¤  MONDO PICCINO  ¤

Vecchi e nuovi continenti

NOTA INTRODUTTIVA

Ho tradotto un nuovo scritto di Lester Brown e oggi si parla dello sfruttamento intensivo dei terreni.

Consiglio anche la lettura del pezzo sull'aumento della popolazione del mondo.

Mi ha colpito molto il fatto che il problema ha riguardato le super potenze del secolo scorso e i paesi poveri o in via di sviluppo più popolosi.

 

L’erosione del fondamento della civiltà

Di Lester R. Brown

Earth Policy Release

Book Byte

28 settembre 2010

Lo strato sottile di terra che copre la superficie terrestre del pianeta è il fondamento della civiltà.

Questo suolo, di solito 6 inches o poco più, si formò nei periodi dell’era geologica come formazione di nuovo solo eccedente il tasso naturale di erosione.

Ma già nell’ultimo secolo, mentre le popolazioni umane e del bestiame si espansero, l’erosione del suolo ha iniziato ad eccedere la formazione di nuovo suolo su grandi aree.

Questo non è nuovo.

Nel 1938, W. Lowdermilk, un ex dirigente al Soil Conservation Service del Ministero dell’Agricoltura USA, viaggiò all’estero per studiare le terre coltivate per migliaia di anni, cercando di imparare come tali civiltà più vecchie avevano affrontato l’erosione del suolo.

Egli trovò che alcune avevano gestito bene le loro terre, mantenendo la sua fertilità lungo i percorsi della storia e crebbero bene.

Altre avevano fallito nel fare ciò e lasciarono solo tracce dei loro illustri passati.

In una sezione della sua ricerca titolata “The Hundred Dead Cities”, descrisse un sito nel nord della Siria, vicino Aleppo, dove le vecchie costruzioni erano ancora in piedi nel rigido rilievo isolato, ma esse erano sulla roccia nuda.

Durante il settimo secolo, la regione florida era stata invasa, inizialmente dall’esercito Persiano e più tardi dai nomadi venuti dal Deserto Arabo.

Fu allora che le pratiche di conservazione di suolo e acqua usate da secoli furono abbandonate. Lowdermilk notò: “Qui l’erosione ha fatto del suo peggio … se i suoli fossero rimasti, persino se le città fossero state distrutte e le popolazioni disperse, l’area poteva essere ripopolata ancora e le città ricostruite, ma ora che i suoli sono andati, tutto è andato”.

L’erosione di vento e acqua vuole un pedaggio.

Questo può essere visto nell’insabbiamento dei bacini idrici e nelle foto satellitari dei fiumi fangosi e carichi di limo che sfociano nel mare.

I 2 grandi bacini idrici del Pakistan, Mangla e Tarbela, che tengono l’acqua dell’Indus River per la vasta rete di irrigazione del paese, perdono quasi l’1% della loro capacità all'anno perché pieni del limo degli spartiacque deforestati.

L’Etiopia, un paese montagnoso con suoli molto erodibili, perde quasi 2 miliardi di tonnellate di strati di terra all’anno, lavato via dalla pioggia.

Ecco la ragione del perché l’Etiopia pare sempre essere sul limite della carestia, mai in grado di avere riserve di grano bastanti a fornire la sicurezza piena del cibo. L’erosione del suolo dovuta al deterioramento dei pascoli è molto diffuso.

Il mondo aumenta sempre le mandrie di bestiame e i raduni di pecore e capre foraggiano i 2/5 di superficie del pianeta che è così secca, inclinata e scoscesa, o non fertile abbastanza per la produzione del raccolto.

Questa area supporta la maggioranza dei 3,3 miliardi di bestiame, pecore e capre del mondo, tutti ruminanti con sistemi digestivi complessi che li rendono capaci di digerire la cellulosa, convertendola in carne, cotolette e latte.

Una stima di 200 milioni di persone creano la loro vita di pastori, curando bestiame, pecore e capre.

Poiché tanta terra è posseduta in comune in società pastorizie, il super aumento del pascolo è difficile da controllare.

Di conseguenza metà delle terre erbose del mondo sono degradate.

Il problema è altamente visibile attraverso l’Africa, il Medio Oriente, l’Asia Centrale e il Nord ovest della Cina, dove la crescita del numero di animali domestici segue quelli umani.

Nel 1950, l’Africa era la casa di 227 milioni di persone e di 273 di animali domestici. Nel 2007, c’erano 965 milioni di persone e 824 di animali domestici.

La Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa, perde ogni anno 351.000 ettari (867.000 acri) di praterie e terre da raccolto per la desertificazione.

Nel frattempo la popolazione umana della Nigeria è cresciuta dai 37 milioni del 1950 ai 148 del 2007, un quadruplicamento, la popolazione di animali domestici è cresciuta dai quasi 6 milioni ai 102, un salto di 17 volte.

Il nord del paese diverrà lentamente in deserto perché le necessità di foraggio di 16 milioni di bestiame e di 86 di pecore e capre della Nigeria eccedono la resa sostenibile delle terre erbose.

Se la Nigeria andrà verso i suoi 289 milioni di persone progettate entro il 2050, il deterioramento può solo accelerare.

L’Iran, con 73 milioni di persone, illustra la pressione davanti al Medio Oriente.

Con 8 milioni di bestiame e 79 milioni di pecore e capre – la fonte di lana per la sua favolosa industria di tappeti – le terre buone dell’Iran si deteriorano per super sfruttamento.

Nel sud est della provincia del Sistan – Balochistan, le tempeste di sabbia hanno coperto 124 villaggi, forzando il loro abbandono.

Le sabbie trasportate hanno coperto aree a pascolo – affamando il bestiame e privando i contadini del loro sostentamento.

L’Afganistan confinante è combattuto da una situazione simile.

Il Deserto del Registan sta migrando a occidente, invadendo aree agricole.

Un team del Programma di Sviluppo ONU (UNEP) riferisce: “fino a 100 villaggi sono stati sommersi da polvere e sabbia portata dal vento”.

Nel nord ovest del paese, le dune di sabbia si muovono sulla terra agricola nelle vicinanze superiori al bacino di Amu Darya, il loro corso è sgombrato dall’uso di vegetazione stabilizzante come legna da ardere e nei pascoli.

Il team UNEP osservò dune di sabbie alte 15 metri che bloccavano le strade, forzando i residenti a stabilire nuovi percorsi.

La Cina fronteggia sfide di difficoltà simile.

Dopo le riforme economiche del 1978 che cambiarono la responsabilità per l’agricoltura dalle grandi squadre produttive a guida statale alle fattorie di famiglia, le mandrie di bestiame, pecore e capre della Cina salirono in alto.

Mentre gli Stati Uniti, un paese con una capacità di pascolo comparabile, ha 97 milioni di bestiame, la Cina ha un gregge leggermente più piccolo di 82 milioni.

Ma mentre gli Stati Uniti hanno solo 9 milioni di pecore e capre, la Cina ne ha 284 milioni.

Le pecore e le capre, concentrate nell’ovest e nel nord della Cina, stanno distruggendo la vegetazione protettiva della terra.

Poi il vento fa il resto, rimuove il suolo e converte parti di terreno produttivo in deserto.

La desertificazione della Cina potrebbe essere la peggiore del mondo.

Wang Tao, uno dei principali studiosi del deserto mondiali, riferisce che dal 1950 al 1975 una media di 600 miglia quadrate sono divenute deserto ogni anno. Dalla fine del secolo, quasi 1.400 miglia quadrate (3.600 chilometri quadri) sono andate verso il deserto ogni anno.

Durante l’ultimo mezzo secolo, quasi 24.000 villaggi nel nord e nell’ovest della Cina sono stati abbandonati del tutto o in parte a causa della sabbia in movimento che li ha devastati.

Ora la Cina è in guerra.

Non è invasa da eserciti che vogliono il territorio ma da deserti in espansione. I vecchi deserti avanzano e i nuovi si stanno formando come forze di guerriglia che colpiscono inaspettatamente, forzando Pechino a combattere su vari fronti.

L’erosione del suolo spesso deriva dall’espansione spinta dalla domanda di coltivazione di terra marginale.

Nell’ultimo secolo  ci sono state espansioni massicce dei campi lavorati in due paesi – gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica – ed entrambi finirono nel disastro.

Durante l’ultimo diciannovesimo secolo, milioni di Americani si spinsero a ovest, colonizzando le Great Plains, arando aree vaste di pascolo per produrre grano. Molta di questa terra – altamente erodibile quando arata – avrebbe dovuto restare a pascolo.

Tale super espansione culminò del Dust Bowl degli anni trenta, il periodo traumatico della novella di J. Steinbeck The Grapes of Wrath.

In un programma urgente per salvare il suolo, gli USA ricrearono una vasta area di terre a pascolo, adottarono lo strip-cropping, e piantarono migliaia di alberi a protezione.

La seconda grande espansione fu nell’Unione Sovietica a cominciare dalla metà degli anni 50.

In un grande sforzo per espandere la produzione di grano, i Sovietici ararono un’area di terra erbosa più grande dell’area a frumento di Australia e Canada combinati. Il risultato, come gli agronomi Sovietici avevano previsto, fu un disastro ecologico – un altro Dust Bowl. Il Kazakhstan, dove l’aratura fu concentrata, ha abbandonato il 40 per cento delle sue terre a grano dal 1980.

Nelle terre coltivate restanti, la resa del frumento per acro è 1/6 di quella in Francia, il principale produttore di grano dell’Europa Occidentale.

Una terza massiccia espansione di terra arata sta sostituendo il Brazilian Amazon Basin e il Cerrado, una regione simile alla savana che confina conla zona a sud del bacino.

La terra nel Cerrado è soggetta ad erosione del suolo come quelle che ararono in USA e URSS.

L’espansione agricola spinge gli allevatori di bestiame nella foresta amazzonica, dove gli ecologici sono convinti che il continuare a tagliare l’area degli alberi finirà in disastro.

Il reporter G. Lean, riassumendo i risultati del simposio scientifico brasiliano del 2006 su l’Indipendent di Londra, notò che l’alternativa alla foresta pluviale in Amazzonia sarebbe “savana secca al meglio, deserto al peggio”.

La civilizzazione dipende dai suoli fertili.

Ultimamente, la salute della gente non può essere separata dalla salute della terra.

La conservazione e la ricostruzione dei suoli sarà trattata nel prossimo Plan B 4.0 Book Byte.

#   #   #

Tratto dal Capitolo 2, “Population Pressure: Land and Water”, in Lester R. Brown,

Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009), available on-line at www.earth-policy.org

Dati addizionali e fonti di informazione su www.earth-policy.org

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Tradotto da F. Allegri il 07/02/2011

Civilization’s Foundation Eroding

By Lester R. Brown

Earth Policy Release

Book Byte

September 28, 2010

The thin layer of topsoil that covers the planet's land surface is the foundation of civilization.

This soil, typically 6 inches or so deep, was formed over long stretches of geological time as new soil formation exceeded the natural rate of erosion.

But sometime within the last century, as human and livestock populations expanded, soil erosion began to exceed new soil formation over large areas.

This is not new.

In 1938, Walter Lowdermilk, a senior official in the Soil Conservation Service of the U.S. Department of Agriculture, traveled abroad to look at lands that had been cultivated for thousands of years, seeking to learn how these older civilizations had coped with soil erosion.

He found that some had managed their land well, maintaining its fertility over long stretches of history, and were thriving.

Others had failed to do so and left only remnants of their illustrious pasts.

In a section of his report entitled “The Hundred Dead Cities”, he described a site in northern Syria, near Aleppo, where ancient buildings were still standing in stark isolated relief, but they were on bare rock.

During the seventh century, the thriving region had been invaded, initially by a Persian army and later by nomads out of the Arabian Desert.

In the process, soil and water conservation practices used for centuries were abandoned. Lowdermilk noted, “Here erosion had done its worst....if the soils had remained, even though the cities were destroyed and the populations dispersed, the area might be re-peopled again and the cities rebuilt, but now that the soils are gone, all is gone”.

Wind and water erosion take a toll.

The latter can be seen in the silting of reservoirs and in satellite photographs of muddy, silt-laden rivers flowing into the sea.

Pakistan’s two large reservoirs, Mangla and Tarbela, which store Indus River water for the country’s vast irrigation network, are losing roughly 1 percent of their storage capacity each year as they fill with silt from deforested watersheds.

Ethiopia, a mountainous country with highly erodible soils, is losing close to 2 billion tons of topsoil a year, washed away by rain.

This is one reason Ethiopia always seems to be on the verge of famine, never able to accumulate enough grain reserves to provide meaningful food security. Soil erosion from the deterioration of grasslands is widespread.

The world’s steadily growing herds of cattle and flocks of sheep and goats forage on the two fifths of the earth’s land surface that is too dry, too steeply sloping, or not fertile enough to sustain crop production.

This area supports most of the world’s 3.3 billion cattle, sheep, and goats, all ruminants with complex digestive systems that enable them to digest roughage, converting it into beef, mutton, and milk.

An estimated 200 million people make their living as pastoralists, tending cattle, sheep, and goats.

Since most land is held in common in pastoral societies, overgrazing is difficult to control.

As a result, half of the world’s grasslands are degraded.

The problem is highly visible throughout Africa, the Middle East, Central Asia, and northwest China, where the growth in livestock numbers tracks that in human numbers.

In 1950, Africa was home to 227 million people and 273 million livestock. By 2007, there were 965 million people and 824 million livestock.

Nigeria, Africa’s most populous country, is losing 351,000 hectares (867,000 acres) of rangeland and cropland to desertification each year.

While Nigeria’s human population was growing from 37 million in 1950 to 148 million in 2007, a fourfold expansion, its livestock population grew from roughly 6 million to 102 million, a 17-fold jump.

With the forage needs of Nigeria’s 16 million cattle and 86 million sheep and goats exceeding the sustainable yield of grasslands, the northern part of the country is slowly turning to desert.

If Nigeria continues toward its projected 289 million people by 2050, the deterioration will only accelerate.

Iran, with 73 million people, illustrates the pressures facing the Middle East.

With 8 million cattle and 79 million sheep and goats - the source of wool for its fabled rug-making industry – Iran’s rangelands are deteriorating from overstocking.

In the southeastern province of Sistan-Balochistan, sand storms have buried 124 villages, forcing their abandonment.

Drifting sands have covered grazing areas - starving livestock and depriving villagers of their livelihood.

Neighboring Afghanistan is faced with a similar situation.

The Registan Desert is migrating westward, encroaching on agricultural areas.

A U.N. Environment Programme (UNEP) team reports that “up to 100 villages have been submerged by windblown dust and sand”.

In the country’s northwest, sand dunes are moving onto agricultural land in the upper reaches of the Amu Darya basin, their path cleared by the loss of stabilizing vegetation from firewood gathering and overgrazing.

The UNEP team observed sand dunes 15 meters high blocking roads, forcing residents to establish new routes.

China faces similarly difficult challenges.

After the economic reforms in 1978 that shifted the responsibility for farming from large state-organized production teams to farm families, China’s cattle, sheep, and goat populations spiraled upward.

While the United States, a country with comparable grazing capacity, has 97 million cattle, China has a slightly smaller herd of 82 million.

But while the United States has only 9 million sheep and goats, China has 284 million.

Concentrated in China’s western and northern provinces, sheep and goats are destroying the land’s protective vegetation.

The wind then does the rest, removing the soil and converting productive rangeland into desert.

China’s desertification may be the worst in the world.

Wang Tao, one of the world's leading desert scholars, reports that from 1950 to 1975 an average of 600 square miles turned to desert each year. By century’s end, nearly 1,400 square miles (3,600 square kilometers) were going to desert annually.

Over the last half-century, some 24,000 villages in northern and western China have been entirely or partly abandoned as a result of being overrun by drifting sand.

China is now at war.

It is not invading armies that are claiming its territory, but expanding deserts. Old deserts are advancing and new ones are forming like guerrilla forces striking unexpectedly, forcing Beijing to fight on several fronts.

Soil erosion often results from the demand-driven expansion of cultivation onto marginal land.

Over the last century or so there were massive cropland expansions in two countries - the United States and the Soviet Union - and both ended in disaster.

During the late nineteenth century, millions of Americans pushed westward, homesteading on the Great Plains, plowing vast areas of grassland to produce wheat. Much of this land - highly erodible when plowed - should have remained in grass.

This overexpansion culminated in the 1930s Dust Bowl, a traumatic period chronicled in John Steinbeck’s novel The Grapes of Wrath.

In a crash program to save its soils, the United States returned large areas of eroded cropland to grass, adopted strip-cropping, and planted thousands of miles of tree shelterbelts.

The second major expansion came in the Soviet Union beginning in the mid-1950s.

In an all-out effort to expand grain production, the Soviets plowed an area of grassland larger than the wheat area of Australia and Canada combined. The result, as Soviet agronomists had predicted, was an ecological disaster - another Dust Bowl. Kazakhstan, where the plowing was concentrated, has abandoned 40 percent of its grainland since 1980.

On the remaining cultivated land, the wheat yield per acre is one sixth of that in France, Western Europe’s leading wheat producer.

A third massive cropland expansion is now taking place in the Brazilian Amazon Basin and in the Cerrado, a savannah-like region bordering the basin on its south side.

Land in the Cerrado, like that in the U.S. and Soviet expansion, is vulnerable to soil erosion.

This cropland expansion is pushing cattle ranchers into the Amazon forests, where ecologists are convinced that continuing to clear the area of trees will end in disaster.

Reporter Geoffrey Lean, summarizing the findings of a 2006 Brazilian scientific symposium in London’s Independent, notes that the alternative to a rainforest in the Amazon would be “dry savannah at best, desert at worst”.

Civilization depends on fertile soils.

Ultimately, the health of the people cannot be separated from the health of the land.

Conserving and rebuilding soils will be covered in the next Plan B 4.0 Book Byte.

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Adapted from Chapter 2, “Population Pressure: Land and Water”, in Lester R. Brown,

Plan B 4.0: Mobilizing to Save Civilization (New York: W.W. Norton & Company, 2009), available on-line at www.earth-policy.org

Additional data and information sources at www.earth-policy.org

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