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Giri di vite e giri di soldi

 Diario della crisi: 2010 - trentunesimo mese di SETTANTADUE (ho aggiunto un anno).

Bisogna cambiare nome alla crisi: è degenerazione sociale!

Agenzie di rating per bilanci aleatori e investimenti al buio

15/09/2010

Di F. Allegri

Torno a commentare uno scritto di Uriel del 7 maggio titolato “Colpo su colpo”, ma stavolta si tratta di un tema che il blogger ha affrontato con minore competenza e originalità. La parte più efficace del suo scritto è l’etichetta ed affronterò quella questione in primis. Egli dice: “Etichette: Le agenzie di rating non sono soltanto inaffidabili: nel 2010 sono INUTILI”. Lo sviluppo del tema non mi ha convinto, troppa geopolitica e troppo centralismo italico.

Tornando all’etichetta, la prima parte dell’affermazione ha un suo fondamento, la seconda no e dimostra il limite e il travisamento dello scritto. Partiamo dal vero principio che tale asserzione ignora: OGNI IMPRESA HA PIU’ DI UN BILANCIO! Proprio così, c’è il bilancio per i fornitori e quello per i clienti, c’è il rigido bilancio fiscale e quello gonfio di guadagni per gli azionisti, c’è sempre un bilancio più vero degli altri e anche quello legato alle politiche industriali, ci sono i bilanci ipotetici, quelli previsti. Ieri si perdeva, oggi si guadagna, domani non sappiamo.

Ho parlato delle imprese, ma lo stesso ragionamento si può fare per gli stati.

Perché tanti bilanci? Si potrebbero dare più risposte basate su diversi livelli di profondità analitica a seconda che si ricorra all’economia o a qualche scienza derivata. Io vi darò quella che considero un principio alla base dell’antropologia economica ovvero: “non esiste una teoria del valore così perfetta e condivisa da permettere valutazioni oggettive del reddito d’impresa e del patrimonio dello stato e non la troveremo tanto presto!

Il salario è un reddito elementare ed è facile da determinare, il reddito d’impresa no, la sua immaterialità e la sua soggettività lo rendono indeterminabile; del resto spesso è aleatorio anche il patrimonio di un’impresa. Lo stesso si può dire per i patrimoni dello stato, magari aggiungendo che gli stati disporrebbero di beni enormi e di entrate fiscali prevedibili e anticipate: sarebbe una manna se i politici fossero onesti e competenti!

Veniamo alle agenzie di rating che hanno una natura geo-politica e non solo strettamente economica e scientifica. Esse fanno gli interessi del mondo anglo-sassone: non potevano annunciare il disastro del 2008 e le ricadute successive. Si sarebbe trattato di un orrore oltre i loro incubi!

Come sanno i miei lettori più fedeli e gli amici io lo dissi e lo scrissi. Cominciai ad aprile, ma ad agosto precisai: Fallirà Lehman Brother e questa accadrà uno tra questi venerdì, il 4 settembre, 11 settembre, 18 settembre, 25 settembre, già allora considerai il 18 come la data più probabile. Credo di essere anche l’unico tra quelli che conoscevano questa data che non ci ha guadagnato. Non conosco nessuno che l’ha anticipato con tanta precisione!

Tornando ad Uriel, salto la parte dedicata ai grandi finanzieri italiani, credo che la piccola crisi di maggio abbia avuto un grande vecchio o più di uno, ma sono le economie sane e non i discorsi che salvano da questi attacchi informatici e finanziari. Non condivido Uriel quando paragona Berlusconi a un grande taumaturgo. La nostra classe politica non ci salvò a maggio e non sarà in grado di farlo quando e se i nostri creditori perderanno la loro fiducia in noi, per fortuna e in gran parte, l’Italia è indebitata con se stessa. La nostra forza consiste nell’essere “un emarginato finanziario”; credo che questa metafora fotografi bene la situazione.

In pratica Uriel che spesso ha detto cose argute confuse a maggio una normale speculazione finanziaria con il grande attacco alla Pearl Horbour italiana, niente di meno. A maggio ci fu una speculazione e le agenzie fecero il loro mestiere con i mezzi che avevano. La frase di Berlusconi fu una mezza verità, ma per tanti italiani bastò! Amen, senza coinvolgere la NATO o invocare l’arrivano i nostri!

Spesso le agenzie di rating non sono in grado di fare analisi così come spesso l’agenzia delle entrate non è in grado di determinare il reddito di un’impresa, anche per questa ragione si ricorre a dei modelli statistici, non sempre centrati. Non è una questione di competenze, il reddito di impresa non è qualcosa di tangibile come credono in troppi, è qualcosa di vago e anche immateriale. Come ho detto prima il discorso vale anche per gli stati che hanno qualche trasparenza in più, ma non hanno bilanci sempre limpidi. La ragione di esistere delle agenzie è geopolitica, loro sono i cancellieri del grande giudice finanziario. Chi viene condannato da loro deve salvarsi prima possibile o non avrà scampo e vero invece che tecnicamente sono sostituibili con un buon software, lo stesso che rende inutile l’ufficio del ragioniere e permette di decimare i dottori – commercialisti.

Per il resto torno al progetto di Basilea, ho saputo che tale protocollo prevede che le banche abbiano fondi di riserva tra il 4 e il 5%. Al momento non li hanno e per averli dovranno disinvestire, dopo un accordo partorito fuori tempo massimo, si va alla stretta creditizia. Per me qualcuno gioca con il fuoco e non sa quello che fa! All’orizzonte non si vedono segni di ripresa e qualcosa cova sotto l’apparenza delle acque calme.

Corollario: la gran parte degli investimenti saranno al buio, come sempre!

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