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Quando cambiare idea è impossibile e un voto va spiegato ampiamente: Kucinich e la riforma sanitaria di Obama.
12/07/2010
In Italia un parlamentare vota come vuole e nessuno se ne accorge, figuriamoci se qualcuno protesta.
In USA chi crede nella politica partecipa a 360° gradi e chiede spiegazioni ai suoi rappresentanti.
Ecco come Kucinich motiva la sua scelta di votare la riforma sanitaria di Obama (con qualche eccesso poetico e romantico).
Quello che il Presidente non disse
Il gentiluomo dell’Ohio L’ultimo difensore della sanità (come chiarisce nella conversazione con Esquire.com prima del voto di domenica) rivela i momenti personali dietro la sua decisione e come il destino di una nazione, se non di una presidenza, poteva girare molto diversamente se avesse detto “no”.
Di Dennis Kucinich – intervistato da M. Warren Domenica, 21 Marzo 2010 Da Esquire.com – 22 Marzo 2010, 2:35 pm
L’incontro che ebbe luogo sull’Air Force One fu il quarto di una serie di incontri che ho ottenuto con il presidente in questi ultimi pochi mesi. Ci fu un incontro il 4 Marzo quando il presidente chiamò nove membri nella Sala Roosevelt alla Casa Bianca e otto di loro avevano votato per la legge quando essa passò alla House l’ultima volta. Ero l’unico che aveva votato contro la legge. Ringraziai il presidente per avermi invitato anche se io ero un voto contrario. E in un incontro durato più di un’ora, il presidente coprì una parte del territorio del territorio che pensava importante da considerare. Sedetti tranquillamente e ascoltai con attenzione e presi alcuni appunti. E alla fine dell’incontro, voi lo sapete, ci salutammo e io me ne andai. Quando arrivai a casa quella sera – 4 Marzo – avevo ancora questo senso profondo di compassione per il presidente, per come lottava per cercare di far approvare la legge. Ed era molto chiaro per me che c’era molto sul tema qui – che non aveva detto. Stavo proprio pensando allo scopo della storia America e qui c’è un presidente che cerca di fare qualcosa, anche se non sono d’accordo con lui. Dissi a mia moglie: “Tu sai che quasi quasi penso male della sua situazione. E’ davvero una situazione dura – la sua presidenza è in bilico”. Ed ebbi un senso di tristezza per quello che lui stava lottando. Mantenni ancora la mia posizione, andai ancora ai dibattiti, intervenni agli incontri, parlai contro la legge perché non aveva un’opzione pubblica, non aveva un’apertura per gli stati favorevoli a un modo libero di single-payer. Ma allo stesso tempo io quasi quasi ricordo il sentimento che ebbi nel guardarlo mentre si occupava di questo e, voi sapete, cercava di fare quello che riteneva migliore per la nazione. Ora tenete qualcosa in mente sulla mia relazione con il Presidente Obama: lui ed io abbiamo fatto la campagna insieme. Un incontro con il presidente è sempre importante – lui ed io ci siamo visti dozzine di volte, durante la campagna e da quando è presidente – ci siamo incontrati tante volte. Quattro o cinque volte sulla tutela sanitaria. Perciò la relazione che ho con lui è abbastanza differente da quella con gli altri membri che non erano sulla pista della campagna con lui e che non hanno sviluppato una relazione con lui diversa da quella che i membri del Congresso di solito hanno con il presidente. Perciò io guardavo davvero all’uomo Barack Obama e pensavo alla sua presidenza. Ho avuto differenze di opinione con lui su molte questioni. Ma so che questo è un momento fondamentale per l’America e per la sua presidenza. E’ pure un momento fondamentale per la storia Americana. Certo, io portai quella consapevolezza con me nel successivo incontro che avvenne sull’Air Force One il quindici di Marzo. Lo scorso Lunedì. Molte cose erano accadute in solo una settimana, ma durante quel tempo, c’era stata molta speculazione. Avevo fatto molte interviste attaccando la legge per i suoi difetti ben pubblicizzati e non stavo cedendo. Dopo ci incontrammo sull’Air Force One, io non dissi al presidente che “Guarda, io sto cambiando la mia posizione – eccomi”. Non facemmo quella discussione. La mia decisione arrivò il martedì mattina. C’è un posto dove vado a Capitol, proprio per cercare di riflettere – prima di prendere decisioni molto importanti. E’ nella rotonda – proprio vicino alla statua di Lincoln. C’è giusto una panchina. E io andai su quella Martedì mattina presto, quasi alle sette del mattino quando il sole stava proprio sorgendo e nessun altro era in giro – non c’era un suono a Capital in quel momento del mattino. E così mi sedetti là in un posto quieto e pensai a questa decisione. E quello è davvero dove feci il mio pensiero che, malgrado tutto ciò che era nella legge e non mi piaceva avevo l’alta responsabilità verso i miei elettori, la nazione, il mio presidente e la sua presidenza di fare un passo avanti e dire: “Dobbiamo passare questa legge. E dobbiamo usarla come un’apertura verso uno sforzo rinnovato per un approccio più comprensivo per la riforma della tutela sanitaria”. Anche il capo gruppo ed io avemmo molte discussioni sulla legge. E io parlai con lei brevemente Lunedì notte e le dissi che stavo pensando agli appelli che lei mi aveva fatto. E lei disse: “Oh, Dennis, tu lo sai, spero proprio che tu sarai con noi su questo. Questo è così importante”. Ed io dissi: “Bene io sto facendo qualche pensiero su quelle che sono state le vostre considerazioni, Signora Portavoce”. E Lunedì notte, io parlai con mia moglie Elizabeth – a casa, era tardi. Elizabeth mi chiese come era andata la giornata. E io le risposi. Dissi: “Tu lo sai sto facendo su questo molto pensiero”. Chiesi: “Che cosa penseresti se io decidessi di supportare questa?” E lei disse: “Guarda, ti sosterrò – qualsiasi decisione tu prenda, starò dietro di te”. E fu importante per me parlare con lei perché, voi lo sapete, le spose vivono con le decisioni che prendono i membri del Congresso. M’interessa, avevo avuto l’occasione di chiedere l’opinione di Elizabeth e se lei sostiene qualcosa con forza, sono pronto ad essere persuaso. Quello è proprio ciò che accade quando voi avete una compagna. Perciò chiesi cosa lei pensasse e poi mi alzai il mattino e mi diressi dritto verso Capitol proprio per meditare su tutte le discussioni che avevo avuto – con il presidente, con il Portavoce Pelosi, con mia moglie e i miei elettori. E poi dopo essere stato nella rotonda per quasi quindici minuti, me ne andai e venni nel mio ufficio. Quel pomeriggio, ebbi un incontro con il mio staff, e dissi loro che ero deciso a votare a favore della legge. Ma non ebbi discussioni con nessuno. E non lo notificai alla Casa Bianca – la Casa Bianca seppe di questo quando lo annunciai dalla sala stampa. Perché pensavo proprio che questa doveva essere una decisione che prendevo da solo, senza adulazioni o altro. Volevo anche che la gente alla Casa Bianca sapesse che questa decisione arrivava alla fine dalla mia personale buona volontà per dare attenzione alle ansie che il presidente, il Portavoce e altri mi avevano espresso. Questa era una scelta particolarmente dura perché il modello dell’assicurazione privata è qualcosa che io non supporto. Come ho detto prima, non ritiro nessuna critica che ho fatto a questa legge. Questa è una riforma nel contesto di un sistema di profitto. E il sistema di profitto è stato abbastanza predatorio – guadagna per non fornire assistenza sanitaria. Ora, le riforme in questa legge potrebbe dare qualche ostacolo a quell’impulso. Ma nulla di più, ho il mio lavoro da preparare per continuare lo sforzo verso un approccio più ampio verso la riforma sanitaria che dovrebbe includere l’attenzione alla dieta, alla nutrizione, alla medicina complementare alternativa e dare potere agli stati che si muovono verso il single-payer. Quando si analizza la legge appena approvata, è duro usare termini come buona o cattiva. Perché ultimamente quello che era decisivo per me non era la legge, ma piuttosto il potenziale per creare un’apertura per un approccio più comprensivo verso la riforma sanitaria. Se la legge fosse stata battuta, l'intera discussione sul nulla ci farebbe sperare di proporre una tutela sanitaria in futuro realizzabile in questa generazione. Abbiamo aspettato 16 ani dopo la morte del piano Clinton per arrivare a questo momento. E i tormenti che i membri hanno su tale legge – la temperatura che sale nel corpo politico per la legge, le sue caratterizzazioni nel dibattito che è stato abbastanza distorto – tutte quelle cose parlerebbero contro il portare avanti un’altra legge sanitaria nel prossimo futuro se questa fosse rigettata. Bene io devo considerare quello. Devo prendermi la responsabilità per quello. Qualcuno sui media ha detto che mi preparavo ad essere il Ralph Nader della riforma sanitaria. Se con il Ralph Nader della riforma sanitaria qualcuno intende uno che resiste ai responsabili delle corporazioni truffatrici, allora quello è un complimento. Se si riferissero alla corsa presidenziale del 2000, penso che quelli che erano più vicini alla campagna di Gore realizzano come quella campagna fu persa per mille ferite. E per mettere tutto ciò su quello che R. Nader è, ricordate il colpo storico. Ma la sintesi di tale argomento era questa, la gente mi chiedeva: “Dennis, tu stai aiutando a creare il momento che porta alla sconfitta della legge”. Quello era ciò che la gente mi diceva. Quello era il senso del messaggio. E: “E’ questo ciò che davvero vuoi fare?” E certo devo considerarlo, quando il voto è chiuso e in ogni modo la sfida finale arriva; se la legge fosse passata per un voto o cinque voti o più, la questione del momento sarebbe un qualcosa che ognuno sarebbe interessato a tale punto. E la gente sa che se io avessi continuato a mantenere la mia posizione di martellamento sui difetti della legge avrei causato la sua sconfitta. Quella è una critica legittima. E’ un qualcosa che dovevo tenere in conto nei termine della mia responsabilità personale per la posizione che tenni e per l’impatto che avrebbe sui miei elettori. Dobbiamo essere sempre aperti alla gente che potrebbe avere un’idea diversa dalla vostra. Perché potreste imparare qualcosa. E così quando siamo alla fine ed è apparso che io avrei avuto una posizione centrale, ho capito che il momento mi richiedeva di guardare a questo nei termini più ampi possibili. Guardare a questo nei termini dell’impatto a lungo termine sui miei elettori, dell’attuale momento storico, dell’impatto sulla nazione, sulla presidenza Obama e anche sul presidente stesso. Dovevo pensare a tutte queste cose. Non potevo proprio dire, “Bene ecco la mia posizione: io sono per il single-payer e questo non è il single payer, così farò cadere la legge”. L’anno scorso 77 membri del Congresso dissero che se la legge non avesse avuto un’opzione pubblica essi avrebbero votato contro essa. E ci furono solo due membri che avevano preso quell’impegno quando era stato votato per la prima volta alla House. Io ero uno di loro. E l’altro non è più al Congresso. Così di base ero l’ultimo uomo impegnato qui. Perciò sono prevenuto verso il dibattito che si svolse a favore della legge. La mia critica era che questa legge fosse sigillata ermeticamente per non aprire a un sistema no profit: nessuna competizione del pubblico con gli assicuratori privati. Chi protesta contro il controllo governativo racconta una barzelletta. Voi lo sapete, quelli che asseriscono che questo è socialismo probabilmente non sanno nulla del socialismo – o del capitalismo. Quelle proteste fanno parte di uno sforzo per distruggere la presidenza Obama. E, certamente, per produrre un blocco – in modo che nulla possa accadere. Perché se questa legge fosse caduta, questo figura nel mio calcolo – la legge cade, noi saremo bloccati. Noi saremo diversi se passerà una legislazione valida invece di nulla. La presidenza sarebbe indebolita, il Congresso sarebbe un posto dove la leadership sarebbe indeterminata. Ma si potrebbe andare più a fondo di così. Siamo in un momento centrale nella storia americana e in contrasto a una presidenza mutilata, devo credere che questo sforzo, tuttavia imperfetto avrà ora un effetto positivo largo sulla società Americana e renderà possibile molte cose che altrimenti non sarebbero state possibili. Una volta che questo disegno sarà legge, molti americani andranno ad essere consapevoli di questo e chiederanno: Che c’è per me? E quando avranno maggiore familiarità con la nuova legge, molta gente accetterà questa legge. Il presidente avrà una mano più forte negli affari domestici e internazionali, e quello sarà buono per la nazione. I Democratici saranno rinfrancati per approvare un’agenda economica la quale attende che questa legge sia approvata. Sbagliata o giusta, così lontana da una strategia, la Casa Bianca investì molto in questa riforma sanitaria che ogni altra cosa doveva aspettare. Ora, penso che ci sia una possibilità che il partito riguadagni qualche momento. E se esso sarà, poi la gente americana avrà finalmente una possibilità di vedere qualcosa fatta nel creare lavori, nel tenere la gente nelle loro case, nell’aiutare le piccole imprese ad accedere al credito, che è un problema enorme proprio ora. E penso che il cardine qui sarebbe in un tempo molto stimolante dove la presidenza Obama ha una possibilità di pigiare il tasto del reset. Questa è la mia speranza, come minimo.
Questo mi pensai quando mi sedetti nella quieta rotonda di Capitol lo scorso Martedì mattina. Pensai a quello che poteva accadere se avessi mostrato qualche flessibilità sul compromesso per l’amore di un progresso più ampio. Quella fu tutta la parte del mio pensiero quando arrivai al punto e mi diressi al podio a Capitol per annunciare la mia decisione. E dopo che io avevo finito quello che dovevo dire e lasciato la stanza, il presidente chiamò. Compresi l’importanza della chiamata e lui comprese l’importanza della decisione che io avevo preso. Ci fu la gravità del momento. C’era una posta da gioco molto alta qui. Misi tutto nel mio conto – ogni cosa che io speravo poteva accadere se questa fosse passata, ogni cosa che spero accadrà. E se quelle cose passeranno grazie al piccolo ruolo che potrei aver giocato nell’accendere il momento allora il mio servizio al Congresso sarà stato valido.Tradotto da F. Allegri il 12/07/2010 |
What President Obama Didn’t Say
The gentleman from Ohio The last man standing on health care, as he put it in this conversation with Esquire.com just before Sunday’s vote - reveals the personal moments behind his decision, and how the fate of a nation, if not a presidency, could have turned out a lot differently had he said “no.”
By: Dennis Kucinich- as told to Mark Warren Sunday, March 21, 2010 From Esquire.com - March 22, 2010, 2:35 pm
The meeting that took place on Air Force One was the fourth in a series of meetings that I had attended with the president in the last few months. There was a meeting on March 4 where the president called nine members to the Roosevelt Room at the White House, and eight of the members had voted for the bill when it passed the House last fall. I was the only one who voted against the bill. I thanked the president for inviting me even though I was a “no” vote. And in the more than hour-long meeting, the president covered a lot of territory about what he thought was important to consider. I sat quietly and listened carefully and took some notes. And at the end of the meeting, you know, we thanked each other, and I left. When I arrived home that evening - March 4 - I still had this deep sense of compassion for the president for what he was struggling with in trying to pass the bill. And it was very clear to me that there was a lot on the line here - that he didn’t say. I was just thinking about the scope of American history, and here’s a president who’s trying to do something, even if I don’t agree with him. I told my wife, “You know I kinda feel bad about the situation he's in here. This is really a tough situation - his presidency is on the line.” And I had a sense of sadness about what I saw him grappling with. I still maintained my position, still went forward in debates, arguing in meetings, arguing against the bill because it didn't have a public option, didn't have an opening for the states to pursue single-payer in a free manner. But at the same time I kinda remember the feeling that I had about watching him as he was dealing with this and, you know, trying to do what he felt was best for the nation. Now keep something in mind about my relationship with President Obama: He and I campaigned together. A meeting with the president is always important - he and I have met dozens of times, during the campaign and since he became president - but we've met on many occasions. Four or five times about health care. So the relationship I have with him is a little bit different than other members who weren't on the campaign trail with him and who hadn't developed a relationship with him apart from the relationship that members of Congress ordinarily have with the president. So I was really looking at Barack Obama the man, and thinking about his presidency. I've had differences of opinion with him on a number of issues. But I understand how this is a pivotal moment in America, and in his presidency. It's also a pivotal moment in American history. Of course, I carried that awareness with me into the next meeting, which took place on Air Force One on the fifteenth of March. Last Monday. So much has happened in just one week, but during that time, there had been a lot of speculation. I had done many interviews attacking the bill for its well-publicized shortcomings and I was not relenting. After we met on Air Force One, I didn’t tell the president that “Look, I’m changing my position - you got me.” We didn’t have that discussion. My decision came last Tuesday morning. There’s a place where I go in the Capitol, just to kind of reflect - before I have to make very important decisions. It’s in the rotunda - right next to Lincoln’s statue. It’s just a bench. And I went over there early Tuesday morning, about seven in the morning when the sun was just coming up, and no one else was around - there wasn't a sound in the Capitol at that moment in the morning. And I just sat down there in a quiet place and thought about this decision. And that’s literally where I made up my mind that, notwithstanding how much there was in the bill that I didn’t like, that I had a higher responsibility to my constituents, to the nation, to my president and his presidency, to step forward and say, “We must pass this bill. And we must use this bill as an opening toward a renewed effort for a more comprehensive approach to health care reform.” The Speaker and I also had many discussions about the bill. And I talked to her briefly on Monday night and told her that I was giving some thought to the appeals that she had made to me. And she said, “Oh, Dennis, you know, I just hope that you’ll be with us on this. This is so important.” And I said, “Well I’m giving some thought to what your concerns have been, Madame Speaker.” And on Monday night, I talked to my wife, Elizabeth - at home, it was late. Elizabeth asked how the day went. And I told her. I said, “You know I'm giving this a lot of thought.” I asked, “What would you think if I decided to support this?” And she said, “Look, I’ll support - whatever decision you make, I’ll stand behind you.” And it was important for me to talk to her because, you know, spouses live with the decisions that members of Congress make. I mean, I have had occasion to ask Elizabeth’s opinion, and if she feels very strongly about something, I’m open to being persuaded. That’s just what happens when you have a partnership. So I asked what she thought, and then I got up in the morning and headed right over to the Capitol just to meditate on all the discussions that I'd had - with the president, with Speaker Pelosi, with my wife, and with my constituents. And then after being in the rotunda for about fifteen minutes, I left and went over to my office. That afternoon, I had a meeting with my staff, and I told them that I was going to come out in favor of the bill. But I had no discussions with anyone. And I did not notify the White House - the White House found out about it when I announced it from the press gallery. Because I just felt that this had to be a decision that I made on my own, without any coaxing one way or another. I wanted even people in the White House to know that this decision came ultimately from my own willingness to pay careful attention to the concerns that the president, the Speaker, and others had expressed to me. This was a particularly hard decision because the private insurance model is something that I don’t support. As I’ve said before, I don’t take back any of the criticisms I've made of the bill. This is reform within the context of a for-profit system. And the for-profit system has been quite predatory - it makes money for not providing health care. Now, the reforms in this bill may provide some relief from that impulse. But, nevertheless, I have my work cut out for me now in continuing the effort toward a much broader approach to health care reform, which would include attention to diet, nutrition, complementary alternative medicine, and empowering states to move forward with single-payer. When it comes to analyzing the law we’ve just passed, it’s hard to use terms like good or bad. Because ultimately what was decisive for me was not the bill, but rather the potential to create an opening for a more comprehensive approach toward health care reform. If the bill were to go down, this whole discussion about anything we might hope to do in health care in the future is not going to happen in this generation. We had to wait sixteen years after the demise of the Clinton plan to come to this moment. And the angst that members are feeling about this bill - the temperature that's been raised in the body politic over this bill, the characterizations of the bill in a debate that’s been quite distorted - all of those things argue against bringing up another health care bill in the near future if this bill were to go down. Well I had to consider that. Because I have to take responsibility for that. Someone in the media said that I was prepared to be the Ralph Nader of health care reform. If by the Ralph Nader of health care reform someone means someone who holds crooked corporations accountable, then that’s a compliment. If they were referring to the 2000 presidential race, I think those who were closest in the Gore campaign realize that that campaign was death by a thousand cuts. And to try to put it all on Ralph Nader is, you know, historically glib. But the synthesis of that argument was this: People were telling me, “Dennis, you are helping to gather momentum in the direction toward the defeat of the bill.” That’s what people were telling me. That’s what the message was. And: “Is this something you really want to do?” And of course I have to consider, when the vote is close, and however the final tally turns, but whether the bill passes by one vote or five votes or more, the question of momentum was something everyone was concerned about at that point. And people were concerned that if I continued to maintain my position of hammering away at the defects of the bill that I may cause its defeat. That’s a legitimate criticism. It’s something that I had to take into account in terms of my personal responsibility for the position that I held, and the impact that it would have on my constituents. We always have to be open to people who may hold a view that may be different than yours. Because you might learn something. And so as we came closer, and it appeared that I would be in a pivotal position, I realized that the moment required me to look at this in the broadest terms possible. To look at this in terms of the long-term impact on my constituents, of the moment in history in which we now stand, of the impact on the country, of the impact on the Obama presidency, on the impact on the president personally. I had to think about all of this. I couldn’t just say, “Well here’s my position: I’m for single-payer, and this isn’t single-payer, so I’m going to defeat the bill.” Last year, seventy-seven members of Congress agreed that if the bill didn’t have a public option, they were going to vote against it. And there were only two members who had kept that pledge when it was voted on the first time in the House. And I was one of them. And the other one’s no longer in Congress. So I basically was the last man standing here. So I'm aware of the debate that took place in favor of the bill. My concern was that this bill was hermetically sealed to admit no opening toward a not-for-profit system, no competition from the public sector with the private insurers. Which makes the claims of a government takeover such a joke. You know, those who claim that this is socialism probably don't know anything about socialism - or capitalism. Those claims are just part of an effort to destroy the Obama presidency. And, of course, to produce gridlock - so that nothing can happen. Because if this bill goes down, which figured into my calculus - the bill goes down, we'll be gridlocked. We will be unlikely to pass any meaningful legislation about anything. The presidency will be weakened, the Congress will be in a place where the leadership will be undermined. But let's go deeper than that. We're at a pivotal moment in American history, and in contrast to a crippled presidency, I have to believe that this effort, however imperfect, will now have a broad positive effect on American society, and make possible many things that might not have otherwise been possible. Once this bill is signed into law, more Americans are going to be aware of this as they ask, What's in it for me? And as they become more familiar with the new law, more people will be accepting this bill. The president will have a stronger hand in domestic and international affairs, and that will be good for the country. The Democrats will be emboldened to pass an economic agenda, which has been waiting for this bill to pass. Wrong or right, as far as a strategy, the White House invested so much in this health care bill that everything else was waiting. Now, I think there’s a chance that the party will regain some momentum. And if it does, then the American people will finally have a chance to see something done about creating jobs, about keeping people in their homes, about helping small businesses get access to credit, which is a huge problem right now. And so I think that the pivot here could be toward a very exciting time where the Obama presidency gets a chance to hit the reset button. This is my hope, at least.
All of this went through my mind as I sat in the quiet Capitol rotunda last Tuesday morning. I thought about what could happen if I was willing to show some flexibility, and to compromise for the sake of a broader progress. That was all part of my thinking as I got the point where I stepped to the podium in the Capitol to announce my decision. And right after I finished what I had to say and left the room, the president called. I understood the importance of the call, and he understood the importance of the decision that I made. There was gravity in the moment. There is a lot at stake here. I took it all into account - everything that I hoped would happen if this were to pass, everything that I hope will happen. And if those things come to pass because of the small role I may have played in switching the momentum, then my service in Congress has been worth it. |
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