una volta che
l'autentico significato dei testi biblici deve essere ricavata dal
loro contesto. I tdG spesso e volentieri dimenticano o tralasciano
il contesto e fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono, a danno
sempre de meno accorti.
-
Dal contesto di Matteo 23, 9 risulta
inequivocabilmente che Gesù voleva solo correggere l'abuso che i
membri della sinagoga facevano del titolo d padre; ma non intendeva
affatto abolire il retti uso di quel titolo. Il pensiero di Gesù è
il seguente :
-
I discepoli di Cristo
- contrariamente al comportamento dei farisei - non devono
pretendere titoli onorifici. Devono fuggire la vanagloria, la
superbia, l'arroganza. “Il più grande tra voi sia vostro servo” (Matteo
23, 11). L'ufficio di guida, che alcuni di loro devono esercitare (cfr.
1 Tessalonicesi 5, 12; Ebrei 13, 17), va fatto con umiltà e con
spirito di servizio.
-
Gesù parla di disposizione interiore,
più che di uso di titoli. Siano o non siano chiamati con titoli, i
suoi discepoli, a differenza dei farisei, devono coltivare l'umiltà.
Non devono avere pretese di onorificenze. Non devono servirsi
vanitosamente dell'autorità, ma servire umilmente in virtù della
autorità ricevuta.
-
Questo e non altro è l'autentico
significato delle parole di Gesù: una lezione di umiltà! Egli era
venuto a correggere ciò che era storto (Marco 1, 3).
-
-
Il - L'uso scritturistico del titolo
di “padre”.
-
Gesù non intendeva affatto escludere
che le guide della comunità ecclesiale nutrissero il nobile
sentimento della paternità spirituale verso coloro che devono essere
istruiti e diretti.
-
1 - San Paolo esorta i cristiani ad
essere imitatori di Dio precisamente nella bontà e nell'amore (Efesini
5, 1). E quale maggiore imitazione di Dio vi può essere in chi è
chiamato a dirigere gli altri se non quella della paternità divina?
San Paolo era modello di questa imitazione.
-
a) Sono ben note le parole di Paolo ai
fedeli di Corinto:
-
“Vi scrivo queste cose come a figli
carissimi. Potreste infatti avere diecimila maestri (pedagòghi), ma
non certo molti padri in Cristo, perché sono io che vi ho generato
in Cristo Gesù mediante il Vangelo” (1 Corinzi 5,14-15).
-
Paolo si considera e si chiama padre
di coloro che egli ha generato spiritualmente in Cristo. Forse
l'apostolo non era a conoscenza delle parole di Gesù in Matteo 23,
9? Chi oserebbe attribuire a lui tale ignoranza? E allora come mai
non ha avuto alcuna difficoltà ad attribuirsi il titolo di padre?
-
b) Né fu la sola volta che egli -
Paolo - manifestò questo nobile sentimento di paternità spi- rituale.
Scrivendo ancora ai Corinzi dice:
-
“Ecco, sono pronto a venire da voi per
la terza volta, e non vi sarò di peso; ché non cerco le cose vostre,
ma voi. Infatti non è dovere dei figli accumulare tesori per i
genitori, ma dei genitori per i figli” (2 Corinzi 12,14).
-
Commenta la Bibbia di Salvatore
Garofalo:
-
“Paolo non vuol ricevere dai Corinzi,
ma vuole dare come un buon padre”.
-
Anche coi cristiani della Galazia
l'apostolo aveva usato lo stesso linguaggio: “Figliuoli miei, che io
di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi”
(Galati 4, 19).
-
E con identico affetto paterno Paolo
chiama figlio lo schiavo Onèsimo, che egli aveva convertito e
generato a Cristo nelle catene (Filèmone 10).
-
c) Dopo tante ripetute dichiarazioni
d'una paternità spirituale da parte di Paolo, doveva essere naturale,
spontaneo, giusto e doveroso che i suoi figli spirituali lo
considerassero e lo chiamassero padre senza pensare minimamente di
andare contro la volontà del Signore. Lo hanno fatto?
-
Possiamo legittimamente supporlo.
Paolo stesso li esorta e vuole che si comportino così. Scrisse ai
Corinzi: “lo parlo come a figli; rendeteci il contraccambio, aprite
anche voi il vostro cuore” (2 Corinzi 6, 13). E qual era il
contraccambio se non quello di nutrire verso di lui un sincero
sentimento di figliolanza spirituale e di chiamarlo padre? (Cfr. 2
Corinzi 12, 15).
-
d) Nel vano tentativo di indebolire e
negare questo insegnamento biblico i tdG scrivono:
-
“Paolo si paragonò a un genitore, ma
non fu mai chiamato "padre Paolo"”.
-
Si risponde: L'obiezione dei tdG
poggia sul vuoto non ha una base, è inconsistente. Infatti per poter
affermare che l'apostolo non fu mai chiamato “padre Paolo”, i tdG
dovrebbero avere ed esibire i documenti, ossia eventuali scritti dei
cristiani di Corinto diretti a Paolo, dai quali risultasse che essi
mai lo chiamino “padre”. Ma dove sono questi documenti? E senza
documenti, senza prove valide, come si può asserire una cosa? La
affermazione dei tdG è una pura invenzione.
-
Al contrario, dalle Lettere paoline
risulta che i rapporti dei cristiani verso Paolo fossero basati sul
sentimento della figliolanza spirituale.
-
2 - Ma vi è molto di più. Ciò che
dicono i tdG è antiscritturale. Infatti Gesù non volle abolire la
Scrittura (Matteo 5, 17-18).
-
Ora nella Scrittura il retto uso del
titolo di padre è- largamente diffuso.
-
Ecco alcuni esempi: - Nel libro dei
Giudici 17, 9-10 e 18-19 leggiamo: “Micha gli domandò: "Donde vieni?"
"Sono Levita da Betlemme di Giuda" gli rispose. "Viaggio per
stabilirmi dove troverò". "Rimani con me", gli disse Micha, "sii per
me padre e sacerdote e io ti darò dieci scicli d'árgento, un corredo
di vesti e il vitto"” (17,9-10).
-
“Ma il sacerdote disse loro: "Che cosa
fate?"
-
"Taci", gli dissero, "mettiti la mano
sulla bocca e vieni con noi. Tu sarai per noi padre e sacerdote"”
(18,19).
-
Per ben due volte è detto che alcuni
Israeliti danno al sacerdote il titolo di padre. Non vi è nessuna
condanna di un tale modo di esprimersi.
-
- David chiama padre Saul perché
questi è il legittimo sovrano finché è in vita: “Non tenderò la mano
sul mio signore, poiché egli è l'unto di Jahve e mio padre” (1
Samuele 24, 11-12).
-
- Anche i re di Israele chiamano padri
i profeti, ossia gli uomini di Dio, loro guide spirituali: “Ora
Eliseo cadde malato di quella malattia, per cui sarebbe morto. Josh,
re di Israele, scese da lui e scoppiò in lacrime al suo cospetto
gridando. "Padre mio, padre mio! Carro di Israele e suoi cavalli” (2
Re 13, 14).
-
-
3 - Circa l'uso del titolo di padre
noi abbiamo una preziosa notizia dal santo vescovo e martire Ireneo
(secondo secolo). Egli spiega l'origine dei titoli di padre e di
maestro usati allora nella Chiesa, nel modo seguente: “Quando uno
riceve l'insegnamento da un altro è chiamato padre”.
-
L'informazione, che dà Ireneo, è della
massima importanza. Infatti, nella sua opera Contro le eresie egli
riporta gli insegnamenti degli Apostoli così come li aveva ricevuti
dal martire Policarpo, suo maestro. Policarpo a sua volta era stato
discepolo diretto di san Giovanni Apostolo e di altri immediati
discepoli del Signore. Di questi suoi maestri Policarpo riporta le
cose udite, che poi sant'Ireneo ha messo per iscritto.
-
Non vi può essere perciò dubbio alcuno
che anche l'uso del titolo di padre dato ai maestri della vita
spirituale risalga agli insegnamenti apostolico. D'altra parte, dire
insegnamento apostolico è lo stesso che dire insegnamento
scritturale. Il titolo di padre - salvo gli abusi condannati dal
Signore - è in perfetta armonia con la Scrittura.
|