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LA
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MADONNA
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CONTESTATA
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OPUSCOLO N° 8
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PICCOLA COLLANA
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"I TESTIMONI DI GEOVA"
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Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
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Padre Nicola Tornese
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Viale S. Ignazio,
4
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80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
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- VENERAZIONE DI MARIA
- Mariolatrìa
-
Mariolatrìa
letteralmente vuol dire adorazione di
Maria. Dire che i cattolici adorano Maria è un insulto
alla verità, una calunnia dovuta a ignoranza e malafede. Eppure i
testimoni di Geova (tdG), che si vantano di
adorare Dio in spirito e verità, vanno ripetendo questa
calunnia per ingannare i meno accorti e far seguaci. Il numero è
denaro.
-
La verità è che i cattolici adorano
solo Dio, Uno e Trino. Adorare vuol dire riconoscere la supremazia
assoluta di Qualcuno. Questo Qualcuno è solo Dio, il Creatore del
cielo e della terra. I cattolici
adorano solo Dio, Creatore e Signore di tutti e di tutto.
-
I cattolici - e con loro milioni di
altri cristiani - venerano la Madonna. Venerare vuol
dire onorare con ossequio interiore e con gesti
esteriori qualche persona particolarmente degna di rispetto, di
stima e d'amore.
-
Alcune volte i gesti
esteriori dell'adorazione e della venerazione possono coincidere,
essere cioè gli stessi, come inchinarsi, inginocchiarsi, offrire
incenso e simili. Ma tutti sanno o dovrebbero sapere che il gesto
esteriore va interpretato secondo l'intenzione di chi lo fa. Lo
stesso gesto può significare intenzioni diverse.
- Venerazione di Maria
-
L'errore:
-
Perché non possiamo venerare Maria?
-
Perché. - rispondono i geovisti - “i
riferimenti scritturali a lei come 'benedetta' non indicano che
fosse adorata (sic)”. Come prova citano due testi del Vangelo di san
Luca.
-
- Luca 1: 28, 30,
NA “L'Angelo, essendo entrato presso di
lei, le disse: 'Ave, o piena di grazia, il
Signore è, con te! (Benedetta tu fra le donne) '. L'Angelo le disse:
'Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia davanti a Dio '”.
-
- Luca 1: 41-48,
NA “Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo; ed
esclamò ad alta voce dicendo: 'Benedetta tu fra le donne, e
benedetto è il frutto del tuo seno! ' ... Allora Maria disse: 'L'anima
mia magnifica il Signore ... ecco che fin d'ora
tutte le generazioni mi chiameranno beata”
-
La verità:
-
a
– E’ chiaro,
prima di tutto, che nessun serio studioso della Bibbia e tanto meno
la Chiesa Cattolica hanno dato alle parole dell'angelo e di
Elisabetta riferite da Luca il significato di vera
adorazione. Questa è una falsa supposizione dei tdG ed un'astuta
insinuazione. Gli angeli, Elisabetta, i cattolici prestano la vera
adorazione soltanto a Dio.
-
b
- Al contrario, sia l'angelo che Elisabetta,
salutando Maria come la Benedetta fra le donne,
celebrano in Lei il favore o grazia di Dio effusa senza limiti,
nella sua pienezza: “Ave, o piena di grazia!”. Questi sono autentici
gesti di venerazione verso Maria e
danno pienamente ragione ai cattolici e a centinaia di milioni di
altri cristiani, che venerano Maria, ripetendo quelle stesse parole.
-
C – Questa spiegazione è talmente vera
ed esatta che Maria la conferma dicendo:
“Ecco che fin d’ora tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Chiamare beata Maria equivale ad esaltare con parole e gesti le
meraviglie che Dio ha operato in Lei, vale a dire venerarla (non
adorare): “Poiché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è
il suo nome” (Luca 1,49).
-
La venerazione di Maria è pienamente
giustificata dalla Bibbia.
- Tutti mi diranno beata ….(Luca
1,48)
-
L’errore:
-
-
Insistono i tdG:
“Le stesse espressioni dell’angelo e di Elisabetta sono usate
riguardo ad altre”. Per provare la loro affermazione i geovisti
ricorrono ad altri due testi biblici dell’Antico Testamento,
facendone un uso improprio, atto solo a creare confusione nella
mente di chi mopm capisce.
-
Eccoli:
-
Gen. 30: 9, 10, 13,
NA “Lea, vedendo che aveva cessato di
partorire, prese Zilpa, sua serva, e la dette a Giacobbe per moglie.
E Zilpa, serva di Lea, partorì un figlio, ... Lea disse: 'Questo è
per mia felicità, perché le donne mi chiameranno beata'. Perciò lo
chiamò Aser”.
-
Giud. 5: 24,
NA “Benedetta sia fra le donne Jael, moglie di
Heber Kenita, benedetta sia fra le donne che sono nelle tende”.
-
La verità:
-
Questa insistenza geovista non ha
nessun valore probativo per due ragioni in particolare:
-
La prima.
Chiunque abbia una minima conoscenza del
Nuovo Testamento sa benissimo che vi ricorrono assai spesso
espressioni e perfìno parole dell'Antico Testamento.
Gli evangelisti, san Paolo, gli altri Apostoli avevano una grande
familiarità con le Scritture e spesso si esprimono con le stesse
immagini e parole dei Profeti, dei Salmi, dei Libri Storici, dando
un significato diverso.
-
La seconda.
Nel caso di Maria l'espressione “benedetta fra le
donne”, anche se presa dall'Antico Testamento, ha
evidentemente un significato nuovo, completamente diverso da quello
dei testi citati. Basta leggere la Bibbia nei luoghi citati per
convincersene.
-
In Genesi 30, 9-13
e in Giudici 5, 24-27 le don-
ne, di cui si parla, sono quelle del clan o gruppo di
famiglie legate da parentela: le donne della tenda! (Giudici 5, 24).
Esse dicono “sia benedetta”, ossia si congratulano con una della
loro tribù o perché ha dato un figlio al suo padrone in un contesto
di rivalità femminile (Genesi 30, 9-13), oppure perché ha ucciso un
nemico con astuzia (Giudici 5, 24-27).
-
Completamente diverso è il contesto e
quindi il significato delle parole usate dall'angelo e da Elisabetta
nei riguardi di Maria. Sia l'angelo che Elisabetta esaltano Maria,
la chiamano benedetta, a motivo della scelta che Dio fece di Lei a
essere - Madre del Signore” (Luca 1, 43). Questa scelta divina
conferisce a Maria un posto e una dignità unica “tra le donne”, cioè
tra tutte le donne (Luca 1, 42).
-
Perciò Maria, rispondendo alle parole
di Elisabetta, esalta la bontà del Signore “perché ha guardato
l'umiltà della sua serva” (Luca 1, 48). E poiché di tanta bontà
divina è benefìciaria tutta l'umanità, Maria può
affermare che tutte le generazioni la chiameranno beata
(Luca 1, 48). Qui l'orizzonte è infinitamente più vasto di quello di
Genesi 30, 9-13 e Giudici 5, 24-27.
- Beato il seno che ti ha portato
(Luca 11, 27-28)
-
L'errore:
-
Pessimo uso fanno pure i geovisti
delle belle parole di Gesù riportate sia da san Luca sia da san
Matteo e da san Marco (Mt. 12, 46-50; Mc 3, 31-35).
-
Citiamolo da san Luca:
-
Luca 11, 27-28:
“Mentre Gesù così parlava, una donna alzò la voce
di mezzo alla folla e gli disse.- " Beato il seno che ti ha portato
e le mammelle che hai succhiato! ". Ma egli disse. " Beati piuttosto
quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica "”.
-
Spiegando male queste parole della
Bibbia i tdG dicono che “Gesù mostrò che la venerazione di Maria era
sbagliata”.
-
La verità:
-
Non è sbagliata la venerazione di
Maria, ma piuttosto è completamente sbagliata la spiegazione che i
tdG danno del testo citato di san Luca.
-
a
- Gesù si trova in piena attività pubblica. La
predicazione della Parola lo impegna a tempo pie- ne. Molti
l'ascoltano, lo seguono, divengono suoi discepoli. Vi sono uomini,
vi sono donne (Luca 8, 1-3).
-
Tra coloro che l'ascoltano e lo
seguono vi è anche Maria. La vediamo all'inizio (Giovanni 2, 1-12),
durante (Luca 8,20) e alla fìne della vita pubblica di Gesù
(Giovanni 19, 25-27).
-
Maria segue e ascolta Gesù perché è
suo fìglio. Ma anche e soprattutto perché ha creduto a “quanto le è
stato detto da parte del Signore” (Luca 1, 45), ha meditato sul
comportamento di quel Figlio (Luca 2, 19). Perciò Maria è divenuta
una delle prime e più fervorose discepole di Gesù.
-
b
- Possiamo perciò e dobbiamo distinguere in Gesù
due modi di guardare e considerare Maria. Egli la ama
perché è sua madre. Non l’ha mai rinnegata. Come poteva farlo Egli
che ebbe parole dure contro coloro che trattano male i loro genitori?
(Marco 7, 10-13).
-
Tuttavia all'amore di figlio si
aggiunge in Gesù un amore e una venerazione di ben altra natura
verso Maria. Egli la ama e la venera perché Maria ha creduto alla
Sua Parola e si è impegnata a metterla in pratica più di qualsiasi
altro discepolo di Cristo.
-
Gesù vuol mettere in risalto la grande
fede di Maria. Vuol far capire che la vera grandezza di Maria,
fondata sui vincoli del sangue, poggia soprattutto sui vincoli
soprannaturali d'una nuova parentela (Giovanni 1, 12-13).
-
c - La donna del popolo che grida:
“Beato il seno che ti ha portato!” offre a Gesù un'occa- sione
propizia. Correggendo la mentalità umana di quella donna, Egli
esalta Maria e la chiama beata ancor di più perché aveva creduto in
Lui. Forse Maria era tra la folla (Luca 8, 21).
-
E’ chiaro che con ciò Gesù non ha
affatto discreditato sua madre, non ha affatto mostrato che la
venerazione di Maria è sbagliata. Anzi mette in evidenza i meriti di
Maria e la vera ragione per cui deve essere detta beata, cioè
venerata. Non è errato pensare che un'eco di queste
parole di Gesù ci sia stata conservata nel cantico di Maria:
Tutti mi diranno beata! (Luca 1, 48).
-
Venerare vuol dire riconoscere le
virtù cristiane di chi ascolta e mette in pratica la Parola. Gesù
stesso riconosce in Maria queste virtù. Egli è il primo a
venerarla. Noi possiamo e dobbiamo fare lo stesso. Questo e non
altro significa per noi cristiani la venerazione di
Maria.
- Sposi a corto di vino (Giovanni 2,
1-12)
-
Un altro appiglio contro la
venerazione di Maria i tdG lo trovano nel vangelo di Giovanni
nell'episodio delle nozze di Cana (Giovanni 2, 1-12). Nelle parole
che Gesù rivolge a Maria in quella circostanza egli avrebbe mostrato
- a parere dei tdG - che la venerazione di Maria è sbagliata.
-
La verità:
-
Per evidenziare la verità
analizziamo brevemente quest'episodio assai
noto del quarto vangelo.
-
1 - Il contesto.
Se si eccettuano i cosiddetti vangeli
dell'infanzia (Matteo cc. 1 e 2; Luca cc. 1
e 2), nel vangelo di Giovanni troviamo i
maggiori riferimenti a Maria, la madre di Gesù. All'inizio del suo
vangelo Giovanni presenta Maria assieme a Gesù e ai suoi primi
discepoli, in occasione d'uno sposalizio a Cana di Galilea:
-
“Il terzo giorno, in Cana della
Galilea si celebrò un festino di nozze, e la madre di Gesù si
trovava là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli'
Ed essendo venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli
dice: "Non hanno più vino". Gesù le rispose: "Che vuoi, o donna? 7
La mia ora non è ancora venuta". La madre di lui dice ai servi: "
Fate qualunque cosa vi dirà "” (Giovanni 2, 1-5, Garofalo).
-
2 - Significato delle parole
di Gesù. il problema consiste nel determinare il signifìcato
delle parole che Gesù dice a sua madre. Indicano quelle parole che
Gesù mostrò disapprovazione dell'intervento di Maria e quindi anche
della nostra vene- razione di Lei? Oppure, al contrario, mostrano
che egli accondiscese alla richiesta di sua madre, dando chiari
segni di venerazione nei suoi riguardi?
-
Di queste due domande è vera la
seconda, non la prima, come apparirà dalle seguenti precisazioni.
-
a
- Dopo le parole di Gesù, Maria, serena e fiduciosa,
dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Le parole di Gesù non la
turbano. Ella non dubita affatto che quanto ha chiesto sarà ottenuto.
Non giudica un rifiuto e tanto meno un
rimprovero la risposta di Gesù alla sua richiesta.
-
b
- In effetti, Gesù accoglie la
richiesta di Maria, e in che modo! Dice ai
servi. “Riempite d'acqua le ànfore”. E poi soggiunge: “Attingete e
servite”. Non c'era più acqua, ma vino squisito.
-
Appare chiaro, al di là d'ogni dubbio,
che l'intervento di Maria è stato positivo a tutti gli efffetti.
Gesù non l'ha umiliata con un rifiuto, non ha affatto mostrato che
non fosse degna di stima e di venerazione. Tutt'altro! E’ lecito
pensare che i due sposi, i loro parenti ed amici, appena saputo
com'erano andate le cose, abbiano colmato di rispetto, di
ammirazione, di venerazione quella Donna. Grazie a Lei, Gesù aveva
tolti da un noioso impiccio con un gesto umanamente inspiegabile.
Altro che disapprovazione, altro che rimprovero!
-
c - Alla luce di questi fatti è
impossibile pensare che il titolo di Donna che Cristo
usa verso sua madre indichi mancanza di rispetto e tanto meno un
rimprovero. Questo modo di esprimersi di Gesù è più appropriato alla
circostanza, molto di più che se l'avesse chiamata madre o
mamma.
-
Perché?
-
Perché Gesù vuol far capire che quanto
sta per compiere non è dovuto tanto ai vincoli di sangue che lo
legano a Maria, quanto piuttosto alla fede di Lei e al suo impegno
per la causa del Regno.
-
Gesù parla a Maria e la esaudisce
nella sua richiesta non come suo :figlio, ma come Figlio di Dio,
come Redentore del genere umano, che dà inizio con un segno
alla sua opera di salvezza universale. Perciò Giovanni osserva:
“Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”
(Giovanni 2, 11).
-
In questo contesto soprannaturale,
Gesù non dà a sua madre un titolo confidenziale e privato, ma di
rispetto e di venerazione. Quel Donna può essere espresso in
italiano con la parola Signora.
-
Anche dalla Croce Gesù chiamò Maria
con lo stesso appellativo di Donna (Giovanni 19, 26). E’ assurdo
pensare che in quell'ora di supremo dolore per Maria Egli abbia
voluto mancare di rispetto a sua madre e aggiungere dolore a dolore.
-
d
- Anche le parole che seguono: “che cosa a me e a te?”,
considerate nello stesso contesto, non indicano mancanza di rispetto.
Sono piuttosto in armonia col titolo di Donna che Cristo dà a sua
madre.
-
-
A parere di non pochi autorevoli
interpreti antichi e moderni, con quelle parole Gesù volle far
capire che era disposto a fare più di quanto Maria chiedeva. Egli
voleva dire: “Signora, stai tranquilla, non ti preoccupare”.
-
In realtà, per la grande
considerazione verso Maria, Gesù apre la serie dei segni
prodigiosi e manifesta la sua gloria (Giovanni 2,
11). La frase “Non è ancora giunta l'ora mia” (Giovanni 2, 4) indica
appunto che fu la preghiera di Maria a fai iniziare la
manifestazione della gloria di Gesù.
-
L'ora di Gesù è quella della sua
glorificazione nella morte e risurrezione (Giovanni 7, 30; 8, 20;
132 1; 17, 1). Tuttavia l'intercessione di Maria che ottiene il
primo segno fa sì che quell'ora sia anticipata e
prefigurata nel miracolo che Gesù fa a Cana di Galilea grazie
appunto alla preghiera di Maria.
-
Dall'analisi coscienziosa del racconto
evangelico riguardante le nozze di Cana risulta evidente il sommo
rispetto che Gesù ebbe per sua madre, indicando chiaramente anche a
noi come dobbiamo comportarci verso Maria. Proprio l'opposto di
quanto affermano settariamente i contestatori della venerazione
della Madonna.
- Ancora cavilli
-
Ma i testimoni di Geova non disarmano:
“Maria - dicono - non deve essere venerata perché non ebbe nessun
posto speciale nella congregazione cristiana primitiva”. Come prova
citano Atti 1, 14-15, dov'è detto:
-
“Tutti questi perseveravano concordi
nella preghiera con le donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i
fratelli di lui. In quei giorni, Pietro si alzò in mezzo a loro - il
numero delle persone riunite era di circa centoventi”.
-
La verità:
-
A chi sa leggere la
Bibbia e vuol leggerla come si deve, apparirà subito evidente che le
parole citate dal libro degli Atti dicono
tutto l'opposto di ciò che ad esse fanno dire i tdG.
-
Infatti, è risaputo che nella Bibbia
non tutti i nomi ci sono stati conservati o segnalati, ma solo
quelli delle persone più in vista nella comunità,
soprattutto di quelle persone che hanno avuto un ruolo, una funzione,
un carisma determinante nel- la storia della salvezza: i nomi dei
patriarchi, dei giudici, dei re, dei profeti, degli Apostoli, di
alcuno donne ecc.
-
Nel testo citato di Atti l'autore
ispirato si attiene a questa norma biblica. Delle donne è nomi- nata
solo “Maria, la madre di Gesù” (Atti 1, 14). Solo Lei è degna di
essere segnalata per nome appunto perché il suo posto nella
congregazione primitiva era un posto speciale, proprio l'opposto di
ciò che dicono i tdG.
-
I primi cristiani veneravano la
Madonna, e così hanno fatto e faranno tutti i veri cristiani di ogni
tempo perché chi onora la madre onora anche il Figlio: chi dimentica
e umilia la madre, dispiace certamente al Figlio.
-
LA MEDIATRICE
- La preghiera d'un credente
-
Nella storia del cristianesimo non
sono mai mancati casi di contestazione e di velenosa avversione al
culto della Madonna. Ma la stragrande maggioranza
dei credenti in Cristo - cattolici e non cattolici - hanno
sempre amato e venerato Maria, la Madre del Signore (Luca 1, 43).
-
Un esempio tra tanti quello d'un uomo
che non era privo d'ingegno: Dante Alighìeri!
-
Non si tratta di un bigotto o di un
ignorante. Dante certamente conosceva bene la Bibbia, sapeva
leggerla e capirla. Non ignorava certamente che Gesù Cristo è
il solo Mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2,
5-6).
-
Eppure Dante credeva nella
intercessione o mediazione della Vergine. Chiedeva e faceva
chiedere a Maria nientemeno che di poter fìssare lo sguardo in Dio,
ossia la sua sincera conversione, la sua salvezza:
-
Or questi che dall'infima lacuna dell'universo insin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una, Supplica a Te, per grazia, di
virtute
tanto che possa con gli occhi levarsi più alto, verso l'ultima
salute.
-
(Paradiso, XXXIII, 23-27)
-
Ce n’è d'avanzo per stracciarsi le
vesti per tanto scandalo! Dante Alighieri, dimentico apparentemente
della mediazione di Cristo, chiede a Maria di mediare
ossia di intercedere per la sua salvezza.
- L’errore
-
C'è un vecchio proverbio che dice:
Nulla di nuovo sotto il sole (Qoèlet 1, 9).
-
I testimoni di Geova hanno
disotterrato la vecchia avversione a Maria e facendo un uso di-
storto, come sempre, di alcuni testi biblici negano la dottrina
della Sua intercessione o mediazione.
-
Hanno scritto: “Non è corretto
rivolgere preghiere a Maria come interceditrice; Gesù Cristo è il
solo Mediatore”. Come prova citano:
-
Giov. 14: 6, 12, 13
NA “Gesù gli risponde: lo sono la via, la
verità e la vita; nessuno può venire al Padre mio se non per me.
Perché io vado al Padre. E ciò che domanderete al Padre in Nome mio,
lo farò”.
-
E ancora: 1 Tim. 2: 1, 5
NA “Raccomando dunque innanzitutto che si facciano preghiere,
suppliche, domande, azioni di grazie, per tutti gli uomini. Infatti
(c'è) un solo Dio, uno solo anche mediatore di Dio e di uomini, uomo,
Cristo Gesù”.
-
Infìne:
-
Atti 4: 12,
NA “E non vi è in nessun altro (che Gesù) la salvezza.
Non esiste, infatti, sotto il cielo altro nome dato agli uomini per
mezzo del quale noi dobbiamo essere salvi” .
- La verità
-
I tdG attribuiscono a noi
cattolici errori dottrinali, che mai abbiamo né pensato né detto. Si
creano - per così dire - dei mulini a vento contro cui spezzare le
loro lance. Devono tentare ogni mezzo per mettere in crisi i meno
accorti. A loro interessa poco la verità.
-
I cattolici hanno sempre creduto e
professato che “uno sola è il Mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo
Gesù Cristo” (1 Timoteo 2, 5). Chi ci attribuisce una dottrina
diversa dimostra una grande ignoranza, a meno che non sia in mala
fede.
-
Questa dottrina cattolica antica
quanto il Vangelo è stata ribadita recentemente e solennemente
dal Concilio Vaticano 11, che è, per chi non Io sapesse,
l'unica voce autentica della Chiesa Cattolica. Dice dunque il
Concilio:
-
“Uno solo è il nostro Mediatore
secondo le parole dell'Apostolo: "Non vi è che un solo Dio,
uno solo anche è il Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo
Cristo Gesù che per tutti ha dato se stesso quale riscatto”.
-
E ancora:
-
“Nessuna creatura infatti può mai
essere paragonato al Verbo Incamato”.
-
Questa dottrina sull'unica mediazione
di Gesù Cristo noi cattolici la professiamo più volte a
giorno. Forse voi non ve ne accorgete, ma tutte le preghiere
ufficiali della Chiesa rivolte a Maria e ai Santi si concludono
sempre con le parole: Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio...
-
Questo vuol dire che qualsiasi cosa
noi chiediamo a Dio, in qualsiasi tempo, sotto qualsiasi
forma, noi la chiediamo sempre nel nome, cioè per mediazione
di Gesù, che è l'unico Mediatore insostituibile.
- La mediazione dei Santi
-
Tuttavia quanto abbiamo detto
sull'unica mediazione di Gesù Cristo non contrasta -
per chi conosce bene la Bibbia - con la pia pratica di rivolgersi ai
Santi, specialmente alla Madonna, vale a dire con la
mediazione o intercessione dei Santi.
-
Due cose diremo a questo riguardo.
-
La prima.
Proveremo che la dottrina della mediazione dei Santi
possiamo dimostrarla da numerosi testi biblici, primo tra tutti -
dico - proprio da quel testo di 1 Timoteo 2, 1-5, che i
tdG usano erroneamente per negarla. Ma dobbiamo prima citare il
testo per intero, e non già accorciato o
dimezzato come fanno i geovisti.
-
Eccolo: “Ti raccomando dunque, prima
di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e
ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che
stanno al potere, perché noi possiamo condurre una vita quieta e
tranquilla in tutta pietà e dignità. Questa è una bella
cosa e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale
vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza
della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra
Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in
riscatto per tutti” (1 Tim. 2, 1-5).
-
Qual è il significato di queste parole
di san Paolo?
-
A giudizio di tutti gli esegeti (=
specialisti nello studio della Bibbia) san Paolo dà al
suo discepolo Timoteo istruzioni riguardanti le funzioni religiose o
pie pratiche dei fedeli. Tra le cose che egli raccomanda sta in cima
la preghiera per gli altri: Timoteo faccia pregare i fedeli “per
tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere”.
-
Ora pregare per gli altri
equivale a intercedere o mediare presso Dio per la
salvezza di terzi. Paolo perciò chiede la intercessione o mediazione
dei fedeli per tutti gli uomini, anche e specialmente per chi non
crede o è nemico di Dio e della sua Chiesa. Egli dichiara inoltre
che questa intercessione è una cosa bella e gradita a Dio
I.
-
La seconda.
Distrugge forse questa dottrina l'insegnamento
biblico dell'Unico Mediatore Gesù
Cristo?
-
No, certamente. Ed é lo stesso san
Paolo, nello stesso testo a Timòteo, a ricordarcelo. Infatti, egli
aggiunge chela preghiera o intercessione dei fedeli farà sì che
anche i lontani, ossia gli increduli e i peccatori arrivino alla
conoscenza della verità, ossia dell'unico vero Dio e
dell'Unico Mediatore Gesù Cristo. Chi salva è Dio, che opera la
salvezza di tutti mediante Gesù Cristo. Ma Dio avrà pure riguardo
alle preghiere e alle buone opere (= intercessione) dei fedeli per
illuminare e salvare mediante Cristo chi ancora giace nella
ignoranza e nell'errore. L'intercedere dei fedeli è
secondario, subordinato alla mediazione di Cristo. Questa è
sempre necessaria, quella dei fedeli può esserci e anche non esserci.
-
E’ evidente che il testo di 1
Timòteo 2, 1-5 dice tutto l'opposto di ciò che a Paolo fanno
dire i testimoni di Geova.
- La serva del Signore (Luca 1, 38)
-
Fedele all'insegnamento biblico, la
Chiesa Cattolica ritiene cosa lecita e buona l'intercessione di
Maria, madre del Signore (Luca 1, 43) e madre nostra (Giovanni 19,
26-27). Ella è la benedetta tra tutte le donne, perché
ha creduto più di tutte le creature umane ed ha amato fìno ad essere
l'Addolorata. Ella è perciò la Santa Vergine, la prima,
la fedelissima tra i discepoli dell'unico Signore e Mediatore Gesù
Cristo. Dio avrà riguardo alla sua intercessione più che a quella di
qualsiasi altro fedele.
-
Dice la Chiesa Cattolica:
-
“La funzione materna di Maria verso
gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce quest'unica mediazione
di Cristo, ma ne mostra l'efficacia... Si fonda sulla mediazione di
Lui, da essa assolutamente dipende ed attinge tutta la sua efficacia;
non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con
Cristo, anzi lo facilita... La funzione di Maria è una funzione
subordinata. La Chiesa non dubita di riconoscerla
apertamente, continuamente la esperimenta e raccomanda all'amore dei
fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano più
intimamente con- giunti col Mediatore e Salvatore”.
- Una difficoltà che non regge
-
Ma dicono:
-
La Bibbia parla di preghiere
d'intercessione di persone ancora in vita su questa terra, non di
quelle che sono già morte. Maria non è più tra i vivi.
-
Rispondiamo:
-
1 - L'intercessione di
Maria si fonda sulla dottrina biblica della comunione dei santi.
Con questa espressione la Chiesa Cattolica
dice quanto afferma san Paolo nella Prima Lettera ai
Corinzi, capitolo 12. Tutti i credenti in Cristo formano come un
organismo vivente, in cui le varie parti o membra si aiutano
reciprocamente sotto la guida dell'unico Capo che è Cristo.
-
2 - Essendo nello stato di gloria, più
vicine a Signore, le anime dei credenti, martiri o confessori,
gridano a gran voce: “Fino a quando, o Sovrano santo e verace, non
scendi in giudizio e non vendicherai il nostro sangue?” (Apocalisse
6, 9-10). Essi cioè intercedono davanti a Dio per i loro fratelli
ancora sulla terra.
-
Perciò ancora nell'Apocalisse è detto
che i Santi con le loro preghiere riempiono di profumo
vasi d'oro che salgono continuamente al trono
dell'Agnello (Apocalisse 5, 8). In altre parole, essi compiono una
funzione mediatrice a favore della Chiesa militante
sulla terra: “E salì il fumo d'in- censo con le preghiere dei Santi,
dalla mano dell'angelo, a Dio” (Apocalisse 8, 4).
-
Tra i Santi davanti a Dio, intorno al
trono dell'Agnello, la Prima a offrire preghiere per noi è la
Santissima Vergine, perché una madre non può disinteressarsi dei
suoi figli. Ella vuole la salvezza di tutti.
- Ad Jesum per Mariam
-
Dopo quanto abbiamo detto, rimane
sempre vero, e nessun cattolico l'ha mai negato, che “Cristo è Via,
Verità e Vita” e che “nessuno può venire al Padre mio se non per me”
(Giovanni 14, 6). Rimane sempre vero che “in nessun altro (che in
Cristo) vi è salvezza” (Atti 4, 12).
-
Ma per amorosa disposizione di Dio (e
questa è pure Bibbia), Maria, nello stato di gloria in cui ora si
trova, continua ancora il suo servizio a favore della Chiesa. “Per
questo Ella è invocata dalla Chiesa coi titoli di Avvocata,
Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice”.
-
Maria conduce a Gesù quanti a Lei si
rivolgono.
-
MARIA SEMPRE VERGINE
- Esaminate ogni cosa
-
I tdG contestano la perpetua verginità
della Madonna. E’ un tema da loro preferito per creare il dubbio,
mettere in crisi. Maria, dicono non fu sempre
vergine. Ella generò altri figli e fìglie mediante regolari rapporti
con Giuseppe.
-
La loro contestazione è basata
soprattutto sulla spiegazione errata di alcuni testi
biblici e sulla omissione di altri testi che potrebbero
far luce in senso contrario alla loro negazione.
-
Vogliamo analizzare serenamente
tutti i testi biblici riguardanti la verginità perpetua
della Madonna. La nostra analisi ha lo scopo di far sapere ai
cattolici che forse lo ignorassero come realmente stanno le cose,
che cosa cioè dice la Bibbia. E’ poi - chi sa! - qualche testimone
di Geova che non avesse fretta di dileguarsi nella folla, potrebbe
forse fermarsi a riflettere, ad esaminare ogni cosa come insegna
l'apostolo:
-
“Esaminate ogni cosa e ritenete ciò
che è buono” (1 Tessalonicesi 5, 21).
- I cosiddetti fratelli di Gesù
-
Cavallo di battaglia per i geovisti
contro la perpetua verginità di Maria è il fatto che i vangeli ci
informano dell'esistenza di fratelli e sorelle di Gesù I.
-
Ecco ciò che dicono i vangeli:
-
Matteo 13, 55-56:
“Non è egli (Gesù) forse il figlio del
carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli
Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte
fra noi?”
-
Marco 6, 3: “Non è costui
il carpentiere, il fìglio di Maria, il fratello
di Giacomo, di Joses (Giuseppe), di Giuda e di Simone?”.
-
Luca 8, 19-20:
“Un giorno andarono a trovarlo la madre e i
fratelli, ma non poterono avvicinarlo a causa della folla. Gli fu
annunziato: " Tua madre * i tuoi fratelli sono qui fuori e
desiderano vederti ". Ma egli rispose: " Mia madre e i miei fratelli
sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica
"”.
-
Giovanni 2, 12:
“Dopo questo fatto, discese (Gesù) a Cafarnao
insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli”.
-
Atti 1, 14:
“Tutti questi erano assidui e concordi nella
preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e
con i fratelli di lui”. (Cf. anche 1 Cor. 9, 5; Galati 1, 19).
-
Sì, tutti e quattro gli evangelisti,
l'autore degli Atti, san Paolo parlano di fratelli e
sorelle del Signore.
-
Il Vangelo è Vangelo e non si può
cambiare. A tutti, comunque, incombe il dovere di leggere e spiegare
la Bibbia come si conviene, a regola d'arte per così dire, e non
superficialmente, ignorantemente, settariamente.
La Bibbia va letta e spiegata secondo le norme indispensabili per la
comprensione di un libro scritto in tempi assai lontani, in una
lingua diversa dalle lingue moderne, con proprietà, sfumature,
immagini, modi di dire di tempi passati, in una cultura diversa
dalla nostra.
-
Tenendo presente questa norma, ci
domandiamo: Che cosa hanno voluto dire gli autori dei vangeli con
l'espressione “fratelli e sorelle di Gesù”?
- Non figli di Maria
-
Un particolare molto significativo,
che non deve sfuggire, è il fatto che gli autori ispirati par- lano
solo e sempre di fratelli di Gesù, mai di
figli di Maria. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6,
3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non
di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).
-
Esaminiamo brevemente quest'ultimo
testo del libro degli Atti (1, 14), dove l'autore sacro
dice che nel cenacolo, assieme agli Apostoli, c'era “nominatamente
Maria madre di Gesù, e con i fratelli di lui” (Garofalo).
Se quei fratelli fossero veramente figli di Maria, lo scrittore
avrebbe detto meglio: “C'era Maria madre di Gesù con gli altri suoi
fìgli”. Noi Egli ha preferito dire in modo più appropriato: “C'era
Maria madre di Gesù, e con i fratelli di lui”.
-
In chi legge i vangeli come si
conviene, questo particolare: “,fratelli di Gesù e non
figli di Maria”, dovrebbe far sorgere il dubbio che i cosiddetti
“fratelli di Gesù” non siano necessariamente “fìgli di Maria”. Il
dubbio diventa certezza se leggiamo tutta la Bibbia e non solo
alcuni testi, ignorando od omettendo deliberatamente tanti altri
come fanno abitualmente i tdG .
- Lo stato di famiglia
-
Cominciamo coll'interrogare la Bibbia
sullo “stato di famiglia” dei cosiddetti “fratelli di Gesù”.
Fortunatamente i vangeli ci hanno conservato i loro nomi che sono:
Giacomo, Giuseppe,(o Joses), Giuda (non il traditore) e Simone. Sia
san Matteo che san Marco hanno avuto l'ispirazione di indicarci
questi nomi (cf. Matteo 13, 56; Marco 6, 3).
-
1 - Di chi erano figli? Chi erano i
loro genitori? Anche a queste domande la risposta è data dagli
evangelisti, cioè dalla Bibbia. Raccontando i fatti del venerdì
santo l'evangelista Matteo c'informa che tra le donne presenti al
Calvario c'era una Maria “Madre di Giacomo e di Giuseppe”.
-
Scrive Matteo:
-
“C'erano là molte donne che
osservavano da lontano: quelle stesse che dalla Galilea avevano
seguito Gesù per servirlo. Tra esse, c'era Maria di Magdala, Maria
madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di
Zebedeo” (Matteo 27, 55-56; Garofalo).
-
Le stesse informazioni le abbiamo da
san Marco, il quale scrisse:
-
“C'erano là anche alcune donne che
osservavano da distanza, tra le altre: Maria di Magdala, Maria
madre di Giacomo il minore e di
Giuseppe, e Salome, le quali lo seguivano e lo servivano, e
molte altre venute con lui a Gerusalemme” (Marco 15, 40-41,
Garofalo).
-
San Marco ancora ci dice che questa
Maria “Madre di Giuseppe (o Joses)” assieme alla Maddalena stavano
ad osservare dove veniva deposto il corpo del Signore (cf. Marco 15,
47), e che le stesse, passato il sabato, comprarono gli aromi (o
balsami) per cospargere il corpo del Signore secondo l'uso (Marco
16, 1).
-
Identiche informazioni ci vengono date
da san Matteo, che chiama la madre di Giacomo e di Giuseppe “l’altra
Maria”. Questa e la Maddalena (Maria di Magdala) erano sedute là, di
fronte al sepolcro (Matteo 27, 61), e dopo il sabato, all'alba del
primo giorno della settimana, andarono a visitare il sepolcro (cf.
Matteo 28, 1).
-
E’ lecito pensare che in quelle ore
tragiche di supremo dolore la madre di Gesù non avesse tanta forza
fisica e morale da correre su e giù e rendere gli estremi omaggi al
cadavere del figlio secondo le consuetudini del luogo. Questi devoti
uffici sempre e dovunque sono resi da parenti stretti e da amici.
-
A conferma vale il fatto che Maria,
appena affidata a Giovanni, dovette lasciare il Calvario e ritirarsi
a casa del fidato discepolo di Gesù. E’ lo stesso Giovanni a farcelo
capire quando scrive: “Da quel momento il
discepolo la prese in casa sua” (Giovanni 19, 27).
-
“L'altra Maria”, madre di Giacomo e di
Giuseppe, che assieme alla Maddalena si dava da fare intorno al
sepolcro per rendere al morto gli estremi devoti uffici, non poteva
perciò essere la madre di Gesù.
-
2 - Possiamo sapere chi era?
-
Sì,
perché lo dice espressamente Giovanni quando enumera
le pie donne che stavano presso la croce:
-
“Presso la croce di Gesù stavano sua
madre e la sorella di lei, Maria di Cleopa e Maria di Magdala”
(Giovanni 19, 25).
-
E’ chiaro dunque che “l'altra Maria”,
che gli evangelisti associano sempre a Maria di Magdala in queste
ore tragiche della vita terrena di Gesù, era una sorella della Madre
di Gesù, chiamata anch'essa Maria. E possiamo concludere
legittimamente e sicuramente che Giacomo e Giuseppe (o Joses), i
cosiddetti fratelli di Gesù, in realtà sono suoi cugini, figli d'una
sorella della Madre di Gesù.
-
,Alcuni studiosi
della Bibbia, comunque, notano che sembra inverosimile che due
sorelle portassero lo stesso nome, cioè quello di Maria. Di
conseguenza essi sono del parere che “l'altra Maria” fosse in realtà
“cugina” della Madonna. In questo caso i cosiddetti “fratelli di
Gesù” sarebbero suoi “secondi cugini” o meglio “parenti”.
-
Questo particolare conferma la
convinzione che per la scarsità di termini ebraici indicanti i vari
gradi di parentela, “fratello” e “sorella” potevano indicare anche
parenti di secondo grado. “L'altra Maria”, chiamata “sorella” (greco
adelfè) poteva essere in realtà una “cugina”. Come i cosiddetti
fratelli (greco adelfòi) e le cosiddette sorelle (greco
adelfài) di Gesù erano in realtà suoi cugini e cugine
di primo o secondo grado cioè “parenti”.
- Il testo greco della Bibbia
-
a
- Questa ricchezza di significati del termine ebraico
fratello fu conservata nella versione greca della
Bibbia detta dei Settanta. I dotti ebrei, autori di
quella traduzione, conoscevano bene sia l'ebraico che il greco. Essi
usano abitualmente il termine greco adelfòs per
tradurre il termine ebraico anche quando evidentemente si tratta di
cugini o anche di parenti. Ne daremo subito due esempi. Tanto più
che nella lingua greca, come in quella ebraica, adelfòs
può significare anche cugino. I traduttori della Bibbia
ebraica in lingua greca avevano fìducia nella intelligenza dei
lettori!
-
b
- Ecco due esempi.
-
In Genesi 13, 8
Abramo chiama Lot " suo fratello ": “Abramo disse
a Lot: Non ci sia discordia tra me e te, tra i miei pastori e i tuoi,
perché noi siamo fratelli” (greco adelfòi).
in realtà Lot era nipote di Abramo perché fìglio di
suo fratello Haran (cf. Genesi 11, 27).
-
Un esempio assai più chiaro si ha nel
Primo Libro delle Cronache. Ivi è detto che Eleazaro e
Kish erano figli di Macli, cioè fratelli carnali. Poi lo storico
aggiunge:
-
“Eleàzaro morì senza figli; ebbe solo
figlie. I figli di Kish, loro fratelli (greco adelfòi),
le sposarono” (2 Cronache 23, 21-23).
-
E’ fuor di dubbio che i fìgli di Kish,
che sposarono le figlie di Eleàzaro, erano in realtà loro
cugini; eppure sono chiamati loro fratelli (greco
adelfòi).
-
c
- Anche nel Nuovo Testamento si verifica
lo stesso fenomeno: adelfòs può significare cugino.
-
E’ risaputo infatti che i vangeli,
prima di essere scritti in greco, costituivano l'insegnamento orale
o tradizione fatto originariamente in lingua aramaica
molto affine a quella ebraica. Anche nella lingua aramaìca il
termine “fratello” equivaleva spesso a “cugino”. Quando poi
l'insegnamento orale o tradizione fu messa in iscritto in lingua
greca, il greco dei vangeli e degli altri scritti neo-testamentari
ha conservato il colore aramaico. Caso tipo di questa dipendenza è
l'uso indifferenziato di adelfòs col significato di
fratello o di cugino come già era avvenuto nella Bibbia dei
Settanta.
-
d
- Aggiungiamo infìne che anche nelle versioni della
Bibbia in lingue moderne, oltre che in quella latina, i traduttori
non esitano a usare ancora il termine fratello
(brother, frère, Bruder, Hermanos ecc.) col significato
di cugino. Questi traduttori hanno fiducia nella
intelligenza dei let- tori, che vogliano e sappiano leggere e capire
la Bibbia come si conviene e non fare di essa uno strumento di
propaganda settaria a discapito del suo genuino insegnamento.
- Un gesto significativo
-
Dalla croce Gesù morente affidò la
propria madre a un ;discepolo: “Poi disse al discepolo: " Ecco tua
madre ". E da quel momento il discepolo la prese in casa sua”
(Giovanni 19,, 27).
-
Questo discepolo non era un figlio di
Maria. Quasi certamente era Giovanni, l'evangelista, figlio di
Salome e di Zebedeo !(Matteo 4, 21).
-
Il gesto di Gesù morente è
comprensibile solo se si ammette che Gesù era figlio unico.
Se Maria avesse avuto altri fìgli quattro
maschi e un irnprecisato numero di fìglie - quel gesto di Gesù
sarebbe stato offensivo o almeno poco riguardoso ed anche illegale.
I supposti figli di Maria, le fìglie, i generi, le nuore, oltre a
sentirsi offesi, avrebbero contestato a Giovanni il diritto di avere
con sé la loro madre. Avrebbero giudicato irresponsabile il gesto di
un morente.
-
Nulla di tutto questo nei vangeli.
Giovanni prese Maria con sé in casa sua, pacificamente, senza
contestazione alcuna. Gesù, perché figlio unico, poteva e doveva
provvedere a sua madre un rifugio conveniente dopo la sua morte.
Scelse quello di un discepolo.
-
Obiettano i geovisti:
Gesù affidò sua madre a un estraneo perché i suoi fratelli
non credevano in lui (cf. Giovanni 7,5).
-
Si risponde:
-
Dal Vangelo appare che a
principio della vita pubblica di Gesù i suoi parenti (eccetto sua
madre) non l'hanno capito troppo. Ma con l'andare del tempo
cambiarono idea e divennero suoi discepoli.
-
Infatti, li troviamo concordi con gli
Apostoli ed assidui nella preghiera in attesa dello Spirito Santo
(cf. Atti 1, 14). Giacomo fu messo alla guida della comunità
cristiana di Gerusalemme (cf. Galati 2, 9;
Atti 15, 13,) e gli altri parenti si dedicarono alla predicazione
del Vangelo anche fuori della Palestina (cf. 1 Corinzi 9, 5).
- Non ebbe rapporti finché ... (Matteo
1,25)
-
L'errore:
-
Un testo biblico sfruttato dai tdG e
da altri non cattolici per negare la verginità perpetua di Maria è
quello di Matteo 1, 25, che i geovisti traducono:
-
“Egli ;(cioè Giuseppe) non ebbe
rapporti con lei (cioè con Maria) finché partorì un figlio”.
-
A parere dei tdG e di altri non
cattolici da queste parole di Matteo seguirebbe che Giuseppe avrebbe
avuto rapporti coniugali con Maria dopo la nascita di Gesù, dando la
vita a un numero im- precisato di figli e fìglie.
-
La verità:
-
a
- Le parole di Matteo sono collocate in un contesto
che ci fa capire chiaramente il vero senso. A san Giuseppe, che
dubitava della fedeltà coniugale della sposa, apparve un angelo del
Signore (Mt. 1, 20) per assicurarlo che il bambino già presente nel
seno di Maria era opera dello Spirito Santo. A san Matteo,, ossia
allo Spirito Santo, interessava solo affermare, mettendolo in
risalto, il fatto che Gesù era stato concepito senza
concorso umano. Lo Spirito Santo per mezzo -dell'evangelista
vuol fare sapere che il bambino nascerà da una vergine, avverando la
profezia di Isaia nel senso inteso da Dio:
-
“Tutto questo avvenne affinché si
adempisse ciò che il Signore aveva detto per mezzo del profeta.
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, e lo
chiameranno Emmanuel, che significa "Dio con noi"” (Matteo 1,
22-23, Garofalo).
-
b
- Matteo, dunque, vuol parlare unicamente
del concepimento verginale di Gesù, non di altro. Egli non
intende affatto riferirsi alla vita coniugali di Giuseppe e di Maria
dopo quella nascita, se cioè hanno avuto o no altri figli
mediante regolari rapporti coniugali. Esula dall'intenzione di
Matteo dire quello che avvenne o non avvenne dopo. Voler dedurre che
Maria non fu sempre vergine significa far violenza alla Parola di
Dio con ragionamenti ed illazioni umane.
-
c
- Non così fanno coloro che si accostano alla Parola
di Dio con serietà e rispetto. Tra questi ricordiamo il grande
studioso della Bibbia san Girolamo, che conosceva assai bene la
lingua e lo stile biblico e poteva precisare l'esatto significato
delle espressioni dei vangeli. A proposito di Matteo 1,
25, san Girolamo ha così commentato:
-
“Dal fatto che è detto "Giuseppe non
la conobbe" (cioè, non ebbe rapporti) non ne segue che la conobbe
dopo. La Scrittura mostra solo ciò che non
avvenne”.
-
d
- Con san Girolamo concordano i grandi studiosi della
Bibbia dei nostri giorni. Commen- tando Matteo 1, 25, La
Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo osserva:
-
“Il finché, nell'uso
della Bibbia, nega un'azione per il tempo passato ma non implica che
essa sia stata compiuta in seguito. Per esempio, nel Salmo
110, 1, Dio invita il Messia alla sua destra finché pone i
nemici a sgabello dei suoi piedi: ciò non può evidentemente
significare che, dopo la vittoria, il Messia abbandonerà il suo
posto”.
-
La TOB,
ossia Traduzione Ecumenica della Bibbia francese, a
proposito di Matteo 1, 25 fa notare:
-
“Il testo non permette di affermare
che Maria abbia avuto in seguito rapporti con Giuseppe.”
-
La Bibbia di
Gerusalemme commenta:
-
“Il testo non considera il periodo
successivo e per sé non afferma la verginità perpetua di Maria; ma
il resto del vangelo, così come la tradizione della chiesa, la
suppongono”.
-
Questo vuol dire che la Chiesa
Cattolica non si fonda su Matteo 1, 25 per provare la verginità
perpetua di Maria, ma su tanti altri testi, quelli appunto da noi
analizzati precedentemente. Tradizione significa “l'insegnamento
fedele a quanto hanno detto gli Apostoli” preservato integralmente
lungo i secoli.
-
Contro questo insegnamento
non contrasta ciò che è detto in Matteo 1, 25.
-
e
- Poiché dunque il racconto di Matteo non si
riferisce a un tempo posteriore alla nascita verginale di Gesù, non
pochi traduttori moderni rendono Matteo 1, 25 in una
forma più appropriata. Così la Sacra Bibbia di
Salvatore Garofalo traduce:
-
“La quale (Maria), senza che
egli la conoscesse, partorì un figlio ecc.”. Identica traduzione
ne La Sacra Bibbia della CEI (cioè della Conferenza
Episcopale Italiana). Altri: “E senza che l'abbia conosciuta, diede
alla luce un figlio” ecc.
- Perché primogenito?
-
I contestatori della verginità
perpetua di Maria dicono:
-
La Bibbia afferma che Maria diede alla
luce il suo primogenito (Luca 2, 7). Dunque ebbe un
secondo, un terzo, un quartogenito ecc. Se così non fosse stato,
l'evangelista avrebbe dovuto dire: “diede alla luce il suo
unigenito”.
-
-
Si risponde:
-
- In tutte le lingue, presso tutti i
popoli, il primo nato -è sempre detto primogenito,
seguano o no altri fìgli.
-
- Presso gli Ebrei, poi, il primo nato
era sempre detto e rimaneva sempre primogenito per- ché
al primo nato erano riservati particolari diritti di famiglia (Deuteronomio
21, 15-17).
-
- Una sicura conferma a questo modo di
pensare e di chiamare il primo nato è stata recentemente data da una
scoperta archeologica. In una iscrizione di un cimitero giudaico,
datata il 28 gennaio dell'anno 5 avanti Cristo, una madre, di nome
Arsinoe, morta dopo aver dato alla luce un unico fìglio, dice: “Nel
dolori del parto del mio primogenito la sorte mi
condusse al termine della vita”.
-
E’ chiaro che quel bambino non ebbe
altri fratelli né quella donna altri fìgli. Sarebbe stato più
appropriato - secondo noi - dire unigenito. Chi compose
quella iscrizione la pensava diversamente. Egli usò il termine
primogenito, non unigenito.
- Come rispondere?
-
1 - Dicono: Lo stato di
verginità perpetua era estraneo alla mentalità ebraica.
-
Si risponde:
-
- Non è affatto vero
che al tempo di Maria e di Giuseppe lo stato di perpetua continenza,
quale consacrazione a Dio, fosse sconosciuto presso gli Ebrei. Sia
uomini che donne si votavano a tale stato. Lo attesta lo scrittore
giudeo Filone e lo confermano
inequivocabilmente i documenti scoperti in questi ultimi decenni
nelle grotte di Qumrám in Palestina.
-
- Lo stato di perpetua continenza sarà
scelto da Cristo e da lui consigliato per il Regno di Dio (Matteo
19, 10-12). “Se qualcuno ha abbandonato casa, moglie
ecc., riceverà di più in questa vita, e nel futuro la vita eterna”
(Luca 18, 29).
-
- San Paolo e tanti altri discepoli di
Cristo provenienti dal giudaismo hanno accolto l'invito di Cristo e
non si sono sposati per lavorare meglio, cioè a tempo pieno, per il
Regno di Dio (1 Corin- zi 7, 7) .
-
2 - Dicono: Passi per
Maria. Ma com'è possibile ammettere che Giuseppe avesse l'intenzione
di sposare Maria e vivere in perpetua continenza?
-
Si risponde:
-
E’ chiaro che l'uomo
senza lo Spirito di Dio non comprende le cose dello Spirito. Le
giudica assurdità (1 Corinzi 2, 14). I tdG che contestano
la perpetua continenza di Giuseppe rivelano una
mentalità naturalistica, materialistica. Per loro il regno di Dio
consiste nel mangiare cibi prelibati, bere vini squisiti, niente
digiuno' niente continenza, obbligo di moltiplicarsi per popolare la
terra…”.
-
- Non così giudica l'uomo spirituale
(1 Corinzi 2, 15). Certo è lecito pensare che Giuseppe non sia
entrato da sé nel nuovo ordine di idee simili a quello di Maria. Ma
è stato illuminato e guidato dallo Spirito: ha potuto giudicare solo
per mezzo dello Spirito (1 Corinzi 2, 14). “Giuseppe, figlio di
David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Matteo 1, 20).
-
3 - Dicono: Sarebbe forse
un disonore per Maria se avesse avuto altri fìgli? La maternità, la
vita coniugale sono forse un male, un peccato?
-
Si risponde: - Né la
Bibbia e tanto meno la Chiesa Cattolica hanno mai detto che la
maternità o la vita coniugale sia un peccato o anche un'imperfezione.
Tutt'altro! La Chiesa Cattolica ha condannato antichi eretici che
negavano la bontà delle nozze. Se qualche cattolico avesse una
mentalità diversa, il suo modo di pensare
non potrebbe essere attribuito alla Chiesa.
-
- Per i cattolici - in piena fedeltà
alla Bibbia - il matrimonio, la paternità, la maternità so- no
realtà sacre. Dio stesso le ha volute e le vuole. Egli ha benedetto
l'unione dei due sessi agli albori dell'umanità (Genesi 2, 24). La
Chiesa Cattolica, a differenza di altre Chiese e sette, considera il
matrimonio come un sacramento.
-
- Tuttavia, sull'esempio di Gesù che
non volle sposare, e alla luce del suo insegnamento (Matteo 19,
1-12; Luca 18, 29; 1 Corinzi 7, 7), la perpetua continenza a
servizio del Regno di Dio, liberamente scelta, è uno stato di vita
cristiana conforme all'ideale evangelico. Dio la ispira e dà anche
gli aiuti necessari per praticarla. E’ una decisione eroica, che
pochi cristiani fuori del cattolicesimo hanno il coraggio di
prendere.
-
4 - Dicono: L'Apostolo
Paolo chiama Marco anepsios, ossia cugino di Barnaba
(cf. Colossesi 4, 10). Doveva usare lo stesso termine
anepsios, e non adelphòs, se voleva dire che
Giacomo era cugino, e non fratellastro di Gesù (cf.
Galati 1, 19).
-
Si risponde:
-
a -
Nel vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci
(,sotto la voce anepsios) è detto che anepsios
significa congiunto, parente, e frequentemente cugino,
nipote e anche lontano parente. in effetti, la
parola nepos (= nipote) deriva da anepsios.
Marco dunque poteva essere anche nipote o lontano
parente di Barnaba.
-
Il fatto che Pietro lo chiama
figlio mio (cf. 1 Pietro 5, 14) è un segno che doveva essere
piuttosto giovane. E la cosa è confermata se, a giudizio di molti
esegeti, Marco va identificato con qued neanil scos (=
giovanotto), di cui parla appunto il vangelo di Marco (14, 51).
-
La traduzione latina del Nuovo
Testamento, detta Volgata, rende anepstos con la parola
con sobrinus, che come anepsios ha un
signfficato elastico, e non significa necessariamente cugino. Anche
altre versioni rendono anepsios e consobrinus con la
parola nipote.
-
b
- Diverso è il caso di Giacomo. Ricordando il suo
incontro con lui a Gerusalemme, Paolo lo chiama o piuttosto lo
designa com'era generalmente designato in quella comunità, ossia
fratello del Signore (Galati 1, 19). Paolo vuol mettere
in risalto la posizione occupata da Giacomo a Gerusalemme, e non il
grado della sua parentela con Gesù
-
I parenti
(= cugini) di Gesù erano indicati nella
catechesi come i fratelli del Signore. Paolo si attiene
a questa fraseologia. Non c'era bisogno di specificare meglio. Tutti
sapevano che Giacomo era un cugino di Gesù, fìglio
dell'altra Maria.
-
5 - Dicono ancora:
-
San Giovanni, parlando dei fratelli di
Gesù (cf. Giovanni 7, 5) cita indirettamente il Salmo 69, 9 dov'è
detto che i fratelli erano figli della stessa madre. I cosiddetti
fratelli di Gesù sono dunque figli di Maria.
-
Si risponde:
-
a
- San Giovanni non cita il Salmo 69, 9 né
direttamente né indirettamente. Che non lo citi direttamente appare
chiaro dal fatto che le parole del Salmo 69, 9 non si trovano né in
san Giovanni né in alcun altro scrittore del Nuovo Testamento.
-
Che lo citi indirettamente
è una pura, gratuita, settaria supposizione dei tdG, vale a dire
una loro aggiunta alla Parola di Dio (cf. Apocalisse 22, 8;
Deuteronomio 4, 2).
-
b
- Sì, nel Salmo 69, 9 si precisa che i fratelli di
cui si parla, sono figli della stessa madre. Dice il salmista:
-
Un estraneo son diventato ai
fratelli e un forestiero ai figli di mia madre (Garofalo).
-
In base al cosiddetto
parallelismo, che regola la poesia ebraica, il secondo verso
ripete il concetto del primo e precisa che i fratelli, di cui si è
parlato, sono fratelli carnali, fìgli della stessa madre.
-
Se né Giovanni né alcun altro
scrittore del Nuovo Testamento citano mai Salmo 69, 9, è segno
evidente che erano convinti di non poter adattare ai cosiddetti
fratelli di Gesù quelle parole del Salmo. I cosiddetti fratelli di
Gesù non erano fìgli della stessa madre.
-
c – E’ questo è tanto più
signifìcativo in quanto sia nei vangeli che in san Paolo sono citati
tanti altri versetti del Salmo 69, ma mai il verso 9 . Sarebbe stato
ovvio sia per Giovanni che per Matteo (Cf. Giovanni 7, 5; Matteo 12,
46-50) citare il Salmo 69, 9 quando parlano dell'avversione dei
cosiddetti fratelli di Gesù nei riguardi di lui. Non lo
fanno perché erano convinti che nel caso di Gesù non si trattava
di fratelli carnali, figli della stessa madre, ma di parenti (cugini
o secondi cu- gini).
- Vergine nel parto
-
La Chiesa Cattolica, aderendo
fedelmente alla rivelazione biblica tutta intera, ha
insegnato e insegna la verginità perpetua di Maria.
Ella è la sempre Vergine. Ha dato alla luce il suo
unico Figlio senza ledere la sua integrità verginale.
-
Il Figlio di Dio, che prese corpo
umano nel seno d'una vergine in virtù della potenza di Dio, ossia
miracolosamente, volle anche nascere miracolosamente.
-
La base biblica di questa dottrina è
la celebre e ben nota profezia di Isaia (7, 14), che l'evangelista
Matteo, scrivendo sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, vide
avverata nella nascita di Cristo: “Ecco, la vergine concepirà e
partorirà un fìglio, che sarà chiamato Emmanuele, che
significa Dio con noi” (Matteo 1, 23). Il senso di
tutto il contesto della profezia è questo: Ecco, una vergine, rimanendo
vergine, concepirà e darà alla luce un fìglio.
-
San Luca, a sua volta, lascia supporre
la stessa cosa, dal modo come racconta la nascita di Gesù: “(Maria)
diede alla luce il suo fìglio primogenito, lo avvolse in fasce e lo
depose in una mangiatoia” (Luca 2, 6-7). Queste parole del delicato
evangelista medico fanno intendere abbastanza chiaramente che il
parto avvenne senza l'usuale assistenza d'altre persone: la madre da
se stessa accudisce al neonato, l'infascia e lo ripone sulla
mangiatoia. Neppure Giuseppe è nominato . Si tratta evidentemente
d'un parto eccezionale, miracoloso, dov’è assente tutto ciò che
accompagna e segue un parto ordinario.
-
Dicono i geovisti:
Com'è possibile che un corpo attraversi un
altro corpo senza aprirsi in qualche modo una via d'uscita?
-
Si risponde:
-
a - Chi segue attentamente la
propaganda geovista sa benissimo come i discendenti del commerciante
americano Carlo Russell usano spesso e volentieri due pesi e due
misure. Così, per esempio, parlando della concezione verginale di
Maria, ci vorrebbero far credere che il Creatore e Datore di vita
dell'universo avrebbe trasferito la forza vitale di suo Figlio dai
cieli nell'ovulo di una vergine, fornendo miracolosamente lo
spermatozoo maschile. Perché il primogenito (Gesù) fu un maschio.
-
Ci sia permesso notare che il Creatore
e Datore di vita, che fece il primo uomo senza usare spermatozoi,
non aveva bisogno di ricorrere allo spermatozoo per dar vita al
corpo di Gesù. La Bibbia maschile per dar vita al corpo di Gesù. La
Bibbia non parla di processi di procreazione tipo laboratorio
scientifico. Ne parlano i geovisti per fare sfoggio di discorsi
persuasivi fondati su una sapienza umana, in netta opposizione a ciò
che dice san Paolo (cf. 1 Corinzi 2, 3-5).
-
b
- In ogni modo, nella ipotesi antiscritturale
geovista, sarebbe stato possibile al Creatore e Datore di vita
far penetrare nel seno di Maria lo spermatozoo maschile
carico dell'energia vitale dello uomo Gesù. E perché - ci domandiamo
- non fu possibile a Dio far uscire una creatura umana dal seno di
sua madre senza lederne il corpo? Nulla è impossibile a Dio!
(Luca 1, 37). Se la Bibbia ci assicura che Maria fu
sempre vergine, Dio ha potuto e ha voluto fare anche questo
miracolo. Dio volle che una vergine concepisse e partorisse
rimanendo vergine. Lo volle e lo fece. A Lui nulla è impossibile.
-
Forse che quello stesso corpo, nato da
una vergine, non camminerà sulle acque senza affondare? (cf. Marco
6, 48-50). Forse che quello stesso corpo non si trasfigurò davanti
ai discepoli e “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti
divennero candide come la luce” (Matteo 17, 2).
A Dio nulla è impossibile!
-
L'IMMACOLATA
-
L'errore:
-
Quanto sia cara al cuore dei cattolici
l'immacolata non c'è bisogno di ricordarlo in queste pagine. Non
solo i cattolici, ma ogni uomo sensibile alla bellezza morale,
gioisce al pensiero che su questa terra malvagia ci sia stata una
donna senza macchia.
-
Fanno eccezione i testimoni di Geova.
Essi negano che Maria sia l'Immacolata. Tentano di
distruggere con cavilli questa gemma preziosa che adorna la Madre
del Signore (Ltica 1, 43).
-
Dicono:
“Maria madre di Gesù non fu 'immacolata' o libera dal
peccato ereditato”.
-
Nel tentativo di insinuare questo loro
errore abusano dì alcuni testi biblici:
-
1. - Romani 5: 12 e 3: 9, 10:
“Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel cosmo... tutti
hanno peccato... Tutti, Giudei e Greci, sono sotto il peccato, come
sta scritto: 'Non c'è un giusto, neppure uno solo!”.
-
2- Romani 5: 19;
Efesini 1: 7: ecc., da cui risulterebbe
“che la base per rimuovere i peccati di qualsiasi uomo non era stata
ancora provveduta quando Maria fu concepita da sua madre”.
-
-
La verità
-
1 - La Piena di grazia
-
Notate, prima di tutto,
come i tdG nell'insinuare il loro errore contro l'Immacolata
Concezione non citano le parole dette
dall'angelo a Maria: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con
Te” (Luca 1, 28).
-
Ma noi cattolici, fedeli alla Bibbia,
vogliamo e dobbiamo capire bene ciò che dice la Bibbia, in questo
caso il saluto a Maria da un messaggero di Dio.
-
“Ti saluto, o piena di grazia!”.
-
L'angelo
poteva dire: Ti saluto, o Maria! Ha preferito dire,
perché questo era l'ordine di Dio. Piena di grazia! Ha
cioè sostituito il nome Maria, con cui era chiamata quella giovane
donna, con un nome nuovo: Piena di grazia (kecharitomène).
-
Perché?
-
Perché nello stile biblico il nome
indica ciò che è la persona che lo porta. Chiamando Maria
Piena di Grazia, l'angelo ha voluto far capire che in quella
creatura umana, Maria e Piena di Grazia coincidevano.
Quella donna cominciò ad essere Piena di Grazia fin da
quando cominciò ad essere Maria, ossia una creatura
umana.
-
Ora Piena di Grazia vuol
dire pienamente favorita da Dio, e la
pienezza del favore divino non può coesistere con qualsiasi macchia
morale. Per bocca dunque di un messaggero celeste noi sappiamo che
Maria fu senza macchia di peccato, cioè Immacolata,
molto prima che Cristo nascesse e morisse per il riscatto del genere
umano.
-
-
2 - Il dono di grazia non è
come il peccato
-
E’ possibile conciliare la pienezza
del favore divino in Maria con la dottrina di san Paolo secondo cui
“tutti sono sotto il peccato” e solo mediante l'opera di Cristo sono
liberati dal peccato?
-
Sì,
è possibile.
-
a
- Non vi sfugga, prima di tutto, una cosa assai
evidente. Quando l'angelo chiamò Maria Piena di Grazia
Cristo non aveva ancora versato il suo Sangue per cancellare i
peccati del mondo. Questo avverrà circa 34 anni più tardi.
-
Eppure l'angelo chiamò Maria
Piena di Grazia ossia Immacolata! Ha forse
sbagliato l'angelo di Dio? Certamente no, come riconosce ogni
persona savia.
-
Bisogna dunque dire che Maria è stata
liberata dal peccato ereditato antecedentemente al
sacrificio della Croce.
-
E ora notate:
antecedentemente non vuol dire indipendentemente.
Anche Maria fu liberata dal peccato in virtù del Sangue dell'unico
Mediatore Gesù Cristo. Solo che nel caso di Maria la virtù
liberatrice di quel Sangue operò in antecedenza.
-
b
– E’ biblico questo insegnamento?
-
Sì. Lo afferma san Paolo proprio nella
Lettera ai Romani, di cui i tdG abusano nel loro errore
contro l'Immacolata. Dice l'apostolo:
-
“Ma quale differenza tra il peccato di
Adamo e ciò che Dio ci dà per mezzo di Cristo! Adamo da solo, con il
suo peccato, ha causato la morte di tutti gli uomini. Dio invece,
per mezzo di un solo uomo, Gesù Cristo, ci ha dato con
abbondanza i suoi doni e la sua grazia... dove era abbondante il
peccato, ancora più abbondante fu la grazia” (Romani 5,
15-20).
-
In altre parole, l'opera distruttiva
di Adamo non deve dirsi eguale a quella costruttiva di Cristo.
L'opera salvifica di Cristo è incomparabilmente superiore
in efficacia al peccato di Adamo.
-
Dio ha potuto redimere e di fatto ha
redento Maria con formula piena in previsione dei meriti di Cristo.
-
LA MADRE DEL SIGNORE
- L'errore
-
Tra gli innumerevoli errori geovisti
contro la venerazione di Maria e soprattutto contro ciò che di Lei
dice la Bibbia, vi è pure la negazione della divina Maternità di
Maria. A loro avviso, Maria non deve essere chiamata Madre
di Dio. Hanno scritto:
-
“Maria non fu 'Madre di Dio', dato che
Gesù non fu Dio, ma il Figlio di Dio .
- La verità
-
I geovisti negano la divina Maternità
di Maria perché negano la divinità di Gesù Cristo. La Bibbia afferma
inequivocabilmente che il figlio di Maria è anche il Figlio di Dio
in modo unico, consustanziale al Padre.
-
Ricordiamo ora solo alcune delle tante
cose che i tdG omettono per inoculare i loro errori e ingannare la
gente:
-
a
- Citiamo di nuovo san Matteo: “Ecco, la vergine
concepirà e partorirà un fìglio che sarà chiamato Emmanuele, che
significa Dio con noi” (Mt- 1, 23). Ora tutti sanno che
la vergine-madre, di cui qui si parla, è Maria, e che suo figlio
Gesù è l'Emmanuele, ossia Dio con noi. Chi concepisce e
partorisce un figlio deve dirsi sua madre. Maria dunque, secondo la
Bibbia, è la Madre delI'Emmanuele, ossia di
Dio con noi.
-
b
- Maria non ha dato certamente origine alla divinità.
Ma ha generato Colui nel quale la divinità pose la sua tenda (cf.
Giovanni 1, 14). Ella fu lo strumento dello Spirito Santo perché la
Parola (il Verbo) - ossia il Creatore di tutte le cose (cf. Giovanni
1, 1-3) - si manifestasse nella natura umana: si facesse uomo senza
cessare di essere Dio. Grazie alla funzione materna di Maria, Colui
che è una sola cosa col Padre (cf. Giovanni 10, 30), cominciò ad
essere anche uomo (cf. Giovanni 1, 14). Maria è la Madre
dell'Uomo-Dio.
-
c
- In san Luca è detto espressamente che il figlio
concepito da Maria sarà chiamato Figlio dell'Altissimo
(cf. Luca 1, 31-32). Si tratta evidentemente di Qualcuno che è allo
stesso tempo figlio di Maria e Figlio di Dio. Figlio di
Dio perché identico al Padre, come un fìglio ha la
stessa natura del padre. Figlio di Maria in quanto la Parola (il
Verbo) cominciò a essere anche uomo nel seno di Lei, che perciò a
buon diritto deve essere chiamata Madre di Dio fatto Uomo.
-
d
- Ben a ragione Elisabetta chiama Maria
Madre del mio Signore (Luca 1, 43). La santa donna parlava così
perché era piena di Spirito Santo. Signore nella Bibbia
del Nuovo Testamento è chiamato Gesù in quanto uguale a Dio.
-
-
Obiettano i geovisti:
E' impossibile che Maria sia allo stesso
tempo madre e figlia di Dio. Ella è figlia, non madre di Dio.
-
-
Si risponde:
-
a
- Facciamo un paragone.
-
Supponiamo che una donna sia fìglia di
una celebrità in medicina. Ella deve dirsi figlia del medico.
Supponiamo ancora che sposi e abbia un figlio, che a sua volta
diventi un medico celebre quanto il padre di sua madre. Nulla ci
vieta di dire che quella donna è allo stesso tempo madre e figlìa
del medico. Certo non fu lei a dare origine alla scienza medica del
fìglio. Tuttavia noi non possiamo separare il medico dal fìglio.
Sarebbe ridicolo. Noi diciamo che quella donna è figlia e madre del
medico.
-
b
- Per Dante Alighieri non era impossibile che Maria
fosse madre e figlia di Gesù, la Parola di Dio,
Creatrice di tutte le cose (cf. Giovanni 1, 3). Rivolto a Maria
Dante disse: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio”. (Paradiso
33, 1).
-
L'ASSUNZIONE DI MARIA
- Che cosa è l'Assunzione di María?
-
Nella dottrina dell'Assunzione la
Chiesa Cattolica afferma che Maria, la Madre del Signore (Lu- ca 1,
43), è ora associata a Cristo risuscitato e costituito in uno stato
di gloria nei cieli, come si
esprime la Bibbia (Filippesi 3, 20-21). Come Cristo è entrato, anima
e corpo, in una condizione gloriosa, anche Maria, in virtù
dell'opera redentrice dell'Unico Mediatore, ha ottenuto, anima e
corpo, la stessa condizione gloriosa. A lei è stata già concessa
in anticipo quella glorificazione totale che sarà data
a tutti i credenti in Cristo al tempo della risurrezione dai morti
(Giovanni 5, 28-29; Atti 24, 15; Daniele 12, 2 ecc.).
-
La Chiesa Cattolica ha sempre creduto
nella Assunzione di Maria come attestano innumerevoli documenti, di
cui alcuni assai antichi. Vi ha creduto perché ha capito in modo
sempre più chiaro che tale dottrina è contenuta nella Bibbia.
Guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa avanza nel corso dei secoli
verso la verità tutta intera (Giovanni 1,6, 13)
-
E’ perciò falso affermare che la
dottrina o dogma dell'Assunzione di Maria sia un'aggiunta umana alla
Parola di Dio, fatta da Pio XII il 1° novembre 1950. Nell'anno 1950
Papa Pacelli non ha fatto nessuna aggiunta alla Parola di Dio. Egli
ha soltanto confermato col suo magistero solenne e infallibile una
dottrina contenuta nella Bibbia e professata dalla comunità dei veri
cristiani.
- Perché la Chiesa crede
nell'Assunzione?
-
Perché guidata dallo Spirito Santo la
;Chiesa ha capito che si tratta d'una dottrina fondamentalmente
biblica. Infatti:
-
I. - Ragione di fondo della fede
nell'Assunzione di Maria è il fatto che Maria appare nella Bibbia
associata a Cristo, Verbo Incarnato e risuscitato, in
un modo unico, diverso dal modo come possono essere associate a Lui
tutte le altre creature umane. Deve dirsi perciò logico che sia
associata a Lui anche nella glorificazione celeste in un modo
diverso dagli altri.
-
2. - Questa specifica associazione di
Maria a Cristo è basata sulla sua Immacolata Concezione.
In virtù di questa piena esclusione da qualsiasi peccato, la
Vergine venne a trovarsi in uno stato di giustizia originale esente
dalla morte e dalla corruzione in quanto pena del peccato.
-
Sotto questo aspetto Maria deve dirsi
unita non tanto al primo Adamo, ma all'ultimo Adamo, cioè a Gesù
Cristo, il Redentore (1 Corinzi 15, 45). Maria ha portato l'immagine
dell'uomo celeste ed ha perciò, come Lui, ereditato la
incorruttibilità (i Corinzi 15, 49-50).
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In altre parole, l'essere Maria
La Piena di Grazia postula che sia anche esente dalla
corruzione della tomba.
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3. - Maria fu associata a Cristo anche
per la sua Divina Maternità. Tanto più che Maria fu
Madre del Signore senza concorso d'uomo. Fu la Vergine che concepì e
partorì l'Emmanuele, che significa Dio con noi (Matteo
1, 23).
-
Ora la maternità in genere, e la
maternità verginale in specie, stabilisce tra Madre e Figlio
relazioni strettissime e indissolubili, sia di ordine fisico che
morale. Il Figlio non sì dissocia dalla Madre, anzi, quanto è in suo
potere, la circonda di tutte le finezze dell'amore filiale. E Gesù
fu certamente modello perfetto di amore fìliale.
-
E poiché tale Figlio è ora vivo per
sempre ed ha potere sulla morte e sopra gli ìnferi (Apocalisse 1,
18), deve dirsi nella logica delle cose che Egli abbia usato verso
sua Madre il suo onnipotente amore filiale, associandola a sé nella
gloria celeste senza aspettare la fine del tempo.
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