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RISURREZIONE
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OPUSCOLO N° 22
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PICCOLA COLLANA
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"I TESTIMONI DI GEOVA"
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Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
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Padre Nicola Tornese
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Viale S. Ignazio,
4
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80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
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La Bibbia conosce due tipi o forme di
risurrezione,: una spirituale, detta anche
prima risurrezione, e l'altra corporea o della
carne. Parleremo prima della risurrezione spirituale, di cui scrive
specialmente Giovanni nel vangelo e nell'Apocalisse. Ma ne parla
anche san Paolo.
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- LA RISURREZIONE
SPIRITUALE
- Giovanni 5, 24-27
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Giovanni, il discepolo che Gesù amava
(cfr. Giovanni 13,23), ci ha conservato le belle parole del Maestro:
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< In verità, in verità vi dico: chi
ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita
eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla
vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento ed è questo,
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che
l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in
se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;
e gli ha dato il potere di giudicare, perché è il Figlio dell'uomo”
(Giovanni 5, 24-27, cfr. 3,15-16).
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Spiegazione:
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a)
Gesù parla di un passaggio dalla morte alla vita. Il
discorso è rivolto a persone, che possono ascoltare la sua parola e
prendere una decisione. Non è possibile perciò che si tratti di
gente morta corporalmente. Si tratta di persone ancora vive, su
questa terra, a cui è offerto un passaggio da una stato di morte a
uno stato di vita. Questo passaggio avviene ora, al momento
dell'ascolto e dell'accettazione della voce del Figlio di Dio. Gesù
dunque afferma l'esistenza d'una risurrezione già in questa vita.
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b)
Questo passaggio conduce l'uomo dalla “morte” alla
“vita”. Poiché - ripetiamo - le persone a cui è rivolto l'invito
sono ancora fisicamente vive, la nuova vita che è offerta, deve
essere diversa da quella fisica. Deve trattarsi d'una vita
spirituale o soprannaturale, che fa risorgere da una morte pure
spirituale. La vita, offerta qui da Gesù, consiste nel passaggio da
uno stato di peccato, chiamato “morte”, a uno stato di amicizia con
Dio, chiamato “vita”. Questa è la natura della prima risurrezione.
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c)
Verrà poi un altro momento, un'altra ora, in cui tutti coloro che
sono nei sepolcri udranno la voce dello stesso Figlio di Dio e ne
usciranno (cfr. Giovanni 5, 28). Ma si tratta evidentemente di un ,altro
tipo o forma di risurrezione, proiettata nel futuro. E' quella
corporea o della carne.
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Spiega sant'Agostino:
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“Gesù non parla ancora della seconda
risurrezione, cioè della risurrezione dei corpi, che avverrà alla
fine, ma della prima risurrezione, che avviene ora. E per
distinguerla dice: E' venuto il momento, ed è questo. Non si tratta
quindi della risurrezione dei corpi, bensì di quella delle anime.
Anche le anime infatti hanno la loro morte nell'empietà e nel
peccato (... ). Riguardo a costoro che sono morti nell'anima per
empietà ed iniquità, il Signore dice: E' venuto il momento, ed è
questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli
che l'avranno ascoltata vivranno. Quelli che l'avranno ascoltata
sono "quelli che avranno obbedito, che avranno creduto ed avranno
perseverato sino alla fine” (cfr. Marco 16,16) (...). In tal modo,
credendo in Colui che giustifica l'empio (cfr. Romani 4, 5), e
giustificati nella nostra empietà come se fossimo passati dalla
morte alla vita, possiamo partecipare alla prima risurrezione, che
ha luogo ora”
- Apocalisse 20, 4-6
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La stessa dottrina in Apocalisse
20,4-6:
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“Vidi anche le anime dei decapitati a
causa della testimonianza di Gesù e della Parola di Dio, e quanti
non avevano adorato la bestia e la sua statua (...). Essi ripresero
vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli altri morti invece
non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la
prima risurrezione. Beati e santi coloro che prendono parte alla
prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma
saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille
anni” (Apocalisse 20,4-6).
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Spiegazione:
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a)
Qui Giovanni parla d'una prima risurrezione (versi
5-6). E' impossibile che si tratti della risurrezione della carne
perché questa verrà solo in seguito, immediatamente prima del
giudizio finale (verso 13). D'altra parte una duplice risurrezione
corporea dei buoni è inconcepibile. La Bibbia attesta solo e sempre
una sola risurrezione della carne alla fine dei tempi (cfr.
infra, pp. 23-34). La prima risurrezione può essere perciò solo
una realtà spirituale, il passaggio dalla morte a causa del peccato
alla vita soprannaturale mediante l'adesione a Cristo con la fede e
il battesimo. Tutto è in armonia con Giovanni 5, 25-27 e anche con
san Paolo (Romani 6, 4-11, infra).
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b) La prima risurrezione o
risurrezione spirituale è data a tutti coloro che aderiscono a Dio
mediante il Cristo: in primo luogo ai martiri della fede e poi ai
confessori, cioè a tutti coloro che non hanno adorato la bestia.
Adorare la bestia equivale a rifiutare il Regno di Dio per aderire a
quello di satana. Non vi è limite di; numero. San Paolo si rivolge a
tutti i credenti in Cristo quando afferma: “Se con Lui (Cristo)
perseveriamo, con Lui anche regneremo” (2 Timoteo 2,12). Regnare nel
linguaggio biblico non VUOI dire avere dei sudditi, ma essere liberi
e sovrani: liberi dalla schiavitù delle passioni e del peccato,
liberi anche dalla morte (cfr. Apocalisse 21, 4).
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c) La partecipazione al Regno con
Cristo è data fin d'ora. Il senso è che tutti i cristiani, sia
martiri, che hanno dato il sangue per Gesù Cristo, sia confessori,
che conservano pura la loro fede, formano la concreta attuazione del
Regno di Dio, ossia della Chiesa di Gesù Cristo. Questa scena si ha
da collocare sia in cielo, dove i risorti spiritualmente, che hanno
lasciato questa vita, formano la Chiesa trionfante, sia in terra,
dove quanti possiedono la prima risurrezione, vivono la vita di
grazia o di amicizia con Dio, ossia regnano con Cristo.
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d)
L'espressione “regnarono con Cristo per
mille anni” non va presa dunque alla lettera. Basterebbe
considerare che dai tempi dei primi martiri e dei primi confessori
della fede cristiana ne sono già passati duemila. I Mille
anni indicano il tempo della Chiesa lungo e indeterminabile, che
va dalla instaurazione del Regno operata da Cristo mediante la sua
morte e risurrezione. Il numero Mille va preso in senso simbolico,
che è in perfetta armonia con lo stile dell'Apocalisse.
- Un'appropriazione Indebita
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L'errore:
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Per i testimoni di Geova (tdG) le
anime dei risuscitati, di cui in Apocalisse 20, 4-6, sarebbero i
componenti della classe privilegiata dei 144.000. Essi appartengono
a Cristo quali fedeli discepoli scelti a regnare con Lui. Solo essi
prendono parte alla prima risurrezione, “la risurrezione dei morti
che ha luogo più presto” (Filippesi 3:11). Più presto vuol dire
“durante la presenza di Cristo, che ha avuto inizio nel 1914. Essi
sono “primizie a Dio e all'Agnello” (Rivelazione 14:4).
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La verità:
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a)
Questa spiegazione geovista contrasta radicalmente
col testo biblico di Apocalisse 20,4-6, e con tutti gli altri testi
citati e strumentalizzati dai geovisti.
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Anzitutto in quanto al numero.
Giovanni attribuisce la prima risurrezione a quelli che furono
decapitati a causa della testimonianza di Gesù, cioè ai martiri
cristiani. Ora, accurati studi storici hanno accertato
che i martiri cristiani, solo nei primi tre secoli dell'Era
Cristiana, vanno contati a centinaia di migliaia.
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Inoltre, assieme ai martiri, vi sono
coloro che non hanno adorato la bestia, vale a dire una schiera
innumerevole di discepoli di Cristo, che si sono mantenuti fedeli a
Lui per tutta la loro vita. Sono milioni! (cfr. Apocalisse 7,9ss).
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A questi martiri e confessori dell'Era
Cristiana vanno aggiunti, secondo alcuni, i martiri e confessori
della fede israelita prima di Cristo. Ce n'è d'avanzo per superare
le sparuto numero di 144.000! E' assurdo e ridicolo limitare a poche
decine di migliaia il numero dei fedeli discepoli di Cristo.
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b)
A parere dei geovisti solo i 144.000 appartengono a
Cristo durante la, sua presenza. A sostegno di questa assurdità essi
citano 1 Corinzi 15, 20-23. Ora tutti ì biblisti sono del parere che
Paolo qui parla della risurrezione dei morti o della carne alla fine
dei tempi, non della prima risurrezione. Sulla risurrezione della
carne dubitavano alcuni cristiani della comunità di Corinto. Paolo
parla di questa risurrezione e solo di essa in tutto il capitolo 15
della 1 Corinzi.
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Perciò la presenza di Cristo, di cui
qui parla Paolo, va riferita alla sua venuta (parousìa) o presenza
visibile alla fine dei tempi. La presenza
invisibile di Cristo non è mai mancata alla sua Chiesa: “Ecco, io
sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo
28,20). La data del 1914 è una data inventata dal Corpo Direttivo
della setta geovista. Essa contrasta sia con la Bibbia sia con la
storia. E' una data di comodo ai fini di una propaganda settaria.
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E' poi sommamente offensivo dire che
solo i 144.000 appartengono a Cristo! E a chi appartengono le
centinaia di milioni di creature umane che durante duemila anni di
cristianesimo si sono mantenute e si mantengono fedeli a Cristo?
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c) Parimenti errato è l'uso. che i tdG
fanno di Filippesi 3, 11, che essi traducono: “La risurrezione dei
morti (che ha luogo) più presto”. L'espressione “più presto” non c'è
nel testo critico originale e nessun biblista traduce così il testo
paolino. E' un'aggiunta geovista (cfr. Apocalisse 22, 18).
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Qui Paolo si riferisce alla
risurrezione universale, quella dei corpi o della carne. E' risaputo
che nei primi tempi della Chiesa, anche tra gli Apostoli, vi era
come un'ansiosa attesa di questa risurrezione con il ritorno
visibile del Signore o parousìa (cfr. 1 Tessalonicesi
4,13-18). Mai comunque gli Apostoli hanno fissato tempi di scadenza
né hanno insegnato che vi sarebbe stata una risurrezione “più
presto” e un'altra “più tardi”.
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d)
Parimenti errata è la spiegazione geovista di
Apocalisse 14,4. A loro avviso le “primizie a Dio e all'Agnello”
indicherebbero il numero limitato di 144.000.
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“Primizia” indica il primo frutto di
un raccolto, a cui seguono tanti altri della stessa specie.Nella
Bibbia Cristo è detto “primizia” dei risorti da morte in quanto come
Lui risorgeranno quelli che sono di Cristo (cfr. 1 Corinzi 15,
20.23; Filippesi 3, 20-21). 144.000 sono detti “primizie” in quanto
rappresentano il primo frutto abbondante della Redenzione di Cristo.
Sarà seguito da altri, da tantissimi altri nel corso dei secoli.
- Romani 6,4-11
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La dottrina della prima risurrezione
si trova anche in altri testi biblici, specie in san Paolo. Ne
citiamo uno, che vogliamo riportare per la sua bellezza:
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“Ma Dio, ricco di misericordia, per il
grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i
peccati, ci ha fatti rivivere in Cristo (...). Con lui ci ha anche
risuscitati e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù...” (Efesini
2,4-6).
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Qui Paolo si rivolge a persone ancora
vive su questa terra, ai cristiani di Efeso.
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Ci soffermiamo ora ad analizzare un
altre> testo paolino, anche a motivo dell'uso distorto che di esso
fanno i tdG. Scrive l'apostolo:
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“Per mezzo del battesimo siamo stati
sepolti insieme a Lui (Cristo) nella morte perché come Cristo fu
risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche
noi possiamo camminare in una vita nuova (...). Sappiamo bene che il
nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Lui, perché fosse
distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del
peccato. Infatti chi è morto è ormai libero dal peccato (...). Ma se
siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui (...).
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in
Cristo Gesù. Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo
mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri” (Romani (6,4-11).
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Spiegazione:
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a)
San Paolo descrive gli effetti del
battesimo cristiano. Per evidenziarli egli collega il battesimo
cristiano alla morte e risurrezione di Cristo. Prima
alla morte. Il battesimo fa morire l'uomo al peccato,
lo libera dai peccati, li rimette (cfr. Atti 2, 38): “Per mezzo del
battesimo siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte”. Poi alla
risurrezione. Il battesimo conferisce al battezzato una nuova vita
in virtù della risurrezione di Cristo: “Come Cristo fu risuscitato
dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo
camminare in una nuova vita”.
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In altre parole, il battesimo
cristiano, in virtù della morte e della risurrezione di Cristo,
produce nella creatura umana un duplice effetto: uno negativo e uno
positivo. Distrugge la morte spirituale e dà all'uomo una vita pure
spirituale (cfr. Efesini 2,4-9).
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b) Il primo effetto, quello negativo,
è espresso con le parole: “Chi è morto è ormai libero dal peccato”.
E' una formula giuridica. Che cosa intende dire l'apostolo?
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Se la frase è presa in senso giuridico,
con riferimento cioè a quanto avviene tra gli uomini
nell'amministrazione della giustizia, il significato è che con la
morte si ha l'estinzione di ogni procedura penale. li morto non solo
non può più violare la legge, ma neppure è punibile per eventuali
delitti commessi in vita. La legge umana non agisce più su di lui.
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Ma è chiaro che il pensiero di Paolo
non è questo. Il suo discorso spazia in un ordine superiore,
sull'azione di Dio nei riguardi dell'uomo in virtù della morte e
risurrezione di Cristo. L'Apostolo si serve solo d'una immagine,
d'un paragone per spiegare l'effetto negativo del battesimo. Egli
non intende parlare della morte fisica del battezzato. Il battezzato
continua a vivere su questa terra, ma non è più punibile. Il peccato
in lui è stato distrutto. Egli è morto al peccato in virtù della
morte di Cristo. E' sempre l'effetto negativo del battesimo. Il
battezzato è libero dal peccato in quanto Cristo lo ha purificato,
redento, prosciolto.
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c)
Questa morte spirituale è seguita da una nuova vita,
da una risurrezione pure spirituale, in virtù della risurrezione di
Cristo. Il battezzato continua a vivere su questa terra, ma la sua
vita, in tutta la sua dimensione, “spirito, anima e corpo” (1
Tessalonicesi 5, 23), è arricchita da una nuova vita soprannaturale.
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Tuttavia il battezzato è ancora libero
e in qualche modo esposto al peccato: può rinnegare la fede e
perdere la nuova vita spirituale. Qualora lo faccia, subirà la
conseguenza davanti a Dio (cfr. Romani 14, 10; 2 Corinzi 5, 10).
Perciò Paolo esorta il battezzato a non ritornare a essere schiavo
del peccato: “Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo
mortale così da sottomettersi ai suoi desideri” (Romani 6,12).
- Una spiegazione falsa e settaria
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L'errore:
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Ai tdG il testo di Paolo (Romani
6,4-11) non dice nulla di tanta bellezza. Essi preferiscono
soffermarsi su un solo verso del testo paolino, sul settimo con
precisione (Romani 6,7), strappandolo dal contesto: “Colui che è
morto è stato assolto dal (suo) peccato” (traduzione geovista).
Spiegando settariamente questa citazione monca fanno intendere che
“dopo la morte non si è più soggetti a ulteriori punizioni per i
propri peccati”.
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A loro avviso, san Paolo qui parla
della morte fisica, della fine cioè della vita su questa terra, e
afferma che dopo la morte non ci sarà nessuna sofferenza. Con parole
più chiare questo equivale a dire che, dopo la morte, tutti gli
uomini, qualunque sia stato il loro passato, onesti e criminali, si
troveranno nella stessa condizione, che per i tdG è la non esistenza.
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La verità:
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a)
Questo insegnamento geovista dà via libera al più
deleterio immoralismo. Infatti, se dopo la morte non si è più
soggetti ad alcuna punizione per i propri peccati, perché praticare
la virtù e lottare contro il vizio? Tanto alla morte non c'è più
peccato, nulla da scontare: “mangiamo e beviamo perché domani
moriremo”! (1 Corinzi 15, 32). Proprio san Paolo condanna questo
modo di pensare ed aggiunge con grande sapienza: “Non lasciatevi
ingannare: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi” (1
Corinzi 15, 33).
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b)
Ma la Bibbia non dice ciò che ad essa fanno dire i
tdG. Il pensiero di san Paolo è ben diverso. Egli non parla di morte
fisica, ossia della fine della vita terrena. Paolo si riferisce
all'effetto negativo del battesimo ed afferma che nel battesimo il
cristiano muore al peccato, cioè è liberato dal peccato che dominava
il vecchio uomo. Nel battesimo il cristiano è reso giusto. Sì, se
dovesse morire subito dopo il battesimo, non sarebbe
soggetto a punizioni per i propri peccati cfr. Atti 2,38).
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c) Tuttavia il battezzato può peccare
dì nuovo, agire in modo che il peccato regni nel suo corpo mortale
così da sottomettersi ai suoi desideri. E' un'eventualità che Paolo
non esclude. In questa ipotesi, la morte fisica non lo libererà da
ulteriori punizioni per i propri peccati. Lo stesso Paolo avverte
che “tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo,
ciascuno 'per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era
nel corpo, sia in bene che in male” (2 Corinzi 5, 10; cfr. Romani
14,10.12; Galati 6,7-9; Matteo 10, 28).
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Secoli prima di Paola l'autore del
Qoelet aveva scritto:
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“Conclusione del discorso, dopo che si
è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti,
perché questo per l'uomo è tutto. Infatti, Dio citerà in giudizio
ogni azione, tutto cioè che è occulto, bene o male” (Qoelet
12,13-14).
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- RISURREZIONE DI SINGOLE
PERSONE
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Prima di parlare più estesamente della
“risurrezione dei morti o della carne”, che è il tema principale di
questo opuscolo, ci soffermeremo brevemente a ricordare alcuni casi
di risurrezione di singole persone. Ricorderemo prima i
fatti, e faremo poi alcune considerazioni. E'
scontato che il nostro discorso ha come riferimento solo la Bibbia.
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1 - I fatti:
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In non poche pagine dell'Antico
Testamento Jahve è celebrato come il Signore della vita e della
morte. “Egli fa morire e fa vivere, fa discendere nello Sceol e fa
risalire” (1 Samuele 2, 6; cfr. Deuteronomio 32, 39). Jahve ha
manifestato questa sua potenza non soltanto nel prolungare la vita
di alcuni suoi servi (cfr. 2 Re 20, 4-11), ma anche e soprattutto
nel ridare la vita ad alcuni morti.
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Nel nome di Jahve Elia risuscita da
morte il figlio della vedova di Zarepta: “Elia invocò il Signore:
"Signore Dio mio, l'anima del fanciullo torni nel suo corpo". Il
Signore ascoltò il grido di Elia, l'anima del bambino tornò nel suo
corpo> e questi riprese a vivere” (1 Re 17,21-22).
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Non meno commovente è la risurrezione
operata da Eliseo (cfr. 2 Re 4,29-37).
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Nei vangeli sono riferiti tre casi di
risurrezione di morti operate da Gesù. Al figlio della vedova di
Naim Gesù dice: “Giovinetto, dico a te: Alzati! E il morto si levò a
sedere e incominciò a parlare” (Luca 7, 14-15).
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La risurrezione della figlia di Giairo
è così raccontata da Matteo:
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“Arrivato poi Gesù nella casa del capo
e veduti i flautisti e la gente in agitazione disse: "Ritiratevi,
perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a
deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la gente, egli entrò, la
prese per mano e la fanciulla si alzò” (Matteo 9,23-25; cfr. Marco
5,21-43; Luca 8,40-56).
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Il terzo caso, assai più noto, è
quello di Lazzaro. Davanti alla tomba dell'amico, morto da quattro
giorni, Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!” E il morto
uscì (cfr. Giovanni 11, 43).
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Il libro degli Atti
infine ricorda le risurrezioni operate in virtù delle preghiere di
Pietro e di Paolo (cfr. Atti 9,36-42; 20,7-10).
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2 - Alcune considerazioni:
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Tutti questi risuscitati riacquistano la stessa vita di prima senza
sostanziali cambiamenti. Dopo alcuni anni muoiono di nuovo. Il loro
corpo non si trasforma in corpo glorioso come quello di Cristo dopo
la risurrezione e come sarà quello dei beati dopo la risurrezione
universale alla fine dei tempi (cfr. Filippesi 3,21; 1 Corinzi 15,
53).
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- Tuttavia tali risurrezioni, oltre a
essere una prova della potenza di Dio, possono considerarsi come un
simbolo, anzi una garanzia, della futura risurrezione di tutti i
morti. Prima di risuscitare Lazzaro Gesù disse quelle memorabili
parole: “lo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche
se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”
(Giovanni 11, 25-26).
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- E' bene notare, infine, che, a
differenza di Elia ed Eliseo, di Pietro e di Paolo, Gesù opera le
risurrezioni per virtù propria, “perché Dio era con lui” (Atti 10,
38); cioè perché Egli è “la Potenza di Dio” (1 Corinzi 1, 24). Le
opere che Gesù compiva, erano una prova tangibile che il Padre era
in Lui e Lui nel Padre (cfr. Giovanni 10, 38). Senza invocare
nessuno, è Lui, Gesù, che comanda al morto: “Giovinetto, io dico a
te: Alzati!”. “Lazzaro, vieni fuori!”.Gesù può far questo perché in
Lui abita corporalmente la pienezza della divinità (cfr. Colossesi
2,9). Egli ci assicura che tutte le cose del Padre sono anche sue
(cf. Giovanni 16, 15; 17,10). Tra queste cose vi è anche la
onnipotenza divina.
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- LA RISURREZIONE DEI
MORTI O DELLA CARNE
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Quando il discorso cade sulla
risurrezione dei morti o della carne il pensiero corre subito alla
risurrezione universale alla fine dei tempi. Su questa verità
biblica ci soffermeremo ora in maniera più diffusa. Ricorderemo le
prove o testimonianze bibliche della sua esistenza, ossia della
fede nella risurrezione. Poi parleremo della sua
natura, ossia cercheremo di conoscere in che cosa essa
consista, avendo sempre la Bibbia come nostra guida. Dobbiamo,
tuttavia, fare prima una precisazione.
- Una precisazione
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I tdG parlano e scrivono della
risurrezione dei morti come se fosse una loro scoperta, una novità.
Ad essi, e solo ad essi, tutto il merito e il vanto di averla
scoperta ed insegnata! Nulla di vero in tutto questo. E'
un'appropriazione indebita. Piuttosto i dirigenti della setta
strumentalizzano settariamente questo tema biblico per creare nella
base una fanatica attesa. La propaganda geovista assicura i suoi
creduli seguaci che tra breve potranno riabbracciare i
loro morti, i loro mariti, le loro mogli per godersi insieme una
vita di piacere. Ma tutto .questo è pura e semplice propaganda
mediante una strumentalizzazione e corruzione della Parola di Dio.
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La verità è completamente diversa.
Secoli, anzi millenni prima che il commerciante di stoffe Carlo Taze
Russell, fondatore della setta geovista, vedesse la luce in terra
d'America nel 1852, milioni, anzi miliardi di veri cristiani hanno
creduto e professato la fede nella risurrezione dei morti.Non hanno
tuttavia creato un'attesa spasmodica di questo glorioso evento,
fissando date e scadenze sempre fallite come hanno fatto i tdG. E
tanto meno i veri cristiani hanno spiegato la risurrezione dei morti
in senso edonistico o di piaceri materiali alla maniera dei seguaci
di Russell.
- Per
limitarci alla Chiesa Cattolica, tanto odiata e denigrata dai
geovisti, la risurrezione dei morti occupa un posto preminente tra
le verità professate nel suo Creda. Eppure i geovisti
dicono che la Chiesa Cattolica, qualificata da loro come la grande
meretrice, insegna soIo dottrine di origine pagana, essendo
precipitata nelle tenebre alla fine del primo secolo.
-
La verità è che la Chiesa Cattolica
custodisce e trasmette fedelmente solo e tutto ciò che dice la
Bibbia, quella vera, non quella falsificata dai capi della setta
geovista. Nei “simboli” o “formule” di fede, risalenti ai primissimi
tempi del Cristianesimo, ossia della vera Chiesa di Cristo, che è la
Chiesa Cattolica, accanto alla professione di fede in Dio Uno e
Trino, non manca la professione nella risurrezione dei morti.
-
Oggi come sempre la Chiesa Cattolica,
in tutte le Messe domenicali e festive, recita con centinaia di
milioni di voci, in tutte le lingue, questa verità: “Aspetto la
risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
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1) La fede nella risurrezione.
- Preludio di certezza
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I veri cristiani d'ogni tempo non
hanno avuto mai il minimo dubbio che la consolante verità della
risurrezione dei morti è contenuta nella Bibbia. Nell'Antico
Testamento vi è un preludio di certezza. La piena luce verrà alla
scuola del Maestro divino.
-
Gli Ebrei, nostri antenati nella fede,
furono introdotti gradatamente dallo Spirito Santo nella fede della
risurrezione dei morti. In alcuni testi biblici
vetero-testamentari vi sono solo bagliori di questa verità; ma in
altri vi è quasi certezza. La verità diventerà luminosa come la luce
del sole dopo che “la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù
Cristo” (Giovanni 1, 17).
-
1 - Alcuni studiosi vedono
un'intuizione, un barlume di fede nella risurrezione dei morti,
nelle parole di Giobbe:
-
lo so che il mio Vendicatore è vivo e
che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
-
Dopo che questa mia pelle sarà
distrutta senza la mia carne, vedrò Dio.
-
lo lo vedrò, io stesso,
-
e i miei occhi lo contempleranno non
da straniero.
-
(Giobbe 19,25-27)
-
Commenta La Bibbia di
Gerusalemme:
-
“Qui sembra che Giobbe, in uno slancio
di fede in Dio che può far ritornare dallo sceol (cfr. 1 Sam. 2,6, 1
Re 17,17-24; Ezechiele 37), preveda un ritorno provvisorio alla vita
corporea, per il tempo della vendetta contro i nemici che lo
calunniavano e lo condannavano. Questa breve evasione della fede di
Giobbe oltre i limiti invalicabili della condizione mortale, per
soddisfare il suo bisogno di giustizia in una situazione senza
speranza, è come un preludio alla rivelazione esplicita della
risurrezione della carne”.
-
2 - Anche in Isaia troviamo un raggio
di questa speranza:
-
Ma di nuovo vivranno i tuoi morti,
risorgeranno i loro cadaveri.
-
Si sveglieranno ed esulteranno
-
quelli che giacciono nella polvere,
-
perché la tua rugiada è rugiada
luminosa, la terra darà alla luce le ombre (i refaim).
-
(Isaia 26,19)
-
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Osservazioni:
-
Qui Dio per bocca del profeta annunzia
la restaurazione messianica di Israele dopo le sofferenze
dell'esilio. Ma l'affermazione è talmente gioiosa che, a parere di
molti studiosi, non sembra si possa limitare a un puro risorgimento
nazionale: vi è un bagliore della risurrezione dei morti.
-
Commenta La Sacra Bibbia dell'Istituto
Biblico:
-
“Si tratta in primo luogo della
risurrezione nazionale (cfr. Ezechiele 37,1-14) e quindi in un senso
piuttosto metaforico; ma non va del tutto escluso il senso proprio
della risurrezione dei Corpi.
-
3 - Degno anche dì nota, è il ben noto
testo di Ezechiele, quello delle ossa aride.
-
“lo profetizzai come mi era stato
ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un
movimento fra le ossa. (..). Ed egli aggiunse. "Profetizza allo
spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito.- Dice
il Signore Dio: Spirito vieni dai quattro venti e soffia su questi
morti, perché vivano". lo profetizzai come mi era stato comandato e
lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita...” (Ezechiele
37,7-10).
-
Commenta La Bibbia di
Gerusalemme:
-
“Come in Osea 6,2, 13,14 e in Isaia
26,19, qui Dio annunzia la restaurazione messianica di Israele, dopo
le sofferenze dell'esilio (cfr. Ap. 20, 4). Ma, per i simboli
utilizzati, orientava già gli spiriti all'idea di una risurrezione
individuale della carne, intravista in Giobbe 19,25, esplicitamente
affermata in Daniele 12,2; 2 Mac. 7,9-14.23-36; 12,43-46”.
-
4 - La fede nella risurrezione diventa
più chiara nel ben noto testo di Daniele:
-
“Molti di quelli che dormono nella
polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli
altri alla vergogna e per l'infamia eterna” (Daniele 12,2).
-
E' opinione comune tra i biblisti che
queste parole di Daniele contengono una chiara affermazione della
risurrezione dei morti seguita dalla retribuzione eterna per i buoni
e dalla pena eterna per i cattivi.
-
5 - Quasi contemporaneo o di poco
posteriore a Daniele va collocato il Secondo Libro dei
Maccabei. La fede nella risurrezione è orinai patrimonio dei pii
israeliti e dà loro forza di affrontare anche il martirio. Tale è il
caso d'una intera famiglia composta della madre e di sette figli
martirizzati in Palestina durante la persecuzione di Antioco IV
detto Epìfane.
-
Il secondo dei fratelli, giunto
all'ultimo respiro disse al carnefice:
-
“Tu, scellerato, ci togli la vita
presente, ma il re dei mondo ci farà risorgere ad una risurrezione
eterna di vita, noi che moriamo per le sue leggi” (2 Maccabei 7,9).
-
Parimenti il quarto dei sette martiri:
-
“E' meglio essere messi a morte dagli
uomini, quando, da Dio si ha la speranza di essere risuscitati.Per
te, però, non ci sarà davvero risurrezione di vita” (2 Maccabei
7,14).
-
Commoventi, infine, sono le parole che
la madre rivolge all'ultimo e più piccolo dei sette figli, mentre
stava per essere ucciso:
-
“Ti scongiuro, figlio, contempla il
cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha
fatti non da cose preesistenti; tale è l'origine del genere umano.
Non temere questo carnefice, ma mostrandoti degno dei tuoi fratelli
accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi
fratelli nel giorno della misericordia (2 Maccabei 7,28-29; cfr.
7,22-23).
- Alla scuola del Maestro Divino
-
Gesù, la Sapienza di Dio presente nel
figlio di Maria (cfr. Giovanni 1, 14) ha confermato con la sua
autorità divina la fede nella risurrezione dei morti. Riportiamo
solo alcune delle sue dichiarazioni.
-
1 - Disputando un giorno coi farisei,
che negavano la sua origine divina, Gesù si attribuisce il potere di
dare la vita ai morti:
-
“Non vi meravigliate di questo, poiché
verrà l'ora in cui tutti colore che sono nei sepolcri udranno la
voce (del Figlio di Dio) e ne usciranno: quanti fecero il bene per
una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una
risurrezione di condanna” (Giovanni 5, 28-29).
-
Tutti i biblisti convengono
nell'affermare che Gesù qui parla della risurrezione finale, quando
egli apparirà in veste di giudice supremo “nella gloria del Padre
suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo il suo
operato” (Matteo 16, 27; cfr. 1 Tessalonicesi 4, 15-17; Apocalisse
1, 7).
-
2 - L'evento della risurrezione finale
e universale è descritto in modo più ampio e particolareggiato nel
discorso su l'ultimo giudizio:
-
“Quando verrà il Figlio dell'uomo
nella sua gloria con tutti i suoi angeli si siederà sul trono della
sua gloria. E saranno riunite intorno a lui tutte le genti, ed egli
separerà gli uni dagli altri come il pastore
separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i
capri alla sinistra”. E dopo il giudizio: “Se ne andranno questi (i
capri) al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Matteo 25,
31-33, 46).
-
Commenta La Sacra Bibbia
di Salvatore Garofalo:
-
“Dopo tanto parlare in parabole (cfr.
Matteo 25,1-30), Gesù si spiega adesso chiaramente sul giudizio
finale di tutti gli uomini di tutti i tempi, alla fine del mondo
(...). Gesù si presenta con un apparato inconfondibilmente divino (cfr.
Apocalisse 2,23; Geremia 17, 10; Salmo 62,13), nella sua qualità di
Re dei secoli, per concludere la lunga vicenda della salvezza del
mondo da lui compiuta”.
-
Molto opportunamente nota La
Bibbia di Gerusalemme:
-
“La resurrezione dei morti non è
menzionata, ma deve essere supposta”.
- La testimonianza di san Paolo .
-
a)
Già prima che fosse illuminato dall'alto sulla
identità di Gesù (cfr. Atti 9,1-6), Saulo, educato alla scuola dei
farisei (cfr. Filippesi 3,5-6), professava con energia la fede nella
risurrezione dei morti.
-
Nel libro degli Atti leggiamo:
-
“Paolo sapeva che nel sinedrio una
parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli,
io sono un fariseo, figlio di farisei, io sono chiamato in giudizio
a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". Appena egli
ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i fa- risei e i sadducei e
l'assemblea si divise.I sadducei infatti affermano che non c'è
risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte
queste cose” (Atti 23,6-8).
-
Divenuto cristiano Paolo afferma con
maggior vigore la sua fede nella risurrezione dei morti. Da- vanti a
Felice, governatore romano, dice:
-
“Ammetto invece che adoro il Dio dei
miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta,
credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei
profeti, nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che
ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti” (Atti
24,14-15).
-
b) Confermato in questa speranza alla
scuola del Maestro risorto, Paolo ne fa partecipi quanti accettano
il messaggio cristiano di salvezza.
-
Ai cristiani di Roma scrive:
-
“Colui che ha risuscitato Cristo dai
morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello
Spirito che abita in voi” (Romani 8, 11).
-
Ai fedeli di Tessalonica afflitti e
dubbiosi circa la sorte dei loro defunti Paolo annuncia il glorioso
messaggio della risurrezione di tutti i morti:
-
“Non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza,
fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad
affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo,
infatti, che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono
morti Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme a Lui. Questo vi
diciamo sulla parola del Signore. noi che viviamo e saremo ancora in
vita per la venuta (parousia) del Signore, non avremo alcun
vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un
ordine, alla voce dell'arcangelo, e al suono della tromba di Dio,
discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi
noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro sulle nubi,
per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre col
Signore” (1 Tessalonicesi 4,13-17).
-
Spiegazione:
-
a)
Paolo vuol confermare i cristiani di Tessalonica
nella fede della risurrezione dei morti. Vi erano infatti a
Tessalonica quelli che non credevano, cioè i pagani. Al contrario, i
cristiani hanno in Cristo il garante della risurrezione. Egli l'ha
detto, Paolo l'insegna sulla sua parola. Non solo. Cristo l'ha anche
fatto con la sua risurrezione da morte.
-
b)
Dopo aver ricordato le ragioni di questa fede
l'apostolo si sofferma a descrivere la risurrezione dei giusti, dei
“morti in Cristo”. Ciò non vuol dire che solo i giusti risorgeranno.
I cristiani di Tessalonica volevano essere istruiti circa la sorte
dei loro cari, che erano morti in Cristo. E di questo Paolo parla.
Altrove Paolo afferma esplicitamente che vi sarà una risurrezione
dei giusti e degli ingiusti (cfr. Atti 24, 15).
-
c) Paolo parla anche della sorte dei
vivi, di quelli che ancora saranno in vita alla venuta del Signore.
Tra questi colloca se stesso, esprimendo una speranza, ma non una
certezza. Infatti poco dopo ricorda che il giorno del Signore verrà
come un ladro di notte (cfr.1Tessalonicesi 5, 1-2), di cui nessuno
può prevedere il tempo e l'ora. L'essenziale è
vigilare, essere pronti, restare svegli ed essere sobri (cfr. 1
Tessalonicesi 5, 6).
-
d)
Per quanto riguarda l'apparato scenico (“voce
dell'Arcangelo , “tromba - “cielo”, “nubi”) è opinione dei biblisti
che non va preso alla lettera. Sono descrizioni simboliche
caratteristiche delle apparizioni di Dio nel creato. L'essenziale è
che la risurrezione dei morti verrà quando Dio avrà pronunciato la
sua parola d'ordine e la nuova creazione (aria, nubi, cielo) sarà il
nuovo mondo dei risuscitati (cfr. 2 Pietro 3,11-13). “Il cielo non è
che la comunità dei credenti con Cristo; essere con Lui è tutta la
felicità degli eletti, come essere lontani è tutta l'amarezza e la
disperazione dei reprobi”.
- Apocalisse 20,12-13
-
L'ultimo libro della Bibbia, che è
l'Apocalisse, si chiude in modo molto appropriato con un grandioso
atto di fede nella risurrezione. Giovanni presenta anzitutto il
Giudice Supremo seduto su un trono bianco, simbolo dell'eternità.
Questo Giudice è il Figlio di Dio, il Cristo. Egli è “Colui che
scruta gli affetti e i pensieri degli uomini e darà a ciascuno
secondo le proprie opere” (Apocalisse 2, 23). Da notare che nella
Bibbia questo supremo potere di giudicare appartiene a Jahve (cfr.
Geremia 17, 10; 11, 20). Il Figlio dunque ha lo stesso potere del
Padre.
-
Mentre la terra e il cielo stanno per
scomparire e la creazione presente cede il posto a una nuova
creazione (cfr. Apocalisse 21, 1; 2 Pietro 3, 11-13), avviene la
risurrezione dei morti:
-
“Vidi poi i morti, grandi e piccoli,
ritti davanti al trono (...). I morti vennero giudicati in base
a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue
opere. Il mare restituì i morti, che esso custodiva e la morte e gli
Inferi (Ades) resero i morti da loro custoditi” (Apocalisse
20,12-13).
-
Osserva un biblista:
-
“Tutti i morti sono restituiti
dall'abisso del mare e dall'abisso della terra, luoghi dove secondo
gli antichi erano raccolti i defunti”.
-
2) Che cos'è la risurrezione?
- Cristo, primizia dei risorti
-
Per sapere che cosa sia la
risurrezione dei morti o della carne è necessario conoscere le
indicazioni che ce ne dà la Bibbia, soprattutto le Lettere di san
Paolo. Scrivendo ai cristiani di Corinto, oltre ad assicurarli sul
fatto della risurrezione, l'apostolo cerca di spiegare “come
risuscitano I morti”, ossia la natura della risurrezione. Per lui il
Signore Gesù risuscitato dai morti, non è solo la garanzia della
nostra risurrezione, ma anche il modello. Scrive l'apostolo:
-
1 - “Ora, invece, Cristo è risuscitato
dai morti, primizia di coloro che sono morti (... ). Come tutti
muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno
però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua
venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine” (1 Corinzi 15,
20-24).
-
Osservazioni:
-
a) Cristo è detto “primizia” in quanto,
come uomo, fu il primo dei risuscitati da morte con un corpo
glorioso. i futuri risuscitati saranno la messe. Ora primizia e
messe sono della stessa natura. Cristo dunque, in quanto uomo
risorto, è modello della futura risurrezione di coloro che muoiono
in Lui.
-
b) Per aver qualche idea di come sarà
il corpo risorto dei giusti bisogna ricordare ciò che i vangeli
dicono del corpo glorioso di Cristo. Non era uno spirito, ma
qualcuno in carne e ossa. Apparendo ai discepoli il Risorto li
assicura dicendo: “Uno spirito non ha carne né ossa come vedete che
lo ho” (Luca 24, 39).
-
c) Tuttavia il corpo glorioso del
Risorto era assai diverso da quello di prima, cioè dal corpo carnale.
In tutte le sue apparizioni il Risorto si muove libero dai
condizionamenti o leggi di natura, a cui è soggetto il corpo umano
nel suo presente stato di vita. Entra ed esce a porte chiuse (cfr.
Giovanni 20,19), nasconde e rivela a sua piacere le proprie
sembianze (cfr. Giovanni 20, 14-17; 21, 4-6; Luca 24, 30-31), si
dilegua dalla vista dei discepoli (cfr. Luca 24, 31.51; Atti 1,
9-10).
-
2 - San Paolo insiste su questa
somiglianza tra il corpo del Cristo risorto e quello dei giusti
risuscitati. Scrivendo ai Filippesi cosi si esprime:
-
“La nostra patria invece è nei cieli e
di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale
trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo
glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere
a sé tutte le cose” (Filippesi 3,20-21).
-
Nella Lettera ai Colossesi chiama
Cristo “il primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Colossesi
1, 18) non soltanto in quanto modello del nostro corpo glorioso, ma
anche perché con la sua Risurrezione diventa Capo o Sorgente di
quanti aderiscono a Lui. Gli uomini possono trovare nella
Risurrezione di Cristo la sorgente efficace per la loro risurrezione
spirituale (prima risurrezione), ma anche per quella corporale alla
fine dei tempi.
- Il corpo spirituale
-
Dopo questo richiamo a Cristo Risorto,
causa e modello della nostra risurrezione, l'apostolo si sofferma a
spiegare il modo di essere del corpo risuscitato.
-
“Ma qualcuno dirà: Come risuscitano i
morti? Con quale corpo verranno?” (1 Corinzi 15,35).
-
Paolo, padre e maestro dei suoi fedeli
(cfr. 1 Corinzi 4, 14-15), cerca di spiegare la non facile questione
mediante immagini, similitudini, analogie, tratte tutte da realtà
concrete, visibili, tangibili.
-
1 - Prima immagine
o analogia è quella del seme rispetto alla pianta. Il corpo umano
non sarà come il corpo> di prima, bensì trasformato, perfezionato.
Tuttavia non estraneo o avulso dalla materia, dalla corporeità, come
l'albero rispetto al seme. L'albero è lo stesso seme, ma sviluppato
e giunto, per così dire, alla perfezione (cfr. 1 Corinzi 15, 36-38).
-
Seconda analogia. “Non ogni carne è la
medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali;
altra quella di uccelli e altra quella di pesci” (1 Corinzi 15, 39).
Così il corpo glorioso. Sarà diverso dal corpo mortale e carnale, ma
sarà ancora corpo nella sua diversità e superiorità. Proprietà
diverse, migliori, superiori, ma sempre nell'ambito del sensibile,
del visibile, del corporeo.
-
Terza analogia. “Vi sono corpi celesti
e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro
quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo
splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella
infatti differisce da un'altra nello splendore” (1 Corinzi 15,
40-41). Alla base del pensiero di san Paolo vi è la persuasione che
la potenza divina è veramente grande. Se ha saputo realizzare cose
tanto spettacolari e diverse, sa e può anche operare la
trasformazione di un corpo corruttibile in un corpo incorruttibile e
glorioso, senza che il corpo perda la sua individualità e corporeità.
-
“Così è anche la risurrezione dei
morti.- si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina
ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di
forza, si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1
Corinzi 15, 42-44).
-
La Bibbia descrive in splendido
linguaggio figurato come i morti usciranno dalla terra. Non
significa però che le molecole, che costituivano il nostro corpo al
momento della morte, verranno rimesse insieme. Non si tratta di una
ricostruzione di questo corpo terrestre. (Del resto che cosa sono le
“nostre” molecole? Mutano continuamente. Degli elementi che
formavano il corpo di un bambino, non ritroviamo quasi più nulla
nell'adulto). Si tratta, invece, del compimento del nostro corpo
spirituale. Paolo ne parla diffusamente e con calore nella Prima
Lettera ai Corinzi (15, 31-50). Egli dimostra che non dobbiamo
immaginare la risurrezione come un ritorno alla carne e al sangue
corruttibili. Il nostro corpo attuale è semplicemente un abbozzo di
quello vero e proprio: “Si semina nella corruzione, si risorge nella
incorruttibilità; si semina nello squallore, si risorge nello
splendore; si semina nell'infermità, si risorge nella potenza; si
semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Corinzi 15,
42-44). Non si tratta di questo nostro corpo biologico, ma del corpo
che vivrà nella nuova creazione. Come Gesù che, dopo la risurrezione,
era lo stesso e tuttavia diverso, tanto che i suoi Apostoli, pur
sapendo che era il Signore, al primo momento non lo riconobbero.
-
2 - Alla luce di questa spiegazione
appare chiaro il significato delle parole paoline: “si semina un
corpo animale, risorge un corpo spirituale (1Corinzi 15, 44).
-
Il corpo “animale” è il corpo umano
nella sua attuale condizione terrena, macchiato per di più dal
peccato (cfr. Romani 5, 12). Ha una vita, che è
principio nutritivo, sensitivo e razionale. Così Dio creò il primo
uomo (cfr. Genesi 2, 7; 1 Corinzi 15, 45).
-
Ma ciò non vuol dire che “l'uomo non è
superiore agli animali quando si tratta dello spirito che ne anima
il corpo” ". Infatti, solo dell'uomo è detto che Dio lo creò a sua
immagine (cfr. Genesi 1, 27). E Adamo, avendo passate> in rassegna
tutti gli esseri viventi sulla terra, “non trovò un aiuto che gli
fosse simile” (Genesi 2,20).
-
Il corpo risorto è spirituale in
quanto non più sottomesso ai limiti dello spazio e del tempo, e non
più esposte> alla corruzione della morte, alle malattie e ai bisogni
della vita terrena (cfr. Apocalisse 21, 4). E' spirituale perché
diventa trasparenza dello spirito, perde tutti i limiti dovuti alla
materia e acquista i valori e i vantaggi propri dello spirito.
L'anima, che è la componente spirituale dell'uomo, una volta
glorificata, comunica al corpo, che è la componente materiale, tutte
le qualità che fanno parte della gloria dello spirito. E il corpo
non è più un ostacolo e un peso per l'anima, ma, lasciandosi
permeare totalmente, diventa esso stesso spirituale.
-
3 - Insistendo su questa futura
trasformazione, Paolo afferma: “Queste> vi dico, o fratelli: la
carne e il sangue non possono ereditare il Regno di Dio, né ciò che
è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità” (1 Corinzi 15, 50).
-
Abusando di queste parole di san Paolo
i tdG vogliono insinuare che i loro santi o unti, i 144.000, sono in
cielo con Cristo senza corpo.
-
Contro questa falsa spiegazione
ricordiamo anzitutto che le> stesse> Apostolo più d'una volta
afferma chiaramente che sia Cristo Risorto sia quelli che come Lui
risorgeranno, possederanno un corpo (cfr. Filippesí 3, 20-21).
-
L'espressione biblica “carne e sangue”
indica lo stato o condizione umana durante la vita terrena, soggetta
appunto alla corruttibilità sia morale che fisica. li corpo glorioso,
pur rimanendo corpo o materia, perde tutti questi limiti, e sarà
trasfigurato in corpo spirituale.
-
In ogni modo, come già abbiamo
spiegato (cfr. supra p. 34), Cristo Risorto rimane il modello dei
risorti. Il nostro misero corpo sarà conformato al suo corpo
glorioso (cfr. Filippesi 3, 21).
-
E' doveroso infine precisare che la
“risurrezione della carne” si riferisce non solo al corpo fisico, ma
si estende a tutta la dimensione storica della nostra vita terrena,
che abbiamo vissuto col corpo. Nella risurrezione tutta la nostra
vita sarà ricuperata e trasfigurata, in modo che si veda in tutto il
trionfo del bene sul male, della grazia sul peccato, della vita
sulla morte, e l'amore di Dio sia conosciuto e glorificato.
- Significato della risurrezione
-
La risurrezione dei morti riguarda
dunque tutto l'uomo, ma in modo particolare la trasformazione del
corpo: “si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1
Corinzi 15, 44). Ma come sarà animato questo corpo?
-
Qui si pone il problema
dell'immortalità dell'anima o sopravvivenza dell'uomo alla vita
terrena. La Bibbia insegna, al di là d'ogni possibile dubbio, che
dopo la morte l'uomo non torna in uno stato di inesistenza, ma
continua a vivere in attesa della risurrezione del corpo. Alla luce
di questa verità vogliamo ora precisare, sempre su base biblica
quale sia il significato della risurrezione della carne.
-
1 - Ricordiamo anzitutto che
“risurrezione” vuol dire “sorgere - o “alzarsi”, e anche
“svegliarsi” o “essere svegliato”. Nella Bibbia spesso la morte è
paragonata al sonno (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 13; 5, 10). Colui che
dorme, continua ad esistere e a vivere. Non è ritornato nel nulla.
Parimenti chi sorge o si alza o si sveglia o è svegliato dal sonno
possiede una vita, una esistenza individuale, reale, oggettiva, che
non ha mai perduto. La persona sveglia è sostanzialmente uguale alla
persona che dormiva. Se la Bibbia paragona spesso la morte al sonno,
è per coprire la tragicità della morte (usando un eufemismo), e far
capire che la creatura umana mediante la morte entra in uno stato di
“riposo”, non certo nella non esistenza.
-
2 - Questo concetto biblico, cioè che
i morti continuano ad avere una vita loro propria, reale, oggettiva,
appare molto bene nella risposta di Gesù sul problema appunto della
risurrezione dei morti:
-
“Quanto poi alla risurrezione dei
morti non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "lo sono
il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?
Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi” (Matteo 22,31-32; cfr.'
Luca 20, 27-38; Marco 121 18-27).
-
Commenta La Bibbia di Gerusalemme:
-
“Quando Dio accorda la sua protezione
a un individuo o a un popolo al punto da divenire 'suo Dio', ciò non
può essere in maniera imperfetta ed effimera, che lo lasci ritornare
nel nulla. Questa esigenza dell'eternità da parte dell'amore divino
non fu chiaramente percepita agli inizi della rivelazione, donde la
credenza in uno 'sheol' senza risurrezione (cfr. Isaia 38,10-20;
Salmo 6,6; 88,11-13), alla quale il tradizionalismo conservatore dei
sadducei (cfr. Atti 23,8) pretendeva di restar fedele. Ma il
progresso della rivelazione a poco a poco ha compreso e soddisfatto
questa esigenza (cfr. Salmo 16, 10-11; 49,16; 73,24), annunziando il
ritorno alla vita (cfr. Sapienza 3,1-9) di tutto l'uomo salvato
perfino nel suo corpo (cfr. Daniele 12,2; 2 Maccabei 7,9ss;
12,43-46). E' questa rivelazione ultima che Gesù sanziona, mostrando
che, nel pensiero di Dio, essa era già soggiacente alla vecchia
formula di Esodo 3,6”.
-
E La Sacra Bibbia di Salvatore
Garofalo:
-
“Gesù cita le parole dette da Dio a
Mosè dal roveto (Esodo 3,6) per provare l'immortalità dell'anima.
Perché Dio sia Dio di qualche cosa o di qualcuno, la cosa o la
persona devono esistere; d'altra parte, se Dio, dopo la morte dei
patriarchi, continua a dirsi loro Signore (lo sono e non io ero) è
segno che non li ha abbandonati alle tenebre d'oltretomba (lo sheol),
ma si riserva di glorificarli nel futuro con la risurrezione dei
corpi. L'immortalità dell'anima esige la risurrezione dei corpo
perché l'uomo sia completo secondo la sua natura”.
-
3 - Secondo dunque il chiaro
insegnamento biblico, dopo la morte della creatura umana rimane
molto più che un modello di vita conservato nella memoria di Dio (cioè
di Geova). Modelli di vita esistono eternamente nella
mente di Dio e non sa- ranno mai cancellati. In questa
ipotesi irreale e antibiblica la risurrezione dei morti sarebbe una
seconda creazione secondo vecchi modelli. Ma la Bibbia non dice così.
La risurrezione è il risveglio dei morti, la glorificazione di tutto
l'uomo, che anche dopo la morte continua ad esistere più che nella
memoria di Dio. La risurrezione è il ritorno a una vita piena,
gloriosa, gioiosa, anima e corpo, così come Dio l'aveva programmata
e attuata in Adamo prima del peccato.
-
Questo comporta il testo di Apocalisse
20,13 dov'è detto che “gli Inferi resero i morti da loro custoditi”.
Si tratta d'una restituzione, non di una nuova creazione. Perché una
cosa o persona sia custodita e restituita è necessario che la cosa o
persona continui ad esistere realmente, oggettivamente, non soltanto
nel ricordo di qualcuno.
- Risurrezione universale
-
1 - Il testo di Daniele 12, 2 sulla
risurrezione dei morti è tradotto nel modo seguente dall'autorevole
Bibbia di Gerusalemme:
-
“Un gran numero di quelli che dormono
nella polvere si sveglieranno, gli uni' alla vita eterna, gli altri
all'obbrobrio, all'orrore eterno” (testo francese).
-
Quasi tutte le traduzioni moderne, e
anche la traduzione latina di san Girolamo (Volgata), invece di “un
gran numero”, hanno “molti”. E notano: “Come spesso in altri testi,
anche qui sembra che si debba intendere nel senso di “moltitudine”.
-
In ogni modo, anche se il testo di
Daniele 12, 2 potesse far sorgere qualche dubbio sulla universalità
della risurrezione, il dubbio può e deve essere chiarito e superato
ricordando che Daniele scrisse secoli prima di Cristo e perciò ha
conosciuto la verità solo in parte. E' un grosso errore, in cui
cadono spesso e volentieri i tdG, soffermarsi all'Antico Testamento,
ignorando completamente o quasi il Nuovo. La pienezza della verità
ci è venuta mediante il Figlio (cfr. Matteo 5, 17; Giovanni 1,
14.17; Ebrei 1, 1-3).
-
-
2 - Sulla verità che vogliamo ora
conoscere “Chi sarà risuscitato?”, il Nuovo Testamento non lascia il
minimo dubbio. Gesù nel Vangelo e tutti i suoi legittimi messaggeri
hanno annunziato la universalità della risurrezione dei morti. Tutte
le creature umane, nessuna esclusa, saranno risuscitate nel giorno
del Signore.
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Nel discorso del giudizio finale Gesù
dice espressamente:
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“Quando il Figlio dell'uomo verrà
nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della
sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti (greco
canta tà èthne), ed egli separerà gli uni dagli altri, come il
pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua
destra e i capri alla sua sinistra” (Matteo 25, 31-33).
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Osservazioni:
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a) Qui Gesù si riferisce certamente
alla sua seconda venuta (parousia) alla fine dei tempi.Di questa ha
parlato prima in molte parabole (cfr. Matteo 24 e 25). Ora ne parla
chiaramente e spiega come avverrà il giudizio finale di tutte le
creature alla fine del mondo.
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Si tratta del giudizio di tutte le
genti, per cui si suppone necessariamente la risurrezione di tutti i
morti. Tutta l'umanità, dalla prima all'ultima crea- tura umana,
sarà riunita davanti al Giudice supremo.
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b) A conferma vale il fatto che in
quel giudizio sarà emessa la sentenza definitiva: i giusti,
rappresentati dalle pecore, andranno alla vita eterna, mentre i
capri, che rappresentano gli ingiusti, andranno al supplizio eterno
(cfr. Matteo 25, 34.46). La storia dell'umanità sarà conclusa. Non
vi saranno più né nascite né morti. Vi sarà un nuovo cielo e una
nuova terra (cfr. 2 Pietro 3, 13).
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3 - La stessa dottrina nel vangelo di
Giovanni, nel testo già citato e che giova riportare:
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“Non vi meravigliate di questo, poiché
verrà l'ora in cui tutti (greco pantes) coloro che sono nei sepolcri
udranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno, quanti fecero il
bene, per una risurrezione di vita, e quanti fecero il male, per una
risurrezione di condanna” (Giovanni 5,28-29).
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Osservazioni:
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a) Gesù qui si riferisce a tutti
coloro che sono nei sepolcri. Anche se la parola “sepolcro” va presa
nel senso di “tomba commemorativa”, è semplicemente ridicolo
insinuare che non tutti saranno risuscitati, ma solo quelle “persone
dì cui Dio si ricorda”. Dio non ha bisogno di un segno materiale,
d'un monumento, di un'iscrizione tombale per ricordarsi. I tdG, che
fanno tali insinuazioni, allo scopo di poter dire che non tutti
saranno risuscitati, danno di Dio, ossia del loro dio Geova, un
concetto assai meschino.
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Nelle parole di Gesù l'espressione
“coloro che sono nei sepolcri” equivale a dire “tutti i morti”, come
spiegano tutti i biblisti. A conferma sta il fatto che di tutti i
morti Gesù presenta due classi o categorie: quanti fecero il bene e
quanti fecero il male. Questa distinzione o piuttosto affermazione
indica chiaramente che qui Gesù parla di una risurrezione universale.
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b) Se per essere risuscitati con la
prospettiva di vivere per sempre ci fosse bisogno di qualcosa
d'una tomba commemorativa - perché non ne fosse cancellata la
memoria, tanti, tantissimi giusti, ossia adoratori fedeli del vero
Dio, non sarebbero risuscitati con la prospettiva di vivere per
sempre. Infatti, molti, moltissimi di loro, non hanno mai avuto, né
avranno una tomba commemorativa. Molti sono finiti negli abissi del
mare, altri divorati dalle belve, altri bruciati, altri lapidati,
segati, finiti nel disprezzo e nell'abbandono di tutti (cfr. Ebrei
11, 35-48). Molti, moltissimi, finirono nelle camere a gas... Quante
assurdità nella propaganda truffaldina dei tdG!
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4 - Certamente san Paolo non insegnava
ciò che insegnano i tdG. La sua testimonianza della risurrezione
universale, di tutte le creature umane, è chiara, cristallina, non
lascia luogo al minimo dubbio:
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“Nutro in Dio la speranza, condivisa
pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli
ingiusti” (Atti 25, 15).
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Osservazioni:
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a) Paolo qui risponde con la massima
chiarezza alla domanda che ci siamo posti: “Chi sarà risuscitato?”.
Nelle sue parole “giusti” sono tutti coloro che sono vissuti e morti
nella giusta via di Dio. “Ingiusti” sono tutti gli altri, ossia
tutti coloro che hanno deliberatamente seguito l'ingiustizia
rifiutando Dio fino alla fine. Non vi è spazio per altre categorie (cfr.
Romani 2, 12-16).
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b) Le due categorie di risuscitati, di
cui parla san Paolo, corrispondono alle “pecore” e ai “capri”, che
comprenderanno tutte le genti nel giorno del giudizio. E tutto è in
armonia con Giovanni 5, 29, dove tutti i risuscitati sono distinti
in “quanti fecero il bene”, ossia i giusti, e in “quanti fecero il
male”, cioè gli ingiusti.
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5 - Una conferma certa, al di là
d'ogni possibile dubbio, della universalità della risurrezione, ci
vien data dal testo già citato di Apocalisse: “Il mare restituì i
morti che custodiva e la morte e gli Inferi (Sceol, Ades) resero i
loro morti” (Apocalisse 20, 13-14).
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Osservazioni:
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a) Abbiamo già notato, con
l'autorevole testimonianza del biblista Salvatore Garofalo, che
l'abisso del mare e l'abisso della terra erano i luoghi dove secondo
gli antichi venivano raccolti i defunti, tutti i defunti, qualunque
fosse stata la loro sepoltura sulla terra, e anche quelli senza
sepoltura. Nel linguaggio biblico Inferi (Sceol, Ades) indicava il
luogo o casa dove si raduna ogni creatura dopo la morte (cfr. Giobbe
30, 23).
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b) Le parole dunque di Apocalisse
20,13: “Gli Inferi resero i morti da loro custoditi” equivale a dire
che tutti i morti saranno risuscitati, giusti ed ingiusti. Dopo di
che vi sarà il giudizio con la duplice sentenza: i buoni alla vita
eterna, i cattivi alla seconda morte, che è lo stagno del fuoco (20,
15). Tutto in perfetta armonia con Matteo 25, 31-41; Giovanni 5,
28-29 e anche Romani 2, 1-16.
- Il “dove” della risurrezione
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Bisogna distinguere due cose: i morti
saranno risuscitati sulla terra o piuttosto dalla terra, ma la
dimora dei risorti non sarà solo la terra.
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a) Saranno risuscitati dalla terra. I
risuscitati verranno fuori dai sepolcri (cfr. Giovanni 5, 28) dalle
loro sepolture, qualunque esse siano (cfr. Matteo 25, 32; Apocalisse
20, 13). Il Signore Gesù ritornerà visibilmente su questa terra (cfr.
1 Tessalonicesi 4, 16).
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b) Tuttavia lo scenario del nuovo
mondo assume aspetti più vasti, più universali. L'Apocalisse
descrive la sede dei risuscitati con le ben note parole:
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“Vidi poi un nuovo cielo e una nuova
terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare
non c'era più (... ). Udii allora una voce potente che usciva dal
trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini!" ( ... ). E tergerà
ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né
lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”
(21,1.3-4).
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San Paolo ci assicura che tutta la
creazione sarà mutata per partecipare alla gioia dei figli di Dio,
come per dire per essere la sede più confacente all'umanità redenta
e risorta:
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“La creazione stessa
nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla
corruzione per entrare nella libertà della gioia dei figli di Dio” (Romani
8,19-21).
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Ricordiamo che Cristo risorto è “la
primizia” dei risuscitati (cfr. 1 Corinzi 15, 20), vale a dire
modello dei risorti. Come dunque per Lui il “dove” era non solo la
terra, ma tutto l'universo, così lo sarà per noi, quando egli
renderà il nostro misero corpo conforme al suo corpo glorioso (cfr.
Filippesi 3, 21).
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- ERRORI E VERITA'
- La prima risurrezione
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L'errore:
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Per i tdG la “prima risurrezione” è un
privilegio dei 144.000 unti o santi. E' la “prima” in ordine di
tempo perché ebbe inizio durante la presenza di Cristo a cominciare
dal 1914 (1 Corinzi 15, 20-23). Ed è la “prima” anche in ordine di
importanza, dato che quelli che vi partecipano diventano
coregnanti di Gesù nel suo Regno. Infine è “prima” per
qualità perché quelli risuscitati nella prima risurrezione sono le
uniche creature di cui la Bibbia dice che ricevono l'immortalità. (1
Corinzi 15:53; 1 Timoteo 6:6). La maggior parte dei privilegiati è
ormai in cielo. Ma vi sono ancora in vita, su questa terra, i
rimanenti dei 144.000. Nell'anno 1989 Era Cristiana erano 8.734 28.
Questi vengono risuscitati appena muoiono, senza dover dormire nella
morte (1 Corinzi 15, 51-52-1 1 Tessalonicesi 4, 15-17).
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La verità:
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a) L'autore ispirato dell'Apocalisse,
che si ritiene essere Giovanni l'evangelista, fin dal primo secolo
Era Cristiana parla della “prima risurrezione” come di una “vita”
già conseguita da un numero sterminato di anime (cfr. suora p. 5).
Dice Giovanni: “Questa è la prima risurrezione” (Apocalisse 20, 5).
Poi parlerà della risurrezione dei morti (Apocalisse 20, 13) e della
dimora di Dio con gli uomini (Apocalisse 21, 3).
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Lo stesso Giovanni, nel suo vangelo,
aveva parlato di un passaggio dalla morte alla vita come un fatto
già possibile, già reale: “In verità, in verità vi dico: è venuto il
momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di
Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno” (Giovanni 5, 25).
Poi parlerà della risurrezione dei morti (Giovanni 5, 28-29).
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Da queste chiare testimonianze
bibliche si deduce che la “prima resurrezione” non è quella che
segue la morte fisica, ma l'acquisto di una nuova vita spirituale,
conseguita da chiunque aderisce alla Parola del Figlio di Dio.
Conseguenza di questa prima risurrezione è la gloria celeste subito
dopo la morte (cfr. Apocalisse 20, 4) e la futura risurrezione dei
corpi alla seconda venuta visibile del Signore alla fine dei tempi
(Giovanni 5, 28-29; Matteo 25, 31.46; Atti 24, 15; 1 Corinzi 15,
51-54; Filippesi 3, 11.20-21; 1 Tessalonicesi 4, 14-17).
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b) In perfetta armonia con Giovanni
l'apostolo Paolo afferma ripetutamente che i battezzati - tutti i
battezzati - sono risuscitati qui sulla terra prima di addormentarsi
nella morte.
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Rivolgendosi a dei pagani divenuti
cristiani l'apostolo scrive:
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“Anche voi eravate morti per le vostre
colpe (…). Nel numero dei ribelli, del resto,
siamo vissuti anche tutti noi (…). Ma Dio, ricco
di misericordia da morti che eravamo per i
peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo (…). Con Lui
ci ha anche risuscitati e ci ha fatto sedere nei cieli, in
Cristo Gesù” (Efesini 2,1-6).
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Qui Paolo insegna
chiaramente che sia pagani sia Ebrei, divenuti cristiani mediante la
fede e il battesimo, hanno conseguita la prima risurrezione già fin
da questa vita. In virtù di questa risurrezione ci vien comunicata
quella medesima vita gloriosa che Cristo ha definitivamente
acquistato. Si tratta d'una risurrezione spirituale, ma che dà anche
al corpo la garanzia di partecipare alla vita gloriosa.
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Qui viene stabilito un parallelismo
più stretto tra la morte spirituale del cristiano e la sua
risurrezione pure spirituale mediante il battesimo, e la morte e
risurrezione di Cristo. Si tratta sempre della “prima risurrezione”,
conseguita già in questa vita, mediante l'ascolto e l'adesione alla
Parola del Figlio di Dio. Questa “prima risurrezione” è conseguita
da tutti i credenti in Cristo, da tutti i battezzati, fin dalle
origini del Cristianesimo.
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c) A conferma vale quanto dice la
Bibbia ogni volta che parla della risurrezione dei morti o della
carne. La Bibbia afferma chiaramente che vi sarà una sola
risurrezione dei morti, nel senso del passaggio a una vita migliore
col corpo risuscitato. Questo è detto chiaramente in Daniele 12, 2;
Matteo 25, 31; Giovanni 5, 28-29; 1 Tessalonicesi 4, 15-17; 5, 1-11;
Apocalisse 20, 13). Solo Cristo è detto “primizia di coloro che sono
morti” (1 Corinzi 15, 20) nel senso che fu risuscitato dai morti e
vive ora nei cieli alla destra del Padre con un corpo glorioso.
Finora nessuno ha conseguito la risurrezione del corpo, benché i
morti in Cristo sono già nella gioia del paradiso (cfr. Luca 16, 22;
23, 43; Filippesi 1, 21; Apocalisse 6, 9; 20, 4).
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d) Diverso è il significato di
Apocalisse 14, 4, dove i 144.000 sono detti “primizie per Dio e per
l'Agnello”. Qui non si parla affatto di risurrezione, non c'è nessun
riferimento a una vita gloriosa, che segue la fine della vita su
questa terra. Si parla solo di “redenti della terra”, o “riscattati
dalla terra” (Garofalo) o “di mezzo agli uomini” (Interconfessionale).
144.000 sono ancora su questa terra, in questa vita, benché ormai
sul monte Sion, ossia nella comunità dei redenti. Stando sulla terra
ed essendo ormai nel numero dei salvati possono comprendere il
cantico che viene dal cielo (Apocalisse 14, 3).
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Sono detti “primizie” perché la
schiera innumerevole di credenti in Cristo, che essi rappresentano,
sarà seguita da tantissimi altri lungo il corso dei secoli: essi
sono i primi frutti concreti dell'opera redentiva di Cristo. Paolo
chiama “primizie” i cristiani di Tessalonica (2 Tessalonicesi 2,
13). Anche per i 144.000 la risurrezione dei corpi verrà nel giorno
del Signore (cfr. 1 Tessalonicesi 5, 2).
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e) Per i risorti - dopo il giorno del
Signore - non vi sarà differenza di qualità. Tutti avranno il misero
corpo trasfigurato e conformato al corpo glorioso del Signore Gesù
Cristo (cfr. Filippesi 3, 20-21), tutti saremo simili a Dio perché
lo vedremo così come egli è (cfr. 1 Giovanni 3, 2), tutti abbiamo la
stessa speranza (cfr. Efesini 4, 4). Vi sarà differenza di quantità
o di grado (cfr. Giovanni 14, 2), ma tutti saremo nella casa del
Padre.
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Conclusione:
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La “prima risurrezione”, secondo la
Bibbia, non consiste nel trasferimento in cielo di un minuscolo
numero di privilegiati, ma nel passaggio dalla morte spirituale alla
vita pure spirituale, già su questa terra, in virtù della Redenzione
operata da Cristo circa due mila anni fa. Fin d'allora migliaia,
milioni, miliardi hanno conseguito la “prima risurrezione”.
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Il cervello della setta geovista,
manipolando alcuni testi biblici, vuol mandare in cielo un numero
limitato di persone per creare il mito “del servo fedele e discreto”,
ossia della classe dirigente, che detiene il governo assoluto in
nome di Geova su quanti aderiscono alla setta. A questa classe
dirigente o Corpo Direttivo bisogna consegnare il proprio cervello e
la propria volontà per conseguire su questa terra un posticino al
sole nel regno terreno di Cristo, che è sempre annunciato prossimo
venturo... Ma che tarda a venire!
- Chi sarà risuscitato?
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1 - L'errore:
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I tdG sono del parere che non tutti
saranno risuscitati. Hanno scritto: “La Bibbia mostra che Giuda
Iscariota, il quale tradì Gesù, non verrà risuscitato. Per la sua
volontaria malvagità, Giuda è chiamato "figlio di distruzione”
(Giovanni 17:12). Egli andò nella simbolica Geenna, da cui non c'è
risurrezione”. Il motivo piuttosto recondito di questo errore
geovista è l'altro loro errore secondo cui questo nostro pianeta, la
terra, sarà la dimora eterna dei risuscitati. Poiché la terra non
può contenere i miliardi di creature umane finora vissute e quelli
che ancora vivranno, i geovisti devono necessaria- mente limitare il
numero dei risuscitati contro ogni evidenza biblica.
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La verità:
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a) Sempre che parla della risurrezione
dei morti la Bibbia afferma inequivocabilmente che tutti saranno
risuscitati, i giusti per la gioia eterna, gli ingiusti per la pena
eterna (cfr. Daniele 12, 2; Giovanni 5, 27-28; Matteo 25, 32-33;
Atti 24, 14; Apocalisse 20, 12-13).
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b) In Giovanni 17,12 Gesù chiama Giuda
“figlio della perdizione”, non della “distruzione”. La parola greca
“apòleia” significa “perdizione”, “rovina” e simili, non “distruzione”.
Andare in rovina o perdizione vuol dire perdere i beni che si hanno,
magari tutti i beni, ma non l'esistenza. Gesù usa lo stesso vocabolo
quando parla delle pecore “perdute” (apolòlota) della casa di
Israele (cfr. Matteo 10, 6; 15, 24). Le pecore “perdute” sono quelle
fuori dell'ovile e del pascolo, ma non distrutte, annientate.
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c) Nel Vangelo è detto ripetutamente
che anche i peccatori risorgeranno (cfr. Matteo 11, 22-24; Luca 10,
12-16). Anche Giuda il traditore risorgerà nell'ultimo giorno,
qualunque possa essere a suo riguardo il giudizio di Dio. I tdG si
ergono spesso a giudici dei vivi e dei morti, dimenticando che solo
Uno - Gesù Cristo - è colui che scruta gli affetti e i pensieri
degli uomini e darà a ciascuno secondo le sue opere (cfr. Apocalisse
2, 23; Geremia 17, 10).
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d) In nessuna parte della Bibbia è
detto che Giuda è andato nella simbolica Geenna. Il testo di Matteo
che essi citano (22, 33) riporta le parole di Gesù ai farisei:
“Razza di vipere, non potete scampare dalla condanna della Geenna”.
Qui non è detto che la condanna della Geenna equivale a distruzione.
Questo lo dicono i tdG, ammannendo ai loro seguaci un cibo velenoso
e mortifero, che non è certamente la Parola di Dio.
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2 - L'errore: “C'è ovviamente un
numero sconosciuto di persone che non saranno risuscitate. Fra
queste ci sa- ranno gli scribi e i farisei impenitenti, che
rigettarono Gesù e gli Apostoli, il religioso "uomo dell'illegalità"
e i cristiani unti, che si sono allontanati” (2 Tessalonicesi 2:3;
Ebrei 6,4-6; Matteo 23:29-33).
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La verità:
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a) Tutte le affermazioni geoviste qui
riportate sono radicalmente contrarie all'insegnamento della Bibbia.
Sono invenzioni ed elucubrazioni settarie. La Bibbia dice che
saranno risuscitati tutti (greco pantes), quanti fecero il bene e
quanti fecero il male (cfr. Giovanni 5, 28-29), giusti ed ingiusti (cfr.
Atti 24, 15), tutte le genti (cfr. Matteo 25, 32).
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b) In 2 Tessalonicesi 2, 3 è detto che,
prima del giorno del Signore, “dovrà essere rivelato l'uomo iniquo”.
Paolo non specifica chi sia l'uomo iniquo, e tanto meno dice che non
sarà risuscitato. Farglielo dire è una manipolazione della Bibbia.
Se è una creatura umana e sarà morta alla venuta del Signore, sarà
certamente risuscitata tra gli ingiusti, tra quanti fecero il male (Atti
24, 15; Giovanni 5, 29).
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c) In Ebrei 6, 4-5 non si parla
affatto di risurrezione. L'autore sacro parla unicamente della
difficoltà o impossibilità di una seconda conversione per coloro che,
dopo aver gustato le dolcezze della vita cristiana, hanno crocifisso
di nuovo il Figlio di Dio, cioè hanno rinnegato la fede. Se muoiono
impenitenti, saranno tra coloro che fecero il male e usciranno dai
sepolcri per una risurrezione di condanna (cfr. Giovanni 5, 29).
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3 - L'errore: Gesù parlò anche di
persone simili a capri in vita alla fine del mondo, le quali
sarebbero andate nel “fuoco eterno> preparato per il diavolo e per i
suoi angeli”, cioè allo “stroncamento eterno” (Matteo 25:41, 46).
Per tutti questi non vi sarà risurrezione.
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La verità:
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Ripetiamo quanto abbiamo già detto
cioè che sia nell'Antico Testamento come nel Nuovo alla risurrezione
vi sarà un premio per i buoni e un castigo o condanna per i cattivi
(cfr. Daniele 12, 2; Giovanni 5, 28-29).
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In Matteo 25, 46 si parla di
“supplizio” eterno. La parola greca usata dall'autore sacro,
tradotta “supplizio”, è kòlasis, che vuol dire “potatura”, “correzione”,
“punizione”. L'albero, che è potato, non è stroncato, annientato, ma
continua a vivere, anche se privato dei suoi rami. Parimenti la
“correzione” o “punizione” non distrugge o stronca la persona, ma la
priva di qualcosa o di qualcuno. La privazione è causa di sofferenza,
di fuoco morale, che fa soffrire.
- Perché gli Ingiusti saranno
risuscitati?
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L'errore:
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La Bibbia spiega: “Vi sarà una
risurrezione sia dei giusti che degli ingiusti. Tale sarà il caso
del malfattore pentito, a cui Cristo promette il paradiso (Luca 2,
39-43). Questo fu un ingiusto perché non conosceva la volontà di Dio.
Gesù risusciterà questo ingiusto, come pure altri miliardi di
persone che morirono nell'ignoranza. Saranno risuscitati, verrà
insegnata loro la volontà di Dio e avranno l'opportunità di
dimostrare che amano realmente Dio, facendo la sua volontà”.
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La verità:
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a) La parola ingiusto non vuol dire
“ignorante” o “analfabeta”, ma una persona che pur conoscendo ciò
che è giusto, agisce in modo contrario. Ingiusto vuol dire iniquo,
peccatore. “Ingiusto” è contrario di “giusto”, cioè di colui che
agisce secondo giustizia o coscienza. Dio fa conoscere la sua
volontà, ossia ciò che è giusto, oltre che nella Bibbia, anche nella
coscienza della creatura umana. Scrisse san Paolo:
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Quando
i pagani, che non hanno la legge (cioè la Bibbia), per natura
agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo la legge, sono legge
a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei
loro cuori come risulta dalla testimonianza delle loro coscienze
(... ). Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti
degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo” (Romani
2,14-16).
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E' perciò radicalmente contrario alla
Bibbia affermare che quanti non conobbero la Bibbia saranno
risuscitati perché venga loro insegnata la volontà di Dio. San Paolo
afferma chiaramente che “è stabilito che gli uomini muoiano una sola
volta, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9, 27). La sorte di
ciascuna creatura umana, sia che abbia conosciuta la Bibbia o abbia
fatto la volontà di Dio seguendo i dettami della propria coscienza,
è segnata definitivamente subito dopo la fine di questa vita. I tdG
non conoscono la Bibbia.
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b) Il malfattore pentito fu un
“ingiusto” durante la sua vita perché, pur conoscendo la volontà di
Dio, non volle farla. Ma fu illuminato prima della morte dalla vista
di Gesù, che si offriva, innocente, alla morte di croce anche per i
suoi nemici. Il buon ladrone condannò il suo passato, chiese perdono
a Dio e fu graziato o, redento. Quello stesso giorno entrò nella
gioia dei beati, andò con Cristo in Paradiso.
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