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- IL NATALE
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FESTA PAGANA?
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e altre curiosità geoviste
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OPUSCOLO N° 13
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PICCOLA COLLANA
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"I TESTIMONI DI GEOVA"
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Per ricevere gli opuscoli rivolgersi:
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Padre Nicola Tornese
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Viale S. Ignazio,
4
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80131 NAPOLI
tel. 081.545.70.44
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IL NATALE
- Un po' di storia
- 1 -
Carlo Taze Russell, il fondatore della setta geovista, celebrava il
Natale. A informarci sono proprio i testimoni di Geova.
- “Al
tempo del pastore Russell, si celebrava il Natale nella vecchia casa
biblica di Allegheny, in Pennsyìvania (…). A Natale il fratel
Russell dava ai componenti della famiglia della casa biblica pezzi
da cinque o dieci dollari d'oro (...). Vi era pure un albero di
Natale nella sala da pranzo della Betel. Invece del solito 'Buon
Giorno ', il fratel Russell augurava 'Buon Natale a tutti'”.
- Russell dunque, il profeta degli
ultimi tempi, non seppe leggere nella Bibbia l'origine pagana del
Natale, e neppure capì che offrire doni deve dirsi un gesto di
marcata natura pagana.
- Ci vollero ancora quattordici anni
dopo la sua morte, e dieci di governo del suo successore Joseph
Franklín Rutherford, perché i nuovi profeti della Torre di Guardia
si accorgessero dell'errore. Infatti, solo nel 1928 ebbe luogo la
nuova scoperta e d'allora in poi i fratelli di Betel non celebrarono
più il Natale.
-
- 2 -
Oggi tutti i membri della setta si attengono scrupolosamente alla
nuova disciplina e rifuggono scandalizzati da una celebrazione non
autorizzata da Geova e inventata dalla “grande meretrice” (= la
Cristianità).
- Per i
geovisti questo è un articolo di fede. E affinché i gregari siano
tenuti ben saldi nell'errore e nell'ignoranza, ogni anno
puntualmente, nell'approssimarsi del Santo Natale, La Torre di
Guardia, che è l'organo ufficiale della setta, propina ai suoi
disciplinati lettori le stesse idee trite e ritrite sul Natale come
festa pagana. Vi aggiunge naturalmente nuovi sofismi adatti alle
circostanze, torturando la Bibbia, e sfasando arbitrariamente
qualche frase presa qua e là da riviste e pubblicazioni anche
cattoliche
- Non è
difficile capire come questo richiamo alla disciplina col relativo
martellamento dell'errore sia necessario e opportuno. Infatti, nel
tempo di Natale tutto il mondo, cristiano e non cristiano, gioisce
al ricordo della venuta su questa terra del Principe della Pace (Isaia
9, 5). Solo i geovisti devono tenersi in dispettoso isolamento come
esige la ferrea disciplina della setta, aspettando la fine per dare
un sospiro di sollievo. Inculcare l'errore serve a colmare in
qualche modo il vuoto e a rimarginare la ferita.
- Vi annuncio una grande gioia (Luca
2, 10-11)
- Ma la
storia del Natale è ben diversa da quella raccontata da La Torre di
Guardia. Nessun uomo, che abbia un minimo di cultura, e tanto meno i
veri cristiani, pensano lontanamente a “un dio pagano” nella
celebrazione del Santo Natale. Vi pensano solo i testimoni di Geova!
-
- 1 - I
veri cristiani, come tutti sanno, a Natale ricordano unicamente la
nascita del Salvatore dei mondo, Gesù Cristo. Esultano perché il
Figlio di Dio, eterno e invisibile come il Padre, cominciò a essere
anche uomo (Giovanni 1, 14; Gal. 4, 4; Matteo 1, 22-25). Nel tempo
di Natale i veri cristiani vogliono godere in modo particolare
dell'annuncio dell'angelo ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia,
che sarà per tutto il popolo: Oggi vi è nato nella città di Davide
un Salvatore, che è il Cristo Signore” (Luca 2, 1 0-1 I); e vogliono
gustare in una forma più intensa i racconti biblici della nascita di
Cristo, e risentire con gioia l'inno della moltitudine celeste:
-
- Gloria
a Dio nel più alto dei cieli
- e pace
in terra agli uomini che Egli ama
-
(Luca 2, 13-14)
-
- 2 - In
effetti, per chi capisce e ragiona, il Natale è la celebrazione di
un evento biblico e salvifico, non il ricordo d'una data. La data
può non corrispondere all'evento. Ma l'evento è una realtà storica,
innegabile, indimenticabile, degna di essere celebrata con grande
gioia e con grande amore.
- Che
tale evento, ossia la nascita dell'Emmanuele Dio-con-noi), sia
avvenuto a dicembre o a gennaio o a marzo o a maggio o in qualsiasi
altro mese e giorno dell'anno deve dirsi di secondaria importanza.
L'essenziale è che sia realmente avvenuto.
- E così
è!
- Vi fu
un giorno nella storia dell'umanità, in cui “un Bambino è nato per
noi, ci è stato dato un Figlio (...), che è chiamato Consigliere
ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace” (Isaia
9, 5).
- Questa
è la verità che farà libero chiunque la cerca con cuore sincero
(Giovanni 8, 32).
- Alla scuola della Bibbia
-
Vogliamo ripetere quanto già abbiamo detto: a Natale nessuno dei
veri cristiani pensa lontanamente a “un dio pagano”. Tutta
l'attenzione è rivolta alla nascita dell'Emmanuele com'è stata
annunciata dai pro- feti, narrata dagli evangelisti, spiegata dagli
Apostoli.
-
- 1 -
Annunciata dai profeti.
-
- a -
“In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un
virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo
Spirito dei Signore (...). Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantèra si sdraierà accanto al capretto (...). Non agiranno più
iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte” (Isaia
11, 1-10).
-
- b -
“Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la
steppa (...). Essi vedranno la gloria dei Signore, la magnificenza
del nostro Dio(.. ).Dite agli smarriti di cuore: ' Coraggio! Non
temete; ecco il vostro Dio .Egli viene a salvarvi '. Allora si
apriranno gli occhi ai ciechi ( ... ). Lo zoppo salterà come un
cervo, griderà di gioia la lingua del muto” (Isaia 35, 1-10).
-
- c -
“Tu, Jahve, sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore
Se Tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero
i monti (...). Consolate, consolate il mio popolo, dice
il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele
che è finita la sua schiavitù (.. ). Una voce grida: 'Nel deserto
preparate la via al Signore (...). Allora si rivelerà la gloria del
Signore e ogni uomo la vedrà, perché la bocca del Signore ha parlato”
(Isaia 63, 16-17; 40, 1-11).
-
- d -
“Ecco verranno giorni - oracolo di Jahve nei quali io realizzerò le
promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di
Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un
germoglio di giustizia (...). In quei giorni Giuda sarà salvato e
Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: 'Jahve-nostra-
giustizia '” (Ger. 33, 14-16).
-
- e -
“Così dice Jahve: E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere
fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà Colui che deve essere il
dominatore di Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai
giorni più remoti” (Michea 5, 2-5; cf. Matteo 2, 6).
-
- f -
“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su
coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai
moltiplicato la gioia, hai aumentata la letizia” (Isaia 9, 2-7).
-
-
- 2 -
Narrata dagli evangelisti.
-
- a -
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse
il censimento di tutta la terra (...). Anche Giuseppe dalla città di
Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla
città di Davide, chiamata Betlemme per farsi registrare insieme con
Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quei
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il
suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo” (Luca 2,
1-7).
-
- b -
“Avvenne che, appena gli angeli si furono allontanati per tornare al
cielo, i pastori dicevano tra loro: 'Andiamo a Betlemme, vediamo
questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere '. Andarono
dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che
giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che
dei bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si
stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua,
serbava queste cosa meditandole nel suo cuore” (Luca 2, 15-19)
-
- c -
“Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli
era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di. lui, eppure il
mondo non lo conobbe (...). E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di
unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Giovanni 1,
9-14).
-
-
- 3 -
Spiegata dagli Apostoli.
-
- a -
“Carissimo, è apparsa la grazia di Dio,
apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a
rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà,
giustizia e pietà in questo mondo, nella attesa della beata speranza
e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e
Salvatore Gesù Cristo” (Tito 2, 11-14).
-
- b -
“Carissimo, quando si sono manifestati la bontà di Dio, nostro
Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in
virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia
mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito
Santo, effuso da Lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù
Cristo, Salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia
diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna” (Tito 3,
4-7).
-
- c -
“Dio, che aveva parlato nei tempi antichi più volte e in diversi
modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni,
ha parlato per mezzo dei Figlio, che ha costituito crede di tutte le
cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
- Questo Figlio, che è irradiazione
della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con
la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei
peccati, si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli,
ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del
loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha
detto: • Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?”. E ancora: • lo
sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?”. E di nuovo, quando
introduce il primogenito nel mondo dice: “Lo adorino tutti gli
angeli di Dio” (Ebrei 1, 1-6).
- La questione della data
- I tdG
ignorano tanta ricchezza e bellezza biblica, di cui fa tesoro la
Chiesa Cattolica. Essi preferiscono cavillare su questioni marginali
di secondaria o di nessuna importanza con lo scopo di sradicare la
fede dal cuore dei veri cristiani, oscurando la verità di Dio.
- A
giudicare dagli effetti possiamo dire che lo sforzo geovista si
rivela inutile. A Natale tutte le nostre chiese rigurgitano di
fedeli; ed una grande ed autentica gioia si diffonde in tutte le
famiglie
- che si raccolgono attorno alla
culla del loro Salvatore.
- Tra i
cavilli geovisti contro il Natale occupa il primo posto quello della
data. Dicono: Poiché non sappiamo se Cristo sia nato il 25 dicembre,
bisogna ritenere che il Natale è una festa pagana.
-
- Dov’è
la verità ?
-
- 1 –
L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: la Bibbia dice che Cristo è nato
( Matteo 1, 25; Luca 2, 7-11; Giovanni 1, 14:
Galati 4, 4). Questo è l’essenziale. Questo è l’annuncio gioioso
degli angeli a tutti gli uomini che Dio ama (Luca 2, 13).
- Il non
conoscere con esattezza la data di quella nascita non cambia e tanto
meno distrugge la consolante realtà della nascita del Salvatore del
mondo.
- A
saper leggere la Bibbia, appare chiaro che anche per gli evangelisti
i dati anagrafici avevano un interesse assai relativo. Essi si sono
soffermati a lungo su altri particolari che hanno accompagnato la
nascita di Cristo, ma non si sono preoccupati di dirci in quale
giorno sia avvenuta quella nascita. A loro interessava l'evento
salvifico realizzato in quella nascita, non il giorno in cui ebbe
luogo. Così hanno sempre letto e leggono la Bibbia i veri cristiani.
-
- 2 -
Tuttavia, senza mai perdere di vista l'essenziale, a cominciare dai
primi secoli d.C., sono stati fatti vari tentativi per conoscere
quella data. Tutti sono risultati vani. Ricordiamo brevemente questi
tentativi, rimandando i lettori a studi più completi.
- a -
Una pista seguita dagli antichi per conoscere quella data era
di natura astronomica. Secondo le idee del tempo essi
ritenevano che la creazione del mondo fosse avvenuta all'equinozio
di primavera, assegnato allora al 25 di marzo, non al 21. Ragionando
secondo quelle idee pensavano di poter affermare che anche la
seconda creazione, ossia la concezione di Cristo nel seno di Maria
doveva essere avvenuta il 25 di marzo. Ne derivava che la nascita
del Salvatore andava assegnata al 25 dicembre, nove mesi dopo la sua
concezione.
-
- b -
Un'altra considerazione, pure di natura astronomica, confermava gli
antichi in questo loro ragionamento. E’ noto infatti come verso il
25 dicembre (oggi con più esattezza il 21 dicembre) il sole riprende
la sua ascesa dopo il solstizio invernale. Era questo un particolare
che induceva gli antichi a collegarvi il sorgere dei Sole di
giustizia, che è Cristo Signore.
- In
effetti, gli antichi vedevano attuata nella nascita di Cristo la
profezia di Malachia, che paragona il Messia al Sole che sorge (Malachia
3, 20). Tanto più che un chiaro riferimento a Malachia si trova nel
vangelo di Luca (1, 78; 2, 32) e in Giovanni 8, 12 Gesù chiama se
stesso “la luce del mondo”.
-
- c -
Mettendo insieme le due considerazioni, quella astronomica e quella
biblica, verso la metà del IV secolo d.C., si cominciò a far
convergere la festa del Natale al 25 dicembre. Fino allora, infatti,
la si celebrava in differenti giorni dell'anno secondo il punto di
vista delle diverse chiese locali.
- Il
nuovo orientamento sembra abbia avuto a Roma il centro di
propulsione, perché la chiesa di Roma era ormai considerata la sede
principale della cristianità'. Di modo che la data del 25 dicembre
lentamente prevalse in tutto l'occidente e anche in oriente.
-
- 3 -
Non è da escludere tuttavia che la data del 25 dicembre, oltre che
dalle considerazioni già ricordate, possa essere anche collegata col
calendario civile romano. A Roma pagana il 25 dicembre era dedicato
alla festa dei “dio sole”, come anche altrove nell'antico mondo
pagano. Quando, dopo Costantino, i cristiani ebbero maggior libertà
di azione, è probabile che abbiano sollecitato a sostituire il culto
e la festa dei “dio sole” con la celebrazione della nascita di
Cristo, vero Sole e Luce del mondo.
-
- Fu un
cambiamento legittimo e lodevole. I cristiani non hanno continuato a
celebrare una festa pagana, ma l'hanno sostituita con una
celebrazione cristiana. Hanno eliminato l'idolatria, e introdotto il
culto e l'adorazione del vero Dio. La Chiesa non ha mai detto: “Fate
festa e onorate il dio sole”. Essa ha sempre detto e dirà:
“Distruggete gli idoli, ma gioite al ricordo della nascita del
Figlio di Dio”. Retrocedevano le tenebre e avanzava la luce (Luca 1,
79).
- Un'autorevole
testimonianza
- Scrive
l'Encyclopaedia Britannica:
-
- “Il
giorno esatto della nascita di Cristo non è stato mai determinato in
maniera soddisfacente. Ma quando i Padri della Chiesa scelsero una
data per celebrare tale evento, saggiamente (wisely) scelsero il
giorno dei solstizio d'inverno, perché tale giorno era molto
radicato nelle menti del popolo come una delle grandi feste.
- Quando
i missionari furono mandati da Roma fino alle più lontane province
del nord, Papa Gregorio I diede loro istruzioni come queste: "
Distruggete gli idoli, ma preservate i templi. Siano questi
purificati e consacrati, erigendovi altari in modo che il popolo
possa conoscere e adorare il vero Dio. E là dove i pagani erano
abituati a sacrificare animali ai demòni, siano celebrate in cambio
feste religiose in adorazione del vero Dio. Mediante queste
festività il popolo possa più facilmente ottenere gioie spirituali
...
- Per
parecchi secoli il Natale fu soltanto una festa religiosa. Ma a
misura che il cristianesimo si diffuse in terre pagane, molte usanze
collegate col solstizio invernale furono assorbite da quelle
cristiane, grazie alle direttive lungimiranti di Gregorio Magno.
- In questo modo il Natale prese
l'aspetto d'una festa religiosa e sociale. Non poche abitudini come
quella di accendere luci e fuochi, di usare fiori e decorazione, di
scambiarsi doni, di pregare e di cantare con accompagnamento di
musica ecc. influenzarono la festa cristiana del Natale, senza nulla
conservare del loro originario paganesimo”.
- Il caso dei Cardinale Newman
- Una
valida conferma a questa autorevole testimonianza è data dal caso
Newman, di cui i tdG fanno una settaria strumentalizzazione di assai
bassa lega.
-
- 1 -
L'errore. Un testimone di Geova, ripetendo meccanicamente ciò che
intorno al grande Newman ha potuto leggere nei libri della setta, ci
ha scritto:
-
- “Il
Cardinale Newman nella sua opera “Lo sviluppo della dottrina
cristiana”, pagina 359, dice: 'I templi,
l'incenso, le lampade, le candele, le offerte votive, le feste, le
immagini ecc. sono tutte cose di origine pagana'. I fatti dimostrano
al di là d'ogni dubbio che la cristianità invece di cristianizzare i
pagani durante i secoli, si è fatta paganizzare da loro, assorbendo
tutte queste inutili tradizioni ed usanze non cristiane”.
-
- 2 - La
verità, Giovanni Enrico Newman nacque a Londra da famiglia
protestante il 22 febbraio 1801. D'intelligenza non comune seguì gIi
studi e la carriera ecclesiastica nella Chiesa Anglicana e, appena
ordinato sacerdote in quella Chiesa, dedicò il suo tempo e le sue
energie alla formazione intellettuale e morale di numerosi giovani
universitari ad Oxford, rinomato centro di cultura in Inghilterra e
nel mondo.
- Allo
stesso tempo il Newman mediante ampi ed approfonditi studi sulla
storia del cristianesimo, specialmente dei primi secoli, arrivò alla
conclusione che solo nella Chiesa Cattolica si è conservato il
messaggio evangelico nella sua integrità e genuinità.
-
Coscienzioso e retto, amante solo della verità, il Newman trasse la
logica conseguenza delle sue ricerche. Egli ritrattò tutto ciò che
aveva scritto contro il cattolicesimo e, abbandonando una posizione
brillante chiese ed ottenne di essere accolto
nella Chiesa Cattolica, Ciò avvenne il 9 ottobre 1845, quando il
Newman aveva 44 anni d'età.
- Molti
suoi colleghi e discepoli seguirono il suo esempio.
- Il
fenomeno è conosciuto come Movimento di Oxford, che segnò una
rinascita straordinaria della Chiesa Cattolica in Inghilterra.
- Nei
mesi che precedettero il suo ingresso nella Chiesa Cattolica, il
Newman scrisse il libro “Saggio sullo sviluppo della dottrina
cristiana”. Questo studio maturò definitivamente la sua conversione.
- In
questa rinomata opera il Newman scagiona la Chiesa Cattolica
dall'accusa di aver corrotto il Vangelo con elementi pagani, e
dimostra come alcune usanze esistenti fuori del cristianesimo e
adottate dalla Chiesa Cattolica ( feste,
processioni, immagini ecc. ) sono legittimi sviluppi del messaggio
evangelico - del granello di senape che diventa albero (Matteo 13,
31-32)
- senza per nulla scalfire i
principi fondamentali e immutabili dei vero cristianesimo.
-
-
Giovanni Enrico Newman fu un fervente cattolico fino alla morte (il
agosto 1890). Lavorò indefessamente perché l'autentico messaggio di
Cristo, preservato e annunciato solo nella Chiesa Cattolica,
arrivasse alla mente e al cuore dei suoi connazionali. Il suo lavoro
non fu senza frutti. La Chiesa Cattolica in Inghilterra conta oggi
quattro milioni di seguaci.
-
- 3 -
Strumentalizzazione. I tdG, almeno la intellighenzia
della setta, conoscono certamente la vera storia del cardinale
Newman, ma strumentalizzano questa grande figura di cattolico
tacendo gran parte della verità, sempre a danno di gente ignorante.
- I capi
della setta geovista fanno sapere che Newman avrebbe dimostrato che
la Chiesa Cattolica avrebbe tradito il Vangelo, introducendo nel
cristianesimo molte usanze pagane. Ma si guardano bene dal dire che
fu proprio a motivo delle sue ricerche sulla origine e la natura di
queste usanze che il Newman maturò la sua conversione al
cattolicesimo.
- In
realtà, la storia del cardinale Newman dice tutto l'opposto di ciò
che dicono scrivono i tdG a scopi prettamente settari.
- La
strumentalizzazione che nella propaganda geovista
vien fatta del nome e del prestigio di Newman è un tipico
esempio della malafede dei capi della setta e della grande ignoranza
della base. Eppure i tdG si vantano di adorare Dio in spirito e
verità!
- Sofismi geovisti
-
Sofisma è un ragionamento apparentemente logico, ma in realtà falso
e capzioso (Zingarelli). Di sofismi se ne trovano molti nei libri e
nelle riviste dei tdG. Ora noi prendiamo in esame solo alcuni
riguardanti il Natale.
-
- 1 -
Dicono:
-
-
Bisogna onorare Gesù Cristo come Re costituito da Dio, non come un
bambino, in una mangiatoia. Infatti è detto: “Chi non onora il
Figlio non onora il Padre che l'ha mandato” (Giovanni 5, 23).
-
- Si
risponde:
-
- a -
Citiamo anzitutto il testo intero di Giovanni a cui i tdG fanno
riferimento. “Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così il
Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno,
ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il
Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il
Padre che lo ha mandato” (Giovanni 5, 21-23).
- Gesù
qui chiaramente afferma la sua uguaglianza con Dio (il Padre) sia
come fonte di vita sia come giudice universale. In virtù di questa
uguaglianza il Figlio deve essere onorato, ossia adorato, com'è
onorato, ossia adorato Dio (il Padre).
-
L'onore dunque, ossia l'adorazione dovuta a Gesù Cristo anche come
uomo è basata sulla sua Figliolanza, ossia uguaglianza divina.
- Ora
Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo (Giovanni 1, 14) è Figlio di Dio,
ossia l'Emmanuele (Dio-con-noí), fin dalla sua nascita. Egli perciò
deve essere onorato ossia adorato anche come bambino in una
mangiatoia.
- Nel
battesimo (Matteo 3, 17; Marco 1, 11; Luca 3, 22) Gesù è
pubblicamente dichiarato, non costituito Figlio di Dio. Egli lo era
già. Tanto è vero che molto tempo prima, in presenza di Giuseppe e
di Maria, egli aveva affermato di avere Dio per Padre (Luca 2,
49-50).
-
- b - A
Gesù Cristo, appunto perché Figlie di Dio fin dalla sua nascita,
appartiene anche la regalità fin dalla sua nascita. li Bambino nella
mangiatoia è già rivestito di maestà regale. Nel corso della sua
vita questa maestà sarà rivelata, ma già è presente in lui bambino
(Luca 1, 31-35).
- In effetti, i Magi chiedono del Re
dei Giudei che è nato (Matteo 2, 2). E i sommi sacerdoti e gli
scribi convocati da Erode confermano l'appellativo con la prova
della Scrittura (Matteo 2, 3-6; Michea 5, 1).
-
Inoltre, essendo il Bambino il germoglio della Casa di David (Isaia
11, 1), la regalità gli appartiene fin dalla nascita (Luca 1, 31).
Isaia aveva detto: “Sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Isaia
9, 5). E davanti a Pilato egli afferma di essere Re (Giovanni 18,
37) prima ancora di manifestarsi nella gloria della Risurrezione e
di dire: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Matteo
28, 18).
-
- c -
Deve dirsi dunque conforme alla Bibbia l'adorazione che i veri
cristiani tributano al Bambino nella mangiatoia. Quel Bambino è
l'Unigenito Dio (Giovanni 1, 18), il Re dei re (Apocalisse 17, 14),
figlio e Signore di David (Matteo 22, 41-46). Colui al quale “Ogni
autorità è stata data in cielo e in terra” (Matteo 28, 18) ecc.
- Ai tdG
non piace onorare Gesù Cristo come Bambino. Essi preferiscono
accaparrarsi un Cristo guerriero, vendicativo, che agli ordini di
Geova, deve annientare in un bagno di sangue tutti i non geovisti e
installare i membri della setta in quello che i tdG chiamano “li
mostro (cioè il loro) prossimo dominio mondiale”.
-
- 2 -
Dicono. Il 25 dicembre non poté essere la data della nascita di Gesù.
La Bibbia mostra che in quel tempo i pastori erano ancora nei campi
di notte. Essi non potevano essere lì in quella fredda, piovosa
stagione invernale.
-
- Si
risponde:
-
- a - Né
la Bibbia e tanto meno la Chiesa Cattolica dicono che il 25 dicembre
sia la data della nascita di Gesù. Questo lo insinuano i tdG. La
festa del Natale non è l'anniversario d'una data, che nessuno
conosce, ma il ricordo e la celebrazione del più grande evento della
storia. Questo evento è un
fatto storico attestato
dalla Bibbia, Antico
e Nuovo Testamento. Dio non
ha voluto farci
conoscere la data. Egli vuole che la nostra attenzione sia
concentrata sull'evento non sulla data.
-
- b -
Per quanto riguarda il 25 dicembre, essa è una data probabile come
altre date proposte. Ma è sempre un elemento secondario. Comunque
“la circostanza che nella notte in cui nacque Gesù c'erano attorno a
Beth-lehem pastori che vegliavano all'aperto per custodire greggi
(Luca 2, 8) non dimostra che allora fosse una stagione mite,
primaverile, come talvolta si è concluso: risulta infatti che,
specialmente nella Palestina meridionale, ove è
Beth-lehem vi erano greggi, che rimanevano
all'aperto anche nelle notti invernali senza alcun inconveniente”.
-
- 3 -
Dicono: Il Natale è una festa pagana parzialmente cristianizzata.
Essa fu stabilita quando si affievolì la speranza dell'imminente
ritorno di Cristo.
-
- Si
risponde:
-
- a -
Chi pensa al “dio sole” a Natale? Solo i testimoni di Geova.
Lasciamoli pensare! In quanto ai veri cristiani, a Natale hanno
sempre avuto in mente il Nato Salvatore del mondo, Gesù Cristo.
Hanno abbandonato e distrutto gli idoli per rivolgere tutta la loro
attenzione e il loro cuore all'Unico vero Dio, apparso in forma
umana (Giovanni 1, 14; Filippesi 2, 6-9).
- Se alcune usanze esteriori sono
state preservate, questo non fu a discapito della vera adorazione.
Esse sono piuttosto espressioni legittime del cuore umano di ieri e
di sempre, motivate ora dalla nascita del Salvatore.
- Come
mai i tdG non si fanno scrupolo di continuare a chiamare i giorni
della settimana con nomi pagani? In effetti, martedì significa
giorno di Marte, mercoledì, giorno di Mercurio e così via.
E’ evidente che invece di cristianizzare il paganesimo, i tdG
hanno incorporato nella loro vita usanze nettamente pagane! Né
sentono il minimo scrupolo di tenere le loro assemblee in quegli
stessi locali dove pure si riuniscono a pregare i seguaci della
falsa religione, gli appartenenti a Babilonia la Grande!
-
- b - La
festa cristiana del Natale non ha per nulla affievolito la speranza
del ritorno di Cristo. Essa piuttosto ha servito e serve a preparare
gli uomini all’incontro con Cristo. In effetti, a Natale la 'Chiesa
annuncia Cristo a tutti gli uomini di buona volontà preparando così
l'avvento del suo Regno (Atti 1, 8).
- Prega
la Chiesa: “Al suo primo avvento nella umiltà della nostra natura
umana Egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via
dell'eterna salvezza. Quando verrà di nuovo nello splendore della
sua gloria, potremo alla fine ottenere, in pienezza di luce, i beni
promessi che ora. osiamo sperare vigilanti nell'attesa”
- I tdG,
ignorando le bellezze bibliche del Natale, preferiscono insistere
sulla prossima vendetta dell'amorevole Geova. Malgrado le ripetute
smentite delle loro false profezie (fin dal 1878), essi continuano a
far guardare in alto, verso il cielo, la gente credula e avida d'una
terra promessa dove scorre latte e miele. E mentre la gente guarda
in alto in attesa di beni futuri, le sue tasche si alleggeriscono
inavvertitamente dei beni presenti a tutto vantaggio della setta.
-
- 4 -
Dicono: Alcuni, in base all'assioma che l'albero si conosce dai
frutti, nutrono sospetti sulla santità del Natale. Deplorano molto
il fatto che questo periodo è sfruttato a fini commerciali.
-
- Si
risponde:
-
- a -
Chiunque abbia un minimo di equilibrio mentale capisce subito che
l'abuso non distrugge la bontà d'una cosa. Che alcuni senza scrupoli
e senza religiosità approfittino del Natale a scopi commerciali non
distrugge il fatto che motti a Natale riacquistano la pace con Dio e
con gli uomini.
-
- b - Ma
cosa succede nei convegni regionali, nazionali e internazionali dei
tdG? Forse che non è ammassata un'enorme quantità di beni di consumo
in luoghi dove si suppone debba parlarsi solo di Bibbia? Forse che
alcuni non aspettano con ansia questi convegni a scopi commerciali ?
- Vi è
tuttavia una differenza. Mentre a Natale sono solo alcuni privati ad
approfittare a scopo commerciale, nel caso dei convegni geovisti è
la società dei tdG a ricavare tutto l'utile, mediante il controllo
di ogni cosa e con un'accurata pulizia dello sporco danaro degli
acquirenti.
-
- c - In
quanto all'assioma che l'albero si conosce dai frutti siamo anche
informati nientemeno proprio dai tdG che in casa geovista “non tutto
è oro quel che luce”. “I testimoni di Geova a volte sono attirati da
tesori materiali (...). Paolo avvertì: " L'amore del danaro è la
radice di ogni sorta di cose dannose (...). Purtroppo, il
materialismo ha a volte la meglio tra alcuni testimoni di Geova,
oscurandone la vista…”. E questo non solo a Natale….
-
- 5 –
Dicono: I “re magi” non rappresentano il cristianesimo, ma il
paganesimo. Scopriamo pure che essi furono involontari esecutori di
un complotto di Satana per uccidere Gesù.
-
- Si
risponde:
-
- a –
Dire che i Magi rappresentano il paganesimo, non il cristianesimo, è
un grosso abbaglio. Infatti al tempo dei Magi nessuno poteva
rappresentare il cristianesimo perché il cristianesimo ancora non
esisteva. I Magi adempivano la profezia messianica di Isaia: “Uno
stuolo di cammelli ti invaderà (Gerusalemme), dromedari di Madian di
Efa, tutti verranno da Saba, portando oro ed incenso…” (Isaia 60,
6). I Magi rappresentano le primizie dei pagani, che in seguito
formeranno il nuovo Israele (cf. Galati 6, 16; Efesini 3, 1-11).
-
- b – Se
la loro venuta fu causa involontaria d’un complotto di satana, non
per questo non deve dirsi una opera divina. Infatti, tutte le opere
di Dio hanno i contrassegno della persecuzione. Gesù fu perseguitato
e ucciso per quanto fece e disse. Forse non doveva né parlare né
operare per non dare occasione a satana di farlo crocifiggere ?. La
stessa cosa si dica di san Pietro, di san Paolo, di tutti gli
apostoli di Cristo, dei martiri di ogni, tempo... Quanta
superficialità nell'uso che i tdG fanno della Bibbia!
- Notate
pure che Gesù, divenuto grande, non scaccerà i pagani, ma ne loderà
la fede e farà anche miracoli in loro favore (Matteo 8, 5-8).
-
- c - I
Magi offrirono doni (Matteo 2, 11). Questo gesto, a parere dei tdG,
sarebbe un gesto pagano come pagana dovrebbe dirsi l'usanza di
offrire doni.
- La
verità è ben diversa: L'offerta dei doni è conforme alla profezia
messianica di Isaia già ricordata (Isaia 60, 6). Inoltre: come mai
Giuseppe e Maria accettarono i doni dei Magi? Come mai il Bambino
Gesù permise quel gesto abominevole a dei presuntuosi pagani, che
portavano il paganesimo in casa sua?
- Quante
incongruenze nella propaganda geovista!
-
-
COME PREGARE?
- L’errore
- Ho un
amico carissimo che lavora come infermiere all'ospedale “V. Monaldi”
di Napoli. Viene spesso a trovarmi e parliamo quasi sempre di
problemi religiosi, soprattutto di Bibbia e del modo corretto di
leggerla e capirla contro l'abuso che ne fanno i testimoni di Geova.
- Giorni
fa mi raccontava di aver preso parte a un servizio di preghiera
accanto al letto d'una inferma assieme ai parenti di lei con gran
conforto di tutti. Ma poi, a cose fatte, una testimone di Geova, che
da lontano aveva assistito impassibile e sprezzante alla preghiera,
si avvicinò e disse:
-
- - Voi
cattolici non conoscete la Bibbia!
-
- -
Perché?
-
- -
Perché fate preghiere lunghe, ripetendo con insistenza le stesse
cose, mentre nella Bibbia è detto di non sprecare parole come fanno
i pagani (cf. Matteo 6, 7).
-
L'amico infermiere mi disse pure come aveva messo a tacere l'intrusa
testimone dimostrando, Scritture alla mano, che era proprio lei a
non conoscere la Bibbia. Sapeva solo ripetere meccanicamente alcuni
versetti appiccicati alla sua memoria.
- E’
questo un caso tipico - uno dei tanti! - del comportamento geovista.
Vogliono fare sempre da maestri, ma conoscono solo alcuni versetti
della Bibbia e li spiegano in senso unico ed errato così come
impongono i loro maestri comandati.
- La verità
-
- Noi
cattolici siamo abituati ad andare a fondo nella conoscenza della
Bibbia. Vogliamo sempre accertarci dei suo genuino insegnamento in
piena fedeltà al consiglio di san Paolo che dice: “Accertatevi di
ogni cosa. Tenete ciò che è giusto” (1 Tessalonicesí 5, 20). Né
siamo come il fariseo del Vangelo che disprezzava la preghiera degli
altri, esaltando se stesso. Si meritò la riprovazione del Signore
(Luca 18, 9-14).
- Anche
sul modo di pregare vogliamo interrogare la Bibbia per accertarci di
ciò che essa realmente dice contro le distorsioni dei tdG.
Formuliamo perciò tre domande.
-
- LA
PRIMA: E’ vero che la Bibbia condanna
l'insistenza nella preghiera?
-
- LA
RISPOSTA: No! Non è vero.
-
-
Infatti nei santi vangeli Gesù più d'una volta esorta i suoi
discepoli a insistere nella preghiera.
-
- 1 -
Leggiamo in san Luca:
-
- “Poi
Gesù aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a
dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da
un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli
dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è chiusa e i
miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi
dico che, anche se non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà
a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza”
(Luca 11, 5-8).
-
Possiamo legittimamente supporre che l'amico di dentro aveva ben
capito che cosa chiedesse l'amico di fuori, e non c'era proprio
bisogno che questi insistesse per farglielo capire. Tuttavia:
l'amico di fuori insiste.
-
- Gesù
non riprova questa insistenza anzi la propone ai suoi discepoli come
esempio da imitare nelle loro preghiere a Dio. Infatti continua:
-
- Ebbene
io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e
vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi
bussa sarà aperto” (Luca Il 9-10; Cf. Matteo 7, 7-11).
-
-
Spiegano i commentatori moderni:
-
- “Con
la breve parabola Gesù insegna due condizioni essenziali della
preghiera: la perseveranza e la fiducia. Soddisfare alla domanda
dell'amico importuno, a notte già alta, non era facile, perché
l'unica stanza di casa era ingombra dalle stuoie, su cui dormivano
il padre coi figli; la porta di casa era ben chiusa, ed era
necessaria tutta una manovra incomodante per dare i tre pani. Pure
la preghiera perseverante tutto ottiene”.
-
- 2 –
Un’altra parabola sulla preghiera parimenti bella ci è stata
preservata pure da San Luca:
-
-
“Gesù disse loro un’altra
parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. C’era
in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per
nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e
gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo
tempo egli non volle. Ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e
non ho rispetto per nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le
farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. E il
Signore aggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto? E
Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte
verso di Lui? Li farà a lungo aspettare?” (Luca 18, 1-7).
-
Notate come, non diversamente
dalla parabola precedente, il Signore non solo non condanna
l’insistenza nella preghiera, ma assicura che Dio esaudirà coloro
che gridano giorno e notte verso di Lui. Gesù non ha parole di
biasimo per la vedova, ma la presenta come modello di preghiera
insistente e umile, che alla fine ottiene ciò che chiede.
-
- 3 -
Oltre alle parabole vi sono nei vangeli esempi di vita
vissuta, ove Gesù approva esaudisce la preghiera fatta con fiduciosa
insistenza. Ricordiamone alcuni:
- a - La
donna cananea (Matteo 15, 21-28). Apparentemente ignorata dal
Signore la buona donna non disarma: insiste nella sua richiesta
finché Gesù la esaudisce e, per di più, ha per lei parole di lode:
“Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto ,come desideri” (Matteo
15, 28).
-
- b - I
due ciechi ali Gerico (Matteo 20, 29-34). “La folla li sgridava
perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte.- Signore,
figlio di Davide, abbi pietà di noi!”. E come nel caso della cananea,
la loro insistente e fiduciosa preghiera raggiunge il cuore del
Signore, che fa il miracolo della loro guarigione.
-
-
SECONDA DOMANDA. Deve dirsi contraria alla Bibbia la preghiera, in
cui si ripetono le stesse parole?
-
- Anche
a questa domanda la risposta deve essere negativa. Infatti:
-
- a -
Riflettendo sui testi biblici analizzati finora possiamo
ragionevolmente supporre che sia l'amico che la vedova delle due
parabole ripetevano più volte la stessa cosa: “Dammi tre pani!”. E:
“Fammi giustizia contro il mio avversario!”. Parimenti la donna
cananea e i due ciechi di Gerico dovevano ripetere incessantemente
la stessa richiesta.
- In
nessuno di questi casi Gesù qualifica come pagani colui o colei che
prega ripetendo le stesse parole. Al contrario, loda il loro
comportamento ed esaudisce la loro richiesta.
-
- b - Ma
vi è di più. Gesù stesso, modello di ogni perfezione cristiana, che
deve essere imitato dai suoi discepoli (1 Corinzi 11, 1), nel
Getsemani “pregava dicendo
le medesime parole” (Marco 14, 39; Matteo 26, 44; Luca 22, 44).
- Era
pagano il modo di pregare di Gesù?
-
- c -
Anche san Paolo, il fedelissimo imitatore di Cristo, ci fa sapere
che “per ben tre volte ho pregato il Signore”, chiedendo sempre la
stessa cosa. E il Signore gli rispose non rimproverandolo come
pagano, ma per consolarlo: “Ti basta la mia grazia!” (2 Corinzi 12,
8-9).
- Dopo
tutto san Paolo “pregava sempre” (2 Tessalonicesi 1, 11; Filippesi
1, 4; Romani 1, 10 ecc.) “senza stancarsi” (Colossesi 1, 3), e
raccomandava caldamente ai cristiani di fare altrettanto. “Pregate
incessantemente” (1 Tessalonicesi 5, 17). E agli Efesíni: “Rendete
continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore
nostro Gesù Cristo” (Efesini 5, 20).
-
- TERZA
DOMANDA: Che cosa dire delle preghiere lunghe? Sono condannate dalla
Bibbia?
-
- Anche
per questa terza domanda un retto uso della Bibbia impone una
risposta negativa.
- Al riguardo facciamo due
considerazioni:
-
- La
prima. Gesù pregava a lungo, passando intere notti nella preghiera.
Leggiamo in san Luca: “In quei giorni Gesù se ne andò solo sulla
montagna a pregare e passò la notte in orazione” (Luca 6, 12). E san
Matteo c'informa che Gesù, “congedata la folla, salì sul monte solo
a pregare. Venuta la sera, egli si trovava ancora lassù” (Matteo 14,
23). E non era un caso sporadico. Dai vangeli risulta senza alcun
dubbio che il soffermarsi a lungo in preghiera era un'abitudine dei
Maestro (Cf. Marco 1, 35; Giovanni 6, 14-17 ecc )
-
- La
seconda. Significativo è pure il comportamento degli Apostoli. A
misura che cresceva il numero dei credenti e con questo anche il
lavoro, i Dodici si videro posti davanti a una scelta: dedicare
parte dei loro tempo a opere assistenziali oppure, lasciando ad
altri l'assistenza, attendere solo alla preghiera e alla
predicazione. I Dodici preferirono dedicare maggior tempo alla
preghiera (Atti 6, 1-4).
- Anche
dal libro degli Atti veniamo a sapere che, mentre Pietro era tenuto
in prigione “una preghiera., saliva incessantemente a Dio dalla
Chiesa per lui” (Atti 12, 5).
- Questa
breve rassegna biblica sulla preghiera dimostra inequivocabilmente
quanto sia antiscritturale l'atteggiamento geovista che condanna
altezzosamente il modo di pregare dei cattolici. Dimostra pure
quanto sia superficiale e limitata la loro conoscenza della Parola
di Dio. Eppure essi si atteggiano sempre a dottori in Sacra
Scrittura!
- Se la vostra giustizia… (Matteo 5,
20)
- Alla
luce di quanto detto finora è possibile accertarsi del vero
significato di Matteo 6, 5-9, di cui abusano i tdG.
-
- 1 – Il
testo:
-
-
“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare
stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazza, per
essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la
loro ricompensa. Tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera
e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate
parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di
parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di
quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Matteo
6, 5-9).
-
- 2 – La
spiegazione:
-
- a –
Come aveva ammonito poco prima, nello stesso discorso della Montagna
(Matteo 5, 20), Gesù vuole insegnare che anche nella preghiera la
giustizia dei suoi discepoli deve superare quella dei farisei; e che
il loro comportamento morale e spirituale deve essere differente da
quello dei pagani (Matteo 5, 47).
- Per
quanto riguarda i farisei, Gesù non li condannava perché ripetevano
la stessa preghiera, ma per la loro mancanza di giustizia nei
rapporti con Dio. Non si curavano tanto dell’onore di Dio quanto
piuttosto del loro onore: pregavano per essere visti dagli uomini.
Peccavano di formalismo e di vanagloria.. Erano interiormente vuoti.
-
- b - I
pagani poi, nella loro preghiera, si illudevano di far pressione
sulla divinità, di piegare cioè la volontà divina al proprio volere,
in forza di formule ripetute ininterrottamente. Essi davano alle
loro pro ghiere un valore magico. Mancavano di fiducia e d abbandono
in Dio (Cf, 1 Re 18, 27). In essi Gesù condanna la mancanza di
sottomissione alla volontà di vino, non già l'insistenza nella
preghiera e la ripetizioni della stessa domanda.
-
- c -
Non così devono pregare i veri discepoli di Cristo. Il Maestro vuole
che i suoi veri seguaci “adorino Dio in spirito e verità” (Giovanni
4, 24), chiedendo nella preghiera primieramente la santificazione
del nome di Dio e l'avvento dei suo Regno.
- A
differenza poi dei pagani i veri discepoli di Cristo accompagnano
sempre le loro preghiere, siano essi lunghe o brevi, con l'umile e
coraggiosa accettazioni della volontà di Dio (Matteo 6, 10) e con
l'abbandono fiducioso nella sua paterna bontà.
- Dio è il Giudice (Salmo 50, 6)
- Ma
dicono i geovisti: Solo noi adoriamo Dio in spirito e verità, mentre
i cristiani nominali onorano Dio solo con le labbra.
-
- Al che
si risponde:
-
- a -
“Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo?
Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone. Ma. starà
in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare”(Romani
14, 4; cf. Giacomo 4, 12; 1 Corinzi 5, 13).
- E.
Gesù disse: “lo sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli
uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere” (Apocalisse
2, 23; cf. Geremia 11, 20; 17, 10).
-
- b -
Appropriata deve dirsi la risposta che il Signor Vincenzo Ranauro,
dissociatosi dalla setta geovista, diede a un testimone di Geova.
Quest'ultimo, senza essere richiesto, aveva aspramente criticato la
coscienziosa e coraggiosa decisione del signor Ranauro a lasciare la
setta.
-
-
Scrisse dunque il signor Ranauro:
-
- “Non è
possibile che le preghiere ripetute della vecchietta possano essere
recitate con amore, con vera fede, possano essere recepite in cielo,
con vera gioia? Qui la biblica trave nell'occhio vi calza a pennello
(Matteo 7, 3) Perché non prova a leggere con attenzione le riviste,
- libri dei testimoni di Geova? Si
accorgerà che i vostri scritti sono una continua ripetizione a dir
poco ossessiva come pure va detto delle vostre preghiere ove
continua mente ripetete le solite cose”.
-
- Quali
sono queste solite cose? Sollecitazioni a Geova, il loro dio,
affinché distrugga tutti coloro che non vogliono essere testimoni di
Geova e dìa ai membri della setta, i soli privilegiati, questa terra
ricolma di vino di olio e di frumento.
- Come invocare Dio
- E’ una
curiosità legittima, non vi pare?
-
- Dicono
i geovisti: Rivolgendovi a Dio, dovete chiamarlo
Geova, altrimenti non vi risponde.
-
-
Possibile?
-
Spiegano i geovisti: Supponiamo che in piazza vi siano tre uomini e
voi volete chiamare uno di loro; se dite: “signore!”, quello che voi
cercate non capisce e non vi risponde. Forse vi risponderà uno dei
tre che non volete.
-
- Ma se
voi dite: Prosdòcimo! , che è il nome proprio della persona che voi
cercate, quello subito capisce e vi risponde...
- Allo
stesso modo con Dio: Dovete chiamarlo Geova, altrimenti non capisce
e non vi presta attenzione ... ...
-
-
-
Dice la Bibbia:
-
- “Tu,
Signore, mi scruti e mi conosci (…) Penetri da
lontano i miei pensieri (...). La mia parola non è ancora sulla
lingua e tu, Signore, già la conosci” (Salmo 139, 1-4).
-
- - “Se
avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e teso le mani verso un
dio straniero, forse che Dio non lo avrebbe scoperto? Lui che
conosce i segreti del cuore?” (Salmo 44, 21-22).
-
- -
“Non dobbiamo pensare che la divinità abbia qualcosa della
immaginazione umana” (Atti 17, 29).
-
-
Scrisse un ex-testimone di Geova:
-
- “Per
risolvere i miei dubbi, che erano molti e gravi, lessi con avidità
gli opuscoli da lei scritti. Più li leggevo e più mi apparivano
astruse le dottrine dei testimoni di Geova finché alcune mi
apparvero dopo un po' addirittura ridicole”.
-
-
DI CASA IN CASA
- L'errore
- A
sentire i tdG, gli unici fedelissimi predicatori del Vangelo
sarebbero loro e soltanto loro perché vanno “di casa in casa” come,
sempre a sentir loro, facevano Gesù e san Paolo. Al contrario, tutti
i sedicenti cristiani, cattolici e non cattolici, specie i preti e i
ministri, avrebbero tradito il Vangelo perché non vanno di casa in
casa.
- Si
tratta evidentemente di un'ennesima mistificazione della Parola di
Dio allo scopo di creare un complesso di superiorità e di orgoglio
nei seguaci della setta, che accettano senza alcun senso critico
tutto ciò che propina La Torre di Guardia.
- Ma la Bibbia non dice così! E san
Paolo sapientemente avverte: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è
buono. Astenetevi da ogni specie di male” (1 Tessalonicesi 5,
21-22).
- L'esempio di Gesù
- Per
provare la sua insostenibile tesi o piuttosto il suo errore un
testimone di Geova citò una volta le parole di Luca 8, 1, che dice:
“In seguito egli (Gesù) se ne andava per le città e i villaggi,
predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio”.
-
Eravamo a discutere all'aperto, su un marciapiede, ed io chiesi al
primo passante: “Pensa lei che " andare per le città e i villaggi "
equivale ad " andare di casa in casa
- “No,
certamente!”, rispose l'intervistato come per istinto e proseguì per
la sua strada con grande disdetta dei testimone di Geova.
- In
effetti, chiunque abbia un minimo eli capacità intellettiva ed
esamina onestamente ogni cosa, come dice l'apostolo, comprende ed
accetta che “andare per le città e i villaggi” non comporta
assolutamente “andare di casa in casa”.
- L'uso
della Bibbia che fanno i tdG, è superficiale e settario.
- Paolo e il suo metodo
- In
ogni modo, il testo biblico maggiormente strumentalizzato dai
geovisti in questa loro ingannevole propaganda sono le parole di san
Paolo nel suo discorso di addio agli anziani di Efeso:
-
“Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere
utile, al fine di predicare a voi e istruirvi in pubblico e nelle
vostre case” (Atti 20, 20).
-
- Qual è
il pensiero dell'Apostolo?
-
- a)
Notate anzitutto come san Paolo parla in primo luogo di predicazione
e di istruzione in pubblico. L'evangelizzazione “di casa in casa”
non era dunque né l'unico né il primo modo di annunziare il regno di
Dio. Paolo dava la precedenza alla predicazione e istruzione in
pubblico.
-
- b)
Negli Atti degli Apostoli abbiamo numerose testimonianze di questo
metodo di evangelizzazione.
- Giunti
in una località, Paolo e i suoi collaboratori “non andavano di casa
in casa”, ma piuttosto in luoghi pubblici per annunziare la buona
novella del regno. Durante il primo viaggio missionario “arrivarono
ad Antiochia di Pisidia, ed entrati nella sinagoga nel giorno di
sabato, si sedette. Dopo la lettura della Legge si alzò Paolo e
fatto cenno con la mano disse...” (Atti 13, 14-16).. Anche ad lconio
essi entrarono nella sinagoga dei Giúdei e vi parlarono in modo tale
che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti (Atti 14,
1 ss).
-
Identico metodo fu seguito durante il secondo viaggio missionario
sinagoghe e, ad Atene, l'Areopago sono gli unici luoghi menzionati
in rapporto alla predicazione di san Paolo (cf. Atti 17, 1-22). La
stessa cosa avvenne a Corinto (cf. Atti 18, 4), e quando a Paolo
furono chiuse le porte della sinagoga, non cominciò a girare di casa
in casa, ma prese dimora presso un tale chiamato Tizio Giusto, 'la
cui abitazione era accanto alla sinagoga. Colà Paolo riceveva e
istruiva, e anche Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore
insieme a tutta la sua, famiglia, e con lui molti
- dei Corinzi credettero e si fecero
battezzare (cf. Atti 18, 7-8).
-
- c)
Caso tipico è pure il comportamento di Paolo nella fondazione della
chiesa di Efeso:
- “Entrato poi nella sinagoga
(Paolo), vi potè parlate liberamente per tre mesi, discutendo e
cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. Ma
poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male
in pubblico di questa nuova dottrina, (Paolo) si staccò da loro
separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella
scuola di un certo Tiranno. Questo durò due anni (o tre cf. Atti 20,
31), col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia,
Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola dei Signore” (Atti 19,
8-10).
- Non vi
sfugga il particolare: continuò a discutere ogni giorno nella scuola
(...). Questo durò due anni (o tre). E' evidente che Paolo, proprio
ad Efeso, non andava di casa in casa, ma predicava il regno di Dio
in pubblico, in un'aula scolastica presa quasi certamente in affitto.
- Di casa in casa
- Alla
luce di tante testimonianze biblíche deve dirsi errata e settaria la
spiegazione che i geovisti danno delle parole “di casa in casa” di
Atti 20, 20.
- Perché?
- Già
abbiamo detto che tale espressione ricorre nel discorso di addio che
Paolo fa alla comunità di Efeso, nel quale ricorda il lavoro da lui
fatto nella fondazione di quella chiesa. Narrando gli eventi
connessi con quella fondazione il libro degli Atti specifica che
Paolo riceveva e istruiva in un locale pubblico, in un'aula
scolastica ogni giorno, dove veniva gente da tutta la provincia
d'Asia. E' impossibile dunque che l'apostolo dedicasse la maggior
parte del suo tempo e delle sue energie, andando di casa in casa a
distribuire fogli e sorrisi.
- Il
significato di quelle parole “di casa in casa”, nel contesto
specifico della fondazione della chiesa di Efeso, non può essere che
uno solo, vale a dire che, nei limiti del possibile e dietro
richiesta di persone maggiormente interessate al Vangelo o anche
impossibilitate ad andare nella sala dove Paolo riceveva e istruiva,
l'apostolo completava l'opera di evangelizzazione anche nelle case,
a domicilio. La maggior parte del tempo, comunque, era dato alla
predicazione in pubblico.
- E'
dunque da escludere in modo assoluto che san Paolo e ; suoi
collaboratori, ad Efeso e altrove, andassero di casa in casa come
fanno i lontani discepoli di Carlo Russell, importunando la gente e
vendendo gli opuscoli, i libri, le riviste della setta geovista su
una base nettamente affaristica.
- San
Paolo era ben consapevole del comando dei Signore, che mandando i
discepoli a predicare, aveva detto: “Non passate di casa in casa”
(Luca 10, 7).
-
-
SCRUTATE LE SCRITTURE (Giovanni 5, 39)
-
- Cozzuolo (Treviso) 21-12-1979
-
- ...Sarebbe
utile ed edificante pubblicare anche alcune lettere di quelle
persone che dopo aver letto gli opuscoli si sono dissociate dal
seguire le ampollose vacuità di questa setta, l'unica che non
conosce la parola amore, ma gioisce per la “imminente” distruzione
del genere umano.
-
-
COSTELLA BRUNO
-
Piazza
Cozzuolo, 24
-
Cozzuolo
(Treviso)
-
- Ho
capito di aver sbagliato! .
-
- Se le
scrivo è perché le mie intenzioni, verso di lei e la Chiesa
Cattolica, sono radicalmente cambiate da quanto le scrissi la prima
volta (...)
- Forse
si chiederà a cosa è dovuta questa conversione: in massima parte per
merito della signora Paola Ricciardi del M.B.C. di Velletti che per
mezzo delle sue lettere e della letteratura che mi ha inviato, mi ha
fatto capire, e fatto entrare nel cuore, che la strada giusta non
era quella che avevo intrapresa, ma quella segnata nei secoli da
veri Santi, da veri Martiri, da veri Evangelizzatori, e non quella
percorsa da falsi profeti.
- Ora che non seguo più gli
insegnamenti della Torre di Guardia, ora che ho letto tanti libri di
autori cattolici, ora so che Gesù quand'era sulla terra non era solo
un uomo perfetto ma anche Dio e con la “D” maiuscola; ora so che lo
Spirito Santo non è “una forza attiva non intelligente” come lo
definì la Torre di Guardia del 15-4-72 a pag. 244, ma è una persona
divina, “un altro consolatore”, ed è a lui che è
stato affidato il compito di guidare la Chiesa in tutta la verità, e
non allo “schiavo fedele e discreto” dei tdG...
- Per
ultimo vorrei informarla qual è stato il secondo importante motivo
di questo mio cambiamento: quando ho detto ai testimoni che
conducevano il mio studio biblico che volevo esaminare anche ciò che
dicevano i cattolici a proposito della vera religione, nessuno si è
fatto più vedere. Prima erano tutti i giorni a casa mia, sia loro
che gli altri membri della congregazione locale; ora invece quando
mi incontrano per strada fanno finta di non conoscermi. Anche questo
ha contribuito a farmi capire che mi ero cacciato in un vicolo cieco,
ero entrato in una organizzazione dove il “Prossimo” è ristretto ai
soli membri appartenenti, ove, e l'ho capito solo ora purtroppo,
esiste una “fratellanza settaria”.
-
-
VINCENZO RANAURO
-
Il Tempo, Rubrica “Così semplicemente”
- 15 gennaio 1978
-
-
Ostia Lido (Roma) 28-9-1979
-
- Grazie
a Dio, ai libri di G. Pape, di Giuseppe Crocetti, e ai suoi
meravigliosi opuscoli sulle dottrine, ho potuto maturare la
decisione di dissociarmi dall'organizzazione dei tdG. E’, una
decisione di pochissimi giorni fa, che ho preso in tutta coscienza e
serenità dopo essere stato testimone per circa 18 mesi.
- Tutto
è cominciato quando, volendomi approfondire sulle dottrine intorno
alle quali le altre religioni ci attaccavano, andai in una libreria
S. Paolo (allora mi trovavo a Trieste) e chiesi qualcosa sui tdG.
Ciò mi sarebbe servito a conoscere le argomentazioni delle altre
organizzazioni religiose contro le dottrine dei tdG, in questo modo
avrei potuto approfondirmi sull'argomento e controbattere con le
Scritture alla mano. Vi trovai solo il libro di G. Pape, che mi
lasciò sconcertato, anche se non era il tipo di libro che cercavo.
Anche dopo averlo letto però continuai ad uscire in “servizio
teocratico” perché per un po' di tempo riuscii a tenere a freno i
miei dubbi. Sennonché questi dubbi mi salivano alla mente sempre più
potentemente finché capii di non potere continuare così. Ripresi
allora il libro di G. Pape e lo rilessi con più attenzione.
-
Risultato: da allora non sono più uscito in
“servizio teocratico”, né partecipato alle adunanze nella “sala del
Regno”, Già fin dalla mia prima “assenza ingiustificata” si fecero
sentire gli effetti di questa dittatura mascherata sotto il nome di
Dio, cosicché quando alcuni tra i 'più anziani chiesero a mia moglie
(testimone), ella riferì che avevo letto qualcosa e che nutrivo dei
dubbi. Risultato: appena finita l’adunanza di servizio bussano alla
porta. Gentilmente li faccio accomodare, anzi li invito a cena su
due piedi. Morale della favola. non è importante chi ha fondato
l'organizzazione, né i suoi successori, neppure quello che hanno
scritto o detto, quanto i frutti che l'organizzazione produce poiché
disse Cristo: “Dai loro frutti riconoscerete i miei discepoli”.
- lo
rimango sulle mie e ribadisco i miei dubbi. Pochi giorni dopo (per
fortuna) vado in ferie a Bari dove io e mia moglie siamo nati e
cresciuti. Lì, avevo pensato, potrò risolvere con più serenità i
miei dubbi non pressato da nessuno.
- I
dubbi sull'organizzazione ormai erano gravi, ma volevo vedere se
almeno nelle dottrine da loro proclamate vi era chiarezza. Andai
così di nuovo in una libreria S. Paolo a Bari e vi trovai il libro
di G. Crocetti “I testimoni di Geova” e parte degli opuscoli scritti
dai lei. Li lessi con avidità e capii subito che anche le dottrine
dei tdG erano opinabili. Più li leggevo e più, mi apparvero astruse
le dottrine dei tdG finché alcune mi apparvero dopo un po'
addirittura 'ridicole'.
- Certo,
per uno come me, a digiuno di religione, non era stato difficile ai
tdG farmi credere quello che volevano; soprattutto grazie al metodo
che hanno di prendere un versetto qua, un versetto là, strappandolo
dal contesto e per di più in base a una Bibbia spuria. Ogni volta
infatti che prendevo in mano una mia vecchia Bibbia, mi veniva detto:
“Ma no! Leggi su quella nostra; è più chiara! ! Ormai dovresti aver
capito che è questa la vera religione! !”, facendomi così intendere
che la loro “vera” religione non può ingannare.
-
Intanto finiscono le ferie e torno a Roma, 'base del mio lavoro.
Ormai avevo messo in discussione tutto.
- Il
giorno dopo il mio ritorno (che tempismo! ) un “anziano” e un
“servitore di ministero” bussarono alla porta. Dissi loro chiaro e
tondo che i dubbi erano gravi e volevo risolverli da me! Rimasi
dello stesso parere anche dopo vari disperati tentativi da parte
loro di considerare subito i dubbi insieme a loro cercando di farmi
sentire in colpa per essermi isolato nelle considerazioni sulla
Bibbia, cosa condannata dalla Sacra Scrittura. Risposi che io non
cercavo una mia verità, ma dove questa fosse. Inoltre dissi anche
che avendomi nascosto moltissime cose per poter fare un esame
obiettivo durante tutto lo studio biblico che ebbero a farmi, avevo
capito che queste cose dovevo cercarle da me stesso.
- Hanno
insistito allora sui “frutti marci della cristianità” e sui “frutti
puri della loro organizzazione”, segno visibile della vera religione.
Visto però la mia tenacia, si sono dovuti rassegnare ad andarsene
senza aver ottenuto il loro scopo, trovando però parole che altro
scopo non avevano se non quello di farmi sentire in colpa
per essermi andato a cercare dei dubbi su uni religione che
non è “comoda”. Anche qui trovai il tempo di dire che se, avessi
voluto lasciare l'organizzazione, l'avrei fatto dopo aver letto
poche pagine del libro di G. Pape.
- Invece
ancora non mi decidevo a lasciare l'organizzazione. Mi capitò, dopo
un po' di tempo, una sosta di servizio proprio a Bari la mia città.
Ritornai in una libreria San Paolo e questa volta vi trovai gli
opuscoli sui Santi e sulle Bibbie a confronto. Alla fine di queste
letture ormai non avevo più dubbi neanche sulla
falsità delle dottrine da loro proclamate. Avevo anche capito che il
frutto più marcio, quello di peccare contro lo Spirito Santo
attraverso una traduzione spuria della Bibbia, l'aveva prodotto
proprio l'organizzazione che tanto si vantava dei suoi frutti (...).
- Così,
dopo lunga riflessione, pochi giorni fa ho indirizzato alla mia ex
“sala del Regno”, una lettera di dissociazione.
-
-
Ostia
Lido (Roma)
-
N. Roberto
-
-
-
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-
-
-
Palermo, 10-6-1980
-
- Caro
reverendo Tornese,
-
- sono
(per Grazia di Dio) un ex testimone di Geova. Ho letto tutti i suoi
opuscoli, i quali hanno saputo veramente darmi l'aspetto “reale”
della Chiesa, nella quale sono stato battezzato, e la trovo (non più
sotto l'influenza della Torre di Guardia) bellissima, Perché le
scrivo? Perché in lei ho trovato fiducia e conforto, e in un certo
senso una liberazione. Era triste, mi creda, credere che Cristo Gesù
avesse promesso il cielo solo ad alcuni, mentre gli altri dovevano
morire e quindi essere annientati anche se solo temporaneamente, e
poi che paura mi faceva l'Har-Maghedon. Tutto ciò non riusciva ad
entrarmi nel cuore, ma purtroppo ci credevo. Solo ora riconosco le
vere eresie che in buona fede sostenevo e di questo Dio voglia
perdonarmi. Ringrazio primíeramente il Dio Meraviglioso della Chiesa
Cattolica (e lo dico col cuore) che ha riversato la Sua Luce
nell'anima mia. Egli si è servito di due ex testimoni di Geova che
mi hanno aperto gli occhi dell'inganno che la Torre di Guardia trama
alle spalle della povera gente, e a lei che nella mia delusione,
tramite le sue pubblicazioni ha confermato e spiegato
meravigiosamente al mio senso di vuoto
spirituale, chi è e che cosa crede quella che la Torre di Guardia
chiama “Babilonia” e che io giustamente chiamerei “Gerusalemme
Celeste”.
- Ho
letto la triste esperienza di Gúnther Pape, e quello che lui
racconta riflette in un certo senso la lotta interiore che si trova
in ogni testimone di cuore sincero, ma che soffoca pensando che sia
satana, come inculca la Torre di Guardia: andare contro gli
insegnamenti di quest'ultima significa andare contro Geova stesso! (diceva
una Torre di Guardia). E’ doloroso pensare che molti sinceri
testimoni di Geova siano ancora loro schiavi, e io, Padre, ne
conosco molti. Purtroppo certi “anziani” della congregazione alla
quale appartenevo io, hanno sparso la voce che io sono malato di
“peste spirituale” Proprio così mi ha detto un
anziano (così si chiamano quelli che prendono la direttiva in ogni
comunità di testimoni di Geova), al quale avevo detto che la Torre
di Guardia è un falso profeta, e questi adirato mi ha detto che il
libro che io avevo letto e che parlava della setta, aveva firmato la
mia condanna. Ma ciò non mi ha fermato: ho detto ad altri “anziani”
che la loro Bibbia è “falsificata”, e mi hanno risposto che le altre
traduzioni erano false; cosa che è semplicemente pazzesca, e che
denuncia la loro mancanza di verità.
- Io
adesso sono stato “bollato” come l’“Anticristo”, ma non è vero: io
amo Gesù, anche se umilmente riconosco che alcune volte non sono
degno di Lui. La prego, caro Tornese, mi dìa dei consigli. Io non ho
la sua esperienza, ma vorrei aiutare i sinceri testimoni che sono
stati ingannati! Molti di loro sono finiti a lavare scale per avere
tempo libero per predicare il Regno di Cristo, mentre è solo una
montatura della setta.
-
ANZALONE DIEGO (anni
20)
-
Palermo
-
-
-
-
Palermo 23-6-1980
-
- Carissimo Reverendo,
- Ho
ricevuto la Sua gradita lettera la quale mi ha incoraggiato molto
dal lato spirituale. Ho apprezzato moltissimo la sua freschezza nel
consigliarmi l'opera di “ricupero”. Comunque anch'io ho la coscienza
scossa per questo penoso inganno; non si preoccupi: ho nella mia
mente la bella frase di san Paolo.: “Guai a me, se non dichiarassi
l'Evangelo”.
- Se può
usare la mia testimonianza per eventuali pubblicazioni? Ma certo!
- In
quanto agli “anziani” non mi fanno paura, anzi un 15 giorni fa ne
sono venuti 2 a casa mia e mi hanno proposto di ritornare in
congregazione; ma io fatto notare loro che non ero diventato pazzo,
ho fatto sapere, loro tutto l'inganno della Torre di Guardia, e che
la loro Bibbia è falsa, e uno di loro mi ha risposto che io non sono
un professore di ebraico e neanche di greco, ed io ho risposto che
neanche loro lo erano per cui non potevano dimostrarmi che la loto
traduzione era fedele alla “Vera Bibbia”. Morale della discussione?
Uno di loro si mise le mani alle orecchie perché
(secondo lui) non poteva ascoltare le mie “eresie”; ed io ho tuonato
a pari volume. “E perché io dovrei ascoltare le vostre eresie?”.
Quindi per me possono cantare anche la “traviata”. Un saluto
cristiano.
-
-
Vostro conservo
-
ANZALONE DIEGO
-
-
-
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-
-
- Vezzi (Novara), 10-4-1980
-
- Caro P. Nicola,
- Sono
un sacerdote di Verona che svolge il suo ministero fra i giovani
adolescenti del Piemonte.
- Un
giorno ho avuto tra mano i primi 11 opuscoli della Piccola Collana
“I testimoni di Geova”. Davvero interessanti !
- Anzi
il N. 11 Bibbie a confronto mi è servito per una
sincera discussione con due testimoni, i quali alta fine non erano
più d’accordo neanche fra loro due.
- Grazie
di quanto sta facendo per illuminare la mente dei nostri fedeli...
Continui!
- Uniti
nella preghiera.
-
-
Distinti saluti
-
-
D. LUCATO CLAUDIO
-
-
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-
- Casamassima (Bari), 30-6-1976
-
- Caro Padre Tornese,
- grazie
alla Provvidenza, grazie anche ai suoi libricini sui testimoni di
Geova, sono riuscito a far diventare anti-testimoni
un gruppo di sensibili studenti, ed un leader-battezzato rimasto qui
in paese un gruppetto di irredimibili perché letteralmente
analfabeti e cocciuti che rifiutano ogni dialogo.
-
- Grazie
e tanti auguri.
-
-
Aff.mo nel Signore
-
Sac. TOMMASO CONTICCHIO
-
- Andria, 13-12-1982
-
- Rev.mo P. Tornese,
- mi è
grato inviarle i più sinceri e calorosi auguri per il S. Natale e il
1983.
- I suoi
opuscoli riscuotono positivi successi. D'accordo con gli insegnanti
di Religione dell'Istituto Tecnico Industriale Statale di Andria
(dove anch'io insegno), Don Giuseppe Scianella e Don Peppino Ruotolo,
ho distribuito (in omaggio) i due opuscoli del “Piccolo Catechismo”
in tutte le classi (n. 16! ) dell'I.T.I.S. = circa 600 copie di
ciascun volumetto. I tdG che sono venuti anche a infastidire i
nostri studenti all'uscita (e all'inizio), sono rimasti
neutralizzati e... non si sono fatti più vivi!
-
Cordiali saluti.
-
-
-
L. MAGNO
-
-
-
-
- Scandicci (Firenze), 21-3-1983
-
- Egregio P. Nicola Tornese,
-
Frequento la Parrocchia di S. Giusto di Scandicci e partecipo alla
catechesi per adulti. Fortunatamente ho avuto occasione di leggere i
suoi preziosi e oculatissimi opuscoli della collana: “I testimoni di
Geova”. Dico fortunatamente perché ho apprezzato moltissimo il Suo
lavoro non indifferente. Sono cattolico convinto, sono nato nel
1936, sposato con due figli. Prego sempre, sperando che tutto il
popolo di Dio si salvi da tutto questo " fiorire " di sette che si
dicono " cristiane. Sono solidale con Lei e condivido pienamente
tutto l'espletamento della " materia " trattata inerente ai tdG.
soprattutto quando asserisce il concetto “...dispiace che queste
persone interpretino così male la parola Dio”.
- Questi
fratelli continuano a fare e a farsi del male L'uomo ha inventato la
scrittura (i caratteri) non solo per leggerla e per tramandarla ai
posteri, indelebilmente, ma soprattutto come mezzo per esprimere dei
concetti e dei pensieri. Così, penso, avviene nella Sacra Scrittura,
quella vera, la nostra! E’ il contenuti globale, tutto il contesto
che non deve sfuggirci. E noi la parola estratta a nostro piacimento.
Credo che, parola scritta debba essere sempre considerata un simbolo
subordinata al pensiero e non viceversa. Saremmo capaci tutti di
estrarre delle parole dall'A.T. e N.T. adattandole alle nostre
comode interpretazioni personali. Così facendo potremmo coniare
ancora altre set te. Penso a volte stupidamente... potessi trovare
nella Bibbia qualche parola per ammorbidire, sminuire qual che mio
peccatuccio o peccataccio!
-
- Ma Dio
è Serio, Amoroso, la Sua legge perfetta, giusto il Suo giudizio.
-
- Avere
cultura della parola di Dio non vuol dire interpretarla,
distorcendola, ma testimoniarla! E non, mi sembra sia necessario
possedere dei diplomi o essere biblisti, se poi deve sfuggirci la
semplicità di come Gesù Cristo Non a caso rivelato il Va gelo di
Gesù affida il compito di costituire. la Chiesa di Dio a Pietro. un
pescatore, a cui affida le Chiavi del Regno dei cieli!
-
Egregio P. Tornese, mi congratulo vivamente per il suo coraggio, la
massima dedizione, aderenza alle cose di Dio. Grazie a lei e anche
ai tdG.) che contribuiranno sempre a fare emergere ancor più, la
convinzione che noi cattolici siamo nella giusta Chiesa di Dio!
-
-
-
SPATARO RENATO
-
-
- Bolzano, 13-4-1982
-
- Mio caro reverendo Padre Nicola
Tornese,
- Tanto
tempo fa vi scrissi e vi dissi che ero un ex testimone di Geova
ritornato alla Chiesa Madre. Questa decisione, devo sottolineare,
l'ho presa dopo aver esaminato accuratamente e da solo “Il Primato
della Chiesa di Cristo”. Questo primato l'ho trovato nella Chiesa
Cattolica Apostolica Romana. Dopo tre anni di cammino in seno alla
Chiesa di Cristo mi sono convinto e ne ho le prove che codesta
Chiesa (Cattolica) tanto odiata dai testimoni di Geova è la stessa
uguale in sostanza ed in spirito, come ai tempi Apostolici. Essa à
l'unica " Vera Fonte di Salvezza per il genere umano "! Ho parlato
di frequente con i testimoni di Geova sul tema “Primato di Pietro e
del Papa”; ma essi fuggono al solo menzionare tali cose. I testimoni
di Geova sono annebbiati. Dove loro predicano e fanno proselitismo,
entra il dolore e il tormento. Ho visto molte famiglie rovinate,
famiglie dove l'amore è scomparso. Un esempio fra i tanti lo abbiamo
qui in via Sassari a Bolzano; sto parlando di una famiglia che una
volta era un esempio di amore e di felicità; da questo amore
nacquero due figli e quindi la felicità era completa. Li vedevamo
venire sempre a Messa, erano per così dire un esempio nella
Parrocchia. Finché un giorno la madre iniziò a studiare con i
testimoni di Geova. Man mano che lei progrediva nella falsa dottrina,
lei cambiava di carattere. Ora si è giunti a tal punto che la madre
non vuole vivere sotto lo stesso tetto dei marito. Vuole divorziare,
non ne vuole più sapere del marito “cattolico” (Vedere 1 Pietro 3,
1-2).
-
-
SERGIO FOLGARAIT
-
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-
-
Bolzano, 25-4-1982
- Carissimo Reverendo Padre Nicola
Tornese,
- Ho
ricevuto e letto con gioia la Sua lettera. In questi ultimi tempi ho
capito che è il Signore che mi spinge ad avvertire i fratelli
cattolici della nostra zona, avvertirli del pericolo dell'eresia.
- Geova.
-
Caro
Padre, noi Le diamo il permesso di pubblicare la lettera dove Lei
vuole, sia sui giornali sia sui suoi libricini. Desideriamo pure che
Lei metta il nostro nome e cognome e indirizzo (...). li tutto
aiuterà qualcuno, metterà in guardia chi leggerà il giornale e i
Suoi bellissimi libricini.
-
Aiutare i fratelli che si sono persi
nell'eresia significa aver amore, significa desiderare che anche
essi abbiano la nostra felicità, che la si trova solo nella Chiesa
Madre Cattolica Apostolica Romana. Il geovismo si è schierato
apertamente contro la Chiesa di Cristo, cercando di infangarla. Essi
devono avere il nostro aiuto, dobbiamo avvertirli che, essendosi
loro allontanati dalla Chiesa, si rendono responsabili della propria
morte. Nessuno può avere Dio per Padre se non ha la Chiesa per
Madre.
-
Il
pericolo che li sovrasta è grave. L'Apostolo Paolo nella Sua lettera
ai Galati cap. 1: ver. 7-9, parla chiaro; quindi il nostro lavoro è
di salvezza, d'amore e di preghiera per coloro che hanno perso il
“lume della ragione”.
-
La
saluto fraternamente e La prego di assistermi con qualche preghiera.
-
-
SERGIO FOLGARAIT
-
Via
Cagliari, 10/3 - 39100 Bolzano
-
-
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-
-
FERLITTO ROSY
-
22040 Alserio (CO)
-
- Caro Padre Tornese,
- sono
una ragazza che fino a poco tempo fa studiavo coi testimoni di Geova,
fino a quando un giorno una Suora si recò a casa mia per richiesta
di mia Madre che a tutti costi voleva impedirmi questa strada, e che
lo sinceramente credevo giusta.
- Dopo
una lunga discussione su vari argomenti la Suora mi diede da leggere
alcuni suoi opuscoli, che io lessi con molta avidità e più li
leggevo più mi accorgevo degli errori, che prima non riuscivo a
vedere. La cosa che mi colpì molto fu l'argomento della trasfusione
dei sangue, e che essi cocciutamente sostengono, causando così la
morte di piccoli innocenti. Devo sinceramente dire che mi sono
liberata da un peso enorme, perché proprio di un peso si tratta,
obbligando con forza le persone a fare secondo ciò che il Corpo
Direttivo comanda.
- Non mi
ero mai accorta dell'odio mortale che La Torre di Guardia propina
contro la Cristianità. Ci sono tante altre religioni, ma non ho mai
trovato un commento denigratorio su queste, quando invece lo è in
modo così costante per la Chiesa Cattolica. Dio ha dato il libero
arbitrio di amarlo liberamente in Spirito e verità. I testimoni di
Geova non sanno cosa vuol
- dire libertà perché la loro
dottrina è come una monarchia assoluta: loro comandano e tu devi
agire, dopo averti fatto un perfetto lavaggio di cervello, sei
pronta per essere una marionetta nelle loro mani, avendo sempre in
mente il giorno di Armaghedon.
- Gesù
poi non lo si sente neppure nelle loro Sale del Regno; esiste Geova
in primo luogo e Gesù ha una parte così piccola che non si sente se
c'è o non c'è. Per fortuna ho capito in tempo, e adesso mi sento più
serena e tranquilla. Ogni giorno leggo parte del Vangelo e mi sono
proposta di approfondire sempre la mia Religione.
- Mi
trovavo in Sicilia in vacanza quando la Suora mi diede da leggere i
suoi opuscoli; quindi in quei 20 giorni ho avuto modo di riflettere
e meditare molto bene lontana dalla loro presenza. Al ritorno ero
decisa di smetterla con loro. Dopo alcuni giorni si presentarono a
casa mia e così dissi loro apertamente che tutto era finito, che
avevo letto alcuni libri riguardanti la loro dottrina e che a mio
parere non la ritenevo più giusta e che la loro Bibbia non era
uguale a quella cattolica.
- Beh!
Ho potuto constatare che quando qualcuno approfondisce qualcosa per
vedere se le cose stanno così, allora scappano e veniamo così
considerati apostati.
-
-
Rosy
-
-
- UN GESUITA TESTIMONE DI GEOVA
-
- Sul
caso di Julio Iniesta García, che fu un tempo gesuita e divenne poi
testimone di Geova, la propaganda geovista si è sbizzarrita e si
sbizzarrisce ancora. Lo fa forse (e senza forse) per far dimenticare
i tanti casi di defezioni avvenute in questi ultimi anni dalle file
dei tdG in ogni parte della terra. Sono centinaia di migliaia, anzi
milioni! Ne ricordiamo solo tre e precisamente
Raymond Franz, che lasciò la setta nel 1980; Chitty C. Eart,
dimissionario dal 1979; e Sullivan J. Thomas, dimissionario dal
1973. Tutti e tre erano membri del Corpo Direttivo, occupavano cioè
le più alte cariche nella gerarchia geovista.
- Per
consiglio d'un mio confratello della Curia Generalizia dei Gesuiti
di Roma, scrissi al padre Carlos Palmés, gesuita, che fu compagno di
studi e poi superiore provinciale di Julio Iniesta. Mi ha risposto
con la lettera che metto qui a conoscenza di quanti vogliono vedere
le cose coi propri occhi, e non con le lenti colorate imposte dai
dirigenti della setta geovista.
-
-
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-
-
Cochabamba, 29 agosto 1983
-
-
- P. Nicola Tornese, S. J.
- Viale S. Ignazio, 4
- 80131 Napoli
-
- Stimatissimo P. Nicola:
- Ho
ricevuto la sua lettera dell'8 luglio con motto ritardo. In essa lei
mi chiede di Julio Iniesta, che fu della Compagnia e che poi è
passato ai testimoni di Geova.
- Io
sono stato suo compagno durante gli studi di teologia e poi suo
superiore Provinciale. Quindi lo conosco abbastanza bene.
- Si è
sempre distinto come generoso, passionale, radicale, andando
facilmente agli eccessi. Gli studi gli pesarono molto per essere
entrato in Compagnia già adulto ed anche perché di capacità limitata.
- Credo
che durante il tempo che fu in Compagnia si. comportò con
rettitudine secondo la sua coscienza. Era motto caritatevole, di una
carità piuttosto ingenua, aiutando, per esempio, chiunque dicesse di
essere in bisogno senza prima accertarsi se fosse vero o no.
-
Proveniva da una famiglia molto modesta. Suo padre era portinaio in
una casa di Barcellona (Spagna). Forse questo contribuì alla sua
costante mancanza di sicurezza: A ciò si aggiunge la non felice
riuscita negli studi. Credo si possa affermare che soffrisse d'un
complesso d'inferiorità.
- Il suo
lavoro apostolico lo ha quasi sempre svolto tra gente umile e penso
con abnegazione e generosità.
- Forse
il punto più debole del suo carattere era la passionalità e una
forte emotività. C'erano momenti in cui lo si poteva dire uno
squilibrato. Alcuni mesi prima di lasciare la Compagnia ebbe una
forte crisi di lede. Non saprei dire fino a che punto questa abbia
potuto influire sulla sua decisione.
- La
ragione principale che egli adduceva per lasciare la Compagnia era
la mancanza di carità tra noi e concretamente verso di lui.
Sinceramente penso che questo motivo sia privo di fondamento perché
è stato trattato, sempre con rispetto ed affetto. Sembra che qualche
suo parente rosse di questa setta e che lo abbia trattato con
particolare alletto e ciò fu il motivo decisivo per passare ai
testimoni di Geova. Ciò sta a indicare quanto poco avesse capito gli
studi sacri.
- Questo
è tutto quello che ricordo di Julio, al quale ho sempre voluto bene
come confratello e per il quale desidero il vero incontro con Dio.
-
-
Con affetto fraterno
-
Carlos
Palmés S.J.
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