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De Reditu Suo - Terzo Libro
Note sul tempo altro e sui giovani
28/06/2010
Del Professor I. Nappini
Il vecchio mondo umano con i suoi costumi, le sue illusioni, la sua forza civile, le sue speranze è ormai polvere di cose morte dispersa nel vento.
Quello nuovo che sta prendendo forma e che muta e si altera è un tempo ALTRO E DIVERSO.
Esso è tale perché si dibatte in una grave crisi di senso delle ragioni intime del suo sviluppo tecnologico ed economico in questi anni di crisi, è DIVERSO perché le grandi creazioni ideologiche novecentesche sono da tre decenni in disarmo e il suo posto è stato preso dalla spettacolarizzazione della politica, è ALTRO perché le grandi speranze del passato in Europa e nell’Impero Anglo-Americano hanno lasciato il posto alle inquietudini e a un vivere intristito tutto ripiegato sul presente.
CHI FA IL FACILE GIOCO RETORICO DI PROIETTARE IL SUO PASSATO, RECENTE O ANTICO CHE SIA, SU QUESTI CHE HANNO FRA I DICIOTTO E I VENTICINQUE ANNI D’ETÀ COMMETTE UN GRAVE TORTO VERSO LA SUA INTELLIGENZA.
Non è una questione di cattiveria o di condizione di minorità: i giovani semplicemente vivono in un tempo altro e diverso rispetto a quello dei padri e dei nonni di conseguenza vanno forzatamente verso prospettive diverse di lotta sociale e politica.
I profeti della domenica mattina che vedono miracolose resurrezioni di ideologie fasciste o comunistoidi proiettano il loro passato, o i finti ricordi, su questo concretissimo presente.
L’ITALIA È UN BELPAESE ANZIANO E QUINDI MILIONI DI ANZIANI TEMONO IL FUTURO CHE SMENTIRÀ E SBUGIARDERÀ LE LORO PIETOSE MENZOGNE E I LORO TRISTI EGOISMI PER ANNI MASCHERATI ROZZAMENTE E FALSAMENTE DA RAGIONI POLITICHE O MORALISTICHE.
Il vizio antidemocratico di mascherare i propri comodi e i propri egoismi sociali con ragioni politiche altisonanti e fumigazioni retoriche è stato per troppo tempo coltivato dai vecchi partiti politici e dalle organizzazioni sociali e di categoria; oggi le vecchie invenzioni e le furberie da ciarlatani del mercato rionale si collocano in un tempo non loro dove creano confusione e dividono fra chi capisce di che cosa si tratta, chi riesce a comprendere la loro natura di cose morte e chi diffidente li prende come cose strane e pazze.
Il discorso sui giovani nel Belpaese cade dall’alto, il giovane non è oggetto di comprensione o di studio ma di giudizio e a seconda della passione politica che anima il giudicante il giudicato è trattato bene o male a seconda del caso e dell’opportunità.
Nel discorso che comunemente sento sui giovani manca l’umiltà di capire da quale tempo arrivano, come vivono qui e ora e dove andranno.
Odo di solito giudizi pesantissimi o lusinghieri su di loro in nome di stereotipi vecchi di trenta o quarant’anni, per fortuna l’interesse per i giovani è poco e i giudici dalla parola facile non vengono quasi mai messi davanti ai loro pesanti condizionamenti ideologici e alle discutibili certezze.
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Il professor Nappini cura il sito http://noglobalizzazione.ilcannocchiale.it
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