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Le Tavole
delle colpe di Madduwatta
Il Fascista Immaginario (primo e secondo dialogo)
27/09/2010
Del Prof. I. Nappini
Breve scritto teatrale sulla disgregazione del vecchio mondo umano al tempo
del ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti e dell’ennesimo governo
Berlusconi; è l’estate del 2003. Due esseri umani molto diversi fra loro
s’incontrano nella facoltà occupata di Scienze della Formazione (ex magistero);
uno ha la soluzione del problema dell’altro, ma…
Scena: Una stanza ad uso ufficio con cinque sedie, dei cartoni, una cattedra,
un tavolino con sopra delle bottiglie d’acqua e mezza bottiglia di vino e dei
bicchieri di plastica. Da una finestra si sentono dei rumori e si vede uno
scorcio di città. E’ notte.
Lazzaro entra prende da una scatola dei giornali, li posa sulla cattedra e si
siede a lato usando una sedia. E fra sé parla a bassa voce
LAZZARO: Ma come si permettono di criticare, è indegno. Quattro anni di
lavoro con occupazione del rettorato e della facoltà al tempo della guerra del
1999, quella del loro centro-sinistra. Poi Genova nel 2001 con i nostri
picchiati e ripassati con il gas. Inclusi i minorenni, poi il social Forum di
Firenze con il successo mediatico, e infine contro questa nuova guerra all’Iraq
le manifestazioni planetarie del 15 e del 16 febbraio 2003. Ecco i numeri sono
qui sui giornali.
Lazzaro sfoglia i giornali e poi legge ad alta voce.
LAZZARO: Manifestanti Antartide 50, Los Angeles 50.000, San Francisco
100.000, Berlino 500.000, Madrid 1.000.000, Roma 3.000.000. Tre milioni, ma
neanche Togliatti, ma neanche Berlinguer hanno mai portato 3.000.000 di persone
tutte in una volta[1]. Per la prima volta tutto il mondo è sceso in piazza a
protestare e con cifre impressionanti; non sono neanche riusciti ad oscurare la
cosa in Italia; non si vedeva nulla del genere dal 1919 quando c’era Lenin in
Russia. Ora che la guerra è arrivata e in tanti annusano le lucrose commesse
militari e si sentono le sirene per una partecipazione italiana piovono le
critiche da tutte le parti. Qui a sinistra ci sono berlusconiani più
berlusconiani di Berlusconi stesso. Ma cosa devono fare studenti, precari, gente
che lavora part-time per farsi sentire davvero da queste minoranze di finanzieri
e di appaltatori internazionali che sull’affare del petrolio hanno messo in
piedi un nuovo massacro? Forse è stato un grave errore politico cercar di fermar
la macchina della guerra con gli scioperi e le manifestazioni, adesso il rischio
è di trovarsi isolati e di farsi cinque anni di governo di destra neo-liberale
in Italia senza una vera opposizione di base frantumata da questo insuccesso.
Basta! devo pensare adesso alla cosa più importante, sarà qui quel tipo a
momenti. L’avessi mai fatto. Che gli dico? Scusi ma per una questione mia devo
conoscere il nome di uno dei suoi clienti, sa di quelli che si servono di lei
per quel servizio particolare… Ma che gli dico… e poi verrà?
Un suono, dei passi
SERGIO: Sto cercando…
LAZZARO: Me, stai cercando me. Accomodati su una sedia.
SERGIO: Certo che non mi aspettavo una cosa così, sbaraccate domani con
questa cosa dell’occupazione?
LAZZARO: Già, abbiamo solo stanotte per parlare e uscire da quella porta
con una reciproca soddisfazione. Sempre che sia possibile.
Sergio si accomoda, con calma e studia l’ambiente e la persona che gli sta
davanti.
SERGIO: Arriviamo al dunque io ho bisogno di un nome e un cognome e forse
di un numero di telefono, a te basta un nome, ma quel nome per me è un problema
grosso si tratta di un cliente, quindi devo sapere perché è così importante.
LAZZARO: Politica universitaria. Presto ci sarà un voto molto importante
che deciderà il futuro del preside della facoltà di Scienze della Formazione o
ex Magistero. Un preside di centro-destra che deve restare proprio dove è con i
nostri voti. A tutti i costi.
SERGIO: Ma…tu sei uno dei capi del Collettivo, che cosa significa…
LAZZARO: Un nome, mi serve un nome. Il motivo: abbiamo la maggioranza non
relativa ma schiacciante. Il clima di tensione dopo Genova e il Social Forum ha
portato la sinistra universitaria stravincere nelle recenti elezioni
universitarie e a fare un quasi plebiscito in questa facoltà e date le tempeste
elettorali e l’indecisione del Centro-sinistra che ha bruciato in cinque anni
tre leader è tempo di arrivare a dei risultati,
l’entusiasmo potrebbe disperdersi.
Presto si svolgerà una votazione solenne e verranno prese delle decisioni
importanti ovvero se decentrare alcuni insegnamenti e servizi in questa facoltà
oppure se mantenerli accentrati con una razionalizzazione delle risorse e dei
mezzi. Se tutti i nostri voti e l’influenza che abbiamo presso alcuni docenti
convergono su una posizione possiamo essere determinanti, decidere sul serio.
SERGIO: Ovviamente c’è un nome
che vuole decentrare e uno che vuole accentrare e voi rossi come al solito siete
per il decentramento…
LAZZARO: Non proprio. Ho motivo di ritenere che il decentramento
porterebbe sì a una moltiplicazione dei corsi e degli incarichi dei docenti e a
una scelta di opzioni ampia ma c’è da temere che nel futuro sia insostenibile,
la società italiana si sta impoverendo e i processi di de-industrializzazione
sono in atto e moltiplicare incarichi, corsi di laurea e sedi comporta costi
crescenti. C’è da temere se passa il
decentramento l’aumento delle tasse universitarie e una gestione ancora più
incasinata della segreteria e dei corsi. Questa mia convinzione è quasi
una motivazione politica ma per far fare il passo decisivo che è quello di
votare per la riconferma del preside di facoltà attuale e campione
dell’accentramento mi serve il nome che sai. Se fra quelli che vogliono il
decentramento c’è un fanatico di estrema destra, uno che nasconde le sue
posizioni o le maschera ho la possibilità di convincere sia alcuni professori
moderati sia la sinistra settaria che gioca al Gioco Di Ruolo della rivoluzione
impossibile.
[1] Cifre tratte da Joel Andreas,
Addicted to war: Why the U.S. can’t kick
militarism. Ed.It Guerradipendenti,
Nuovi mondi Media, 2005, Bologna.
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