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Giri di vite e giri di soldi

 Diario della crisi: 2010 - trentunesimo mese di SETTANTADUE (ho aggiunto un anno).

Bisogna cambiare nome alla crisi: è degenerazione sociale!

Piccole verità dietro le crisi di questi mesi

20/09/2010

Di F. Allegri

Scrivo ancora di economia per ribadire che il protezionismo del mercato europeo non sarebbe solo una bella cosa: è una necessità impellente. La Cina non pratica il liberismo, gli USA misero a suo tempo un dazio del 700% sugli acciai importati ….. e fecero bene. Il problema vero è quello di mettere d'accordo i paesi membri della UE, di accontentare tutti e di non scontentare nessuno. La mia proposta è quella di un sistema di piccoli dazi che non risolverebbero tutti i problemi, ma farebbero lavorare tante imprese.

Detto questo farò una breve carrellata di verità dietro la crisi greca e le prossime eventuali! Parto dal mito della produttività. In giro c'è chi crede che laddove esiste questo fenomeno non ci sarà crisi e a corollario di questo i giornali dissero che la Grecia aveva produttività bassa e per questo era entrata in quella crisi che (oggi posso dirlo) "ha aiutato tutti".

Ci parlarono di scuole con 45 tra maestri e bidelli e 5 alunni! Tutti meravigliati, nessuno a fare le verifiche. Sembrò che ad un tratto i greci avessero smesso di lavorare e gli scioperi vennero strumentalizzati a questo fine! Brutto affare.

Partiamo dalla produttività in teoria, questa è in funzione del tipo di lavoro e non del lavoratore: ci sono lavori che rendono di più altri che rendono di meno e non è questione di nazionalità!

Certe industrie sono molto produttive, la finanza talvolta lo sarebbe, ma in quei casi distrugge l'economia, i servizi generali non mi interessano e l'agricoltura non è produttiva, ma ogni contadino si ammazza di fatica.

Ecco la prima verità: la Grecia aveva una produttività abbastanza alta, anche a dispetto delle sue attività particolari e comunque gli indici erano aumentati negli ultimi anni. La crisi greca aveva, lo rammento, ragioni politiche e di scadenze legate al suo debito pubblico.

Anche in Italia la produttività è alta, fino ad oggi essa non ha misurato quella degli uffici pubblici! Brunetta permettendo. D'altro canto è vero che la nostra produttività cresce di meno rispetto agli altri paesi, ma noi abbiamo anche quote maggiori di lavoro nero che come minimo andrebbero parametrate!

Eccoci alla seconda questione: IL DEBITO.

Si parla spesso di debito pubblico e qui l'Italia è messa male, ma in molti stati c'è anche un debito privato; l'Italia ha un enorme credito privato, superiore al suo debito pubblico. Se sommiamo debito pubblico e credito privato si ottiene un dato nazionale ovvero un debito o un credito nazionale.

Anche in Italia ci sono tante famiglie indebitate, ma sono una percentuale minore rispetto agli altri paesi. Siamo il paese in cui il debito delle famiglie (mutui, credito al consumo) pesa meno sul totale: 39%, rispetto al 66% della Germania, e al 105% della Gran Bretagna. Noi non abbiamo mangiato l'uovo che la gallina deporrà domani e non ci siamo indebitati per dare una casa a figli e nipoti. C'è un fastidioso debito al consumo che si lega alla precarietà del lavoro e all'urbanizzazione della povertà. Spererei che questa piaga sociale non avesse ulteriori degenerazioni, immigrazioni clandestine permettendo!

Il vantaggio che l'Italia conquista grazie alle sue famiglie (27 punti sulla Germania) si perde in parte sul debito pubblico dove abbiamo un gap negativo di 15 Punti. Il nostro debito pubblico pesa sul reddito nazionale per il 54% rispetto al 39,4% della Germania. BISOGNA AGIRE SUL DEBITO PUBBLICO! Credo e spero che questa verità non vi sia ignota.

Ora passiamo al terzo punto: L'INVESTIMENTO.

La bugia ricorrente è questa: "L'Italia non fa investimenti e per questo non cresce la sua produttività!". La seconda parte del ragionamento l'ho spiegata sopra. Sembrerebbe che le nostre fabbriche avessero ancora i macchinari degli anni settanta.

LA TEORIA ECONOMICA CI DICE CHE UN REDDITO SI PUO' CONSUMARE O INVESTIRE. QUANDO SI INVESTE SI RINUNCIA ALLE SPESE SECONDARIE E SI LAVORA AL MIGLIORAMENTO DEL NOSTRO FUTURO.

Secondo Eurostat l'Italia ha investito molto in questo decennio, di più dei tedeschi e degli inglesi (che hanno globalizzato nell'est europeo i primi e nel mondo i secondi). Gli investimenti in nord Europa sono molto diminuiti dal 2002, da noi questo non è accaduto.

Il presunto miracolo tedesco, il super treno che ho citato il mese scorso ha proprio questa forza: è PRODUTTIVO senza richiedere I GRANDI INVESTIMENTI DEL PASSATO. Questo avviene per una ragione monetaria, l'euro di oggi è il marco di ieri ovvero una moneta fatta su misura della sua economia. C'è una seconda ragione che definirei sociale. Fino al 1992 la Germania aveva un super stato sociale, in questi 15 anni l'ha molto ridotto e non cedendo sempre all'ingiustizia liberale. Ha fatto tagli mirati, pattuiti e con un consenso politico diffuso anche se non generalizzato. In Germania c'era uno stato sociale più sviluppato e loro l'hanno ridimensionato per primi attraverso tagli a salari e pensioni e creando una nuova previdenza statale. La prima causa ha un'incidenza maggiore rispetto alla seconda.

Ho già scritto che non esiste un valore dell'euro che può andare bene a tutti, oggi aggiungo che il valore quotidiano dell'euro è sempre stato vicino a quello che voleva la Germania. Questo avrei dovuto dirlo più spesso! Allora aggiungo: il super euro andava bene per questa Germania meno sociale, l'Europa virtuosa ha bisogno di un euro quotato tra 1,20 e 1,30 sul dollaro non oltre e se si scendesse sotto quota 1,20 non dovremmo strapparci i capelli. Purtroppo un'altro stato entrerà presto nell'euro e la ricchezza che apporta rallenterà le eventuali svalutazioni naturali.

Detto questo si può concludere che l'Italia aveva una malattia europea leggera e la Grecia più grave, per lei parlerei di allergia all'Europa se è vero che il suo mercato è invaso dalle merci stranieri e i suoi punti di forza economica subiscono la concorrenza sleale di paesi che hanno monete deboli. A questo si aggiunge il terzo fattore del peso del pubblico. Anche in Grecia gli enti pubblici pagano la quattordicesima, c'è corruzione politica: pensate abbiamo un partito socialista simile a quello di Craxi e una DC che ha perso il governo pochi mesi prima della crisi e pare che avesse deciso di non pagare certi debiti! Qui va mantenuto un dubbio legato alle propagande politiche della disinformazione quotidiana, certamente il futuro greco sarà fatto di interessi passivi da pagare e di servizi pubblici ridotti mentre la sua zona d'ombra dei privilegi e dei privilegiati resta da smantellare. La Grecia resta un paese a rischio default, in una prospettiva a 5/10 anni se non avremo una ripresa generalizzata e localizzata: non l'avremo!

Devo rammentarsi che complessivamente e ad oggi la crisi europea è stata quasi doppia rispetto a quella USA. Se non ve ne siete accorti è perché è stata diluita in due anni (e aggravata) grazie a varie misure tampone. La grande incognita europea è monetaria. A livello politico nessuno propone l'uscita dall'euro, ma questo non deve farci dimenticare che esso è uno strumento che impedisce l'applicazione alla malattia economica di una parte delle medicine più appropriate.

Ecco le soluzioni: O ci si protegge con i dazi o si svaluta la moneta, meno non si può fare.

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