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Giri di vite e giri di soldi

 Diario della crisi: 2010 - trentatreesimo mese di SETTANTADUE.

Bisogna cambiare nome alla crisi: è degenerazione sociale!

Partita a poker con Marchionne

01/11/2010

Erano anni che non vedevo un amministratore della FIAT salire di continuo sul palcoscenico politico ed economico.

In pochi mesi il vostro Marchionne è diventato il braccio sinistro di Obama, cerca di attenuare le sentenze di un giudice del lavoro in Basilicata e partecipa a programmi di intrattenimento televisivo.

Premesso che rimpiango Romiti e la discrezione dei vecchi fratelli Agnelli devo esprimere il mio stupore davanti a tanto attivismo, soprattutto se penso che tale impresa ha un futuro di decadimento inevitabile.

Inizio la mia riflessione provando ad interpretare e a ragionare intorno alla frase scandalo di Marchionne: “La FIAT può lasciare l’Italia”.

Ritengo che la grande sfida strategica della FIAT si giocherà sul mercato americano: Marchionne ha previsto che la flotta di auto USA si destinata a perdere un milione di mezzi all’anno!

Potete considerare questo dato come un elemento strutturale dell’impoverimento costante dell’occidente, con qualche eccezione importante che forse specificherò dopo.

Il fatto importante è che la politica industriale di Marchionne in USA si basa sul concetto di un calo di automezzi pari ad un milione di auto!

Qui devo rammentare che Lester R. Brown ha fatto una previsione molto diversa: egli attende un calo di 2 milioni all’anno ovvero nei prossimi anni continuerà ad accadere quello che si è verificato ultimamente.

Potremmo dire che la festa è finita, sia per Marchionne che per la FIAT!

Io non posso dire oggi se ha ragione Brown o se l’ha Marchionne, ma constato che l’eventuale sbaglio dell’amministratore FIAT avrebbe conseguenze economiche e sociali gravi. Brown rischia di essere solo un profeta di sventure, come mille altri nella storia e nella cronaca.

Anche l’Italia vive una trasformazione economica collegata e collegata alla crisi quasi generale.

Io chiedo da tempo i dazi alla Politica con la P maiuscola, ma non so se oggi questa esiste ancora, altri pseudo esperti sperano nella crescita della produttività a parità di salario.

Marchionne vuole da Pomigliano 250.000 Panda, senza se e ma: quella è la quota di produzione ritenuta adatta a sostenere gli attuali livelli salariali e non si tratta di un obiettivo facile da raggiungere!

Non voglio fare i conti in tasca a Marchionne, preferisco constatare che qui entrano in gioco altri due giocatori: la CISL e la UIL. Loro hanno capito che c’è la parità dei salari e provano a sfidare lo stato sul terreno della riforma fiscale per aumentare i soldi in tasca agli operai. Anche loro mi hanno sorpreso, in modo favorevole.

Il gioco di oggi è quello di produrre un tot per avere il salario x, si tratta sulle auto da fare e non sulle riduzioni di salario. Ecco che la nostra partita a poker trova una fisionomia e Marchionne si dimostra un giocare capace di bleffare quando serve.

E’ probabile che l’abbia fatto in USA, sono quasi sicuro che lo faccia in Italia!

Per ora ho parlato dei protagonisti della partita, ma c’è un soggetto perdente: la FIOM CGIL.

Questa ha fatto una prima manifestazione cercando gli alleati più occasionali e spesso marginali (ad esclusione dell’IDV) e ora spera di organizzare uno sciopero generale nel mese di dicembre.

Non so se riusciranno ad organizzarlo, ma ai miei occhi è evidente il contro bluff, più avventato di quello di Marchionne che qualcosa in mano ha di sicuro.

Troppi italiani s’illudono nella fine prossima della crisi e a tutti loro rammento che la crisi è perdurante e si accompagna al logorio continuo del mercato dell’auto, specie in tempi di blocco del credito facile! Io lego l’illusione sulla fine della crisi anche all’obsolescenza tecnica e culturale (a livello economico) della nostra industria e della nostra politica.

La FIAT vorrebbe lavorare a ciclo continuo, gli altri lo fanno da 20 anni, ma anche quel modo di produrre entrerà in crisi se la Cina non farà presto il salto dal Comunismo al Consumismo.

Ecco perché considero il dibattito sulla crisi economica come una partita a poker, entrambe le realtà si basano su grandi rischi da correre.

Ecco le parole da esorcizzare: sviluppo, ripresa e produttività. Questi sono concetti buoni per gli anni ottanta del secolo passato. Sono idee da rottamare e per rottamatori, veri!

Forse questi concetti vanno ancora bene per un super treno tedesco e i suoi vagoni, ma noi correremmo con l’handicap del debito pubblico e dello stato sprecone.

Ci vogliono i dazi o continueremo a vegetare e a respirare con l’ossigeno.

In ogni caso sono convinto che avremo presto un vincitore, al massimo entro 3 anni e certamente in quel momento saremo ancora immersi dentro la crisi.

 

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