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Giri di vite e giri di soldi

 Diario della crisi: 2010 - trentaduesimo mese di SETTANTADUE (ho aggiunto un anno).

Bisogna cambiare nome alla crisi: è degenerazione sociale!

E’ il veleno del lavoro atipico che porta in Europa le manovre d’autunno

01/10/2010

Di F. Allegri

E’ arrivato l’autunno e la crisi di stagione: stavolta si cerca di prevenirla con l’annuncio di politiche di rigidità! Non mi ero sbagliato quando avevo detto che il salvataggio della Grecia conteneva scelte a 6 mesi per l’Europa e ho fatto bene a scrivere di economia in questa settimana!

Di solito gli annunci di politiche di rigidità di bilancio servono solo ad aprire le trattative, ma ho avuto notizia di nuovi dazi americani verso la Cina e riscontro un aumento di merci cinesi sequestrate: siamo al sequestro dei cargo.

Viviamo la terza rivoluzione industriale dove un impero – fabbrica produce merci senza qualità e costi, senza pensare all’inquinamento e ai diritti dei lavoratori; dall’altra parte ci dovrebbe essere il mondo che consuma …. La mia opinione è semplice: non può esistere un sistema economico dove uno produce per i ricchi di un tempo che oggi cercano solo di consumare.

Oggi mi soffermerò su queste manovre d’autunno e partirò da una constatazione che non condividerete: I CONTI ITALIANI NON HANNO BISOGNO DI QUESTA MANOVRA EUROPEA, ESSA SERVE ALL’EURO E AL SISTEMA BANCARIO EUROPEO.

A noi serve la riforma dello stato e il taglio di qualche ramo improduttivo. In questi anni si è tagliato poco e soprattutto si è tagliato i rami deboli, molti dei quali avevano una loro funzione, vedi scuola e sanità! Il peggioramento di questi servizi essenziali è sotto gli occhi di tutti.

Su queste questioni potrei essere più duro, ma ho coscienza che in tali settori l’elemento decisivo è l’incapacità di docenti e pazienti di difendersi e di avviare una vera lotta politica.

Un nuovo crollo economico è atteso dall’autunno dell’anno scorso: possono cadere altre banche e qualche stato.

I mesi che sono passati potevano essere peggiori, ma il mondo del credito è ancora bancario e il nodo da sciogliere è nel MONDO DEL LAVORO. Pensate ai mutui casa, ai prestiti, agli acquisti a rate, agli scoperti di conto, alle carte di credito e a quello che volete: un tempo questi erano concessi a chi aveva un lavoro fisso, oggi nel mondo prevale il lavoro precario e questo conduce all’insolvenza. Qui comincia il disastro e continua anche oggi, anzi pare che si perseveri ed è evidente che molti non hanno capito la vera natura di questa crisi epocale. BISOGNA LIMITARE IL LAVORO PRECARIO E TORNARE AL LAVORO DELLA VITA, PER OGNI UOMO.

Molti paesi hanno troppi precari, noi siamo tra quei paesi che pensano di aumentarli, ma potremmo avere la fortuna di non riuscirci. Il lavoro precario genera un indebitamento precario insostenibile e si accompagna alla generale diminuzione dei salari. Anche questa è dovuta alla terza rivoluzione industriale e alla concorrenza del socialismo di mercato.

Ho già scritto che il grande malato europeo è il Portogallo. Questo paese ha un forte debito privato e ha anche un mercato del lavoro molto precario, nonostante le particolari caratteristiche sociali, politiche e storiche.

Dopo il crollo finanziario del 2008 molte banche hanno trovato investimenti alternativi, monetari, titoli pubblici o investimenti esotici.

In Italia abbiamo avuto le moratorie sui mutui, queste sono buone nel breve tempo: nel medio e nel lungo sono un rinvio del problema che resta quello di stabilizzare il mercato del lavoro.

Si temono i fallimenti in serie; è ormai certo che il mercato del lavoro precario devasta il sistema bancario e anche quello industriale.

Ho appena tradotto uno scritto di Ralph Nader sulla riforma finanziaria di Obama e ad essa vi rimando: per ora non ha dato effetti, spero di più nei nuovi dazi annunciati.

L’Euro è cresciuto di nuovo e ha recuperato il valore che aveva prima della svalutazione, ne auspico una nuova, anche modesta poi invoco ancora i dazi.

Ho letto che bisognerebbe anche cambiare i parametri di base della moneta unica. Non è una frase sbagliata, il problema è che ci vorrebbero degli anni perché si scatenerebbe il mercato delle vacche.

Quale futuro ci attende? C’è chi annuncia (da anni) l’inflazione, c’è chi teme il calo dei consumi e la svalutazione dei titoli bancari, altri sorvegliano le emissioni dei bond! Questi sono i veri millenaristi, come quelli che credono alla fine del mondo per il 2012. Guardate e sorvegliate il Portogallo, il resto viene dopo e ci vuole solo una riforma/restaurazione del mercato del lavoro.

La stabilità migliore è quella del lavoro.

QUESTA E’ LA RIFORMA CHE NESSUNO FARA’!

Nel regno degli ignoranti si lavora a tre progetti idealitipici.

Tra i politici e i grandi industriali ci sono i riformatori di sistema o struttura, più di quanto fa e promette Tremonti che non riesce nemmeno a tagliare le nove province.

I piccoli produttori vogliono meno burocrazia: giusta richiesta, difficile da realizzare.

I burocrati (soprattutto di sinistra) vogliono più reddito disponibile per i consumi; il limite di questa riforma è che si accompagna alle razionalizzazioni produttive e soprattutto alla creazione di nuovo lavoro precario e a buon mercato.

La riforma buona non sarà fatta, quelle richieste sono contorte, difficili e in alcuni casi controproducenti. E non dimenticare che restaurare i mercati del lavoro vuol dire anche riscoprire l’importanza della professionalità.

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