-
-
-
-
-
-
LA CROCE
-
E
-
LE CROCI
-
-
OPUSCOLO N° 7
-
PICCOLA COLLANA
-
-
"I TESTIMONI DI GEOVA"
-
-
Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
-
Padre Nicola Tornese
-
Viale S. Ignazio,
4
-
80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
-
-
PARTE PRIMA
-
LA VENERAZIONE DELLA CROCE
- L'errore geovista
-
Ai testimoni di Geova (tgG) non piace
la Croce. A loro avviso dovremmo distruggere croci e crocifissi:
sarebbero oggetti superstiziosi, strumenti diabolici. Chi fa il
segno della croce commette una grave offesa a Dio (cioè a Geova).
Tutto questo sarebbe un'usanza popolare che dispiace a Geova, il
loro dio.
-
-
Hanno scritto:
-
“La croce è in effetti di origine
pagana. I fatti mostrano che, invece di essere l'esclusivo simbolo
del Cristianesimo, la croce era usata secoli prima della nascita di
Cristo”.
-
-
E ancora: “Poiché è provato che la
croce è un simbolo pagano, le persone che portano tale oggetto o
hanno avuto crocifissi nelle loro case pensando che questo onorasse
Dia e il suo Figlio Gesù Cristo, si trovano in condizioni di dover
prendere un'importante decisione. Continueranno ad usarli? Solo li
terranno? L'amore per la verità e il desiderio dispiacere a Geova in
tutte le cose aiuteranno a prendere una decisione - Deut. 7: 26”,
cioè distruggerli.
- La verità biblica
-
L'amore per la verità e il desiderio
di piace in tutto a Dio (non a Geova) ci hanno indotto
consultare la Bibbia, a esaminare come realmente stanno le cose, in
piena conformità al consiglio san Paolo:
-
“Esaminate ogni cosa e ritenete ciò
che è buono (1 Tessalonicesi 5, 21, Garofalo).
-
-
Abbiamo constatato che a riguardo
della Croce il punto di vista degli autori
ispirati, cioè del Bibbia, è diametralmente opposto a quello dei tdG.
-
-
Esaminiamo per ora solo alcuni testi:
-
-
I - In Deutoronomio 7, 26,
citato e sfrutta dai tdG, si legge:
-
“Nella tua casa non introdurrai un abominio: diverresti anatema come
esso. Devi detestarlo e abominai poiché è anatema”.
-
-
Spiegazione:
-
-
Questo
testo biblico non ha nessun
rapporto con la
venerazione cristiana della Croce. L'auto sacro si riferisce alle
sculture degli dèi (idoli) d popoli pagani sottomessi dagli
Israeliti al teml della loro penetrazione nella terra di Canaan (l'odierna
Palestina) durante la seconda metà del secondo( millennio avanti
Cristo. Poco prima infatti è detto “Darai alle fiamme le immagini
scolpite dei loro dèi” (verso 25). Non erano immagini della Croce.
-
-
In effetti, in quel comando divino non
vi è nulla che abbia il minimo riferimento alla venerazione della
Croce di Cristo, all'uso pio di tenere croci e crocifissi. Questi
oggetti non sono immagini di idoli o dèi pagani. Non sono stati
sottratti per avidità di oro e di argento a nessun popolo pagano (ivi
verso 25). Al contrario, raffigurano e ricordano l'Uomo-Dio, Gesù
Crocifisso, e ci aiutano, in virtù dì questo ricordo, a distaccarci
dalle cose di questa terra.
-
Abbiamo qui un esempio del modo
aberrante con cui i tdG fanno uso della Parola di Dio!
-
-
-
2 - Parimenti aberrante è l'uso che i
tdG fanno di Esodo 202 4-5:
-
“Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo
né di quanto è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque
sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”
(CEI) .
-
-
Spiegazione:
-
-
a)
Con un minimo di serietà e di onestà si può capire
che qui si tratta di immagini rappresentanti dèi pagani. Non c'entra
affatto la Croce di Cristo. Dio proibiva agli antichi Israeliti il
culto di tali immagini perché non si corrompessero e non si
facessero ... l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di
maschio e femmina, la figura di qualunque animale, la figura di un
uccello che vola nei cieli, la figura d'una bestia che striscia sul
suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto terra;
perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le
stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a
prostrarti davanti a quelle cose e a servirle” (Deuteronomio 4,
16-19).
-
-
b) Ripetiamo: con questa proibizione
divina la Croce di Cristo non ha nulla che vedere. Essa non è
immagine di nessuna figura di quelle qui elencate. La Croce ci
ricorda solo il supremo gesto d'amore di Dio “che non ha risparmiato
il proprio Figlio, ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi”
(Romani 8, 32).
-
-
3 - Per questa ragione i tdG
continuano ancora a profanare la Parola di Dio quando applicano alla
venerazione della Croce 1 Corinzi 10, 14: “Miei cari,
fuggite l'idolatria”. E per giustificare questa loro profanazione,
aggiungono: “Un idolo è un'immagine o simbolo che è oggetto di
intensa devozione, venerazione o adorazione”.
-
-
Spiegazione:
-
-
Si tratta
d'un autentico inganno. Infatti non basta dire che “un idolo è una
immagine o sim- bolo di intensa devozione ecc”. Bisogna avere la
onestà di aggiungere che un idolo è un'immagine di divinità
pagane. Ma questo i geovisti non lo dicono. Anzi cercano di
nasconderlo. Come pure non dicono che nel testo citato di 1 Corinzi
10, 14 san Paolo parla esplicitamente di culti che si riferiscono a
divinità pagane, non della Croce di Cristo.
- San Paolo e la Croce
-
1 - Contro tali tentativi geovisti di
oscurare la verità di Dio sta il fatto che l'apostolo Paolo ebbe una
grande venerazione per la Croce, sì per la Croce di Cristo.
-
-
Ai Galati scriveva:
-
“O stolti Galati, chi mai vi ha
ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo
Gesù Cristo crocifisso?” (Galati 3, 1).
-
-
Con la forza della viva voce, meglio
che coi colori del pennello o lo scalpello dello scultore, Paolo
aveva messo davanti agli occhi e soprattutto davanti al cuore dei
Galati l'immagine di Gesù Crocifisso.
-
-
E chiudendo la stessa Lettera esclama:
-
“Non sia mai, invece, che io mi glori
d'altro all'infuori della Croce del Signore nostro, Gesù Cristo” (Galati
6, 14, Garofalo).
-
-
Paolo diceva questo in contrasto coi
suoi avversari e persecutori, che volevano oscurare la Croce come
fanno oggi i tdG.
-
-
E anche ai cristiani di Corinto
l'apostolo scriveva:
-
“La predicazione della croce è
certamente una follia per coloro che si perdono, ma per coloro che
sono sulla via della salvezza, per noi, essa è forza di Dio (... )
Noi predichiamo un Cristo crocifisso, oggetto di scandalo per i
Giudei e follia per i pagani” (1 Corinzi 1, 18-24, Garofalo).
-
-
-
-
E ai cristiani di Filippi:
-
“Divenite miei imitatori, fratelli, e
fissate il vostro sguardo su coloro che camminano così come in noi
avete un modello. Molti, infatti, sono quelli che, come spesso ve lo
dicevo ed ora di nuovo ve lo dico in lacrime, camminano da nemici
della croce di Cristo: loro fine è la perdizione, loro
dio il ventre, e la loro gloria nella propria vergogna; essi
apprezzano solo le cose terrene” (Filippesi 3, 17-19,
Garofalo).
-
-
2 - E ora notate: gloriarsi unicamente
della croce di Cristo, predicare la croce di Cristo come l'unica
forza di Dio, compiangere quelli che si comportano da nemici della
croce di Cristo sono tutte espressioni che rivelano una grande
venerazione della Croce. Sì, l'apostolo Paolo fu tra i primi e tra i
più grandi veri discepoli di Cristo che hanno avuto ferma e sincera
venerazione della Croce.
-
Paolo considerava la Croce come la
bandiera del vero cristiano (cf Matteo 10, 38; Luca 9, 23). Con
questa bandiera egli si presentava ai popoli da convertire alla fede
in Cristo:
-
-
“E io, o fratelli, quando venni da voi,
non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con elevatezza di
eloquio o di sapienza; infatti mi proposi di non saper altro in
mezzo a voi all'infuori di Gesù Cristo, e Gesù Cristo
crocifisso” (1 Corinzi 2, 1-2, Garofalo).
-
-
3 - 1 fatti, dunque, dimostrano che il
punto di vista della Bibbia in quanto alla venerazione della Croce
differisce radicalmente da quello dei tdG. Per san Paolo la Croce è
motivo di gloria, forza di Dio, bandiera del vero apostolo di Cristo.
Solo coloro che sono destinati alla perdizione si comportano da
nemici della Croce di Cristo. I Giudei perseguitavano san Paolo
perché era innamorato della Croce, venerava intensamente la Croce di
Cristo. Essi si aspettavano un Cristo guerriero che con la forza
brutale avrebbe instaurato un regno terreno, su questa terra con
abbondanza di cibi e bevande prelibate. I tdG sono i legittimi
discendenti di quei Giudei nemici della Croce di Cristo.
- Chiacchiere profane (2 Tim. 2, 16)
-
E' penoso dirlo, ma è doveroso: la
mente dirigente della società geovista ha un solo interesse, che è
quello di distruggere l'autentico insegnamento della Bibbia a danno
di quanti incautamente si abbandonano al lavaggio di cervello
operato dalle squadre operaie del Quartier Generale di Brooklyn, N.
Y., sguinzagliate in tutte le parti del mondo. Questo inutile sforzo
si nota anche nel loro tentativo di eliminare la venerazione della
Croce, che tanti frutti di vera adorazione ha prodotto e produce nei
veri discepoli di Cristo.
-
A tal fine deleterio la
intellighenzia geovista si sforza di dimostrare che le origini
della venerazione della croce sarebbero da ricercarsi in usi e
costumi di antichi popoli pagani . Il metodo usato è quello di
sempre, vale a dire equivoco, ingannevole, menzognero. Sono citate
alcune righe di qualche enciclopedia, ma tralasciate tante altre che
danno il vero significato di quelle citate. Ecco qualche esempio.
-
-
1 - Citando l'Encyclopoedia
Britannica i tdG riportano solo il seguente brano: “Vari oggetti
contrassegnati da croci di diverso disegno e risalenti a periodi
molto anteriori all'era cristiana sono stati trovati quasi in ogni
parte del mondo antico. India, Siria, Persia ed Egitto ne han tutti
fornito innumerevoli esempi... L'uso della croce come simbolo
religioso dei tempi precristiani e fra popoli non cristiani può
forse essere considerato quasi universale, e in moltissimi casi era
collegato con qualche forma di adorazione della natura”.
-
-
Fin qui i geovisti. Ma la
Incyclopoedia Britannica continua, e proprio nella pagina
seguente precisa:
-
-
“La morte di Cristo su una croce
conferì necessariamente un significato nuovo à un segno, che fino
allora ero stato associato con un mondo religioso non solo non
cristiano, ma radicalmente spesso ad esso contrario”.
-
-
-
-
Come mai i tdG hanno omesso di
informare i loro lettori sulla radicale differenza che
l'Encyclopoedia Britannica precisa tra le croci dei pagani e la
Croce dei cristiani? E' senza dubbio un caso di malafede, che punta
sulla ignoranza di tanta gente.
-
-
2 - Una seconda testimonianza
riportata dai tdG e da loro condivisa deve qualificarsi volgare e
blasfema. Eccola:
-
“Varie figure di croci si trovano
dappertutto su monumenti e sulle tombe degli egiziani e sono
considerate da molti esperti simboli del fallo (rappresentazione
dell'organo sessuale maschile) o del coito... Nelle tombe egiziane
la croce ansata (croce sormontata da un cerchio o impugnatura) si
trova accanto al fallo”.
-
-
E ora notate:
-
-
a) Si tratta di una croce cristiana o
di una Non--Christian Cross (= croce non cristiana)? E
se questo è il caso, come di fatto è, come mai i geovisti fanno un
accostamento tra la croce non cristiana simbolo del fallo o del
coito, e la Croce su cui Cristo è morto per la salvezza di tutti? La
croce di cui Paolo si vantava (cf. Galati 6, 14) era la croce dei
culti fallici pagani oppure quella di Cristo? Come mai non è venuto
in mente ai dirigenti della società geovista che né Paolo né Luca né
Giovanni né Matteo, parlando della Croce di Cristo, avevano
minimamente pensato alla croce ansata delle tombe egiziane?
Evidentemente siamo qui di fronte a un caso di spudorata
sfrontatezza geovista, di inqualificabile
volgarità, davanti al quale inorridisce qualunque coscienza umana e
cristiana, un caso che rivela la mancanza di qualsiasi pudore e del
minimo senso morale. Eppure i tdG si vantano di essere le persone
più oneste del mondo!
-
-
3 - Una terza testimonianza è la
seguente:
-
“Queste croci erano usate come simboli
del dio-sole babilonese, e si vedono per la prima volta su una
moneta di Giulio Cesare, 100-44 a.C., e poi su una moneta coniata
dall'erede di Cesare (Augusto) 20. a.C. Sulle monete di Costantino
il simbolo più frequente è PX; ma si usa lo stesso simbolo senza il
cerchio intorno, e con i quattro bracci verticali e orizzontali
uguali; e questa era il simbolo particolarmente venerato come 'disco
solare'. Bisogna dire che Costantino era un adoratore del dio-sole,
e non entrò nella 'Chiesa' che un quarto di secolo dopo aver visto
tale croce nei cieli”.
-
-
Osservazioni:
-
-
a) Si tratta ancora di accostamenti
contrari alla storia e alla Bibbia. Se la storia parla di croci
usate come simboli del dio-sole, non intende affatto affermare che
tali croci abbiano dato origine alla Croce di Cristo venerata dai
cristiani. Vi è un abisso tra la croce dei babilonesi e la Croce dei
cristiani: quella riguardava il sole deificato, questa ricordava
unicamente il Figlio di Dio messo a morte per i nostri peccati. Ogni
accostamento tra le due croci deve dirsi infondato, anzi falso e
volutamente ingannevole.
-
-
b) Si può anche aggiungere: Com'è
possibile che i cristiani abbiano fatto proprio un simbolo pagano
usato da imperatori romani se erano perseguitati e messi a morte
appunto perché nemici dichiarati dei culti e delle credenze pagane?
-
-
c) In quanto la Costantino, anche se
era stato un adoratore del dio-sole, non entrò nella Chiesa un
quarto di secolo dopo la visione o segno della Croce, ma divenne
catecumeno, ossia discepolo di Cristo, subito dopo quella visione,
avvenuta nell'ottobre del 312 d.C. Tanto è vero che tredici anni
dopo quella visione, nel 325, promosse il Concilio di Nicea dove
convennero tutti i vescovi e dove fu condannato Ario, che insegnava
gli stessi errori divulgati oggi dai tdG. Solo volle ricevere il
battesimo alcuni anni dopo, prima di morire.
-
-
A conferma della sua fede cristiana
sta il fatto che sul Labarum o bandiera da lui introdotta c'era il
segno della Croce cristiana, con il monogramma, cioè il simbolo del
nome di Cristo - e non quello del dio-sole.” Il simbolo
vuol dire Cristo'.
-
-
4 - Quanto detto finora contro le
aberrazioni geoviste è confermato dai grandi
studiosi. Ecco tre testimonianze:
-
-
La prima.
“Se mai un argomento dell'archeologia cristiana è stato complicato
da trattazioni di dilettanti, da costruzioni ipotetiche senza
critica, questo è ben la storia e l'archeologia della Croce
cristiana. Devono perciò ritenersi infondati gli accostamenti alla
Croce cristiana di *croci” ritrovate in monumenti pagani
precristiani. Ed è di per se stesso evidente che l'origine assoluta
del “mistero della Croce” non può temere paralleli non ha nulla a
che fare con croci pre-cristiane”.
-
-
La
seconda.
“L'interesse degli scrittori del N.T. per la croce
non è né archeologico, né storico, ma esclusivamente cristologico.
Se essi parlano della croce, si tratta sempre della croce di Gesù,
il Cristo, il Figlio di Dio”.
-
-
Questo vuol dire che Paolo e tutti gli
scrittori ispirati del N.T. hanno avuto interesse esclusivo
di una sola Croce.- quella su cui Gesù Cristo, l'Uomo- Dio,
diede la vita per la nostra salvezza. Essi parlano ed esaltano, cioè
venerano la Croce di Cristo solo in quanto essa fu strumento di
salvezza per volere di Dio, che sceglie ciò che è stolto per
confondere i sapienti (1 Corinzi 1, 27).
-
Di altre croci o di altri problemi
riguardanti la Croce mai né Paolo né Luca né altro autore ispirato
mostrano il minimo interesse. Eppure Paolo e Luca potevano
disquisire perché erano persone colte.
-
Fu conosciuta la croce prima di Crìsto?
Quale uso ne facevano i pagani? Sono tutte questioni irrilevanti,
problemi di nessun interesse per gli autori ispirati e, sul loro
esempio, per tutti i veri cristiani. Essi li scartano, li ignorano
perché fanno parte d'un sapienza mondana che rende vana la Croce di
Cristo (cf. 1 Corinzi 1, 17-31). Sono “chiacchiere profane” (2 Tim.
2, 16).
-
-
La terza:
“La croce tra i pagani come simbolo religioso ricorre
frequentissimamente, specialmente in Egitto (...), ma anche tra i
popoli indogermanici, gli Assiri, i Persiani ed altri popoli
dell'Asia Minore .La Croce cristiana non deriva in alcun modo dalle
figurazioni pagane suaccennate: non storicamente perché essa è solo
la rappresentazione del supplizio di Gesù; non idealmente perché il
senso religioso della croce pagana è tutt'altro da quella cristiana”
li.
- Ancora errori, insulti, volgarità
-
1 - L'errore: “Non è
normale considerare caro ed adorare lo strumento usato per
assassinare qualcuno che amiamo. Chi penserebbe di baciare la
rivoltella, usata per assassinare una persona amata o di portarla
intorno al Collo?”.
-
-
La verità:
-
-
a) Certo non è cosa normale amare
e venerare la Croce di Cristo per chi si compiace di ragionamenti
umani, sofisticati, contrari alla Scrittura. Ma chi conosce bene la
Parola di Dio e ne fa un uso corretto, trova che l'amore e la
venerazione della Croce sono motivo di vanto.
-
-
San Paolo si vantava della Croce di
Cristo. Eppure egli sapeva che la croce era stato lo strumento di
morte per la persona che egli amava più d'ogni altro (cf. Filippesi
3, 8). E Paolo amava Gesù appunto perché era morte in croce per
amore! (cf. Galati 2, 20-21; 2 Corinzi 5, 14-15). Se dovessimo
prestar fede al ragionamento contorto e ingannevole dei tdG, il
comportamento di Paolo dovrebbe dirsi anormale!
-
-
b)Il ragionamento mondana dei geovisti
(cf. 1 Corinzi 1, 20) si scioglie come nebbia al sole se ricordiamo
che i veri cristiani (i tdG non sono cristíani) amano e venerano la
Croce di Cristo non per approvare minimamente l'ingiustizia dei
Giudei e la crudeltà dei carnefici che hanno eseguito la sentenza di
Pilato. Ogni persona ragionevole capisce questo! Guardando alla
Croce, baciando la Croce, venerando la Croce i veri cristiani
vogliono ricordare con gratitudine e meditare con frutti spirituali
sull'amore infinito di Dio “che non ha risparmiato il proprio Figlio,
ma lo ha dato (sulla Croce) per tutti noi” (Romani 8, 32).
-
-
-
2 - L'insulto:
“Nell'antico Israele, giudei infedeli piangevano la morte del falso
dio Tammuz. Geova disse che ciò che facevano era 'detestabile' (Ezec.
8: 13, 14). Se ne comprende meglio la ragione quando si scopre che,
storicamente, Tammuz non era che un altro nome di Nimrod, il ribelle
postdiluviano che si schierò contro Geova. Il simbolo di Tammuz era
la croce. Venerandola si onora Nimrod. - Gen. lo: 8-10”13.
-
-
La verità:
-
-
a) Notate anzitutto la
grossolana contraddizione in cui cadono i geovisti. Prima ci hanno
detto che non bisogna venerare la croce perché è stata strumento di
morte per una persona cara. Ora ci fanno sapere che non bisogna
venerarla perché simbolo di un nemico di Geova! E' lecito e
ragionevole domandare: la croce ricorda un amico o un nemico di
Dio? Ma è inutile trovare un filo di logica, di ragionamento, di
dignità nei tdG. Jahve disse: “Confondiamo la loro lingua perché non
comprendano più l'uno la lingua dell'altro” (Genesi 11, 6-7).
-
-
b) Ma si tratta d'un insulto blasfemo.
Se fosse come dicono i geovisti, san Paolo sarebbe un giudeo
infedele perché, col suo vantarsi della Croce, avrebbe onorato il
dio Tammuz, cioè Nimrod. Venerando la Croce, Paolo si sarebbe messo
alla sequela di Nimrod, il ribelle postdiluviano che si schierò
contro Geova. Ma siamo in presenza d'una autentica follia della
propaganda geovista!
-
-
3 - Volgarità: “Come si
legge in Ezechiele 8: 17, i giudei apostati inoltre 'stendevano il
germoglio, al naso di Geova'. Questo "germoglio ", spiegano alcuni
commentatori, era una rappresentazione dell'organo sessuale maschile,
usata nell'adorazione fallica. Come deve quindi considerare Geova
l'uso della croce, che, come si è visto, era impiegata
nell'antichità come simbolo di culti fallici”.
-
-
La verità:
-
-
a) Abbia o
visto che l'uso della Croce di Cristo non ha nulla proprio nulla, a
che vedere con l'uso che i popoli pagani facevano della croce, né
storicamente né idealmente. Lo affermano tutti i competenti dì
storia delle religioni, di storia profana, di archeologia, eccetto
naturalmente i tdG.
-
-
b) Se l'accostamento tra la Croce di
Cristo e il germogliò steso al naso di Geova avesse il minimo
fondamento, ne seguirebbe che Paolo, venerando la Croce, avrebbe
praticato culti fallici, sarebbe stato un adoratore di divinità
pagane, un idolatra! Parimenti quando tutti gli autori ispirati del
Nuovo Testamento parlano della Croce, sarebbero seguaci dei giudei
apostati, che stendevano il germoglio al naso di Geova.
-
-
c) Ma vi è il peggio! Anche Gesù
Cristo ha parlato di croce: “Chi non prende la sua croce (stauròs) e
mi segue non è degno di me” (Matteo 10,38, Garofalo);
anzi vuole che il suo degno discepolo prenda la sua croce
ogni giorno (cf. Luca 9,23). Dato che, a parere dei geovisti, la
croce è in stretto rapporto coi culti fallici e con l'adorazione del
dio Tammuz, in cui bisogna vedere il ribelle Nimrod, Gesù Cristo
avrebbe consigliato, anzi imposto con autorità ai suoi seguaci, pena
la perdita della salvezza (cf. Luca 9,24), di schierarsi col ribelle
Nimrod e di praticare ogni giorno culti fallici.
-
Ma qui siamo in presenza di volgari
profanatori della Parola di Dio. Questo equivale a fare propaganda
delle proprie idee mediante la pornografia. E il miglior commento,
anzi l'unica spiegazione di tanta aberrazione sono le parole di Gesù
che ha detto:
-
-
“Ha reso ciechi i loro occhi e ]ha
indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non
comprendano col cuore, e si convertano e io li guarisca” (Giovanni
12, 40; Isaia 6, 9-10). Parola del Signore!
- Rendono vana la Croce di Cristo (1
Cor. 1, 17)
-
Da quanto detto fin qui, analizzando
con assoluta obiettività gli errori, gli insulti, le volgarità dei
tdG contro la venerazione della Croce, appare chiaro, evidente, che
il loro interesse per la Croce non coincide con quello della Bibbia,
ossia degli autori che hanno scritto perché “mossi da Spirito Santo”
(2 Pietro 1, 21).
-
I tdG si suffermano di preferenza su
questioni estranee alla Parola di Dio, anzi contrarie a ciò che dice
lo Spirito Santo. Le loro disquisizione “non servono a nulla se non
alla perdizione di chi le ascolta” (2 Timoteo 2, 14). La loro
scienza della Croce è una scienza profana (cf. 2 Timoteo 2, 16; 1
Corinzi 2, 5). “Non hanno ancora imparato come
bisogna sapere” (1 Corinzi 8, 2).
-
in effetti, le fonti a cui i tdG attingono le loro chiacchiere sulla
croce, non sono i libri sacri, ma elucubrazioni umane di gente senza
fede, gonfi di una scienza mondana, nemici appunto della Croce di
Cristo.
-
-
-
PARTE SECONDA
-
LA FORMA DELLA CROCE
- L'errore
-
Nel loro sofisticato parlare della
croce, uno dei problemi che interessa di più i testimoni di Geova è
quello riguardante la forma della Croce. Qualsiasi
seguace della setta, anche se analfabeta oppure digiuno di una
elementare istruzione, vi dirà con assoluta certezza che Cristo è
morto su un palo, non sulla croce a due bracci così com'è
universalmente venerata dai veri cristiani.
-
Tutti i geovistì attingono questa loro
cultura sulla forma della Croce da un libricino
largamente diffuso dai tdG, che serve da catechismo per,
indottrinare i candidati alla setta. Trascriviamo quanto è stato
scritto:
-
-
“Ma non fu Gesù messo a morte su una
croce a due bracci? La Bibbia indica di no. In Atti 5: 30 e 10: 39
(RV, Ri), traduzioni sia cattoliche che protestanti della Bibbia ci
dicono che Gesù morì su un 'legno'. La parola 'legno' traduce qui la
parola greca xylon (o xulon). Circa questa parola e la
parola stauros tradotta 'croce' in alcune versioni,
The Companion Bible dice a pagina 186 delle 'Appendici':
Omero usa la parola stauros di un palo comune, o di un
pezzo di legno. E questo è il significato e l'uso della parola in
tutti i classici greci”.
- La verità
-
Vogliamo ripeterlo: la disquisizione
sulla forma della Croce di Cristo è “una chiacchiera
profana” (2 Timoteo 2, 16), estranea al Vangelo. A Paolo, agli
Apostoli, agli evangelisti, ai veri cristiani d'ogni tempo interessò
poco o nulla sapere se il loro Signore abbia offerto la sua vita su
un palo o su una croce a due bracci. Per essi, motivo d'amore per
Cristo fu e rimane il fatto che “Egli è morto per tutti, perché
quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Lui che è
morto e risuscitato per loro” (2 orinzi 5, 15).
-
Non così per i geovisti. Essi
strumentalizzano questa chiacchiera profana allo scopo di gettare
discredito sul veri cristiani e distruggere la fede autenticamente
evangelica. Vogliono creare solo confusione e confermare
nell'ignoranza quanti incautamente li hanno seguiti, accettando
ciecamente il loro errato insegnamento.
-
Noi siamo abituati a non accettare
acriticamente ciò che dicono o scrivono i tdG. Siamo
fedeli alla Bibbia, che sapientemente ci avverte: “Esaminate ogni
cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi 5, 21). Oltre a ciò,
un'esperienza ormai lunga ci ha convinto che i tdG nelle loro
affermazioni omettono tante cose necessarie a sapersi,
oppure ricorrono a facili e confuse generalizzazioni. E' questo il
loro metodo abituale per ingannare gli incauti.
-
Perciò, come in altri problemi biblici,
anche in questo circa la forma della Croce abbiamo
dubitato di quanto dicono i tdG e abbiamo voluto consultare molte
traduzioni della Bibbia, oltre al testo originale. Con l'aiuto anche
di buoni dizionari di lingua greca abbiamo potuto precisare il
significato di xylon e di stauròs.
-
Ne
è
venuta fuori l'evidenza che le cose stanno in modo
completamente diverso da ciò che affermano i tdG. Il testo sopra
citato dal loro catechismo si è rivelato un capolavoro
di confusione e di inesattezza, che tradisce la Parola di Dio e
inganna chi non sa discernere come consiglia san Paolo (1
Tessalonicesi 5, 21).
-
-
Per maggior chiarezza dividiamo in tre
punti le cose che abbiamo accertato.
-
-
1 - Testo originale e
versioni
-
-
a) Nel testo originale greco del Nuovo
Testa- mento lo strumento di morte su cui Gesù offri la sua vita, è
detto abitualmente stauròs, non xylon. Stauròs ricorre
una quarantina di volte, xylon solo cinque Volte .
-
I tdG capovolgono le parti, mettendo
xylon in primo piano e stauròs in secondo. Con questa
astuta manovra si aprono la strada per inoculare il loro errore. Ma
siamo in presenza d'una manipolazione settaria della Parola di Dio.
I tdG abitualmente fanno dire alla Bibbia ciò che essi vogliono a
danno sempre degli ignoranti.
-
-
b) In tutte le versioni
della Bibbia antiche e moderne, cattoliche e non cattoliche, la
parola originale greca stauròs è tradotta sempre “croce”.Fanno
eccezione i tdG che traducono sempre palo. I tdG dicono che la
parolo stauròs è tradotta 'croce' in alcune versioni.
Ma questo non è esatto. E' una reticenza voluta, un'affermazione non
vera. Un inganno.
-
-
c) La parola originale greca
xylon, in tutte le Bibbie, non è mai tradotta palo. Fanno natu-
ralmente eccezione i tdG. che traducono sempre palo. La
traduzione che di xylon danno le Bibbie non geoviste è alcune volte
'albero', altre volte 'legno della croce' o semplicemente 'croce'.
Nell' autorevole Bible de Jérusalem, 'xylon' è tradotto
gibet', che vuol dire 'strumento di supplizio "'.
-
Insinuare - come fanno ì tdG - che tra stauròs e xylon
non vi sia differenza di rilievo e che xylon debba essere tradotto
palo, è di nuovo un grave errore o travisamento della
Parola di Dio a danno sempre degli ignoranti.
-
Con la guida ora di buoni vocabolari
vogliamo far conoscere il vero significato o i significati sia
di stauròs che di xylon.
-
-
2 - Significati di stauròs
-
-
a) Nel
vocabolario greco-italiano del gesuita Lorenzo Rocci, a pagina 1699,
è detto che stauròs può
avete due
significati: quello di palo (più antico), e quello di
croce, ossia strumento di supplizio (più recente) .
Col primo significato, cioè quello di palo,
si trova in Omero, che scrisse almeno sei secoli prima di Cristo,
quando la croce non era ancora conosciuta come strumento di
supplizio, almeno dai Romani.
-
Col
secondo
significato, cioè quello di croce, la
parola stauròs è usata da scrittori greci posteriori ad
Omero, dopo che nel mondo greco-romano fu introdotta la morte
mediante la croce.
-
Stando così le cose, deve dirsi equivoca e anche falsa
l'affermazione geovista secondo cui stau- ròs significa
un palo comune o un pezzo di legno “in tutti i classici greci”.
Questo non corrisponde e affatto a verità. E' un errore e un inganno.
-
-
b) Precisazioni sui
significati di 'stauròs'. Il grecista Lorenzo Rocci, ed altri,
sulla scorta dei classici greci ci fa sapere che la stessa parola
greca stauròs può avere due significati: quello di
palo, più antico, e quello di croce, più
recente. Con questa precisazione egli indica chiaramente che tra
palo e croce vi deve essere una differenza. Ciò
equivale a dire che non sempre stauròs significa
un palo comune. Può significare secondo i casi un
palo non comune, un palo cioè usato come strumento di
morte. In tali casi stauròs significa croce. La croce
era un palo (o stauròs) 'adattato' in modo tale da
essere strumento di morte.
-
Quale fosse stato questo adattamento
la parola stauròs, di per sé, non ce lo dice. Bisogna
ricorrere ad altre fonti, fare altre ricerche, interrogare cioè
scrittori antichi, esaminare raffigurazioni ecc. riguardanti la
forma della croce, ossia dello stauròs
adattato a strumento di supplizio.
-
-
c) Facciamo un esempio, per capire
meglio come una stessa parola può, nel corso del tempo, prendere un
nuovo significato.
-
La parola piombo indicava, fino a una
certa epoca, soltanto il metallo, di cui si occupa la chimica. Ma la
stessa parola, in epoca posteriore, cominciò a
significare quello stesso metallo adattato a strumento
dì morte, ossia una pallottola, come nella frase.- “Il
tale è caduto sotto il piombo”.
-
La pallottola è piombo
adattato, ossia avente una forma propria e uno scopo determinato,
che è quello di uccidere. In altre parole, dopo l'invenzione
dell'arma da fuoco, la stessa parola 'piombo' cominciò a significare
anche un piombo non generico, comune, ma specifico, particolare, di
cui si occupa la balistica.
-
Dalla sola parola piombo
non possiamo determinare di che forma o di che calibro sia la
pallottola. Bisogna fare altri studi, ricorrere ad altre fonti e
testimonianze.
-
-
3 - Significati di xylon
-
-
Analogo procedimento bisogna seguire
per determinare i significati biblici della parola xylon.
-
-
a) Nello stesso vocabolario
greco-italiano di Lorenzo Rocci, a pagina 1299, è detto che
xylon significa 'legno'. Ma è pure detto che può significare
tante altre cose fatte di legno come ceppo, bastone, gorga (=
strumento di pena), croce ecc. Può significare anche 'albero'. Non è
detto che significa “palo”.
-
La parola xylon ha dunque un
significato generico, cioè quello di 'legno', ed altri specifici (cep-
po, bastone, croce ecc.). Tutti questi oggetti sono xylon
o legno adattato. Dalla sola parola xylon non è possibile Sapere
quale forma prendesse il 'legno' adattato a strumento di supplizio o
ad altri usi. Bisogna fare altri studi ' ricorrere ad altre fonti.
-
-
b) Oltre a ciò, bisogna tener presente
che gli scrittori del Nuovo Testamento usano la parola
xylon (solo cinque volte) senza la minima intenzione di dirci
che la Croce di Cristo avesse la forma di palo. La
parola xylon è usata nel Nuovo Testamento in riferimento a
Deuteronomio 21, 22-23, dove non si parla di strumento di supplizio
in for- ma di palo, ma di albero, a cui era appeso il con- dannato a
morte dopo eseguita la sentenza.
-
Quando perciò i tdG insinuano che gli
autori ispirati usano la parola xylon per indicare che la Croce di
Cristo avesse la forma di palo, strumentalizzano un'ennesima volta
la Parola di Dio a fini prettamente settari.
- La forma della Croce di Cristo
-
Ripetiamo ancora una volta dalle
parole stauròs e xylon non è possibile avere una
risposta diretta e sicura circa la forma della Croce di Cristo. E'
perciò sbagliato dire che secondo la Bibbia Cristo non fu messo a
morte su una croce a due bracci. La Bibbia non dice questo. La
Bibbia dice solo che lo strumento della morte di Cristo o
crocifissione era chiamato stauròs. Per sapere quale
forma avesse quello stauròs, ossia
quel paio adattato a strumento di morte, bisogna ricorrere ad altre
testimonianze o prove di carattere storico, archeologico ecc. Queste
non mancano, grazie a Dio, a beneficio di quanti cercano
sinceramente la verità. Ne ricordiamo solo alcune.
-
-
1 - Lo storico giudeo
Giuseppe Flavio racconta che durante l'assedio di Gerusalemme
negli anni 69 e 70 dopo Cristo, i soldati romani catturavano molti
Giudei che cercavano la salvezza nella fuga e li inchiodavano “quale
in una posizione e quale in un'altra”.
-
Qui la diversa posizione
indica certamente la diversa forma dello strumento di
morte, a cui venivano inchiodati quegli infelici prigionieri. E'
dunque certo che ai tempi di Gesù, in Palestina, erano in uso
diverse forme di croci.
-
-
Quale fu la forma della Croce di Gesù?
-
-
2 - Tutti e quattro gli evangelisti
c'informano che Gesù fu costretto a portare lo strumento del suo
supplizio verso il luogo dell'esecuzione. Ora è risaputo che sul
luogo della crocifissione era preparato in antecedenza lo
stipes, ossia il braccio o palo verticale di quello
strumento di morte. Gesù perciò dovette portare un altro braccio o
palo - quello trasversale - detto patibulum. Si può
dunque concludere che lo strumento di morte su cui Gesù immolò la
sua vita per la salvezza del mondo era format/o da due
bracci o pali, di cui uno verticale e uno trasversale, e non già
da un semplice palo verticale.
-
L'informazione data dai vangeli, anche
se indiretta, va contro la posizione dei tdG, ed è in piena armonia
con quanto sappiamo dalla storia profana sulla forma della croce.
-
-
3 - Una conferma è data da Materno
Firmico, uno scrittore romano dell'antichità. Il condannato - egli
dice - “patibulo suffixus crudeliter in crucem erigitur”, che
tradotto vuol dire: “Il condannato confitto al patibolo viene tra
atroci dolori sollevato verso il palo”. li patibulum -
come già si è detto - designa il braccio trasversale della croce. A
questo veniva inchiodato il condannato steso ancora per terra
(Giovanni 20, 25; Luca 24, 29-30). Poi il patibulum con
la vittima inchiodata veniva sollevata da terra (erigitur) e legato
o inchiodato al braccio o palo verticale o stipes .
-
-
La voce degli studiosi A conferma
riportiamo la testimonianza di alcuni studiosi:
-
-
“La croce era una specie di patibolo
composta di due legni, uno diritto e uno traverso, su cui si
legavano o s'inchiodavano i condannati. La forma usuale della croce
in Roma non è probabile che sia stata quella che conosciamo. Si
doveva trattare d'un palo conficcato in terra sul quale veniva
issato il condannato con le braccia legate al patibúlum,
sbarra di legno passata dietro le spalle”.
-
- “Per generale testimonianza, Cristo
morì su una croce immissa; alcuni comunque ritengono
che era una croce a forma di T” 23.
-
-
- “E' estremamente probabile che lo
strumento di supplizio adottato, lo stauròs,
comportasse un pezzo di legno incrociato e quindi avesse la forma
delle due travi in croce. Le fonti profane comunque non permettono
di dire quale fosse esattamente la forma, se di crux
immissa (+) oppure di crux commissa (T)... E' assai
probabile che venisse applicata l'usanza del “Portare la croce”
fuori città (Mc. 15,20-21). Se lo stauròs era la trave
traversa (il patibulum) è Verosimile che la forma della
croce fosse quella della crux commossa (T).
- Le più antiche raffigurazioni
della Croce
-
Fu la Croce a doppio braccio e non un
palo quella che i veri cristiani, secoli prima di Costantino, ebbero
sempre cara e amarono raffigurarsi. Essa era legata al ricordo della
morte salvifica del loro Signore. Per altri la croce poteva essere
un segno d'infamia oppure un simbolo pagano. Non per i veri
cristiani.
-
-
Nella pia raffigurazione della Croce
di Cristo, fin dalle prime generazioni cristiane, non vi è
mai traccia di palo. Si tratta solo e sempre di Croce a, doppio
braccio. Oltre alle testimonianze autorevoli già riportate abbiamo i
fatti decisamente a favore, di questa affermazione.
-
Prima di Costantino i cristiani non
ebbero vita, facile. Fu quella l'èra dei martiri. Accuse e
persecuzioni erano mosse contro di loro sia dai Giudei. che dai
pagani. I Giudei aborrivano un Messia Crocifisso. Per i pagani la
croce era un segno malfamato perché strumento di morte degli schiavi.
Questo è il chiaro pensiero di san Paolo quando scrisse: “Noi
predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per
i pagani” (i Corinzi 1, 23).
-
Questo spiega lo scarso numero di
croci esposte al culto pubblico nell'epoca precostantiniana. Ma non
vi mancano esempi, anche se rari in confronto, di ciò che verrà dopo
il trionfo della Croce con Costantino.
-
-
1 - Tra le testimonianze indirette
abbiamo quella dei segni convenzionali della Croce. In essi la Croce
è sempre raffigurata a due bracci. Il più comune è quello
dell'àncora a forma di croce. L'asta trasversale (il patibulum),
contrariamente a quanto vediamo nelle àncore comuni, era collocata a
metà circa di quella verticale (lo stipes). In questo
modo l'àncora simboleggiava meglio la Croce di Cristo a doppio
braccio. Alcune volte l'àncora cruciforme è associata
all'Agnello, fìgura di Cristo che si immola (Giovanni 1, 29).
-
Nell'àncora cruciforme, conosciuta e
venerata fin dal secondo secolo, abbiamo associati due simboli
genuinamente cristiane quello della speranza ,com'è detto
espressamente nella Lettera agli Ebrei (6, 19), e
quello della virtù salvifica della Croce, su cui Cristo, Agnello
immacolato, immolandosi, ha tolto i peccati del mondo (Giovanni 1,
29).
-
-
-
Ancora cruciforme (Catacombe di
Priscilla) Il sec. d.C.
-
-
2 - Come testimonianza indiretta,
sempre nella epoca precostantiniana, possiamo riportare le parole di
Tertulliano, belle nella loro semplicità, d'un candore
quasi serafico. Parlando della preghiera Tertulliano
dice:
-
“Pregano anche gli angeli, prega ogni
creatura... Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il
cielo, e a posto delle mani aprono le ali in forma di croce
e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera”.
-
-
Due
cose sono qui indicate dall'avvocato Tertulliano, che
ai suoi tempi erano di comune conoscenza tra i cristiani. La
prima è che la preghiera era fatta aprendo o allargando
le mani in modo da ricordare la croce o piuttosto Cristo morente
sulla Croce. La seconda che la forma della Croce era a
doppio braccio qual è appunto quella dell'uccello che apre le sue
ali in forma di croce a due bracci
- Testimonianze dirette
-
Testimonianze dirette di
come i cristiani dell'epoca precostantiniana si raffiguravano la
Croce ci vengono dagli antichi monumenti. Gli archeologi hanno
potuto segnalare finora alcune decine di questi preziosi reperti.
-
-
Ricordiamo solo alcuni.
-
-
1 - L'Iscrizione di Rufina
si trova a Roma dove “la Chiesa grandissima e antichissima e
conosciuta da tutti fu fondata e stabilita dai gloriosissimi
Apostoli Pietro e Paolo” (S. Ireneo).
-
Nel cimitero o catacombe di Callisto
si conserva un'iscrizione in marmo. A parere degli esperti essa
risale al terzo secolo dopo Cristo, prima cioè di Costantino.
L'iscrizione ricorda il nome di una certa Rufina Irene e sotto il
nome è raffigurata o incisa una croce. Non si tratta d'un palo, ma
d'una croce a doppio braccio di eguale dimensione (croce greca). E'
assurdo pensare che sia un simbolo religioso pagano. Le catacombe
erano cimiteri dei cristiani e alcune volte anche luoghi di riunione
per i loro riti religiosi. E i cristiani non adoravano il dio-sole e
la sua croce, bensì Cristo Signore morto sulla Croce per la salvezza
del mondo
-
-
2 - L'affresco degli Aurelii.
Pure a Roma, nella tomba detta degli Aurelii, si conserva ancora
un affresco o disegno a cui gli studiosi assegnano una data
anteriore all'iscrizione di Rufina. L'affresco rappresenta un
personaggio che mostra una croce. Questa non è un semplice palo, ma
una Croce a due bracci ineguali (croce latina) .
-
-
-
-
Graffito del Palatino (11 sec.
d.C.)
-
-
3 - Il graffito del
Palatino merita una menzione particolare. Meglio di qualsiasi
documento scritto questo disegno rivela, anche se in modo blasfemo,
la devozione dei cristiani verso la Croce, al tempo delle
persecuzioni, molto prima di Costantino.
-
Per un'esatta comprensione del
graffito o disegno murale bisogna ricordare che i pagani accusavano
i cristiani di essere adoratori d'un asino crocifìsso (onolateia).
Il graffito del Palatino è una rappresentazione plastica di questa
calunnia. E' una caricatura blasfema, che mostra un asino inchiodato
a una croce a doppio braccio. Il disegno è accompagnato dalle parole
“Alessameno adora Dio”.
-
Nella sua realistica rappresentazione
il graffito dei Palatino prova come la forma della Croce co-
nosciuta dai cristiani e simbolo di ciò che essi adoravano, non era
quella d'un palo, ma d'una croce a doppio braccio. Era la Croce che
i fedeli discendenti di quei credenti in Cristo hanno sempre
conosciuto e venerato, malgrado gli sforzi in senso contrario dei
nemici della Croce.
-
-
La Croce di Ercolano
-
Ercolano è una cittadina a pochi
chilometri da Napoli alle falde del Vesuvio piena di vita e di fiori
come era--ai tempi dei Romani. Ma è una nuova Ercolano.
-
L'antica fu sepolta assieme a Pompei
sotto le ceneri del Vesuvio nella grande eruzione del 79 dopo Cristo.
Ma lentamente è stata dissepolta almeno in parte.
-
-
La croce di
Ercolano
(anteriore al 79 d.C.)
-
-
In quest'opera di ricupero, nell'anno
1937, fu fatta una sensazionale scoperta. Sulla parete d'una modesta
stanzetta fu trovato un riquadro o incassatura di stucco a forma di
croce a doppio braccio. Dopo lungo e attento studio il direttore
degli scavi, prof. A. Maiuri, sostenne che si trattava d'una croce
cristiana. Con lui si sono schierati altri insignì archeologi.
-
-
Naturalmente altri hanno sollevato
obiezioni e riserve. Ma di fatto non si è potuto trovare nulla di
positivo che spiegasse in modo soddisfacente lo importante reperto.
La sola spiegazione convincente è che siamo in presenza d'una Croce
cristiana venerata a Ercolano a meno di quarant'anni dalla morte di
Cristo.
-
Questa spiegazione è suffragata dal
fatto che era possibile a Ercolano la presenza d'una chiesa
domestica (Romani 16, 5) o comunità cristiana prima del 79 dopo
Cristo. Infatti, san Paolo, qualche decennio prima della grande
eruzione vesuviana era passato per Pozzuoli (Atti 28, 13-14),
dov'era stato accolto da fratelli nella fede. Ed
Ercolano dista sola pochi chilometri da Pozzuoli.
-
Concludendo possiamo dire che molto
prima dell'epoca di Costantino, e molto probabilmente fin ,dai tempi
apostolici, i veri cristiani conoscevano e veneravano la Croce, non
quella di Tammuz, come fantasticano i testimoni di Geova. La
Croce conosciuta e venerata dai cristiani fin dai tempi
più antichi non era un palo, ma una Croce a doppio braccio
su cui Cristo - che essi adoravano - si era immolato per la
salvezza di tutti.
-
-
Parte Terza
-
ERRORI E VERITA'
- Contro la venerazione della Croce
-
I - L'errore: “Del corpo
umano di Cristo dispone Dio, non dev'essere adorato come se fosse un
crocifisso”. A conferma, i tdG citano 1 Pietro 3, 18; Giovanni 20,
6-7 e 13; 2 Corinzi 5,16
-
-
La verità:
Si tratta d'un autentico imbroglio o sofisma geovista. Smascheriamo
prima l'imbroglio e diamo poi l'esatto significato dei testi biblici
strumentalizzati.
-
-
L'imbroglio:
-
-
a) Ora certamente il corpo di Cristo
non è più sulla Croce. Vi rimase solo poche ore. Il corpo di Cristo
risuscitato da morte si trova in uno stato glorioso (cfr. Filippesì
3, 20-21). Nella sua nuova condizione il corpo umano di Cristo,
sempre unito alla divinità, non è più soggetto alla morte. E' detto
“corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 44-49).
-
-
b) Ma la storia della vita terrena di
Gesù nessuno può cancellarla o ignorarla. Essa è una perenne
esposizione di immagini sacre offerte alla vista e alla meditazione
degli uomini di buona volontà, specialmente dei veri discepoli di
Cristo. Anche dopo la risurrezione, gli Apostoli ricordavano e
descrivevano la vita terrena di Cristo, specialmente la storia della
sua passione e morte, pur sapendo che egli non era più sulla Croce.
San Paolo rappresentava al vivo Gesù Crocifisso ai Galati (cfr.
Galati 3, 1) e ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 2, 2), convertendoli alla
fede e all'amore di Lui (cfr. 2 Corinzi 5, 14-15).
-
-
c) Come gli Apostoli e i cristiani dei
primi tempi, hanno fatto sempre e faranno i veri cristiani di ogni
tempo. Essi sanno che fisicamente Gesù non è più sulla Croce'
Sanno che Egli non sarà mai più crocifisso perchè morto una
sola volta (cfr. 1 Pietro 3, 18), vive ora per sempre (cfr. Romani
6, 9-1 1). Tuttavia vogliono raffigurarselo così com'è stato al
tempo della prova suprema del suo amore per gli uomini: vogliono
guardare, amare e venerare il Crocifisso, perché in esso si
concretizza l'infinito amore di Dio per noi (cfr. Giovanni 3, 16).
-
Chi può biasimare e condannare questo
comportamento, se conserva ancora un minimo di intelligenza e di
onestà? Nessun uomo normale e ragionevole farà questo. In effetti,
l'immagine è il linguaggio migliore per ricordare persone e fatti, e
suscitare sentimenti di amore, di venerazione, di adorazione. Così
fa una mamma che conserva gelosamente l'album dov'è in immagini la
vita del
-
proprio figlio morto forse vittima d'amore per gli altri. Ama
sfogliare quell'album, soffermarsi su quelle immagini, godere o
soffrire al ricordo dei figlio. Così fa il discepolo nei riguardi
del maestro, l'amico con l'amico.
-
-
d) I tdG, pur affermando che del corpo
umano di Cristo dispose Dio, sogliono raffigurarlo in immagini così
com'era una volta sulla terra, proprio inchiodato sulla croce; ma
fanno vedere solo le gambe". Soprattutto lo raffigurano come un
terribile guerriero, armato d'un missile per distruggere in un bagno
di sangue l'umanità intera nell'imminente apocalissel. Due pesi e
due misure, sempre, ipocritamente, per ingannare, per oscurare la
Verità di Dio!
-
-
Esatto significato dei testi
biblici abusati.
-
-
a) 1 Pietro 3, 18:
“Ucciso sì quanto alla carne, ma vivificato quanto allo spirito”
(Garofalo).
-
-
Spiegazione:
-
-
San
Pietro non parla affatto di come Dio avrebbe disposto del corpo
umano di Cristo, se cioè Cristo sia risorto con un corpo glorioso
come fu di fatto, oppure senza corpo come erroneamente spiegano i
tdG. L'Apostolo Pietro dice solo che Cristo
dopo la morte “fu
vivificato quanto allo spirito”, ossia, fu mutato in un
nuovo stato di vita opposto a quello che aveva prima di morire.
Commenta la Bibbia di Salvatore Garofalo:
-
-
“Spirito
è-
una nozione biblica, che non si oppone né al corpo né
alla materia né al sensibile né all'esterno, ma alla carne,
cioè alla condizione della creatura nella sua debolezza e
caducità”.
-
-
Cristo di fatto, dopo la morte, fu
mutato in corpo spirituale, unito sempre alla divinità (cfr. 1
Corinzi 15, 44), e non in puro spirito come erroneamente insegnato
dai tdG Così è presentato nei vangeli (cfr. Luca 24, 39 3; Giovanni
20, 19 tutto questo ha poco o nulla a che vedere con la que-
-
stione di cui trattiamo, se cioè è lecito o no raffigurarsi Cristo
sulla Croce. Qualunque sia stata la sorte del corpo di Cristo, i
suoi veri discepoli possono in ogni tempo raffigurarselo nei vari
momenti della sua vita, e tra questi vi è anche, possiamo dire in
primo piano, la sua crocifissione.
-
-
b) Giovanni 20, 6-7. 13:
“E (Pietro) vede i pannillini per terra e il sudario, che era sul
capo di Gesù, non per terra con i pannillini, ma avvolto a parte, in
un altro posto (...) Essa (Maria) risponde: “Hanno portato via il
mio Signore e non so dove l'abbiano messo!” (Garofalo),
-
-
Spiegazione:
-
-
I) In
nessun modo è detto qui da Giovanni che Dio dispose del corpo umano
di Cristo, tramutandolo in spirito.
E tanto meno è
detto che Dio cancellò dalla mente e dal cuore degli Apostoli
l'immagine del loro Maestro così come l'avevano conosciuto nei
momenti più forti della sua vita terrena. Giovanni dice solo che
Pietro e Giovanni non trovarono il corpo di Gesù nel sepolcro. Non
dice altro! Essi forse pensavano che fosse stato trafugato come
aveva fatto capire la Maddalena (ivi verso 2).
-
-
II) Poi, nello stesso capitolo 20, san
Giovanni descrive minuziosamente le apparizioni di Cristo Risorto
sia a Maria Maddalena (vv. 11-18) sia ai discepoli (vv. 19-23),
mostrando loro “le mani e il fianco” (v. 20), sia a Tommaso (v. 27),
a cui disse: “Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la
tua mano e mettila nel mio fianco” (v. 27). Si tratta sempre del
corpo di Cristo visto sensibilmente da più testimoni.
-
-
III) Queste apparizioni del Cristo col
suo corpo glorioso sono passate sotto silenzio dai tdG. Se ne devono
parlare, si affrettano a dire che si trattava di un giuoco
illusionistico... da prestigiatore... di una o più pie menzogne da
parte del Risorto per ingannare i discepoli, facendo loro vedere una
cosa che in realtà non c'era.
-
-
No! I discepoli di Gesù hanno veduto
coi loro occhi sia il corpo di Cristo crocifisso, sia quello del
Cristo glorioso, e ne hanno conservato l'immagine nella loro mente e
nei loro cuori per amarlo sempre più, per venerarlo, per adorarlo.
-
-
c) 2
Corinzi 5, 16: “E
se anche abbiamo un tempo considerato Cristo secondo criteri umani,
tuttavia ora non lo consideriamo più così”
(Garofalo).
-
-
Spiegazione: San Paolo non dice ,affatto
che prima aveva conosciuto Cristo in carne e
ossa, ossia nel corpo fisico, mentre poi lo conosceva e lo pensava
senza corpo.
-
L'Apostolo parla solo di conoscenza
secondo la carne in senso biblico, vale a dire secondo
criteri umani, in opposizione al suo nuovo modo di conoscere e di
giudicare Cristo e la sua opera dopo la sua conversione.
-
Qui non c'entra affatto il corpo di
Cristo conosciuto prima in un modo, e poi in un altro modo, cioè in
nessun modo. Tant'è vero che Paolo, nella sua predicazione,
ricordava spesso, diremo di preferenza, Gesù Crocifisso, ne parlava
con ardore e lo descriveva ai cristiani con vivi colori (cfr.
supra pp. 7-9).
-
-
2 - L'errore: “Il
“paio di tortura” è un simbolo di
morte nella vergogna, e un biasimo dai nemici sui cristiani”. A
prova i tdG citano Ebrei 12, 2; Ebrei 6, 6; Matteo 16, 24; Galati 6,
12; Matteo 27, 29-44.
-
-
La verità:
-
-
a)
Certamente la croce,
prima che Cristo
“tollerò la croce, sprezzante l'ignominia” (Ebrei 12, 2), era un
simbolo di morte nella vergogna. E anche dopo tale
scelta fatta da Cristo, la croce rimase scandalo per i Giudei e
follia per i pagani (1 Corinzi 1, 23). Ed è perciò vero che la Croce
è un biasimo da parte dei nemici dei veri cristiani. I testimoni di
Geova, che biasimano la Croce e vogliono distrutte croci e
crocifissi, sono i legittimi discendenti dei Gìudei e dei pagani di
cui parla san Paolo (1 Corinzi 1, 23) perché si comportano da nemici
della Croce di Cristo (Filippesi 3, 18). “Loro fine è la perdizione,
loro dio è il ventre” (Filiippesi 3, 19).
-
Ma per i veri cristiani, imitatori
dell'Apostolo san Paolo (1 Corinzi 1 1, 1), la Croce è motivo di
gloria perché Cristo Crocifisso è potenza e sapienza di Dio (1
Corinzi 1, 23-24).
-
-
b) Fuori posto deve dirsi pure il
riferimento geovista ad Ebrei 6, 6.
-
-
Riportiamo prima il testo di Ebrei 6,
6 nel suo contesto,
-
-
“Quelli che sono caduti di nuovo nel
male, non possono più cambiare vita ed essere rinnovati ancora una
volta. Già una volta hanno avuto la luce di Dio, hanno provato il
dono celeste, hanno ricevuto lo Spirito Santo, hanno gustato la
buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Eppure, per
quanto sta in loro, essi crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e
lo mettono di fronte agli insulti di tutti”. (Ebrei 6 4-6,
Interconfessionale).
-
-
Spiegazione:
-
-
Qui non si tratta di mostrare
sensibilmente la Croce, esporla cioè come simbolo di morte e di
vergogna. Si tratta invece del comportamento immorale di alcuni che
non credono più nella virtù salvifica della Croce.
-
L'autore della Lettera agli
Ebrei si rivolge ad alcuni cristiani che avevano apostatato
dalla fede. Egli dice che costoro, mediante il loro comportamento,
hanno rinnovato in se stessi la crocifissione di Cristo. Ciò facendo
Lo hanno come esposto a ludibrio, in qualche modo come i Giudei nel
giorno della Sua morte sul Calvario.
-
Neppure lontanamente l'autore sacro fa
riferimento ai cristiani che mostrano la Croce visibilmente. Al
contrario, parla di apostati che col loro comportamento, sono motivo
di biasimo contro la Croce; i cristiani invece, mostrando la Croce,
vogliono ricordare l'immenso amore che Cristo ebbe per noi. Il loro
gesto onora Cristo Crocifìsso e accresce la fede e l'amore verso di
Lui.
-
-
b)
In
Matteo 16, 24 Gesù dice:
-
-
“Chi vuole seguirmi rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua” (Garofalo). Cf. Matteo
10, 38; Luca 9, 23.
-
-
Spiegazione:
-
-
E' lecito domandarsi che cosa
intendeva dire Gesù con queste parole, che sono un invito, anzi un
comando, - a seguirlo, a imitarlo. Voleva forse dire che non bisogna
mostrare la Croce, che essa è simbolo di morte nella vergogna e che
perciò bisogna eliminarla, distruggerla?
-
No! Gesù voleva dire tutto il
contrario, vale a dire che il vero cristiano deve imitarlo
appunto nell'amore della Croce: portarla nel suo corpo, nella sua
vita, in faccia a tutto il mondo perché essa è strumento di salvezza.
-
Questa fedele imitazione di Cristo
sarà certamente un biasimo da parte dei nemici di Cristo. Ma per i
veri cristiani sarà un vanto come lo era per san Paolo (cfr. Galati
6, 14).
-
d) In Galati 6, 12 san Paolo dice:
-
-
“Quelli che vi spingono a farvi
circoncidere vogliono far bella figura nel foro umano, al solo scopo
di sottrarsi alle persecuzioni per la croce di Cristo” (Garofato).
-
-
Spiegazione:
-
-
Qui come nei
testi precedenti e in quel che segue non vi è nessun valido motivo
contro la venerazione della Croce. Certamente san Paolo parla
di biasimo contro o a motivo della Croce. Ma egli si riferisce ai
Giudei o Giudaizzanti del suo tempo, nemici dichiarati della Croce
di Cristo. Per essi la Croce era uno scandalo (cfr. 1 Corinzi 1,
23).
-
Con parole pungenti
scritte di proprio pugno, Paolo stigmatizza i suoi avversari
- i nemici della croce - e mette a nudo le loro intenzioni
recondite: vogliono fare bella figura davanti agli uo- mini (nel
foro umano), col solo scopo di sottrarsi alle persecuzioni per la
Croce di Cristo.
-
-
e) Citando infine Matteo 27, 39-44 i
testimoni di Geova commettono una nuova, peggiore profanazione della
Parola di Dio. Riportiamo le parole di Matteo:
-
-
“I passanti lo insultavano scrollando
la testa e dicendo: "Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo
riedifichi, salva te stesso: se sei Figlio di Dio scendi dalla croce!”.
Similmente anche i gran sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, se
ne facevano beffe dicendo: " Salvò altri e non può salvare se stesso!
E' re d'Israele! Discenda, adesso, dalla croce e crederemo in lui!
Ha confidato in Dio, lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene; perché
egli ha detto: Son Figlio di Dio! " Anche i ladroni che erano
crocifissi con lui lo oltraggiavano alla stessa maniera” (Garofalo).
-
-
Spiegazione:
-
-
I) Leggendo questo testo con un
minimo dì intelligenza e soprattutto con un minimo di onestà appare
evidente che la croce era simbolo di vergogna
e di biasimo per i nemici di Cristo, il Figlio di Dio. Il testo dice
che a insultare il Crocifisso erano i capi della nazione giudaica -
gran sacerdoti, scribi, anziani. Anche i ladroni o malfattori
bestemmiavano contro il Crocifisso. La visione della croce era per
loro motivo di riprovazione, così com'è oggi per i testimoni di
Geova, legittimi discendenti di quei crocifissosi del Figlio di Dio.
-
-
II)
Non così per le pie donne, per la Madre di Gesù, per l'apostolo
Giovanni, per il buon ladrone, per il centurione ecc. Alla vista
della Croce tutte queste persone, non insensibili come i nemici di
Cristo, si battevano il petto, confessavano quel Crocifisso come
Giusto, si convertivano a Lui (Luca 23, 41-47; Giovanni 19, 25-27).
-
Stando così le cose, l'insegnamento
della Bibbia è radicalmente diverso da ciò che dicono e scrivono i
testimoni di Geova. Vedendo la Croce, le persone rette, che cercano
sinceramente la verità, si convertono a Cristo; ma i nemici di
Cristo bestemmiano, si vergognano della Croce, vorrebbero che fosse
distrutta...
- Contro la forma della Croce
-
L'errore:
“Traduzioni cattoliche e protestanti della Bibbia, in certi versetti,
dicono che Gesù mori su un legno”. A conferma i geovisti citano il
Libro degli Atti (5, 30 e 10, 39), la Lettera
di San Paolo ai Galati (3, 13) e la Prima Lettera di
San Pietro (2, 24).
-
-
La verità.
-
-
Riportiamo, com'è nostra abitudine, i
testi biblici strumentalizzati dai tdG e poi faremo alcune
precisazioni. Citeremo le traduzioni di cattolici e di protestanti.
-
-
Atti 5, 30:
-
-
“Il
Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste
appendendolo a una croce” (Garofalo, cattolico).
-
-
“L'Iddio dei nostri padri ha
risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo al legno”
(Giovanni Luzzi, non cattolico).
-
-
“Il Dio dei nostri padri risuscitò
Gesù che voi ucci- deste appendendolo a un albero” (Revised
Standard Version, non cattolica).
-
-
“L'Iddio dei nostri antenati ha
destato Gesù, che voi avete ucciso, appendendolo a un palo”
(Bibbia dei tdG, edizione del 1986).
-
-
Atti 10, 39:
-
-
“E
noi siamo testimoni di quanto operò sia in Palestina che a
Gerusalemme, finché lo uccisero appendendolo a una croce” (Garofalo,
cattolico).
-
-
“E noi siamo testimoni di tutte le
cose ch'egli ha fatte nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; ed essi
l'hanno ucciso, appendendolo a un legno” (Giovanni
Luzzi, non cattolico).
-
-
“Lo uccisero mettendola in croce,
oppure appendendolo a un legno” (Interconfessionale).
-
-
“Ma essi lo soppressero, appendendolo
a un palo” (Bibbia dei tdG).
-
-
“L'hanno messo a morte appendendolo a
un albero” (Revised Standard Version, non cattolica).
-
-
Galati 3,
13:
-
-
“Cristo ci ha riscattato da questa
maledizione della legge, essendo per noi divenuto maledizione
sta scritto infatti: Sia maledetto chiunque è appeso
al legno del patibolo” (Garofalo, cattolico).
-
-
“Cristo ci ha riscattati dalla
maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché
sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno)”
(Giovanni Luzzi, non cattolico).
-
-
“Cristo ce ne ha liberati quando sulla
croce ha preso su di sé questa maledizione. Infatti la Bibbia dice:
Chiunque è appeso a un legno è maledetto” (Interconfessionale).
-
-
“Cristo ci ha redento dalla
maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi - è
scritto infatti: " Sia maledetto chiunque è appeso a un albero "”
(Revised Standard Version, non cattolica).
-
-
“Cristo ci liberò mediante acquisto
dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di
noi, perché è scritto: "Maledetto ogni uomo appeso al palo"”
(Bibbia dei tdG).
-
-
1 Pietro
2, 24:
-
-
“Lui che personalmente portò nel suo
corpo i nostri peccati sulla croce” (Garofalo, cattolico).
-
-
“Egli, che ha portato egli stesso i
nostri peccati nel suo corpo, sul legno” (Giovanni
Luzzi, non cattolico).
-
-
“Egli ha preso su di se i nostri
peccati, e li ha portati con sé sulla croce” (Interconfessionale).
-
-
“Egli stesso portò i nostri peccati
nel suo corpo sull' albero” (Revised Standard Version,
non cattolica).
-
-
“Egli stesso portò i nostri peccati
nel proprio corpo, sul palo” (Bibbia dei tdG).
-
-
Osservazioni:
-
-
Come sempre nelle loro
affermazioni, i tdG dicono le cose in modo equivoco, solo a metà,
per creare confusione nei meno accorti. La verità biblica e l'esatto
significato dei testi sopra citati si possono riassumere nei
seguenti punti:
-
-
a
- Sia
nel Libro degli Atti che nella Lettera ai
Galati e nella Prima Lettera di san Pietro la
parola greca corrispondente a “legno” è sempre xylon. Abbiamo già
spiegato e documentato che xylon è tradotto “legno”
solo alcune volte. Altre volte è tradotto albero oppure
legno di croce oppure strumento di supplizio (gibet). Xylon mai
è tradotto “palo”. I tdG avrebbero dovuto dire anche questo per
amore della verità.
-
-
b
- In
ogni modo, le Bibbie cattoliche e protestanti, traducendo xylon con
la parola “legno”, non intendono affatto dire che la Croce di Cristo
avesse la forma di palo. Nei testi citati (Atti 5,
-
10, 39; Galati 3, 13; 1 Pietro 2, 24) gli autori ispirati hanno
usato xvlon senza alcun riferimento alla forma della Croce il loro
pensiero è ben diverso.
-
-
c - In effetti, l'espressione “appeso
al legno” o “all'albero” (Atti 5, 30; 10, 39; Galati 3, 13 ecc.) è
presa dal Libro del Deuteronomio 21, 22, dov.è detto
che il criminale, messo a morte, deve poi venire appeso a un legno o
albero. Non si tratta di croce. Questo gesto post mortem
indicava il giustizíato come maledetto da Dio: “L'appeso è una
maledezione” (Deuteronomio 21, 22-23).
-
Gli autori ispirati, soprattutto san Paolo (Galati 3, 13),
adattano il testo del Deutoronomio 21, 22 per dirci
che Gesù, benché Giusto, Innocente, Santo (Atti 3, 14; Giovanni 19,
6; 1 Pietro 3, 18), volle sostituirsi a noi veri colpevoli e degni
di maledizione: volle cioè apparire come maledetto da
Dio.
-
La forma della Croce, su cui Cristo offri la vita per la nostra
salvezza, qui non c'entra affatto. Nè Luca (Atti degli
Apostoli) né Paolo né Pietro, nei testi citati, pensano menomamente
alla forma della Croce. Attribuire loro questa intenzione equivale a
corrompere disonestamente la Parola di Dio.
-
-
d
- E
segue dai testi biblici sopra citati che la Croce sia degna di
riprovazione? No assolutamente!
-
Anche sulla Croce Gesù rimase Giusto
(1 Pietro 3, 18), Figlio di Dio (Romani 5, 10). In effetti, la Croce
fu per Gesù motivo di esaltazione (Filippesi 2, 8-1 1). In Lui il
Padre sempre si compiace e Lo glorifica (Atti 3, 13), perché con un
grande gesto d'amore che gli costò la vita, salvò gli uomini: “Egli
portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (Pie- tro 2, 24). La
Croce è segno e oggetto di approvazione divina, non di riprovazione.
-
E così anche da noi cristiani, che
abbiamo creduto all'amore (7 Giovanni 4, 16), la Croce può e deve
essere amata e venerata. In virtù della morte di Cristo sulla Croce,
quello strumento di morte ignominiosa si è tramutato in
albero di salvezza.
- Ancora equivoci e confusione
-
I - Hanno scritto:
“Predicare circa il palo di tortura di Cristo significa predicare
circa la sua morte come riscatto”. A prova i geovisti citano 1 Cor.
1: 17-23; 2: 2; 1 Tim. 2: 5,6; Gal. 3: 1 37.
-
-
La verità:
E' chiaro che si tratta d'un grosso equivoco o, se volete, d'un
autentico imbroglio. In effetti, quando i veri cristiani, a
cominciare dagli immediati discepoli di Gesù, parlavano della Croce
con grande affetto e riverenza, la loro mente non si fermava allo
strumento di morte in quanto tale. Col ricordo
e la descrizione
della Croce i veri discepoli di Cristo intendevano annunciare la
grande verità del nostra riscatto mediante quella Croce e quel
Crocifisso., La predicazione circa la morte di Cristo come riscatto
era storicamente congiunta con la Croce.
- Stando così le cose, i veri
cristiani d'ogni tempo, usando immagini della Croce, venerando la
Croce, intendono ricordare e trasmettere la grande verità del nostro
riscatto. Questa grande verità si può ricordare e trasmettere con la
sola parola “croce”. Ma si può anche ricordare e trasmettere, forse
in modo, più impressivo, mediante l'immagine della Croce e del
Crocifisso. L'immagine, come la parola, più della parola, è
un'efficace predicazione della morte di Cristo come riscatto.
L'immagine è una parola visibile, diceva sant'Agostino.
-
I libri e le riviste del tdG sono
strapieni di immagini vere o fantastiche con lo scopo di trasmettere
agl'incauti le loro grossolane manipolazioni della Scrittura e della
storia e di predicare le loro eresie. Come
sempre, due pesi e due misure, ipocritamente!
-
Alla luce di queste spiegazioni si può
capire il vero significato dei testi citati dai geovisti. In Cor. 1,
17-23 san Paolo, per predicare la dottrina del nostro riscatto, si
serve della Croce: le due cose non vanno disgiunte. E così in Galati
3, I.
-
-
2 - Hanno ancora scritto:
“Nemici dei palo di tortura” sono quelli che negano che il riscatto
fu provveduto per mezzo della morte di Cristo”. A prova i tdG citano
Filip. 3. 18, 19; 2 Piet. 2: 1 38.
-
-
La verità:
Nemici della Croce di Cristo erano quelli che si vergognavano del
modo
con cui era piaciuto a Dio di provvedere al nostro
riscatto, ossia mediante la morte di croce, “scandalo per i Giudei,
stoltezza per i pagani” (1 Corinzi 1, 23). I Giudei infatti si
aspettavano non un Messia Crocifisso, ma guerriero, trionfatore
sulle nazioni mediante la forza brutale e la distruzione cruenta,
proprio come vanno predicando oggi i testimoni di Geova, legittimi
discendenti degli antichi giudei.
-
Prendiamo ora in esame i due testi biblici strumentalizzati dai tdG.
-
-
a)
Filippesi 3, 18-19:
“Molti, infatti,
sono quelli che, come spesso ve lo dicevo ed ora di nuovo ve lo dico
in lacrime, camminano da nemici della croce di Cristo: loro fine è
la perdizione, loro dio il ventre, e la loro gloria nella propria
vergogna; essi apprezzano solo le cose terrene”
(Garofalo).
-
-
Osservazioni: Non vi poteva essere descrizione più vivace e più
mordace dei nemici della Croce quali sono appunto
i tdG! A loro
interessa distruggere croci e crocifissi e promettere “solo le cose
terrene”, un prossimo paradiso terrestre dove passeranno il tempo
senza fine mangiando e bevendo. Loro dio è il ventre. Parola di Dio!
-
-
b) 2 Pietro 2, 1: “Ma vi
furono tra il popolo falsi profeti; così pure tra voi ci saranno
falsi maestri, che introdurranno dannose fazioni e rinnegheranno il
Padrone ,che li acquistò, attirando su se stessi una pronta rovine”
(Garofalo).
-
-
Osservazioni: Qui san Pietro
parla di falsi profeti. Sono appunto i tdG, che tante volte hanno
fornito dati cronologici, scadenze di tempi determinati sulla fine
del mondo, che sempre si sono rivelate false (cfr. Deuteronomio 18,
22).
-
Ciò facendo hanno rinnegato e
rinnegano “il Padrone che li acquistò”, ossia il Signore Gesù,
l'unico Profeta degli ultimi tempi (cfr. Atti 3, 22). Di Lui “il
Signore dei signori e il Re dei re - (cfr. Apocalisse 17, 14) i
geovisti hanno fatto “l'infimo del genere umano”, “un rappresentante
di Geova”, con la presunzione di saperne più di Lui (cfr. Marco 13,
22), più del Padre! (Cf r. Atti 1, 7)
-
-
IL SEGNO DELLA CROCE
- L'uso del segno della Croce
-
I testimoni di
Geova proibiscono ai loro seguaci di fare il segno della
Croce. A loro avviso, sarebbe un gesto diabolico, un atto
idolatrico, che dispiace e offende Geova.
-
Eppure il punto di vista della Bibbia
e dei più antichi scrittori cristiani è completamente diverso
dall'insegnamento e dal comportamento dei geovisti. San Paolo soleva
dire: “Sono crocifisso con Cristo” (Galati 2, 19). E ancora: “lo
porto le stigmate di Gesù nel mio corpo” (Galati 6, 17). Le stimmate
di Paolo sono i segni della sua unione con Cristo Crocifisso.
-
In effetti, la vita cristiana è un
ricordo vivo, come una rinnovazione nella propria vita della vita di
Gesù Crocifisso. Il ricordo vivo del Crocifisso ha sempre occupato
un posto di primo piano nella vita del vero cristiano.
-
Il segno
della croce
indica appunto questa volontà del cristiano, di
essere sempre in tutto e per tutto unito al suo Salvatore Crocifisso,
avere nella propria persona i segni della sua appartenenza a Lui
Crocifisso, nel momento più forte della vita di Cristo quale fu
appunto la crocifissione.
-
I
martiri
facevano il segno della Croce prima di affrontare il martirio. Tutti
i veri cristiani, fin dai tempi immemorabili, volevano che il
segno della Croce li accompagnasse in ogni momento e in
tutte le azioni della loro giornata.
-
-
Leggiamo in Tertulliano:
“All'uscire di casa e all'entrare, nel vestirsi, nel bagno, nel
sedersi a mensa, nell'andare a letto, insomma in ogni azione che la
vita quotidiana comporta, ci segniamo la fronte con la Croce”.
-
-
San
Girolamo,
il grande biblista dell'antichità, raccomandava di
accompagnare col segno della Croce del Signore qualsiasi atto della
vita . E San Cirillo di Gerusalemme dice che i
cristiani non solo segnano la loro fronte, ma ogni cosa, il pane che
mangiano, le coppe nelle quali bevono ecc. Col segno della Croce
tutto nella Chiesa viene benedetto, consacrato e santificato
-
Ippolito,
che
fini col martirio la sua vita nell'anno 235 dopo
Cristo, raccolse con cura e tramandò fedelmente tutte le osservanze
liturgiche e le pie pratiche dei cristiani vissuti prima di lui fin
dai tempi apostolo.
-
-
Del segno
della Croce
scrisse quanto segue:
-
-
“Procura in ogni tempo di segnarti
dignitosamente la fronte perché questo è il segno della Passione,
noto e sperimentato contro il diavolo, se tu lo farai con fede.
Segnandoci la fronte e gli occhi con la mano, noi allontaniamo colui
che tenta di sterminarci”.
- Forma del segno della Croce
-
Com'era fatto il segno della Croce?
Attraverso il tempo assunse forme diverse. A principio si trattava
di un piccolo segno di croce a doppio braccio, mai di un
palo. Veniva fatto sulla fronte in forma di T o di
X, con un solo dito, probabilmente col pollice. Come dice
Tertulliano: “Ci segniamo la fronte con la Croce”. Anche gli
oggetti venivano segnati allo stesso modo.
-
In seguito il segno, oltre che sulla
fronte, era fatto anche sulle labbra e sul petto, nella parte
sinistra in direzione del cuore. Questa forma è ancora in uso prima
della lettura del vangelo durante la Messa. Verso la fine del secolo
XIII cominciò a diffondersi l'uso del gran segno di Croce. Fronte,
petto e spalle, com'è praticato oggi universalmente.
-
Qualunque possa essere stata la forma
(mai però quella d'un palo), è certo che la pratica di segnarsi e di
segnare le cose fu comune tra i veri cristiani fin dai primissimi
tempi, secoli prima di Costantino. Con questo segno distintivo essi
volevano ricordare la loro appartenenza a Cristo Crocifisso e
onorare la Sua Croce, divenuta per tutti noi albero di
salvezza.
-
-
Solo i Giudei e i pagani aborrivano la
Croce. In modo molto significativo l'autorevole Bible de
Jérusalem traduce Ezechiele 9, 4 nel modo seguente: “E (Dio)
disse (all'uomo vestito di bianco): Passa in mezzo alla città, in
mezzo a Gerusalemme e segna con una croce la fronte
degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi
si compiono”.
-
-
Commenta la Bibbia di Salvatore
Garofalo: “Dio ordina all'angelo vestito di lino di fare un
thau (una croce), un segno sulla fronte dei giusti...
Il segno indica un'idea più alta: quanti gemono per il trionfo del
male, ossia i segnati con la croce, sono oggetto
particolare della provvidenza divina”.
-
-
Lo Spirito Santo aveva già fatto
intravedere che Dio salva solo mediante la Croce.
|
|