PADRE NICOLA TORNESE
PICCOLA COLLANA
"I TESTIMONI DI GEOVA"
 
 
Uomini di serie B Vivi o morti? Geova chi era costui? E' prossima la fine.. E voi chi dite che...
Bibbia sangue e medicina La croce E  le croci La Madonna contestata Trinità Amore o falsità? Pietro e la Pietra
Bibbie a confronto Immagini e Santi Il Natale festa pagana... Regno di Dio o... .? Appello a Cesare
Battesimi e Battesimo Inferno La Cena del Signore Purgatorio Paradiso
Con quale autorità? Risurrezzione La Crocifissione   INDEX
 
NICOLA  TORNESE
 
E' PROSSIMA
LA FINE
DEL MONDO?
 
 
OPUSCOLO   N° 4
PICCOLA COLLANA
 
"I TESTIMONI DI GEOVA"
 
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Padre Nicola Tornese
Viale S. Ignazio,  4
80131  NAPOLI    tel. 081.545.70.44

 
PARTE PRIMA
 
MA LA BIBBIA NON DICE COSI'
 
Astuta propaganda
La fine del mondo o, come essi dicono, del presente sistema di cose malvagio è un tema assai sfruttato nell'astuta propaganda dei testimoni di Geova (tdG). Perché?
Perché l'annuncio insistente d'una prossima fine è quanto mai adatto a emozionare la gente incapace di ragionare e d'intendere. Tanto più che i geovisti assicurano i loro creduli seguaci che dopo la distruzione di tutti gli altri (e siamo miliardi!), il loro dio Geova darà ai membri della setta, che saranno i soli a sopravvivere, una terra ricolma d'ogni ben di Dio e una vita eterna tra danze e banchetti.
Pochi anni fa, La Torre di Guardia, che è la gazzetta ufficiale della setta e il canale infallibile per conoscere la mente e la volontà di Geova, annunciava la terribile profezia e la consolante promessa nei seguenti termini:
“Dio non è in pace  con la  cristianità. L'attende la distruzione... Dalla fine della prima guerra mondiale nel 1918, Geova ha fatto una meticolosa ispezione della cristianità, e fra breve, nel tempo da lui fissato, le presterà la debita attenzione, come fece con l'antica Gerusalemme. Allora i suoi fanatici sostenitori, oggi sicuri di sé, inciamperanno e  cadranno nella distruzione. Geova farà piazza pulita; non ci saranno avanzi o rimanenze. Qualsiasi cosa materiale Geova abbia permesso loro di acquistare "passerà da loro" finendo nelle mani dei nemici”.
Chi sono questi nemici dei fanatici sostenitori della cristianità destinata alla distruzione? Certamente i geovisti! Solo essi sopravviveranno all'imminente carneficina e nelle loro mani passerà qualsiasi cosa materiale Geova abbia permesso di acquistare alla distrutta cristianità. Non vi potrebbe essere linguaggio più chiaro e più crudele. Alla base della propaganda geovista vi è grande odio contro chi non è dei loro e promesse di beni materiali per chi ignorantemente aderisce alla setta.
Ma che cosa dice la Bibbia?
E' certo, comunque, che circa il tempo della fine la Bibbia non dice ciò che dicono i tdG. Le parole e gli scritti dei geovisti sono radicalmente antiscritturali. Sono pura e semplice propaganda per far seguaci ingannando i meno accorti. Il numero è denaro. Contro la propaganda geovista ricordiamo la verità del Vangelo.
 
1 - Più volte Gesù fu richiesto di pronunciarsi su quel tempo - sul giorno della fine. Mai lo volle fare!
“Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli dei cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13,32; Matteo 24,36; CEI).
Poche ore prima dell'Ascensione i discepoli ancora una volta interrogano il Risorto su quel quando.
Ma Gesù risponde:
“Il Padre con la sua autorità ha stabilito tempi e momenti che non spetta a voi conoscere” (Atti 1,7, Garo- falo).
No! A nessuna creatura umana è  dato di conoscere né il giorno né l'ora né i tempi né i momenti della fine. Chi tenta di conoscerli, chi ha avuto la presunzione di stabilirne l'anno, il mese e anche i giorni, come hanno fatto più volte i tdG, deve dirsi meritevole delle parole rivolte da Michele all'angelo ribelle: “Chi come Dio?”.
Gesù invece insiste solo e sempre sulla necessità di essere preparati per la venuta del Signore. Sola questo dice la Bibbia:
 
“Vegliate, dunque, perché non sapete in qual giorno verrà il vostro Signore (... ) Perciò, anche voi siate preparati, perché il Figlio dell'uomo verrà all'ora che voi non supponete (... ) Il padrone del servo verrà nel giorno in cui quello non l'aspetta e nell'ora che quello non conosce” (Matteo 24,42.44.50, Garofalo).
 
Gesù inoltre previde l'abuso e lo sfruttamento che alcuni uomini interessati avrebbero fatto della Parola di Dio e mise in guardia:
 
“Badate a non farvi ingannare. Molti verranno in nome mio dicendo: " Sono io! " e: " Il tempo è ormai giunto ". Non li seguite. Ma quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimento, non vi sgomentate: deve, infatti, prima accadere questo, ma non è subito la fine” (Luca 21,8-9 Garofato).
 
2 - 1 grandi apostoli Pietro e Paolo non hanno tradito l'insegnamento del loro Maestro, ma lo hanno trasmesso fedelmente, a differenza di ciò che fanno oggi i tdG. Gli Apostoli del Signore sono stati fedeli amministratori (cf. 1 Cor. 4, 2).
 
a) In quanto a Paolo, egli personalmente poté costatare come alcuni falsi cristiani strumentalizzavano il tema della fine del mondo, spiegando male alcune sue espressioni (cf. 1 Tessalonicesi 2, 19; 3, 13; 4, 15). Ma le parole di Paolo esprimevano solo una speranza. Egli infatti aveva precisato:
 
“Per quanto riguarda il tempo e l'ora, o fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva. Voi stessi sapete perfettamente che il giorno del Signore viene come un ladro nella notte (... ). Non dormiamo, pertanto, come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri” (1 Tessalonicesi 5,1-2.6, Garofalo).
 
Questo aveva detto Paolo. Ma alcuni della comunità di Tessalonica, in buona o mala fede, avevano travisato le sue parole e gli avevano attribuito cose mai da lui dette o scritte “come se il giorno del Signore fosse imminente” (2 Tessalonicesi 2, 2). No, Paolo non aveva detto questo. Perciò si affretta a precisare:
 
“Ora vi preghiamo, o fratelli, per quanto riguarda la venuta del nostro Signore Gesù Cristo e il nostro adunarci con lui, di non lasciarvi così presto turbare di animo o allarmare: per qualche rivelazione, qualche detto o qualche lettera a noi attribuiti, che pretenderebbero come imminente il giorno del Signore. Nessuno vi' illuda in alcun modo” (2 Tessalonicesi 2,1-3-1 Garofalo).
 
Fedele al Maestro, Paolo aveva solo insistito  di stare pronti nell'attesa:
 
“Ora dunque, o fratelli, state saldi e seguite fedelmente le dottrine (greco paradòseis, cioè tradizioni), che vi abbiamo trasmesse' sia a viva voce che per lettera” (2 Tessalonicesi 2,15, Garofalo).
 
b) In modo non dissimile san Pietro, il primo degli Apostoli. Certamente egli aveva scritto che “la fine di tutte le cose è vicina” (1 Pietro 4, 7) e, che bisogna “rendere conto a colui che è pronto :a giudicare i vivi e i morti” (1 Pietro 4, 5).
Ma contro i beffardi schernitori della promessa san Pietro ammoniva:
 
“Una cosa però non dimenticate, o carissimi: che un giorno solo presso il Signore è come mille anni e mille anni sono come un solo giorno. Il Signore non ritarda il compimento della promessa, come pretendono alcuni che stimano lentezza . Verrà però il giorno del Signore, come un ladro” (2 Pietro 3,8-10, Garofalo).
Il senso è: davanti a Dio i calcoli dell'uomo non hanno alcun valore. La cronologia di Dio non è la nostra. Ciò che Dio vuole è la nostra fedeltà alla sua Parola e il tenerci pronti alla sua venuta improvvisa, simile a quella del ladro.
Ne sanno più del Maestro
Non vi poteva essere maggior chiarezza nella Bibbia a riguardo del tempo della fine. A nessuno è dato calcolarlo, a nessuno è dato prevederlo, a nessuno è dato annunciarlo come imminente, come prossimo.
Eppure i testimoni di Geova hanno l'abilità e l'interesse di confondere le idee, spiegando la Parola di Dio in modo fantastico e settario.
A proposito delle parole di Gesù: “Quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno lo sa” (Marco 13, 32), i testimoni di Geova hanno scritto:
 
“Ma significano queste parole di Cristo che i servitori di Dio sulla terra non hanno il modo di determinare a che punto vivono nel corso del tempo? Non poteva essere così poiché Geova non è un Dio che lasci il suo popolo all'oscuro. L'ispirato profeta Amos dichiarò: " Il Signore Geova non farà alcuna cosa a meno che non abbia rivelato la sua questione confidenziale ai suoi servitori, i profeti" (Amos 3:7). In numerose occasioni Dio fece conoscere in anticipo il tempo preciso in cui dovevano aver luogo certi avvenimenti” ( Cf. La Torre di Guardia, 15-5-1975, p. 291).
 
 
Osservazioni:
a)Le parole di Amos non significano affatto che Dio rivela in anticipo il tempo preciso di certi avvenimenti. Amos si riferiva alla sua missione profetica e voleva dire che era stato mandato da Dio come profeta e doveva essere ascoltato. In effetti, sebbene dapprima contestato, fu poi riconosciuto come profeta ispirato. Amos non annunciò il tempo preciso della fine.
 
b) Bisogna inoltre tener presente che Amos visse ed esercitò la sua missione di profeta al tempo dell'autentico profetismo in Israele. Egli è collocato verso la metà dell'VIII secolo a.C. Per fare accettare il suo messaggio egli ricordava al popolo di allora che Jahve si serviva di profeti. Non era perciò una cosa strana la sua presenza e la sua parola, anche se dura alle orecchie dei suoi uditori.
 
c) Questo valeva allora, al tempo in cui “Dio parlava molte volte e in modi diversi ai padri per mezzo dei profeti” (Ebrei 1, 1). Ma con la venuta di Cristo la , profezia in senso di nuove rivelazioni non c'è più. Quanto Dio voleva rivelare, l'ha rivelato per mezzo di Cristo. Egli è il Profeta (Atti 3, 22). Non vi saranno più profeti che parlino in nome di Dio indipendentemente da Cristo e tanto meno in senso diverso da Cristo.
Flagrante contraddizione
Ed ora notate:
 
1 - Le parole sopra citate col relativo abuso del testo di Amos sono state scritte dai geovisti nella Torre di Guardia, in data 15 maggio 1975.
A quell'epoca la fine del mondo era annunciata per il 1" ottobre 1975, come diremo meglio in seguito. Perciò la voce autorevole dei capi scriveva con orgogliosa sicurezza che “la cronologia biblica addita il nostro giorno” come quello della fine.
Quanto questa cronologia biblica geovista sia sbagliata lo vedremo nella terza parte di questo opuscolo . Per ora basta attirare l'attenzione dei nostri lettori sul fatto che nel maggio 1975 i tdG affermavano di poter dimostrare con la Bibbia il tempo della fine.
2. - Ebbene, la stessa Torre di Guardia, a distanza di pochi mesi e precisamente il 15 marzo 1976, dopo che la loro profezia risultò falsa, scrisse quanto segue:
 
“La Bibbia non dà modo di fissare la data e quindi è inutile cercare di indovinare quando può essere quella data”. E a conferma di questa nuova posizione, in aperta contraddizione con quella del maggio 1975, i geovisti ricorrono anche alla Bibbia e precisamente alle parole di Gesù in Matteo: “Non sapete in quale giorno il Signore verrà” (Matteo 24, 42).
Dunque nel maggio 1975 le parole di Gesù (Marco 13, 32; Matteo 24, 42) non impedivano ai geovisti di conoscere in anticipo il tempo preciso della fine. Ma nel marzo 1976, facendo ancora uso della Bibbia,  i geovisti affermano il contrario, vale a dire che la Bibbia non dà modo di fissare la data e quindi è inutile cercare d'indovinare...
Contraddizioni flagranti di questo tipo, affermare cioè e negare la stessa cosa secondo le esigenze d'una propaganda settaria e abusando sempre della Bibbia, sono numerose sulla bocca e negli scritti dei testimoni di Geova. Alla base di tale comportamento contraddittorio vi è l'assenza d'ogni principio morale, un cinico opportunismo.
Daremo ora un breve ma accurato ragguaglio delle false profezie geoviste riguardanti il tempo della fine.
 
 
PARTE SECONDA
 
UN PO' DI STORIA
Carlo Taze Russell
Verso l'anno 1870 Carlo T. Russell gettò le basi della futura setta dei tdG. Mediante La Torre di Guardia, da lui fondata nel 1879, e altri scritti, cominciò ad annunziare solennemente che la presenza invisibile, ma attiva, di Cristo sulla terra era cominciata nel 1874 e sarebbe continuata fino al 1914. Nell'anno poi 1914 Cristo sarebbe apparso visibilmente per esaltare in cielo tutti e solo gli amici di Russell, lui compreso naturalmente. Gli altri sarebbero distrutti per sempre.
 
“Nell'anno 1914 le nazioni gentili saranno distrutte e scomparirà ciò che Dio chiama Babilonia e gli uomini chiamano cristianità”
 
Riportiamo ciò che scrisse La Torre di Guardia del 15 febbraio 1975, a pagina 126:
 
“Nel, luglio 1879 C. T. Russell cominciò a pubblicare una nuova rivista religiosa, si chiamò: " Torre di Guardia e Araldo della presenza di Cristo ". Essa annunciava che la presenza di Cristo era cominciata nel 1874. Si attendeva che questa invisibile presenza continuasse sino alla fine dei tempi dei Gentili nel 1914, quando le nazioni sarebbero state distrutte e il rimanente della classe della " casta vergine " sarebbe stato glorificato con lo sposo in cielo.
Infine, arrivò quel giorno, il I' ottobre 1914. 1 tempi dei Gentili finirono, ma la prevista glorificazione celeste della chiesa non si verificò. Infatti, non si era verificata neppure per il tempo in cui Russell stesso mori, il 31 otto- bre 1916”.
Dunque la glorificazione celeste della chiesa setta geovista), benché prevista e solennemente annunziata, non si verificò. Geova mancò all'appuntamento. La cristianità non fu distrutta, anzi continuò a crescere in tutti i continenti. Ce lo dicono proprio i tdG, che hanno scritto: “Dalla fine della prima guerra mondiale la cristianità ha visto una straordinaria crescita nel numero dei propri membri”. (La Torre di Guardia, 15-1-19801 p. 19). Ma, a loro avviso, saremmo tutti corrotti, marci! (cf. 1 Corinzi 5, 12-13; Giovanni 8, 7; Giacomo 4, 12).
Scoppiato il primo conflitto mondiale, la Chiesa - la vera Chiesa di Gesù Cristo - dopo aver fatto ogni tentativo per impedirlo, non venne meno alla sua missione di pace e di bontà. Al Papa Santo (Pio X) fu chiesto di benedire le armi, ma egli rispose: “lo benedico la pace, non la guerra!”. E nel- l'infuriare della lotta - inutile strage! - Chiesa e Papa (Benedetto XV) si prodigarono ad alleviare le sofferenze materiali e morali dei popoli belligeranti. Mai cessarono di patrocinare la causa della pace. “Vogliono condannarmi al silenzio - disse Papa Benedetto XV -, ma nessuno potrà impedire al Padre di gridare ai propri figli: pace, pace, pace!”I.
Dunque Carlo Taze Rússell si rivelò falso profeta! Egli mori durante il primo conflitto mondiale, nel 1916, come qualsiasi altro mortale, afflitto per la mancata esaltazione al cielo, e moralmente depresso per vedersi abbandonato dalla maggior parte di quelli che si considerarono ingannati dalle sue false predizioni.
Il successore di Russell
Delusi e amareggiati molti seguaci di Russell si dispersero, cercando altrove la verità e la salvezza. Le lampade (= la setta) furono sul punto di spegnersi. Ma il legale di Russell, Joscph Franklin Rutherford, riuscì a prendere in mano la direzione dei pochi superstiti e fare opera di salvataggio. Vi erano interessi di natura economica.
Rutherford era abbastanza astuto ed autoritario. Col suo despotismo fece fuori i suoi avversari, con l'astuzia reclutò nuovi seguaci. Egli era convinto che la setta poteva essere salvata e incrementata col rilancio delle profezie sulla fine del vecchio mondo e l'inizio prestigioso della nuova umanità.  Scrivono i testimoni:
 
“All'opera di far discepoli contribuì in quei giorni una nuova attività di predicazione, ".la campagna dei milioni". Dava risalto alla distribuzione del libro di 128 pagine Milioni ora viventi non morranno mai. Il libro s'imperniava su una conferenza in origine intitolata: " Il mondo è finito, milioni ora viventi non morranno mai ", pronunciata da J. F. Rutherford a Los Angeles il 24 febbraio 1918 e pubblicata nel nuovo libro” .
Nel libro si legge:
 
“Dal fatto che il vecchio mondo è destinato a cessare e scomparire per dar luogo all'ordine nuovo, dal fatto che l'anno 1925 segna il momento della risurrezione dei fedeli vincitori dell'Antico Testamento e l'inizio della Ricapito- lazione, si può prudentemente arguire che milioni di co- loro che vivono attualmente, nel 1925 continueranno a restare nel mondo. Fondati sulle premesse custodite nella parola di Dio, dobbiamo giungere alla conclusione positiva e inconfutabile (?) che milioni che oggi vivono, non morranno mai” .
 
L'anonimo cronista di questa storia, anche lui testimone di Geova, continua: a informarci:
 
“L'anno 1925 venne e trascorse. Come classe gli unti seguaci di Gesù erano ancora sulla terra. Come individui molti di loro erano scesi nella tomba. I fedeli uomini i l'antichità, Abramo, David ed altri, non erano stati risuscitati per divenire principi della terra...”.
Il cronista continua:
 
“Anna MacDonald ricorda: " Il 1925 fu per molti fratelli un anno triste. Alcuni di essi inciamparono; le loro speranze s'infransero. Avevano sperato di vedere alcuni degli 'antichi degni' risuscitati. Invece di considerarla una ' probabilità', essi la presero come se fosse 'una certezza', e alcuni si prepararono per attendere la risurrezione dei propri cari. Personalmente io ricevetti una lettera dalla sorella che mi aveva portato la verità. Ella mi avvisava che era sbagliato ciò che mi aveva detto "”.
E ora considerate: - Se ciò che aveva detto quella sorella era sbagliato, come mai aveva potuto portare la verità? Aveva certamente portato l'errore e la menzogna.
- Se ciò che aveva annunciato Rutherford era solo una “probabilità”, come mai si era espresso con quelle parole già ricordate: , “Dobbiamo giungere alla conclusione positiva e inconfutabile che milioni che oggi vivono, non morranno mai?”.
A motivo di questo secondo mancato appuntamento di Geova, “il popolo di Dio (= la classe dei dirigenti della setta) dovette aggiustare il proprio pensiero circa l'anno 1925”. In parole più chiare, i russellisti dovettero ammettere che la profezia di Rutherford era risultata falsa, e cercare altre vie per illudere e ingannare.
Franklin Rutherford morì di cancro nel 1942. Le promesse da lui lette nella Parola di Dio non gli assicurarono l'immortalità.
Il terzo presidente
Nathari Knorr, il terzo presidente, ebbe in mano le sorti della setta per un quarto di secolo. Fra vivo quando Rutherford fece la inconfutabile profezia che milioni allora viventi non sarebbero morti iamais. Ora Nathan Knorr è morto e seppellito da tempo ". (Nathan Knorr mori nel giugno 1977. Ma la notizia della sua morte fu data in Italia dopo quattro mesi, nella Torre di Guardia del l' ottobre 1977, a pagina 591. Di lui ivi è detto: “Ci rallegriamo ancora di più perché viviamo nel giorno in cui coloro che hanno la speranza celeste, terminando il loro corso terreno sono mutati in un momento e destati incorruttibili”. Ci sia permesso osservare che Nathan Knorr non è stato né, mutato in un momento né destato incorruttibile. E' morto come tutti gli altri! Il suo corpo si è, putrefatto nella terra, e Dio ha già pronunciata la sentenza del suo eterno destino (Ebrei 9, 27)).
 
Anche Nathan Knorr,  non  meno astuto  dei  suoi predecessori, sfruttò al massimo il tema “prossima fine del mondo” nel secondo dopoguerra come Rutherford aveva fatto dopo il primo conflitto mondiale. Sono tempi, senza dubbio, di grande disorientamento per molte persone e perciò assai adatti a diffondere le più assurde speranze, trovando sempre gente che le creda.
Tra gli strumenti dell'astuta propaganda di Nathan Knorr va ricordato in modo particolare il libro che ha per titolo Vita Eterna nella libertà dei figli di Dio. Il libro non porta nome di autore, è cioè anonimo, come tutti gli scritti geovisti, ed è stato presentato come opera della setta il sabato 25 giugno 1966. Non esprime perciò opinioni private, ma gli insegnamenti ufficiali dei capi.
Trascriviamo alcune frasi da codesto libro:
“In questo ventesimo secolo è stato fatto uno studio indipendente che non segue ciecamente qualche tradizionale calcolo cronologico della cristianità, e lo stampato calcolo del tempo che risulta da questo studio indipendente indica la data della creazione dell'uomo come il 4026 a. E. V. (= avanti Era Volgare). Secondo questa fidata cronologia biblica seimila anni dalla creazione dell'uomo termineranno nel 1975, e il settimo periodo di mille anni della storia umana comincerà nell'autunno del 1975 E.V. (= Era Volgare).
 
Per capire questo linguaggio geovista bisogna ricordare che, secondo il loro insegnamento (non quello della Bibbia), un regno millenario di Cristo sarebbe inaugurato con la battaglia di Armaghedon (Apocalisse 16, 16). Sempre secondo l'erroneo insegnamento geovista, Cristo, apparendo visibilmente, distruggerebbe Babilonia la Grande (= la cristianità) e tutti gli altri popoli della terra; i morti risorgerebbero, i membri della setta di Serie A sarebbero esaltati in cielo, mentre quelli di Serie B (le altre pecore) rimarrebbero vivi e vegeti su questa terra messa completamente a nuovo.
Questa grande svolta dell'umanità è stata dunque profetata da Nathan Knorr per l'autunno del 1975!
Come se tanta chiarezza non bastasse, alla pagina 35 dello stesso libro, la tabella delle date significative dalla creazione dell'uomo, preparata dalla intellighenzia della setta a uso e consumo di gente assai ignorante, indica l'anno 1975 come fine del 6' giorno di 1.000 anni dall'esistenza dell'uomo (al principio dell'autunno).
Aggiungiamo infine che i tdG fino all'anno 1973 hanno pubblicizzato il suddetto libro nel modo seguente:
“Vita eterna nella liberà dei figli di Dio. Potete leggervi come e quando dovrà venire la liberazione, e come sarà allora la vita. La sua tabella cronologica rivela che rimangono  pochi anni a questo attuale sistema di cose malvagio.
Ognuno di noi sa molto bene che l’anno 1975 venne e passô senza che la profezia di Nathan Knorr si avverasse! Ancora una volta Geova ha mostrato di essere un falso dio! Prima no, poi si
Quale atteggiamento hanno preso i tdG dopo ii fallito adempimento delle loro profezie? 0 piutto­sto quali ordini di caserma vennero impartiti dal cervello della setta alle squadre di lavoro?
In un primo tempo, fino a pochi anni fa, biso­gnava affermare a spada tratta che mai i tdG avevano fatto profezie sulla fine del mondo. Scrive un ex testimone di Geova:
Con le mie orecchie ho sentito dire dall’anziano nella sala del regno quasi in tono di sfida: “Chi ha detto che nel 1975 doveva venire la fine di questo mondo?.
 
E commenta:
 
Che faccia tosta! Chi ha scritto il libro Vita eterna nella libertà dei figli di Dio? Forse io o l’organizzazione del tdG con sede a Brooklyn?
Dopo  tutto l’anziano di cui qui si parla, non faceva altro che ripetere ció che scriveva La Torre di Guardia fin dall’aprile 1975, pochi mesi prima dell’attesa fine:
Le pubblicazioni del tdG hanno mostrato che, secon­do la cronologia biblica, sembra (!) che 6.000 anni di esi­stenza dell’uomo termineranno a metà degli anni settanta. Ma queste pubblicazioni non hanno mai detto die allora sarebbe venuta Ia fine del mondo. Ciò nondimeno, sono state fatte notevoli congetture persoriali a questo riguar­do
E’ chiaro che si tratta di affermazioni menzo­gnere. Per convincersene basta ricordare che pro­prio nelle pubblicazioni dei tdG è detto che nel citato libro Vita eterna nella libertà dei figli di Dio si poteva leggere come e quando dovrà venire la liberazione, cioè la fine di questo sistema malvagio di cose.
E’ falso dunque affermare che si tratta di con­getture personali , tanto più che è risaputo che qualunque cosa viene pubblicata nei libri e nelle riviste dci tdG deve prima essere vagliata dal comitato  degli scrittori, composto da alcuni membri del Corpo Direttivo di Brooklyn, N.Y.
In un secondo tempo, dopo anni di tentativi d'inganni, i dirigenti della setta hanno deciso di cambiare tattica. Oggi ammettono di avere sbagliato. Hanno scritto:
“I tdG non pretendono di essere profeti ispirati. Hanno fatto sbagli. A volte, come gli apostoli di Gesù Cristo, hanno atteso cose che non si sono realizzate. - Luca 19:11; Atti 1:6”.
E ancora:
 “Le Scritture forniscono dati cronologici relativi alla presenza di Cristo, e i tdG li hanno studiato con vivo interesse (Luca 21.-24; Dan. 4:10-17) (... ). E' vero che i tdG hanno fatto sbagli nel loro intendimento di quello che sarebbe accaduto alla fine di certi periodi di tempo, ma non hanno commesso l'errore di perdere la fede” .
Osservazioni
a) Prendiamo atto, anzitutto, che i tdG non pretendono di essere “profeti ispirati” e che “hanno fatto sbagli” nel loro intendimento di quello che sarebbe accaduto alla fine di certi periodi di tempo cioè nel loro intendimento delle Scritture. Stando così le cose, il Corpo Direttivo non può avanzare la pretesa di essere il canale infallibile della mente e della volontà di Dio. Può sbagliare, di fatto ha sbagliato.
Il Credo insegnato dalla Chiesa Cattolica è rimasto sempre lo stesso, da duemila anni! Se vi sono stati cambiamenti, non riguardano la sostanza della dottrina.
b) A giustificare i loro errori i tdG citano la Scrittura: Luca 19, 11; Atti 1, 6. Si tratta ancora una volta d'un uso aberrante o abuso della Parola di Dio. Vediamone le ragioni:
Luca 19,11: “Poi, stando essi in ascolto, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme e quelli credevano che subito dovesse apparire il regno di Dio” (Garofalo). Atti 1,6: “I convenuti dunque gli chiesero: "Signore, ripristini adesso il regno per Israele?”.
Nell'uno e nell'altro testo l'autore sacro (san Luca) testimonia la mentalità dei discepoli di Gesù e di altri loro correligionari che si aspettavano l'inaugurazione clamorosa del regno politico d'Israele da parte d'un Messia guerriero. Gli Apostoli di Gesù non facevano calcoli, solo ponevano domande al Maestro. Non fissavano tempi di scadenza.
c) Non così i tdG. Fin dall'origine della loro esistenza - che supera di poco i cento anni - sì sono qualificati profeti e hanno determinato date e scadenze di tempi, hanno voluto conoscere ciò che il Padre ha riservato a sé (cf. Atti 1, 7).
La Bibbia ci dà la chiave per poterli definire falsi profeti:
 
“Se tu pensi nel tuo cuore: "Come conosceremo la parola che Jahve non ha detto? ". Se il profeta ha parlato in nome di Jahve e la sua parola non si avvera, non si compie, Jahve non ha detto proprio questa parola. Il profeta ha parlato per presunzione: non avere timore di lui” (Deuteronomio 18, 21-22, Garofalo).
Anzi i tdG si sono qualificati da se stessi quando in un loro opuscolo hanno scritto:
 
“Tali profeti fecero predizioni del futuro in nome del loro dio. Se la predizione fatta in nome di un dio non si avverava, risultava che il dio era falso, che non era dio. Infatti, la prova di un vero dio si basava sulla facoltà di adempiere la sua profezia”.
Geova è un falso dio!
d) I dirigenti della setta si consolano dicendo che, malgrado gli sbagli nel loro intendimento circa la fine di certi periodi di tempo, essi non hanno commesso l'errore di perdere la fede.
Nulla di vero in tutto questo. I fatti dimostrano che centinaia di migliaia, anzi più di un milione di persone, hanno perso la fede geovista perché si rivelò alla loro mente come un cumulo di errori. Abbandonata coraggiosamente la setta, molti di loro sono ritornati alla cristianità e sono modelli di onestà e di fede nel vero Dio.
 
e) Per coprire la propria faccia, i tdG applicano agli altri, specie ai ministri della Chiesa Cattolica, le parole di Gesù in Matteo 7, 15-16:
 
“Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi sotto spoglia di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti”.
Si tratta ancora una volta d'un uso aberrante della Scrittura. I ministri della cristianità, specie della Chiesa Cattolica, non si sono mai qualificati come profeti e mai hanno stabilito scadenza di tempi. I geovisti sì, parecchie volte, e si sono rivelati falsi.
In quanto ai frutti, oltre a tante falsità e menzogne, i tdG hanno sul loro conto il fatto di aver corrotto la Bibbia. Scrive uno che fu dei loro:
 
“Avevo anche capito che il frutto più marcio, quello di peccare contro lo Spirito Santo attraverso una traduzione spuria della Bibbia, l'aveva prodotto proprio l'organizzazione che tanto si vantava dei  suoi frutti.
 
PARTE TERZA
LE NUOVE PROFEZIE
La truffa continua
I testimoni di Geova, ossia i dirigenti della setta, e i maestri comandati e debitamente rimunerati, sanno bene che in questa valle di lacrime vi sarà sempre gente affetta da grande ignoranza e perciò ,soggetta ad esser, ingannata; e gente furba e, senza coscienza capace d'ingannare e di sfruttare. Il tipo di propaganda finora descritto, martellare cioè l'idea d'una prossima fine del mondo con un cambiamento radicale a tutto vantaggio dei membri della setta, si è rivelato abbastanza producente. Alcune centinaia di migliaia di creature umane sono cadute nei lacci della propaganda geovista. Di queste vittime non poche centinaia di migliaia si sono già ricredute e, avendo scoperto l'inganno, si sono dissociate dalla setta. Ma alcuni ancora vi rimangono e altri vi cadono. Per questo motivo i tdG continuano a suonare la stessa musica, insistono cioè tenacemente su una prossima fìne, che apporterà grandi benedizioni a quanti li seguono e distruzione eterna a tutti gli altri.
 
A noi dispiace che alcune decine di migliaia di italiani siano ancora vittime di pochi astuti nostrani e forestieri. A farli ricredere, e come già è avvenuto ed avviene per tantissimi altri, sarebbe più che sufficiente il breve racconto che abbiamo fatto del mancato avveramento delle precedenti profezie geoviste. Ma poiché la truffa continua noi sentiamo il dovere di testimoniare la verità biblica per farla conoscere a quanti la cercano con cuore sincero.
La manovra aggiornata
Sulla fine del mondo i tdG hanno aggiornato la loro manovra. Da una parte si sforzano di far dimenticare quanto hanno detto e scritto nel passato, come già abbiamo documentato; dall'altra ripetono in modo più o meno velato le stesse Cose. Usano maggior circospezione a stabilire date di scadenza, ma fanno capire che “il giorno della resa dei conti è prossimo!” . Il loro attuale insegna- mento sulla fine del mondo è stato espresso nella seguente proposizione: “Ora siamo nel 'tempo della fìne ' (Matt. 24: 3-14; 2 Tim. 3: 1 -S; Luca 17: 26-30)” . E' una frase molto equivoca, com'è abitudine dei tdG. Per sapere perciò che cosa i geovisti dicono sulla fine del mondo oggi come oggi, bisogna leggere le loro pubblicazioni. Solo così il loro equivoco linguaggio si rivelerà nella sua cruda realtà e il loro inganno potrà essere svelato.
Oggi come oggi (in un domani possono cambiare) i tdG si soffermano di preferenza su tre punti:
Il primo. Sfruttano al massimo e in modo contorto e antiscritturale le parole di Gesù: “Questa generazione non passerà prima che tutto questo accada” (Marco 13, 30; Matteo 24, 34; Luca 21, 32).
Il secondo. Sfruttano pure, spiegandolo in modo contorto e antiscritturale, il libro di Daniele, specialrnente il capitolo 4, per convincere gli ignoranti che l'anno 1914 sarebbe stato preannunciato come l'inizio della fine o “ultimi giorni”.
Il terzo. Sfruttano al massimo, spiegandoli in modo Settario, alcuni testi biblici, specie quelli dove si parla di segni della fine.
 
Noi dimostreremo che la nuova manovra dei geovisti va contro l'insegnamento biblico; sì tratta solo d'una manovra come le precedenti, capace di convincere alcuni ignoranti e di preparare nuove delusioni a quelli che, pur avendo un po' di cervello ma nessuna preparazione religiosa, si sono illusi di aver trovato la verità nella setta dei tdG.
Questa generazione non passerà  ... (Marco 13, 30)
L'errore:
 
Si domandano i tdG: “Quale generazione aveva in mente Gesù?”. E rispondono con assoluta sicurezza: “La nostra generazione! Quella iniziata intorno all'anno 1914 e che finirà con la distruzione dell'attuale sistema di cose malvagio. Di essa non pochi sono morti, ma alcuni vivono ancora per vedere la fine” Il e... il trionfo!
Nella Torre di Guardia dei 15 dicembre 1977, a pagina 747, è scritto:
 
“Per quanto le condizioni del mondo siano tristi, esse danno a chi crede nella Bibbia (spiegata settariamente dai tdG!) una ragione per rallegrarsi, poiché Gesù disse: "Veramente vi dico che questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose non siano avvenute ". Per tale ragione, alcuni che videro l'inizio di questi tempi di afflizione saranno ancora in vita quando il celeste regno di Dio porrà fine all'attuale sistema di cose. (Matt. 24: 8,34)”.
 E ancora: “Ora si avvicina il grande giorno in cui gli appartenenti alla nostra generazione che saranno viventi potranno vedere che non sarà venuta meno una sola promessa di tutta la buona promessa che Dio ha fatto riguardo a un giusto governo mondiale... Il tempo del più grande cambiamento di tutta l'esperienza umana è prossimo!”.
Dichiarazioni geoviste di questo tipo sono innumerevoli. Non c'è numero della Torre di Guardia, dove non sia suonata la stessa musica.
La verità :
La spiegazione geovista delle parole di Gesù: “Questa generazione non passerà ecc.” è completamente errata. La Bibbia non dice ciò che ad essa fanno dire i tdG. Ciò che essi scrivono e dicono altro non è che una grossolana strumentalizzazione della Parola di Dio a scopo propagandistico per fare seguaci. Il numero è denaro!
Per conoscere la verità bisogna leggere e spiegare quella frase nel contesto in cui l'hanno collocata gli autori ispirati e non strappata settariamente da esso come fanno i tdG. Il contesto è il cosiddetto discorso escatologico di Gesù. La frase “Questa generazione non passerà ecc.” fa parte di quel discorso.
L'aggettivo escatologico indica che Gesù parlava di eventi connessi con la fine (èschaton = fìne). Di quale fine parlava Gesù?
Questo appare chiaro dalle parole che precedono o introducono il discorso di Gesù, cioè dal contesto. Riportiamo questa introduzione da tutte e tre gli evangelisti:
 
Marco 13,1-5: “Nell'uscire dal tempio, uno dei suoi discepoli gli dice: " Maestro, guarda che pietre e che costruzioni! . Gesù gli disse: " Vedi queste grandi costruzioni? Non ne sarà lasciata pietra su pietra che non sia distrutta ".
Quando si fu seduto sul monte degli Ulivi, dirimpetto al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogarono in disparte: " Dieci, quando questo avverrà e quale sarà il segno che tutto questo si compirà? "” (Garofalo).
 
Matteo 24, 1-3: “Mentre Gesù se ne andava, all'uscita dal tempio, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli notare le costruzioni del ternpio. Ma Gesù rispose loro: "Voi vedete, è vero, tutto questo? In verità vi dico: non resterà qui pietra su pietra che non sia rovesciata ". Quando si fu seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli lo avvicinarono in disparte e gli domandarono- " Dieci: quando avverrà questo, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo? "” (Garofalo).
 
Luca 21, 5-7. “E parlando alcuni a proposito del tem- pio, delle belle pietre e delle offerte votive di cui era or- nato, egli disse: " Di tutto ciò che vedete, verranno giorni in cui non resterà pietra su pietra che non sia rovesciata". Gli domandarono allora: " Maestro, quando dunque avverrà questo, e quale sarà il segno che tutto questo sta per accadere? "” (Garofalo).
Fine del tempio, non del tempo
Leggendo serenamente i testi qui riportati appare chiaro che la domanda rivolta a Gesù riguardava direttamente la fine del tempio, non del tempo.
In Marco, il più antico dei tre evangelisti detti sinottici, Gesù è interrogato solo sulla fine del tempio (Marco 13, 4). San Luca, che è l'ultimo dei tre e che più degli altri fece ricerche su ciò che scrisse (Luca 1, 1-4), segue Marco e parla solo della rovina del tempio.
Anche in Matteo Gesù è richiesto sulla data della fine del tempio: “Dicci quando accadranno queste Cose” (Mt. 24, 3), ossia quando “non resterà pietra su pietra” di quella costruzione (del tempio). Tuttavía Matteo, e solo lui, mette insieme anche la questione sulla fine del mondo e sulla seconda venuta di Cristo.
Perché quest'aggiunta?
a) Perché nella mentalità ebraica i due avvenimenti - fine del tempio e fine del mondo con la venuta (parusìa) del Messia - erano collegati l'uno all'altro: il primo, ossia la fine del tempio, richiamava alla mente il secondo. E poiché il Maestro aveva annunziato la fine del tempio era naturale che fosse posta la domanda anche sulla fine del mondo. La risposta di Gesù è un intreccio di affermazioni riguardanti ora l'uno, ora l'altro evento, perché i segni e i fenomeni relativi alla fine del tempio e di Gerusalemme sono simboli e prefigurazioni di quelli che precederanno la fine del mondo.
Rimane perciò vero che, secondo il contesto, Gesù intendeva parlare direttamente della fine del tempio, non del tempo. In questo convergono tutti e tre gli evangelisti. La domanda di fondo a lui posta riguardava la fine del tempio, non del tempo. Dell'una Gesù ne indica la data con approssimativa precisione (questa generazione); dell'altra afferma che nessuno conosce né il giorno né l'ora (cf. Matteo 24, 36).
b) In san Luca la distinzione tra fine del tempio e fine del mondo è più netta. Egli riferisce come Gesù qualche tempo prima del discorso escatologico, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:
“Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno pietra su pietra” (Luca 19,41-44).
Nel discorso poi escatologico, sempre secondo san Luca, Gesù dice:
“Quando vedrete Gerusalemme circondata da armate, allora sappiate che la sua devastazione è giunta. Allora quelli che sono nella Giudea fuggano sui monti, e quelli, che sono nella città se ne vadano; chi è nelle campagne non entri in città (... ); e cadranno a fil di spada e andranno prigionieri fra tutte le genti, e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché siano compiuti i tempi dei pagani” (Luca 21, 20-24, Garofalo).
 
A conclusione dì tutti questi segni e premonizioni Gesù ne indica anche il tempo: “in verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute” (Matteo 24, 34).
 
c) La generazione che Gesù aveva in mente non può essere, dunque, se non quella che vide il terrificante evento della distruzione del tempio e di Gerusalemme per opera dei Romani nell'agosto del 70 dopo Cristo. Dal tempo della predizione di Gesù erano passati circa 40 anni, quanti appunto ne sono assegnati a una generazione umana. Gesù si riferiva indubbiamente alle persone che dopo circa quarant'anni avrebbero visto, subìto e sofferto tutte quelle cose. Oggi quasi tutti i grandi studiosi della Bibbia spiegano le parole di Gesù nel senso spiegato da noi. A conferma diamo due autorevoli testimonianze:
La Bible de Jérusalem: “Quest'affermazione (Matteo 24, 34) riguarda la rovina di Gerusalemme e non la fine del mondo”. La Sacra Bibbia a cura di Salvatore Garofalo: “Nel v. 34 di Matteo è chiaro che la generazione ha un senso preciso. La durata media e convenzionale di una generazione è quarant'anni, e dalla morte di Gesù (anno 30) alla catastrofe di Gerusalemme (anno 70) trascorse appunto quel periodo di tempo”.
A conclusione dì tutti questi segni e premonizioni Gesù ne indica anche il tempo: “in verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute” (Matteo 24, 34).
 
c) La generazione che Gesù aveva in mente non può essere, dunque, se non quella che vide il terrificante evento della distruzione del tempio e di Gerusalemme per opera dei Romani nell'agosto del 70 dopo Cristo. Dal tempo della predizione di Gesù erano passati circa 40 anni, quanti appunto ne sono assegnati a una generazione umana. Gesù si riferiva indubbiamente alle persone che dopo circa quarant'anni avrebbero visto, subìto e sofferto tutte quelle cose. Oggi quasi tutti i grandi studiosi della Bibbia spiegano le parole di Gesù nel senso spiegato da noi. A conferma diamo due autorevoli testimonianze:
La Bible de Jérusalem: “Quest'affermazione' (Matteo 24, 34) riguarda la rovina di Gerusalemme e non la fine del mondo”. La Sacra Bibbia a cura di Salvatore Garofalo: “Nel v. 34 di Matteo è chiaro che la generazione ha un senso preciso. La durata media e convenzionale di una generazione è quarant'anni, e dalla morte di Gesù (anno 30) alla catastrofe di Gerusalemme (anno 70) trascorse appunto quel periodo di tempo”.
- E neppure si capisce perché i discepoli fino al momento dell'Ascensione insistono per sapere la data del suo ritorno (Atti 1, 7). Gesù si rifiuta di accontentarli. Il compito del credente è di pregare e lavorare per la realizzazione del Regno di Dio e attendere nella vigilanza il giorno della sua conclusione finale con la venuta di Cristo.
Tutto invece diventa chiaro se si ammette che Gesù aveva in mente la sua generazione e che par- lava della fine del tempio. Tuttavia colse l'occasione per ricordare anche un'altra fine  quella del tempo. L'una richiamava l'altra nella mentalità giudaica. 1 due temi e i due tempi sono fusi nel vangelo di Matteo.
Ma mentre della fine di Gerusalemme e del tempio Gesù indica il quando con sufficiente precisione, dell'altro evento escatologico non dà nessuna indicazione di tempo: “Non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Matteo 24, 42).
La profezia di Daniele
L'errore:
L'anno 1914 segna una data d'importanza decisiva nella propaganda geovista. Dimenticando la falsa profezia di Russell, secondo cui in quell'anno Cristo sarebbe dovuto tornare visibilmente su questa terra per distruggere la cristianità e glorificare la “casta vergine” (= i membri di Serie A della setta), oggi i tdG affermano che nel 1914 Cristo ha assunto il potere nel regno celeste di Geova, ma in modo invisibile. Quella data indicherebbe “la fine del tempo dei gentili”, ossia del tempo in cui le potenze pagane hanno spadroneggiato su questa terra, e l'inizio della prossima fine, ossia della venuta visibile di Cristo accompagnata dalla distruzione violenta e cruenta di tutti, eccetto lo sparuto numero dei tdG.
I tdG sono arrivati a quella data di comodo mediante un calcolo artificioso e fantastico che non ha alcun fondamento nella Scrittura. Vi è un grossolano errore di fondo che fa crollare inesorabilmente tutto il castello di carta costruitovi sopra.
 
Seguiamoli pazientemente lungo il loro tortuoso cammino:
a) Punto di riferimento è il capitolo quarto del libro di Daniele, dove si parla di un sogno di Nabucodonosor, re di Babilonia. Nel sogno il re vide un albero grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo (4, 8). Si dice poi che quell'albero fu tagliato, lasciando però nella terra “il ceppo delle sue radici finché siano passati per lui sette tempi” (4, 20-21). Dopo di che fiorirà di nuovo e crescerà (4, 23).
b) Ed ecco ora la spiegazione geovísta. L'albero raffigurerebbe il regno di Geova. Questo sarebbe stato abbattuto nel 607 avanti, Cristo. Sarebbe così iniziato il tempo dei gentili destinato a durare sette tempi' o anni. Alla fine dei sette tempi il regno di Geova risorgerebbe: è il ceppo che rifiorisce. La restaurazione del regno sarebbe avvenuta in modo invisibile nel 1914 perché nei sette tempi o anni è additata profeticamente tale data.
c) I tdG arrivano alla data  del 1914 nel modo seguente:
Trasformano i sette anni in giorni. Poiché si tratta di anni lunari, composti cioè di 360 giorni ciascuno (non di 365 come gli anni solari), ottengono come risultato il numero 2520, ossia sette tempi o anni lunari equivalgono a 2520 giorni. Fin qui nulla di straordinario (360x7 = 2520).
Le stranezze cominciano con la seconda operazione, mediante la quale i geovisti vorrebbero fare intendere che i 2520 giorni equivarrebbero a 2520 anni.
Hanno scritto:
“La Bibbia stessa fornisce la chiave per determinare l'esatta durata, dicendo: " Un giorno per un anno " (Num. 14: 34; Ezec. 4: 6) . Questo vuol dire che i 2.520 giorni profetici fìnirono 2520 anni effettivi dopo la desolazione di Gerusalemme a.E.V. Quando sarebbe avvenuto questo? Dall'ottobre del 607 a.E.V. all'ottobre dell'anno 1 a.E.V. vi sono 606 anni interi; dall'ottobre dell'anno 1 a.E.V. all'ottobre dell'anno 1 E.V. c'è un anno; dall'ottobre dell'anno 1 E.V. all'ottobre del 1914 E.V. ci sono 1.913 anni. Som- mando queste cifre (606+1+1.913) abbiamo 2.520 anni. 1 Il sette tempi " finirono dunque nell'ottobre del 1914 E.V.,, e fu allora che, benché invisibile a occhi umani, Gesù Cri- sto ricevette il dominio sul mondo del genere umano” .
 
La verità
Nell'abuso che i tdG fanno del capitolo quarto di Daniele vi sono numerosi errori. Noi ci limitiamo a mettere in maggiore evidenza soltanto quattro.
I. - Il primo di questi riguarda il computo o calcolo dei 2520 anni, con cui stabiliscono il 1914 come fine del tempo dei gentili e inizio del dominio invisibile di Cristo. Si tratta d'un autentico inganno.
Per scoprirlo bisogna tener presente che i geo- visti ottengono il numero 2520 moltiplicando 7 per 360, ossia calcolano il tempo trascorso dal 607 avanti Cristo al 1914 dopo Cristo in anni lunari, non solari.
Ma di fatto, ossia nella realtà del tempo, dal 607 avanti Cristo al 1914 dopo Cristo sono trascorsi 2520 anni solari, che sono di 365 giorni ciascuno senza considerare i bisestili. In altre parole, non bastano 2520 anni lunari per coprire la distanza che dal 607 avanti Cristo porta al 1914 dopo Cristo.
Per avere la misura esatta del tempo trascorso dal 607 avanti Cristo al 1914 dopo Cristo, ossia per avere gli anni effettivi, bisogna aggiungere cinque giorni a ogni anno. Mediante questa operazione si ottengono 12.600 giorni (2520 x 5 = 12.600). Questi giorni, trasformati in anni solari, equivalgono * 34 anni e 190 giorni (12.600 : 365 = 34 anni solari * 190 giorni).
Questi 34 anni solari e 190 giorni realmente trascorsi dal 607 avanti Cristo al 1914 dopo Cristo non sono conteggiati nel calcolo dei tdG. Sono omessi. Di conseguenza i loro 2520 anni (lunari) non ci fanno arrivare al 1914 dopo Cristo. Mancano 34 anni solari e 190 giorni. La misura usata dai geovisti è più corta della cosa (il tempo) misurata.
Il computo ingannevole dei geovisti ci fa arrivare al 1878 circa dopo Cristo, vale a dire al 1914 meno 34 anni e 190 giorni (senza contare i bisestili). La data del 1914, che ricorre continuamente nei libri e nelle riviste dei tdG, non ha alcuna giustificazione biblica. E' una data di comodo. E' un inganno.
 
2. - Il secondo errore consiste nella cosiddetta regola biblica stabilita arbitrariamente dai geovisti. A loro avviso, ciascuno dei 2520 giorni dev'essere considerato per un anno perché in Ezechiele 4, 6 è detto: “Un giorno per un anno, un giorno per un anno, ti ho dato”. La stessa norma sarebbe stabilita nel libro dei Numeri 14, 34.
Chi legge la Bibbia intelligentemente e non settariamente capisce subito che sia nel caso di Ezechiele 4, 6 che in quello di Numeri 14, 34 non si tratta di una norma generale, per cui sempre un giorno dovrebbe equivalere a un anno. Sono due casi particolari dov'è detto esplicitamente che Dio “assegna in giorni gli anni” (Ezechiele 4, 5); ossia in quel caso specifico farà che “un giorno corrisponda a un anno” (Ezechiele 4, 6). Se vi fosse una regola biblica per cui sempre un giorno equivale a un anno, non ci sarebbe stato bisogno che Dio assicurasse Ezechiele che i suoi quaranta giorni di penitenza sarebbero computati come quarant'anni.
Inoltre, se vi fosse la regola biblica di equivalenza tra giorni e anni, sempre che nella Bibbia si parla di giorni, bisognerebbe intendere anni.  Così, per citare solo qualche esempio, gli esploratori mandati da Mosè nella terra di Canaan  sarebbero ritornati  dopo  quarant'anni (cf. Numeri 13, 25); Mosè sarebbe rimasto col Signore quarant'anni senza mangiare pane né bere acqua (cf. Esodo 34, 28); Cristo avrebbe digiunato quarant'anni (cf. Matteo 4, 2) e sarebbe rimasto nella tomba tre anni ecc.
Quante assurdità nell'abuso che i tdG fanno della Scrittura!
3. - Il terzo errore riguarda la spiegazione che i geovisti danno dell'intero capitolo quarto di Daniele. E' una spiegazione nettamente contraria alla lettera e allo spirito del Sacro Testo.
a) Contraria alla lettera: Il regno, di cui Daniele racconta le vicende, non è il regno dì Geova, che Nabucodonosor avrebbe distrutto nel 607 a.C. Si tratta del regno di un uomo, a cui Dio aveva conferito autorità sulla terra conforme a Romani 13, l. Dice Daniele:
“Quell'albero sei tu, o re, che sei divenuto grande e potente; la tua grandezza ha toccato il cielo e la tua potenza l'estremità della terra” (Daniele 4, 18-19).
“Questo è il significato, o re, e la decisione dell'Altissimo che giunge al mio signore, il re, è questa: ti si allon- tanerà dagli uomini e la tua dimora sarà con le bestie selvatiche (…) e sette tempi passeranno su di te (... ). Il regno se ne va da te...” (Daniele 4, 21-22.28, Garofalo).
b) Contraria allo spirito: Certo la profezia di Daniele ha un adempimento o piuttosto un significato maggiore. Quale? L'albero tagliato e che risorge come prima, meglio di prima, ha come insegnamento che “i viventi sappiano che l'altissimo domina sul regno degli uomini e lo distribuisce a chi vuole e vi mette sopra anche il più umile degli uomini” (Daniele 4, 14; cf. 4, 22). Paolo direbbe: “Non vi è autorità che non venga da Dio” (Romani 13, 1). In effetti, Nabúcodonosor, dopo la dura prova dei sette anni, ristabilito nel suo potere, benedisse l'altissimo, “poiché la sua potenza è eterna e non c'è chi possa porre freno alla sua mano e possa dirgli " Che fai? "” (Daniele 4, 31-32, Garofalo).
Nulla di tutto questo nella spiegazione geovista. Ma vi è ancora di peggio. Introducendo abusivamente Gesù Cristo come rappresentante di Geova e l'infimo del genere umano, cadono nel blasfemo. Cristo non è rappresentante di Geova, ma molto, molto di più. Egli è l'Emmanuele, che significa Dio-con-noi (Matteo 1, 23), il vero Dio e vita eterna (1 Giovanni 5, 21). Il suo regno non è di questo mondo come quello di Nabucodonosor (cf. Giovanni 18, 36).
La spiegazione geovista del capitolo quarto di Daniele è perciò contraria alla lettera e allo spirito del Sacro Testo e frutto solo di farnetiche elucubrazioni settarie.
4. - Il quarto errore infine riguarda l'anno 607 a.C., in cui secondo il calcolo geovista sarebbe stato abbattuto il regno di Geova. E' una data della massima importanza in tutto l'apparato propagandistico dei tdG, ma non ha nessun fondamento storico. Il calcolo geovista è superficiale Il e solo di comodo.
In effetti, oggi è universalmente affermato da tutti gli storici e gli studiosi della Bibbia che la fine del regno di Giuda (= regno di Geova secondo i tdG) deve essere datata nel 587 a.C., vale a dire venti anni dopo il 607.
E' certo anzitutto che nel 607 a.C. Nabucodonosor non era ancora imperatore. Egli sali al trono di Babilonia solo nel 605 a.C. In quell'epoca re di Giuda era Joakim con l'appoggio dell'Egitto. Joakirn regnò undici anni (cf. 2 Cronache 36, 4-5).
La politica di Joakim favorevole all'Egitto provocò la prima spedizione di Nabucodonosor, che assediò Gerusalemme nel 598 a.C. e dopo alcuni mesi la costrinse ad arrendersi. Si ebbe così la prima deportazione, ma non la fine dei regno di Giuda (cf. 2 Cronache 36, 6-7; 2 Re 24, 1-2).
Il nuovo re Sedecia, installato da Nabucodonosor, regnò a Gerusalemme per undici anni (cf. 2 Cronache 36, 11). Dopo alterne vicende provoca una nuova spedizione da parte di Nabucodonosor, e questa volta è la fine. Le mura di Gerusalemme vengono rase al suolo come pure i palazzi e le case borghesi e persino il Tempio, dopo essere stato saccheggiato (2 Cronache 36, 17-21). Ouesto avvenne nell'anno 587 a.C..
Raymond Franz, una volta membro del Corpo Direttivo, che si distaccò dalla setta geovista dopo 40 anni di servizio e in seguito a una forte crisi di coscienza, racconta:
“La data del 607 a.C. era ritenuta come il tempo della distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor (... ). Noi dedicammo molto tempo nella ricerca di prove, cioè di qualche fondamento storico a favore di questa data così importante, anzi cruciale nei calcoli per arrivare all'anno 1914. Carlo Ploeger, membro del quartier generale, in qualità di mio segretario fece ricerche in tutte le biblioteche dell'arca di New York per trovare qualcosa che potesse dare valore storico a quella data. Non trovammo assolutamente nulla a favore del 607 a.C. Tutti gli storici indicavano una data più tardiva di 20 anni, cioè il 587 a.C.” .
Stando così le cose, quando i tdG scrivono che “entro i primi di ottobre del 607 a.E.V., scomparve l'ultima traccia di sovranità giudaica”, affermano una cosa falsa, che nessuno, dico nessuno storico, condivide.
 
3. La prova dei segni
La  Bibbia  dunque  non  indica  il  nostro  tempo come quello della fine. Le parole di Gesù “Questa generazione ecc.” non si riferiscono alla nostra generazione; e il calcolo geovista dei sette tempi o anni di Daniele non ha alcuno valore. La data del 607 a.C., fissata dai tdG come punto di partenza, è completamente errata. No, nessuno conosce il quando della venuta del Signore (cf. Matteo 24, 36; Marco 13, 32; Atti 1, 7).
L'errore
Malgrado questa evidenza biblica, malgrado la esplicita dichiarazione dei geovisti che “non sono profeti ispirati” e che “hanno fatto sbagli nel loro intendimento di quello che sarebbe accaduto alla fìne di certi periodi di tempo”, essi continuano a suonare la stessa musica, ad affermare cioè che “ora siamo nel tempo della fine: - Matteo 24:3-14; 2 Tim. 3: 1-5; Luca 17: 26-30” .
Ne La Torre di Guardia del 15 ottobre 1982, pag. 9, è detto “che fra breve Dio (= Geova) metterà fine a questo malvagio sistema di cose”. La stessa rivista del 15 febbraio 1986, a pag. 6, annuncia la veniente ira di Dio (= Geova) e assicura che “anche se nessuno può conoscere con esattezza il giorno e l'ora precisi dell'apocalisse, le prove indicano che stiamo vivendo l' èra dell'apocalisse”. E benché nessuno possa conoscere il giorno e l'ora precisi ne La Torre di Guardia è detto che “fra breve (... ) Geova 'ridurrà in rovina quelli che rovinano la terra” .
Dopo, di che i membri della setta, i soli a essere risparmiati dall'ira di Geova, avranno una vita beata con abbondanza di cibi e di bevande come mostra con illustrazioni la stessa rivista (pagine 6 e 7). Infatti “Geova degli eserciti per certo farà per tutti i popoli... un banchetto di piatti ben oleati, un banchetto di vini chiariti, di piatti ben oleati pieni di midollo”. Questo è l'imminente paradiso dei testimoni di Geova!
Per convincere la gente (ignorante) di questo prossimo avvenire radioso, oggi la intellighenzia della setta insiste in modo particolare sul “segno plurimo o composito”. Sfruttando in modo particolare e con insistenza ossessiva alcuni testi biblici come 2 Timoteo 3, 1-5; Matteo 24, 7-24; Luca 21, 11-26 e altri ancora, afferma che tutti questi segni profetici si sarebbero avverati, tutti insieme, solo nella nostra epoca, e con precisione a comiciare dal 1914.
Dunque l'ira di Geova è prossima, imminente: “alcuni che videro l'inizio di questi tempi di afflizione saranno ancora in vita quando il celeste regno di Dio (= Geova) porrà fine all'attuale sistema di cose (Matt. 24: 8,34)”.
La verità
Quanto sia distorto e settario l'uso che i geovisti fanno della Bibbia anche nella prova dei segni o segno plurimo apparirà dall'analisi che ora faremo dei principali testi biblici da loro sfruttati in questa nuova manovra. Cominciamo dalle parole di san Paolo a Timoteo in 2 Tim. 3, 1-5. Di questo testo biblico i tdG hanno scritto:
“La Parola di Dio predisse che in questi "ultimi giorni " gli uomini sarebbero stati 'amanti di se stessi, senza affezione naturale, senza padronanza di sé, senz'amore per la bontà' (2 Tim. 3: 1-5).
Rispondiamo: Riportiamo anzitutto per intero il testo paolino: “Sappi poi questo, che negli ultimi giorni sopravverranno tempi difficili. Infatti gli uomini saranno pieni di amor proprio, amanti del denaro, millantatori, orgogliosi, diffamatori, incontinenti, spietati, senz'amore per il bene, delatori, temerari, gonfi, amanti del piacere più che amanti di Dio, simulanti una pietà la cui vera forza disprezzano. Anche da costoro allontanati!” (Garofalo).
Spiegazione:
a) Notate, prima di tutto, che san Paolo non dice questi 'ultimi giorni', ma soltanto ultimi giorni, senza questi. I tdG vi aggiungono questi, e allora gli ultimi giorni', diventano nella loro astuta insinuazione i nostri giorni. L'inganno è già fatto senza che i meno accorti se ne avvedano.
b) L'espressione biblica “ultimi giorni o tempi” non indica il quando della fine del mondo o l'era dell'apocalisse, ma tutto il tempo che va dalla prima venuta di Cristo sulla terra, circa duemila anni fa, alla sua seconda venuta. In Atti 1, 17, per esempio, sono detti “ultimi giorni” quelli in cui lo Spirito Santo discese sui credenti in Cristo. Parimenti san Pietro, nella sua Prima Lettera (1, 20), riferendosi alla vita terrena di Cristo dice che “si è manifestato negli ultimi tempi”.
c) Ultimi tempi o  giorni in senso biblico equivalgono a un periodo indeterminabile da mente umana, che si estende dal tempo di Cristo fino alla sua seconda venuta o parusìa. Agli “ultimi tempi o giorni” in senso biblico appartiene sia l'epoca in cui visse Timòteo sia quella in cui i missionari cattolici dall'Italia portarono la Bibbia e la fede nel Regno di Dio ai popoli anglosassoni semibarbari (alto Medioevo) sia la nostra epoca; e appartengono pure tutte le epoche che verranno, compresa l'ultima, quando “cieli e terra bruceranno” (2 Pietro 3, 3-7), che solo Dio conosce (cfr. Atti 1, 8).
d) Aggiungiamo ancora, a conferma della nostra spiegazione, che se Paolo voleva indicare i nostri giorni con l'espressione “ultimi giorni”, la sua raccomandazione a Timoteo di tenersi lontano dai malvagi (2 Tim. 3, 5) non  avrebbe senso. Timòteo è morto da secoli!                           A lui Paolo raccomandava di tenersi lontano dagli uomini del suo tempo e chiamava quel tempo “ultimi giorni”.
Il segno plurimo o composto
Come già abbiamo detto, oggi le squadre geoviste, nella loro ossessiva propaganda e nello sforzo di far seguaci (il numero è denaro!), annunciano prossima la fine in base al segno composito formato da molte prove. A loro avviso, tutti gli aspetti di questo segno sarebbero visibili nell'arco di questa generazione, quella iniziata alcuni anni prima del 1914. Dunque ci siamo!
 
“Gesù promise che alcuni della generazione di quelli abbastanza grandi da essere testimoni del suo inizio sarebbero stati in vita quando la grande tribolazione vi avrebbe posto termine” (Matteo 24:32).
Ma dove sono gli aspetti visibili del segno composito?" Ecco la verità contrapposta all'errore:
I. - “Insorgerà, infatti, popolo contro popolo e regno contro regno” (Matteo 24, 7).
I geovisti ci dicono che “secondo un calcolo effettuato nel 1969 dall'Accademia norvegese delle Scienze, dal 3600 a.E.V. (= avanti Cristo) a oggi il mondo ha visto 14.531 guerre”. Non è dunque vero che le parole dell'Apocalisse “Al cavaliere fu dato il potere di togliere la pace dalla terra” (Apoc. 6, 4) hanno compimento solo in queste generazioni. Tutte le epoche o generazioni, fin da tempi remotissimi, hanno subìto il castigo o flagello della guerra su scala mondiale.
Basta pensare, nei secoli prima di Cristo, alle grandi potenze di Assiria, Babilonia, Persia, Egitto, Grecia col suo Alessandro Magno, Roma. Tutto il mondo allora conosciuto era in guerra con o contro una delle grandi potenze belligeranti. Le cose non sono molto cambiate dopo Cristo: Vandali, Bisanzio, Islam, Turchi, Carlo Magno, Imperatori tedeschi; poi le potenze coloniali di Portogallo e di Spagna dall'Europa fino al Giappone e nelle terre del Nuovo Mondo; poi l'Inghilterra col suo immenso impero coloniale, la Francia col suo Luigi XIV, sulle cui terre non tramontava mai il sole; poi Napoleone e la Russia coi suoi Zar.
No, non è vero che la nostra epoca abbia visto o subìto più guerre rispetto alle epoche prece- denti. E' vero piuttosto il contrario nel senso che la tregua seguita alla guerra del 1939-1945 si può designare come il più lungo periodo di pace che l'umanità abbia goduto, anche se non sono mancate guerre locali con numerose vittime. Nel nostro tempo qualsiasi iniziativa di guerra è condannata da tutti i benpensanti. Prima non era così.
Dispiace dirlo, ma bisogna dirlo: i tdG sono contrari ad ogni movimento pacifista. Allo scopo della loro propaganda, per poter mostrare a gente ignorante e interessata gli inesistenti segni d'una prossima fine, a loro fa comodo che si parli di guerra, che vi siano pericoli di guerra. Ma questa sì che è barbarie!
La Bibbia non dice così. Quanto sono belle le parole di Gesù: Beati gli operatori di pace! (Matteo 5, 9).
2. - “In ogni luogo vi saranno carestie” (Matteo 24, 7).
I tdG vorrebbero far credere che nel secolo XX l'umanità sia stata colpita da carestie in misura maggiore che nei secoli passati. Ma che cosa dicono i fatti?
a) Uno sguardo al presente. Se diamo uno sguardo alle nazioni d'Europa e d'America come pure dell'Asia e dell'Africa, bisogna dire che mai l'umanità ha visto tanto benessere come negli ultimi 70 anni, dopo cioè il 1914. C'è, stata certamente fame e miseria durante e dopo le due guerre mondiali. Ma sia tra la prima e la seconda guerra, sia specialmente dopo la seconda, è andata sempre crescendo quella che si dice la società del benessere e del consumo. Oggi sia l'Europa sia l'America come pure l'Asia e in parte anche l'Africa producono tanti beni da superare il fabbisogno dei popoli di tutta la terra. Nel Medio Oriente lo sfruttamento delle immense risorse petrolifere ha arricchito quelli che una volta erano poveri.
b) Uno sguardo al passato. Ecco quanto scriveva l'Enciclopedia Italiana (Treccani) nel 1931:
Il Medioevo e anche l'età moderna conobbero pure forti carestie. Ricorderemo le carestie generali che afflissero l'intera Europa nell'879, nel 1016 e nel 1162; quelle che ingerirono in varie parti d'Italia nel 1334, 1591, 1632 (di cui parla il Manzoni), 1669; quella provocata in Germania dalla guerra dei contadini, le carestie inglesi del 1005 e del 1586, le carestie francesi del 1709, 1752, 1788, quella che afflisse l'Irlanda nel 1846-47, provocando l'esodo in massa della popolazione; le carestie del 1891-92, 1905, 1921 in Russia e quelle del 1887-89 e 1916 in Cina; infine, tra le terribili carestie scoppiate in tutta l'India o in vaste regioni, quelle del 941, 1022, 1033, 1149, 1790-92, 1838, 1861,
1899-1901”.
Se un paragone si vuol fare tra il secolo XX e quelli precedenti il conto torna senza dubbio a favore del presente.
3. - “Vi saranno grandi terremoti” (Luca 21, 1 1).
a) “Dai cataloghi sismici compiuti dai sismologi (Mallet, Perrey, Fuchs, O'Reilly, Rudolph, Montessus de Ballore, Mercalli, Baratta ecc.) e dai bollettini italiani e stranieri, che riportano le registra zioni di tutti gli osservatori sismici della Terra, si raggiunge una media di 80 scosse al giorno, ossia 30.000 terremoti all'anno sulla superficie della Terra e di questi una ventina con effetti letali per l'uomo...
Quello che è certo è, che i terremoti scuotono la Terra fin dalle prime ere geologiche; è noto che i movimenti orogenetici furono massimi nell'era primaria della Terra, poi subirono una fase di quiete nel Secondario, per riprendere l'attività nel Terziario e Quaternario”.
Da questi dati scientifici appare chiaro quanto sia settario il tema di propaganda dei tdG, secondo cui l'epoca posteriore al 1914 sarebbe stata caratterizzata da una recrudescenza di terremoti. Questo la scienza non lo dice. Semmai, è vero il contrario.
b) Ecco ora un breve elenco dei famosi terremoti dell'epoca moderna.
 
5 dicembre 1456. - Napoli e Italia meridionale: 30.000 vittime.
11 gennaio 1693. - Val di Noto (Siracusa): 60.000 vittime.
1 novembre 1755. - Lisbona: 60.000 vittime.
5 febbraio 1783. - Calabria: 30.000 vittime.
13 agosto 1868. - Perù: 70.000 vittime.
27 agosto 1883.     Stretto della Sonda: 35.000 vittime.
28 ottobre 1891.    Giappone: 200.000 vittime.
15 giugno 1896.     Kamaishi (Giappone): 30.000 vittime.
8 settembre 1905.   - Calabria: 3.000 vittime.
18 aprile 1906. -   San Francisco di California: 2.000 vittime.
28 dicembre 1908.   - Messina e Reggio Calabria: 100.000 vittime.
13 gennaio 1915. -  Marsica: 30.000 vittime.
1 settembre 1923. - Tokyo e Yokohama: 300.000 vittime.
27 dicembre 1939.    Anatolia di NE: 42.000 vittime.
23 novembre 1980.     Irpinia: 9.000 vittime.
 
4. - “Qua e là pestilenze” (Luca 2 1, 1 1).
Certo, anche nell'arco di vita delle persone oggi esistenti vi sono stati milioni di morti a causa di malattie e pestilenze. L'influenza spagnola fece morire molte persone subito dopo la prima guerra mondiale. Ogni anno milioni di persone muoiono per affezioni cardiache o di cancro. L'AIDS fa le sue vittime e crea panico dappertutto. Questo è l'aspetto negativo del fenomeno.
Ma perché non dire l'altro aspetto della verità? Perché non dire che anche nei secoli passati milioni e milioni di creature umane sono state mietute dalla peste, dalla malaria, dalla tubercolosi, dalla lebbra? Perché non dire che negli ultimi decenni - dopo il 1914 - la medicina ha fatto maggiori progressi che non nei millenni che ci hanno preceduto? Perché non dire che la malaria, la tubercolosi, la peste, le febbri influenzali sono oggi controllate meglio che nel passato o addirittura scomparse? Perché non dire che oggi la media della mortalità è diminuita in tutte le parti del mondo e si pone il problema degli anziani in modo più assillante che nelle generazioni passate?
5. - “Moltiplicandosi la iniquità, si raffredderà la carità dei più” (Matteo (24, 12).
Ai tdG, che strumentalizzano settariamente Matteo 24, 12, rispondiamo con la Bibbia e con un breve riferimento alla storia.
a)  Parlando  alla  folla  accorsa a Gerusalemme da ogni parte della terra san Pietro disse: “Guardatevi da questa generazione perversa” (Atti 2, 40). Dunque anche allora illegalità e criminalità dilagavano dovunque in modo tale che quella generazione era qualificata come perversa .Alcuni decenni dopo san Paolo scrisse a Timoteo nei termini che conosciamo (pp. 49-50). Dunque anche nel primo secolo dell'Era Cristiana vi era tanta malvagità!
b) E ve ne fu, non meno di,  oggi, nei secoli che seguirono. Pensate ai disordini sociali durante la decadenza dell'Impero Romano (secolo quarto e quinto). Pensate ai Vandali, la cui efferatezza diede origine alla parola vandalismo. Pensate al Medio Evo coi suoi odi e vendette fino al sangue tra famìglie e famiglie, tra città e città. Pensate agli Innominati e ai don Rodrigo dell'epoca moderna coi loro bravi e i loro crimini contro persone incrini ed indifese. Pensato al banditismo, alle società segrete del secolo scorso.
c) Ma dobbiamo anche ammettere onestamente che anche nella nostra epoca vi è tanta brava gente - e sono i più! - amante del bene e della pace, laboriosa, onesta, sinceramente avversa a qualsiasi forma di criminalità, e con una forte. carica di amore.
Appartengono alla nostra epoca quei milioni e milioni di persone, giovani, adulti, donne, d'ogni nazione e d'ogni lingua che protestano contro ogni tipo di malavita organizzata, o dedicano parte o tutta la loro vita al servizio del prossimo, specie degli emarginati, handicappati, tossicodipendenti, lebbrosi. La Chiesa Cattolica e le comunità veramente cristiane assistono milioni di persone, senza distinzione di fede, in migliaia di ospedali, pensionati per anziani, orfanotrofi, e centri di assistenza di ogni tipo. Lo fanno non per politica, come malignamente van dicendo i tdG, ma unicamente perché Cristo ci ha insegnato di vedere Lui stesso in ogni uomo che soffre (cf. Matteo 25, 34-40).
I tdG non fanno nulla di tutto questo.
Il segno dei segni
Dicono i geovisti: Il messaggio del regno è predicato in oltre 200 paesi e isole. Ora, secondo Matteo 24, 14, questo è un segno che Geova metterà fine all'intero sistema di cose malvagio. Dunque ci siamo!
Come rispondere?
1 - Vediamo come di fatto stanno le cose. Facciamo solo alcuni esempi:
- In India e nel Bangladesh, in mezzo a una popolazione di 900 milioni di creature umane, c'erano nel 1986 solo 7203 tdG, uno per ogni 100 mila abitanti in India, e per 4 milioni e mezzo in Bangladesh. Quanti indiani hanno avuta predicata la buona notizia del regno? Quanto tempo deve ancora passare prima che abbiano la possibilità di sentirla e decidersi a favore o contro Geova? Oppure Geova li stritolerà nel nulla eterno in un prossimo futuro, entro questa generazione? Che razza di dio crudele è questo Geova?
- In Algeria, in mezzo a una popolazione di 22 milioni di abitanti, vi erano nel 1986 solo 43 Proclamatori geovisti, uno su 5 1 1000 persone. Quante di queste hanno ricevuto il messaggio del regno? E che dire della Cina"e della Russia dove la popolazione raggiunge complessivamente un miliardo e 300 milioni di abitanti e dove la propaganda geovista è quasi inesistente? Com'è possibile vedere avverata la profezia di Gesù “E questa buona novella del regno sarà proclamata per tutta la terra, in testimonianza in tutto il mondo. Allora verrà la fine?” (Matteo 24, 14, Garofalo).
- E le cose non stanno diversamente nelle altre parti della terra. In tutto il mondo i tdG sono circa 3 milioni, lo 0,06 per cento dell'intera popolazione globale (5 miliardi). Una goccia nell'oceano! Mentre è imminente (al dire dei geovisti) Armaghedon, col tremendo giudizio di un dio vendicativo (Geova), solo una infinitesima parte delle creature umane ha avuta predicata la buona notizia del regno.
2. - Questo, comunque, non è un problema per i tdG. A loro avviso, non sarebbe un proposito dell'amorevole Geova che tutte le genti arrivino alla conoscenza del Vangelo. Per salvare la faccia, i geovisti sono del. parere che solo delle persone, ossia soltanto alcune persone da tutte le nazioni, debbano essere fatte discepoli di Cristo.
Per giustificare questa loro eresia, i geovisti hanno corrotto la Bibbia, manomettendo il testo di Matteo 28, 19, che dice: “Andate, dunque, istruite tutte le genti” (Garofalo). il testo greco originale ha: pantatàéthne, che vuol dire tutte le genti. I tdG hanno tradotto: “Andate e fate discepoli delle persone di tutte le genti”, oppure, più recentemente: “Fate discepoli di persone di tutte le nazioni”; l'errore o eresia o corruzione della Parola di Dio rimane immutato.
 
Siamo ora nel “tempo della fine?”
In base alle spiegazioni e prove bibliche date finora appare chiaro quanto sia equivoca e ingannevole l'espressione geovista.- Ora siamo nel tempo della fine. Si tratta d'un inganno.
Per scoprirlo facciamo alcune precisazioni:
a) Si può' dire che siamo “nel tempo della fine” solo perché anche il nostro tempo appartiene agli' ultimi tempi, ossia all'epoca ultima della storia umana, iniziata con la venuta di Cristo sulla terra 1987 anni fa, e che sarà conclusa con la sua seconda venuta.
Ma è antiscritturale e quindi errato insinuare o affermare esplicitamente che il nostra tempo sia “il tempo della fine - come se fosse prossima, imminente la fine di questo sistema di cose malvagio. I tdG hanno fatto sbagli nel loro intendimento di quello che sarebbe accaduto alla fine di certi periodi di tempi; la loro insistenza su una prossima fine è solo una orchestrata propaganda per ingannare la gente. Continuano a voler sbagliare!
b) Gesù ha previsto questo uso disonesto della sua Parola e perciò avvertì:
“.Badate a non farvi ingannare. Molti verranno in nome mio dicendo: " Sono io! " e: " Il tempo è giunto
Non li seguite. Ma quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimento, non vi sgomentate: deve, infatti, prima accadere tutto questo, ma non è subito la fine” (Luca 2, 8-9; Garofalo'cf. Marco 13, 5-8; Matteo 24, 4-6)”.
Raramente, forse mai, troverete citate queste parole nei libri e nelle riviste dei tdG.
Dalla bocca stessa di Gesù siamo, dunque, avvertiti che le guerre, le carestie, i terremoti, le persecuzioni ecc. non sono segni (segno composito) d'una prossima fine. “Deve, infatti, prima accadere tutto questo, ma non è subito la fine”.
c) Deve  accadere tutto questo, vale a dire tutti questi eventi dolorosi avranno ancora luogo durante gli ultimi tempi, fanno parte del piano provvidenziale di Dio per condurre gli uomini alla salvezza. In altre parole, questi eventi straordinari appartengono alla storia - a tutta la storia - anche a quella iniziata con la venuta di Cristo, e sono segni della caducità del tempo presente. Dio vuol avvertirci continuamente che “Non abbiamo qui una città permanente, ma ne cerchiamo una futura” (Ebrei 13, 14, Garofalo).
Giustamente è stato osservato:
“Ogni epoca ha i segni predetti da Cristo affinché gli uomini pensino che la loro epoca sia quella della venuta del Signore e siano pronti. Ma la vera data della sua venuta Cristo non l'ha voluto dire”.
Perciò Gesù ha concluso il suo discorso dei segni con le parole tante volte ricordate:
“Quanto poi a quel giorno e a quell'ora, nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli del cielo, né il Figlio: lo sa sol- tanto il Padre” (Matteo 24, 36, Garofalo; cf. Marco 13, 32).
La creatura umana deve solo attendere - con grande fede e umiltà - vigilante e operosa. Ma l'umiltà è la virtù che manca assolutamente ai tdG.
“Parola di Qoélet, figlio di David, re di Gerusalemme: Non dire: " Perché in passato andava meglio che non ora?", perché non è da saggio una tale domanda I” (Qoélet 7, 10; Garofalo).
“Niente è nuovo sotto il sole” (Qoélet 1, 10).