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GEOVA
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CHI ERA COSTUI ?
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OPUSCOLO N° 3
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PICCOLA COLLANA
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- "I TESTIMONI DI GEOVA"
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- Per ricevere gli opuscoli
rivolgersi:
- Padre Nicola Tornese
- Viale S. Ignazio, 4
- 80131 NAPOLI tel.
081.545.70.44
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Il primo approccio
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- Sapete come si chiama Dio? - vi domanda a
bruciapelo il testimone di Geova che bussa alla vostra porta e vuol
essere ricevuto ed ascoltato ad ogni costo, anche contro la vostra
volontà.
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Si
chiama Dio! - voi
risponderete. - Oppure Gesù Cristo, Signore... non Allah o Brahma o
Budda o che so io.
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- No! - incalzerà
l'altro. Dio si chiama Geova. Questo è il vero nome di Dio
nella Bibbia. 1 vostri preti non hanno saputo o voluto dirvelo. Noi
veniamo a portarvi la verità, la luce, la salvezza!
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Sappiate che si tratta d'un
inganno.
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. La verità è che
Geova non è mai esistito. Le pagine che seguono ve ne daranno
la prova. Dividiamo in tre parti la nostra trattazione:
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1 I
nomi di Dio nella
Bibbia.
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2 La retta
pronunzia del Nome divino.
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3 Il significato
del Nome divino.
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Parte Prima
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NOMI DI DIO NELLA BIBBIA
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Nell'Antico
Testamento
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Nell'Antico
Testamento o Scritture Ebraiche,
come fanno dire
ai loro seguaci i capi della setta geovista, Dio è chiamato con vari
nomi: El, Elhoim, El Shaddai, Adon ecc. Ma questi nomi divini
erano generici e usati anche dai pagani per i loro dèi. Il vero Dio
- il Dio della Bibbia - ha voluto farci conoscere il suo proprio
nome, ossia ha voluto farci conoscere Chi Egli è. Il nome
infatti nello stile biblico indica la natura di chi lo porta, la sua
volontà ecc., come spiegheremo dopo.
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1Il racconto
della rivelazione del Nome proprio di Dio si trova in
Esodo 3, 13-15:
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“Allora Mosè
disse a Dio: "Ecco, io vado dai figli di Israele e dico loro: Il Dio
dei vostri padri mi ha mandato a voi! Ma se essi mi domandano qual è
il suo nome, che cosa risponderò?". Dio disse a Mosè: "Sono Colui
che sono". E aggiunse: "Ai figli di Israele dirai: 'Io-Sono' mi ha
mandato a voi". Dio disse ancora a Mosè: "Ai figli di Israele
parlerai così: lahve Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di
Isacco e Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome
in eterno, questo è il mio ri- cordo per sempre"”
(Garofalo).
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Facciamo due osservazioni: 1 - Dio si serve d'una forma o voce
verbale per rivelare il suo proprio Nome. Questa forma o voce
verbale tradotta in lingua italiana corrisponde a “lo-Sono”,
oppure in terza persona “Egli è”, e anche “Colui che è”. Questa è la
versione o traduzione o significato del Nome proprio di Dio, non
Geova.
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2 - Nella lingua ebraica, ossia nella lingua del-
l'Antico Testamento, il Nome proprio di Dio era scritto con quattro
lettere-consonanti, che trascritte, cioè riportate nel nostro
alfabeto, corrispondono a J H V H (in inglese YHWH). E' il sacro
tetra- gramma, ossia “quattro lettere” sacre. Diremo dopo, nella
Seconda Parte, come vanno pronunciate, ossia qual' è la retta
pronuncia del Nome di Dio nell'Antico Testamento.
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Nel Nuovo Testamento
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Nel Nuovo
Testamento o Scritture Greche Cristiane,
come dicono i
testimoni di Geova (tdG), Dio è chiamato semplicemente Dio (o Theòs),
centinaia di volte; oppure Signore (o Kyrios), ed anche
Padre (o Patèr) decine di volte, spesso nella forma ebraica Abbà,
che sta per Padre o Babbo (cf, Marco 14, 26, Galati 4, 6).
Mai Geova!
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Eppure, malgrado tanta luminosa evidenza,
testimoniata da migliaia di documenti antichissimi, come diremo dopo,
il Corpo Direttivo della società geovista ha alterato, ossia
corrotto, la Parola di Dio, introducendovi il falso nome
Geova ben 237 volte (Cf. l'opuscolo geovista Il Nome Divino
che durerà per sempre, pubblicato da La Torre di Guardia
nel 1984, p. 27). Tenta poi, con argomenti artificiosi e
contraddittori, di giustificare questa manipolazione della Bibbia.
Riesce a convincere persone di limi- tata capacità intellettiva, ma
non coloro i quali, seguendo, il consiglio di san Paolo, vogliono
accertarsi di ogni cosa (cf. 1 Tessalonicesi 5,21).
-
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Il
comportamento di Gesù
-
Come tutti sanno,
il Nuovo Testamento è la testimonianza dei fatti e dei
detti di Gesù conservata, trasmessa, scritta da coloro che hanno
visto le sue opere e ascoltata la sua predicazione. Che cosa dice il
Nuovo Testamento circa l'uso che Gesù faceva del Nome divino?
-
1 tdG sono del parere che Gesù, specie quando leggeva
le Scritture ebraiche, si discostava dalla pia pratica degli
Israeliti di non pronunciare il Nome di Dio, sostituendolo con
Adonai (= Signore). Noi Gesù avrebbe chiamato Dio col suo
proprio
-
nome. Quale? I geovisti non ve lo dicono chiaramente,
ma con insinuazioni più o meno velate vorrebbero farvi intendere che
Gesù chiamava Dio col nome di Geova.
-
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1 - L'errore:
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Hanno scritto:
“Gesù avrebbe seguito una simile tradizione non scritturale? (di non
nominare Dio). Difficilmente! Egli non si trattenne certo dal
compiere opere di guarigione di sabato, anche se questo significava
infrangere le regole di origine umana istituite dagli ebrei e
mettere addirittura a repentaglio la propria vita (Matteo 12,
9-14). In effetti Gesù definì ipocriti i farisei perché le loro
tradizioni andavano oltre l'ispirata Parola di Dio (Matteo 15, 1-9)
(Il
Nome
Divino ecc. p.14)
-
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La verità:
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a)
Non vi è
la minima traccia nei vangeli che Gesù si discostasse dalla pia
pratica dei Giudei di non pronunciare il Nome di Dio e sostituirlo
con Adonai. Si trattava d'una pia pratica, non di una
tradizione contro l'ispirata Parola di Dio. Con tale pia pratica i
Giudei volevano mostrare sommo ri- spetto per Jahve - il vero Dio -,
non andare contro la Legge, ma osservarla scrupolosamente (cf. Esodo
20, 7).
-
b)
I Giudei hanno accusato Gesù di violare il sabato, di voler
distruggere il tempio (cf. Marco 14, 58; -15, 29), di farsi uguale a
Dio (cf. Giovanni 5, 18), non di profanare il Nome di Dio.
L'avrebbero certamente fatto, se Gesù si fosse macchiato ai loro
occhi anche di questo crimine.
-
c)
Gesù definì ipocriti i farisei perché, mediante le loro tradizioni,
incoraggiavano di non onorare il padre e la madre (cf. Matteo
15,3-4). Come poteva egli andare contro quelle tradizioni che, al
contrario, avevano come scopo un maggiore, onore verso il Padre
celeste? Anche gli Ebrei dei nostri giorni non pronunciano quel
Nome. Sono forse tutti discepoli degli antichi farisei ?
-
2
- L'errore:
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Hanno scritto:
“E' quindi improbabile che Gesù si astenesse dal pronunciare il nome
di Dio, soprattutto se si considera che il suo stesso nome, Gesù,
signifìcava "Geova è salvezza"”.
-
La verità:
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a)
Per le
ragioni già dette e per altre che diremo in seguito è sommamente
probabile che Gesù pronunciava il sacro tetragramma
secondo la pia
tradizione dei Giudei. E' poi del tutto certo che egli non leggeva
il tetragramma con la falsa forma Geova. Nessuno al tempo di
Gesù, neppure il sommo sacerdote, chiamava Dio Geova. Questa forma
errata comparirà in una traduzione inglese della Bibbia nell'anno
1530 dopo Cristo.
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b)
Se il nome
stesso Gesù, era un motivo per non seguire la pia tradizione dei
Giudei, Gesù avrebbe chiamato Dio “Jahve”, non Geova. Infatti, Gesù
significa “Jahve è salvezza”. In effetti, la prima parte del nome
Gesù (in ebraico jeshúa, forma tardiva di jehóshúa) è
Jah, abbreviazione di Jahve, dove la vocale a, stando a
principio di parola, prende il suono di una e, secondo una nota
regola della grammatica ebraica.
-
-
( Cf. John L. McKerizie, Dizionario Biblico,
Cittadella Editrice, Assisi, sotto la voce Gesù Cristo (p.
393). Ne La Sacra Bibbia dei Dr. Giovanni Luzzi, in Matteo 1,
21 è detto che “Gesù vuol dire: Gèova salva”. Non si dimen-
tichi che il Dr. G. Luzzi tradusse e commentò la Bibbia prima del
1930. Allora si credeva erroneamente che il Nome divino si
pronunciasse “Geova”. In ogni modo, la stessa Bibbia dei Luzzi sa
che il Nome divino è Jahveh. Cf. commento a Esodo 3,
15).
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-
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3 - L'errore:
-
“Una volta,
mentre si trovava in una sinagoga, Gesù si alzò e lesse un brano del
rotolo di Isaia. Quel brano corrispondeva all'attuale Isaia 61: 1,
2, dove il nome di Dio ricorre più d'una volta (Luca 4- 16-21). Si
sarebbe egli rifiutato di pronunciare il nome divino che aveva sotto
gli occhi, sostituendolo con "Signore" o "Dio"? Ovviamente no. Ciò
avrebbe significato seguire la tradizione non scritturale dei capi
religiosi ebrei. Leggiamo invece che egli "insegnava loro come una
persona che ha autorità i loro scribi" (Matteo 7: 29)”.
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-
-
La verità:
-
-
a)
Il brano
di Isaia 61, 1-2 conteneva e contiene il sacro tetragramma.
Ma ciò
non comporta che Gesù abbia letto Geova o anche Jahve (retta
pronuncia). San Luca, che riferisce quell'episodio e cita Isaia
61,1-2, ci fa sapere che Gesù disse “Signore” (Adonai). lo credo più
alla testimonianza dello scrittore ispirato che alle supposizioni
setta- rie dei capi della società geovista.
-
h) Il fatto che poi Gesù parlava come uno che ha
autorità non invalida quanto abbiamo detto. Gesù infatti era
ammirato per ciò che diceva (discorso delle beatitudini cf. Matteo
7,29), per il suo insegnamento (cf. Marco 1, 22; Luca 4, 32), non
già perché pronunciava una parola in modo diverso dagli altri. Il
divino Maestro non si perdeva in questioni di pronuncia, ma mirava
alla sostanza delle cose. Egli insegnava Chi è Dio, piuttosto
che il modo di chiamarlo. Non imitava i farisei del suo tempo e gli
odierni giudei (= i tdG), che filtrano il moscerino e ingoiano il
cammello! (cf. Matteo 23,24).
-
-
4
- L'errore:
-
“In effetti, Gesù
insegnò ai suoi seguaci a pregare dicendo: "Sia santificato il tuo
nome" (Matteo 6: 9). E rivolgendosi in preghiera al Padre suo disse:
"Ho reso manifesto il tuo nome agli uomini che mi hai dati dal mondo
... Padre santo, vigila su di loro a motivo del tuo nome che tu mi
hai dato" (Giovanni 17: 6, 11)” .
-
- La
verità:
-
a)
Chiunque abbia una discreta conoscenza
della Bibbia e voglia farne uso onestamente, sa che nome nello stile
biblico non è una parola, una etichetta, da appiccicarsi a una
persona o a una cosa per distinguerla da un'altra. Nome nella Bibbia
indica ciò che una persona o una cosa è: la sua natura, la sua
volontà, i suoi propositi.
- Stando
così le cose, sbagliano volutamente i capi della setta geovista
quando insegnano che con le parole “Sia santificato il tuo nome”,
Gesù avrebbe insegnato ai suoi seguaci di rivolgersi a Dio
chiamandolo Geova. Si tratta di un grossolano errore, di una
mostruosa manipolazione della Parola di Dio.
-
In Matteo 6,9 Gesù istruiva i suoi
discepoli affinché pregassero perché tutti conoscessero Chi è Dio,
cioè conoscessero il vero Dio, in contrasto con gli dèi
pagani. Qui non c'entra affatto il vocabolo o nome con cui Dio deve
essere chiamato. La Bibbia interconfessionale in lingua corrente
rende Matteo 6,9 in modo molto appropriato. “Padre nostro che sei
nei cieli, fa' che tutti ti riconoscano come Dio” .
-
b)
Parimenti in Giovanni 17,6.11.26 le parole di Gesù: “Ho fatto
conoscere il tuo nome”, come pure le altre “a motivo del tuo nome”,
non significano affatto che Gesù abbia insegnato ai suoi seguaci di
chiamare Dio Geova o anche Jahve. 1 Giudei del suo tempo
sapevano qual era il Nome di Dio. Gli avrebbero riso in faccia se
pretendeva insegnare loro una cosa che già sapevano.
-
Le parole di Gesù in Giovanni 17,6.26
hanno un solo significato, vale a dire che egli aveva fatto
conoscere meglio di Mosè e dei Profeti, meglio degli scribi e dei
farisei, Chi è Dio, la sua natura, la sua personalità, i suoi
propositi di salvezza.
-
-
Comportamento dei primi cristiani
-
-
Neppure vi è
nel Nuovo Testamento il minimo segno che Gesù abbia istruito i
suoi discepoli di far sapere alle genti, cioè ai pagani, che Dio
debba essere chiamato Geova.
-
-
L'errore:
-
-
Hanno scritto:
“Molti di quelli a cui i seguaci di Gesù dovevano predicare non
avevano la minima idea di chi fosse l'Iddio che si era rivelato agli
ebrei col nome Geova. Come avrebbero potuto i cristiani far capire
loro chi era il vero Dio? Sarebbe stato sufficiente chiamarlo Dio o
Signore?
No. Le nazioni avevano i loro propri dèi e signori (1 Corinzi 8- 5).
Come potevano i cristiani fare netta distinzione fra il vero Dio e i
falsi? Solo usando il nome del vero Dio” .
-
-
La verità:
-
a)
Notate prima di tutto come i geovisti danno per certo e per vero ciò
che non è affatto né certo né vero: Dio non si rivelò agli Ebrei col
nome “Geova”. Questa errata forma del Nome divino
-
introdotta nella traduzione della Bibbia solo nel
1530 da William Tyndale. Prima di Tyndale nessun autore sacro o
traduttore della Bibbia ha chiamato Dio col nome Geova. Com'è
possibile che l'Iddio si sia rivelato agli Ebrei molti secoli
prima col falso nome di Geova?
-
b)
Cosa
ancor più grave è il fatto che la parola Geova non ha alcun
significato. “Geova” in ebraico non significa nulla, mentre Jahve
vuoi dire “Colui che è”, indica cioè il vero Dio come la fonte
dell'esistenza e della vita. Lo Spirito Santo, che guidava la
predicazione degli Apostoli e degli evangelisti (cf. Giovanni
14,26), avrebbe commesso un grosso errore se avesse suggerito ai
primi predicatori del Vangelo di far capire ai pagani il vero Dio
con una parola che non ha significato ".
-
c)
i discepoli di Gesù avevano avuto da lui il comando di insegnare
alle genti “ad osservare tutto ciò che egli aveva ordinato”
(cf. Matteo 28, 20). Egli aveva detto loro di chiamare Dio col nome
di Padre, non di Geova, (cf. Matteo 6, 9) e di spiegare loro
Chi è Dio, cioè conoscere il suo Nome in senso biblico come
egli l'aveva fatto conoscere (cf. Giovanni 17,6.26). Non è questione
di imparare e ripetere una parola, ma di venire a conoscenza d'una
dottrina, della via della salvezza.
-
d)
Questo
era l'essenziale. Questo hanno fatto i primi cristiani, soprattutto
Apostoli ed evangelisti, usando un linguaggio accessibile sia agli
Ebrei sia ai pagani, e precisando che il vero Dio non era uno dei
loro dèi o signori, ma Gesù Cristo, per mezzo del quale esiste ogni
cosa (cf. 1 Corinzi 8, 6). Egli era l'Adonai, cioè Signore di
tutti. A conferma sta il fatto che i primi predicatori e scrittori
del Vangelo, rivolgendosi agli Ebrei fuori della Palestina e ai
pagani, hanno fatto largo uso, anzi un uso preferenziale, della
Bibbia detta dei Settanta, la prima traduzione in lingua
greca del- l'Antico Testamento. E' un fatto storicamente accertato.
Questo fu provvidenziale, perché nei Settanta il Tetragramma è
tradotto quasi sempre
Kyrios
(= Signore - Adonai), una parola comprensibile ad
Ebrei e pagani ".
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-
-
Il Nel Dizionario
dei concetti biblici del N.T.,
a cura di L.
Coenen, Dehoniane, Bologna 1976, a pagina 1758 è detto- “Nuovi testi
ritrovati mostrano senz'ombra di dubbio che già i Settanta
hanno tradotto il tetragramma JHVH con Kyrios” (Adonai,
Signore).
-
-
-
e)
Con la parola Kyrios (Signore) i primi seguaci di Gesù davano
al mondo il vero concetto di Dio, vale a dire annunciavano a tutti
che l'unico vero Dio si era fatto presente in Gesù di Nazareth, il
Signore di tutti. Adorando Gesù essi erano certi di adorare il vero
Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. L'attesa del giorno
di Jahve si identifica con l'attesa del giorno del Signore Gesù.
-
San Paolo insisteva sulla signoria assoluta, suprema
e universale di Gesù: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei
cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù è
il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2, 10-11). “A gloria
di Dio Padre” vuol dire che l'unico vero Dio indicato nella Bibbia
col nome di Padre, è adorato e glorificato nell'adorazione del
Signore Gesù. Tra Padre e Figlio non vi è differenza essenziale.
L'uno e l'altro vanno collocati allo stesso livello divino. Cristo è
il Signore dei signori e il Re dei re (Cf. Apocalisse 17,14) come lo
è l'unico vero Dio (Cf. 1 Timoteo 6, 15).
-
f)
Fu dunque un
processo di chiarificazione conforme alle parole di Gesù (Cf.
Giovanni 16,12-13) quello operato dai primi predicatori del Vangelo,
soprattutto dagli Apostoli e dagli autori ispirati, quando essi
annunciarono il vero Dio col nome di Signore, lasciando da parte
Jahve (Geova non esisteva). Vi era il vantaggio che questo modo
di esprimersi liberava i seguaci di Cristo dall'apparire come una
setta giudaica. La nuova comunità voleva essere la Casa di tutti, il
nuovo Israele (Cf. Galati 6,16). In conformità al consiglio del loro
Maestro, i primi cristiani “non hanno messo vino nuovo in otri
vecchi” (Cf. Luca 5, 37). Hanno piuttosto lasciato indietro le cose
vecchie già passate e si sono attenuti alle nuove in Cristo (Cf. 2
Corinzi 5,17).
-
g)
E' lecito
domandarsi: Perché i tdG insistono tanto sull'uso del nome Geova?
La risposta non è difficile. Essi tentano di demolire tutto ciò
che i primi discepoli di Gesù, sotto la guida dello Spirito Santo,
hanno costruito. In altre parole, i primi cristiani, Apostoli ed
evangelisti, con un linguaggio appropriato, hanno voluto professare
e te- stimoniare l'identità tra Cristo e Jahve, ossia la divinità di
Gesù Cristo, il Signore dei signori (Cf. Apocalisse 17,14).
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I tdG, facendo la via a ritroso, vorrebbero fare di
Cristo un semplice vassallo di Geova.
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Ancora equivoci
e sofismi
-
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1 - L'errore:
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-
I tdG vorrebbero far intendere che la preoccupazione
principale dei primi cristiani era quella di chiamare e far chiamare
Dio col nome di Geova. Come prova citano le parole di san Pietro nel
giorno di Pentecoste, che sottolineò una componente essenziale dei
messaggio cristiano quando citò le parole di Gioele: “Chiunque
invocherà il nome di Geova sarà salvato” (Atti 2, 21; Gioele 2, 32)
.
-
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La verità:
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a)
Come
sempre, l'uso che i geovisti fanno della- Bibbia è arbitrario,
opportunista, settario. Ilel caso presente è da dimostrare anzitutto
che Gioele abbia chiamato Dio col nome di Geova. I
fatti indicano il contrario perché questo falso nome di Dio fu
inventato per errore nel 1530, circa duemila anni dopo Gioele, e
millecinquecento dopo san Pietro. Né Gioele né Pietro potevano
chiamare Dio Geova.
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b)
Il significato delle parole di Gioele e di Pietro non è quello
insinuato settariamente dal Corpo Direttivo geovista. Né Gioele né
Pietro volevano dire che, per essere salvi, bisogna chiamare Dio col
nome di Geova (o anche di Jahve). Nome vuol dire “Persona”
nello stile biblico. Invocare il Nome vuol dire “rivolgersi a una
persona”. Sia Gioele sia san Pietro volevano dire che per essere
salvi bisogna rivolgersi al vero Dio, cioè che la salvezza viene
solo dal vero Dio, non dai falsi dèi. Il nome qui non c'entra.
-
e)
Infine il Nome, cioè la Persona, a cui san Pietro si riferisce, è
quello di Gesù. Soltanto da Gesù può venire la salvezza (cf. Atti
4,22).
-
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“I cristiani
designano se stessi come "coloro che invocano il nome del
Signore" (cfr. Atti 9,14.21; 22,16; 1 Corinzi 1, 2; 2 Timoteo 2, 2);
però il nome "Signore" non è riferito più a Jahve, ma a Gesù (cfr.
Filippesi 2, 11; Atti 3, 16). Nel giorno del giudizio ci sarà
salvezza o condanna a seconda che si sarà invocato o no questo nome,
se sarà riconosciuto o meno Gesù come Signore (cfr. Atti 4, 12 e
Romani lo, 9)”
-
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2 - L'errore:
-
-
In modo simile i
tdG strumentalizzano le parole di san Giacomo, di cui in Atti 15,
14-15: “Simone ha narrato come Dio ha avuto cura di scegliersi tra
le genti un popolo per il suo Nome”. A parere dei geovisti, Simone
avrebbe detto che i pagani devono conoscere e chiamare Dio col nome
di Geova .
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-
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-
La verità:
-
-
a)
Anche qui come
nel testo precedente di Atti 2, 21 la spiegazione geovista è
superficiale e setta- ria. Ripetiamo ancora una volta che nome,
nello stile biblico, indica la persona. Invocare il Nome di Dio,
temere il Nome di Dio, consacrarsi al Nome di Dio ecc. significa
invocare, temere, consacrarsi alla Persona del vero Dio, qualunque
sia la parola usata per chiamarlo. Qui non c'entra affatto Geova.
-
b)
San Giacomo voleva dire che Dio, il vero Dio, aveva programmato fin
dall'eternità di chiamare anche i pagani (le nazioni) alla sua vera
conoscenza e adorazione. Trarre un popolo per il suo Nome significa
chiamare i pagani a far parte del popolo del vero Dio. Non vi
è nessun riferimento a come il vero Dio debba essere chiamato. E'
un'insinuazione settaria dei tdG.
-
3
- L'errore:
-
Hanno pure
scritto: “L'apostolo Paolo non lasciò dubbi sull'importanza che
aveva per lui il nome di Dio. Nella sua lettera ai Romani, cita le
stesse parole del profeta Gioele e incoraggia quindi i suoi conservi
cristiani a mostrare la loro fede in quella dichiarazione andando a
predicare il nome di Dio ad altri affinché questi pure potes- sero
essere salvati (Romani 10- 13-15)”
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-
La verità:
-
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a)
Leggendo il
contesto della Lettera ai Romani, cap. 10, appare chiaro che san
Paolo non parla affatto di Geova. Egli parla solo e sempre di Cristo
come termine della Legge (v. 4), come Signore (v. 9) e
afferma che chiunque crede in Lui (in Cristo) non sarà deluso (v.
11), applicando a Cristo ciò che in Isaia 28,16 è detto del
fondamento sicuro di salvezza cioè di Jahve.
-
-
b)
In questo contesto Paolo applica a Cristo il testo di Gioele:
“Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Gioele 2, 32;
Romani 10, 13). Né in Paolo né in Gioele c'è “Geova”. Paolo rivolge
le sue parole sia ai Giudei sia ai pagani. Non c'era proprio bisogno
di ricordare ai Giudei che per salvarsi bisognava invocare Jahve
(non Geova). Già lo sapevano. Egli vuole precisare sia coi Giudei
che coi pagani che solo la Persona di Cristo può salvare. Il Signore
da invocare è Cristo, non Jahve (Geova non c'entra affatto).
Applicando a Gesù il titolo di Signore, riservato solo a Dio
nell'Antico Testamento, è evidente che nel pensiero di Paolo l'opera
e la dignità di Cristo coincidono con l'opera e la dignità di Dio,
dell'unico Dio.
-
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Scrutate le
Scritture
-
-
L'insegnamento di
Gesù trasmesso prima a viva voce trovò la sua forma definitiva nelle
Scritture, che formano la seconda parte della Bibbia, cioè il
Nuovo Testamento, le Scritture Greche Cristiane dei tdG. Orbene
in tutto il Nuovo Testamento Dio non è chiamato mai Geova. Questo
falso nome di Dio non compare mai né per esteso né in forma
abbreviata". I tdG sono a conoscenza di queste cose, come si legge
in un loro opuscolo:
-
“Nessun manoscritto greco oggi in
nostro possesso dei libri da Matteo a Rivelazione contiene il nome
di Dio (cioè Geova) per esteso”.
-
Tuttavia la
intellighentia della società geovista ha introdotto il nome
Geova ben 237 volte nel Nuovo Testamento. Trova poi cavilli e
sofismi per giustificare il suo misfatto.
-
-
1 - L'errore:
-
-
Hanno scritto: “Significa questo
che il nome (Geova) non dovrebbe esserci? Ciò sarebbe sorprendente
in vista del fatto che i seguaci di Gesù riconobbero l'importanza
dei nome di Dio e che Gesù insegnò a pregare perché esso fosse
santificato” 18.
-
-
La verità:
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-
Nessuna sorpresa
per chi sa e vuol leggere e capire la Bibbia con onestà di mente e
di cuore. 1 seguaci di Gesù riconobbero l'importanza di far
conoscere Chi è
il vero Dio, non
già di insegnare
una
parola.
Questo vuol dire “riconoscere l'importanza del nome”.
-
Che Gesù abbia insegnato a pregare perché il Nome
fosse santificato non significa affatto che abbia detto loro di
invocare Dio col nome “Geova”. Al limite, Gesù avrebbe insegnato di
chiamare Dio col nome di “Padre”: “Padre nostro, che sei nei cieli...”.
Il senso delle parole di Gesù in Matteo 6,9 è radicalmente diverso
da quello che danno i tdG. L'abbiamo già spiegato.
-
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2 - L'errore:
-
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Spiegano i tdG: “Per comprenderlo,
occorre ricordare che i manoscritti delle Scrítture Greche Cristiane
che oggi possediamo non sono originali. 1 libri scritti di loro
pugno da Matteo, Luca e dagli altri scrittori biblici, essendo molto
usati, si logorarono rapidamente. Ne furono quindi fatte copie, che
a loro volta si logorarono e furono ricopiate. Oggi esistono
migliaia di copie delle Scritture,Greche Cristiane, ma la
maggioranza fu fatta a partire dal IV secolo dell'era volgare in
poi”.
- In altre
parole, l'assenza del nome Geova nel Nuovo Testamento sarebbe
dovuta al fatto che noi oggi possediamo un testo greco, nel quale
per negligenza dei copisti sarebbe stato eliminato il nome Geova.
Perciò il Corpo Direttivo si prese cura di reinserirlo ben 237
volte.
-
-
La verità:
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Leggendo
l'affermazione geovista su riportata, che fu scritta nel 1984, e
avendo una discreta conoscenza della loro letteratura, mi è venuto
subito in mente ciò che Gesù dice nel vangelo di Luca 19,22: “Servo
malvagio, ti giudico dalle tue stesse parole”. Infatti, sono proprio
loro a dirci che le cose non stanno affatto così. Riportiamo prima
alcune loro testimonianze; poi faremo alcune considerazioni.
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a) -
Nel
1963 il Corpo Direttivo affermava:
-
-
“Valutazione del testo tramandato. Qual è, dunque, la netta
valutazione dell'integrità e dell'autenticità del testo, dopo questi
molti secoli nei quali il testo è stato tramandato? Non solo ci sono
migliaia di manoscritti da paragonare, ma scoperte di più antichi
manoscritti biblici nei pochi decenni passati riportano il testo
greco all'anno 150 (E.V.), solo a cinquant'anni dalla morte
dell'apostolo Giovanni, avvenuta verso il 100 E.V. Queste evidenze
dei manoscritti provvedono la forte assicurazione che ora abbia- mo
un fidato testo greco in forma raffinata”.
-
-
In questo fidato
testo greco non c'è mai Geova. - Nel 1982 il Corpo Direttivo
scriveva:
-
-
“Confrontando attentamente queste molte antichissime, copie si
possono trovare e correggere anche i pochi errori fatti dai copisti.
Ci sono inoltre migliaia di copie molto antiche delle Scritture
Greche, alcune delle quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli
apostoli. Per que- sto sir Frederie Kenyon disse: "L'ultimo
fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute
sostanzialmente come furono scritte è stato eliminato" (The Bible
and Archaeology, pagine 288, 289)”
- In
queste migliaia di copie molto antiche delle Scritture Greche,
alcune delle quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli apostoli,
non c'è mai Geova. Com'è possibile che sia stato eliminato
dai copisti dei secoli seguenti, se proprio non c'era?
-
- Ancora
nel 1982 il Corpo Direttivo affermava: “Questo. non vuol dire che
non ci siano stati tentativi di cambiare la Parola di Dio. Ci sono
stati”. Tuttavia “Geova Dio ha fatto in modo che la sua Parola fosse
protetta non solo dagli errori dei copisti, ma anche dai tentativi
di altri di farvi delle aggiunte. La Bibbia stessa contiene la
promessa di Dio che la sua Parola sarebbe stata mantenuta pura
perché potessimo usarla oggi. Perciò chiunque dica che oggi la
Bibbia non contiene le stesse informazioni che conteneva in origine
semplicemente non conosce i fatti”..
-
Finalmente nel 1985 sempre il Corpo Direttivo ci assi- cura che
“delle Scritture Greche Cristiane esistono oltre 5.000 manoscritti
nella lingua greca originale, il più vecchio dei quali risale
all'inizio del Il secolo E. V.”. E facendo sue le parole di Frederic
Kenyon dice che “la prima e più importante conclusione tratta
dall'esame di questi (papiri) è confortante in quanto confermano
l'essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell'Antico né nel
Nuovo Testamento si notano varianti notevoli e fondamentali. Non
ci sono omissioni importanti né aggiunte di brani - e neanche
varianti che influiscono su fatti e dottrine essenziali. Le varianti
del testo riguardano cose secondarie, come l'ordine dei vocaboli o
il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la
conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili,
dell'integrità dei testi a nostra disposizione”.
-
Nei papiri più
antichi e neppure nelle varianti vi è mai la parola Geova. 1
testi a nostra disposizione, confermati nella loro integrità
mediante prove più antiche, non contengono mai il nome Geova.
-
b)
E ora alcune considerazioni:
-
-
- Malgrado questo
caloroso riconoscimento da parte del Corpo Direttivo dell'integrità
del testo greco oggi in nostro possesso, ricuperato
coscienziosamente da dotti biblisti su manoscritti antichissimi, lo
stesso Corpo direttivo nell'anno 1984 ci av- verte che i
manoscritti delle Scritture Greche Cristiane che oggi possediamo non
sono gli originali... e che le copie fatte sugli originali
si logorarono rapidamente e che furono fatte altre copie, che a
loro volta si logorarono e furono ricopiate. In questo
logorio sarebbe stato eliminato il nome Geova centinaia di Volte 21.
Dunque il testo greco oggi in rito di scrivere Kyrios (Adonai),
ossia Signore, è una presunzione imperdonabile voler disfare
ciò che Dio ha fatto.
-
1 traduttori della
Bibbia, -in qualsiasi lingua e, in qualsiasi epoca, sono
obbligati a rispettare ciò che hanno scritto gli autori ispirati.
Chi osasse cambiare il Testo Sacro deve dirsi un profanatore della
Parola di Dio. Questo ha fatto il Corpo Direttivo dei tdG,
inserendovi arbitrariamente il nome Geova nella Bibbia
tradotta per la setta e diffusa dalla setta.
-
-
-
-
-
- PARTE SECONDA
-
-
-
LA RETTA
PRONUNCIA DEL NOME
-
-
-
Premessa
-
La questione della
retta pronuncia del Nome Divino (del sacro tetragramma) è di
secondaria importanza. Noi la trattiamo soprattutto perché i tdG ne
fanno uno strumento di propaganda settaria, insistendo che Dio deve
essere chiamato Geova, anche se alcune volte seguono una tattica
diversa. In circostanze adatte, aggiungono che la Chiesa Cattolica,
gli ecclesiastici vi hanno ingannato, nascondendovi il nome
proprio di Dio “Geova”.
-
In questi ultimi
tempi - già l'abbiamo notato - seguono una tattica ambigua e
ingannevole come in tante altre cose. Vi dicono che “la pronuncia
originale del nome di Dio non è più conosciuta. E in effetti non è
importante” ". Tuttavia la forma Geova sarebbe nota e comune a
differenza di Yahve. Geova sarebbe la pronuncia “naturalizzata”
nella maggioranza delle lingue, sarebbe la pronuncia “tradizionale”,
quella in uso da molti secoli ed è estesamente conosciuta.
-
Linguaggio -
ripetiamo - ambiguo, settario, contraddittorio, che ha come unico
scopo quello di ingannare le persone ignoranti, incapaci di ra-
gionare e di discernere (cf. 1 Tessalonicesi 5,21): uno sforzo
menzognero per confondere le idee e oscurare la verità.
-
-
-
La pronuncia
esatta
-
Oggi la stragrande
maggioranza degli studiosi della Bibbia ci assicurano che Geova
è un termine assurdo, non giustificato da alcuna lettura valida;
la forma Jahve (o Yahweh) è quella più sicura
scientificamente. Cerchiamo di spiegare come sono andate le cose.
-
1 - Nella lingua
ebraica, come già abbiamo detto all'inizio di questo opuscolo, il
Nome Divino rivelato da Dio a Mosè (cfr. Esodo 3, 13-16) era scritto
con quattro lettere-consonanti, che trascritte, ossia
riportate (non tradotte) nel nostro alfabeto corrispondono a JHVH (inglese
YHWH).
-
E' il sacro
tetragramma (= quattro lettere sacre).
-
-
Gli antichi Ebrei, nei loro libri e rotoli (pergamene,
papiri), scrivevano solo le consonanti delle singole parole. La
persona poi che sapeva leggere, aggiungeva le vocali appropriata per
poter pronunciare correttamente le parole. Qualcosa di simile
facciamo noi, in italiano, con gli accenti delle parole: benché non
segnati, la persona istruita pone gli accenti là dove vanno posti.
Non dirà tavòlo, ma tàvolo, benché la parola tavolo non abbia
segnato alcun accento.
-
-
2 - Quali vocali
aggiungevano gli antichi Ebrei alle quattro consonanti del Nome
Divino, ossia al sacro tetragramma (JHVH)? Oggi la stragrande
maggioranza degli studiosi ritiene che le vocali proprie del
tetragramma erano a ed e, per cui la pronuncia esatta del
Nome Divino è iáhve.
-
-
Numerose
testimonianze inducono a credere che sia proprio così. Ricordiamone
alcune:
-
a)
Vi sono
nella Bibbia molti nomi teòfori, vale a dire composti col nome di
Dio (letteralmente portatori di Dio). In tutti questi casi il
nome di Dio è Jah o Jahu, che sono forme abbreviate di
Jahve. Per esempio, Isaia risulta composto da jesha (=
salvezza) e Jah o iahu (cioè Jahve). Isaia vuol dire “Jahve
salva”. La stessa cosa per Adonia, Geremia, Elia ecc. (Elia = El,
cioè Dio, è Jahve).
-
Alcune volte il nome di Dio Jah o Jahu si
trova nella prima parte dei nomi, e allora era pronunciato Jeh o
Jehu conforme a una nota regola fonetica della grammatica
ebraica, per cui la vocale a, all'inizio di parola, prendeva il
suono di una e. Caso tipico è il nome Jeshúa (Gesù), forma
tardiva dell'ebraico Jehóshúa (Giosuè). La prima parte di
Jeshúa è Jah, pronunciato Jeh, che è una abbreviazione di Jahve.
1 traduttori greci hanno reso Jeshua con Jesous. Il
suo significato è, “Jahve salva”.
-
b)
Parimenti nella parola ebraica Alleluia. La seconda parte di questa
parola è sicuramente Jah, forma abbreviata di Jahve, e vuol
dire “Lodate jahve”. Ragion per cui quando i tdG scrivono e dicono
che -Alleluia significa “Lodate Geova”, scrivono e dicono e
ripetono una cosa completamente errata, una pura Invenzione, non
giustificata da nessuna grammatica ebraica .
-
La stessa cosa vale per l'affermazione
geovista secondo cui in Adonia, Geremia ecc. vi sarebbe abbreviato
il nome Geova. La verità è che sia in Adonia che in Geremia
come pure in Elia il Nome divino abbreviato non è Jeh, ma Jah,
ossia Jahve, come spiegano bene i Dizionari Biblici.
-
Anche la Bibbia qualche volta ci ha
conservato la forma Jah. Così, per esempio, Mosè e i figli di
Israele cantarono un cantico in onore di Jahve 'e dissero: “Mia
forza e mia fortezza è Jah” (Esodo, 15, 1-2).
-
-
c)
A conferma della pronuncia Jahve abbiamo la testimonianza delle più
antiche trascrizioni del sacro tetragramma. Prima fra tutte
va ricordata la Bibbia dei Settanta. In alcuni frammenti
trovati a Oumran e che risalgono al primo secolo avanti Cristo si è
trovato questo di particolare che il tetragramma invece di
essere tradotto con Kyrios come di solito fa la Settanta,
è trascritto con lao, forma abbreviata di
Iahve'.
-
Identica
testimonianza negli scritti di autori greci dei primi secoli Era
Cristiana. Diodoro Siculo, che visse prima di Cristo, ha la forma
lao; Ireneo (t 202 d.C.) assieme a Origene (t 253 d.C.) conosce la
forma Jaho, mentre Clemente Alessandrino (t 214 d.C.) ha laoue.
Infine Epifanio (t 403) e Teodoreto di Ciro (t 438) hanno labé.
Questi due ultimi dicono di riportare la pronuncia usata dai
Samaritani. Anche san girolamo, il più grande biblista, afferma che
il Nome, ossia il tetragramma, può essere letto
laho I.
-
d)
Sulla
base di queste testimonianze oggi la stragrande maggioranza dei
biblisti ammette che la pronuncia esatta del Nome divino deve essere
lahve non Geova. Gli stessi testimoni di Geova, già nel 1950
ammettevano che la pronuncia Yahweh è la più corretta".
-
-
La forma Geova,
ci assicura il prof. Alfonso M. di Nola, dell'Istituto
Universitario Orientale di Napoli, “non è giustificata da alcuna
lettura valida” E' una pronuncia errata con l'aggravante che
- a differenza di Yahweh - non ha nessun significato.
-
-
All'origine
dell'errore
-
Come ha avuto
origine l'errore?
-
a)
A
cominciare dalla seconda metà del quinto secolo avanti Cristo o
forse alcuni decenni dopo, si verificò un cambiamento presso gli
Ebrei nella lettura o pronuncia, non nella scrittura, del sacro
tetragramma. Per sommo rispetto verso Dio, con riferimento al
comandamento del Decalogo (cfr. E- sodo 20, 7) gli Ebrei evitavano
di pronunciare il Nome. Ancora oggi, al posto di YHWH, l'ebreo
osservante legge Adonai (= Signore) o “sem”
-
Nome). Al tempo di Gesù e degli Apostoli, come già
abbiamo spiegato, questo modo di leggere il tetragramma era
l'uso comune. Non vi è nessuna prova in contrario. Tuttavia l'esatta
pronuncia era conosciuta e il Sommo Sacerdote soleva pronunciare
correttamente il Nome divino nella festa dell'espiazione (Kippur).
-
b)
Verso la fine del primo secolo dopo Cristo, con la dispersione dei
Giudei in seguito alla distruzione di Gerusalemme ad opera dei
Romani (70 d.C.), la lingua ebraica andò lentamente cadendo in
disuso specie fuori la Palestina. Le nuove gene- razioni, che
conservavano la fede dei padri, parlavano le lingue dei popoli
presso cui erano nati (greco, latino ecc.), e si rendeva sempre più
difficile leggere la Bibbia in ebraico, sapere cioè quali vocali
aggiungere alle consonanti.
-
Per ovviare a
questo inconveniente, alcuni dotti rabbini detti masoreti (=
esperti nella tradizione), a cominciare dal quarto secolo d.C.,
iniziarono il lavoro della vocalizzazione della Bibbia ebraica. Essi
inventarono alcuni segni convenzionali - le vocali - da aggiungere
alle consonanti. Grazie a questi segni (puntini sopra o sotto le
consonanti) la Bibbia ebraica si poteva leggere con minore
difficoltà.
-
-
c)
Che cosa avvenne del sacro tetragramma? Già è stato detto che
gli Ebrei, incontrando le quattro consonanti JHVH, leggevano Adonai.
Le vocali di Adonai erano a o a. I masoreti assegnarono al
Nome divino, ossia al tetragramma JHVH, ,le vocali di Adonai,
anziché quelle proprie. Sembra che l'abbiano fatto per seguire e far
seguire l'antica pia usanza di non nominare il Nome. In altre
parole, sembra che i vocalizzatori volessero che i lettori,
incontrando il tetragramma, leggessero Adonai; non era loro
intenzione inventare un nuovo Nome di Dio e tanto meno chiamarlo
Geova.
-
Ma questo
accorgimento causò l'errore. Alcuni sprovveduti traduttori della
Bibbia lessero il tetra- gramma con le vocali di Adonai a
o a. La prima a, trovandosi all'inizio della parola, divenne una
e. E così da questo miscuglio venne fuori nelle Bibbie anglosassoni
il suono Yehowah, pronunciato Geova in italiano. “Il nome
(forma lehova) apparve per la prima volta in una Bibbia
inglese nel 1530, quando William Tyndale pubblicò una traduzione dei
primi cinque libri della Bibbia.
-
Da Tyndale
l'errore passò in altre Bibbie, cioè in traduzioni di Bibbie in
varie lingue, anche in qual- che Bibbia italiana e in alcune
iscrizioni soprattutto nelle chiese. Ma questo avvenne solo dal
secolo decimosesto dopo Cristo fino a circa cinquant'anni fa, quando
fu scoperto e corretto l'errore.
-
Questa è la
testimonianza unanime di tutti gli studiosi della Bibbia, onesti e
competenti.
-
- “La
combinazione delle consonanti di Jahve e delle vocali di Adonai creò
l'ibrido Yehowah delle Bibbie anglosassoni”.
- “La
pronuncia Geova è un errore risultante dalla combinazione delle
consonanti JHVH con le vocali di Adonai (Signore), che i Giudei,
leggendo le Scritture, sostituivano al Nome sacro, detto comunemente
tetragramma” . “Jehova, falsa forma del nome divino Yahweh ( ...
). L'ibrida forma Jehova (italiano Geova) divenne largamen- te usata
nel mondo inglese perché si trova in Esodo 6, 3 della Bibbia del re
Giacomo (tradotta nel 1611). Nelle traduzioni moderne della Bibbia è
usato o Signore in lettere rnaiuscole oppure Yahweh (Jahve) al posto
del tetragramma” .
-
-
-
La truffa
continua
-
Elenchiamo ora i
principali errori - truffa, coi quali ancora oggi il Corpo Direttivo
tenta di oscurare la verità.
-
-
1
- L'errore:
-
“"Geova" è la
versione italiana del Tetragramma ebraico (JHVH), che significa "Egli
fa divenire"”.
-
-
La verità:
-
-
a)
La parola
“versione” vuol dire “traduzione in altra lingua” (Nicola Zingarelli),
ossia dare il significato d'una parola di lingua diversa nella
propria lingua. Un alunno di scuola media o superiore fa la versione
dall'inglese o dal greco o dal francese quando dà in lingua italiana
il significato delle parole e frasi inglesi o greche o francesi.
“Versione” è lo stesso che “traduzione”. Dire perciò che “Geova” è
la versione del Tetragramma e ggiungere che significa “Egli fa
divenire” equivale a confondere volutamente le idee. “Geova” non è
né versione né traduzione del tetragramma, ma è una sua
“trascrizione” errata.
-
b)
Il significato del tetragramma, ossia la sua versione o traduzione è
“Egli è”, oppure al limite “Egli fa divenire”. La parola “Geova” non
è traducibile, non ha “versione” o “traduzione” per- ché non ha
alcun significato.
-
Ha scritto un ex
testimone di Geova, che sa' il fatto suo: “Se sostituiamo YHVH con “Yehowah”,
quest'ultimo in ebraico (e in nessun'altra lingua), non significa
nulla”
-
I tdG cadono nella più grossa irriverenza verso Dio
quando insistono - e lo fanno sempre - che bisogna chiamarlo con un
nome - Geova appunto - che non ha nessun significato.
-
-
-
-
2
- L'errore:
-
-
“Dove si trova il nome di Dio in
alcune delle principali traduzioni bibliche?” 40.
-
-
La verità:
-
-
a)
La
forma - Geova” non si trova in nessuna traduzione biblica
degli ultimi cinquant'anni, eccetto naturalmente nella Bibbia e
negli scritti dei tdG. Il Corpo Direttivo cita sempre traduzioni
fatte tra il 1530 e il 1930, come quella di Antonio Martini (Torino
-1769-1781), di Giovanni Diodati (Ginevra 1607), del dr. Giovanni
Luzzi (Roma 1911-1930).
-
La stessa cosa
vale per le traduzioni in altre lingue. Sono state fatte quasi tutte
nell'ex impero coloniale inglese da Bibbie anglosassoni, tra il
secolo XVI e XIX. Ecco l'inganno! Prestare attenzione.
-
-
Nelle
traduzioni della Bibbia anteriori al 1530 non si trova
la
forma “Geova”.
-
-
b)
Stando così le cose, quando il Corpo Direttivo insiste che la forma
“Geova” è preferita perché nota e comune e largamente diffusa a
differenza di “Yahweh”, afferma una cosa non vera e continua a
ingannare persone incapaci di accertarsi di ogni cosa o che non
vogliono usare più il proprio cervello.
-
-
-
3
- L'errore:
-
-
“Un tempo il nome di Dio,
rappresentato dal Tetragramma, era usato nella decorazione di molti
edifici religiosi.
-
-
- La verità:
-
a) Il fatto che il
sacro tetragramma era usato nelle decorazioni di molti edifici
religiosi non com- porta che il nome di Dio sia “Geova”. Il
tetragramma va letto Jahve, non Geova.
-
b) Se poi in alcuni edifici
religiosi anche cattolici (chiesa di S. Agata a Santhià di Vercelli,
presbiterio di Vezzo, duomo di Fossano ecc.) si trova la
forma “Jehova”, non bisogna dimenticare che tutte queste iscrizioni
risalgono al tempo in cui anche i cattolici credevano che “Geova”
fosse la trascrizione esatta del tetragramma, vale a dire tra
il secolo XVI e XIX. Nessuno ha scritto “Geova” negli ultimi
cinquant'anni né lo scriverà mai, eccetto i suoi testimoni.
- 4
- L'errore:
-
“"Geova" è la pronuncia più nota e
tradizionalmente accettata, essendo stata in uso per secoli nella
lingua ita- liana. Vedi alla voce "Geova' il Vocabolario della
lingua italiana di Nicola Zingarelli, XI ediz.; il Novissimo
Dizionario della Lingua Italiana, di Fernando Palazzi; il Dizionario
della lingua italiana, di Devoto e Oli”
-
-
La verità:
-
-
a)
Sì, la pronuncia “Geova” è nota e comune e largamente diffusa,
ma solo nella Bibbia e negli scritti e nella propaganda dei tdG.
Centinaia di milioni di veri cristiani che leggono e conoscono la
Bibbia meglio dei geovisti non chiamano “Geova” il Dio della Bibbia.
Essi sanno che Geova
è una pronuncia
sbagliata. Hanno corretto onestamente l'errore a differenza degli
aderenti alla setta geovista.
-
b)
Il fatto poi che “Geova” sarebbe la pronuncia tradizionale
aggrava la situazione. I tdG si scagliano contro coloro che fanno
uso della tradizione. Come mai proprio essi si appellano alla
tradizione? Sono dunque tra coloro ai quali Gesù ha detto: “Avete
annullata la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti
... !” (Matteo 15, 6-7).
-
Che se poi il ricorso alla tradizione ha qualche
valore, bisogna dire che la pronuncia Jahve ha dietro di sé una
tradizione di millenni, mentre quella errata di “Geova” ha avuto
inizio quattro secoli fa (nel 1530) e si è rivelata errata fin dal
principio del nostro secolo.
-
c)
-11 ricorso ai Dizionari di lingua italiana è una scappatoia
buona per gli ignoranti. Infatti, chi ragiona e capisce, sa
benissimo che il dizionario linguistico ha solo il compito di far
conoscere il significato d'una parola, che si può incontrare nei
libri del passato e del presente.
-
Tale è il caso di
“Geova”. Lo Zingarelli ed altri vi dicono che quando in qualche
scritto trovate la parola “Geova”, essa indica (o indicava) il nome
di Dio d'Israele. Il dizionario linguistico non entra in merito agli
eventuali errori di pronuncia. Questo spetta ai dizionari
specializzati e aggiornati, nel caso specifico ai Dizionari
biblici e anche di cultura generale. Nessuno di questi vi dice
oggi che il nome di Dio è “Geova”.
-
Lo Zingarelli, a
saperlo leggere, vi fa capire che Geova risulta dalla fusione del
tetragramma (JHVH) con le vocali di Adonai (Signore).
-
- Gesù e Geova
-
- L'errore:
-
- I tdG riconoscono che gli
israeliti probabilmente pro- nunciavano il nome di Dio “Yahweh”. Se
tale è il caso - aggiungono - non sarebbe meglio usare la forma che
potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale? Non
necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i
nomi biblici.
- Come
esempio principale, prendiamo il nome di Gesù Forse lo chiamavano
Yeshua (o forse Yehoshua). Una cosa è certa: non lo chiamavano Gesù.
Comunque, quando i racconti della sua vita furono scritti in greco,
gli scrittori ispirati resero quel nome ebraico in greco, lesoùs.
Oggi viene reso in modo diverso secondo la lingua dei lettori.
Gli spagnoli trovano nella loro Bibbia Jesùs. Gli inglesi
Jesus (si pronuncia Gisus). Anche i tedeschi scrivono
lesus (ma lo pronunciano lèsus).
- E lo stesso può dirsi del nome
Geova .
-
-
La verità:
-
a)
Prendiamo atto che gli Israeliti probabilmente pronunciavano
“Yahweh”. E' dunque ragionevole usare questa pronuncia per il fatto
che non c'è nessuna lettura valida della Bibbia, nessun documento
anteriore al 1530 d.C., che giustifichi co- me probabile la
pronuncia Geova.
-
-
b)Ciò
che di solito si fa coi nomi biblici è conservare la pronuncia più
corrispondente all'originale. Il caso del nome di Gesù ne è
una prova. Anche se gli Israeliti forse pronunciavano Jeshua, noi
abbiamo nella Bibbia la pronuncia Jesous (greco) numerose
volte. Chi ha dato questa pronuncia, conosceva bene sia l'ebraico
che il greco. Possiamo essere certi che Jesous riproduce la
Pronuncia più probabile dell'ebraico
Jeshua.
-
In effetti, il
greco Jesous conserva fedelmente non solo le consonanti, ma
anche le vocali di Jeshua (e ed u), che danno la pronuncia
esatta d'una parola in ogni lingua: Jesus (latino), Gesù (italiano),
Jesùs (spagnolo), Jesus (tedesco), Jesus (inglese). Il fatto
che gli inglesi pronuncino Gisus non cambia le cose: anche in
inglese abbiamo le stesse vocali.
-
-
-
c)
Non così Geova. Nessun traduttore greco ha dato la pronuncia
Jehova o Geova aul tetragramma.
-
In Geova o Jehova
le vocali dell'originale a ed e sono scomparse. Al contrario, più di
un autore greco dell'antichità ci ha conservato la pronuncia
corrispondente all'originale (Jaouè, Jabè). Lo stesso Processo va
fatto per tutti i nomi biblici. il ragionamento dei tdG è un cumulo
d'equivoci, cioè un inganno. Prestare attenzione!
-
-
PARTE TERZA
-
-
SIGNIFICATO DEL
NOME DIVINO
-
-
Interesse
maggiore
-
Conoscere l'esatta
pronuncia del Nome divino è per noi di secondaria importanza. E lo
stesso si deve dire per chiunque si accosta alla Bibbia con serietà
e amore per la verità. Se ci siamo soffermati a dare alcune
spiegazioni, a fare delle precisazioni, ciò l'abbiamo fatto
soprattutto per mettere a nudo gli errori e i cavilli dei tdG.
Astutamente essi tentano di capovolgere la situazione, di tenere la
gente nell'ignoranza, per far credere agli ingenui che la verità si
trovi tutta e solo dalla loro parte.
-
Le cose stanno in
modo completamente diverso. Non è la Chiesa Cattolica, ma sono loro
- i geovisti - che non sanno o non vogliono dare alla gente la vera
conoscenza della Bibbia. Essi preferiscono creare confusione,
confondere le idee, mettere in crisi allo scopo di far seguaci
perché il numero è denaro.
-
Per chi cerca sinceramente la verità è di maggiore
interesse conoscere il significato del Nome divino. Ciò porta
alla vera conoscenza del Dio del- la Bibbia e fa constatare quanto
sia distorta e peggio quella che di Lui propinano i tdG. Questo ora
noi faremo a beneficio di quanti cercano la verità.
-
-
-
-
Il nome nella Bibbia
-
-
1 -
Ripetiamo ancora una volta quanto già abbiamo detto, che il nome
nello stile biblico non è un segno convenzionale, una parola per
distinguere una persona da un'altra come avviene presso di noi.
Nella Bibbia il nome serve a indicare, nel suo essere e nel suo
operare, la persona che lo porta. “Nell'Antico Testamento, lungi
dall'essere una semplice etichetta, una pura descrizione esteriore,
il nome esprime la realtà profonda dell'essere che lo porta .
-
Tutto questo si applica al Nome divino. L'essenziale,
perciò, è conoscere “Chi è Dio in se stesso” e “Chi vuol essere per
l'uomo”. Questo si ottiene conoscendo il significato profondo di
Jahve, ossia del sacro tetragramma, Nome con cui Dio ha
qualificato se stesso e la sua opera per il suo popolo.
-
2 - La risposta a questa questione l'abbiamo già
data, ma giova ripeterla. Tradotto in lingua italiana Jahve
significa Egli è oppure lo sono oppure Colui che è. Il
Nome divino, ossia il Nome proprio del Dio della Bibbia, ci fa
capire che “Dio è Colui che ha in sé la pienezza dell'Essere”, ossia
tutte le perfezioni, senza limiti e misura.
-
Va notato tuttavia
che Dio rivela a Mosè il proprio Nome nel momento in cui lo manda a
liberare il popolo d'Israele - il suo Popolo - dalla schiavitù del
faraone (cfr. Esodo 3, 7-12; 6, 6-8). Questo particolare ha la sua
importanza perché, rivelando proprio allora il suo nome,
Dio intende far capire il proposito della sua volontà, che è la
salvezza del Popolo.
-
Mettendo insieme
le due cose, possiamo affermare che Jahve significa Colui che è
per salvare. in altre parole, il Dio della Bibbia fa conoscere
all'uomo la pienezza del suo essere in vista della salvezza che Egli
intende dare. Essere e salvare, ossia essere per salvare,
caratterizzano la personalità di Jahve, il Dio della Bibbia.
-
“Questo è il mio Nome per sempre; questo è il titolo
con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Esodo 3, 15).
-
-
Ho fatto
conoscere Il tuo Nome
-
-
Alla luce di queste precisazioni possiamo capire
meglio che cosa intenda la Bibbia quando dice che bisogna
conoscere il Nome divino, soprattutto possiamo comprendere con
gioia che cosa ha voluto dire Gesù con le parole: “Ho fatto
conoscere il tuo Nome” (Giovanni 17, 6).
-
-
a)
Negativamente
“conoscere il Nome divino” non vuol dire che sia
necessario sapere la parola Geova e ripeterla continuamente
“per essere identificati con quelli che Dio trae per essere un
popolo per il suo nome”.
-
A conferma vale il
fatto che Gesù non ha detto ai discepoli di rivolgersi a Dio,
chiamandolo iahve (e tanto meno Geova). Gesù ha preferito
chiamare Dio col nome di Padre (Abbà): “Padre giusto, il
mondo non ti ha conosciuto ( ... ). lo ho fatto conoscere loro il
tuo Nome e lo farò conoscere” (Giovanni 17, 25-26). E ai discepoli
Gesù aveva insegnato di pregare, invocando Dio come Padre: “Padre
nostro che sei nei cieli...” (Matteo 6, 9).
-
-
b)
Positivamente “conoscere
il Nome divino” vuol dire:
-
-
- credere e
professare che solo il Dio della Bibbia così come si è rivelato
mediante Gesù Cristo è il vero Dio - Uno e Trino - (cf. Matteo 28,
18-20; Giovanni 10, 30; 1 Giovanni 5, 20; Apocalisse 22, 13 ecc.);
-
-
- credere e
professare che il proposito o piano operativo di Dio è la salvezza
di tutti gli uomini (cfr. 1 Timoteo 2, 3-7). Egli ama tutti con
uguale amore e provvidenza senza prefabbricate discriminazioni (cfr.
Romani 2, 11). Il Dio della Bibbia distruggerà solo le potenze del
male (cfr. 1 Corinzi 15, 25-28), non le creature umane, che egli ha
creato perché vivano e siano felici;
-
-
- credere con la
mente e col cuore nella Paternità di Dio. Nell'insegnamento
dei Figlio Unigenito Dio è soprattutto Padre. Gesù Cristo, come
nessun altro mai, ha rivelato all'uomo il volto paterno di Dio,
giusto e misericordioso.
-
-
Rivelando che Dio
è soprattutto Padre, Gesù Cristo non ha fatto altro che esplicitare
il significato profondo del Nome divino (Jahve). E l'ha fatto con
autorità. Padre è colui che dà la vita e la incrementa in virtù di
un atto di amore che non conosce limiti di ternpo. Jahve è la
Fonte della vita e della salvezza, che segue e quasi persegue l'uomo
fino alla sua maturità nel Regno di Dio e il raggiungimento della
stabile dimora nella Casa del Padre.
-
Questo e non altro
voleva intendere Gesù con le parole: “Ho fatto conoscere il tuo
Nome”, come ci assicurano i migliori commentatori della Bibbia.
-
- La
Bibbia di Gerusalemme: “Il Cristo fu mandato per rivelare agli
uomini il 'nome', cioè la persona del Padre”. “'Il tuo nome' designa,
la persona stessa del Padre”.
-
- La Sacra
Bibbia di Salvatore Garofalo: “li nome persona in ebraico) è Dio
stesso in quanto Padre di un Figlio unico a lui uguale, e di tutti
gli uomini”46.
-
- La Sacra
Bibbia a cura dell'Istituto Biblico di Roma: “Gesù ha manifestato
agli uomini che Dio è Padre e che ha un Figlio, mistero, che prima
di Gesù era ignorato dagli uomini” 47.
-
- La
Bibbia TOB: “La missione di Gesù non consiste nel trasmettere una
parola nuova, ma nel far percepire la realtà del Padre attraverso
ciò che egli dice, attraverso ciò che fa e che è” 48.
-
- L'elenco
potrebbe continuare.
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Natura fisica di
Dio
-
-
1
- Dio non
ha corpo.
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L'errore:
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-
A parere dei
geovisti “non esiste intelligenza senza una mente. E sappiamo che se
c'è una mente ci dev'essere un cervello in un corpo di forma ben
definita. La grande mente che ha creato ogni cosa appartiene a
quella grande Persona che è l'Iddio Onnipotente. Anche se non ha un
corpo materiale, ne ha uno spirituale. Una persona spirituale ha un
corpo? Sì, la Bibbia dice: "Se vi è un corpo fisico, ve n'è anche
uno spirituale". - 1 Corinti 15: 44; Giovanni 4:24” .
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La verità:
-
-
a)
In 1 Corinzi
15, 44 san Paolo parla solo del corpo umano, del corpo del primo
uomo, Adamo, e del corpo di tutti coloro che risorgeranno col corpo
glorioso o spirituale o non carnale, come fu quello di Cristo, in
quanto uomo. Cristo è primizia di coloro che sono morti (1 Corinzi
15, 20) e che alla sua venuta risorgeranno col corpo per essere
simili al suo corpo glorioso (cfr. Filippesi 3, 21). E'
semplicemente assurdo voler ricavare dalla parola di san Paolo che
l'Iddio Onnipotente debba a- vere un corpo sia pure spirituale.
-
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b)
La Bibbia dice tutto il contrario. In Giovanni 4, 24 Gesù dice alla
samaritana “Dio è spirito” e lo Spirito non ha né carne né ossa, non
ha un cervello in un corpo di forma determinata. Se Dio avesse un
corpo di forma determinata, poteva essere localizzato o sul monte
Garizim come volevano i samaritani o a Gerusalemme come pretendevano
i Giudei.
-
-
2 - Dio è
onnipresente.
-
-
-
-
L'errore:
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-
“Essendo una persona con un corpo spirituale, Dio
deve avere un luogo in cui vivere. La Bibbia dice che i cieli sono
"lo stabilito luogo di dimora" di Dio (1 Re 8:43). Ci è anche detto
che "Cristo entrò ... nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi
alla persona di Dio, per noi" (Ebrei 9:24).
-
-
-
La verità:
-
a)
Ricordiamo anzitutto che una conoscenza elementare della Bibbia fa
rapire che le espressioni “nei cieli”, “sul trono” e simili non
vanno prese in senso letterale. Sono solo immagini per
indicare che Jahve è al di là e al di sopra dì ogni realtà
creata, anzi di ogni concezione umana: indicano la trascendenza
assoluta di Dio.
-
Questa idea
altissima del Dio della Bibbia faceva dire a Mosè: “Sappi dunque
oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore (Sahve) è Dio
lassù nei cieli e quaggiù sulla terra” (Deuteronomio 4, 39) ' E
Salomone, nell'atto di consacrare il tempìo di Gerusalemme,
esclamava: “Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti,
tanto meno questa casa che ti ho costruitala (1 Re 8, 27). Dio è
dovunque!
-
-
b)
Anche il testo di Ebrei 9, 24 non comporta assolutamente che Dio
abbia un corpo e una dimora fissa, un luogo stabilito. L'autore
sacro vuol dire semplicemente che Cristo si è immolato una sola
volta; dopo di che è rientrato nella sfera dell'invisibile,
del divino, dove continua a intercedere per noi (cfr. Ebrei 7,
25; Romani 8, 34). Essere dinanzi alla persona di Dio, o
al sospetto di Dio o davanti a Dio non comporta assolutamente
che Dio abbia un corpo di forma ben definita o che la sua dimora sia
in un luogo determinato dei cieli.
-
-
L' errore:
-
Si chiedono i geovisti: “Se Dio vive
in un determinato luogo ,del cielo, come fa a vedere tutto a
esercitare dovunque il suo potere? .. La risposta è molto semplice:
Pur stando nei cieli, in uno stabilito luogo di dimora, egli invia
il suo spirito, la sua forza attiva, a compiere qualsiasi cosa egli
voglia. Come “una centrale situata in un determinato luogo
distribuisce l'elettricità a tutta la zona” .
-
-
La verità:
-
a)
Veramente la Bibbia dice semplicemente: “Dio è Spirito” (Giovanni 4
24). In Lui Divinità e Spirito si identificano, anche se lo Spirito
di Dio si è fatto conoscere come una Persona distinta. Dov'è dunque
lo Spirito di Dio, ivi è pure Dio, tutto Dio. Dio è presente
là dove è presente il suo Spirito:
-
- “Dove
andare lontano dal tuo Spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se
salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo
le ali dell'aurora per abitare all'estremità dei mare, anche là mi
guida la tua mano e mi afferra la tua destra” (Salmo 139, 7-10).
-
Parimenti san
Paolo affermava davanti ai dotti ateniesi che Dio - proprio Dio -
non è lontano da ciascuno di noi (cfr. Atti 17, 27). San Paolo non
parla di spirito proiettato da Dio. Parla dell'unico, immenso,
onnipresente Dio, che i cieli e i cieli dei cieli non possono
contenere.
-
-
b)
L'immagine che il Corpo Direttivo dà dell'Iddio Onnipotente è
irriverente e ridicola: lo rassomiglia a una centrale elettrica o a
una grande bombola di gas, da cui si sprigiona energia elettrica o
un fluido misterioso. Ma questa è pura immaginazione, che non ha
nulla a che vedere con la sublime e inafferrabile onnipresenza di
Jahve.
-
-
-
3 - Dio non ha sensi.
-
-
L'errore:
- A parere
dei geovisti, Geova è incorruttibile Persona spirituale, con sensi
di vista, udito ecc. A conferma citano alcuni versetti biblici:
-
“Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare
la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”
(2 Cron. 16:9).
- “Gli
occhi di Geova sono in ogni luogo, vigilando sui cattivi e sui buoni”
(Prov. 15:3).
- E altri
ancora.
-
-
La verità:
-
-
a)
A parte il
fatto che mediante i testi biblici accuratamente selezionati i tdG
danno di Geova la immagine d'un poliziotto sempre vigile alla difesa
dei giusti (che sarebbero loro) e alla punizione dei malvagi (che
saremmo tutti gli altri), dire che Dio sia una Persona spirituale
dotato dì sensi (vista, udito ecc.) è una contraddizione.
La vista, l'udito, i sensi in genere sono organi di conoscenza
propri della creatura composta di spirito e materia. Dio è solo
Spirito (Giovanni 4, 24). Dire sensi è lo stesso che dire
dipendenza e condizionamento dalla materia.
-
Jahve è al di
sopra di ogni raffigurazione umana.- “Non dobbiamo pensare che la
divinità abbia qualcosa della immaginazione umana” (Atti 17, 29).
-
-
b)
Buona
parte dei tdG - quelli che nelle sale del regno recepiscono
passivamente tutto ciò che dicono i loro maestri comandati sono
convinti che il loro Geova se ne stia su un trono o di oro o di
marmo o di legno pregiato situato nella stratosfera, sulle nostre
teste. Da lì egli dispensa sorrisi e abbondanti benedizioni (quali?)
ai membri della setta, e solo ad essi; mentre per gli altri - tutti
gli altri! - ha solo rampogne e maledizioni, e tra non molto assai
di peggio!
-
-
-
La moralità di
Jahve
-
L'errore:
-
A
sentire i tdG, chi non conosce e non usa il nome di Geova non
può essere identificato con quelli che Dio trae per essere il suo
popolo".
-
Che cosa
significano queste parole? Che per essere ben voluti e non odiati
da Geova bisogna far parte, di buona o di mala voglia, della
setta che da lui prende il nome. Chi ne è fuori per esplicito
rifiuto (e sono tanti!) o per ignoranza, sarebbe un immorale, un
empio, un operatore di iniquità, oggetto dell'odio di Geova e
destinato alla distruzione eterna.
-
“Chi abbandona
Geova perirà!”. E' questo il minaccioso monito martellato con
ossessiva pertinacia da La Torre di Guardia, organo ufficiale
della setta geovista. Nel 1973 scriveva:
-
“L'ira di Dio (= Geova) è specialmente
accesa con- tro la cristianità. Sarà spazzata via mediante il fuoco
tra breve. Nessuno deve provar simpatia e far cordoglio su di essa,
Geova non lo vuole”.
-
-
E il terribile
Rutherford, il secondo presidente della società geovista, aveva
rivolto a Geova la sua preghiera:
- “O Geova,
Eterno degli eserciti, non mostrare misericordia. Distruggili nella
tua ira, distruggili e non siano
- più” .
-
-
Questo equivale a
dire che Geova è un dio crudele!
-
-
La verità:
-
Vogliamo
fare alcune considerazioni:
-
a)
Dei circa
quattro miliardi di creature umane oggi viventi sulla terra solo
una infinitesima percentuale appartiene alla setta geovista. La
stragrande maggioranza degli uomini d'oggi - della nostra
generazione - non sono testimoni di Geova e mai lo saranno.
Centinaia di migliaia, anzi milioni, si sono dissociati dalla setta
perché disillusi e disgustati dei suoi insegnamenti e del suo
comportamento settario. Altri hanno avuto e hanno bbastanza
intelligenza per capire la vacuità della propaganda geovista e la
inconsistenza delle sue promesse: promette un paradiso terrestre
prossimo, imminente, ma sempre rimandato dopo la mancata
scadenza. Centinaia di milioni sono abbastanza equilibrati e si
beffano giustamente delle minacce dei geovisti. Credono in Dio, ma
non in Geova!
-
Perché questi
miliardi di creature umane devono essere odiati da Dio? Perché
devono essere qualificati come criminali, immorali, ipocriti,
corrotti?
-
-
b)
La
Bibbia non giustifica, anzi condanna il comportamento dei tdG:
-
“Spetta forse a voi giudicare quelli
di fuori? Quelli di fuori li giudicherà Dio” (1 Corinzi 5, 13; cf.
Romani 14, 4; Giacomo 4, 11).
-
-
Ci dispiace dirlo,
ma una lunga esperienza coi geovisti sia mediante la loro velenosa
propaganda, di cui è piena La Torre di Guardia, sia mediante
l'amara e spesso tragica esperienza, fatta in mezzo a loro da
persone oneste, onestissime, che hanno abbandonato la setta, ci
autorizza a dire che i tdG hanno degradato in modo blasfemo
l'altissima levatura morale del Dio della Bibbia, riducendolo a
un piccolo dio tribale, assetato di odio e di vendetta.
-
-
La testimonianza
di un
ex-testimone
-
Tra le centinaia
di migliaia, che in questi ultimi anni si sono dissociati dalla
società geovista, uno dei più noti è il tedesco Gúnther Pape.
Dopo matura riflessione assai sofferta divenne cattolico. In un
libro di larga diffusione racconta la sua esperienza e scrive tra
l'altro:
-
“Di quale
religione ti professi. Sei cattolico? Evangelico? Fai parte d'una
delle tante sette cristiane? Sei un seguace di Maometto? Di Budda? 0
di qualche dottrina non cristiana?
-
Sappi dunque che
sarai annientato nel giorno di Armaghedone (Apoc. 16). Perché?
Perché quello che tu preghi, in realtà, è Satana, l'avversario di
Dio.
-
Così ho predicato
io, questo annunciano ancora oggi i testimoni di Geova”.
-
Geova, dunque, il
dio della setta geovista, ha predisposto che l'umanità fosse divisa
in due gruppi: uno dei suoi, dei puri, dei salvati; l'altro, quello
di satana, cioè dei non-testimoni, malvagi ed empi, destinati
inesorabilmente allo stroncamento eterno.
-
-
-
La grande
meretrice
-
Come già abbiamo
accennato, l'ira di Geova è accesa specialmente contro la
cristianità, e in modo particolare contro la Chiesa Cattolica, rea
di essere la grande diffamatrice del suo nome. “Diffamatrice del suo
nome” vuol dire che centinaia di milioni di veri cristiani rifiutano
di accettare gli errori geovisti ed evidenziano, Bibbia alla mano,
quanto essi siano radicalmente contrari agli insegnamenti genuini
della Bibbia. Hanno scritto:
-
“Oggi la cristianità ha mille milioni
di aderenti. In modo significativo Gesù predisse che, al tempo della
sua presenza al potere del Regno, non pochi, ma molti professanti
cristiani lo avrebbero supplicato, dicendo: 'Signore, Signore, non
abbiamo profetato in nome tuo, e in nome tuo espulso i demoni, e in
tuo nome compiuto opere potenti?'. Saranno come estranei per Gesù,
che risponderà: 'Non vi ho mai conosciuto! Andatevene da me,
operatori di iniquità' - Matteo 7.22-23”.
-
-
Due osservazioni a
riguardo di questo velenoso linguaggio de
La Torre di Guardia:
-
-
La prima.
-
-
Nel
testo citato
di Matteo (7, 22), è detto che le terribili parole di condanna
saranno pronunciate da Gesù in quel giorno, ossia nel giorno
dell'ultimo giudizio (cfr. Matteo 25, 31). Non deve dunque
qualificarsi come una presunzione inqualificabile il voler
anticipare quel giudizio? Il voler sostituirsi all'Unico Giudice dei
vivi e dei morti? (cfr. Giovanni 5, 22-27; Atti 17, 31; Apocalisse
2, 23).
-
-
E da parte sua san
Paolo avverte:
-
“Non vogliate giudicare innanzi tempo
di alcuna cosa finché non venga il Signore. Egli metterà in luce i
segreti delle tenebre e farà palesi i disegni dei cuore, e
allora ciascuno si avrà da parte di Dio la sua lode” (1 Corinzi 4,
5).
-
-
Fedeltà alla
Bibbia esige che il vero cristiano attenda quel giorno prima
di pronunciare sentenze di condanna nei riguardi degli altri. Ma
questa fedeltà alla Parola di Dio manca ai tdG. Essi usano ed
abusano della Bibbia per propagandare i loro errori, tra i quali
domina un autentico odio verso chi non si piega alla loro prepotenza.
-
La seconda.
-
E'
poi vero che molti professano, cristiani saranno come estranei a
Gesù?
-
Facciamo qualche esempio: - Siete una madre di
famiglia che crede in Gesù, Figlio di Dio e Nostro Salvatore; come
voi ve ne sono centinaia, migliaia, decine di migliaia in ogni
continente; tutte si sforzano di vivere secondo il Vangelo,
compiendo fedelmente la propria missione di sposa e di madre, a
costo spesso di grandi sacrifici.
-
Perché queste pie
e oneste madri di famiglia dovrebbero essere estranee a Gesù Cristo
e meritevoli della sua condanna?
-
- Siete un operaio,
un contadino, un professionista, un impiegato, uno studente... Vi .
impegnate a fare coscienziosamente il vostro dovere perché credete
in Gesù Cristo, il Maestro ineguagliabile, e avete scelto la via
della salvezza nella Chiesa Cattolica. Siete convinto della vostra
fede.
-
Perché dovreste
essere un ipocrita, un malvagio, un operatore di iniquità?
-
- Siete un ex-testimone
di Geova. Avete abbandonato la setta - come hanno fatto centinaia di
migliaia! - perché avete voluto vedere coi vostri occhi, rompere la
gabbia di ferro in cui i tdG chiudono i loro associati; e vi siete
reso conto che la loro spiegazione della Bibbia è incompleta, falsa,
ingannatrice. Ora avete la coscienza di essere nella verità e di
vivere in modo conforme ai veri insegnamenti di Cristo.
-
Perché dovreste
essere tra coloro che Cristo non riconoscerà come suoi? Vi sentite
veramente un Giuda come i geovisti vi qualificano.
-
-
-
Dio è Amore (1
Giovanni 4, 8)
-
-
Anche i tdG dicono
che Dio è Amore. Non possono non dirlo. Il punto, comunque, è vedere
in che senso essi intendono la meravigliosa definizione di Dio data
da san Giovanni: Dio è Amore.
-
-
L'errore:
-
I tdG sono
d'avviso che Dio o piuttosto Geova è amore perché usa la sua potenza
per un giusto scopo e per il bene di quelli che amano ciò che è
giusto. E qual è questo scopo e il bene di quelli che amano ciò che
è giusto? Ecco: che la nostra adorazione sia rivolta a lui, a
Geova, e sia una devozione esclusiva. In parole più
chiare, per essere amati da Geova bisogna associarsi, volenti o
nolenti, alla setta che da lui prende nome.
-
Sull'esempio di
Geova si comportano i suoi testimoni. A loro avviso, “non sono da
amare tutti e tutto” né “provare amore per quelli che odiano Geova”
I. E poiché nel gergo geovista “quelli che odiano Geova” sono tutti
coloro che non pensano né vogliono pensare come loro, ne segue che i
geovisti devono amare soltanto i membri
della loro setta e odiare tutti gli altri.
-
-
La verità:
-
-
Forse qualche
espressione dell'Antico Testamento
può dare appiglio
ai tdG di giustificare ed imporre la strana morale d'un amore
settario. Ma quelle espressioni vanno spiegate onestamente, alla
luce del Vangelo di Cristo, che venne a portare la Legge a
compimento (cfr. Matteo 5, 17).
-
“Avete inteso che fu detto: Amerai il
tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: Amate i
vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli
del Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e
sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. E
se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani?” (Matteo 5, 43-47;
Luca 6, 27-38).
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